Vince Van Vleuten, parla Guderzo: «Ho tifato per le azzurre»

01.08.2021
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Tre settimane per se stessa. «E per ritrovare – dice – una parvenza di equilibrio». Tanto è passato dalla fine del Giro d’Italia Donne, ma c’era bisogno di altro tempo per metabolizzare la scelta di Salvoldi e il modo in cui le è stata comunicata. Eppure nel giorno della gara in Giappone, Tatiana Guderzo non ce l’ha fatta a stare lontana dalla tivù. E’ il giorno della Clasica San Sebastian. Van Vleuten ha vinto da sola, Guderzo si è piazzata terza.

«Continuavo a passare davanti a quello schermo acceso – ricorda – in cui scorrevano le Olimpiadi. Mi fermavo e passavo oltre. Mi fermavo e passavo oltre. Ero in casa, sono una che la tiene pulita, ma quel mattino (sorride amaro, ndr) è stata più splendente che mai. Però per gli ultimi 15 chilometri mi sono fermata e ho tifato. Era comunque una gara che meritava attenzione. A prescindere da quanto soffri, alle Olimpiadi bisogna sempre tifare Italia».

A San Sebastian, nelle interviste per la tivù dopo la corsa, Guderzo commentando la Clasica (foto Instagram)
A San Sebastian, nelle interviste per la tivù dopo la corsa, Guderzo commentando la Clasica (foto Instagram)

Van Vleuten, basco olandese

Annemiek Van Vleuten, vincitrice a San Sebastian dopo la crono olimpica. E l’olandese molla gli ormeggi e festeggia con una verve vista raramente.

«La mia prima txapela, finalmente – dice ridendo nelle interviste dopo il podio, dove ha ricevuto il tipico cappello basco consegnato al vincitore – sono sempre stata seconda qui ed ero invidiosa della txapela di chi vinceva. E’ stata una vittoria straordinaria e lo abbiamo fatto tutte insieme. Sono molto orgogliosa della mia squadra. E’ stata una gara dura, la pioggia ha reso tutto il giorno più difficile e io ho pagato il jet lag».

Podio faticoso

Tatiana è all’aeroporto in attesa di prendere il volo verso casa. Dopo quelle tre settimane, ha riattaccato il numero sulla schiena per la Clasica San Sebastian ed è arrivata terza, dietro l’implacabile Van Vleuten e Ruth Winder della Trek.

«Una gara caotica – racconta – un giorno che te lo dice in faccia che te lo devi guadagnare. Mi sono staccata nella prima discesa, perché pioveva e dalla caduta in Australia dello scorso anno, non sono più un drago a scendere sul bagnato. Ho inseguito con le compagne e abbiamo chiuso un buco da un minuto. Poi mi sono ritrovata davanti sullo Jaizkibel e poi in fuga. E alla fine con la Van Vleuten imprendibile, ho fatto quella volata, che se la rifaccio altre dieci volte la perdo sempre. Ma dopo 140 chilometri e 2.000 metri di dislivello, più che essere veloci conta avere ancora qualcosa da grattare».

Arrivo solitario per Van Vleuten: dopo l’oro olimpico della crono, un altro giorno da ricordare (foto Instagram)
Arrivo solitario per Van Vleuten: dopo l’oro olimpico della crono, un altro giorno da ricordare (foto Instagram)

Ritiro rimandato

L’ultimo giorno del Giro a Cormons, a corsa finita ci eravamo ritrovati per caso nello stesso bar. Lei con i suoi tifosi e la sua famiglia e soprattutto lo sguardo esaurito. Pensammo che non l’avremmo più rivista correre. Marina Romoli, seduta con noi, le si era avvicinata facendole capire che le stesse scelte in passato le avevano subite altre e che il sistema era lo stesso da anni. Semplicemente, questa era la prima volta che lei si trovava a subirlo.

«La delusione rimane – racconta – il tempo aiuterà, è come per chiunque insegua un sogno. Andare a Tokyo era l’ultimo sogno di una lunga carriera. Non è stato per niente facile correre il Giro a quel modo, avrei potuto benissimo restarmene a casa, ma voglio che mi si ricordi come un’atleta professionale. Quella sera dopo il Giro anche io pensavo di smettere, però certe cose vanno valutate a mente fredda. La squadra non mi ha fatto pressioni. Mi sono presa tre settimane per me, per stare con i miei nipotini e per… giocare a tennis. Anche se non lo avevo fatto mai. Ho fatto lunghe camminate e alla fine ho ripreso la bici per trovare cose diverse dalla tristezza. E l’ho riscoperta per il bello che è».

Al secondo posto a San Sebastian, l’americana Ruth Winder, 28 anni (foto Instagram)
Al secondo posto a San Sebastian, l’americana Ruth Winder, 28 anni (foto Instagram)

Obiettivo Norvegia?

E così a San Sebastian è partita senza troppe pressioni, maledicendo il giorno di pioggia ma col sorriso, come si fa non avendo nulla da perdere.

«Avevo una serenità che non mi appartiene – ammette – io sono sempre stata un’agonista. Ho cercato di divertirmi, anche perché non ho fatto esattamente la vita da atleta. Forse farò il Giro di Norvegia, ma dipende dai programmi, se cambieranno e se la squadra non vorrà far correre ragazze che quest’anno hanno fatto meno di me. La gamba di questi giorni è lo strascico della condizione del Giro cercata per arrivare al top il 25 luglio. Ma per andare oltre la condizione deve essere alimentata e servono grandi motivazioni. Questo podio è il modo giusto per fare vedere che c’ero e spero di fare ancora bene per salutare le persone giuste come meritano».

Sul podio, Van Vleuten fra Winder e Guderzo (foto Instagram)
Sul podio, Van Vleuten fra Winder e Guderzo (foto Instagram)

Europei, chissà…

Chissà se Salvoldi nel chiuderle la porta di Tokyo le ha chiesto di farsi trovare pronta per europei e mondiali. Sarebbe stato un modo elegante per spiegarle la non convocazione e lasciarle delle nuove motivazioni. Ma sanno loro cosa si sono detti e non saranno state parole dolci, dettate certamente dal momento. Comunque andrà a finire, annotiamo ancora una volta che quando Tatiana porta a casa un bel risultato a noi viene il buon umore. Per questo ieri sera, spenta la tivù e prima che salisse in aereo, le abbiamo detto grazie per aver ravvivato il pomeriggio, sperando di incontrarla alla prossima corsa o dovunque sceglierà di lasciare il segno.