Al via del quartetto c’erano tre bici e tre caschi d’oro, mentre una bici e un casco erano semplicemente azzurri. Ed erano quelli di Liam Bertazzo. Il veneto ha fatto parte della spedizione per Tokyo, ma come lui stesso ci disse: si è visto passare la storia davanti.
Stavolta invece della storia fa parte anche lui. E ci fa parte di diritto. Per merito, per prestazioni importanti anche in corsa. Magari ci prenderete per matti, pensando che al suo fianco c’era gente come Milan e Ganna, ma quasi, quasi Liam era quello che pedalava più sciolto dei quattro ieri sera. E sì che ci sfrecciavano a due metri, a bordo pista, e certe sensazioni quasi le senti, le vedi, le riconosci se sei andato in bici e magari hai anche provato a fare il corridore!
Da Roubaix a Roubaix
Ieri sera è stata anche la sua serata. Un bel riscatto, una bella storia. E con Liam partiamo proprio dal quel suo casco e da quella sua bici diversa.
«In questi momenti – racconta Bertazzo con la voce quasi strozzata – ovviamente ci si diverte e si gioisce, però proprio due anni fa in questo velodromo, nel 2019 io rientravo dopo una caduta in Colombia. Una caduta rovinosa nella quale mi ero spaccato la faccia. Da lì erano iniziati i mei problemi e si era presentata l’ernia soprattutto.
«Provai a tenere duro perché ci sarebbero stati i mondiali poco dopo e iniziava la qualificazione olimpica. Quindi dovevo impegnarmi. Ma da lì è cominciato il calvario. Tanto tempo lontano, non avevo più certezze, nel frattempo nel quartetto era entrato Milan, il quale ci ha fatto alzare tanto l’asticella… La situazione insomma non era facile. Sono stati due anni in cui ho sofferto e lottato, ci ho creduto. Ho creduto in me stesso. E adesso sono di nuovo qui come campione del mondo».
Dimostrazione di forza
Liam ha un grande motore, di quelli che spingono forte. Un motore particolare e specifico per certi lavori, è chiaro, ma quando c’è da tirare fuori i cavalli li sa tirare fuori. E anche tanti… Servivano solo l’occasione e l’ambiente giusto per farlo.
«Ringrazio la famiglia perché mi è stata vicinissima – racconta Bertazzo – mi sono preparato al meglio. Sono stato riserva alle Olimpiadi e sono stato felicissimo per il titolo. Tuttavia mi ero promesso che i mondiali sarebbero stati la mia Tokyo. Volevo mostrare a questi ragazzi che potevano tornare a contare su di me, perché prima del mio infortunio comunque ero sempre parte del gruppo. E questa finale ha detto tutto ciò.
«Ieri sera quando sono partito non ero teso perché dentro di me ero sicuro di me stesso. Ci ho messo tutta la rabbia e la tristezza di questi due anni. Credetemi, faccio fatica a crederci però sono felicissimo. Non riuscivo neanche più a camminare e ora sono campione del mondo».
Bertazzo e Frassi, tra loro un rapporto di grande amicizia Bertazzo (29 anni) è nel gruppo di Citracca dal 2016
Iridato cerca squadra
Certo però che viene quasi da sorridere, per modo di dire chiaramente, che un campione del mondo rischi di restare a piedi in vista del prossimo anno. La sua Vini Zabù infatti quasi certamente chiuderà i battenti e la situazione è molto complicata, tanto più che siamo ad ottobre inoltrato. Okay che la Federazione di solito aiuta in questi casi, ma un iridato è pur sempre un iridato.
«L’anno prossimo spero di trovare squadra – spiega Bertazzo – Però io quest’anno ho trovato una figura di altissimo livello, molto professionale, che si chiama Francesco Frassi (che tra l’altro Liam stesso è stato tra i primi a chiamare appena dopo la corsa, ndr). Francesco mi ha aiutato tantissimo dal punto di vista umano e tecnico. Mi ha dato l’opportunità di lavorare su me stesso, mi ha dato la forza di buttarmi nella mischia. Mi ricordo ancora alla prima gara che ho fatto quest’anno in Croazia. Pioveva e con l’acqua mi si era bloccata di nuovo la schiena. Facevo fatica. Ho pianto. Ho rivisto il baratro. Frassi mi ha consolato e mi ha detto: vai tranquillo, il nostro cammino è appena iniziato. Gli obiettivi sono più avanti. E passo dopo passo sono arrivato ad oggi, quindi lo devo ringraziare moltissimo. E’ stato un diesse e un papà».
Il nuovo Bertazzo
Passista potente e veloce, adesso Bertazzo sarà anche più consapevole. Certe vittorie servono anche a questo.
«E adesso? Da oggi c’è un altro Liam perché il mio infortunio lo guardo sempre dal lato positivo. Mi ha fatto capire la fortuna che abbiamo ogni singolo giorno che passiamo stando bene, cosa che diamo per scontata. Dobbiamo sfruttare appieno le opportunità che riceviamo impegnandoci al massimo. Vediamo cosa verrà più avanti. Per adesso ho ripagato anni di sacrifici. Sono felice di essere tornato e meglio di prima».
«Stando vicino a dei campioni olimpici si migliora. Loro sono migliorati nell’alimentazione, nella concentrazione, in tutto… E qualcosa lo apprendi anche tu. Per assurdo ho fatto più fatica nella semifinale che in finale. Perché erano due anni che non correvo in un quartetto di questo livello. La mia pressione in semifinale era tantissima. Avevo paura di non essere all’altezza. E se sbaglio qualcosa? Mi ripetevo… Il mio ultimo quartetto vero era stato nel 2019 in Australia. Ho fatto parte di quello agli europei, ma con gli altri ragazzi. Questo era quello serio… ed ero teso. Ma ieri sera la paura se n’era andata. C’era solo la consapevolezza che c’ero, che ero presente. Dovevo dare tutto per me e per questo fantastico gruppo».