Guazzini come un treno: «Il recupero? Meglio del previsto»

16.02.2022
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Vittoria Guazzini non ha ancora iniziato la sua stagione agonistica. La toscana è passata dalla squadra di Valentino Villa alla FDJ-Nouvelle Aquitaine, team WorldTour. Un salto per il quale è sicuramente pronta, ma che complice l’infortunio alla caviglia l’ha un po’ rallentata. Almeno all’inizio.

Tra i ritiri con il team e quelli con la nazionale, la Guazzini ha passato gran parte dell’inverno in Spagna (foto Instagram – T. Maheux)
Tra vari ritiri, Guazzini ha passato gran parte dell’inverno in Spagna (foto Instagram – T. Maheux)

Caviglia in ripresa

La “Guazz” è tosta e già va come un treno. Alcune voci dicevano che nel ritiro in pista, chiamando in causa molto sulla forza, era stata costretta a fare un piccolo lavoro differenziato, ma lei smentisce categoricamente.

«No, no… che differenziato – racconta Vittoria – nell’ultimo ritiro ho svolto tutto il lavoro insieme alla squadra. In quello di dicembre invece sì, avevo fatto qualcosa in meno, ma avevo ripreso davvero da poco tempo. Con il tempo sono tornata a regime.

«Certo, non sono ancora al 100%, tutte le sere metto il ghiaccio perché la caviglia è sempre un po’ calda e sento che pulsa. Eseguo sempre degli esercizi di mobilità e vado in palestra. Ma questa l’avrei fatta a prescindere dalla caviglia.

«In palestra lavoro un bel po’, ci vado almeno due volte a settimana. Facendo anche la pista per me è molto importante. Inizio con dei circuiti anche per la parte superiore del corpo, poi passo alla parte di forza: squat, stacchi, bilanciere e lavori in isometria. Anche nel ritiro in Spagna su strada sono riuscita a fare un richiamo».

Caduta alla Roubaix, Vittoria rientrerà all’Omloop Het Nieuwsblad il 26 febbraio, 117 giorni dopo l’infortunio (foto Instagram)
Caduta alla Roubaix, Vittoria rientrerà all’Omloop Het Nieuwsblad il 26 febbraio, 117 giorni dopo l’infortunio (foto Instagram)

Si riparte dal Belgio

La Guazzini però è ottimista. Alla fine riesce a spingere forte e il programma procede bene: «Direi anche meglio del previsto – riprende Vittoria – inizierò a gareggiare a fine mese, in Belgio».

Nel ciclismo moderno iniziare a fine febbraio, significa scontarsi con gente che corre quasi da un mese. La differenza potrebbe essere piuttosto netta.

«Paura del ritmo? Mah, forse chi ha iniziato alla Valenciana – dice – darà una dimostrazione di maggior ritmo, ma anche altre ragazze apriranno la loro stagione in Belgio, insomma non sarò la sola. Più che il ritmo, semmai mi preoccupa lo stare in gruppo. Dovrò ritrovare il feeling, specie dopo il trauma della caduta alla Roubaix. Ma sono certa che dopo le prime pedalate tutto tornerà come prima».

Il ritmo però è già buono. Vittoria è reduce dal ritiro in Spagna con la nazionale, dove ha svolto un ottimo volume di lavoro con le altre ragazze.

«Cercavamo di uscire insieme, ma poi ognuna in questo periodo della stagione aveva il suo programma da sbrigare. Però alla fine si rientrava sempre insieme. I percorsi erano quelli. E c’era sempre tanta salita! Anche se non si esce insieme per l’intero allenamento, questi ritiri sono importanti per fare gruppo».

Alla FDJ-Nouvella Aquitaine, la toscana ha ritrovato la sua ex compagna Marta Cavalli (foto Instagram – T. Maheux)
Alla FDJ-Nouvella Aquitaine, ha ritrovato Marta Cavalli (foto Instagram – T. Maheux)

Inizio tranquillo?

Nella Valcar-Travel & Service Vittoria Guazzini era una delle leader indiscusse. E al tempo stesso una gregaria di super lusso per gli sprint di Elisa Balsamo. Quali saranno i suoi ruoli e suoi obiettivi in questa stagione?

«Non so di preciso che ruolo avrò, immagino che soprattutto all’inizio dovrò aiutare la squadra. Bisognerà anche ambientarsi un po’ con le altre ragazze, tutte hanno una gran voglia di fare e tutte sono molto forti.

«Io per le volate? Velocista pura non lo sono mai stata, non è la mia caratteristica principale, poi un eventuale lavoro specifico che dovrò fare dipenderà dal team che sarà schierato, dalla tipologia della gara. Vediamo…

«Prevedo un picco di forma per le classiche di inizio stagione e quelle del Belgio. Non so neanche se resterò lassù dopo le prime corse. Ma prima di pensare a questa o a quella gara, intanto pensiamo a ripartire.

«Il sogno? Il Giro delle Fiandre, ma al momento… è proprio un sogno».

FAS Airport Service, Bramati: «Inizio okay, ma non fermiamoci»

03.02.2022
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Come andata la prima stagione della FAS – Airport Service? «E secondo voi com’è questo bilancio?». Si apre con una contro-domanda la chiacchierata con Luca Bramati, direttore sportivo del team di ciclocross nato quest’anno. Con lui già avevamo tracciato un primo bilancio, ma la stagione si era aperta da poco. Adesso il quadro è decisamente più completo.

La sua contro-risposta già dice molto sulla prima stagione delle ragazze del presidente Valentino Villa. Una stagione suggellata dal bronzo iridato di pochi giorni fa di Silvia Persico, senza dimenticare le cinque vittorie, tra cui il titolo nazionale con la stessa Persico, un quarto posto di Eva Lechner in Coppa del mondo e molti buoni piazzamenti di Alice Maria Arzuffi e di Lucia Bramati. Piazzamenti, che quest’ultima ha spesso colto correndo con le elite pur essendo una U23.

Eva Lechner conquista il GP Valfontanabuona ai primi di dicembre. Poi a fine mese il malanno che l’ha limitata (foto Instagram)
Eva Lechner conquista il GP Valfontanabuona ai primi di dicembre. Poi a fine mese il malanno che l’ha limitata (foto Instagram)

Pollice in alto

«Io direi – spiega Bramati – che la FAS Airport Service è andata alla grande. Nessuno si aspettava una cosa del genere e sono stracontento.
«Da quando ho preso in mano questo team ho lavorato proprio per quello, per creare un ottimo ambiente e una squadra competitiva, ma mai avrei pensato di finire dove abbiamo finito. Con il presidente Villa ho avuto sin da subito carta bianca. Anzi, tante volte ero io che chiedevo, che mi ponevo dei dubbi… E lui puntualmente mi lasciava agire liberamente. Si è fidato di me».

Alice Maria Arzuffi era la campionessa italiana in carica, il titolo è poi passato alla compagna Persico (foto Instagram)
Alice Maria Arzuffi era la campionessa italiana in carica, il titolo è poi passato alla compagna Persico (foto Instagram)

Verso il futuro

Quando tra dirigenza e staff tecnico si crea questo buon rapporto le cose non possono che andare bene. E anche gli eventuali problemi si superano con maggior slancio. È più facile trovare un accordo e forse anche in virtù di questo ottimo rapporto, Bramati guarda già al futuro.
«E’ andata bene, ma forse potevamo fare anche qualcosina di più, soprattutto con Alice Maria Arzuffi e, lo premetto, non pensate che io non sia contento di lei. Dico solo che probabilmente potevamo sfruttarla ancora meglio».



«Perché? Perché magari poteva esserci un rapporto di fiducia reciproco da stringere. Alice, come tutti gli sportivi, si deve fidare. Io e lei abbiamo iniziato a lavorare insieme da quest’anno. In passato, per quel poco che abbiamo avuto a che fare, non avevamo legato moltissimo… Però devo dire che siamo stati bravi entrambi a venirci incontro. Anzi, devo dire che lavorando con lei ho scoperto una bellissima persona oltre che un’ottima atleta, ma questo già lo sapevo. Eh sì: abbiamo già buttato giù qualcosa per il prossimo anno».

Silvia Persico a Besancon, in Coppa del mondo (foto Instagram – Twila Muzzi)
Silvia Persico a Besancon, in Coppa del mondo (foto Instagram – Twila Muzzi)

Pro’ al 100%

Bramati sembra già avere mille idee per la testa, forse proprio perché c’è questo ottimo rapporto con il presidente Villa.

«La verità – riprende Bramati – è che per questi progetti servono tanti soldi, adesso vediamo come va con il presidente e con gli sponsor. Già sapere che sono contenti è importante.
«Mille idee? Eh sì, quelle non mancano mai. Ma la mia idea principale è quella di lavorare bene per continuare a crescere. Per me questo è stato il punto di partenza, ma per farlo, come ho detto, la questione monetaria è centrale e tutti devono essere contenti di questo obiettivo».

«Faccio un esempio pratico. Questa estate a Livigno ad agosto c’erano dei team belgi di ciclocross che si allenavano, stavano facendo altura, già pensando alla stagione invernale. Se vogliamo fare il salto anche noi serve questo tipo d’impegno: stage, trasferte per le gare più importanti, materiali…».


La FAS Airport Service ha fornito due delle quattro pedine dell’oro nella mix ralay di Fayetteville. Qui la Persico dà il cambio alla Bramati
La FAS Airport Service ha fornito due delle quattro pedine dell’oro nella mix ralay di Fayetteville. Qui la Persico dà il cambio alla Bramati

Eva, Lucia e Silvia


Infine a Bramati strappiamo un giudizio flash anche sulle altre tre ragazze del team, visto che della Arzuffi ci ha già parlato: Eva Lechner, sua figlia Lucia e Silvia Persico.

«Eva – spiega Bramati – ha un po’ ciccato il mondiale, però va anche detto che si è ammalata in un periodo bruttissimo in ottica iridata e questo l’ha debilitata non poco. E infatti anche agli italiani non era in ottima condizione».


«Mia figlia Lucia, idem. Lei addirittura l’italiano neanche lo ha fatto. Ha preso un virus intestinale: in dieci giorni ha perso 3 chili. Io e Daniele Pontoni siamo convinti che lo abbia preso a Dendermonde. Lì c’era un vero “schifo” a terra e in certi casi se qualcosa ti va in bocca può creare dei problemi. In passato questo è già successo, non sarebbe la prima volta. So che è accaduto persino a gente che ha corso la Parigi-Roubaix».


«Di Silvia Persico il bronzo iridato me lo aspettavo sì e no. Sapendo anche che un paio di avversarie avrebbero corso con le under 23, e visto come era andata ad Hoogerheide, lei poteva cogliere l’occasione ed è stata davvero brava a correre come ha corso. A rendere il 100% nel giorno giusto.

«So che lei vuole puntare ancora di più sul ciclocross, ma adesso inizierà la stagione su strada. Credo che si fermerà un po’ prima proprio pensando alla successiva stagione di cross. Per questo motivo dovrò parlare bene anche con Davide Arzeni, il suo preparatore».



«Ma più che delle singole io torno a parlare del discorso del gruppo e all’idea di continuare a crescere tutti insieme. Perché riguardo a Lucia ci sta che lei debba crescere, è ancora una “bambina“. Già da questa settimana, tanto per rendere l’idea, è tornata a pensare alla scuola, alla maturità. E solo dopo tornerà a fare la ciclista a tempo pieno. Per i miglioramenti delle altre invece il discorso cambia. Non è solo fisiologico.

«Faccio un esempio: Silvia Persico, lei deve per me migliorare dal punto di vista tecnico. Ma su questa cosa non ci ho ancora mai lavorato. Nella mia testa perciò c’è l’idea di fare uno stage tecnico».

UAE Team ADQ, le donne in bici. I progetti di Gianetti

15.01.2022
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Il WorldTour femminile cresce, la UAE cresce ed ecco la UAE Team ADQ. E Mauro Gianetti, il team manager, della corazzata non ha mai nascosto i suoi piani e le ambizioni di questa squadra, o meglio, di questo gruppo. Ci sta lavorando e ci lavorerà ancora.

E allora insieme a lui andiamo a scoprire questo nuovo progetto “rosa”.

Già lo scorso Gianetti e il suo gruppo andarono negli Emirati per la promozione del ciclismo (Photo Fizza)
Già lo scorso Gianetti e il suo gruppo andarono negli Emirati per la promozione del ciclismo (Photo Fizza)
Mauro, come nasce l’avventura con questo team?

In generale il progetto UAE è un grande investimento. Un investimento in tutto: nei corridori, sul piano tecnologico, dei materiali, abbiamo ingegneri, abbiamo un biomeccanico che lavora al 100% con noi. E’ un qualcosa di corale. In tutto ciò la squadra maschile è parte del progetto di sviluppo del ciclismo negli Emirati Arabi. L’idea è di mettere le persone in bici. Siamo partiti con gli uomini ma non era un progetto esclusivo per loro. Noi pensiamo alla salute e al benessere, e questo è anche e soprattutto donna. Andare in bici è semplice, è bello, puoi farlo a qualsiasi ora, in compagnia o da sola. La bici è senso di libertà. Tutto ciò lo stiamo sviluppando da anni ed era arrivato il momento di avere anche una squadra femminile.

E quando è arrivato questo momento?

La scorsa estate. Di ritorno da Tokyo ci siamo fermati negli Emirati Arabi per mettere in piedi tutto ciò. C’era anche Tadej (Pogacar, ndr). Abbiamo iniziato a fare delle valutazioni e delle indagini di mercato. Abbiamo contattato diversi team e alla fine con la squadra (la Alè BTC Lubjana, ndr) di Alessia Piccolo e la sua Alè c’è stata l’opportunità ideale.

Perché l’opportunità ideale si è realizzata con loro?

Per loro stava diventando un po’ troppo impegnativo. Perché è vero che il ciclismo femminile sta diventando più importante, ma è anche più costoso. Noi inoltre cercavamo delle atlete di livello, che loro avevano. Pertanto l’occasione era ideale per entrambi. Da lì siamo partiti.

La Colnago VR3s in dotazione alle ragazze del nuovo team di Gianetti (foto Instagram – UAE ADQ)
La Colnago VR3s in dotazione alle ragazze del nuovo team di Gianetti (foto Instagram – UAE ADQ)
Che struttura avrete?

Anche per rispetto di chi c’era in precedenza, abbiamo lasciato esattamente lo stesso gruppo, ma ugualmente vi abbiamo posto Rubens Bertogliati come general manager. Abbiamo pensato che questa fosse la modalità migliore per iniziare. Ed è anche un modo per rispettare le idee di pensiero del Paese che ci rappresenta, un Paese molto accogliente.

Appunto, Mauro, cosa significa avere un team femminile in un Paese arabo?

Gli Emirati Arabi Uniti sono un Paese straordinario. Vi dico solo che da questo 1° gennaio il weekend anche per loro è il sabato e la domenica, non più il giovedì e il venerdì come per gli altri Paesi arabi.

Davvero una grande apertura…

Spesso si fa confusione e si confondono gli Emirati Arabi con Arabia Saudita, Oman… Che non centrano “nulla” con gli Emirati. Negli Emirati c’è molta tolleranza. Basta pensare che il 90% della popolazione è straniera e che molte donne sono alla dirigenza di aziende importanti. E’ fuori che si ha l’impressione che siano una “marcia indietro”. Posso dire che spesso le donne sono più rispettate lì che altrove. Quindi per noi è davvero un grande stimolo avere una squadra femminile. 

Prima, Mauro, hai parlato anche di biomeccanica e di materiali. La vostra bici ha delle geometrie apposite per le donne?

La Colnago V3Rs comprende tutte le taglie, che siano per uomini o per donne. Vanno bene dall’atleta più piccolo al più grande. Le caratteristiche del carbonio però sono adattate a seconda delle misure del telaio stesso. In poche parole il telaio di Laengen, che è alto quasi 2 metri, è diverso da quello dello scalatore di 1,60 metri. Sono fibre particolari. Però ci tengo a dire anche una cosa, in Colnago si va a cercare il compromesso tra peso e rigidità, ma aggiungerei anche sicurezza. Per Colnago e per noi è la prima cosa: mai avere un telaio con 10 grammi in meno a scapito di qualità e sicurezza. 

La Bastianelli, già in Alé BTC Ljubljana, sarà alla ADQ. Altre italiane di spicco sono gli innesti di Magnaldi e Bertizzolo
La Bastianelli, già in Alé BTC Ljubljana, sarà alla ADQ. Altre italiane di spicco sono gli innesti di Magnaldi e Bertizzolo
La stagione 2022 ancora deve iniziare, ma già pensate a quella 2023 in qualche modo?

Si lavora sempre in ottica futura! Da quando il team è partito si pensa sempre a cosa fare per migliorare. Si osserva, si ascolta… Pensare di aver raggiunto il massimo sarebbe un errore. L’evoluzione è costante. E andare avanti è la costante del mio mestiere.

Mauro, che obiettivi vi ponete? Visto che è tornato anche il Tour femminile ci pensate ad una doppietta uomini e donne?

Sognare non costa nulla! Ma a me non piacciono troppo i sogni, preferisco gli obiettivi. Quelli puoi raggiungerli con il lavoro. Il nostro primo obiettivo appunto è quello di avere un gruppo solido attorno ai corridori, per supportarli al meglio al livello di staff e materiali. Nella ADQ abbiamo un gruppo misto: ragazze molto giovani e altre più esperte, come Marta Bastianelli e Mavi Garcia. Loro, insieme alle molte 19-20 enni sono un bel mix.

A Wollongong un mondiale femminile super lungo?

17.12.2021
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Il prossimo mondiale su strada, quello di Wollongong, è forse il mondiale che più di altri sancirà la parità tra uomini e donne anche nel ciclismo. In realtà forse sarebbe più corretto dire che è l’intera stagione 2022 a rivedere questi equilibri.

Le gare WorldTour per le donne infatti aumentano sensibilmente per quantità e per distanza. Solo quest’anno il Fiandre, una tappa del Giro, il Gp Plouay, il mondiale erano tutte al di sopra dei 150 chilometri. E l’anno scorso l’Assisi-Tivoli del Giro ne contò addirittura 165. 

Ancora non si conosce con precisione la lunghezza del mondiale donne elite di Wollongong, ma gira con una certa insistenza una voce secondo la quale potrebbe misurare i 171 chilometri, il che sarebbe una distanza a dir poco notevole per le donne. 

Tuttavia non saremmo del tutto stupiti, visto che le stesse amazzoni a cronometro percorreranno  la stessa distanza dei colleghi uomini. A questo punto abbiamo chiamato in causa Paolo Sangalli, tecnico delle ragazze. 

Il circuito cittadino ha uno strappo di un chilometro ai -8 dall’arrivo
Il circuito cittadino ha uno strappo di un chilometro ai -8 dall’arrivo
Paolo, sembra che ai prossimi mondiali la distanza possa essere molto ampia, 171 chilometri…

Ma siamo sicuri che poi sarà questa? Perché i commissari dell’UCI ancora devono effettuare il sopralluogo. E solo dopo la loro visione avremo i numeri certi. Diciamo che conoscendo le distanze dei tre segmenti si potrebbe arrivare a 153 chilometri, che comunque è un bel chilometraggio.

Ed è più o meno la distanza che abbiamo visto a Leuven quest’anno…

Sì, tutto dipende da quante volte si percorrerà l’ultimo giro. Il tratto iniziale in linea misura 33 chilometri, c’è poi l’anello da 35 chilometri con la salita più lunga e siamo a 68 chilometri. Infine c’è il circuito cittadino da 17 chilometri. Io presumo che quest’ultimo si farà cinque volte e non sei.

E allora ragioniamo per assurdo, facciamo del “fantaciclismo” e poniamo che si percorra sei volte, quindi 170 chilometri di gara: che corsa vedremo?

Vedremo due gare in una. La prima dalla partenza all’ingresso nel circuito con la salita lunga (Mount Keira, ndr), per vedere chi è rimasta in gare. E la seconda da lì alla fine. Piuttosto sarà importante, soprattutto per le donne, proprio quella salita di 8 chilometri, che poi in realtà sono 6, visto che il primo e l’ultimo chilometro sono all’uno per cento. Inciderà molto di più rispetto agli uomini.

Quando andrai a vedere il circuito?

Ne parlavamo con Bennati, ma chiaramente siamo legati al discorso della pandemia. Ho visto la registrazione dell’organizzazione per ora. Non ci sono poi solo le salire. Bisogna vedere bene anche il vento. C’è tutta quella lunga porzione lungo la costa, non posso credere che non abbia influenza sulla corsa. Ci sono molte variabili.

Per Sangalli le distanze molto lunghe vanno a vantaggio di un atleta resistente come Elisa Longo Borghini
Per Sangalli le distanze molto lunghe vanno a vantaggio di un atleta resistente come Elisa Longo Borghini
In ogni caso la distanza sarebbe comunque non secondaria, tanto più che questo tracciato non sembra così facile per le donne come per gli uomini…

Di certo la salita lunga per le donne fa più selezione. Una selezione da dietro. Poi bisognerà vedere anche chi ci sarà e come sarà interpretata la gara. Penso per esempio all’Olanda. Se dovessero avere la Wiebes non credo faranno la salita forte… Anche se a noi andrebbe bene sapendo che la Balsamo quando la strada sale è più brava di lei!

Eppure i 150 e passa chilometri di Leuven si sono dimostrati abbastanza selettivi visto che non sono arrivate moltissime atlete davanti…

Vero. C’è stata un certa attenzione, infatti nei primi 40 chilometri sono andate tranquille. Mentre il circuito più duro, quello fuori Leuven, era abbastanza lontano dal traguardo. E per questo dico che per me quella distanza sarebbe un po’ troppo. Anche se ad alcune atlete andrebbe meglio… Di certo ne guadagnerebbe una ragazza di resistenza come la Longo Borghini.

Proprio a Wollongong le donne e gli uomini faranno gli stessi chilometri a cronometro. In più il calendario femminile quest’anno vedrà il Giro, il Tour, la Vuelta e gare mediamente più lunghe…

La distanza media si sta allungando tra le donne. Non solo, ma ci sono anche più gare. Avremo il Giro e il Tour nel giro di un mese, poco dopo l’europeo, a metà agosto la Vuelta e poi il mondiale. Quest’anno si capirà veramente anche tra le donne quanto è importante la programmazione. Con il WorldTour si alza il livello contrattuale ma si deve alzare anche il livello delle atlete e soprattutto le giovani dovranno stare attente.

La doppietta Giro-Tour tra le donne si può fare, specie per la Van Vleuten

16.12.2021
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La doppietta Giro-Tour è possibile? Sì o no? E perché? Se nel ciclismo maschile Pogacar sembra il maggior indiziato ad essere il successore di Pantani (ultimo a riuscirci nel 1998) – rispondendo così ad uno degli interrogativi più suggestivi che si rinnova ogni anno – nel 2022 ci sarà da porsi le stesse domande anche in campo femminile. Le abbiamo girate a tre diesse per approfondire il nostro sondaggio di opinioni: Giorgia Bronzini della Liv Racing Xstra, Davide Arzeni della Valcar Travel&Service e Pablo Lastras della Movistar.

Prima però diamo qualche dato sulle due gare che si correranno a distanza di quattordici giorni l’una dall’altra. Il Giro d’Italia Donne, del quale deve ancora uscire il percorso, è in programma dall’1 al 10 luglio, mentre il Tour de France Femmes, che torna dopo dodici anni di assenza, dal 24 al 31 luglio e per il quale si conoscono già le tappe.

Fabiana Luperini e Joane Somarriba sono due delle tre atlete riuscite nella doppietta
Fabiana Luperini e Joane Somarriba sono due delle tre atlete riuscite nella doppietta

Marsal, Luperini e Somarriba

Dal 1988 – stagione in cui nacque il Giro Donne, quattro anni dopo il Tour – al 2009 solo tre atlete sono state capaci della doppietta. La francese Catherine Marsal nel 1990, la nostra Fabiana Luperini per ben tre volte consecutive dal ’95 al 97 (sfiorando un clamoroso poker nel ’98 quando vinse il Giro e fu seconda al Tour) e la spagnola Joane Somarriba nel 2000. Tutte imprese compiute nell’arco di una decade e quando lo spazio tra i due eventi era in media di quasi un mese.

Sulla carta la corsa rosa dovrebbe avere un tracciato più duro rispetto a quella francese, restando in linea quindi a quello delle passate edizioni, ma la Grande Boucle si ripresenta sul calendario agonistico con un montepremi stellare (il più ricco del World Tour femminile) grazie alla partnership con Zwift come abbiamo spiegato nei giorni scorsi. E la nostra analisi va subito al sodo della questione.

Anna Van der Breggen all’ultimo Giro ha mostrato una superiorità tale che avrebbe potuto siglare l’accoppiata
Anna Van der Breggen all’ultimo Giro ha mostrato una superiorità tale che avrebbe potuto siglare l’accoppiata

Bronzini scettica

«E’ un azzardo – spiega Giorgia Bronzini – se ci basiamo sul disegno del Giro di quest’anno. Se io fossi un corridore che vuole fare classifica non li preparerei entrambi. Per me è difficile essere al top in tutte e due gare. Non ci sarebbe il tempo necessario per recuperare a dovere, magari facendo un’altura fatta bene e rientrare senza essere imballati. Poi è ovvio che se in squadra hai una come la Van Vleuten allora non ti devi nemmeno porre il problema. Lei è l’unica al momento che può fare l’accoppiata».

La 38enne piacentina prosegue il suo ragionamento: «Se invece fossi una cacciatrice di tappe allora penso che sarebbe possibile fare bene al Giro e al Tour. Però bisogna considerare anche la pressione mentale che hanno queste gare. Per questo motivo se fossi una velocista ne sceglierei una e punterei a fare risultato in Norvegia nell’altra corsa a tappe World Tour (la neonata Battle of the North dal 9 al 14 agosto, ndr). Importante ma meno stressante».

Per essere competitivi bisognerà anche fare del turn-over nelle formazioni. Su questo aspetto la Bronzini termina la sua osservazione: «Penso proprio che sarà indispensabile. Qualcuno comunque farà entrambe le gare. Ad oggi io ho in mente di fare una rotazione di corridori e di ruoli. Chi andrà in Italia per fare risultato poi potrebbe andare in Francia ad aiutare le compagne o viceversa. Poi vedremo naturalmente come sarà la nostra condizione generale in quel periodo».

Per Arzeni, Elisa Longo Borghini potrebbe fare bene in entrambe le corse a tappe
Per Arzeni, Elisa Longo Borghini potrebbe fare bene in entrambe le corse a tappe

Arzeni ottimista

La pensa diversamente invece Davide Arzeni, che non ha dubbi: «Per me è possibile fare molto bene in entrambe le gare, sia puntando alle tappe che alla generale con la stessa atleta. Il ciclismo femminile non è come quello maschile. Sì, c’è stress anche da noi ma non come ai loro livelli.

«La Van Vleuten secondo me non avrà problemi a correre Giro e Tour puntando alla vittoria finale. Ne è capace, le ho visto vincere gare da sola contro tutto il gruppo. Però non ci sarà solo lei, anche la stessa Longo Borghini sarà molto competitiva. Detto questo, io porterei sempre una velocista in una gara a tappe perché se non fa lo sprint può aiutare una capitana in pianura».

«Noi – conclude il “Capo” della Valcar – non abbiamo l’atleta per la generale come altre squadre, che possono portarne una diversa dall’altra tra le due corse. Puntiamo più alle tappe e con Consonni, Persico, Sanguineti o altre possiamo farcela. Certo, un po’ di classifica nelle prime dieci o quindici posizioni potremmo farla ad esempio con la canadese Olivia Baril o la polacca Karolina Kumiega. Sono due ragazze nuove, ancora tutte da scoprire ma che mi hanno dato buone sensazioni quando le ho viste all’opera. In ogni caso anch’io penso che effettuerò qualche avvicendamento di ragazze e ruoli tra Giro e Tour».

La crono potrebbe essere uno dei vantaggi della Van Vleuten: al Tour non ce ne sarà, ma al Giro?
La crono potrebbe essere uno dei vantaggi della Van Vleuten: al Tour non ce ne sarà, ma al Giro?

Lastras: obiettivo doppietta

Inevitabilmente si arriva dove tutti sarebbero andati a finire. Annemiek Van Vleuten. Si sapeva che il suo nome sarebbe saltato fuori da tutte le considerazioni possibili. Sia la Bronzini che Arzeni (e forse non solo loro) vedono la fuoriclasse olandese – nonostante compirà 40 anni il prossimo ottobre – come principale (unica?) favorita all’accoppiata, con buona pace delle rivali più agguerrite. E Lastras, dalla sua dimora di San Martin de Valdeiglesias, cos’ha da dirci? Avverte già un po’ di pressione?

«Conquistare Giro Donne e Tour femminile con Annemiek è il nostro obiettivo – commenta il diesse della Movistar ed ex pro’ con la società spagnola dal 1998 al 2015 – lei si preparerà proprio come quest’anno per le Olimpiadi (oro nella cronometro, argento nella prova in linea, ndr). Sarà uno stimolo molto importante per lei, per le sue compagne e per tutti noi. Siamo e saremo pronti per affrontare al meglio questi appuntamenti».

Per Lastras è totalmente possibile correrli entrambi ad alto livello, puntando anche alle frazioni intermedie. Chiude così il suo pensiero.

«Si può grazie alla tecnologia, agli allenamenti e alla nutrizione che hanno fatto passi in avanti. Ora le cicliste sono più disposte a fare gli sforzi e quindi a correre gare così importanti e così ravvicinate. Possono tranquillamente raggiungere anche tre picchi di forma in una stagione.

«Sarà comunque fondamentale fare anche un mix tra recupero e riattivazione. E cambierò qualche ragazza tra Giro e Tour, più o meno metà squadra, per cercare di centrare anche le vittorie di tappa, come ad esempio Emma Norsgaard in Francia».

L’occhio della Wiebes sulle sprinter e sulla prima maglia gialla

15.12.2021
4 min
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Ve lo diciamo subito, per intervistarla in questo periodo di apparente calma, abbiamo dovuto prenderle la ruota e non mollarla di un millimetro. E lei, Lorena Wiebes, velocista ed astro nascente di professione, è stata piacevolmente al gioco. Come fosse uno sprint, in cui ormai è abituata ad essere marcata stretta.

Nei mesi scorsi avevamo già parlato della 22enne olandese del Team DSM che nei suoi quattro anni da elite ha già ottenuto 46 successi battendo tante avversarie. Ancora trafelata dal viaggio verso la Spagna, abbiamo trovato la Wiebes proprio durante i primissimi giorni del ritiro in Costa Blanca e le abbiamo chiesto un parere su alcune delle sue rivali, non prima di aver dato uno sguardo alla stagione appena conclusa e a quella che sta per iniziare.

Lorena in prima fila (la terza da sinistra) alla presentazione della Dsm
Lorena in prima fila (la seconda da sinistra) alla presentazione della Dsm
Lorena, in questa stagione hai alzato ulteriormente l’asticella. Com’è stato il tuo 2021?

L’annata ha avuto alcuni alti e bassi. L’inizio non è stato molto buono, ho avuto un brutto incidente alla HAT (Healthy Ageing Tour in Olanda a marzo, ndr). Come squadra però siamo rimasti motivati e ha funzionato. Infatti dopo la prima vittoria, ne sono seguite altre. Anche il mio primo Giro Donne è andato molto bene (due vittorie di tappa, ndr). E con il successo a Drenthe è stato bello chiudere la stagione.

Quali sono i tuoi obiettivi nel 2022?

Innanzitutto essere più forte dell’anno scorso. Voglio continuare a crescere ed essere la miglior velocista del mondo. Poi sicuramente il Tour de France sarà un bell’appuntamento. L’obiettivo primario sarà prendere la prima maglia gialla. Il mio programma agonistico ancora non c’è ma sto già aspettando con ansia l’inizio.

Qual è la corsa dei tuoi sogni, a parte il mondiale che di solito è il sogno di tutti?

Penso che per ora sarà la prima tappa del Tour. Ho una buona opportunità di prendere la maglia gialla. E poi è da quando sono junior che non vedo l’ora di correre sugli Champs Élysées.

La Wiebes ha un conto aperto con la Balsamo: 6 vittorie a 5 per l’olandese negli “scontri diretti”
La Wiebes ha un conto aperto con la Balsamo: 6 vittorie a 5 per l’olandese negli “scontri diretti”
Ti chiediamo un giudizio su alcune avversarie. Partiamo da Elisa Balsamo, con la quale hai un conto aperto. In 12 occasioni siete finite sul podio insieme: sei volte l’hai battuta in volata, cinque volte lei ha battuto te.

Conosco Elisa dalle juniores, già da quando è diventata campionessa del mondo a Doha nel 2016. Va molto forte: ha un bello sprint, ma è migliore di me in salita. Anche per questo lei ora è campionessa del mondo e io no. Penso che avremo delle belle sfide in futuro.

Emma Norsgaard?

Anche con Emma ho corso tra le junior. Era temibile già allora e quest’anno è stata davvero impressionante dall’inizio della stagione. Lei ora è anche cresciuta sia in salita che a cronometro. Quindi non vedo l’ora di correre contro di lei nei prossimi anni.

Lotte Kopecky?

Penso che Lotte abbia fatto anche dei grandi passi in avanti nelle ultime stagioni, soprattutto quest’anno in cui è andata alla grande. Credo che me la ritroverò molte volte negli sprint dei prossimi anni. Inoltre adesso è passata alla SD-Worx e sarà davvero un osso duro.

Jolien D’Hoore?

Anche con lei ho avuto molte battaglie negli ultimi anni. Era una velocista davvero tosta. Ha avuto una carriera favolosa (nel 2022 sarà la diesse della NXTG by Experza dove correrà Gaia Masetti, ndr).

Come la connazionale ed idolo, Marianne Vos, anche la Wiebes è impegnata spesso nel cross
Come la connazionale ed idolo, Marianne Vos, anche la Wiebes è impegnata spesso nel cross
Charlotte Kool? Un nome nuovo che sarà una tua prossima compagna di squadra.

Ho corso anche con lei da junior, soprattutto nelle gare olandesi. Ho fatto dei bei duelli con Charlotte. Sono impaziente di poter lavorare con lei nel nostro team. È una velocista potente e può ancora crescere molto. Penso che potremo aiutarci e rafforzarci a vicenda.

Marianne Vos?

L’ho sempre ammirata fin da quando ho iniziato a pedalare. Penso che sia davvero straordinario il modo in cui Marianne durante la sua carriera abbia fatto bene su strada, pista e ciclocross. Da quanto tempo è al top? Ed ancora vuole migliorare, incredibile. È stato un po’ speciale correre la prima gara in nazionale insieme a lei.

Giorgia Bronzini, che conosce bene la Vos e il ciclismo olandese, ci ha detto che puoi diventare l’erede di Marianne. È vero?

Credo di essere più veloce di lei (ride, ndr). Battute a parte, penso che la Vos sia un’atleta diversa, ma ovviamente spero di diventare sempre più come lei, voglio mantenere viva questa speranza. Per farlo dovrò migliorare a cronometro e diventare più incisiva in salita.

Avete visto Marta Cavalli? E’ più famelica che mai…

02.12.2021
4 min
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Marta Cavalli è già in piena stagione. Ha una carica pazzesca. Ieri per esempio aveva avuto una giornata bella piena e tra allenamenti rimandati e impegni vari alle 21 era ancora sul ciclomulino. E stamattina di buon’ora era già pronta per uscire. Il menù prevedeva quattro ore.

La portacolori della FDJ Nouvelle Aquitaine Futuroscope ha archiviato la sua prima stagione nel WorldTour. E anche se non ha alzato le braccia al cielo (almeno individualmente visto che ha vinto l’europeo nel team relay) ha vissuto un’annata da vera protagonista.

E’ sempre stata nel vivo delle corse, specie le più importanti, e anche al mondiale di Leuven non ha mancato di dare il suo supporto alla causa azzurra. Per lei ben 21 top ten, Olimpiadi incluse.

Marta Cavalli (classe 1998) alla prima stagione nel WT. La lombarda è stata brava anche alla Roubaix (nona all’arrivo)
Marta Cavalli (classe 1998) è stata brava anche alla Roubaix (nona all’arrivo)
Marta, prima stagione nel WorldTour messa nel sacco. Come la giudichi?

Mi ritengo assolutamente soddisfatta. Una stagione al di sopra delle mie aspettative. Ho corso ad un livello che neanche il team forse si aspettava e vedere che anche loro erano contenti è stata forse la soddisfazione più grande. Sono stata molto costante, competitiva da febbraio alla Roubaix. Questo significa aver messo fieno in cascina anche per la prossima stagione e poi mi ripaga dell’azzardo fatto dell’andare a correre all’estero e dei tanti sacrifici.

Come vi organizzate con la squadra? Vai spesso in sede?

In realtà ci vado due volte l’anno e per brevi periodi. Poi faccio tutto da casa e sono seguita da remoto. Per esempio siamo andate dopo la Roubaix per questioni logistiche ed amministrative, diciamo così. E sono tornata qualche giorno fa per fare il punto della situazione. In questa occasione ho parlato con il preparatore.

E che programma di lavoro ne è uscito?

Abbiamo preso in considerazione la prima metà di stagione. Andremo per step. E punteremo su gare adatte a me in questa prima parte come la Strade Bianche e il Giro delle Fiandre. Questi sono i primi obiettivi. Ma soprattutto c’è l’idea di partire belle cariche. Di farsi trovare pronte ad inizio anno e per questo sto già spingendo abbastanza.

E si sente, anche dal tono deciso e brillante della tua voce…

Partire bene è importante. Se poi vai bene è anche più facile mantenere la condizione.

Hai parlato di Fiandre e Strade bianche ma quest’anno poi ci saranno sia il Giro che il Tour e la Marta del WorldTour è molto cambiata. Sembra essere quasi più adatta a questi appuntamenti che non alle corse di un giorno…

Abbiamo visto la presentazione del Tour e ci siamo fatte un’idea delle tappe. Adesso aspettiamo di conoscere il Giro, in modo tale che potremmo capire come e quale affrontare, sulla falsariga poi di quello che fanno gli uomini. Loro valutano i tre percorsi dei grandi Giri e poi scelgono quello più adatto alle loro caratteristiche.

In effetti (un altro bel passo avanti per le donne)…

E non escludo la doppietta Giro-Tour, ma con obiettivi differenti.

Marta (in basso a sinistra) sul podio di Leuven: bronzo nella staffetta mista contro il tempo
Marta (in basso a sinistra) sul podio di Leuven: bronzo nella staffetta mista contro il tempo
In quest’ultima stagione, Marta, abbiamo assistito ad una tua metamorfosi fisica: hai perso peso. Questo ti ha un po’ limitato nello sprint (tua vecchia arma vincente) ma ti ha decisamente dato tanto in salita: continuerà questo cambiamento?

E’ una metamorfosi che è avvenuta in modo naturale con l’aumento del volume di allenamento. Stando più tempo in bici il fisico si asciuga. E’ vero ho perso un po’ di sprint e stiamo cercando di ritrovarlo. Per questo sto lavorando di più in palestra e sulla forza. L’obiettivo è quello di mantenere il buon livello in salita raggiunto e di ritrovare il vecchio spunto, di avere più esplosività.

Sarebbe ottimale, certo…

Spesso si fa la differenza in salita, ma poi non basta per vincere. Magari vai via in tre, poi però rientra qualcuna che è meno forte quando la strada sale ma è veloce. Alla fine arrivano molto spesso dei gruppetti e qualcuna ti batte in volata.

A proposito di salita: chi è la più forte?

Senza dubbio Annemiek Van Vleuten, non in quanto scalatrice pura, ma perché è in grado di esprimere una forza e una resistenza molto elevate. Imprime un ritmo forsennato per 3′-5′ e alla fine sei costretta a mollarla per asfissia.

Ti manca molto per essere a livello delle migliori?

Stiamo lavorando per ridurre questo gap. Se invece penso alle italiane cerco di avvicinarmi il più possibile ad Elisa (Longo Borghini, ndr) per il tipo di attacchi che fa e il ritmo che tiene. E poi sempre occhio a qualche sorpresa.

Baby campioni, occhi puntati sulla biker Mitterwallner

19.10.2021
5 min
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Se si va a guardare la tabella dei risultati di Mona Mitterwallner si fa fatica a trovare nella casella della posizione un numero diverso da 1. La giovane austriaca della Trek-Vaude, ha vinto praticamente tutte le gare a cui ha partecipato, tranne cinque. Ma solo una volta non è salita sul podio. E’ avvenuto in una gara, tra l’altro abbastanza piccola e di casa, in cui ha concluso al quarto posto (peggior risultato dell’anno).

L’austriaca ha vinto: coppa del mondo, campionato europeo, campionato del mondo e campionato del mondo Marathon. Per trovare un qualcosa di simile bisogna andare a scomodare vere regine della Mtb, Pauline Ferrand-Prevot e Jolanda Neff. Solo che loro hanno fatto tutto ciò ad un’età ben più matura. Non a 19 anni!

Mona Mitterwallner nei recenti mondiali in Val di Sole, da lei vinti chiaramente…
Mona Mitterwallner nei recenti mondiali in Val di Sole, da lei vinti chiaramente…

Sorpresa agli europei

Alla luce di questi eccellenti risultati la federciclo austriaca ha deciso di schierare agli europei di Trentino 2021 due biker, Laura Stigger e appunto lei. Entrambe due biker e entrambe nella gara U23, vinta dalla nostra Silvia Zanardi. Mona, al primo anno nella categoria e alla prima vera esperienza internazionale su strada ha colto un 11° posto. Al che sono scattate le sirene “dell’asfalto”. 

Su questo vero talento tirolese sono arrivate delle proposte. A muoversi per prima, sembra, sia stata proprio Trek, che ha il team WorldTour femminile con la Trek-Segafredo appunto. E da lì si sono mossi anche i procuratori Carera. Al momento però non c’è nulla di fatto, almeno così sembra. Anche perché a bloccare il tutto pare sia stata la Mitterwallner stessa.

Mona infatti è una “biker inside” e per il momento alla strada non ci pensa. Anche se qualcosa deve essere successo immediatamente a quella gara. E qualche proposta che l’ha fatta vacillare le è arrivata per davvero.

«Ho concluso all’11° posto la mia seconda gara su strada – aveva scritto sulla sua pagina Instagram qualche giorno dopo l’europeo – ma non devo essere arrabbiata. Ho dei conti in sospeso nella testa. Penso che prendere decisioni sia un aspetto della vita che può davvero preoccuparti e ho la sensazione di doverne prendere di grandi al momento. Per me la priorità numero uno sarà sempre il ciclismo, ma questo non svanisce i miei pensieri sulle scelte che devo fare». Insomma un indizio non da poco.

Mona agli Europei di Trento su strada
Mona agli Europei di Trento su strada

Nel guscio…

Voci provenienti dal circus della Mtb dicono che la 19enne di Silz, paesino a 40 chilometri ad Ovest di Innsbruck, lungo il fiume Inn, abbia rifiutato persino il passaggio alla Trek-Factory di Mtb, vale a dire il team controllato dalla casa madre. E sì perché il Trek-Vaude, come il nostro Team Trek-Pirelli per capirci, fa riferimento al distributore nazionale, in questo caso a Trek Germania. Trek è “solo” lo sponsor tecnico.

La squadra è gestita da Bernd Reutemann, team manager tedesco 51 enne. Un cuoco di formazione ma un imprenditore a tutto tondo di fatto. Un tipo istrionico come il suo “collega” della Bora-Hansgrohe, Ralph Denk.

«Ho messo su il team nel 2019 e l’ho ricreato in questo inverno – ha detto Reutemann in tempi non sospetti – Sembrava un momento folle visti i tempi, ma ho scelto gente giusta e motivata. Quello che ha fatto quest’anno Mona è un qualcosa d’incredibile».

Chi conosce Reutemann ci dice di una persona davvero buona con chi gli sta attorno, un “filantropo” ed è forse per questo che la Mitterlwallner non vuole uscire ancora dal guscio e restare in questo ambiente che la fa sentire protetta e che comunque le fornisce ogni tipologia di supporto. Per esempio il team non doveva andare in America per la chiusura della Coppa del mondo, ma un po’ per la pressione di Trek, e un po’ per farle fare l’en-plein hanno preso l’aereo per la gara Oltreoceano.

Mitterwallner nel mondiale Mx di Capoliveri. Alla sua ruota, l’esperta Wloszczowska, membro Cio come Federica Pellegrini (foto Egosport)
Mitterwallner nel mondiale Mx di Capoliveri. Alla sua ruota, l’esperta Wloszczowska, membro Cio come Federica Pellegrini (foto Egosport)

Pensando a Parigi

In realtà la motivazione principale che spinge la Mitterwallner a non compiere il grande salto si chiama Olimpiadi. L’austriaca ha dichiarato che tra i suoi sogni c’è quello di partecipare, ma probabilmente adesso anche di vincere, l’oro più prestigioso. 

Lei vorrebbe restare in Mtb fino a Parigi e poi eventualmente cambiare. In quel caso avrebbe appena 23 anni e tutto il tempo di fare molto anche su strada. Magari pensando a qualche apparizione in più nel corso di queste tre stagioni (ormai due di fatto) che ci separano dai prossimi Giochi.

Il fatto che squadre, sponsor e procuratori si siano attivati immediatamente per portare la ragazza su strada ci dice quanto sia importante nel ciclismo di oggi la corsa ai giovani. Bisogna arrivarci e arrivarci prima degli altri. Il talento non va sprecato. Questo non significa necessariamente che vada sfruttato o che sia visto come una “macchina da soldi” (forse un’espressione sin troppo forte), ma è un dato di fatto che la corsa ai baby fenomeni sia in pieno atto.

L’austriaca è fortissima in salita, ma è brava anche tecnicamente
L’austriaca è fortissima in salita, ma è brava anche tecnicamente

L’occhio dell’esperto

Tuttavia quando si parla di ragazzi così giovani, specie se donne, il rischio è molto elevato.

«Anche Jenny Risveds – ci dice Andrea Sabbadin giornalista di Pianeta Mountain Bike che segue da vicino gli atleti – aveva vinto tutte le gare di Coppa del Mondo U23 e aveva primeggiato in altre discipline. Idem la sua connazionale Laura Stigger (di due anni più grande, ndr), ma poi o si sono perse, come la svedese che dopo l’oro di Rio si è anche ritirata per un periodo. Oppure non hanno continuato a rendere nello stesso modo».

«Inoltre va considerata una cosa – continua Sabbadin – Oltre ad essere una “bambina” di età, la Mitterwallner è anche molto esile fisicamente. E’ magrissima, in questo caso ricorda moltissimo un’altra biker, Yana Belomoina. Anche lei ha vinto moltissimo in una stagione e poi si è arenata. Per dire che comunque serve anche un fisico che tenga alla lunga. Non è facile fare investimenti su atlete che sono sì fortissime, ma anche molto acerbe. Con le donne è più rischioso. In tante hanno vinto marathon e cross country e hanno fatto bene anche su strada, ma è un qualcosa che è avvenuto nel tempo, come per la Prevot. 

«Da quel che so io, Mona resta almeno un altro anno nel team attuale. Poi non so se passerà a quello Factory e da lì avrà rapporti anche con quello su strada».

Dopo Carera, sentiamo Perego, il decano fra le donne

08.10.2021
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Lo ha detto ieri Lorenzo Carera: prima l’unico procuratore fra le donne era Perego. Poi è nato il WorldTour e sono arrivati anche loro. Perego è lo stesso che seguiva Nizzolo e la Paternoster e che lo scorso inverno, più per ripicca che convinzione, decise di candidarsi alle elezioni federali. Di mestiere fa il promotore finanziario e fra le sue più recenti operazioni di ciclomercato c’è la firma di Vittoria Guazzini con la Fdj-Nouvelle Aquitaine (foto di apertura).

Se è vero che lui c’era anche prima, perché non chiedergli di disegnare il suo punto della situazione?

«Lavoro con le donne dal 2018 – dice – ed è vero che l’Italia è un’eccezione. Le straniere hanno gli stessi manager degli uomini e ci sta che con il WorldTour anche la mia categoria inizi a metterci il naso, lo stanno già facendo. Ma in Italia con le donne è molto più difficile. Non puoi prenderne 60 e sperare che qualcuna venga fuori, quei numeri non ci sono e perché il mercato non assorbe così tanto. La Movistar ha un’italiana. La Sd Worx idem. La Bike Exchange ne ha una. La Fdj ne ha due…».

Fabio Perego, Ernesto Colnago, Cordiano Dagnoni
Perego, Colnago, Dagnoni, quando Fabio e il presidente Fci erano dalla stessa parte
Fabio Perego, Ernesto Colnago, Cordiano Dagnoni
Perego, Colnago, Dagnoni, quando Fabio e il presidente Fci erano dalla stessa parte
Com’è fatto l’ambiente delle squadre?

Nelle grandi trovi gli stessi manager degli uomini, per cui ad esempio alla Movistar c’è Unzue e alla Bike Exchange c’è Copeland, mentre altrove ci sono nomi diversi. Nelle squadre più piccole, sono spesso abituati a trattare con le ragazze. Un po’ come i team manager di alcune professional italiane, che quando trova il procuratore vede rosso. E’ un mondo più chiuso.

Hai detto che i numeri non ci sono.

Devi prendere le forti, ma si contano sulle dita di una mano. Poi vai a pescare fra le giovani, che però hanno 18 anni e non danno garanzie. Ci può essere la Barale che va al Team Dsm, altrimenti la loro destinazione sono la Valcar, la Fassa Bortolo, la BePink, le continental italiane. E serve il procuratore per portarle lì? Che cosa vai a chiedergli in termini di soldi?

Francesca Barale, fortissima, passerà nel Team Dsm
Francesca Barale, fortissima, passerà nel Team Dsm
Non stai parlando di squadre tanto piccole…

Hanno un ruolo importantissimo, ma anche un periodo da capire. L’arrivo di team come la Cofidis e le altre che cominciano passerà per un anno da continental, a meno che non trovino una licenza WorldTour da comprare. Di conseguenza si riducono i posti per le continental alle corse, perché è chiaro che certi squadroni avranno la precedenza e così per avere gli inviti si dovranno comprare ragazze con i punti. Ma potrebbe succedere che a questo punto in Belgio inviteranno le squadre belghe e in Francia le francesi, che non hanno bisogno magari di hotel e rimborsi. Per cui se le squadre italiane non entrano nell’ottica di trasformarsi in vivai, altrimenti avranno vita complicata.

Lo stesso problema che hanno le continental fra gli uomini.

Lo stesso problema, che a volte investe anche le professional.

Quindi?

Quindi il lavoro eccezionale della Valcar di questi anni, ad esempio, rischia di perdersi. La ragazzina migliore dopo un po’ va via, soprattutto se c’è il procuratore che la offre allo squadrone.

WorldTour o no, squadre forti come la Valcar possono essere ancora il vivaio del ciclismo italiano
WorldTour o no, squadre forti come la Valcar possono essere ancora il vivaio del ciclismo italiano
E poi c’è la questione dei corpi militari.

Un problema che si aggiunge. Nel momento in cui verrà riconosciuto il vero professionismo alle ragazze, alcune di loro saranno chiamate a fare una scelta importante. E in quei frangenti io farò un passo indietro e spero lo facciano tutti i miei colleghi. Perché è vero che la vita agonistica di una ragazza è potenzialmente più lunga di quella di un uomo, ma è anche vero che si tratta di una scelta di vita. E poi c’è l’aspetto formale.

Che sarebbe?

L’atleta è del Corpo Militare per cui è tesserata, per cui con loro bisogna parlare, trattare, discutere. Se provi a escluderli, possono benissimo mettersi di traverso e non puoi farci niente. Stabilire che l’atleta farà le 5-6 corse all’anno con loro e poi metterla in servizio. E’ chiaro che anche loro hanno a cuore il successo sportivo, ma ricordiamoci che le migliori sono con loro.

Che tipo di concorrenza c’è fra voi del ramo?

C’è chi parla del suo lavoro e chi spiega il modo in cui agisce e perché lo fa. E poi c’è chi parla male del lavoro degli altri. Ci saranno certamente degli sgambetti. Anzi, ci sono già stati…