La faticosa rincorsa di Nairo Quintana

27.04.2021
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Un doppio intervento alle ginocchia a ottobre, poi due mesi di rieducazione e soltanto a gennaio Nairo Quintana è riuscito a tornare in bicicletta e iniziare la sua rincorsa a piccoli passi. Non certo il modo migliore per iniziare la preparazione invernale e per questo sin dalle prime uscite, il colombiano ha dovuto stringere i denti. Anche se sulle salite il modo di mettere fuori il naso l’ha pure trovato. Il bello di quando hai un talento speciale è che in apparenza ti viene tutto facile.

Con il fratello e il piccolo Santiago Umba, suo pupillo e compaesano, che corre alla Androni
Con il piccolo Santiago Umba, suo pupillo, che corre alla Androni

Debutto affrettato

Quintana infatti ha debuttato al Tour de la Provence, chiudendo al 9° posto. E’ stato poi 4° a Larciano e in una Tirreno-Adriatico di grande fatica, ha comunque strappato il quinto posto a Prati di Tivo. Ma la condizione che arriva in fretta, altrettanto rapidamente se ne va. Per cui al Catalunya s’è trattato solo di stringere i denti e accumulare fatica e lavoro, mentre al Tour of the Alps, grazie a una fuga c’è scappato il quarto posto di tappa a Pieve di Bono, nella tappa vinta da Pello Bilbao.

«Come sempre – ha detto quel giorno sul traguardo – speravo in qualcosa di più. Mi sono difeso meglio in discesa che in salita. Mi sentivo a mio agio e sono riuscito a superare diversi corridori. Non sono nelle migliori condizioni fisiche possibili. Sto cercando di completare questa rincorsa. Non c’è niente di sbagliato nel lavoro di squadra, in pianura o in montagna. Sono stati tutti fantastici. Alla fine, toccava a me riportare il risultato concreto di questo lavoro. Mi dispiace un po’ di non aver vinto perché speriamo tutti in una vittoria. Stiamo andando avanti, continueremo a lavorare».

Quarto a Pieve di Bono, dopo un gran lavoro della Arkea-Samsic
Quarto a Pieve di Bono, dopo un gran lavoro della Arkea-Samsic

L’istinto è quello di vincere, ma non si può ignorare il fatto che queste prime corse siano state il tentativo improbabile di costruire la base cui altri hanno lavorato sin da dicembre, una rincorsa che avrebbe meritato un miglior appoggio.

Come vanno le ginocchia?

Vanno un po’ meglio, ormai il processo di recupero è terminato e si sta chiudendo anche questo primo ciclo di competizioni, che è stato un inizio abbastanza difficile. Però tutto sommato sto bene.

Un’occhiata alla bici prima di partire: la Arkea corre su Canyon
Un’occhiata alla bici prima di partire: la Arkea corre su Canyon
In pratica hai costruito la base correndo?

Ho cominciato a gennaio con i primi allenamenti. Sono arrivato alle gare come in una rincorsa, con molta fretta e molta pressione. E il ritmo di gara è stato abbastanza alto, per cui non è stato facile sostenerlo e usarlo per fare dei lavori utili. Ma era necessario cominciare. Per fare la base che non ho fatto nella stagione invernale.

Perché non fare il Romandia?

Perché ho chiesto abbastanza al mio fisico. Per cui ora farò qualche altra piccola corsa (si parla della Vuelta Asturias, che parte il 30 aprile) e poi riposerò un poco. Quindi inizieremo la preparazione del Tour de France.

Un chiarimento con Carthy, compagno di fuga, alla fine del Tour fo the Alps
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Tornerai in Colombia?

Stiamo vedendo se andare a casa, per il tema Covid, o se restare qui. In ogni caso farò lo stesso tipo di lavoro e anche quello andrà inquadrato. Dobbiamo preparare il Tour, sapendo che a causa di un percorso un po’ troppo veloce, per me sarà difficile lottare per la classifica generale. Però serve ottimismo, andiamo per fare bene.

E poi le Olimpiadi?

Mi piace tutto di questa idea e mi piace anche il percorso. Sono le prime Olimpiadi che faccio per il mio Paese e voglio fare bene. Stiamo uscendo da un’epoca difficile, però a poco a poco va passando. Speriamo nell’estate di portare qualche gioia.