Fabio Jakobsen è davvero forte, ragazzi! Un ragazzo in rampa di lancio, che subisce quel terribile incidente, riparte da zero e torna a vincere. Solo chi è grande dentro ci riesce. Vero, l’olandese era già tornato a vincere. Ma un conto è farlo al Tour de Wallonie e un conto è farlo alla Vuelta.


Dalla Polonia alla Spagna
Oggi sull’arrivo di Molina de Aragón la volata non era affatto scontata. I velocisti se la sono dovuta sudare non poco. Ma se la Deceuninck-Quick Step mira a tenere la corsa chiusa… allora levatevi tutti! E infatti la vittoria è loro.
Jakobsen stesso torna subito sull’argomento. Dal Polonia 2020 in poi: «È un sogno che diventa realtà – ha detto il corridore della Deceuninck-QuickStep – Dopo l’incidente è stata una lunga strada per tornare. Sono felice di essere qui. Ci è voluto molto tempo e molta energia da parte di molte persone. E questa vittoria è anche la loro vittoria. Sto parlando dei medici, dei chirurghi, dell’équipe medica in Polonia e della mia seconda famiglia, la Deceuninck, dell’équipe e di tutto il resto. È anche la vittoria della mia famiglia, perché io ci sono per loro».


Paura alle spalle…
In ogni caso, la paura non deve appartenere più a questo ragazzo. Nei primi sprint dopo il ritorno alle corse aveva ammesso che la prima cosa era ritrovare la lucidità e la scioltezza in volata, ma da come ha descritto il finale di oggi si può dire che Jakobsen sia più che lucido.
«È stato uno sprint molto lungo e durante il quale sono successe tante cose – ha detto Jakobsen – il problema è che tutte le squadre dei leader volevano stare davanti e quindi per noi c’era poco spazio. Poi ai -3 chilometri, come è scattata la neutralizzazione e loro hanno mollato un po’, abbiamo provato a prendere il comando. Prima Stybar mi ha messo intorno alla ventesima posizione, poi Bert van Lerberghe mi ha portato davanti. C’era una piccola curva a destra. Ho trovato la ruota di Demare era lui l’uomo da battere oggi (vero, ha fatto secondo, ndr). Ho spinto al massimo e alla fine l’ho passato. Ma non ero sicuro di farcela».


E spalle coperte di verde
La paura sarà anche alle spalle e il cerchio sembra essere definitivamente chiuso, ma adesso proprio quelle spalle sono ricoperte di verde. Il verde di chi indossa la maglia della classifica a punti. Jakobsen in salita tiene benino rispetto ad altri sprinter e visto che non deve correre pensando troppo al mondiale (i leader olandesi sembrano essere altri) può puntare forte anche sulla maglia fino alla fine. In più quest’anno in Spagna gli sprint non mancano.
L’avversario più pericoloso è Michael Matthews oggi sesto. L’australiano vorrà rifarsi del secondo posto, sempre in questa classifica, del Tour de France. E poi è un volpone. Ma Jakobsen ha dalla sua la squadra. Una squadra fortissima, che sa correre compatta ovunque. E che sa come portare il suo velocista al traguardo. Cavendish lo sa bene. E anche Matthews.