Le ragazze più forti fanno tutte le grandi corse. Il tema lanciato da Villa, raccolto da Sangalli e poi in qualche modo confermato da Marta Cavalli, approda alla LIV Racing Xstra di Giorgia Bronzini, squadra fortemente penalizzata da vari problemi di salute (in apertura, Katia Ragusa alla Roubaix).
«Purtroppo nell’ultimo periodo – aveva già detto Rachele Barbieri – siamo state decimate dal Covid. Ad esempio, dopo la Dwars door Vlaanderen sarei dovuta rientrare a casa ed invece sono rimasta in Belgio a correre il Fiandre che non era nei miei programmi proprio per sostituire una compagna ed avere il numero minimo per partire. L’ho fatto volentieri, anche se sono arrivata penultima».
Cavalli, no alla Roubaix
Gli organici delle WorldTour femminili sono ridotti rispetto a quelli maschili e basta quindi una congiuntura di influenze o ricadute nel Covid per costringere le squadre a poggiare più del dovuto sulle stesse spalle. A quasi tutte, almeno. Infatti Giorgia Bronzini non è d’accordo con questa lettura. Lei ad esempio, acciacchi o non acciacchi, non avrebbe portato una ragazza leggera come la Cavalli a correre sul pavé.
«Quella è stata una scelta della FDJ – spiega Giorgia – ma io alla Marta non avrei fatto fare la Roubaix. Anche perché il mercoledì c’era la Freccia Vallone e poi c’è la Liegi, quindi avrei puntato a farle fare quelle gare lì. E’ stata una scelta della squadra, io avrei fatto un’altra programmazione. Poi non so se lei, visto che la Roubaix è una corsa icona, voleva provare a farla per averla nel suo palmares».
Prima la salute
Il dubbio della piacentina è incentrato sulla consuetudine, che non apparterrebbe alla sua squadra, di schierare le ragazze a prescindere dalle loro attitudini e dallo stato di salute.
«Ci sono squadre – dice – che portano tutte in tutte le corse. Noi domenica siamo partite in cinque proprio per non portarne per forza sei. Così non abbiamo dovuto stressare delle ragazze che non erano ancora pronte, perché arrivavano magari da infortuni o da post Covid. Per salvaguardare la loro integrità, non le portiamo a correre. Anche alla Freccia siamo state costrette a partire in cinque. Purtroppo ci sono capitati questi intoppi, speriamo da metà stagione in poi di avere tutto il roster a disposizione. Per noi le ragazze non sono dei numeri e solo delle atlete, ma persone umane, che hanno bisogno di rispetto e di comprensione. Soprattutto se necessitano un po’ di riposo e di tornare al loro stato di salute».