Se è vero che l’emozione non ha voce, è altrettanto vero che l’emozione viaggia e si fa sentire come un’onda d’urto dal proprio epicentro. Piazza Duomo di Trento diventa elettrizzata quando il maxischermo e la voce degli speaker annunciano l’imminente arrivo delle tre fuggitive della gara riservata alle donne under 23. Una di loro è italiana e sulla carta ha buone possibilità di vincere. E se lo meriterebbe anche perché sa farsi volere bene, oltre ad essere un talento ancora da sgrezzare. Ora ci siamo, gli ultimi 100 metri sono praticamente una formalità e i successivi 100 sono uno sfogo per una gioia incontenibile.
Silvia Zanardi ha appena vinto la medaglia d’oro degli Europei battendo l’ungherese Kata Blanka Vas e la francese Evita Muzic. Parte del merito di questo successo ce lo ha Gaia Realini, quinta a 31” e autrice di una gara gagliarda, in prima linea.
Il gruppo U23 parte dal centro di Trento, in fondo il Duomo: terza gara di giornata Il via beneaugurante viene dato da Franco Aldo Bertagnolli dell’Apt di Trento e Della Casa, presidente Uec
La Zanardi è abituata alle maglie tricolori con le stelline dell’Europa, in pista ha vinto tanto e spesso. La blocchiamo dopo le premiazioni e prima che la folla impazzita (che ha cantato l’inno a squarciagola) per la sua vittoria la sommerga di calore.
Silvia, un’altra maglia di campionessa europea. Le ultime le avevi vinte su pista poche settimane fa. Questa che sapore ha?
Questa vale il doppio di tutte le altre anche se è la quarta maglia di quest’anno. Ha un’importanza maggiore perché è su strada e ci tenevo tantissimo a fare bene in questa categoria e in questa specialità.
Eri tu la capitana deputata oppure è stata una evoluzione in gara. Ci racconti come è andata?
No, la nostra capitana era Gaia Realini. Doveva attaccare sull’ultima salita, abbiamo fatto il treno per lei, io le sono rimasta a ruota. Mi sono detta che potevo provare a restare agganciata per darle una mano in salita e cercare di farle il buco. Solo che a pochi metri dallo scollinamento, lei si è staccata un pochino e a quel punto ho colto l’occasione per mettermi a ruota della Vas, riuscendo a tenerla.
Siete rimaste in tre e si sa che i finali sono sempre un terno al lotto. Poi ti abbiamo visto alzare spesso il braccio e hai fatto tremare tutti. Quando hai capito che potevi vincere?
Ho chiesto più e più volte alla moto staffetta quanti secondi avevamo di vantaggio, alzavo il braccio per questo, per chiamarli. Quando mi hanno risposto dicendomi che avevamo 15″-18” ho pensato che potevamo farcela. E ho dato tutto.
L’arrivo sul porfido lo temevi?
Non era pericoloso, ma nemmeno semplice. Ho fatto la penultima curva un po’ staccata dalla Vas, ho preso qualche metro. Poi quando lei ha rilanciato, ho cercato di starle a ruota perché alla curva successiva c’era da dare tutto e passarla.
Hai vinto facilmente lo sprint.
Sì dai, è stato un finale strepitoso. Ho seguito i consigli del mio cittì, mi aveva detto di uscire all’interno perché l’ultima curva portava all’esterno e la ragazza in testa si sarebbe avvicinata alle transenne. E così ho fatto.
Invece negli ultimi giorni, dopo aver corso la Vuelta, hai capito che avevi la gamba buona per questa gara?
In realtà fino a stamattina non pensavo di stare così bene. In Spagna solo nell’ultima tappa sono riuscita a fare un quinto posto, tra l’altro proprio dietro di lei (indica l’ungherese Vas, a fianco nella mixed zone ed impegnata in un’intervista, ndr). Quindi ho pensato che fosse lei la ragazza da tenere maggiormente d’occhio, quella più temuta e che poteva fare meglio.
Quando ti abbiamo sentita dopo la tripletta agli Europei su pista ci avevi detto che prima della gara a punti non avevi dormito tanto perché sentivi un po’ pressione. Ieri notte come hai dormito?
Non ho dormito (dice con una bella risata, ndr). Sentivo comunque la gara, sapevo che stavo bene di gambe però in corsa ci sono un sacco di variabili. Puoi svegliarti bene come svegliarti male e fino all’ultimo non pensavo di farcela.
Anche Vittoria Guazzini ieri ci ha detto che non aveva dormito prima della crono. Porta bene passare le notti insonni, adotterai questa tecnica d’ora in poi?
Esatto, porta molto bene. Penso che capiterà spesso lo stesso senza che io lo voglia.
Immaginiamo che dormirai poco anche stanotte. Quando realizzerai la bella vittoria di oggi?
Sinceramente non lo so, non ci credo nemmeno ora. Mi sembra davvero tutto un sogno, tutto surreale.
Te lo abbiamo già chiesto qualche giorno fa nell’altra nostra intervista. Tu sai che oggi sei finita ulteriormente sui taccuini delle formazioni più importanti?
Sto provando a decidere tra le proposte migliori che mi hanno fatto, quella che sarà perfetta per il mio futuro.
Questa vittoria però quanto inciderà nella tua decisione?
Spero tanto e spero che qualche squadra WorldTour mi chiami. Terrò il telefono acceso.
Piu dura vincere o trattenere le lacrime?
Senz’altro trattenere il pianto, sul podio proprio non ce la facevo. C’era una cornice spettacolare. C’era mio fratello (Marco, anche lui con un passato da ciclista, ndr), i miei parenti, il mio allenatore, tanti italiani che facevano il tifo. E’ stato davvero bellissimo.
Cantare l’inno con le compagne è sempre una grande emozione, indipendentemente da chi vince.
Sì, splendido cantarlo insieme, è il bello della nostra nazionale. In Olanda l’ho cantato da sola (ad Apeldoorn durante gli Europei su pista dal 17 al 22 agosto, ndr), qua in Piazza Duomo invece è stata tutta un’altra storia.
Andiamo a memoria, da queste parti da molto più giovane ci avevi già vinto?
Ho vinto poche gare, ho fatto molti secondi posti (ride, ndr) soprattutto dietro Gloria Scarsi. Di sicuro sarò arrivata piazzata qua in zona.
Possiamo dire alla fine che hai trasformato tutti quei piazzamenti in una grande vittoria.
Sì, è vero. Anzi ringrazio davvero tutti per il tifo.
Il prossimo obiettivo qual’è?
Spero nella convocazione per fare gli europei su pista elite che si faranno a Grenchen, in Svizzera (dal 5 al 9 ottobre, ndr)