Il punto della situazione su Julian Alaphilippe. Il campione del mondo, che avevamo incontrato a Calpe ai primi di gennaio, ha riattaccato il numero sulla schiena e fatto balenare i primi lampi di vivacità. Se in quel primo parlare ci eravamo resi conto del suo nuovo distacco davanti alle corse, ora resta la curiosità di come abbia gestito complessivamente il suo inverno.
Quattro settimane off
Complici la paternità e il non aver preso parte alle Olimpiadi, dopo il Tour de France Julian ha fatto soltanto 15 giorni di gara, per cui è arrivato in fondo alla stagione certamente stanco fisicamente, ma non troppo provato mentalmente. Perciò, al posto delle consuete sei settimane di vacanze, ne ha fatte quattro.
«E siccome non aveva questa stanchezza psicologica – spiega suo cugino Frank, che da sempre lo allena – quelle quattro settimane gli sono sembrate eterne, ma come ogni cosa le ha fatte al 100 per cento, riposo compreso. Alla fine però non vedeva l’ora di ricominciare».
La pausa è stata in realtà piuttosto relativa, dato che Julian nel frattempo ha lavorato in palestra, ha corso a piedi oppure è uscito in mountain bike. Si fa fatica a tenerlo fermo: basta osservare il modo in cui muove le mani per capirlo…
Calendario a posto
Novembre ad Andorra, dove Alaphilippe vive con Marion Rousse e il figlio Nino. Stagione propizia per lui quest’anno, dato che non è nevicato, quindi la ripresa non ha avuto ostacoli.
«La prima cosa – spiega ancora l’allenatore – è stata lavorare sulla base. Abbiamo seguito i programmi alla lettera a differenza dell’anno precedente, in cui la frattura del polso lo ha condizionato tanto».
La consapevolezza del programma ha permesso anche di impostare i periodi successivi di lavoro. Tolta dalla mente l’ipotesi del Fiandre, Alaphilippe scommetterà tutto sulle classiche delle Ardenne. La Freccia Wallonne del 20 aprile e la Liegi-Bastogne-Liegi quattro giorni dopo: la corsa che più gli si addice, che più gli piace e che continua a sfuggirgli.
Alla luce di questi obiettivi, la preparazione prevede il Vuelta Catalunya (4-9 aprile), la Freccia del Brabante (13 aprile), poi salterà l’Amstel Gold Race.
Attenzione ai watt
Dicembre a Calpe, primo ritiro della Quick Step-Alpha Vinyl. E qui, a margine del suo essere guascone e leader in ogni gesto, è emersa la prima vera differenza dell’Alaphilippe 2.0.
«Prima dei i numeri e della potenza non gli importava – dice Frank – ora è interessato. Durante il ritiro ha studiato i suoi progressi in termini di watt. Sa che deve passare per questa fase se vuole continuare a progredire. Quindi continuerà a correre d’istinto e sentimento, perché è così che ha imparato a conoscere il suo corpo, ma ora si allena con il misuratore di potenza. Gli dà molta importanza, fa molte domande a riguardo. Se qualcuno me lo avesse detto, qualche anno fa… ».
Il primo intoppo
Capodanno in Belgio, dove assieme a Federer e Verstrappen è stato nominato sportivo straniero preferito, poi di nuovo a Calpe, secondo ritiro. E subito dopo, si è verificato il primo intoppo. Julian ha preso un forte raffreddore, che ha persuaso il team a non portarlo al successivo ritiro in Algarve. Qualcosa del genere era successo anche l’anno scorso, ma più avanti nel calendario.
Nella prima tappa del Provence arriva il terzo posto, dietro Viviani e Vanmarcke Nella seconda tappa, si piazza alle spalle del vincitore Coquard
«Ricordo che mi aveva messo in agitazione – aveva detto Alaphilippe a Calpe – perché ero arrivato alle prime gare senza essermi allenato bene e non recuperavo. Era stato difficile arrivare in forma fino a Liegi».
Questa volta l’influenza ha anticipato, ma un po’ di ritardo si è comunque accumulato. Anche se secondo suo cugino si parla davvero di sfumature.
«A Julian piace stare bene dall’inizio della stagione – chiude l’allenatore – ha sempre lavorato così. Ha bisogno di sapere che tutto è a posto, che non ha difficoltà fisiche o ritardi di forma. Non so se la malattia modificherà i suoi piani, ma da quello che si è visto al Tour de la Provence, sembrerebbe già un bell’Alaphilippe».