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Ganna, si comincia: inseguimento all’oro e a Parigi

03.08.2023
5 min
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MONTICHIARI – Ci siamo, gli ultimi minuti di attesa stanno per finire e lasceranno spazio ai secondi (e decimali) del cronometro. Fra poco – alle 9,30 – nel velodromo intitolato alla leggenda vivente Sir Chris Hoy iniziano i mondiali in pista di Glasgow con le qualificazioni dell’inseguimento a squadre maschile.

La concorrenza è alta così come la posta in palio. Per qualcuno la skyline di Parigi inizierà a materializzarsi, per altri si dissolverà. Il cittì Marco Villa ha scelto il quartetto azzurro che ha vinto a Tokyo. Lamon, Consonni, Milan e Filippo Ganna guideranno il nostro trenino verso la finale prevista nella serata di sabato 5 agosto. Alla vigilia della partenza per la Scozia abbiamo sentito Ganna, reduce dal vittorioso Tour de Wallonie.

Ganna ha vinto due tappe e la generale del Tour de Wallonie. Un bel volume di lavoro e morale in vista di Glasgow
Ganna ha vinto due tappe e la generale del Tour de Wallonie. Un bel volume di lavoro e morale in vista di Glasgow

Avvicinamento iridato

In Belgio Pippo ha vinto la prima tappa con una lunga volata di potenza (lanciato da Viviani, quarto) e la quarta frazione a crono che gli ha consentito di ipotecare anche la vittoria nella generale. Un ottimo viatico per l’imminente Glasgow.

«Al Vallonia – racconta il 27enne della Ineos Grenadiers – è andato tutto bene, tutto come doveva, anche meglio del previsto. Sono venute un paio di vittorie che portano morale sia a me che alla squadra. Appena sono arrivato a Montichiari le giornate sono andate un po’ male, a dire il vero. Non avevo subito recuperato questi giorni di gara a tappe. Domenica è stato il primo giorno in cui ho sentito sensazioni quasi normali. Invece lunedì è stata una giornata un po’ più di scarico, anche se nel pomeriggio abbiamo fatto una simulazione di gara».

Ganna a Glasgow oltre al quartetto farà anche la crono su strada del 9 agosto. Obiettivo riscattare Wollongong e riprendersi la maglia iridata
Ganna a Glasgow oltre al quartetto farà anche la crono del 9 agosto. Obiettivo riscattare Wollongong e riprendersi la maglia iridata

«Sinceramente – prosegue – ho preferito puntare a fare solo l’inseguimento a squadre e la crono su strada (in programma venerdì pomeriggio 11 agosto, ndr). Poi dovrei fare la Vuelta, lo spero, quindi so che sarebbe lunga e dura finirla senza le energie psicofisiche necessarie. Ci sono stati impegni sovrapposti o comunque ravvicinati. Purtroppo ci dobbiamo adattare al calendario e non possiamo fare altrimenti (sorride, senza esprimersi ulteriormente, ndr)».

Comfort zone

Lo diciamo sempre, la pista fa bene. Oltre al fattore tecnico, intendiamo quello morale. Quando Ganna e compagni si ritrovano a Montichiari sembra che entrino nella loro comfort zone. Appaiono più distesi nell’approcciarsi al duro lavoro per i grandi eventi.

«In pista – dice il sei volte iridato tra inseguimento individuale e a squadre – abbiamo sicuramente meno stress che con la squadra su strada. Siamo un buon gruppo e ci sosteniamo a vicenda. Ci conosciamo da tanto e sappiamo contare l’uno sull’altro. Però non veniamo al velodromo a giocare. Tante volte la gente pensa che in pista non si faccia fatica. Inviterei le stesse persone a fare qualche allenamento con Marco (sorride, ndr). Salire e scendere dalla pista, in una giornata si fa presto ad accumulare anche ottanta chilometri. Si fanno lavori intensi. Si fa più qualità che resistenza come l’endurance su strada, ma alla fine sono valori tanto alti e dilatati. Si arriva alla sera col mal di gambe».

Il gruppo maschile si conosce da anni. Quando si riunisce riesce a lavorare bene e senza stress per i grandi obiettivi
Il gruppo maschile si conosce da anni. Quando si riunisce riesce a lavorare bene e senza stress per i grandi obiettivi

Aspettative

Ne abbiamo parlato con Villa, l’atmosfera per questo mondiale è più sentita rispetto a quello pre-Tokyo. Fra poche ore lo vedremo realmente con le prestazioni nei turni di qualificazione. Di sicuro Ganna è sereno e non si avventura in previsioni. Per ora non pensa né ai rivali del quartetto né a quelli della crono su strada. Giusto mantenere la concentrazione su se stessi.

«Al momento – spiega Pippo – non ci sto pensando tanto. Sappiamo che abbiamo tanto materiale da presentare in base alle regole, quindi c’è un punto di domanda su questo. Dobbiamo provare tutto e magari per ogni atleta non è stata fatta ancora la configurazione ideale per arrivare al 110 per cento. Una cosa è certa, la bici nuova fa la differenza. E’ stata testata nella galleria del vento poi qui in pista. Tirata a velocità alte, ti dà parecchi watt di differenza».

A Glasgow si presentano i nuovi materiali. Ganna e il quartetto devono trovare le giuste configurazioni ma sono fiduciosi
A Glasgow si presentano i nuovi materiali. Ganna e il quartetto devono trovare le giuste configurazioni ma sono fiduciosi

«Questi mondiali – conclude Ganna – saranno le prove generali per Parigi. La preparazione che affronteremo credo sarà simile a quella per Tokyo. Di sicuro dovrò specificare con la mia squadra quello che ci sarà da fare. Programma gare e avvicinamento per l’appuntamento, però ovvio che è ancora presto per pensarci. Mancano tanti giorni, soprattutto dal punto di vista atletico. In ogni caso le vibrazioni per questo mondiale sono buone. Avendo molto programma su strada, sono stato relativamente poco a Montichiari, però i miei compagni non mi sono sembrati particolarmente tesi. Anzi stanno bene e sono fiducioso».

Strade diverse in direzione Glasgow: Ballan fa il punto

31.07.2023
6 min
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Il mondiale di Glasgow, anticipato ad inizio agosto rispetto al solito, ha un dettaglio da non trascurare, ovvero quello di essere a ridosso del Tour de France. Solitamente la corsa a tappe che precede l’appuntamento iridato è La Vuelta. In Spagna si presentano grandi nomi, sì, ma non tutti i primi della classe. Alla Grande Boucle, invece, il parterre è il migliore al mondo, praticamente un mondiale di tre settimane. In Scozia Evenepoel rimetterà in palio la maglia più ambita (nella foto di apertura alla Clasica di San Sebastian), chi la indosserà?

A Glasgow, Milan correrà su pista: una scelta causata dalle fatiche accumulate al Giro e dal calendario
A Glasgow, Milan correrà su pista: una scelta causata dalle fatiche accumulate al Giro e dal calendario

Settimana compatta

Alessandro Ballan, a distanza di quindici anni, rimane l’ultimo italiano ad aver indossato l’iride. Il veneto ha dimostrato di saper vincere in questo appuntamento, ed averlo corso per tre volte gli ha dato una certa esperienza nel capire come si gestiscono certe situazioni.

«Quello di Glasgow è un percorso per corridori da classiche – dice subito Ballan – il Tour ha dato un bel preannuncio di quello che potrà essere il mondiale. Bene Van Der Poel e Van Aert, ma io ho visto in splendida forma anche Pedersen. Ci sarà sicuramente da divertirsi».

Il calendario è corto, tante prove ravvicinate, l’Italia perde Ganna e Milan vista la (quasi) concomitanza della pista.

E’ un bel mondiale perché tutti gli impegni sono raggruppati, però questo mette i cittì in difficoltà con le scelte di formazione. Sia Ganna che Milan avrebbero potuto fare una bella figura, ma i corridori che escono dal Tour hanno una marcia in più.

I due che hai nominato prima, Van Der Poel e Van Aert, si sono nascosti un po’…

Van Der Poel di più, visto che aveva il compito di fare da ultimo uomo a Philipsen. Van Aert è stato chiamato in causa spesso, anche perché la Jumbo aveva da difendere la maglia gialla. Sicuramente il belga è stato chiamato ad un lavoro di supporto. Dopo che ha cercato di vincere nelle prime tappe, si è “risparmiato”. Non ha speso come lo scorso anno, quando attaccava ovunque. 

Sembrerebbero arrivati al Tour un po’ indietro di condizione…

Può essere una tattica: lavoro per i compagni senza mettermi in mostra, così sembro meno pronto. Diciamo che hanno abbassato le aspettative, forse. Il mondiale è un obiettivo goloso per tutti, il fatto che sia a due settimane dalla fine del Tour vuol dire che questi due sono arrivati non al massimo.

Van Aert è andato a casa quattro giorni prima, per assistere alla nascita del figlio Jerome, questa cosa può influenzare la sua preparazione?

Ha avuto modo di recuperare un po’ di più, alla fine si è saltato quattro tappe, ma solo una era davvero impegnativa (quella con arrivo e Le Markstein, ndr). Di fatica poi ne ha messa comunque nelle gambe.

Solitamente chi esce da un grande Giro ha qualcosa in più, no?

Qualche anno fa era così, io e Bettini uscivamo entrambi dalla Vuelta, così come Boonen nel 2005. Ma anche Alaphilippe nel 2021 ed Evenepoel lo scorso anno arrivavano direttamente dalla Spagna. 

L’ultimo che ha vinto un mondiale senza passare da una corsa a tappe è stato Pedersen, nel 2019. 

Ci sono dei corridori che sono dei fenomeni: Evenepoel, Van Aert, Van Der Poel, Pogacar. Loro possono vincere un mondiale anche senza una preparazione adeguata. Pedersen non è un fenomeno, ma un campione sì. Ha una marcia in più rispetto agli altri, basti vedere cosa ha fatto per Ciccone. Dovesse piovere come ad Harrogate, Pedersen diventa pericolosissimo. 

Ai mondiali di Wollongong 2022, Trentin era il regista in corsa e Bettiol una delle punte. Sarà ancora così?
Ai mondiali di Wollongong 2022, Trentin era il regista in corsa e Bettiol una delle punte. Sarà ancora così?
Degli altri che ne pensi?

Mohoric ha dimostrato di essere forte, ha vinto una tappa non banale. Anche Asgreen ha dato prova della sua forza, e se avesse azzeccato il colpo di reni avrebbe vinto due tappe. I velocisti puri non li prendo in considerazione, è mondiale esplosivo, non adatto a loro. 

E di Evenepoel, campione del mondo ancora in carica, che cosa dici? 

Non ha fatto il Tour, ma ha lavorato tanto in altura qui in Italia, a Passo San Pellegrino. Farà di tutto per tenerla, il percorso si addice ai suoi attacchi da lontano, le 42 curve permetteranno a chi è davanti di fare la stessa fatica di chi è in gruppo. Dovesse fare un attacco simile a quello dello scorso anno, sarà difficile riprenderlo.

L’Italia, lo abbiamo detto prima, è senza Ganna e Milan, ma qualche risultato è arrivato. Vero, non erano tappe del Tour, ma bisogna sempre vincerle le gare…

Trentin è il nostro uomo di esperienza, al Tour ha lavorato tanto e bene, nella tappa vinta da Mohoric si è fatto vedere. Bettiol sarà il nostro uomo probabilmente, consapevoli che se è in giornata può fare una grande gara. Però di testa è altalenante, alterna alti e bassi, ma sugli appuntamenti importanti sà farsi trovare. L’anno scorso si è fatto scappare Evenepoel, quest’anno dovrà essere bravo a stargli dietro. 

Dicevamo delle vittorie, tipo quella di Bagioli su un percorso simile. 

E’ giovane e veloce, non ha tanta esperienza (anche se potrebbe arrivare al suo quarto mondiale in altrettanti anni di professionismo, ndr). Anche Battistella e Sobrero sono buoni corridori che potrebbero giocare d’anticipo. Inserire un uomo davanti, una classica “imboscata italiana” per far saltare il banco. Dovessimo riuscire a sorprendere gli altri la corsa potrebbe diventare molto interessante.

Nel pianeta della crono e dei limiti tecnici con Affini

18.11.2022
6 min
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Tecnologia, potenza, scienza, velocità: un cronoman deve unire tutto ciò. Ma saperlo fare (bene) quando si è a tutta è cosa per pochi. Tra questi pochi c’è sicuramente Edoardo Affini. Il mantovano, da casa sua, dove vi avevamo già portato, ci guida nel mondo della crono. Specialità tanto complessa quanto affascinante. 

Con il corridore della Jumbo-Visma ne parliamo a tutto tondo. La sua crono e quella dei suoi rivali. Sconfinando anche sulla pista e tutto ciò che lega un ciclista che corre contro il cronometro.

A tu per tu con Edoardo Affini (classe 1996)
A tu per tu con Edoardo Affini (classe 1996)
Edoardo sei nel team giusto per essere un cronoman?

Credo proprio di sì. In Jumbo la crono è una filosofia che si ripercuote in tutti i settori. Significa avere attenzione massima ai dettagli e cercare di migliorarsi sempre. Una filosofia che se vogliamo si è vista anche dopo la nostra vittoria al Tour con Vingegaard. Questo era il nostro primo obiettivo da anni e una volta raggiunto ci siamo chiesti: «E adesso”? Cosa si può migliorare?». Nel caso della crono si pensa subito ai materiali. E’ una disciplina in cui contano i secondi, per questo ogni dettaglio è importante. Pensate, Foss, mio compagno, ha vinto il mondiale per appena 3”.

Quali sono per te i campi dove lavorare per migliorare?

Sulla posizione sicuramente, specialmente dopo le misure nate dai nuovi regolamenti. Per quel che mi riguarda potrei alzarmi un po’ con i gomiti e quindi chiudermi un po’ (alla Evenepeol, ndr). L’idea una volta era di schiacciarsi sempre di più e di scendere con la testa, al netto della sicurezza come abbiamo visto con Bernal, adesso invece la tendenza è quella di alzare le mani. E poi credo si possa lavorare molto sui caschi e le loro dimensioni.

Ed è un vantaggio per te?

Sì, ma anche gli altri lo faranno, quindi non credo cambierà moltissimo.

Van Aert… con Van Aert! Il suo manichino a grandezza naturale prodotto dal TUe di Eindhoven per i test in galleria del vento
Van Aert… con Van Aert! Il suo manichino a grandezza naturale prodotto dal TUe di Eindhoven per i test in galleria del vento
Dove fate i test?

Abbiamo una partnership con l’Università di Eindhoven, lì in galleria del vento si svolgono tutti i nostri test. Ci sono dei modelli a grandezza naturale di Roglic e Wout (Van Aert, ndr) ma presto credo anche di Foss e di Vingegaard. L’idea del manichino è ottima, perché se fai dieci prove con l’atleta non saranno mai davvero uguali. E’ difficile che si riposizioni perfettamente allo stesso modo. Con il manichino invece puoi farlo e il test diventa ripetibile.

Hai parlato di dettagli, quali sono quelli che a tuo avviso fanno la maggior differenza?

Per me – ribatte senza indugio Affini – è il mantenimento della posizione. Puoi fare tutti i test che vuoi in galleria del vento. Puoi trovare una posizione eccellente, ma se poi in gara ti scomponi perdi quei vantaggi. Non solo devi trovare una posizione che sia efficiente, ma anche che tu sia in grado di mantenere mentre spingi. Ci si lavora da sempre. Prendiamo appunto il discorso della testa che deve stare “alta”… Adatti il tuo fisico ad una posizione che non è comoda, ma è ideale.

E tu che stato hai raggiunto tra posizione e materiali?

Direi buono. Bisogna sempre migliorarsi e vedremo con la nuova posizione, ma anche con i materiali e le bici (Cervélo, ndr) mi trovo bene: a crono e su strada. Davvero due bici… stabili, non flettono. E se lo dico io che sono grosso!

Il corridore della Jumbo-Visma agli ultimi mondiali a crono è arrivato 13°
Il corridore della Jumbo-Visma agli ultimi mondiali a crono è arrivato 13°
Cambiamo un po’ discorso, Edoardo: come hai seguito il record dell’Ora di Ganna?

Ero in hotel, alla vigilia della Parigi-Tours. Una prestazione incredibile. Uno non ci pensa ma è stato qualcosa d’incredibile: lui e lo studio esagerato che c’era dietro.

Da cronoman come hai vissuto quei 60 minuti? Cosa ti passava nella mente?

L’ho vissuta che avevo il mal di gambe! Sapendo cosa ha fatto Pippo per arrivare a quel momento e cosa gli è servito, c’è solo da togliersi il cappello. In più dopo le polemiche in seguito al mondiale chiaro-scuro a livello psicologico, è stato una grande cosa. Ne ha avute molte di rotture: lo fa, non lo fa, “lascia prima la nazionale per cose sue”… Non è stato facile.

Edoardo Affini con il suo fisico possente ci pensa al record dell’Ora?

Può pensare di farlo – risponde dopo una breve pausa e una smorfia di sorpresa – ma c’è bisogno di un vero piano tecnologico. Di uno studio avanzato. Non è qualcosa che fai da solo. E sul piano fisico bisogna fare uno sforzo che nelle corse normali non si fa. Tanto più che le crono da un’ora non ci sono più. L’ultima crono veramente lunga risale al mondiale dello Yorkshire nel 2019.

Serve dunque un supporto tecnico totale e chi crede in te: la Jumbo Visma sarebbe interessata?

Forse… A livello di materiali sicuramente. Cervélo di certo ne sarebbe attratta, tanto più che loro già hanno una connessione con la pista. E lo stesso vale per gli altri settori, penso alle gomme per esempio. Poi andrebbe pianificata molto bene nell’arco della stagione e non solo per gli impegni, ma anche perché come ha detto Pippo non hai voglia di fare tanti tentativi!

Tra Team Jumbo-Visma e Cervélo c’è grande attenzione ai dettagli: avrebbero le capacità per dare assalto al record dell’Ora (foto Cervélo)
Tra Jumbo-Visma e Cervélo c’è grande attenzione ai dettagli: avrebbero le capacità per il record dell’Ora (foto Cervélo)
In effetti è piuttosto doloroso! Per te chi può battere questo Record?

Potrebbe riuscirci Stefan Kung per la sua struttura e perché gli piacciono le sfide. 

E il tuo compagno Van Aert?

Non so se sia una sua ambizione. Lui ha anche il cross e riuscire ad incastrare tutto sarebbe davvero complicato. Anche per differenza di sforzo.

Tu e Ganna siete cresciuti insieme e lo battevi anche: com’è ritrovarcisi tra i pro’? 

E’ uno stimolo. Abbiamo la stessa età ed è da quando siamo allievi che ci scorniamo, ma per ora lui è il numero uno: c’è poco da girarci intorno. Dal canto mio, sono sempre lì a cercare di migliorarmi.

La differenza è solo nel “motore” o anche nella guida? Nel prologo di Torino per esempio Ganna fece una bella differenza anche nelle curve…

Di sicuro ha rischiato di più, ma certe cose magari le fai anche perché sei più sicuro di te stesso. Insomma, aveva già vinto il mondiale.

Voi cronoman vi confrontate mai sulle scelte tecniche prima di una gara?

Sì, qualche commento lo facciamo, ma non ci facciamo influenzare. Fatta una scelta, quella è. E poi più o meno sappiamo cosa useremo. Al massimo uno può usare una ruota da 55 millimetri e un altro una da 60, per dire, ma siamo lì. I rapporti per esempio sono quelli: di solito è il 58.

Per Affini non sarebbe facile inserirsi al 100% nei quartetti di Marco Villa
Per Affini non sarebbe facile inserirsi al 100% nei quartetti di Marco Villa
Sappiamo che non è facile rispondere ma ti piacerebbe provare un’altra bici da crono? Ce n’è qualcuna che ti incuriosisce?

Come ho detto, con Cervélo mi trovo bene, la nostra bici da crono è ottima e non la cambierei. Ma se proprio dovessi sceglierne un’altra, a questo punto direi la Pinarello di Pippo.

Restiamo sempre in ambito aero e crono: pensi mai che potresti essere nel quartetto? Gente come te, Ganna, Milan… siete tutti “bestioni”. E tu hai fatto pista in passato.

Adesso credo che non sia sensato né possibile entrare a far parte di quel gruppo così affiatato. Oltre a loro ci sono dentro già i ragazzi juniores e under 23 in quel movimento, come è giusto che sia. E sinceramente non credo sia il mio posto. In più il mio ultimo quartetto l’ho fatto da junior.

Però tecnicamente potresti starci?

Fosse solo per una questione tecnica o mentale, ci potrei anche stare: ho un’idea di cosa mi aspetterebbe. Però non so se sarei in grado di esprimermi al 100%. Dovrei organizzare bene gli impegni con la strada. Poi è anche vero che ti ricordi di Viviani, che è stato il primo a dimostrare che se bene calibrati, si possono conciliare gli impegni dell’una e dell’altra specialità. Ma la doppia attività non è per tutti.

Bioracer: il primo anno con Ineos è stato un successo

07.11.2022
4 min
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La stagione appena conclusa è stata la prima per il nuovo binomio BioracerIneos Grenadiers. Non è mai facile inserirsi in corsa, ma il marchio belga, uno dei più affermati nel campo dell’abbigliamento di alto livello, ha lavorato molto. Offrendo a Ganna e compagni una gamma di prodotti all’avanguardia e di ottima fattura. Ma com’è andato questo primo anno accanto al colosso britannico?

La collaborazione con la Ineos ha aperto a Bioracer anche il mercato sud-europeo
La collaborazione con la Ineos ha aperto a Bioracer anche il mercato sud-europeo

Nuovi orizzonti

Nel nostro incontro con Bioracer abbiamo parlato con Marco Pancari, Operation Manager Bioracer Italia. Il salto principale per l’azienda è stato soprattutto commerciale, come ci spiega anche lui.

«Questa collaborazione – spiega – ha permesso a Bioracer di entrare nel mercato italiano e nei vari negozi dalla porta principale. La nostra è un’azienda storica, perché sono 30 anni che è presente sul mercato. Siamo sempre stati però focalizzati sul custom team, con un fatturato molto importante, che supera i 40 milioni di euro. Tuttavia, nel mercato sud-europeo e soprattutto in quello italiano, era praticamente sconosciuta dal pubblico amatoriale».

L’operazione Ineos

Da queste prime parole di Marco Pancari emerge chiaramente come la collaborazione con il team britannico sia subito apparsa come una grande opportunità: tecnologica e commerciale.

«Bioracer – continua Pancari – ha aperto il bacino di utenza grazie al marchio Ineos. Parlando specificamente del mercato italiano possiamo tranquillamente dire che la presenza di corridori come Viviani e Ganna ha portato a far sì che il prodotto “replica” diventasse molto forte. Va detto che Ineos è uno dei top team per quanto riguarda anche tutto il contorno, dalle bici Pinarello, ai caschi marchiati Kask. Andare a posizionare Bioracer assieme a questi nomi ha dato decisamente una marcia in più. La presenza di un corridore come Filippo Ganna ci ha dato quella spinta ulteriore per creare nuovi prodotti e nuove tecnologie anche nella linea dei body».

Un marchio affermato

Trent’anni di storia non sono pochi, un lungo periodo che ha permesso a Bioracer di affermarsi già ad alti livelli. I successi ottenuti quest’anno sono molteplici, sia con Ineos, con il culmine massimo nel record dell’Ora di Ganna. Non è da sottovalutare anche il mondiale vinto da Evenepoel a Wollongong, infatti la nazionale belga vestiva capi firmati Bioracer.

«Oltre ad avere un fatturato importante – ci spiega nuovamente Marco Pancari – Bioracer ha cinque sedi produttive di proprietà. Di conseguenza ha sottomano tutta la filiera: aspetto fondamentale per far capire alla gente che alla base c’è una struttura importante. All’interno dell’azienda è presente una galleria del vento, questo particolare ha permesso a Bioracer di diventare uno dei leader del settore speedwear. Il passo fatto insieme ad Ineos ha permesso di sviluppare prodotti sempre più performanti. Un esempio è l’aver aumentato la traspirabilità dei capi visto il colore scuro del team, il lavoro però non finisce qui e stiamo già lavorando al 2023».

Bioracer

Cosa ha detto la crono di ieri? Ce lo spiega Adriano Malori

09.06.2022
6 min
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Ieri è andata in scena la cronometro individuale al Delfinato e a vincerla, come sappiamo, è stato Filippo Ganna. Ancora una volta una super prova per l’iridato in carica. Una prova che Adriano Malori ha seguito con passione e l’attenzione tecnica che lo contraddistingue.

E questa sua attenzione l’ex tricolore a crono l’ha messa a nostra disposizione. Il duello con Wout Van Aert è stato entusiasmante. Ma sul piatto non c’è stato solo quello…

Malori, ha vinto per tre volte il titolo nazionale a crono elite. Oggi dirige il suo centro di preparazione 58×11
Malori, ha vinto per tre volte il titolo nazionale a crono elite. Oggi dirige il suo centro di preparazione 58×11
Adriano, partiamo proprio da qui. Ganna contro Van Aert…

Sicuramente Pippo è già in forma Tour. E’ stato perfetto. Mentre Van Aert ha qualche problema di gestione dello sforzo. Ieri ha perso come al mondiale. E’ partito molto forte, 10” di vantaggio. Poi ha mollato passando a 10” di ritardo e poi ha ripreso a spingere chiudendo a 2” da Ganna. Questo è sintomo di due cose.

Quali?

Che è partito troppo forte ed è stato costretto a calare. Oppure che dalla macchina, dove vedono in tempo reale i suoi wattaggi, gli hanno detto di calare. In ogni caso questa gestione non va bene per una crono. Serve più regolarità. 

Come te lo spieghi?

Un po’ credo faccia parte delle sue caratteristiche. Alla fine Wout viene dal ciclocross, vince le volate, quindi è e tende ad essere molto esplosivo. Tra il riscaldamento e l’adrenalina prima di una prova simile ci sta che gli “scappi la gamba” nelle prime fasi e che si ritrovi subito fuori soglia.

Van Aert, secondo ieri è leader della generale e della classifica a punti. La maglia verde è l’obiettivo del Tour
Van Aert, secondo ieri è leader della generale e della classifica a punti. La maglia verde è l’obiettivo del Tour
Ieri però si diceva che il vento fosse cambiato nel lasso di tempo tra la prova di Ganna e quella di Van Aert. Per il belga era più forte, sia a favore che contro a seconda di come girava il percorso…

Sì, il vento può anche aver inciso un po’, però è stato l’unico atleta che ha avuto uno sbalzo così ampio. Altri hanno avuto trend più regolari. Se migliorasse l’aspetto della gestione delle crono ne vincerebbe di più. Ne ha vinte anche nelle corse a tappe, come lo scorso anno al Tour, ma quando poi ti trovi specialisti come Ganna non basta più. Serve una gestione migliore.

Il fatto che l’avversario sia proprio Ganna, che lo ha già battuto più volte ai mondiali, può incidere a livello psicologico? 

Non credo. Uno come Van Aert che vince a crono, nel cross, che in volata batte Cavendish non ha paura di nessuno. Anche in salita è stato più forte di Roglic alla Parigi-Nizza. Semmai è il contrario, con avversari così grandi è ancora più motivato.

Hai parlato di Roglic: come lo hai visto pedalare? E secondo te questa cosa del ginocchio che ancora gli fa male è vera?

Per me è un po’ di pretattica. Roglic, a parte la Vuelta 2021, ha sempre avuto un calo nella terza settimana di un grande Giro, e se andiamo a vedere ha ridotto progressivamente le gare di avvicinamento ai grandi Giri. Quest’anno ne ha fatte pochissime. Per me ha fatto la scelta di arrivare fresco al Tour. E vista la sua età (32 anni, ndr) sa che è l’ultima chance contro Pogacar. Avrà ragionato: “tutto o niente”. Ieri tutto sommato è andato bene, però a volte era agile, altre duro, non è ancora al top e poi la sua gamba non mi sembra ancora definita. Primoz sa che va in condizione con poco e sta sfruttando questo Delfinato proprio per essere al meglio per il Tour.

Per Malori, Roglic non ha ancora una gamba definita. La sua condizione è in crescita
Per Malori, Roglic non ha ancora una gamba definita. La sua condizione è in crescita
Però uno che ha fatto tanta altura come può non avere la gamba definita? Vuoi dire che si è volutamente allenato poco?

Dipende dal livello da cui si parte. Magari dopo i Baschi ha fatto due settimane senza bici. Sono ipotesi, chiaramente. In più non dimentichiamo che se non dovesse andare bene al Tour, avrebbe il “Piano B”, la Vuelta, dove arriverebbe più fresco. A naso, dico che questo è l’anno buono per lui. Roglic mi piace: è uno che ha preso tante botte, è caduto e si è sempre rialzato.

Mattia Cattaneo. Ma quanto è stato bravo?

Sono contentissimo per Mattia! Fece il primo anno da pro’ in squadra con me e si vedeva che aveva delle doti stratosferiche. Ma non è mai riuscito ad esprimerle perché fisicamente era indietro. Negli ultimi anni invece è si è formato. Adesso ha messo su i muscoli necessari. Anche se è un classe 1990, per me ha ancora 4-5 anni buoni. Se fossi un Lefevere lo farei preparare per bene per una corsa a tappe tipo i Baschi o la Parigi-Nizza, dove c’è sempre una crono, per fargli fare la classifica.

Mattia Cattaneo ieri ha concluso la sua crono in quarta posizione a 39″ da Ganna. Adesso è secondo nella generale a 53″ da Van Aert
Mattia Cattaneo ieri ha concluso la sua crono in quarta posizione a 39″ da Ganna. Ora è secondo nella generale a 53″ da Van Aert
Adriano, c’è qualcuno che ti ha colpito?

Etan Hayter – risponde secco Malori – anche lui è di quelli che vince in volata, tiene in salita, va forte a crono. Ieri ha messo dietro fior di specialisti.

Qualche tempo fa chiedemmo a Cioni se fosse anche per le corse a tappe in futuro… 

Il problema per me è la componente mentale. Se parti per un grande Giro da gregario o per vincere qualche tappa è più rilassante, se invece ogni giorno devi lottare perché non puoi perdere 2” neanche dopo una curva è un altro conto. Ricordate cosa si diceva di Ganna dopo la sua vittoria a Camigliatello? Tutti a dire che doveva provare a puntare sulle corse a tappe. Quindi sarebbe dovuto dimagrire. Ma il rischio di snaturarsi è troppo alto per fare un 5°-6° al Giro e poi non vincere più neanche una crono o una corsa. E questo nel ciclismo di oggi non te lo puoi più permettere. E dico una cosa brutale.

Cosa? 

Nei grandi Giri finché c’è Pogacar si lotta per il secondo posto.

Gaudu in azione contro il tempo. Secondo Malori il francese e la sua squadra devono lavorare molto (e diversamente)
Gaudu in azione contro il tempo. Secondo Malori il francese e la sua squadra devono lavorare molto (e diversamente)
Adriano, passiamo invece a chi non ha brillato. Ci verrebbe da dire Gaudu

Esatto. Quando l’ho visto con quella posizione ho avuto un colpo al cuore! Non solo la posizione. Aveva un ritmo di pedalata non redditizio. Inguardabile. E sinceramente non capisco questa impostazione. In Groupama-Fdj hanno Kung che a mio avviso ha la posizione migliore di tutti, anche di Ganna, quindi le strutture e le conoscenze per lavorare bene ce le avrebbero. Non so se sia una loro scuola di pensiero. Sinceramente non riesco a capire.

Dai, noi ci godiamo Ganna!

Ieri era stabile, spingeva. Per come era composto era una macchina da guerra. Nella prima tappa del Tour si lotterà per il secondo posto. Anzi per il terzo, al secondo metto Van Aert. E poi è una crono corta, “stile inseguimento”. Se Pippo starà così non ce ne sarà per nessuno.

La crescita di Ganna: «In gara stupisce anche me». E se lo dice Cioni…

01.01.2022
5 min
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Filippo Ganna e Dario David Cioni, un duo ormai imprescindibile. Il campione e il diesse (anche preparatore). I due della Ineos Grenadiers lavorano insieme ormai dal 2019. Solo tre anni, o meglio tre stagioni, ma il connubio è così stretto che sembra molto di più.

Quando il “Pippo nazionale” è arrivato da Cioni aveva poco più di 22 anni, pertanto il tecnico toscano lo ha visto crescere in anni fondamentali, quelli che separano la gioventù dall’atleta non diciamo maturo, ma quantomeno formato. Specie ai tempi di oggi.

David Brailsford, Filippo Ganna, Dario Cioni, crono Milano, Giro d'Italia 2020
Filippo Ganna e Dario Cioni, festeggiano la vittoria della crono di Milano al Giro 2020. Con loro (a sinistra) David Brailsford
David Brailsford, Filippo Ganna, Dario Cioni, crono Milano, Giro d'Italia 2020
Ganna e Cioni, festeggiano la crono di Milano al Giro 2020
Ebbene, Dario, quanto è cresciuto Filippo dal 2019?

Credo che la sua crescita sia palese. E’ arrivato nel nostro team che non aveva neanche una vittoria e subito è riuscito a superare questo scalino. Era il primo obiettivo: arrivare a vincere. E poi non si è più fermato, arrivando persino al mondiale a cronometro.

E a livello numerico? Puoi darci una percentuale?

A livello numerico è difficile da dire, sono cambiati anche gli strumenti che misuravano la potenza rispetto al team precedente, non puoi dare un valore numerico preciso. Potenzialmente si potrebbe definire meglio in pista, ma anche lì poi sono cambiati i materiali. Piuttosto, sempre in relazione alla pista direi che aveva vinto nelle categorie giovanili e si è ripetuto tra i pro’ e questo non è un dato secondario.

Ganna può vincere con costanza anche le corse in linea e non solo le crono?

Può vincerle, lo ha già fatto e può farlo anche in futuro. E proprio pensando al futuro bisogna vedere anche dove e come saranno messe queste crono, penso ai grandi Giri, escludendo il mondiale che chiaramente c’è ogni anno. L’obiettivo dei prossimi anni è proprio quello di vincere corse in linea, che siano tappe in grandi Giri o corse di un giorno.

Nei primi anni di professionismo (2017, 2018) alla UAE Ganna non aveva vinto
Nei primi anni di professionismo (2017, 2018) alla UAE Ganna non aveva vinto
E mentalmente è cresciuto? Quanto è cambiato?

Come persona non è cambiato, Pippo è sempre lo stesso. Lui è molto focalizzato sui risultati, sui suoi grandi obiettivi. Quando ci sono questi grandi goal da raggiungere è molto serio e meticoloso. E tante volte mi sorprende come riesca a perseguirli (anche più di uno) durante la stagione. E’ questo che lo differenzia dagli altri. È un personaggio di un’altra categoria. E’ uno dei pochissimi italiani che è riconosciuto anche da coloro che non sono super appassionati di ciclismo. Per il resto chiaramente ha acquisito più consapevolezza nei propri mezzi, sa gestire se stesso e il gruppo.

Indubbiamente è cresciuto, ma a volte sembra quasi voglia porsi sulla “difensiva”, come se la gente non capisse quanto fa. Come quando ai mondiali di Roubaix quasi si scusò per l’eliminazione…

A Roubaix ha corso per i compagni e aveva dato molto durante l’anno. Veniva da una stagione lunga e dispendiosa. Con le Olimpiadi di mezzo non aveva potuto fare neanche lo scarico di mezza stagione. Dopo un oro olimpico avrebbe potuto chiuderla lì, invece è andato avanti. Ad oggi è uno dei pochissimi che è stato in grado di battere Van Aert. Lui è andato ai mondiali in pista per i compagni (inseguimento a squadre, ndr) più che per se stesso.

Ai mondiali di Londra 2016 Ganna a soli 20 anni è iridato nell’inseguimento individuale
Ai mondiali di Londra 2016 Ganna a soli 20 anni è iridato nell’inseguimento individuale
Cosa ti stupisce di lui?

Sicuramente le prestazioni che riesce a fare e che riesce a tirare fuori in gara. E poi direi il suo modo di lavorare per perseguire i grandi obiettivi: è molto preciso, imposta un lavoro e lo segue con metodo. Non sgarra. Non sgarra in allenamento e neanche in gara.

C’è stata qualche volta in cui è andato oltre le tue aspettative?

Ah – esclama Cioni – molto spesso! Più volte è stato in grado di fare delle performance oltre le previsioni. Quest’anno per esempio la prestazione fatta nel mondiale a crono è stata la migliore in assoluto di sempre. Anche nella cronometro di Tokyo è andato forte. Magari su un percorso a lui più congeniale sarebbe andato meglio a livello di risultato. E un’altra super prestazione è stata quella al prologo del Giro d’Italia. Si è visto proprio che era partito per vincere.

Hai parlato spesso di grandi obiettivi e con la pressione come la mettiamo? Pippo la soffre?

C’è abituato, ha il suo metodo di affrontare le grandi sfide e lo mantiene. Ricordiamo che è abituato a fare i campionati del mondo su pista da quando era un ragazzo, addirittura a vincerli da ragazzo, quindi ci è cresciuto con la pressione.

Quest’anno il piemontese inizierà a correre in Argentina alla Vuelta San Juan
Quest’anno il piemontese inizierà a correre in Argentina alla Vuelta San Juan
Cosa intendi per “il suo metodo”?

Che gli piace rispettare la sua routine, le impostazioni delle fasi che precedono i momenti più importanti, specialmente quelle di approccio alla gara. Il suo riscaldamento…

Che ricordi hai della prima volta che lo hai visto? E come è cambiato il vostro modo di rapportarvi?

Ci siamo visti in delle corse da prima che venisse alla Ineos. Poi ci siamo parlati in un momento in cui era lontano dalle gare. Per il resto, sapete, i rapporti cambiano di continuo e vivendolo da dentro si fa più difficoltà a coglierli. Posso dire che nel team ha acquistato sicurezza, ha più dimestichezza con la lingua, è rispettato dai compagni. Non è più il nuovo corridore giovane che arriva in un team importante. Adesso è un leader, un vero leader.

Dario, dove può arrivare Ganna?

Ancora ha dei margini, ma mai porre un limite. Bisogna puntare in alto…

Presente e futuro del ciclismo giovanile in Piemonte. Vediamo…

18.12.2021
6 min
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Il movimento ciclistico del Piemonte quest’anno ha lottato e vinto più volte, sopratutto contro il tempo. I successi tricolori a crono di Francesca Barale, Matteo Sobrero ed Elisa Longo Borghini sono stati un segnale importante. E ancora le maglie iridate di Filippo Ganna ed Elisa Balsamo. Vittorie e nomi che provengono da una regione che sforna atleti senza però avere i numeri e le squadre che altre regioni possono vantare.

Da un’intervista a Fabio Felline sono venuti a galla spunti interessanti sulla delicatezza del momento che sta affrontando il ciclismo giovanile in Piemonte e su qualche possibile incognita per il futuro. Abbiamo deciso quindi di chiedere direttamente a chi se ne occupa a 360 gradi, ricoprendo il ruolo di Coordinatore Tecnici Regionali e Rappresentative Regionali: Francesco Giuliani

Francesco Giuliani con la rappresentativa juniores del Piemonte
Francesco Giuliani con la rappresentativa juniores del Piemonte
Che anno è stato per i giovani del Piemonte?

E’ stato un bellissimo anno, abbiamo anche raccolto dai lavori passati, si parla di una continuità decennale. Parlando degli junior, lo dico schiettamente, non ho mai avuto una squadra così forte negli ultimi otto anni.

Davvero?

Si, però non abbiamo raccolto quanto avremmo potuto. Un esempio può essere il campionato italiano. Abbiamo corso sempre in rimessa e mai all’attacco. Il ciclismo attuale è fatto di attacchi. Quindi abbiamo patito un po’ e ci siamo accontentati dei piazzamenti, ma può capitare non bisogna misurare una stagione solo con i risultati. Anche perché atleti come Manuel Oioli stanno emergendo in maniera cristallina

Che progetto c’è per il ciclismo giovanile nella vostra regione?

Quest’anno ho fatto una proposta al nuovo Presidente del Comitato Regionale Massimo Rosso (in apertura con Sobrero, Longo Borghini e Ganna, ndr) di un progetto per ampliare la rosa di tecnici regionali. Per dare più opportunità ai ragazzi seguendoli in modo più specifico senza invadere le competenze delle squadre e andando a compensarle laddove ce ne fosse bisogno. Abbiamo inoltre inserito un metodo di lavoro diverso che verrà ampliato in futuro per una collaborazione che abbiamo con il centro studi regionale. Ci ispiriamo un po’ alla struttura nazionale, naturalmente in versione adattata, più piccola. Prevediamo anche un piano per la preparazione atletica per eventuali trasferte di rappresentativa. Abbiamo fatto già quest’anno dei collegiali per quanto riguarda i campionati italiani e per il Giro della Lunigiana, prendendo per esempio gli juniores.

Sarete quindi un supporto anche per le squadre?

Si, proprio per dare dei consigli dove serve, alle società e ai corridori papabili convocati per le rappresentative. Diventiamo un supporto in più per le squadre ovviamente dove c’è la mancanza. Se una società non è ha bisogno sono ancora più contento perché vuol dire che lavora bene.

Oioli premiato per il secondo successo al Giro della Lunigiana
Oioli premiato per il secondo successo al Giro della Lunigiana
Avete riscontrato un calo di talenti?

Il movimento piemontese è sempre stato altalenante e la pandemia non ha aiutato. Avremo un buco generazionale che si vedrà dal 2023, dovuto al Covid, per mancanza di entusiasmo e motivazione. Ci stiamo già muovendo per attutire questo colpo. Il rovescio della medaglia però è il ciclismo dei giovanissimi che si è rimpolpato molto, perché moltissimi sport erano fermi mentre il nostro è ripartito velocemente. 

Per quanto riguarda le squadre invece, rispetto ad altre regioni vi sentite inferiori?

Per avere un’idea chiara, il Piemonte non si può paragonare alla Lombardia o al Veneto. Sarebbe un errore gigantesco. Sia come bacino d’utenza di atleti, sia a livello di sponsor. Il Piemonte per essere una delle “piccole”, è tra le prime regioni. Dopo Veneto e Lombardia posso dire che ci posizioniamo noi, insieme a Emilia Romagna e Toscana e poi via via tutte le altre. Se si vanno a vedere i numeri per perdita di società, corse e atleti, e si paragona alle altre, si vede che alla fine il la nostra è la regione che ha perso di meno. Riuscendo ad essere competitiva. 

La situazione per le squadre under 23 qual’è?

Non abbiamo così tante squadre è vero.  

Potrebbe essere un limite per chi vuole passare da juniores a under?

No, perché quando si esce dalla rosa degli junior, diventa una scelta impegnativa che mette in gioco tantissime variabili. Le squadre sono quelle che sono anche perché ci vogliono budget importanti. I corridori che meritano di andare avanti non hanno problemi.

Da junior Sobrero aveva già un’ottima predisposizione per le crono: qui nel 2014 (foto Scanferla)
Da junior Sobrero aveva già un’ottima predisposizione per le crono: qui nel 2014 (foto Scanferla)
Il modello di squadre regionali come: #inEmiliaRomagna e Cycling Team Friuli. E’ replicabile?

Il Piemonte è predisposto e ci sta pensando, non nell’immediato. I tecnici stanno valutando. Per un progetto così ci vuole una struttura importante. Naturalmente i comitati funzionano come tutte le squadre. Bisogna anche pensare che se si fa un progetto del genere si va a togliere linfa vitale a realtà esistenti. É un discorso delicato su cui si sta ragionando. E’ una decisione che spetta al consiglio regionale e al presidente. 

Non sei preoccupato della fuga di talenti fuori dalla regione?

Ganna, Sobrero, e Balsamo per fare degli esempi, è vero che sono dovuti emigrare in altre realtà, ma se ne sono andati quando sono diventati under ed elite non da juniores. Fino a quel punto hanno avuto un percorso sostenuto dal Piemonte. E’ un movimento che ha degli alti e dei bassi come in ogni realtà ma alle spalle c’è un sistema solido. 

Cosa intendi per sistema solido?

Dalla regione c’è un sostegno continuo. Così come le società che continuano a sfornare talenti e lavorano bene. Per citarne un paio.  Il Pedale Ossolano è una società sana che cresce talenti, da cui viene Ganna. La SC Vigor della Balsamo adesso sta dando spazio a molti giovani. Non bisogna guardare solo il numero delle società ma anche quello che ci sta dietro. Poi è vero che bisogna migliorarsi sempre e noi ci stiamo impegnando per farlo. 

Vigor giovanissimi 2009
Il gruppo dei bambini della SC Vigor Piasco nel 2009: riconoscete Elisa? Seconda in piedi da sinistra…
Vigor giovanissimi 2009
Il gruppo dei bambini della SC Vigor Piasco nel 2009: riconoscete Elisa? Seconda in piedi da sinistra…
Vedi del margine di miglioramento quindi?

Sì, certo. Tra le squadre che mi stanno chiedendo un po’ di consulenza in cui sto girando, vedo tanti atleti che potrebbero avere futuro ed essere messi in risalto maggiormente. Non è una cosa che si può fare dall’oggi al domani, faremo delle attività, le società dovranno lavorare in sinergia con noi. Ma insieme si lavora per dare la possibilità e i mezzi a chi li merita. 

Parlando con il torinese Viel, ci ha detto che secondo lui a volte il ciclismo manca di appetibilità, rispetto a sport come il calcio che da voi è estremamente seguito…

A livello di giovanissimi, il discorso è in crescita, come dicevo prima abbiamo messo in sella sempre più piccoli ciclisti. Se devo trovare una difficoltà che ho visto anche in altre regioni, riguarda la pista. Avendo solo il velodromo all’aperto di San Francesco Al Campo, mancando le strutture, è difficile avvicinare alla disciplina. Mentre se guardiamo sempre le solite, non a caso Veneto e Lombardia hanno moltissimi velodromi e si vede nei risultati. Nonostante questo noi siamo la terza o la quarta forza. 

Credi sia difficile avvicinare quindi i giovanissimi a praticare?

Sì e no, a livello di numeri siamo messi bene. Il problema può essere il numero effettivo che corre la domenica. Se parliamo di giovanissimi nella sua totalità, godiamo di ottima salute, soprattutto nel fuoristrada. Mentre se parliamo di giovanissimi che partecipano alle gare la domenica, ci sono realtà che su cento giovanissimi ne riescono a far correre dieci. Non stiamo parlando di agonismo. A quell’età deve essere tutto assolutamente un divertimento. Le squadre devono comunque spronare i più piccoli alla sana competizione che non è agonistica ma che ti insegna i valori della vittoria e della sconfitta misurando l’impegno che si mette nel fare una cosa. 

Clamoroso allo Stablinski, Ganna è fuori, Milan in finale

22.10.2021
5 min
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Allo Stablinski Velodrome si è da poco conclusa la qualificazione dell’inseguimento individuale, gara splendida che non si capisce per quale motivo sia stata tagliata fuori dal programma olimpico. Evidentemente lo skateboard attira di più. Chi attiri non si sa, visto che neanche gli skater sapevano ci fossero i Giochi per questa disciplina, ma tant’è e non possiamo fare altro che goderci ancora di più questa specialità in veste iridata. Specialità che in questo pomeriggio ci ha regalato sorprese clamorose: Filippo Ganna non va in finale per l’oro.

Si annunciava un triello fra Ganna, Lambie (il primatista del mondo) e Jonathan Milan. E invece succede che Pippo parte malissimo. E’ 24° su 24, al termine della prima tornata. Rimonta, ma non basta. E allora le speranze sono tutte riposte nel friulano con il quale abbiamo scambiato qualche parola in questi giorni francesi.

Jonny si gode la festa del quartetto iridato. Lo Stablinski non può far altro che applaudire gli azzurri
Jonny si gode la festa del quartetto iridato. Lo Stablinski non può far altro che applaudire gli azzurri

Jonny in finale

Stamattina quando ha lasciato l’hotel Jonathan era molto tranquillo. «Nessuna tensione», ci aveva detto con quella sua tipica aria serafica. Aveva dormito bene ed era carico per i 4.000 metri che lo attendevano. Dopo le prove di riscaldamento con Pippo, prima alla sua ruota e poi a parti invertite, al fresco campione europeo di specialità non restava che attendere il via.

Jonny parte forte, ma non fortissimo. Anche se Villa è di parere opposto. Poi va in progressione. Si distende. E nel finale sigla un buon 4’05”, che sembra essere davvero un ottimo tempo sulla pista non particolarmente rapida dello Stablinski. Il problema è che Ashton Lambie fa meglio di lui di oltre due secondi. Per entrambi una prova solida, ma nelle gambe del primatista mondiale abbiamo visto più forza.

Però è anche vero che la finale è un’altra cosa e Milan inizia ad essere abituato alla pressione. E poi c’è un piccolo dato a cui attaccarsi. Nel chilometro finale l’americano è calato un po’ di più rispetto all’azzurro e chissà che questa non possa essere una preziosa chiave di lettura e un bel segnale. 

Ganna e Milan hanno girato insieme quando mancavano un paio d’ore alla loro prova
Ganna e Milan hanno girato insieme quando mancavano un paio d’ore alla loro prova

I consigli di Lamon

Ma prima di pensare alla finale di questa sera, non si può non fare un piccolo passo indietro al trionfo di ieri sera. Un trionfo che ha visto Milan nel ruolo di lanciatore, cosa un po’ insolita per uno della sua stazza e con leve tanto lunghe. Oltre al cambio tra Bertazzo e Lamon questa è stata una news curiosa. A Tokyo questa delicata fase era stata affidata a Francesco Lamon, divenuto ormai un esperto del lancio.

«E’ una novità – dice Milan – ma dovevamo farla. Avevo fatto la partenza solo una volta. Un paio di anni fa in Coppa del mondo in Australia. Feci due tirate di un giro e mezzo. A Montichiari invece l’avevamo provata. Ma un conto è la gara e un conto l’allenamento. Ieri sera ho fatto due giri un po’ la prima volta e qualcosa in più dopo. Tutto secondo i programmi. Non abbiamo sbagliato niente».

 

«Certo Lamon le fa sempre bene, non che io sia andato male. Anzì, ho fatto un’ottima prova, ma lui in generale è un’altra cosa. Ieri mi ha dato un sacco di consigli: Jonathan non partire troppo forte, qui fai così, lì fai così, se vai lungo poi è un problema per Ganna. Mi ha preso da parte e abbiamo parlato per un’ora. Anche se è dispiaciuto per non esserci stato (comunque Lamon ha fatto il primo turno, ndr) al gruppo ci tiene molto».

E il gruppo tiene a lui, visto che ieri sera appena scesi di bici Milan se lo è stretto sotto il braccio. E’ stato il primo che è andato a cercare. E poco dopo anche gli altri si sono uniti all’abbraccio e tutti insieme hanno sollevato Francesco.

Jonathan Milan mentre ci spiega le “gobbe” della pista (anche con i gesti)
Jonathan Milan mentre ci spiega le “gobbe” della pista (anche con i gesti)

Pista “strana”

Ma questi sono anche momenti di dietro le quinte. In un velodromo si parla di tutto e così si scopre che: «Che è una pista strana», dice Jonathan Milan che di fatto riprende le parole di Martina Fidanza. Il gigante friulano ci spiega che l’anello dello Stablinski ha delle curve molto strette che non sono il massimo per fare velocità.

«Non che sia una pista lenta, ma di sicuro non è veloce come quella di Tokyo. E’ anche caldo, ma… insomma non credo che il record del mondo uscirà da qui. E poi vedi – e indica la curva che precede l’arrivo – all’ingresso c’è una specie di gobba. E’ molto fastidiosa.

«Okay, ormai abbiamo capito dove sta e come fare, ma in allenamento ci riesci, in gara no! In gara sono 16 curve diverse… Nel quartetto dovevi stare anche attento al cambio, rischi che ti spari un po’ fuori, sopra la linea rossa».

Lambie si scalda per l’inseguimento individuale. L’americano appare molto sicuro di sé
Lambie si scalda per l’inseguimento individuale, mentre al tabellone osserva i tempi dei suoi avversari

Rapporti più corti

E anche in virtù di questa situazione tecnica della pista, si è intervenuti un po’ sulle bici. A cominciare dai rapporti. Gli azzurri hanno optato per un 62×14, tutti. Nel complesso quindi si viaggia un po’ più agili rispetto a Tokyo.

«Esatto, un po’ per la pista e un po’ perché la condizione non è la stessa – conclude Milan – Non abbiamo il record del mondo in questo momento nelle gambe. A Tokyo addirittura io avevo usato il 64 in semifinale e finale, gli altri il 63. Però stiamo bene. Il fatto che per due volte abbiamo fatto 3’46” e che abbiamo finito in quattro la dice lunga».

Adesso non c’è che da attendere la finale dell’inseguimento individuale. L’appuntamento è per le 20:36, noi stiamo fremendo per questo Italia-Stati Uniti, ovvero Milan-Lambie. E non scordiamoci che in ballo c’è anche un bronzo con Pippo. Il mondo ci guarda. Noi tifiamo…

Una giornata con gli azzurri risolta in 5 centesimi

22.09.2021
6 min
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Cinque centesimi. Appena cinque centesimi ci hanno permesso di salire sul podio. I beffati sono stati gli svizzeri. Alla fine quei sorrisi del mattino hanno portato bene. La nazionale dei ragazzi e delle ragazze ce la siamo gustata nell’arco di tutta la giornata. La sgambata della mattina, l’attesa, il riscaldamento, la gara, il podio.

Dopo l’oro di Ganna si torna a casa con un’altra medaglia, un bronzo. Un bronzo prezioso. E un podio misto uomini e donne, in una squadra composta da sei persone è un bel termometro di quel che sta diventando questa specialità in Italia. Non ci si riferisce ad un singolo elemento, al Ganna che fa discorso a sé. Anche se c’è tanto da lavorare. Ma per i discorsi “tecnico-politici” c’è tempo. 

Tra rulli e sgambata

Stamattina Ganna, Elena Cecchini e Marta Cavalli avevano optato per i rulli (con Vasco Rossi a fare da sottofondo), mentre Sobrero, Elisa Longo Borghini ed Affini avevano preferito la classica sgambata. I primi hanno fatto mezz’oretta o poco più, i secondi un’ora. Ma hanno finito tutti più o meno verso le 11. Il tempo di un po’ di relax, un leggero massaggio e alle 12 tutti a pranzo.

Poi le ragazze hanno preso la via di Bruges, visto che era lì che avveniva il cambio, mentre i ragazzi sono rimasti a Knokke-Heist. E verso le 14:30 eccoli arrivare al bus. Dove spariscono per la riunione tecnica. Un ultimo ripasso con Marco Velo.

Riunione e dettagli

«Cosa si dice in una riunione così? Si ripassa quel che si è fatto e visto nelle prove – spiega Velo – Abbiamo provato il percorso due volte. Sostanzialmente si è parlato delle curve da fare. Ce n’erano alcune nuove rispetto alla crono individuale. I ragazzi le hanno provate più volte per verificare la velocità d’entrata. E si è parlato della partenza. Sobrero si sarebbe “occupato” di quelle più strette in fase di avvio. Anche se la prima tirata l’avrebbe data in modo “dolce” Ganna.

«Poi sono professionisti, sanno bene cosa fare. Si parlano in corsa. In ogni caso Ganna e Affini dovrebbero fare trenate di 40” e Sobrero di 20”-30” a seconda delle gambe. L’importante è che diano tutto. Come ha fatto De Marchi a Trento. Quando senti che ti stai per staccare passi in testa e segnali che è l’ultima tirata. Magari è breve ma rialzi un po’ la velocità».

Il primo a scendere al riscaldamento è proprio il campione italiano, Sobrero. Poco dopo lo seguono Ganna e Affini. Ganna chiede una sedia per appoggiarci le borracce mentre esegue i suoi classici 25′ di riscaldamento.

«Sobrero – riprende Velo – scherzando ha detto a quei due giganti: ohi, ditemi quando c’è una curva che dietro di voi non vedo niente! Seguirli non è facile, neanche per me. Soprattutto da quando c’è Pippo che ha alzato l’asticella. Lui in ricognizione segna ogni dettaglio del percorso. L’altro giorno nelle crono individuale avevo due fogli di appunti: curva a destra da fare in posizione; tombino sulla sinistra… ».

Intanto le altre nazionali si recano in partenza. Non lontano dal bus azzurro griffato Vittoria, ci sono i tedeschi. In casa Svizzera invece regna grande silenzio. Mentre gli olandesi e i danesi sono molto lontani dal bus azzurro e hanno due camper più piccoli a supporto. Ma si sa: contano le gambe. I meccanici ci dicono che le bici dei nostri sono identiche a quelle utilizzate nelle crono individuali. Pippo, ha solo cambiato colore e ha preso la Pinarello Bolide “verde coleottero”. Una scaramanzia sostanzialmente ci confida Matteo Cornacchione, il suo meccanico.

Filippo Ganna, Matteo Sobrero ed Edoardo Affini: i tre azzurri hanno siglato il miglior tempo al cambio
Filippo Ganna, Matteo Sobrero ed Edoardo Affini: i tre azzurri hanno siglato il miglior tempo al cambio

Tre siluri su Bruges

Come da copione i nostri due “bestioni”, Ganna e Affini, spingono in modo feroce. Sobrero fa il suo e poi si stacca. Il tempo è preso sul secondo e al cambio di Bruges, quando passano sull’arrivo il colore del cronometro è verde. Italia in testa.

«Sapevamo che sarebbe stata una gara dura – ha detto Ganna – e dovevamo dare il cambio alle ragazze con il maggior margine possibile. Bisogna fare i complimenti a Sobrero che pesa 20 chili meno di me e Affini ed ha fatto una grandissima prova. Senza contare che oggi c’era anche un bel po’ di vento». 

«E’ un piacere avere due compagni di squadra come Pippo ed Edoardo, ma è anche molto difficile tenerli. Sono in grado di produrre velocità altissime e io devo fare un grande sforzo», ha aggiunto Sobrero.

Grinta rosa-azzurra

E poi è toccato ad Elisa, Elena e Marta. E a proposito di pesi leggeri, per loro non sarebbe stato facile con tanta pianura tenere a bada tedesche e olandesi.

«Grande souspence fino alle fine. Siamo riusciti a sopravanzare la Svizzera per pochi centesimi – dice il cittì SalvoldiE’ un premio per tutti. Ragazzi e soprattutto ragazze, perché prendere 2” a chilometro dalle tedesche è come vincere. Le nostre proiezioni ci dicevano che potevano essere anche peggiori. Hanno tirato fuori l’anima. E anche con un pizzico di fortuna è arrivato questo podio. Ci tenevano molto.

«Cinque centesimi è impossibile andarli a “trovare” – riprende Salvoldi – Magari è stata l’ultima pedalata a fare la differenza».

«Difficile dirlo – gli fa eco Elisa Longo Borghini – probabilmente li abbiamo ripresi nella parte finale. Abbiamo fatto una super prestazione». «Io invece – dice Marta Cavalli – sono rimasta super concentrata tutta la gara: posizione, sforzo, quello che dovevo fare… ma quando siamo rimaste in due ho sentito la responsabilità di tagliare il traguardo insieme ad Elisa». «Sapevamo che c’erano 3-4 squadre più forti di noi – ha chiuso Elena Cecchini – Ma siamo contenti e questi ci sprona a dare sempre di più e a lavorare in questa disciplina. E poi credo al karma, due anni fa abbiamo forato, stavolta è andata bene a noi».