Masnada, festa e spoiler: sarà l’angelo di Remco

24.11.2022
5 min
Salva

Fausto Masnada si presenta alla classica serata di fine stagione, organizzata dal suo Fans Club a Laxolo (Val Brembilla), con l’aria di chi sa di non aver vissuto la sua miglior stagione, ma con la testa alta di un bergamasco doc che è consapevole di aver dato il massimo ogni volta che ha attaccato il numero sulla schiena: una vittoria di tappa al Tour of Oman e la vittoria della Vuelta da gregario di Remco Evenepoel a referto. Accoglie ospiti, stringe mani, abbraccia forte amici di una vita, accarezza parenti meno giovani, felici di rivedere il proprio giovanotto come in famiglia ad un pranzo di Natale.

La cena del Fans Club Fausto Masnada si è tenuta nel weekend al ristornate La Trota di Laxolo (Bergamo)
La cena del Fans Club Fausto Masnada si è tenuta nel weekend al ristornate La Trota di Laxolo (Bergamo)

Incarico speciale

Il corridore della Quick-Step Alpha Vinyl Team si gode la serata, ma non toglie lo sguardo da tigre che lo contraddistingue da corridore e pone già obiettivi per il 2023. E che obiettivi. Lo dice un po’ tra i denti, inserendolo tra una considerazione generica ed un’altra, ma alla fine lo ammette.

«La squadra – rivela – vuole che io sia al fianco di Remco (Evenepoel, ndr) il più possibile. Il calendario e i programmi sono ancora da definire, ma secondo le prime informazioni che ho ricevuto, dovremmo correre insieme almeno per tre quarti della stagione».

Masnada ha già aiutato Evenepoel al Giro del 2021, qui nella tappa di San Giacomo, con Almeida nel mezzo
Masnada ha già aiutato Evenepoel al Giro del 2021, qui nella tappa di San Giacomo, con Almeida nel mezzo

L’uomo per la salita

Un’investitura che non può che fare onore a Masnada, considerando il colosso che è la squadra, ricordando che Evenepoel è campione del mondo in carica e vincitore della Vuelta, accennando al fatto che per molti è “il nuovo Merckx”. Ogni grande campione ha un suo scudiero fidato e Masnada si candida ad esserlo, soprattutto in salita.

«Ci troviamo molto bene insieme – ha spiegato Masnada – è un campione, è una stella nascente che però si è già affermata. Essere al suo fianco è un onore, ma anche una ghiotta occasione da non sprecare: dovrò giocare le mie carte nel migliore dei modi».

Non potevano mancare Rossella DI Leo e Gianluca Valoti, che lo hanno guidato fra gli U23 alla Colpack
Non potevano mancare Rossella DI Leo e Gianluca Valoti, che lo hanno guidato fra gli U23 alla Colpack

Gloria per sé

Scudiero sì, ma sempre con ambizione. Lo dimostra quando chiarisce che «i ruoli in corsa poi si decideranno sempre all’ultimo», riferendosi ancora alla coppia fissa con Remco. Di certo c’è che il team non smetterà di investire sempre di più sui grandi Giri. Masnada sulle tre settimane c’è e allora chissà che qualche ruolo di primo piano in una delle tre corse regine non possa assumerlo lui.

La buttiamo lì: il Giro, secondo qualcuno, è stato disegnato proprio per convincere il campione del mondo a correrlo. E quest’anno Bergamo – terra di Masnada – torna ad essere arrivo di tappa con transito a due passi da casa del 24enne di Laxolo. Chissà che non possa avere un giorno di “libera uscita”…

Sotto lo striscione del Fans Club, tutte le maglie vestite da Masnada in carriera
Sotto lo striscione del Fans Club, tutte le maglie vestite da Masnada in carriera

La spinta dei tifosi

Una provocazione rilanciata da Davide Manzoni, factotum del Fans Club e migliore amico di Masnada da sempre. Hanno corso insieme e pochi lo conoscono come lui.

«Sono sicuro – dice – che Remco abbia molte più possibilità di vincere con Fausto in quel ruolo, perché se a Fausto assegni un compito, lo porta a termine al meglio. Detto questo, mi auguro che riesca a togliersi qualche soddisfazione personale, ma nel WorldTour: so che vittorie come quella in Oman non lo soddisfano molto… (sorride, ndr)».

Masnada arriva in solitaria sul traguardo di Muscat: il Tour of Oman aveva aperto alla grande il 2022
Masnada arriva in solitaria sul traguardo di Muscat: il Tour of Oman aveva aperto alla grande il 2022

L’esame del Gabbione

Tornando agli obiettivi personali, Masnada guarda al 2023 con fiducia. La stagione conclusa è stata falcidiata da intoppi: mononucleosi, Covid e infiammazione al soprasella che lo ha tormentato per tutto l’anno. Si è concesso una lunga sosta invernale e ora è tornato in sella forte di una consapevolezza: una stagione nera in una carriera di alto livello capita a tutti e lui il suo jolly se lo è giocato.

Al secondo giorno di allenamento, dopo una vacanza in Giordania con la fidanzata Federica (nella foto di apertura, assieme a lui e al giornalista Renato Fossani), ha già affrontato il Gabbione: sono i primi tre chilometri della Roncola (da Almenno San Salvatore, versante più dolce) che incrociano poi l’altro versante della medesima salita, quello che inizia a Barlino dove le pendenze sono ben oltre la doppia cifra e dove il Giro passerà proprio nel 2023.

«Non mi piacciono gli allenamenti completamente piatti – spiega – e così, trovandomi a Bergamo dopo le vacanze, ho voluto inserire questa salita al 4-5 per cento per testarmi al termine dell’uscita. E’ stata davvero dura, succede anche a noi pro’: quando si torna in sella dopo un lungo stop ci si sente davvero indietro di condizione».

Quei 55 giorni di stop non hanno scalfito la grinta di Masnada

22.07.2022
4 min
Salva

Dopo avervi raccontato della distanza fatta con Gianluca Brambilla, sentiamo anche Fausto Masnada. Il corridore della Quick Step-Alpha Vinyl  è ancora in quota. Sta lavorando sodo e da Livigno giungono notizie che lo danno in grande spolvero.

Masnada era partito fortissimo ad inizio stagione. Aveva vinto, e bene, in Oman e sembrava finalmente che potesse dimostrare una volta per tutte il suo valore. Aveva passato un buon inverno e tutto filava liscio. Poi qualcosa si è inceppato.

Il bergamasco (classe 1993) ha vinto la quarta tappa del Tour of Oman ad inizio stagione ed è finito secondo nella generale
Il bergamasco (classe 1993) ha vinto la quarta tappa del Tour of Oman ad inizio stagione
Fausto, dicevamo. Eri partito alla grande in Oman. Poi cosa è successo?

Ero andato al UAE Tour e nel finale della corsa ho iniziato a non essere al top. Sono andato sul Teide e da lì al Catalunya. Ma sentivo che non stavo bene. Avevo sensazioni strane. Facevo fatica a recuperare. E infatti avevo una bronchite. Ho fatto sette giorni di antibiotici, ma ancora nulla. I medici della squadra per vederci meglio mi hanno fatto fare delle analisi ed è emerso che avevo la mononucleosi

E cosa hai fatto?

Riposo totale. Sono stato fermo 55 giorni.

Cinquantacinque giorni! Sei dovuto ripartire da zero?

Sì, ho ricominciato da capo, come se fosse la preparazione invernale. Sono risalito in sella a fine aprile. Da lì sono andato in altura sul Bernina e poi ho ripreso a correre al Giro di Svizzera, prima, e all’italiano, poi.

Come si fa a non mollare di testa? Come si fa a tenere dritta la barra?

E’ difficile. Ti devi concentrare e credere in te stesso. Non deve mai mancare la voglia di dimostrare quanto vali. I messaggi di supporto sì, fanno piacere, però è solo con te stesso che puoi superare l’ostacolo. Io almeno l’ho vissuta come una cosa personale. Serve molta forza interiore che ti permetta di superare ogni problema e raggiungere i nuovi obiettivi.

Quando Masnada sta bene se la può giocare con chiunque. Eccolo al Lombardia del 2021 con Pogacar
Quando Masnada sta bene se la può giocare con chiunque. Eccolo al Lombardia del 2021 con Pogacar
Come hai ripreso? Ci racconti quella prima uscita in bici di fine aprile?

Ero a Monaco, a casa, dove sono sempre rimasto. E’ stata una ripresa molto blanda, ma peggio rispetto alla ripresa invernale di fine novembre. Lì riparti che stai bene, io invece venivo da una malattia. Ero spaventato. Fino alla settimana prima ancora ero malato. Ogni tanto andavo a camminare e dopo 40′ dovevo fermarmi per la stanchezza. Temevo che mi succedesse la stessa cosa in bici. Temevo di rivivere quelle sensazioni e di tornare a casa dopo un’ora.

Invece?

Invece ho faticato sì, ma non era quella sensazione di sfinimento, profonda. Ho fatto un’ora e mezza e alla fine ero super contento, come dopo una vittoria. Fortunatamente i dottori mi hanno dato il tempo necessario per rimettermi in sesto.

E poi?

Poi piano, piano mi sono ripreso e a maggio sono andato in ritiro sul Bernina con Cattaneo e Bagioli che stavano preparando il Tour de France. Sono stato lassù 21 giorni, prima di rimettere finalmente il numero al Giro di Svizzera.

Bramati ci ha detto che stai andando fortissimo…

Sto molto bene, è vero. Sento di aver recuperato le energie giuste. Ma l’allenamento è una cosa e la corsa un’altra. Io sto dando il massimo, ma solo con l’allenamento non puoi fare l’esatto punto della tua condizione, non puoi davvero sapere quanto tu sia sul pezzo. Tante volte fai sacrifici, ma non vengono ricompensati.

Quando rientrerai alle corse?

A San Sebastian (il 30 luglio, ndr). Poi da lì andrò alla Vuelta Burgos.

Masnada con il compagno, e iridato, Alaphilippe in ritiro a Livigno
Masnada con il compagno, e iridato, Alaphilippe in ritiro a Livigno
E la Vuelta?

Non so, non posso dirlo adesso. L’idea c’è, ma in squadra siamo in molti a volerla fare e bisognerà attendere la formazione ufficiale.

A San Sebastian ci vai per aiutare o con qualche velleità personale?

Vedremo dalla condizione, perché alla fine è la strada che conta, ma sono in una squadra in cui ci sono molti campioni. A San Sebastian per esempio ci saranno Evenepoel e Alaphilippe. Farò ciò che mi sarà detto, rispettando le gerarchie. 

Quest’anno dopo la bella vittoria in Oman hai pensato che potesse essere davvero la stagione buona per mostrare chi sei?

Ogni anno cresco e miglioro aspetti che magari trascuravo e questo si acquisisce con l’esperienza e con il correre. Negli ultimi due anni mi è mancata la continuità. Lo scorso anno ha avuto una tendinite al Giro che mi ha costretto al ritiro. Poi in preparazione della Vuelta mi sono fratturato l’osso sacro, quest’anno la mononucleosi… La crescita c’è, ma anche i problemi fisici ci sono. Fortunatamente ho un team che riconosce il mio impegno e la dimostrazione è il fatto che ho prolungato con loro fino al 2024. E avere l’appoggio del team in questa situazione è importante.

Si guarda avanti. Sempre…

Io spero che le cose vadano bene per una stagione intera. Mi piacerebbe fare due grandi Giri nello stesso anno perché quelli ti cambiano molto. Ti danno prestazione fisica, porti il tuo corpo al massimo. Quest’anno, siamo a luglio, e ho 15 giorni di corsa, una bella differenza.

Brambilla incontra Masnada e… Distanza a sorpresa!

20.07.2022
5 min
Salva

Un’uscita quasi inaspettata e tanto divertimento. Per Gianluca Brambilla l’ultimo allenamento fatto a Livigno non è stato solo un giorno di lavoro. Il corridore della Trek-Segafredo ha incontrato Fausto Masnada e insieme sono partiti alla volta del “giro della morte”.

Tra ironia e aspetti tecnici, “Brambi” ci racconta questo giorno di… ordinaria amministrazione ad alta quota. Un racconto che lascia magari anche qualche spunto su come un pro’ di alto livello imposta la distanza.

I numeri e il percorso del “giro della morte” di Brambilla e Masnada (da Instagram)

Toh, c’è Fausto

Brambilla è tornato a casa proprio ad inizio settimana. Per lui si è trattato quasi più di una “vacanza ad alta quota” (vacanza con due virgolette grosse così), più che di un’altura vera e propria. E proprio per questo, forse, questa storia forse assume più valore.

«Qualche giorno in montagna con la famiglia – racconta Brambilla – per sfuggire al caldo e anche per questo non avevo in programma nessun lavoro specifico.

«Il giorno che abbiamo fatto quella distanza è andata così. Dovevo fare 4 ore tranquille. Avevo in programma il giro con Bernina e Albula, di circa 120 chilometri. E visto che ero da solo sono uscito alle 9, che per gli orari di Livigno è anche presto.

«Ma 200 metri dopo essere partito incontro Masnada, che usciva dal garage del suo appartamento. Mi fermo a salutarlo e Fausto mi fa: vieni con me. Devo fare sei ore».

 

«Mi spiega il suo percorso: Forcola, Bernina, Stelvio e Foscagno. E’ quello che io chiamo il giro della morte Soprattutto adesso che non si può più fare la galleria di rientro dalla Svizzera in bici, ma serve la navetta. Quindi bisogna per forza scalare lo Stelvio da Santa Maria, che è la mia salita preferita.

«Un bel giro, ma tosto. Allora dico a Fausto: se nel piano di Saint Moritz non c’è vento contro vengo te. Il vento non c’era e… ho proseguito con lui!».

Allo Svizzera prima di ritirarsi per Covid, Gianluca era andato molto bene. Sarà pronto per il finale di stagione
Allo Svizzera prima di ritirarsi per Covid, Gianluca era andato molto bene. Sarà pronto per il finale di stagione

Regolari sì, ma da pro’!

Brambilla e Masnada vanno regolari. Procedono di buon passo. Il corridore della Quick Step-Alpha Vinyl deve fare anche dei lavori specifici, mentre Brambilla, come detto, deve andare “easy”. E infatti sta più spesso a ruota e nelle salite magari si stacca anche, salvo poi ricompattarsi in cima.

«Siamo andati con un buon ritmo – racconta Brambilla – ci siamo coordinati bene. In cima ci si fermava giusto per mettere la mantellina e poi via in discesa. Abbiamo fatto qualche sosta alle fontane per riempire la borraccia, anche lassù faceva caldo». 

Da come parla Brambilla, sembra più un appassionato che un pro’. Anche se i ritmi sono da campioni. Alla fine si sono sciroppati oltre 170 chilometri e quasi 4.000 metri di dislivello in meno di sei ore!

«Non che sia stata tanto diversa da una distanza che si fa in un vero ritiro in quota, almeno per me – spiega Brambilla – non ci siamo fermati a fare le foto al panorama… per dire.

«Di solito in questi casi le salite si fanno al medio, stavolta le ho fatto al medio basso. Quindi se solitamente nel mio medio oscillo tra i 270 e i 310 watt, stavolta mi attestavo sui 270-280 che, visto il mio peso di 58-59 chili, è circa 5 watt/chilo, poco meno.

«Cercavo di essere agile, molto agile. Salivo sempre sulle 90 anche 95 pedalate. Stimolare la cadenza in quota è importante. I rapporti? Dipendeva dalla pendenza chiaramente, ma credo di aver usato soprattutto il 39×24-27 e il 30 in qualche passaggio».

Passando anche in Valtellina non si poteva non prendere un panino con la bresaola
Passando anche in Valtellina non si poteva non prendere un panino con la bresaola

Incontri e racconti

Però “la sosta Coca Cola” non è mancata. «Assolutamente no. Non può mancare in una vera distanza – continua Brambilla – e l’abbiamo fatta a Valdidentro, scendendo dallo Stelvio. Siamo stati lì una ventina di minuti abbondanti. Una Coca per entrambi e un panino con formaggio e bresaola, per me, senza formaggio per Fausto».

Gianluca e Fausto in quel bar hanno anche incontrato Annemiek Van Vleuten, che aveva appena vinto il Giro Donne. Qualche battuta con lei prima di ripartire per il Foscagno e risbucare a Livigno.

Come si passa il tempo in sei ore? Beh, parlando! Anche per i corridori, le migliori chiacchierate sono quelle che si fanno in bici. E anche se Fausto e Gianluca sono stati compagni solo in azzurro, gli argomenti e il feeling non sono mancati.

«Ho parlato “da vecchio” ormai!», scherza Brambilla. «“Mi hai fatto passare bene la giornata”, mi ha detto Fausto a fine giro. Di cosa si parlava? Del Tour, discorsi generali, di quanto è cambiato il ciclismo… Per esempio, l’altro giorno ho acceso la tv e Soler era staccato. Vedete, oggi è un attimo a prendere una “botta”. Questo sport è sempre duro. E non è mancato qualche aneddoto di corse passate. Proprio Fausto mi ha detto di quanto avessi spinto forte su una salita dello Svizzera.

«Dai, abbiamo portato a termine un’ottima giornata di lavoro. E ci siamo divertiti! E anche se ho sforato di due ore rispetto al mio programma è andata bene lo stesso».

Mononucleosi, infezione e recupero: Besnati spiega…

10.05.2022
5 min
Salva

Cavendish un paio di anni fa, il caso più eclatante. Masnada e Paternoster negli ultimi tempi. Sono solo tre dei tanti nomi che sono andati incontro alla mononucleosi e che hanno visto i loro programmi stagionali stracciati e accantonati per colpa di questa malattia. Nel caso di Cannonball il virus Epstein Barr lo ha tenuto fuori dalle corse per più di un anno. Fausto Masnada ha dovuto dare forfait al Giro d’Italia a pochi giorni dalla partenza dopo aver avuto anche il Covid a inizio stagione. Per lui la stagione era iniziata bene con l’ottima prestazione, con vittoria di tappa e secondo posto in generale, al Tour of Oman (foto in apertura). Letizia Paternoster dopo la maglia iridata a Roubaix e un buon avvio di stagione, si è fermata per lo stesso motivo.

Situazioni differenti, tutte conseguenti alla stessa malattia infettiva che, seppur non grave, porta ad uno stop obbligato non sempre facile da interpretare. Nel caso di Fausto i primi sintomi li ha riscontrati sul Teide quando la stanchezza era anormale e la sensazione di fiacchezza ricorrente. La comunicazione della malattia è avvenuta a metà aprile e pochi giorni fa ha rivelato buone sensazioni relative ad allenamenti da cinque ore. Letizia ha comunicato sui social l’infezione da mononucleosi il 30 aprile e ieri ha pubblicato una storia in sella, durante un allenamento. 

E’ normale chiedersi quali siano i tempi di recupero standard per poter ritornare in bici e se il caso di Cavendish sia isolato o al contrario un monito per chi non aspetta abbastanza per iniziare ad allenarsi. Domande e supposizioni che abbiamo posto al dottor Massimo Besnati, medico della nazionale italiana. 

Letizia Paternoster ha comunicato di aver contratto la mononucleosi con un post sui social
Letizia Paternoster ha comunicato di aver contratto la mononucleosi con un post sui social
Come si riconosce l’infezione da mononucleosi?

La sindrome causata dal virus dura circa tre settimane, in cui può verificarsi con differenti sintomi come ingrossamento di ghiandole, della milza, stanchezza e linfonodi del collo che si gonfiano. Quando è passata questa fase, c’è quella dell’affaticamento cronico, dovuta al virus che lavora ancora nella milza e nel fegato e che può dare questo disturbo. 

La stanchezza è uno dei sintomi più riconoscibili negli sportivi?

Si. L’evenienza purtroppo più frequente è la sindrome dell’affaticamento cronico. Purtroppo per questi due atleti (Masnada e Paternoster, ndr) come per altri che la contraggono, può essere una complicazione. Il problema è che gli atleti pensano che sia tutto a posto e riprendono a fare i loro normali allenamenti e gare. Il virus però è ancora presente. Anche se gli esami del sangue sembrano non sempre alterati. 

Come si capisce quando è il momento giusto per riprendere gli allenamenti?

Per controllare gli andamenti della malattia si fanno ricerche virali. E’ un segno ovviamente. Quando i valori tornano nella normalità bisogna riprendere molto gradualmente ad allenarsi. 

Questo virus ha penalizzato le stagioni 2017 e 2018 di Cavendish
Questo virus ha penalizzato le stagioni 2017 e 2018 di Cavendish
Quali sono le incognite di un ritorno in sella anticipato?

Il grosso, grossissimo problema è proprio questo. Si innesta questa sindrome da affaticamento cronico e si rimanda per un tempo indeterminato. Bisogna stare fermi. C’è un’evenienza nella popolazione normale. Ma le persone normali fanno un lavoro normale, si sentono stanche e riescono ad avere una ripresa diciamo naturale dal virus. L’atleta no, se riprende troppo presto, sta male, si ferma ancora. Si rischia di andare avanti mesi. É meglio perdere due o tre mesi subito che un intero anno. 

Qualche settimana di stop totale riduce danni esponenziali nei mesi successivi…

Prima ci si accorge, prima ci si ferma. Non ci sono medicinali efficaci da prendere. Se non l’attenzione nell’alimentazione. Non sovraccaricare fegato e altri organi. Non esiste una vera e propria terapia. Bisogna assolutamente fermarsi. E’ difficile farlo capire agli sportivi. 

Ci sono effetti invalidanti per l’atleta?

Invalidanti direi di no. Il virus c’è sempre, non è esclusa una ricaduta, magari anche a distanza di anni. Anche nella popolazione questa ricaduta ci può essere. Una cosa che può incidere è la riduzione della massa grassa. Negli atleti è molto importante. La riduzione della massa grassa richiede la riduzione delle calorie degli zuccheri e di determinati microelelemti. Questi non favoriscono un recupero ideale della forma. 

Masnada ha dovuto rinunciare alla partecipazione al Giro d’Italia a causa della mononucleosi
Masnada ha dovuto rinunciare alla partecipazione al Giro d’Italia a causa della mononucleosi
L’alimentazione diventa determinante quindi…

La maggior parte dei nostri ormoni viene prodotta a partire dal colesterolo, quindi a partire dai grassi. Se riduciamo tantissimo la massa grassa, diminuiscono il colesterolo e quindi gli ormoni. C’è quindi un’ulteriore fatica nella ripresa. La massa grassa va bene controllarla, ma entro certi limiti. Soprattutto in fase di convalescenza non bisogna trascurarla. Non vuol dire che bisogna mettere su cinque chili di peso. Bensì creare una sorta di riserva, di cuscino, per combattere il virus sì. 

Ci sono medicinali o terapie per questa infezione?

Gli antivirali non vengono usati. Si è aperta una nuova frontiera di terapie, ma per il momento non vengono usate su larga scala. Non è una malattia messa tra le categorie in primo piano. Negli sportivi può essere penalizzante per molto tempo in quanto sono soggetti a rischio. Cavendish ne è un esempio. 

L’aspetto psicologico è importante?

Conta tantissimo. Uno pensa di stare bene, riprende gli allenamenti, dopo una settimana è di nuovo a terra. Psicologicamente può essere devastante. Sta nel merito del medico, allenatore, preparatore, dire che bisogna fermarsi e avere pazienza. Se non si aspetta è una malattia che non lascia in pace. Fermarsi non vuol dire scendere dalla bici e andare a correre. Vuol dire stop! 

Masnada e i grandi Giri. Per Ellena è una sfida che si può fare

25.02.2022
5 min
Salva

Cresce l’attesa e se vogliamo la curiosità di vedere Fausto Masnada tentare di far classifica in un grande Giro. L’ultima investitura è arrivata da Alessandro Ballan, il quale la scorsa settimana ha ci ha detto che il corridore della Quick Step-Alphavinyl potrebbe cogliere questa occasione al Giro d’Italia.

E l’ipotesi dell’ex iridato è più che plausibile. Se si sfoglia la rosa della squadra di Patrick Lefevere alla fine il vero uomo di classifica non c’è. La squadra è imbottita di cacciatori di tappe e velocisti. Chi potrebbe puntare ad un grande Giro sono Evenepoel, ma con dei grandi punti interrogativi visto che non ne ha ancora completato uno, e Mattia Cattaneo, il quale sembrerebbe dirottato sul Tour.

Di Fausto abbiamo chiesto a chi lo ha avuto tra le mani. A chi lo ha visto arrivare ”bambino” e andare da corridore vero: Giovanni Ellena, direttore sportivo della Drone Hopper – Androni Giocattoli, all’epoca la squadra di Masnada.

Giovanni Ellena (a sinistra) con Alessandro Spezialetti, entrambi diesse della Drone Hopper – Androni Giocattoli (foto Facebook – F. Mazzullo)
Giovanni Ellena (a sinistra) con Alessandro Spezialetti, entrambi diesse della Drone Hopper – Androni Giocattoli (foto Facebook – F. Mazzullo)
Allora Giovanni, davvero Masnada può fare classifica?

Se mi aveste posto questa domanda qualche anno fa avrei detto di no. Fausto non avrebbe avuto questa prospettiva. Adesso invece visti i suoi miglioramenti, dovuti per il 99% alla sua testardaggine da bergamasco puro, dico di sì.

Da bergamasco puro!

E menomale che sia così cocciuto direi! Fausto è migliorato in salita e a crono e può riuscirci. Poi ragazzi, un grande Giro è lungo: sono 21 giorni di corsa, più quelli tra vigilia, riposi e ci può stare che salti di testa. E per questo sono pochi coloro che possono fare classifica nei grandi Giri.

E secondo te Masnada può saltare di testa?

Come ho detto è tosto. Il fatto che sia migliorato parecchio, oggi lo rende più consapevole e sicuro di se stesso. Ed è più facile gestirsi. Le crisi possono esserci ma se so quanto valgo non salto per aria. Poi è difficile dirlo. Io ho conosciuto Fausto quando era all’inizio della sua carriera da pro’ e aveva un’altra mentalità. Neanche lui sapeva davvero fin dove poteva arrivare – Ellena fa una pausa – ma in tutto questo discorso mi viene in mente una cosa.

Cosa?

Vi rendete conto che adesso siamo qui a parlare di Masnada a far classifica in un grande Giro e questo ragazzo ha rischiato di non passare? E’ stato ad un passo dallo smettere. Che rischi si corrono in Italia? Quanti ce ne sono stati di ragazzi persi così? Nell’inverno 2017 Antonio Bevilacqua (all’epoca team manager di Masnada alla Colpack, ndr) mi chiamava un giorno sì e un giorno no e mi diceva: prendilo, prendilo. Questo è buono. Sì, è un po’ “vecchio” e le grandi squadre non lo considerano, ma vedrai che farà bene.

Per fortuna gli avete dato retta… Prima hai detto che Masnada è migliorato e che il Fausto dell’epoca non lo avresti visto in ottica classifica: ma quanto e come è migliorato? 

Quanto e come non lo so. Adesso non ho più i suoi dati sottomano. Potrei “rubacchiarne” qualcuno da Strava ma non sarebbero comunque precisi. Posso però dire cha la sua massa muscolare è diversa. Basta vedere le foto. Probabilmente ha lo stesso peso, ma ha perso massa grassa a vantaggio di quella magra. E anche per questo va più forte in salita…

Anche?

Essendo più consapevole è migliorato anche di testa e in salita più che altrove spesso è la capacità di tenere duro a fare la differenza. E’ una questione mentale. Tu sei al limite, ma anche quello accanto a te lo è. E tante volte basta davvero un nulla perché uno dei due ceda. E più vado avanti e più sono convinto delle potenzialità della mente. Quando correvo credevo che la testa incidesse per il 20 per cento e che per l’80% contassero le gambe. Quando sono salito in ammiraglia sono passato a 50-50. Adesso dico che la testa incide per l’80% e le gambe per il 20%.

Un cambiamento netto che sottolinei con una certa sicurezza. Come mai?

Guardate, ho visto in prima persona alcuni corridori, che non posso dirvi chiaramente, con dei valori più alti di quelli di Bernal, ma quasi non si sa chi siano. Corridori quasi sconosciuti. Questa presa di coscienza porta al Masnada della situazione.

Nel prossimo Giro in cui non sembra esserci un super dominatore designato, una top cinque a Verona è fattibile per Masnada?

Secondo me sì. Poi bisogna vedere anche il supporto che gli darà la squadra, ma se vogliono loro in Quick Step-Alphavinyl sono bene organizzati e sanno gestire lo stress. Fosse ancora da noi per certi aspetti, lo ammetto, sarebbe un po’ “solo”.

Hai guardato il percorso? C’è qualche tappa che potrebbe essere particolarmente adatta a Fausto?

Per scaramanzia, in attesa che comunichino le wild card per il Giro, non ho approfondito la mia analisi. Conosco un po’ meglio la tappa che arriva a Cogne perché parte da casa mia. E la salita finale è pedalabile. Su una pendenza simile Fausto può fare bene.

Masnada non è da pendenze stile Zoncolan per capirci?

No, non sono quelle le sue salite, quelle dove può fare la differenza, ma solo per ovvie questioni fisiche come accennavo prima.

I big si prendono anche l’inizio di stagione. Il punto con Ballan

18.02.2022
6 min
Salva

La stagione 2022 è praticamente nel pieno, anche se è solo febbraio, anche se non è ancora iniziato il WorldTour. Eppure se si va a vedere gli ordini di arrivo, e i vincitori soprattutto, c’è da stropicciarsi gli occhi: Nairo Quintana, Alejandro Valverde, Filippo Ganna, Tim Wellens, Remco Evenepoel, Alexey Lutsenko, David Gaudu… senza contare i velocisti da Fabio Jakobsen e Dylan Groenenwegen fino a Mark Cavendish. Ma per quest’ultima categoria è più “normale”.

Salvo eccezioni, le prime corse dell’anno erano appannaggio di gregari, atleti di seconda fascia, magari novellini che partivano forte proprio approfittando che i grandi erano ancora “ingolfati”. Un qualcosa di curioso. E ne parliamo con Alessandro Ballan. Con l’iridato 2008 facciamo un vero pezzo da opinionisti su questo primo scorcio di stagione… E un po’ su quello che verrà.

Alessandro, abbiamo elencato dei nomi da paura… Come mai ci sono stati vincitori di un tale calibro secondo te?

In effetti la stagione è partita alla grande. Nel ciclismo moderno non si può perdere tempo a quanto pare: chi ben comincia è a metà dell’opera. Chi invece parte in sordina poi fa fatica, mentre chi parte con il piede giusto tendenzialmente fa un’ottima stagione.

Ma non c’è il rischio di entrare in condizione troppo presto?

In parte sì, ma partire bene, vincere, significa anche essere consapevoli di aver lavorato bene durante l’inverno. E poi il morale è alto e questo ti dà tranquillità per le corse a venire. Se invece parti troppo piano c’è il rischio che ti ritrovi sempre ad inseguire, che parti sempre da una posizione di svantaggio.

E torniamo al discorso che più volte è emerso in questi ultimi mesi: si va alle corse preparati…

È il nuovo modo di correre. Ai miei tempi potevi presentarti non totalmente in condizione. La trovavi gara per gara. Questo perché c’erano dei momenti in cui andavi piano e dei momenti in cui andavi forte e soffrivi. Oggi invece si va sempre forte. E soffrire sempre fa più male che bene. I ciclisti sanno che devono partire pronti.

Alessandro, hai parlato dei tuoi tempi: quando è cambiato il vento?

Credo proprio dai miei anni. E’ in quel momento che sono arrivati i preparatori. Gli staff oggi sono tutti organizzati al massimo. Ci sono il coach, il nutrizionista, il cuoco… Anche ai miei tempi c’erano le tabelle, è vero, ma non eri controllato al 100%. Adesso quando premi lo stop sul computerino mentre rientri a casa, il preparatore sa ciò che hai fatto in modo istantaneo. E non solo vede quanto hai fatto, ma vede anche come lo hai fatto. Si accorge se sei stato seduto un’ora e mezza al bar! Valuta in tempo reale i tuoi miglioramenti. Una volta, nelle prime gare, di 200 corridori che partivano 40 erano competitivi, adesso sono 140. E questo obbliga tutti ad essere pronti.

Per Ballan Fausto Masnada può fare bene in classifica al Giro d’Italia
Per Ballan Fausto Masnada può fare bene in classifica al Giro d’Italia
Venendo i nomi che abbiamo elencato, chi ti ha stupito?

Stupito, ma tra virgolette, è stato Valverde, nonostante abbia solo un anno meno di me. Si sa che più passano gli anni e più è difficile trovare la condizione, ma lui ci riesce sempre. Ha una determinazione incredibile. E poi devo dire che mi ha colpito Evenepoel. Remco ha dato veramente una prova di forza staccando tutti in quel modo. Ecco, loro due sono coloro che mi hanno stupito di più. E mancano gli altri big: Van Aert, Alaphilippe, Van der Poel…

Van Aert e Van der Poel devono ancora iniziare, mentre Alaphilippe ha già ripreso ma non ancora vinto (anche se ci è andato vicino)…

Intanto parliamo di tre fenomeni e loro in qualche modo si distinguono dalle persone normali. Nel caso di Alaphilippe io credo che lui non abbia vinto per un insieme di cose. Ha impostato la sua preparazione per la seconda parte delle classiche, quindi per essere al top a fine aprile, sarà al Tour de France con la maglia iridata, in più è in una squadra con talmente tanti corridori forti che può stare un po’ più tranquillo in questa fase della stagione.

E invece chi è “mancato” secondo te?

Mah, credo nessuno almeno per le gare a cui abbiamo assistito. Se già ci fosse stata una Strade Bianche, una gara un po’ più importante e per specialisti, e qualche protagonista fosse mancato, avremmo potuto dire qualche nome. Ma per il momento aspetterei. Piuttosto sono molto contento dei nostri “nuovi” italiani. Penso a Masnada, Covi, Lonardi, Mareczko… 

Cosa pensi invece dell’Arkea-Samsic che sembra aver rinunciato al Giro d’Italia? Per Quintana sarebbe stata un’occasione ghiotta…

Concordo, sarebbe stata una bella occasione. Il problema è che il Tour è sempre più importante e gli sponsor preferiscono che si faccia un “esimo” lì, piuttosto che un podio al Giro d’Italia. Purtroppo c’è poco da dire.

Anche Damiano Caruso sarà dirottato in Francia. E lo stesso Sonny Colbrelli…

Mi aspetto molto da Colbrelli. Viene da una stagione stupefacente e non è facile confermarsi, in più ha 32 anni, non è così scontato trovare la condizione, però Sonny ha trovato consapevolezza, quella con la “C” maiuscola, e l’ha trovata non solo per la vittoria alla Roubaix, ma per l’insieme del suo 2021. E direi che lo stesso discorso possa valere per Caruso. L’anno scorso Damiano ha avuto una grande opportunità e l’ha sfruttata. Mi dispiace sapere che debba fare il gregario da un’altra parte.

Covi ha iniziato alla grande la sua stagione. Per Alessandro due vittorie: Vuelta Murcia e una tappa alla Ruta del Sol (in foto)
Covi ha iniziato alla grande la sua stagione. Per Alessandro due vittorie: Vuelta Murcia e una tappa alla Ruta del Sol (in foto)
Invece per le corse a tappe? Il “dopo Nibali” non vede terreni molto fertili, almeno per ora. Abbiamo buoni corridori, ma in prospettiva…

Fortunato, CicconeSono dei buoni nomi ma per il momento sono un po’ più piccolini. Partono per un piazzamento. Aggiungerei anche Masnada. Lui, non avendo un grande capitano in Quick Step- Alphavinyl potrebbe fare molto bene al Giro. Potrebbe cogliere un ottimo piazzamento. Sono curioso di vederlo. In Italia, l’erede di Vincenzo era Aru, ma lui ha finito prima la sua carriera. Adesso ci renderemo conto di quanto ci mancherà Nibali!

Alessandro Covi somiglia un po’ ad Alessandro Ballan?

Come struttura sì, lui è un po’ più “muscolato” rispetto a me. Ha la sparata ed è un uomo davvero interessante. In più milita in una squadra importante. Ha vicino Trentin che può aiutarlo a crescere in poco tempo. Presto lo vedremo anche a grandi vittorie. Il problema dei corridori italiani, togliendo Bettiol e Colbrelli, è che non abbiamo gente competitiva per davvero oltre i 200 chilometri. Quando si superano e si arriva ai 240 chilometri gli italiani spariscono.

In effetti, si contano sulle dita di una mano e anche meno…

Io in carriera alla fine ho vinto pochissimo, 13 gare, ma quasi tutte erano al di sopra dei 200 chilometri. Ma non perché Ballan aumentasse, ma perché calava meno degli altri. Riuscivo ad esprimermi come dopo aver fatto solo 100 chilometri.

Insomma aspettiamo Covi e Bagioli?

Sicuramente loro faranno bene, ma da qui a vincere le grandi classiche c’è una bella differenza.

Semina in Colombia, raccoglie in Oman: che Masnada!

14.02.2022
5 min
Salva

Fausto Masnada centra la prima vittoria in maglia Quick Step-Alpha Vinyl e fa segnare anche il successo numero 100 per il gruppo in cui è entrato nel 2020. E’ successo ieri al Tour of Oman, sul traguardo della Capitale Muscat, a capo di una tappa di 119,5 chilometri con tre volte la salita di Al Jabal.

Masnada arriva in solitaria sul traguardo di Muscat con 1’07” sul compagno Schmid
Masnada arriva in solitaria sul traguardo di Muscat con 1’07” sul compagno Schmid

Gioco di squadra

Che volesse lasciare il segno si era capito quando si era mosso assieme a Mauro Schmid, il giovane svizzero che al Giro dello scorso anno aveva vinto la tappa di Montalcino. Prima insieme, poi Schmid da solo, mentre Fausto veniva assorbito da un gruppo più grande. E quando il distacco dal compagno era ormai neutralizzato, Masnada è partito da solo, arrivando al traguardo mentre il compagno dietro rintuzzava gli attacchi.

«Oggi è stata una tappa davvero difficile – dice Masnada – ma abbiamo corso come una squadra ed è questo che ha fatto la differenza alla fine. Mauro ha fatto una gara fantastica, oggi è stato bravissimo, attaccando e mettendo pressione sugli altri, prima di aiutarmi nella parte finale della tappa, dopo essere stato ripreso. Non posso ringraziarlo abbastanza per il suo impegno e l’ottimo lavoro!».

Mauro Schmid in azione ieri. Lo svizzero ha coperto le spalle a Masnada rintuzzando i contrattaccanti
Mauro Schmid in azione ieri. Lo svizzero ha coperto le spalle a Masnada rintuzzando i contrattaccanti

Covid a gennaio

Le vittorie non vengono da sole e non sono mai per caso. L’ultima di Fausto risaliva alla tappa di Cassino al Giro del 2019, nel giorno che portò Valerio Conti alla maglia rosa. Poi ci furono il passaggio alla CCC e a fronte delle difficoltà di quest’ultima, nella primavera del 2020 il bergamasco approdò alla allora Deceuninck-Quick Step.

«Vincere a inizio stagione – dice – dà sempre morale perché alla fine sono solo alla prima gara di quest’anno, per cui una vittoria è sempre qualcosa di diverso. La preparazione è andata bene. Abbiamo fatto il ritiro di dicembre con la squadra a Calpe, che è andato tutto secondo programma. Poi a gennaio ho avuto problemi col Covid, per cui nulla di grave. Però comunque mi ha compromesso il secondo ritiro e ho perso una decina di giorni.

«Così appena sono risultato negativo, sono andato subito in Colombia e ho fatto un periodo in altura di allenamento. E poi sono venuto direttamente qua a correre. Per cui non mi aspettavo di avere comunque una condizione così buona».

Ritiro a Duitama

In Colombia, a Duitama che rievoca ricordi variopinti e pelati, Fausto è stato ospite di un suo ex compagno dì squadra dell’Androni, Rodolfo Torres.

«Sono andato lì per fare il ritiro – racconta dall’Oman – c’ero già stato nel 2020, per cui conoscevo già il posto. Rodolfo poi mi organizza sempre tutto! L’hotel, un ragazzo che mi segue in moto e mi fa i massaggi. Diciamo che si sta bene. Ed essendo gennaio, è difficile trovare un altro posto a 2.500 metri dove ci si può allenare in pantaloncini e maglietta. Così nonostante abbia perso una decina di giorni all’inizio gennaio, sono soddisfatto. Per cui adesso pensiamo a finire bene questa corsa e poi andrò direttamente al UAE Tour, che è la seconda gara in programma per me questa stagione».

Tra i lussuosi palazzi di Muscat, Masnada sfoggia la maglia di leader (foto D. Belingheri)
Tra i lussuosi palazzi di Muscat, Masnada sfoggia la maglia di leader (foto D. Belingheri)

Gregario speciale

In una squadra così forte e piena di campioni, il ruolo di un corridore così generoso sarà in più di un’occasione quello di aiutante, ma lui non se ne è mai fatto un cruccio. Le occasioni verranno, come è venuto il Lombardia dello scorso anno.

«Dopo il UAE Tour – spiega – vedremo poi come concentrarci per il resto delle corse. Sicuramente la squadra mi ha portato qui dandomi fiducia e ho dimostrato di ripagarla. Anche in questo caso però, quando verranno le corse importanti dovrò comunque mantenere il mio ruolo ed essere di supporto ad Alaphilippe, Remco o quello che sarà il capitano. Ma appunto sono contento che sia così. Io intanto continuo a giocarmi le mie carte, a fare il massimo di me stesso e a migliorare mese dopo mese. E quello che verrà sarà la strada deciderlo».

Masnada ha ora 55 secondi di vantaggio in classifica su Charmig della Uno-X, vincitore del primo arrivo in salita. Il Tour of Oman affronterà oggi un ultimo arrivo impegnativo a Jabal Al Akhdhar con salita finale di 7 chilometri. Sarà certamente lotta senza quartiere, in attesa dell’ultima tappa di domani a Matrah Corniche.

Quelli che… sanno esaltarsi sulle strade di casa

19.10.2021
4 min
Salva

Abbiamo ancora negli occhi le immagini dell’ultimo Giro di Lombardia, con la gente impazzita ai bordi della strada per fare il tifo per Fausto Masnada. Non un italiano qualsiasi, perché il corridore della Deceuninck-QuickStep correva sulle strade di casa, quelle nelle quali è vissuto e su cui ha sentito crescere dentro la passione viscerale per il ciclismo. Vivere un grande evento come il Giro di Lombardia sulle strade abituali, con il vicino di casa o l’amico del bar lì sul ciglio che si sgola per incitarti, ha un sapore speciale.

L’enfant du pays”: un’espressione resa famosa, nel mondo delle due ruote, da Adriano De Zan, che spesso la citava non solo nel citare i vincitori, ma anche semplici gregari che sfruttavano l’occasione del passaggio del Giro d’Italia o di qualsiasi altra manifestazione nel paese natio, chiedendo il permesso al gruppo per avvantaggiarsi, di quel tanto da permettergli un rapido saluto. Vestigia di un ciclismo che non c’è più, ora si è professionali sin dal via e certe deroghe non sono permesse quasi più…

Simoni Pordoi 2001
Gilberto Simoni ha costruito sul Pordoi la vittoria al Giro 2001, lasciando poi la tappa allo spagnolo Perez Cuapio
Simoni Pordoi 2001
Gilberto Simoni ha costruito sul Pordoi la vittoria al Giro 2001, lasciando poi la tappa allo spagnolo Perez Cuapio

Mondiali, “nemo propheta in patria”…

E’ pur vero però che vincere in casa propria ha un sapore speciale. Ai mondiali, ad esempio, questo evento è successo solamente 12 volte e parliamo non di atleti che vincono nella propria città, ma nella nazione di appartenenza, un abbinamento riuscito per 4 volte al Belgio (ma la quinta alla quale tanto ambivano quest’anno non si è avverata…) e per 3 all’Italia, nel 1932 con Learco Guerra, nel 1968 con Vittorio Adorni e nel 2008 con Alessandro Ballan, ultimo in assoluto a riuscirci.

Citavamo Guerra, la storica “locomotiva umana” che la soddisfazione di vincere davanti ai suoi concittadini l’ha assaporata nel 1931: la prima tappa del Giro d’Italia arrivava quell’anno a Mantova e Guerra ci teneva tantissimo a conquistare la vittoria davanti alla sua gente, poter ripartire il giorno dopo con il simbolo del primato. Dopo 206 chilometri si mise alle spalle allo sprint Alfredo Binda e Michele Mara e non contento di ciò vinse anche il giorno successivo a Ravenna. Quel Giro per lui finì con 4 successi di tappa ma con il rammarico della brutta caduta a La Spezia che lo costrinse al ritiro.

Ulissi Etruschi 2017
Vittoria in solitudine per Diego Ulissi a Donoratico nel 2017: quelle erano le strade della sua quotidianità…
Ulissi Etruschi 2017
Vittoria in solitudine per Diego Ulissi a Donoratico nel 2017: quelle erano le strade della sua quotidianità…

Giro d’Italia, altra storia…

Giro d’Italia. Spesso corridori hanno cercato e anche trovato la vittoria sulle strade di casa, ma se dovessimo cercare un simbolo di queste immagini?

La mente non può che tornare a qualche anno fa, a Gilberto Simoni che sul Pordoi costruì le sue vittorie rosa, in uno stretto corridoio lasciato libero dai tifosi, spingendo sui pedali per infliggere un ritardo sempre maggiore agli avversari. Non è un caso se la carriera del trentino sia legata a doppio filo alla corsa rosa, che aveva un sapore assolutamente speciale proprio quando si transitava sulle salite di casa, quelle dove da bambino aveva lasciato vagare la fantasia vedendo i campioni dell’epoca compreso lo zio di sua moglie, un certo Francesco Moser

Che dire poi di Stefano Garzelli, che nel 2005 vinse la Tre Valli Varesine? Attendeva da 15 mesi di riassaporare il gusto dolce della vittoria, il finale della classica di casa lo aveva studiato nei minimi particolari percorrendolo e ripercorrendolo in allenamento, soprattutto gli ultimi 500 metri dove si mise alla ruota di Mazzoleni gregario di Cunego e anticipando la prevedibile mossa del veronese scattò per precedere Bernucci. La gara arrivava a Campione d’Italia, città nativa della madre e di residenza delle sorelle. Come poteva non vincere?

Nibali Sicilia 2021
Una vittoria per Nibali nel 2021, ma di grosso peso, nella sua Sicilia, alla sua maniera: tappa e maglia…
Nibali Sicilia 2021
Una vittoria per Nibali nel 2021, ma di grosso peso, nella sua Sicilia, alla sua maniera: tappa e maglia…

Di casa e di cuore

Un po’ lo stesso discorso che vale per Fabio Ulissi. Nel 2017 il nativo di Cecina, appena approdato al Uae Team Emirates, voleva subito impressionare i suoi nuovi “datori di lavoro” e sulle strade di casa, teatro della sua preparazione invernale, sfruttò proprio la conoscenza del percorso e in particolar modo della discesa verso Donoratico.

«La conosco a menadito – affermò dopo la premiazione – sono nato qua e potrei farla a occhi chiusi, sapendo dove rilanciare».

Due volte era finito sul podio senza cogliere il risultato al quale teneva di più: per la gente del luogo, quell’edizione è rimasta nel cuore. E poi, parlando di discesa, non è lo stesso principio che ha applicato Masnada?

Se si parla di “enfant du pays”, c’è un’immagine recente che si fa strada nella memoria. Per Vincenzo Nibali quelle lacrime versate all’arrivo della conclusione dell’ultimo Giro di Sicilia contengono infiniti significati. Immaginate che cosa significa tornare a vincere, dopo tutto quel che ha passato in questi ultimi due anni, quello che ha letto e sentito su di lui, quei dubbi esasperanti nel proprio animo, davanti alla propria gente, quella stessa gente lasciata tanti anni fa, lui come tanti siciliani, per trovare fortuna nel Continente? Non c’era posto migliore per tornare ad azzannare il successo per lo Squalo. Certe volte anche i grandi uomini piangono…

Masnada, ecco perché passare presto è uno sbaglio

15.10.2021
5 min
Salva

«Non mi dimenticherò la Boccola fino a Città Alta – dice Masnada, tornando per un istante al Lombardia (foto di apertura) – per tutta la vita. Mi è passato il mal di gambe. Ho fatto tutta la salita con cattiveria grazie alla gente che c’era. E’ stato bello dopo un anno senza pubblico rivedere tutta quella gente e proprio a Bergamo. Anche in via Papa Giovanni XXIII visto quanta gente c’era?».

Per recuperare forze e morale, Fausto ha scelto Dubai. Dove l’acqua è più calda dell’aria, dove finora era venuto soltanto per correre e le spiagge le aveva viste soltanto dal finestrino dell’ammiraglia o dalla sella della bici. La stagione ha avuto alti e bassi, questi ultimi legati spesso alla sfortuna. Ma il Giro di Lombardia e il suo bagno di folla hanno in parte rimesso la bilancia in equilibrio. Il secondo posto dietro l’imbattibile Pogacar non ha il sapore della beffa e, tutto sommato, essere arrivato a giocarselo in volata dice che in salita l’altro non è riuscito a staccarlo. Ha bruciato semmai di più il secondo posto dietro Colbrelli ai campionati italiani. Perché quel giorno nei panni del più forte in salita si era sentito lui e l’arrivo in volata era l’ultima soluzione possibile.

La discesa del Selvino era il solo tratto di strada per rientrare su Pogacar
La discesa del Selvino era il solo tratto di strada per rientrare su Pogacar

«Non sono super soddisfatto – dice – perché fra Giro e Vuelta ho avuto sfortuna. Quando la salute mi ha assistito, ho dimostrato di andare forte. Ho fatto il Romandia con una condizione spettacolare (terzo in classifica finale, ndr), mentre l’avvicinamento al Giro è stato proprio brutto. Da non riuscire a respirare tanto ero costipato…».

Magari la tenuta di Evenepoel non cambiava, ma i tuoi acciacchi hanno coinciso con il suo calo…

Nessuno si aspettava quanto potesse reggere e chiaramente, essendo la Deceuninck-Quick Step abituata a vincere, non si può dire che il Giro sia stato positivo.

Forse era persino troppo aspettarsi che Remco potesse fare un exploit, no?

I preparatori e i direttori sportivi fanno queste scelte partendo dai dati in allenamento e da quanto l’atleta ha fatto vedere. E lui fino all’incidente aveva fatto meraviglie. Normale che ci si aspetti che vada forte, ma la stessa squadra non sapeva quali ambizioni avere. Era difficile prevedere quello che sarebbe successo.

Brucia più il secondo posto ai campionati italiani o il fatto di non essere andato alle Olimpiadi?

Il secondo di Imola brucia ancora, perché la vittoria avrebbe dato una svolta alla stagione. Con la maglia tricolore sei riconosciuto per un anno intero. Mentre le Olimpiadi sono rientrate nel discorso della sfortuna. Se il Giro fosse andato bene, avrei dimostrato il mio valore e mi avrebbe portato, perché ero già nella rosa. Ma il posto in nazionale va guadagnato e io non ci sono riuscito. Non ho rimpianti, condivido le scelte di Cassani.

Il forcing di Masnada sulla Galisterna ai campionati italiani di Imola non è bastato per staccare Colbrelli
Il forcing di Masnada sulla Galisterna ai campionati italiani di Imola non è bastato per staccare Colbrelli
Il Lombardia, anche se non l’hai vinto, è stato una nota positiva?

Sono soddisfatto per il secondo posto e lo è stata anche la squadra.

Sei stato l’unico capace di seguire Pogacar…

Sapevo di avere una sola carta da giocare ed era la discesa da Selvino, che noi bergamaschi facciamo spessissimo. Quando ho visto di aver scollinato con 30 secondi, ho capito che avrei potuto riprenderlo. Conoscevo ogni curva a memoria e infatti in fondo l’ho preso e poi mi sono messo a ruota. Di fatto a Bergamo mi ci ha portato lui. E sulla Boccola (l’ultima salita verso Città Alta, ndr) è andato davvero forte.

Com’è stare a ruota e non tirare, malgrado gli inviti?

Sarebbe bello se nel ciclismo non si facessero tanti tatticismi. D’istinto avrei tirato, ma così facendo sulla Boccola mi avrebbe staccato di certo. Perciò la tattica di Bramati alla fine ha funzionato. In realtà pensavo che da dietro sarebbero rientrati, anche a scendere da Bergamo, perché c’era vento contrario. Hanno giocato male la loro carta, forse perché avevano paura di portare Alaphilippe sotto l’ultimo strappo.

O forse non avevano più gambe…

In effetti ho rivisto la corsa in tivù e abbiamo fatto tutte le salite fortissimo. Non si staccava nessuno, ma erano tutti a tutta. Poi però siamo arrivati al Passo di Ganda e il gruppo è esploso.

Masnada ha partecipato a tutti i ritiri con Evenepoel e Honoré, preparando il Giro d’Italia. Qui sul Teide
Masnada ha partecipato a tutti i ritiri con Evenepoel e Honoré, preparando il Giro d’Italia. Qui sul Teide
Giorni fa siamo stati da Colleoni alla Colpack, diceva quanto sia brutto dal suo punto di vista non poter tenere i corridori più di un anno per la fretta di passare. Tu rifaresti i tuoi quattro anni da U23?

Non rifarei tutto, perché so di aver perso anni di carriera non facendo le cose in modo professionale. Ma credo che tre anni fra gli under 23 servano, magari anche in continental per fare qualche esperienza con i pro’. Perché quando arrivi di qua, non puoi sbagliare.

Perché non puoi sbagliare?

Hanno tutti la fretta di trovare un altro Evenepoel, ma per il 90 per cento dei ragazzi passare troppo giovani è sbagliato. Di qua c’è un livello altissimo, ci sono tanti corridori più forti fisicamente di un ragazzino e più esperti. Serve tempo, ci vuole tanta fatica. E per i 3/4 di quelli che passano così presto non sarà una bella esperienza. Non credo ne valga la pena.