Il WorldTour femminile cresce, la UAE cresce ed ecco la UAE Team ADQ. E Mauro Gianetti, il team manager, della corazzata non ha mai nascosto i suoi piani e le ambizioni di questa squadra, o meglio, di questo gruppo. Ci sta lavorando e ci lavorerà ancora.
E allora insieme a lui andiamo a scoprire questo nuovo progetto “rosa”.
Mauro, come nasce l’avventura con questo team?
In generale il progetto UAE è un grande investimento. Un investimento in tutto: nei corridori, sul piano tecnologico, dei materiali, abbiamo ingegneri, abbiamo un biomeccanico che lavora al 100% con noi. E’ un qualcosa di corale. In tutto ciò la squadra maschile è parte del progetto di sviluppo del ciclismo negli Emirati Arabi. L’idea è di mettere le persone in bici. Siamo partiti con gli uomini ma non era un progetto esclusivo per loro. Noi pensiamo alla salute e al benessere, e questo è anche e soprattutto donna. Andare in bici è semplice, è bello, puoi farlo a qualsiasi ora, in compagnia o da sola. La bici è senso di libertà. Tutto ciò lo stiamo sviluppando da anni ed era arrivato il momento di avere anche una squadra femminile.
E quando è arrivato questo momento?
La scorsa estate. Di ritorno da Tokyo ci siamo fermati negli Emirati Arabi per mettere in piedi tutto ciò. C’era anche Tadej (Pogacar, ndr). Abbiamo iniziato a fare delle valutazioni e delle indagini di mercato. Abbiamo contattato diversi team e alla fine con la squadra (la Alè BTC Lubjana, ndr) di Alessia Piccolo e la sua Alè c’è stata l’opportunità ideale.
Perché l’opportunità ideale si è realizzata con loro?
Per loro stava diventando un po’ troppo impegnativo. Perché è vero che il ciclismo femminile sta diventando più importante, ma è anche più costoso. Noi inoltre cercavamo delle atlete di livello, che loro avevano. Pertanto l’occasione era ideale per entrambi. Da lì siamo partiti.
Che struttura avrete?
Anche per rispetto di chi c’era in precedenza, abbiamo lasciato esattamente lo stesso gruppo, ma ugualmente vi abbiamo posto Rubens Bertogliati come general manager. Abbiamo pensato che questa fosse la modalità migliore per iniziare. Ed è anche un modo per rispettare le idee di pensiero del Paese che ci rappresenta, un Paese molto accogliente.
Appunto, Mauro, cosa significa avere un team femminile in un Paese arabo?
Gli Emirati Arabi Uniti sono un Paese straordinario. Vi dico solo che da questo 1° gennaio il weekend anche per loro è il sabato e la domenica, non più il giovedì e il venerdì come per gli altri Paesi arabi.
Davvero una grande apertura…
Spesso si fa confusione e si confondono gli Emirati Arabi con Arabia Saudita, Oman… Che non centrano “nulla” con gli Emirati. Negli Emirati c’è molta tolleranza. Basta pensare che il 90% della popolazione è straniera e che molte donne sono alla dirigenza di aziende importanti. E’ fuori che si ha l’impressione che siano una “marcia indietro”. Posso dire che spesso le donne sono più rispettate lì che altrove. Quindi per noi è davvero un grande stimolo avere una squadra femminile.
Prima, Mauro, hai parlato anche di biomeccanica e di materiali. La vostra bici ha delle geometrie apposite per le donne?
La Colnago V3Rs comprende tutte le taglie, che siano per uomini o per donne. Vanno bene dall’atleta più piccolo al più grande. Le caratteristiche del carbonio però sono adattate a seconda delle misure del telaio stesso. In poche parole il telaio di Laengen, che è alto quasi 2 metri, è diverso da quello dello scalatore di 1,60 metri. Sono fibre particolari. Però ci tengo a dire anche una cosa, in Colnago si va a cercare il compromesso tra peso e rigidità, ma aggiungerei anche sicurezza. Per Colnago e per noi è la prima cosa: mai avere un telaio con 10 grammi in meno a scapito di qualità e sicurezza.
La stagione 2022 ancora deve iniziare, ma già pensate a quella 2023 in qualche modo?
Si lavora sempre in ottica futura! Da quando il team è partito si pensa sempre a cosa fare per migliorare. Si osserva, si ascolta… Pensare di aver raggiunto il massimo sarebbe un errore. L’evoluzione è costante. E andare avanti è la costante del mio mestiere.
Mauro, che obiettivi vi ponete? Visto che è tornato anche il Tour femminile ci pensate ad una doppietta uomini e donne?
Sognare non costa nulla! Ma a me non piacciono troppo i sogni, preferisco gli obiettivi. Quelli puoi raggiungerli con il lavoro. Il nostro primo obiettivo appunto è quello di avere un gruppo solido attorno ai corridori, per supportarli al meglio al livello di staff e materiali. Nella ADQ abbiamo un gruppo misto: ragazze molto giovani e altre più esperte, come Marta Bastianelli e Mavi Garcia. Loro, insieme alle molte 19-20 enni sono un bel mix.