Battistella ha ancora i capelli biondi. Aveva deciso di tornare al suo colore naturale, ma la nonna gli ha detto che stava bene e per non contraddirla, li ha mantenuti. Se i punti derivanti dai piazzamenti in gara fanno in qualche modo testo, la sua progressione rispetto al 2021 è stata netta, anche se è mancata la vittoria. Nella stagione di rincorsa, fatta anche del ritorno a casa a poche ore dall’inizio del Tour per un tampone positivo, non sono mancate le occasioni per vincere e forse quella che più brucia è il terzo posto al campionato italiano. I podi in tutto sono stati quattro, le cose buone fatte vedere nelle gare WorldTour restano. E la convocazione per i mondiali è stata una bella ciliegina sulla torta.
Perciò avendolo incontrato nel ritiro di Altea della Astana Qazaqstan Team, la sua voglia di prendersi gli arretrati fa pensare a un 2023 di altissimo livello, che lo vedrà tornare a marzo sulle strade italiane per poi puntare forte sulle Ardenne.
«Sì, penso che nel 2023 se tutto va come deve andare e senza incidenti o Covid – dice – vincere è il mio obiettivo. Anche le gare che non ho vinto quest’anno. Io sono fatto così. Sto cercando di limare tutto quello che posso proprio per iniziare a vincere. Per me e per la squadra. La Astana mi dà fiducia e la fiducia diventa una responsabilità che voglio onorare».
Che cosa significa limare?
Quest’anno sto lavorando molto di più sull’alimentazione, in allenamento e in gara. L’obiettivo è arrivare a un peso minimo, sempre però avendo forza. Rispetto all’anno scorso mi sono presentato al primo ritiro con lo stesso peso che avevo a gennaio. Sto cercando di fare le cose con calma, non voglio essere magro e svuotato, insomma. Poi sto cambiando qualcosa anche negli allenamenti, per cercare di arrivare alle classiche e alle gare più lunghe con una base migliore.
Come si fa?
Lavoro a intensità diverse e faccio anche più volume, più distanza. Sto cercando di abituarmi al tipo di corse in cui voglio far bene. Abbiamo incrementato i carichi rispetto allo scorso anno, perché nel frattempo è passato un anno e il corpo è cresciuto. Ho fatto un altro grande Giro che sicuramente mi ha fatto maturare ulteriormente.
Si nota la differenza?
Personalmente, dal primo Giro d’Italia ho sentita. E anche dopo la Vuelta, quest’anno, l’ho sentito ulteriormente. Ovviamente si arriverà un limite, non è che andrà avanti sempre così, però sicuramente per gli atleti giovani fare un grande Giro di anno in anno ti aiuta a crescere.
Punterai forte sulla primavera?
Il mio programma è incentrato sulle Ardenne. Partirò abbastanza presto, con la Valenciana e poi la Ruta del Sol. Quest’anno invece della Parigi-Nizza, farò Strade Bianche, Tirreno e Milano-Sanremo. E poi ci sarà ovviamente la preparazione alle classiche e al Tour. L’anno scorso non sono riuscito a farlo, quindi ci riproviamo. La cosa vantaggiosa è che dopo il Tour, due settimane dopo, ci saranno i mondiali. Quindi nell’eventualità di essere convocato, avrò la forma del Tour.
Wollongong è stato il ritorno ai mondiali dopo quello vinto nel 2019 da U23: che esperienza è stata?
Bella. Un po’ difficile perché siamo andati là dieci giorni prima, quindi si è trattato di tenere la grinta alta per tanto tempo, allenarsi e fare tutte le cose nel modo giusto. Però penso che abbiamo dimostrato di esserci riusciti. Siamo partiti come la nazionale più sfigata, passatemi il termine, e alla fine abbiamo quasi fatto medaglia con Rota e preso il quinto posto con Trentin. Abbiamo corso bene.
Secondo Elisa Balsamo il percorso è stato sottovalutato, sei d’accordo?
Sicuramente era selettivo. Siamo partiti a tutta perché la Francia ha fatto forte la prima salita e quella era l’incognita della gara. E’ stata tirata fin dall’inizio, quindi alla fine è diventato un percorso a esclusione. Anche perché erano 270 chilometri e quello strappo giro dopo giro ha tagliato le gambe.
Non c’è più Lopez, come si fa senza un leader per i Giri?
Può essere sì un lato negativo, ma cerchiamo di trovare anche il positivo. Ad esempio quando sono andato al Giro e anche alla Vuelta, si andava a caccia di tappe, ma avevo sempre il pensiero del leader dietro, quindi si correva sempre un po’ al risparmio. Adesso magari non è un bene non avere nessuno per la classifica, però saremo più liberi di fare le nostre tappe.
Ti hanno mai proposto di pensare alla classifica di un Giro?
Nelle gare di tre settimane, ho visto che non sono in grado di tenere duro. Può essere che se miglioro ancora un po’ in salita ci si possa fare un pensiero. Ma al momento si tratterebbe di perdere troppo peso per stare al passo con gli scalatori e non so francamente se ne valga la pena.
Sei tra i giovani italiani attesi a un segnale, cosa ti senti di dire?
Sicuramente le critiche vengono perché non ci sono risultati, però alla fine non siamo macchine. La stagione è lunga e difficile e possono capitare tante cose. Non è matematica e se anche un corridore ha valori buoni, può capitare che non faccia risultato. Moscon è stato l’esempio più evidente. A dicembre stava bene, poi ha avuto quel batterio nel sangue che l’ha messo fuori tutta la stagione. Io ho avuto delle brutte cadute e il Covid prima degli appuntamenti importanti. Al Tour c’ero arrivato davvero bene. Però se tutto va come deve andare, secondo me l’anno prossimo daremo una bella inversione.
Come si vive il rapporto col Covid?
Siamo molto meno in ansia rispetto al 2020 e al 2021. La verità è che ci si può fare poco. In due anni sono sempre stato attento. Anche prima del Tour, mi sono praticamente rinchiuso. Non dico che sia destino a prenderlo, ma prima o poi tocca a tutti. Quindi lo stiamo vivendo con più fatalismo. Ovviamente si sta attenti, si evitano posti dove c’è tanta gente. Però ad esempio i viaggi sono la cosa più pericolosa, perché in aeroporto non si sa mai. Penso che indossando le mascherine, si possa essere tutelati. E tutti noi lo facciamo negli aeroporti e nei luoghi pubblici.
Hai aiutato tuo padre in azienda quest’anno?
Ho lavorato quando è finita la stagione, perché mio papà non riusciva a trovare operai e aveva del lavoro da smaltire (l’azienda di famiglia produce macchine per stirare, ndr). Quindi il mio è stato un periodo di riposo per metà lavorativo. Non ho fatto vacanze, sono rimasto a casa. Ho fatto il Criterium di Singapore e Tokyo, prendendoli come vacanza. Poi, tornando da Tokyo, mi sono fermato quattro giorni a Dubai con la fidanzata che era lì per lavoro quindi ci siamo incrociati. In totale saranno stati 20 giorni di stacco. E poi per il resto sono sempre andato in bici. Ci tengo davvero a fare un grande 2023.