Cosa ha detto la crono di ieri? Ce lo spiega Adriano Malori

09.06.2022
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Ieri è andata in scena la cronometro individuale al Delfinato e a vincerla, come sappiamo, è stato Filippo Ganna. Ancora una volta una super prova per l’iridato in carica. Una prova che Adriano Malori ha seguito con passione e l’attenzione tecnica che lo contraddistingue.

E questa sua attenzione l’ex tricolore a crono l’ha messa a nostra disposizione. Il duello con Wout Van Aert è stato entusiasmante. Ma sul piatto non c’è stato solo quello…

Malori, ha vinto per tre volte il titolo nazionale a crono elite. Oggi dirige il suo centro di preparazione 58×11
Malori, ha vinto per tre volte il titolo nazionale a crono elite. Oggi dirige il suo centro di preparazione 58×11
Adriano, partiamo proprio da qui. Ganna contro Van Aert…

Sicuramente Pippo è già in forma Tour. E’ stato perfetto. Mentre Van Aert ha qualche problema di gestione dello sforzo. Ieri ha perso come al mondiale. E’ partito molto forte, 10” di vantaggio. Poi ha mollato passando a 10” di ritardo e poi ha ripreso a spingere chiudendo a 2” da Ganna. Questo è sintomo di due cose.

Quali?

Che è partito troppo forte ed è stato costretto a calare. Oppure che dalla macchina, dove vedono in tempo reale i suoi wattaggi, gli hanno detto di calare. In ogni caso questa gestione non va bene per una crono. Serve più regolarità. 

Come te lo spieghi?

Un po’ credo faccia parte delle sue caratteristiche. Alla fine Wout viene dal ciclocross, vince le volate, quindi è e tende ad essere molto esplosivo. Tra il riscaldamento e l’adrenalina prima di una prova simile ci sta che gli “scappi la gamba” nelle prime fasi e che si ritrovi subito fuori soglia.

Van Aert, secondo ieri è leader della generale e della classifica a punti. La maglia verde è l’obiettivo del Tour
Van Aert, secondo ieri è leader della generale e della classifica a punti. La maglia verde è l’obiettivo del Tour
Ieri però si diceva che il vento fosse cambiato nel lasso di tempo tra la prova di Ganna e quella di Van Aert. Per il belga era più forte, sia a favore che contro a seconda di come girava il percorso…

Sì, il vento può anche aver inciso un po’, però è stato l’unico atleta che ha avuto uno sbalzo così ampio. Altri hanno avuto trend più regolari. Se migliorasse l’aspetto della gestione delle crono ne vincerebbe di più. Ne ha vinte anche nelle corse a tappe, come lo scorso anno al Tour, ma quando poi ti trovi specialisti come Ganna non basta più. Serve una gestione migliore.

Il fatto che l’avversario sia proprio Ganna, che lo ha già battuto più volte ai mondiali, può incidere a livello psicologico? 

Non credo. Uno come Van Aert che vince a crono, nel cross, che in volata batte Cavendish non ha paura di nessuno. Anche in salita è stato più forte di Roglic alla Parigi-Nizza. Semmai è il contrario, con avversari così grandi è ancora più motivato.

Hai parlato di Roglic: come lo hai visto pedalare? E secondo te questa cosa del ginocchio che ancora gli fa male è vera?

Per me è un po’ di pretattica. Roglic, a parte la Vuelta 2021, ha sempre avuto un calo nella terza settimana di un grande Giro, e se andiamo a vedere ha ridotto progressivamente le gare di avvicinamento ai grandi Giri. Quest’anno ne ha fatte pochissime. Per me ha fatto la scelta di arrivare fresco al Tour. E vista la sua età (32 anni, ndr) sa che è l’ultima chance contro Pogacar. Avrà ragionato: “tutto o niente”. Ieri tutto sommato è andato bene, però a volte era agile, altre duro, non è ancora al top e poi la sua gamba non mi sembra ancora definita. Primoz sa che va in condizione con poco e sta sfruttando questo Delfinato proprio per essere al meglio per il Tour.

Per Malori, Roglic non ha ancora una gamba definita. La sua condizione è in crescita
Per Malori, Roglic non ha ancora una gamba definita. La sua condizione è in crescita
Però uno che ha fatto tanta altura come può non avere la gamba definita? Vuoi dire che si è volutamente allenato poco?

Dipende dal livello da cui si parte. Magari dopo i Baschi ha fatto due settimane senza bici. Sono ipotesi, chiaramente. In più non dimentichiamo che se non dovesse andare bene al Tour, avrebbe il “Piano B”, la Vuelta, dove arriverebbe più fresco. A naso, dico che questo è l’anno buono per lui. Roglic mi piace: è uno che ha preso tante botte, è caduto e si è sempre rialzato.

Mattia Cattaneo. Ma quanto è stato bravo?

Sono contentissimo per Mattia! Fece il primo anno da pro’ in squadra con me e si vedeva che aveva delle doti stratosferiche. Ma non è mai riuscito ad esprimerle perché fisicamente era indietro. Negli ultimi anni invece è si è formato. Adesso ha messo su i muscoli necessari. Anche se è un classe 1990, per me ha ancora 4-5 anni buoni. Se fossi un Lefevere lo farei preparare per bene per una corsa a tappe tipo i Baschi o la Parigi-Nizza, dove c’è sempre una crono, per fargli fare la classifica.

Mattia Cattaneo ieri ha concluso la sua crono in quarta posizione a 39″ da Ganna. Adesso è secondo nella generale a 53″ da Van Aert
Mattia Cattaneo ieri ha concluso la sua crono in quarta posizione a 39″ da Ganna. Ora è secondo nella generale a 53″ da Van Aert
Adriano, c’è qualcuno che ti ha colpito?

Etan Hayter – risponde secco Malori – anche lui è di quelli che vince in volata, tiene in salita, va forte a crono. Ieri ha messo dietro fior di specialisti.

Qualche tempo fa chiedemmo a Cioni se fosse anche per le corse a tappe in futuro… 

Il problema per me è la componente mentale. Se parti per un grande Giro da gregario o per vincere qualche tappa è più rilassante, se invece ogni giorno devi lottare perché non puoi perdere 2” neanche dopo una curva è un altro conto. Ricordate cosa si diceva di Ganna dopo la sua vittoria a Camigliatello? Tutti a dire che doveva provare a puntare sulle corse a tappe. Quindi sarebbe dovuto dimagrire. Ma il rischio di snaturarsi è troppo alto per fare un 5°-6° al Giro e poi non vincere più neanche una crono o una corsa. E questo nel ciclismo di oggi non te lo puoi più permettere. E dico una cosa brutale.

Cosa? 

Nei grandi Giri finché c’è Pogacar si lotta per il secondo posto.

Gaudu in azione contro il tempo. Secondo Malori il francese e la sua squadra devono lavorare molto (e diversamente)
Gaudu in azione contro il tempo. Secondo Malori il francese e la sua squadra devono lavorare molto (e diversamente)
Adriano, passiamo invece a chi non ha brillato. Ci verrebbe da dire Gaudu

Esatto. Quando l’ho visto con quella posizione ho avuto un colpo al cuore! Non solo la posizione. Aveva un ritmo di pedalata non redditizio. Inguardabile. E sinceramente non capisco questa impostazione. In Groupama-Fdj hanno Kung che a mio avviso ha la posizione migliore di tutti, anche di Ganna, quindi le strutture e le conoscenze per lavorare bene ce le avrebbero. Non so se sia una loro scuola di pensiero. Sinceramente non riesco a capire.

Dai, noi ci godiamo Ganna!

Ieri era stabile, spingeva. Per come era composto era una macchina da guerra. Nella prima tappa del Tour si lotterà per il secondo posto. Anzi per il terzo, al secondo metto Van Aert. E poi è una crono corta, “stile inseguimento”. Se Pippo starà così non ce ne sarà per nessuno.

La crescita di Ganna: «In gara stupisce anche me». E se lo dice Cioni…

01.01.2022
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Filippo Ganna e Dario David Cioni, un duo ormai imprescindibile. Il campione e il diesse (anche preparatore). I due della Ineos Grenadiers lavorano insieme ormai dal 2019. Solo tre anni, o meglio tre stagioni, ma il connubio è così stretto che sembra molto di più.

Quando il “Pippo nazionale” è arrivato da Cioni aveva poco più di 22 anni, pertanto il tecnico toscano lo ha visto crescere in anni fondamentali, quelli che separano la gioventù dall’atleta non diciamo maturo, ma quantomeno formato. Specie ai tempi di oggi.

David Brailsford, Filippo Ganna, Dario Cioni, crono Milano, Giro d'Italia 2020
Filippo Ganna e Dario Cioni, festeggiano la vittoria della crono di Milano al Giro 2020. Con loro (a sinistra) David Brailsford
David Brailsford, Filippo Ganna, Dario Cioni, crono Milano, Giro d'Italia 2020
Ganna e Cioni, festeggiano la crono di Milano al Giro 2020
Ebbene, Dario, quanto è cresciuto Filippo dal 2019?

Credo che la sua crescita sia palese. E’ arrivato nel nostro team che non aveva neanche una vittoria e subito è riuscito a superare questo scalino. Era il primo obiettivo: arrivare a vincere. E poi non si è più fermato, arrivando persino al mondiale a cronometro.

E a livello numerico? Puoi darci una percentuale?

A livello numerico è difficile da dire, sono cambiati anche gli strumenti che misuravano la potenza rispetto al team precedente, non puoi dare un valore numerico preciso. Potenzialmente si potrebbe definire meglio in pista, ma anche lì poi sono cambiati i materiali. Piuttosto, sempre in relazione alla pista direi che aveva vinto nelle categorie giovanili e si è ripetuto tra i pro’ e questo non è un dato secondario.

Ganna può vincere con costanza anche le corse in linea e non solo le crono?

Può vincerle, lo ha già fatto e può farlo anche in futuro. E proprio pensando al futuro bisogna vedere anche dove e come saranno messe queste crono, penso ai grandi Giri, escludendo il mondiale che chiaramente c’è ogni anno. L’obiettivo dei prossimi anni è proprio quello di vincere corse in linea, che siano tappe in grandi Giri o corse di un giorno.

Nei primi anni di professionismo (2017, 2018) alla UAE Ganna non aveva vinto
Nei primi anni di professionismo (2017, 2018) alla UAE Ganna non aveva vinto
E mentalmente è cresciuto? Quanto è cambiato?

Come persona non è cambiato, Pippo è sempre lo stesso. Lui è molto focalizzato sui risultati, sui suoi grandi obiettivi. Quando ci sono questi grandi goal da raggiungere è molto serio e meticoloso. E tante volte mi sorprende come riesca a perseguirli (anche più di uno) durante la stagione. E’ questo che lo differenzia dagli altri. È un personaggio di un’altra categoria. E’ uno dei pochissimi italiani che è riconosciuto anche da coloro che non sono super appassionati di ciclismo. Per il resto chiaramente ha acquisito più consapevolezza nei propri mezzi, sa gestire se stesso e il gruppo.

Indubbiamente è cresciuto, ma a volte sembra quasi voglia porsi sulla “difensiva”, come se la gente non capisse quanto fa. Come quando ai mondiali di Roubaix quasi si scusò per l’eliminazione…

A Roubaix ha corso per i compagni e aveva dato molto durante l’anno. Veniva da una stagione lunga e dispendiosa. Con le Olimpiadi di mezzo non aveva potuto fare neanche lo scarico di mezza stagione. Dopo un oro olimpico avrebbe potuto chiuderla lì, invece è andato avanti. Ad oggi è uno dei pochissimi che è stato in grado di battere Van Aert. Lui è andato ai mondiali in pista per i compagni (inseguimento a squadre, ndr) più che per se stesso.

Ai mondiali di Londra 2016 Ganna a soli 20 anni è iridato nell’inseguimento individuale
Ai mondiali di Londra 2016 Ganna a soli 20 anni è iridato nell’inseguimento individuale
Cosa ti stupisce di lui?

Sicuramente le prestazioni che riesce a fare e che riesce a tirare fuori in gara. E poi direi il suo modo di lavorare per perseguire i grandi obiettivi: è molto preciso, imposta un lavoro e lo segue con metodo. Non sgarra. Non sgarra in allenamento e neanche in gara.

C’è stata qualche volta in cui è andato oltre le tue aspettative?

Ah – esclama Cioni – molto spesso! Più volte è stato in grado di fare delle performance oltre le previsioni. Quest’anno per esempio la prestazione fatta nel mondiale a crono è stata la migliore in assoluto di sempre. Anche nella cronometro di Tokyo è andato forte. Magari su un percorso a lui più congeniale sarebbe andato meglio a livello di risultato. E un’altra super prestazione è stata quella al prologo del Giro d’Italia. Si è visto proprio che era partito per vincere.

Hai parlato spesso di grandi obiettivi e con la pressione come la mettiamo? Pippo la soffre?

C’è abituato, ha il suo metodo di affrontare le grandi sfide e lo mantiene. Ricordiamo che è abituato a fare i campionati del mondo su pista da quando era un ragazzo, addirittura a vincerli da ragazzo, quindi ci è cresciuto con la pressione.

Quest’anno il piemontese inizierà a correre in Argentina alla Vuelta San Juan
Quest’anno il piemontese inizierà a correre in Argentina alla Vuelta San Juan
Cosa intendi per “il suo metodo”?

Che gli piace rispettare la sua routine, le impostazioni delle fasi che precedono i momenti più importanti, specialmente quelle di approccio alla gara. Il suo riscaldamento…

Che ricordi hai della prima volta che lo hai visto? E come è cambiato il vostro modo di rapportarvi?

Ci siamo visti in delle corse da prima che venisse alla Ineos. Poi ci siamo parlati in un momento in cui era lontano dalle gare. Per il resto, sapete, i rapporti cambiano di continuo e vivendolo da dentro si fa più difficoltà a coglierli. Posso dire che nel team ha acquistato sicurezza, ha più dimestichezza con la lingua, è rispettato dai compagni. Non è più il nuovo corridore giovane che arriva in un team importante. Adesso è un leader, un vero leader.

Dario, dove può arrivare Ganna?

Ancora ha dei margini, ma mai porre un limite. Bisogna puntare in alto…

Presente e futuro del ciclismo giovanile in Piemonte. Vediamo…

18.12.2021
6 min
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Il movimento ciclistico del Piemonte quest’anno ha lottato e vinto più volte, sopratutto contro il tempo. I successi tricolori a crono di Francesca Barale, Matteo Sobrero ed Elisa Longo Borghini sono stati un segnale importante. E ancora le maglie iridate di Filippo Ganna ed Elisa Balsamo. Vittorie e nomi che provengono da una regione che sforna atleti senza però avere i numeri e le squadre che altre regioni possono vantare.

Da un’intervista a Fabio Felline sono venuti a galla spunti interessanti sulla delicatezza del momento che sta affrontando il ciclismo giovanile in Piemonte e su qualche possibile incognita per il futuro. Abbiamo deciso quindi di chiedere direttamente a chi se ne occupa a 360 gradi, ricoprendo il ruolo di Coordinatore Tecnici Regionali e Rappresentative Regionali: Francesco Giuliani

Francesco Giuliani con la rappresentativa juniores del Piemonte
Francesco Giuliani con la rappresentativa juniores del Piemonte
Che anno è stato per i giovani del Piemonte?

E’ stato un bellissimo anno, abbiamo anche raccolto dai lavori passati, si parla di una continuità decennale. Parlando degli junior, lo dico schiettamente, non ho mai avuto una squadra così forte negli ultimi otto anni.

Davvero?

Si, però non abbiamo raccolto quanto avremmo potuto. Un esempio può essere il campionato italiano. Abbiamo corso sempre in rimessa e mai all’attacco. Il ciclismo attuale è fatto di attacchi. Quindi abbiamo patito un po’ e ci siamo accontentati dei piazzamenti, ma può capitare non bisogna misurare una stagione solo con i risultati. Anche perché atleti come Manuel Oioli stanno emergendo in maniera cristallina

Che progetto c’è per il ciclismo giovanile nella vostra regione?

Quest’anno ho fatto una proposta al nuovo Presidente del Comitato Regionale Massimo Rosso (in apertura con Sobrero, Longo Borghini e Ganna, ndr) di un progetto per ampliare la rosa di tecnici regionali. Per dare più opportunità ai ragazzi seguendoli in modo più specifico senza invadere le competenze delle squadre e andando a compensarle laddove ce ne fosse bisogno. Abbiamo inoltre inserito un metodo di lavoro diverso che verrà ampliato in futuro per una collaborazione che abbiamo con il centro studi regionale. Ci ispiriamo un po’ alla struttura nazionale, naturalmente in versione adattata, più piccola. Prevediamo anche un piano per la preparazione atletica per eventuali trasferte di rappresentativa. Abbiamo fatto già quest’anno dei collegiali per quanto riguarda i campionati italiani e per il Giro della Lunigiana, prendendo per esempio gli juniores.

Sarete quindi un supporto anche per le squadre?

Si, proprio per dare dei consigli dove serve, alle società e ai corridori papabili convocati per le rappresentative. Diventiamo un supporto in più per le squadre ovviamente dove c’è la mancanza. Se una società non è ha bisogno sono ancora più contento perché vuol dire che lavora bene.

Oioli premiato per il secondo successo al Giro della Lunigiana
Oioli premiato per il secondo successo al Giro della Lunigiana
Avete riscontrato un calo di talenti?

Il movimento piemontese è sempre stato altalenante e la pandemia non ha aiutato. Avremo un buco generazionale che si vedrà dal 2023, dovuto al Covid, per mancanza di entusiasmo e motivazione. Ci stiamo già muovendo per attutire questo colpo. Il rovescio della medaglia però è il ciclismo dei giovanissimi che si è rimpolpato molto, perché moltissimi sport erano fermi mentre il nostro è ripartito velocemente. 

Per quanto riguarda le squadre invece, rispetto ad altre regioni vi sentite inferiori?

Per avere un’idea chiara, il Piemonte non si può paragonare alla Lombardia o al Veneto. Sarebbe un errore gigantesco. Sia come bacino d’utenza di atleti, sia a livello di sponsor. Il Piemonte per essere una delle “piccole”, è tra le prime regioni. Dopo Veneto e Lombardia posso dire che ci posizioniamo noi, insieme a Emilia Romagna e Toscana e poi via via tutte le altre. Se si vanno a vedere i numeri per perdita di società, corse e atleti, e si paragona alle altre, si vede che alla fine il la nostra è la regione che ha perso di meno. Riuscendo ad essere competitiva. 

La situazione per le squadre under 23 qual’è?

Non abbiamo così tante squadre è vero.  

Potrebbe essere un limite per chi vuole passare da juniores a under?

No, perché quando si esce dalla rosa degli junior, diventa una scelta impegnativa che mette in gioco tantissime variabili. Le squadre sono quelle che sono anche perché ci vogliono budget importanti. I corridori che meritano di andare avanti non hanno problemi.

Da junior Sobrero aveva già un’ottima predisposizione per le crono: qui nel 2014 (foto Scanferla)
Da junior Sobrero aveva già un’ottima predisposizione per le crono: qui nel 2014 (foto Scanferla)
Il modello di squadre regionali come: #inEmiliaRomagna e Cycling Team Friuli. E’ replicabile?

Il Piemonte è predisposto e ci sta pensando, non nell’immediato. I tecnici stanno valutando. Per un progetto così ci vuole una struttura importante. Naturalmente i comitati funzionano come tutte le squadre. Bisogna anche pensare che se si fa un progetto del genere si va a togliere linfa vitale a realtà esistenti. É un discorso delicato su cui si sta ragionando. E’ una decisione che spetta al consiglio regionale e al presidente. 

Non sei preoccupato della fuga di talenti fuori dalla regione?

Ganna, Sobrero, e Balsamo per fare degli esempi, è vero che sono dovuti emigrare in altre realtà, ma se ne sono andati quando sono diventati under ed elite non da juniores. Fino a quel punto hanno avuto un percorso sostenuto dal Piemonte. E’ un movimento che ha degli alti e dei bassi come in ogni realtà ma alle spalle c’è un sistema solido. 

Cosa intendi per sistema solido?

Dalla regione c’è un sostegno continuo. Così come le società che continuano a sfornare talenti e lavorano bene. Per citarne un paio.  Il Pedale Ossolano è una società sana che cresce talenti, da cui viene Ganna. La SC Vigor della Balsamo adesso sta dando spazio a molti giovani. Non bisogna guardare solo il numero delle società ma anche quello che ci sta dietro. Poi è vero che bisogna migliorarsi sempre e noi ci stiamo impegnando per farlo. 

Vigor giovanissimi 2009
Il gruppo dei bambini della SC Vigor Piasco nel 2009: riconoscete Elisa? Seconda in piedi da sinistra…
Vigor giovanissimi 2009
Il gruppo dei bambini della SC Vigor Piasco nel 2009: riconoscete Elisa? Seconda in piedi da sinistra…
Vedi del margine di miglioramento quindi?

Sì, certo. Tra le squadre che mi stanno chiedendo un po’ di consulenza in cui sto girando, vedo tanti atleti che potrebbero avere futuro ed essere messi in risalto maggiormente. Non è una cosa che si può fare dall’oggi al domani, faremo delle attività, le società dovranno lavorare in sinergia con noi. Ma insieme si lavora per dare la possibilità e i mezzi a chi li merita. 

Parlando con il torinese Viel, ci ha detto che secondo lui a volte il ciclismo manca di appetibilità, rispetto a sport come il calcio che da voi è estremamente seguito…

A livello di giovanissimi, il discorso è in crescita, come dicevo prima abbiamo messo in sella sempre più piccoli ciclisti. Se devo trovare una difficoltà che ho visto anche in altre regioni, riguarda la pista. Avendo solo il velodromo all’aperto di San Francesco Al Campo, mancando le strutture, è difficile avvicinare alla disciplina. Mentre se guardiamo sempre le solite, non a caso Veneto e Lombardia hanno moltissimi velodromi e si vede nei risultati. Nonostante questo noi siamo la terza o la quarta forza. 

Credi sia difficile avvicinare quindi i giovanissimi a praticare?

Sì e no, a livello di numeri siamo messi bene. Il problema può essere il numero effettivo che corre la domenica. Se parliamo di giovanissimi nella sua totalità, godiamo di ottima salute, soprattutto nel fuoristrada. Mentre se parliamo di giovanissimi che partecipano alle gare la domenica, ci sono realtà che su cento giovanissimi ne riescono a far correre dieci. Non stiamo parlando di agonismo. A quell’età deve essere tutto assolutamente un divertimento. Le squadre devono comunque spronare i più piccoli alla sana competizione che non è agonistica ma che ti insegna i valori della vittoria e della sconfitta misurando l’impegno che si mette nel fare una cosa. 

Clamoroso allo Stablinski, Ganna è fuori, Milan in finale

22.10.2021
5 min
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Allo Stablinski Velodrome si è da poco conclusa la qualificazione dell’inseguimento individuale, gara splendida che non si capisce per quale motivo sia stata tagliata fuori dal programma olimpico. Evidentemente lo skateboard attira di più. Chi attiri non si sa, visto che neanche gli skater sapevano ci fossero i Giochi per questa disciplina, ma tant’è e non possiamo fare altro che goderci ancora di più questa specialità in veste iridata. Specialità che in questo pomeriggio ci ha regalato sorprese clamorose: Filippo Ganna non va in finale per l’oro.

Si annunciava un triello fra Ganna, Lambie (il primatista del mondo) e Jonathan Milan. E invece succede che Pippo parte malissimo. E’ 24° su 24, al termine della prima tornata. Rimonta, ma non basta. E allora le speranze sono tutte riposte nel friulano con il quale abbiamo scambiato qualche parola in questi giorni francesi.

Jonny si gode la festa del quartetto iridato. Lo Stablinski non può far altro che applaudire gli azzurri
Jonny si gode la festa del quartetto iridato. Lo Stablinski non può far altro che applaudire gli azzurri

Jonny in finale

Stamattina quando ha lasciato l’hotel Jonathan era molto tranquillo. «Nessuna tensione», ci aveva detto con quella sua tipica aria serafica. Aveva dormito bene ed era carico per i 4.000 metri che lo attendevano. Dopo le prove di riscaldamento con Pippo, prima alla sua ruota e poi a parti invertite, al fresco campione europeo di specialità non restava che attendere il via.

Jonny parte forte, ma non fortissimo. Anche se Villa è di parere opposto. Poi va in progressione. Si distende. E nel finale sigla un buon 4’05”, che sembra essere davvero un ottimo tempo sulla pista non particolarmente rapida dello Stablinski. Il problema è che Ashton Lambie fa meglio di lui di oltre due secondi. Per entrambi una prova solida, ma nelle gambe del primatista mondiale abbiamo visto più forza.

Però è anche vero che la finale è un’altra cosa e Milan inizia ad essere abituato alla pressione. E poi c’è un piccolo dato a cui attaccarsi. Nel chilometro finale l’americano è calato un po’ di più rispetto all’azzurro e chissà che questa non possa essere una preziosa chiave di lettura e un bel segnale. 

Ganna e Milan hanno girato insieme quando mancavano un paio d’ore alla loro prova
Ganna e Milan hanno girato insieme quando mancavano un paio d’ore alla loro prova

I consigli di Lamon

Ma prima di pensare alla finale di questa sera, non si può non fare un piccolo passo indietro al trionfo di ieri sera. Un trionfo che ha visto Milan nel ruolo di lanciatore, cosa un po’ insolita per uno della sua stazza e con leve tanto lunghe. Oltre al cambio tra Bertazzo e Lamon questa è stata una news curiosa. A Tokyo questa delicata fase era stata affidata a Francesco Lamon, divenuto ormai un esperto del lancio.

«E’ una novità – dice Milan – ma dovevamo farla. Avevo fatto la partenza solo una volta. Un paio di anni fa in Coppa del mondo in Australia. Feci due tirate di un giro e mezzo. A Montichiari invece l’avevamo provata. Ma un conto è la gara e un conto l’allenamento. Ieri sera ho fatto due giri un po’ la prima volta e qualcosa in più dopo. Tutto secondo i programmi. Non abbiamo sbagliato niente».

 

«Certo Lamon le fa sempre bene, non che io sia andato male. Anzì, ho fatto un’ottima prova, ma lui in generale è un’altra cosa. Ieri mi ha dato un sacco di consigli: Jonathan non partire troppo forte, qui fai così, lì fai così, se vai lungo poi è un problema per Ganna. Mi ha preso da parte e abbiamo parlato per un’ora. Anche se è dispiaciuto per non esserci stato (comunque Lamon ha fatto il primo turno, ndr) al gruppo ci tiene molto».

E il gruppo tiene a lui, visto che ieri sera appena scesi di bici Milan se lo è stretto sotto il braccio. E’ stato il primo che è andato a cercare. E poco dopo anche gli altri si sono uniti all’abbraccio e tutti insieme hanno sollevato Francesco.

Jonathan Milan mentre ci spiega le “gobbe” della pista (anche con i gesti)
Jonathan Milan mentre ci spiega le “gobbe” della pista (anche con i gesti)

Pista “strana”

Ma questi sono anche momenti di dietro le quinte. In un velodromo si parla di tutto e così si scopre che: «Che è una pista strana», dice Jonathan Milan che di fatto riprende le parole di Martina Fidanza. Il gigante friulano ci spiega che l’anello dello Stablinski ha delle curve molto strette che non sono il massimo per fare velocità.

«Non che sia una pista lenta, ma di sicuro non è veloce come quella di Tokyo. E’ anche caldo, ma… insomma non credo che il record del mondo uscirà da qui. E poi vedi – e indica la curva che precede l’arrivo – all’ingresso c’è una specie di gobba. E’ molto fastidiosa.

«Okay, ormai abbiamo capito dove sta e come fare, ma in allenamento ci riesci, in gara no! In gara sono 16 curve diverse… Nel quartetto dovevi stare anche attento al cambio, rischi che ti spari un po’ fuori, sopra la linea rossa».

Lambie si scalda per l’inseguimento individuale. L’americano appare molto sicuro di sé
Lambie si scalda per l’inseguimento individuale, mentre al tabellone osserva i tempi dei suoi avversari

Rapporti più corti

E anche in virtù di questa situazione tecnica della pista, si è intervenuti un po’ sulle bici. A cominciare dai rapporti. Gli azzurri hanno optato per un 62×14, tutti. Nel complesso quindi si viaggia un po’ più agili rispetto a Tokyo.

«Esatto, un po’ per la pista e un po’ perché la condizione non è la stessa – conclude Milan – Non abbiamo il record del mondo in questo momento nelle gambe. A Tokyo addirittura io avevo usato il 64 in semifinale e finale, gli altri il 63. Però stiamo bene. Il fatto che per due volte abbiamo fatto 3’46” e che abbiamo finito in quattro la dice lunga».

Adesso non c’è che da attendere la finale dell’inseguimento individuale. L’appuntamento è per le 20:36, noi stiamo fremendo per questo Italia-Stati Uniti, ovvero Milan-Lambie. E non scordiamoci che in ballo c’è anche un bronzo con Pippo. Il mondo ci guarda. Noi tifiamo…

Una giornata con gli azzurri risolta in 5 centesimi

22.09.2021
6 min
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Cinque centesimi. Appena cinque centesimi ci hanno permesso di salire sul podio. I beffati sono stati gli svizzeri. Alla fine quei sorrisi del mattino hanno portato bene. La nazionale dei ragazzi e delle ragazze ce la siamo gustata nell’arco di tutta la giornata. La sgambata della mattina, l’attesa, il riscaldamento, la gara, il podio.

Dopo l’oro di Ganna si torna a casa con un’altra medaglia, un bronzo. Un bronzo prezioso. E un podio misto uomini e donne, in una squadra composta da sei persone è un bel termometro di quel che sta diventando questa specialità in Italia. Non ci si riferisce ad un singolo elemento, al Ganna che fa discorso a sé. Anche se c’è tanto da lavorare. Ma per i discorsi “tecnico-politici” c’è tempo. 

Tra rulli e sgambata

Stamattina Ganna, Elena Cecchini e Marta Cavalli avevano optato per i rulli (con Vasco Rossi a fare da sottofondo), mentre Sobrero, Elisa Longo Borghini ed Affini avevano preferito la classica sgambata. I primi hanno fatto mezz’oretta o poco più, i secondi un’ora. Ma hanno finito tutti più o meno verso le 11. Il tempo di un po’ di relax, un leggero massaggio e alle 12 tutti a pranzo.

Poi le ragazze hanno preso la via di Bruges, visto che era lì che avveniva il cambio, mentre i ragazzi sono rimasti a Knokke-Heist. E verso le 14:30 eccoli arrivare al bus. Dove spariscono per la riunione tecnica. Un ultimo ripasso con Marco Velo.

Riunione e dettagli

«Cosa si dice in una riunione così? Si ripassa quel che si è fatto e visto nelle prove – spiega Velo – Abbiamo provato il percorso due volte. Sostanzialmente si è parlato delle curve da fare. Ce n’erano alcune nuove rispetto alla crono individuale. I ragazzi le hanno provate più volte per verificare la velocità d’entrata. E si è parlato della partenza. Sobrero si sarebbe “occupato” di quelle più strette in fase di avvio. Anche se la prima tirata l’avrebbe data in modo “dolce” Ganna.

«Poi sono professionisti, sanno bene cosa fare. Si parlano in corsa. In ogni caso Ganna e Affini dovrebbero fare trenate di 40” e Sobrero di 20”-30” a seconda delle gambe. L’importante è che diano tutto. Come ha fatto De Marchi a Trento. Quando senti che ti stai per staccare passi in testa e segnali che è l’ultima tirata. Magari è breve ma rialzi un po’ la velocità».

Il primo a scendere al riscaldamento è proprio il campione italiano, Sobrero. Poco dopo lo seguono Ganna e Affini. Ganna chiede una sedia per appoggiarci le borracce mentre esegue i suoi classici 25′ di riscaldamento.

«Sobrero – riprende Velo – scherzando ha detto a quei due giganti: ohi, ditemi quando c’è una curva che dietro di voi non vedo niente! Seguirli non è facile, neanche per me. Soprattutto da quando c’è Pippo che ha alzato l’asticella. Lui in ricognizione segna ogni dettaglio del percorso. L’altro giorno nelle crono individuale avevo due fogli di appunti: curva a destra da fare in posizione; tombino sulla sinistra… ».

Intanto le altre nazionali si recano in partenza. Non lontano dal bus azzurro griffato Vittoria, ci sono i tedeschi. In casa Svizzera invece regna grande silenzio. Mentre gli olandesi e i danesi sono molto lontani dal bus azzurro e hanno due camper più piccoli a supporto. Ma si sa: contano le gambe. I meccanici ci dicono che le bici dei nostri sono identiche a quelle utilizzate nelle crono individuali. Pippo, ha solo cambiato colore e ha preso la Pinarello Bolide “verde coleottero”. Una scaramanzia sostanzialmente ci confida Matteo Cornacchione, il suo meccanico.

Filippo Ganna, Matteo Sobrero ed Edoardo Affini: i tre azzurri hanno siglato il miglior tempo al cambio
Filippo Ganna, Matteo Sobrero ed Edoardo Affini: i tre azzurri hanno siglato il miglior tempo al cambio

Tre siluri su Bruges

Come da copione i nostri due “bestioni”, Ganna e Affini, spingono in modo feroce. Sobrero fa il suo e poi si stacca. Il tempo è preso sul secondo e al cambio di Bruges, quando passano sull’arrivo il colore del cronometro è verde. Italia in testa.

«Sapevamo che sarebbe stata una gara dura – ha detto Ganna – e dovevamo dare il cambio alle ragazze con il maggior margine possibile. Bisogna fare i complimenti a Sobrero che pesa 20 chili meno di me e Affini ed ha fatto una grandissima prova. Senza contare che oggi c’era anche un bel po’ di vento». 

«E’ un piacere avere due compagni di squadra come Pippo ed Edoardo, ma è anche molto difficile tenerli. Sono in grado di produrre velocità altissime e io devo fare un grande sforzo», ha aggiunto Sobrero.

Grinta rosa-azzurra

E poi è toccato ad Elisa, Elena e Marta. E a proposito di pesi leggeri, per loro non sarebbe stato facile con tanta pianura tenere a bada tedesche e olandesi.

«Grande souspence fino alle fine. Siamo riusciti a sopravanzare la Svizzera per pochi centesimi – dice il cittì SalvoldiE’ un premio per tutti. Ragazzi e soprattutto ragazze, perché prendere 2” a chilometro dalle tedesche è come vincere. Le nostre proiezioni ci dicevano che potevano essere anche peggiori. Hanno tirato fuori l’anima. E anche con un pizzico di fortuna è arrivato questo podio. Ci tenevano molto.

«Cinque centesimi è impossibile andarli a “trovare” – riprende Salvoldi – Magari è stata l’ultima pedalata a fare la differenza».

«Difficile dirlo – gli fa eco Elisa Longo Borghini – probabilmente li abbiamo ripresi nella parte finale. Abbiamo fatto una super prestazione». «Io invece – dice Marta Cavalli – sono rimasta super concentrata tutta la gara: posizione, sforzo, quello che dovevo fare… ma quando siamo rimaste in due ho sentito la responsabilità di tagliare il traguardo insieme ad Elisa». «Sapevamo che c’erano 3-4 squadre più forti di noi – ha chiuso Elena Cecchini – Ma siamo contenti e questi ci sprona a dare sempre di più e a lavorare in questa disciplina. E poi credo al karma, due anni fa abbiamo forato, stavolta è andata bene a noi».

Morini: «Quando Pippo ha visto Van Aert prima del via…»

20.09.2021
5 min
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Ancora una vigilia di tensioni, di passioni, ma anche di gioie immense, per Federico “Fred” Morini. L’osteopata-fisioterapista umbro ormai è diventato una colonna portante della nazionale e di Filippo Ganna in particolare.

Anche ieri, a Knokke Heist, ha fatto con Pippo e per Pippo la spola tra l’hotel Nelson e la rampa di lancio iridata, che stava proprio sul Mare del Nord. E in questa mattina grigia e ben più fresca di ieri Fred racconta. Un divanetto all’esterno dell’hotel è il posto ideale per rivivere le emozioni. I ragazzi sono fuori per una sgambata e c’è un momento di tranquillità.

Fred Morini ex pro’, è oggi uno dei massaggiatori (fisioterapista) della nazionale
Fred Morini ex pro’, è oggi uno dei massaggiatori (fisioterapista) della nazionale
Fred, ormai hai più medaglie tu che tutti gli altri azzurri!

Sono un bel portafortuna e mi fanno anche divertire! Perché poi le medaglie le vincono e di conseguenza me le godo anche io.

Rispetto a quella olimpica che tipo di vigilia è stata? Meno tensione?

Mah, credo che ogni grande evento generi tensione. Ogni corsa è a sé stante. Ogni corsa ha un tipo di attesa, anche a di livello di nervosismo psicofisico. Tanto più quando c’è di mezzo un certo Filippo Ganna: l’obiettivo è sempre massimo.

Come ha fatto Pippo, secondo te, a trovare la concentrazione dopo la sbornia olimpica?

E’ stato facile ritrovarla, anche se alcuni dicono che sarebbe stato difficilissimo. Ganna sa di essere un grande atleta, sa di essere un vincente. Negli anni ha acquisito un grande livello di autostima e questa autostima fa sì che quando si mette in testa un obiettivo lo porta a casa. E dopo le Olimpiadi. sentendolo parlare, si è capito che il mondiale a crono sarebbe stato un altro suo grande obiettivo.

Non lo aveva dimenticato…

No, no… ce l’aveva in testa e il risultato ieri lo ha dimostrato ancora di più. Perché comunque per vincere ha avuto a che fare con un grande atleta. Ha vinto in casa sua e per riuscirci ha dovuto fare una super performance. Così come ha fatto a Tokyo in quella parte finale del quartetto.

Anche nei giorni prima del via Ganna è sempre rimasto rilassato. Eccolo scherzare con Sobrero
Anche nei giorni prima del via Ganna è sempre rimasto rilassato.
Vediamo le tue mani belle segnate dal lavoro: cosa sentivano nei suoi muscoli e nel fisico di Ganna alla Vigilia?

Quello che ho sentito la sera prima è stata la prontezza fisica, perché poi devo essere sincero sui suoi muscoli ci è passato prima Piero Baffi, il quale ha fatto un ottimo lavoro. Con me Pippo ha fatto più un trattamento osteopatico, forse anche per essere tranquillo. Quasi una sorta di rito scaramantico. Perché poi questo spesso accade. Però Pippo stava bene e non avrebbe avuto bisogno di me e degli altri per vincere. Si è presentato al Mondiale in grande condizione.

Non lo hai mai visto nervoso prima del via? Sai, quelle piccole incertezze che si hanno prima di partire…

Sempre tranquillo. Anche nel bus, prima della partenza, era molto rilassato (è arrivato in bici da solo, foto apertura, ndr). Poi ovviamente ha dei tempi e degli schemi da seguire: riscaldamento, indossare il body… A volte si denota un po’ di tensione, ma proprio negli ultimi minuti prima della partenza, come è stato anche a Tokyo. A quel punto comincia a chiudersi in sé stesso come è giusto che sia. In quelle fasi è sicuramente alla ricerca della concentrazione. Però Pippo ieri è stato scherzoso fino all’ultimo. E fino alla fine è stato lucido.

Cosa intendi?

Nella tensostruttura dietro la rampa di lancio, dove arrivavano gli atleti, è stato bello vedere come Pippo abbia studiato Van Aert con gli occhi. Si è proprio visto. Pippo lo ha osservato in tutto e questo mi ha affascinato. Era molto concentrato ma al tempo stesso ha seguito tutti i movimenti di Wout. Se glielo chiediamo oggi forse non se lo ricorda neanche…

Ganna e Van Aert gli ultimi a partire, eccoli in camera di chiamata (foto Morini)
Ganna e Van Aert gli ultimi a partire, eccoli in camera di chiamata (foto Morini)
Cosa è successo là sotto al tendone?

E’ arrivato prima Pippo di Van Aert, nonostante sarebbe partito dopo. Si è seduto e poco dopo è arrivato Van Aert. Si sono scambiati delle battute. Wout è andato subito a salutarlo, un bellissimo gesto. Poi c’è stato il check delle bici e la cosa ancora più bella è stata appunto vedere Pippo che lo ha ha spiato in tutto e per tutto. Per esempio è stato catturato da una sporgenza sul tallone delle scarpe di Van Aert, che poi abbiamo scoperto essere un “Boa” posteriore. Per dire quanto fosse lucido.

E poi ieri sera grande festa…

Nei limiti. Il nostro chef (Mirko Sut, ndr) ha preparato una torta e abbiamo stappato una bottiglia. Ma è finita lì, perché sappiamo che la settimana è ancora lunga e l’Italia è qui per per portare a casa dei risultati, a cominciare dal team relay di dopodomani.

Abbiamo iniziato scherzando dei tuoi tanti titoli, Fred. Ma davvero: quanti ne hai vinti?

Tanti, il merito non è mio, ma soprattutto dei ragazzi sulla strada o sulla pista. Da quando sono in Nazionale con Pippo siamo già al terzo Mondiale, due su strada e uno su pista, più un europeo. Poi un titolo europeo domenica scorsa con Colbrelli. L’Olimpiade e l’altra medaglia olimpica con Elia Viviani. Dai, sono diventato un po’ un talismano portafortuna!

Davide Cassani, Marco Villa, Filippo Ganna

Da Ganna a Viviani, Villa già a Tokyo

27.09.2020
4 min
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Marco Villa ha seguito la crono iridata di Filippo Ganna con quel suo sorriso bonario che un po’ te l’aveva sempre detto. E Marco in effetti lo aveva detto, già un paio di anni fa.

«Si vedeva che fosse pronto per vincere una grande crono – dice il cittì della pista azzurra – si trattava di raggiungere la giusta resistenza. L’accortezza, su cui il Team Ineos sta lavorando bene, è far arrivare questa resistenza senza compromettere la potenza e l’esplosività dei 24 anni. Privilegiare la resistenza è un errore di tanti velocisti, che per tenere in salita perdono lo spunto».

Europei Glasgow 2018
Il gruppo del quartetto azzurro agli europei di Glasgow 2018
Europei Glasgow 2018
Il gruppo del quartetto azzurro agli europei di Glasgow 2018

Difficile dire se l’oro della crono di Imola sia anche figlio della pista o solo del lavoro su strada. I due mondi non sono poi così distanti a ben vedere e nella storia di Filippo si sono sempre intrecciati alla grande.

«Hanno inciso certamente entrambi – conferma Villa – anche perché Ganna ha fatto crono e pista sin da junior. Continuo a sostenere con i giovani che incontro che questo tipo di percorso funziona e certo non fa male.  Lavori su pista e magari nel frattempo ti togli delle soddisfazioni su strada…».

Ganna ha detto che se pensa a Tokyo, non vede la crono ma l’inseguimento a squadre.

Abbiamo un gruppo che ci crede, nel quartetto non vince uno solo. Siamo riusciti a qualificarci facendo ruotare gli uomini e inserendo i giovani. Ma al momento giusto parlerà solo il cronometro.

A Villa serve un criterio oggettivo per scegliere?

Per forza. Abbiamo 8-10 atleti e potenzialmente in certi giorni sono tutti competitivi. Uno ha trascinato l’altro, il gruppo è cresciuto. Sono contenti di stare insieme e il discorso fatto da Pippo dopo la crono lo dimostra.

Cosa dici dell’inserimento di Jonathan Milan?

E’ entrato con i tempi, non per raccomandazioni. I ragazzi si sono sempre fidati delle mie scelte, lui è una mia scelta. A Berlino ho fatto correre Scartezzini anche in un momento in cui in allenamento non dava grandi certezze, eppure è venuto il terzo posto. Certe cose uniscono il gruppo e gratificano l’atleta. Sono consapevoli dei mezzi degli altri, io guardo il crono e lascio aperta la porta a tutti. La cosa bella è che ne ho dieci che fanno 3’55”.

C’è gloria personale anche nel quartetto?

Per fare bene in quattro, devi credere in quello che fai e a quel punto anche nel quartetto c’è qualcosa di personale. Una specialità olimpica vale l’altra e loro se la giocano nel migliore dei modi. Una volta non riuscivano a qualificarci, ora siamo fra i primi due quartetti al mondo.

Ganna ha parlato anche dello sviluppo tecnologico legato alla crono.

Mi pare che abbia portato la posizione del Bolide da pista sulla strada. Del resto l’inseguimento è la ricerca della prestazione massimale in un tempo limitato. Se aggiungi la galeria del vento e l’esperienza Ineos, ecco che il miglioramento viene per forza. Con Cioni ci sentiamo ogni 15 giorni. Dopo la crono eravamo già a parlare del Giro e poi dei campionati europei in pista.

Ganna sarà in Bulgaria?

Me lo ha chiesto lui dopo la crono, gli ho risposto che ne parleremo dopo il Giro.

Si è sempre detto che il Giro gli darà un extra-boost di resistenza.

Ne sono certo, ma bisognerà che gli insegnino a gestirsi nelle tre settimane. Lui è un generoso entusiasta, potrebbe avere la tentazione di strafare e di trovarsi senza forze durante la corsa. Non è facile trovare un posto per i Giri nella Ineos, per cui si è meritato la convocazione per il Giro d’Italia e credo che Thomas ne sia stato ben contento.

Come lo hai visto alla partenza della crono?

Era super convinto, non aveva paura di niente. Forse perché vivendo la vigilia con Thomas e Dennis, ha misurato loro la pressione. Prima di una finale in pista chiama o scrive dieci volte a Viviani, questa volta non ha chiesto nulla, se non del taping a un massaggiatore.

Viviani… Secondo Villa, ci sarà anche lui nel quartetto olimpico?

Andremo in cinque. Uno di questi farà l’omnium e altri due il madison. Elia questa cosa la sa e credo per lui sia il momento di ripassare la lezione della pista. Gli manca, secondo me. Gli manca la punta di velocità e lo stimolo del quartetto può servire per dargli la scossa, glielo dico ogni tanto…

Simone Consonni, Elia Viviani
Assieme a Consonni ai mondiali di Berlino 2020
Simone Consonni, Elia Viviani
Assieme a Consonni ai mondiali di Berlino 2020, Viviani si è accorto che qualcosa mancava
E lui cosa dice?

Credo che ai mondiali di Berlino abbia visto che qualcosa gli manca. E’ stata una stagione anomala, con due ripartenze. Per uno che in avvio fa sempre fatica, la difficoltà è doppia. E’ caduto al Tour Down Under, ha saltato l’Oman che non si è fatto, non ha fatto la preparazione in pista per correre la Sanremo, ma la Sanremo non si è fatto. Finito il lockdown, è andato al Tour con otto corse. Difficile che potesse far bene…

La stessa analisi fatta da Damiani.

Il miglior Elia fu quello del campionato italiano su Pozzovivo e Visconti vinto dopo il Giro d’Italia del 2018. Per come lo conosco, queste sono sempre state le sue caratteristiche. Non va in forma presto. Al mondiale del 2016 subì una batosta da Gaviria, poi però vinse le Olimpiadi. Questa è la stagione che ci attende. E non è affatto poco…