L’applicazione del carbonio nel ciclismo e delle materie composite in generale è un’attualità più che mai assodata. Eppure proprio le biciclette in carbonio ed i componenti conservano quella modernità che stimola interesse e curiosità. Sarà per via della leggerezza e per le forme che si ottengono. Sarà per l’evoluzione continua che riguarda proprio il settore dei compositi. Sta di fatto che per buona parte dei ciclisti, il carbonio è sinonimo di performance. Siamo stati a Loriol, nella regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi, nella sede di Corima, una delle primissime aziende a costruire le ruote in carbonio per la bicicletta, con cui oggi corrono i professionisti dell’Astana Qazaqstan Team e quelli della Cofidis.
Controlli severissimi
Corima nasce nel 1973, un’azienda dedicata allo sviluppo e alla creazione delle macchine per stampi e tecnologie per le materie composite. La prima ruota in carbonio per la bicicletta è costruita nel 1988. Ora Corima ha due rami d’azienda separati e uno dei due è dedicato in modo specifico al ciclismo. Gli standard produttivi sono elevatissimi e pur avendo una produzione di serie, non possiamo considerare Corima un marchio che produce dei volumi enormi.
Le lavorazioni eseguite a mano e la severità dei controlli ai quali vengono sottoposti le produzioni e i materiali, sono alla base di numeri contenuti della produzione. Anche questo fa parte di un marchio che ha un’elevata considerazione, in termini produttivi e di tecnica.
MCC, il fiore all’occhiello
La gamma Corima vede diversi prodotti, tutti accomunati dall’utilizzo del carbonio. L’azienda francese utilizza solo la fibra Pre-Preg, pre-impregnata. Non è utilizzata la fibra secca. Le pelli di composito utilizzate sono conservate nei freezer a circa -22°C e portate all’esterno 24 ore prima dell’utilizzo.
Sono impiegate le fibre 3K, UD e Wowen: ognuna di queste usata in maniera specifica in base alle performances che deve elargire. Basti pensare che una ruota può comprendere fino a 1.000 preparazioni di pelli, tagliate e rifinite.
La categoria MCC è l’apice del listino, non solo per il suo design, ma per la tecnologia che porta con sé. Oltre ai cerchi, sono in carbonio anche i raggi ed è tutto hand made. Per ottenere una ruota Corima MCC (processo completo) sono necessarie almeno 12 ore.
Le pelli di composito vengono tagliate anche a mano (@BEN_BECKER) Una fase della produzione dei raggi delle MCC (@BEN_BECKER) Una MCC anteriore durante le fasi di qualità e controllo (@BEN_BECKER)
Le pelli di composito vengono tagliate anche a mano (@BEN_BECKER) Una fase della produzione dei raggi delle MCC (@BEN_BECKER) Una MCC anteriore durante le fasi di qualità e controllo (@BEN_BECKER)
Il parere di Guillaume Martin
Se la collaborazione con il Team Astana prosegue da 12 stagioni, quella con l’Equipe Cofidis ha tempi recenti ed ha preso forma proprio in questo 2022. Siamo andati da Guillaume Martin, assiduo utilizzatore delle ruote MCC e gli abbiamo rubato alcune considerazioni tecniche.
Quale modello di Corima MCC utilizzi, clincher oppure tubolare e quale profilo?
Al Team Cofidis utilizziamo quelle con il cerchio con predisposizione tubolare. Alterno le 32 alle 47, in base al profilo altimetrico della corsa, dando comunque la preferenza alle MCC32 per le tappe di montagna con dislivelli positivi importanti.
Guillaume Martin in azione con le Corima MCC47 da tubolare Qui invece con la versione MCC32
Guillaume Martin in azione con le Corima MCC47 da tubolare Qui invece con la versione MCC32
Quando hai iniziato ad usare le Corima MCC, hai dovuto cambiare il tuo stile di guida?
Direi proprio di no, ma la grande variabile è rappresentata dal fatto che le MCC, a prescindere che siano le 32 oppure le 47, sono più rigide rispetto alle ruote di pari categoria. Questo fattore comporta inevitabilmente delle differenze quando si guida la bicicletta. Rispondono in modo perentorio alle variazioni di ritmo e sono molto sensibili ai cambi di direzione.
Quali sono le differenze più importanti tra il pedalare su una ruota con la raggiatura tradizionale e una con i raggi in carbonio tipo le MCC?
Mi rifaccio in parte alla considerazione precedente. La grossa differenza è la rigidità, ma anche la prontezza nelle risposte che coinvolgono tutta la bici. Di conseguenza la reattività, a tratti la bicicletta sembra scappare via con un’enorme scorrevolezza. Per me diventano un punto di riferimento sulle salite e nelle tappe dure di un grande giro.