Azzurri uniti ma con poche gambe: serviva andare al Tour?

24.07.2021
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«Forse il problema – scherza Nibali – è che vi ho abituato troppo bene. Abbiamo cercato di correre uniti ed è stato importante. Poi non siamo riusciti a finalizzare e questo è un altro discorso, però penso che noi tutti abbiamo cercato di dare il massimo per questo».

Ciccone non ha avuto una gran gioornata, ma ha provato a muoversi
Ciccone non ha avuto una gran gioornata, ma ha provato a muoversi

I crampi di Bettiol, primo degli azzurri: 14° a 3’38” (foto di apertura). La tattica degli azzurri, sempre uniti. Quelli del podio che arrivano dal Tour. Nella baraonda della zona mista i pensieri, le teorie e le interpretazioni si accavallano e poi si infrangono davanti alla stessa evidenza: gli altri sono andati più forte. Sono tre gli italiani che sfilano davanti ai giornalisti: soltanto Caruso e Bettiol non si fanno vedere, difficile dire se perché trattenuti da incombenze olimpiche o semplicemente perché sfiniti e con poca voglia di parlare. In attesa di raccontarvi del sogno di Carapaz, ecco le loro voci.

La via del Tour

«E’ stata stata una corsa durissima – dice Moscon – e il caldo ha fatto la differenza. Abbiamo provato a fare la corsa, giocarci le nostre carte per rompere un po’ i piani di  Belgio e Slovenia. Ci abbiamo provato, poi sul Mikuna Pass è diventata una questione di sopravvivenza. Alberto (Bettiol, ndr) davanti ha avuto dei crampi e ha dovuto fermarsi, mentre noi siamo arrivati nel secondo gruppo. Oggi era lui l’uomo protetto della squadra, stava bene. Io personalmente non ho avuto una gran giornata, ho cercato di difendermi.

Sin dalla firma, era chiaro che l’uomo da tenere al coperto fosse Bettiol (qui Caruso e Ciccone)
Sin dalla firma, era chiaro che l’uomo da tenere al coperto fosse Bettiol (qui Caruso e Ciccone)

«Si è visto che quelli del Tour alla fine sono andati meglio, mi pare che del gruppo davanti Alberto fosse l’unico che non aveva corso in Francia. Col senno di poi, correre al Tour sarebbe stato l’abbinamento ideale, però è andata così. Non so se stasera ci meritiamo il dolce, comunque non eravamo i favoriti. E’ brutto da dirlo, ma non era compito nostro tirare infatti non lo abbiamo fatto. Ci siamo giocati le nostre carte, ma gli altri sono stati più forti».

Una partita a scacchi

«E’ mancato poco – dice Nibali – avevamo giocato le nostre carte nel modo giusto con Bettiol che stava bene. Soltanto che poi nel finale le energie magari non erano proprio il massimo, in giornate calde con l’umido può succedere purtroppo anche questo. Nei giri finali ho provato ad anticipare la salita. Sono uscito al momento giusto, quando si è mosso anche Evenepoel. Però dietro hanno ricucito e alla fine abbiamo fatto il ritmo per prendere la salita del Mikuna nelle prime posizioni. Puoi anche stare bene, però se in una giornata così fai 2-3 accelerazioni, poi le paghi. E’ stata quasi più una partita a scacchi, non è mai semplice cercare di gestire al meglio una gara come questa. Come nazionale abbiamo corso benissimo, sempre uniti, ma non siamo riusciti a finalizzare. Carapaz e gli altri hanno fatto classifica al Tour e hanno dimostrato di avere una grande condizione.

Gli azzurri hanno corso uniti, cercando di anticipare Belgio e Slovenia
Gli azzurri hanno corso uniti, cercando di anticipare Belgio e Slovenia

«Come tutte le Olimpiadi è stata un’esperienza molto bella e come ogni volta diversa. Volevamo giocarci le nostre carte nel miglior modo possibile, sapevamo di non avere un leader unico, ma che ogni ruolo era fondamentale. Non ho l’amaro in bocca, sono contento si aver fatto il massimo».

Giornata storta

«Questa maglia e questa corsa andavano onorate – dice Ciccone –  quindi ho cercato di fare il massimo per i miei compagni e per la squadra e penso che abbiamo lavorato veramente bene. Bettiol era quello che aveva dimostrato di stare meglio e quindi volevamo tenere lui per il finale e noi muoverci diciamo un po’ random per cercare di mettere in difficoltà gli altri. E’ venuta fuori una gara strana, ma sicuramente non toccava a noi tirare. C’erano altre squadre che avevano i veri leader quindi toccava a loro.

Moscon seconda pedina azzurra, 20° all’arrivo, qui con Sivakov
Moscon era la seconda punta dopo Bettiol. E’ arrivato 20°

«La mia è stata una giornataccia però arrivare qui è stata comunque una grande emozione. Ho provato io. Ha provato Damiano. Ha provato Vincenzo e poi è esplosa la corsa. Siamo arrivati abbastanza bene ai piedi dell’ultima salita e alla fine il risultato ha dato ha dato ragione a coloro che hanno fatto il Tour. Però ripeto: è stata una gara veramente strana e con tanto stress».