Carapaz, dalle streghe del Fedaia al sorriso ritrovato di Verona

01.06.2022
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«C’era un corridore più forte e giustamente ha vinto». Le prime parole di Dario David Cioni sono una sentenza. Con il tecnico della Ineos-Greandiers si parlava della sconfitta di Richard Carapaz sulla Marmolada.

I musi lunghi della sera precedente, avevano lasciato un po’ di spazio a qualche timido sorriso. Un drappello di tifosi ecuadoriani si era radunato nei pressi del bus blu-rosso e lanciava cori in onore del suo beniamino. 

Dario David Cioni (classe 1974) è diesse e preparatore della Ineos-Grenadiers
Dario David Cioni (classe 1974) è diesse e preparatore della Ineos-Grenadiers

Batosta Fedaia

«Alla fine Richard stava bene. Per tutto il Giro d’Italia non erano mai riusciti a staccarsi e ci sta… La Marmolada non è una salita come le altre. Il distacco però è stato pesante e questo ci dice, che almeno sabato, Hindley è stato superiore».

Carapaz non è andato troppo al di sotto dei suoi valori. Almeno non fino all’ultimo chilometro quando lì è saltato un po’ tutto. Per cercare di spingere forte è andato fuorigiri. E questa cosa oltre che dalle immagini, ce l’ha ribadita anche Franco Pellizotti. Il tecnico della Bahrain Victorious lo ha toccato con mano in quanto il “suo” Landa andando regolare ha ripreso e staccato Carapaz.

Richard ha lanciato l’attacco, ma non ha resistito al contrattacco di Hindley. Ha spinto oltre il limite, ma su quelle pendenze il chilometro finale della scalata si è trasformata in un “piccolo” calvario. Il bilancio finale è di una perdita di 30” a chilometro (Hindley lo staccato intorno a 3,1 chilometri dal traguardo, ndr). Ma il minuto e mezzo accumulato per oltre metà è nel chilometro finale. E’ lì che è calato del tutto Carapaz.

Richard Carapaz a tutta sulla Marmolada, ma non basta. Perderà la maglia rosa
Richard Carapaz a tutta sulla Marmolada, ma non basta. Perderà la maglia rosa

A crono c’era

Quella sera, come vi avevamo anche raccontato, in Ineos c’erano bocche cucite, a partire dallo stesso Carapaz. Oltre alla mancanza di gambe probabilmente c’era la consapevolezza di aver commesso anche un errore tattico da parte sua. Appunto l’aver esagerato. Anche perché il Giro non era finito. C’era da fare la crono. Con un’altra gestione magari ci si sarebbe potuto salvare.

Ma non è facile fare certi pensieri in determinati momenti. Quando ti stanno portando via la maglia rosa.

E con Cioni si parla proprio del capitolo crono. Siamo davvero sicuri che Hindley era più forte, come si vociferava prima di Verona, fra tecnici e corridori?

«Sicuramente Carapaz era dispiaciuto dopo il Fedaia – riprende Cioni – uno che perde la maglia rosa non può non esserlo. Ma alla fine il ciclismo è questo: partono in 180 e vince uno.

«Riguardo alla crono non sono mai stato così sicuro che Hindley è più forte a crono. Soprattutto su un percorso con la salita delle Torricelle di mezzo. Per me anzi, i valori sono differenti. E’ più forte Richard che Jai».

«Due dei nostri, prima di Richard, l’hanno fatta a tutta per vedere cosa poteva venir fuori».

Paradossalmente quindi, a Carapaz i 3” di vantaggio potevano anche andare bene. E se ha voluto attaccare è perché si sentiva sicuro. Magari è stato ingannato anche dal ritmo blando imposto dalla Bahrain per tutto il giorno.

Per Cioni, Carapaz non era battuto da Hindley prima del via. Conosce bene i valori dei suoi atleti
Per Cioni, Carapaz non era battuto da Hindley prima del via. Conosce bene i valori dei suoi atleti

Piccoli errori

Insomma, non ci si aspettava un Hindley così. È lui ad aver fatto un’ottima prestazione e Carapaz a fare “i danni” senza la giusta lucidità nella gestione delle forze.

Anche perché arrivare al via di Verona anche senza la rosa sulle spalle, ma con un distacco ben inferiore avrebbe cambiato non poco le carte in tavola.

Hindley stesso ha ammesso di essere teso al via sulla rampa e di vivere i fantasmi del 2020, nonostante il 1’25” di vantaggio. Magari con troppa pressione addosso avrebbe reso meno.

Si batte il cuore Richard all’ingresso nell’arena. Sa di avere dato tutto. E già vuole voltare pagina
Si batte il cuore Richard all’ingresso nell’arena. Sa di avere dato tutto. E già vuole voltare pagina

Al Tour?

E così poi è andata. Carapaz qualche secondo glielo ha rifilato. È anche vero che in discesa il corridore della Bora-Hansgrohe non ha rischiato nulla, però cambia tutto.

Ci si chiede se avesse potuto correre diversamente. Affondare il colpo in altri momenti. 

«Se potessimo tornare indietro – dice Cioni – io non credo che cambieremmo qualcosa nel modo di correre, ma ammetto che in quelle tappe del Giro io non c’ero. Va bene come abbiamo corso».

Se Verona è alle spalle, Parigi no. Carapaz, tanto più senza Bernal, diventa sempre più importante per la Ineos-Grenadiers. E guardare avanti è importante sia per il corridore che per il team. C’è voglia e fame di riscatto.

«La selezione per il Tour – conclude Cioni – ancora non è stata fatta, quindi chi lo sa…».

Crono, salita e volata: Pippo è già super. Merito della pista

23.02.2022
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Filippo Ganna è partito più che bene. Il campione della Ineos-Grenadiers si è mostrato subito super pimpante e non solo per le due vittorie a cronometro, ma anche per come ha corso, per l’aria in faccia che ha preso e soprattutto perché Pippo è arrivato davanti in un arrivo in “salita”, o quantomeno non proprio adatto alle sue caratteristiche, e si è persino gettato in una volata.

Pippo si è già portato a casa due crono. Qui il Prologue di Berre-l’Étang al Tour de Provence
Pippo si è già portato a casa due crono. Qui il Prologue di Berre-l’Étang al Tour de Provence

Partenza come da tradizione

Eppure il suo direttore sportivo e preparatore, Dario David Cioni, non sembra affatto stupito di questa ottima partenza del Pippo nazionale.

«Il fatto che Filippo sia andato bene non è una sorpresa – dice Cioni – ormai sono due o tre anni che facciamo bene la partenza. Il primo anno con noi aveva vinto al Provence la sua prima gara in assoluto tra i pro’. L’anno scorso aveva vinto a Besseges due tappe, la crono e una frazione in linea. Ormai è nostra abitudine lavorare bene durante l’inverno, anche perché questo ti dà poi le basi per fare una buona stagione. E provare subito a vincere qualcosa presto ti dà anche tranquillità».

«L’inverno è andato bene, senza intoppi e che fosse in buona condizione specialmente per le crono per me non è una sorpresa».

A Manosque Ganna è terzo. Eccolo alle spalle di Coquard e Alaphilippe
A Manosque Ganna è terzo. Eccolo alle spalle di Coquard e Alaphilippe

Meno pista? Non scherziamo

Dopo averlo visto stanco nel post mondiale di Roubaix, Ganna si è preso il suo giusto riposo. E questo gli ha consentito di riprendere a lavorare con la mentalità giusta. Con la fame.

Dopo due anni sublimi, suggellati dai due ori iridati e quello olimpico di Tokyo, ci poteva stare un allentamento dei nervi e invece…

Forse questa sua buona partenza, anche ieri al UAE Tour è stato secondo, è data anche dal fatto che quest’anno non avendo grossi impegni in pista, se non i mondiali ma a fine stagione, Pippo ha dedicato più tempo alla strada. 

«Sul fatto che Filippo abbia fatto meno in pista non sono mica sicuro – spiega Cioni – perché forse a livello di allenamenti ha fatto più o meno gli stessi giorni sul parquet dell’anno scorso, che però era un anno olimpico.

«Siamo andati in pista a Mallorca durante il ritiro della Ineos-Grenadiers, è stato a Montichiari e in Slovenia con la nazionale, quindi secondo me il fatto che sia competitivo sin da subito è dato proprio dal fatto che ha continuato a fare la pista.

«Con Marco (Villa, ndr) più o meno ha sempre fatto i soliti lavori. Di solito fanno due giorni di carico: il primo è più basato sulla potenza massima, il secondo sulla resistenza lattacida. Fa dei lavori con Villa dentro e fuori la scia della moto a ritmo gara».

«In generale – aggiunge Cioni – lo vedo cresciuto come persona, è più convinto, ha più sicurezza e comunque ha la fortuna di avere un motore grosso così! E anche durante l’inverno è un ragazzo che non prende peso, per questo lo abbiamo ritrovato già competitivo».

Filippo Ganna a tutta in salita verso Montagne de Lure, sempre al Provence
Filippo Ganna a tutta in salita verso Montagne de Lure, sempre al Provence

Protagonista a Sanremo

Un Ganna così fa sognare. Questa è la volta buona di vederlo a pieno regime nelle classiche. Due su tutte: Milano-Sanremo e Parigi-Roubaix

Con il suo picco di potenza e il suo motore potrebbe anche schiantare tutti sul Poggio o, perché no, anticipare. E la Roubaix è un pallino che gli ronza attorno già da un po’ e solo la  stanchezza, come accennato, lo ha tenuto lontano dal pavé l’anno scorso. In più ricordiamo che la Roubaix era davvero a ridosso dei mondiali su pista. Il rischio era troppo elevato.

«Penso – riprende Cioni – che per il discorso della differenza sul Poggio bisogna attendere. Bisogna vedere come si presenta la gara, come sarà la situazione tattica, il meteo… è difficile da dire adesso. Sicuramente per giocare le sue carte Pippo deve muoversi e non può aspettare la volata finale. Quindi deve essere in un gruppo già selezionato in prossimità dell’arrivo. Magari non è lui che fa l’azione, ma semplicemente la segue. 

«O al contrario può fare un’azione da lontano e prendere tutti un po’ alla sprovvista… Ma una cosa è certa: sono sicuro che sarà uno dei protagonisti».

Ganna in testa prima del Poggio. Lo scorso anno Pippo “ha preso le misure” alla Classicissima
Ganna in testa prima del Poggio. Lo scorso anno Pippo “ha preso le misure” alla Classicissima

Come Cancellara?

Un Cioni che lancia questi appelli non fa altro che alimentare il sogno. Alla fine Cancellara era un cronoman come lui ed è riuscito a mettere la Sanremo nel sacco. E come lo svizzero, anche il piemontese può puntare con decisione alla Parigi-Roubaix.

«Farà E3 Harelbeke, Gand-Wevelgem e Roubaix. La classica del pavé è sempre stata nei suoi piani questo inverno. Gli anni passati alla fine non c’era mai stata veramente. E per questo non l’ha fatta».

E anche quest’ultima frase sa di grido di battaglia, specialmente conoscendo il modus operandi della Ineos-Grendiers, che quando punta un obiettivo o progetta un grande evento lo fa con enorme criterio. Magari non lo raggiunge, ma porta i suoi atleti a lottare nelle migliori condizioni possibili. E un Pippo che lotta sul pavè…

Cioni: «Per Elia volate di rimessa». Vedremo un nuovo Viviani?

10.01.2022
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Dopo cinque anni e quattro stagioni Elia Viviani torna alla Ineos Grenadiers. Un periodo nel quale il talento veronese è cambiato moltissimo. E’ maturato, è definitivamente diventato un grandissimo e adesso si appresta ad affrontare questa sua maturità nel miglior modo possibile e nel team forse più forte.

In questi giorni si trova in Spagna per allenarsi con il team. E con lui c’è anche un indaffaratissimo Cioni. Si lavora a tutta e su ogni fronte.

Nel 2019 Viviani conquista gli europei ad Alkmaar, una delle vittorie di maggior peso su strada
Nel 2019 Viviani conquista gli europei ad Alkmaar, una delle vittorie di maggior peso su strada

Prima volta con Cioni

Per questo ritorno Viviani sarà affidato in tutto e per tutto alle cure di Dario David Cioni, preparatore e direttore sportivo della corazzata inglese.

«Ai tempi della Sky – dice Cioni – Elia non era uno dei miei corridori, non lo allenavo io. Siamo contenti che abbia scelto di tornare da noi, è un atleta molto importante. Da quando ha lasciato la nostra squadra ha avuto un grande cambiamento, soprattutto con la Quick-Step, dove ha vinto molto e speriamo possa vincere ancora».

«Anche se Elia era in altre squadre ci siamo sempre salutati e il distacco con lui non è mai stato completo. In passato ho potuto ammirare la sua professionalità. Aveva vinto in altre squadre dopo di noi e ha vinto anche in pista. Lo abbiamo preso con qualche anno in più e quindi è anche più esperto».

Con la Sky al Giro 2015 l’imperiosa volata di Genova, vinta “per distacco”
Con la Sky al Giro 2015 l’imperiosa volata di Genova, vinta “per distacco”

Da Sky a Ineos

Viviani mancava dal gruppo di Sir Brailsford da quattro stagioni, che corridore troverà quindi il tecnico toscano dopo questo lasso di tempo? Ci sono dei punti sui quali Cioni sta lavorando con Elia, magari per coprire delle “lacune”?

«Numericamente non si può dire quanto sia cambiato e poi conta relativamente adesso, quello si vedrà alle corse. Anche perché per il momento abbiamo lavorato molto sulla base. Abbiamo pensato ad accumulare chilometri e non abbiamo fatto ancora qualità. Tra l’altro con il fatto che l’Argentina è saltata (Vuelta San Juan, ndr) stiamo valutando dove debutterà.

«Lacune io poi non ne vedo. Ma anche queste eventualmente le valuteremo dopo le prime corse. Lì sapremo in cosa andrà meglio e in cosa andrà peggio e di conseguenza potremo aggiustare il tiro».

«La stagione di Viviani sarà comunque finalizzata alla strada principalmente e a fine anno si lavorerà anche per la pista.

«L’obiettivo è sempre quello di migliorare lo spunto massimo, ma è chiaro che sarà chiamato più spesso a fare delle volate di rimessa che non con il treno. E questo sarà un lavoro che sarà integrato anche con la parte in pista, insieme a Villa. Come di fatto già accade con Filippo (Ganna, ndr)».

Il passato di Viviani in una foto: la Quick, a destra, e lui stesso con la Cofidis, al centro
Il passato di Viviani in una foto: la Quick, a destra, e lui stesso con la Cofidis, al centro

Volate “fai da te”?

Cioni ci parla di volate di rimonta. L’idea del Viviani velocista col treno sfuma un po’. Ma non per una mancanza di programma, ma proprio per il modus operandi che vige alla Ineos. Lo stesso Tosatto ci aveva parlato di volate per Elia, ma anche della possibilità di essere al fianco di Hayter.

«Per Viviani – riprende Cioni – vale la regola che c’è per tutti gli altri. E cioè con tanti potenziali corridori molto forti in squadra diamo la leadership a chi ha più probabilità di vincere. Se in quel momento Elia avrà le carte per poter vincere una volata avrà anche il supporto della squadra.

«Ineos in questi anni ha mostrato che l’obiettivo è vincere corse, non solo le volate. E’ più difficile che da noi avrà un treno come magari poteva avere alla Cofidis, avrà invece delle situazioni in cui si potrà adattare».

Il riferimento di Cioni è chiaro. La Ineos va al Giro e al Tour con uomini di classifica e nel ciclismo moderno si è visto che difficilmente chi punta alla maglia rosa o gialla porta in squadra anche il treno per il velocista. Anzi, il più delle volte non porta neanche il velocista.

Viviani pertanto dovrà essere bravo a saltare da una ruota all’altra. O ad affidarsi ad un solo uomo, qualora la Ineos, come sembra, verrà in Italia con Carapaz

Mondiali di Roubaix 2021: ultimo giro, Viviani mette il portoghese Oliveira nel mirino. Lo divora in volata e diventa iridato nell’eliminazione
Mondiali di Roubaix 2021: ultimo giro, Viviani mette il portoghese Oliveira nel mirino. Lo divora in volata e diventa iridato nell’eliminazione

Ruolo in divenire

Viviani era stato alla Sky dal 2015 al 2017, poi due stagioni con la Quick-Step e due con la Cofidis, le più difficili, tra cadute e Covid. Solo nel finale della recente stagione, il re dell’omnium di Rio 2016 aveva ritrovato lo smalto che gli compete e infatti aveva dominato sia su strada che su pista.

Questo è un ritorno particolare. Forse Viviani stesso ha capito che dovrà abbandonare l’idea di un treno tutto suo, ma proprio per questo potremmo vederlo in altre vesti. Da buon pistard Viviani sa saltare da una ruota all’altra. E’ molto scaltro. E non saremmo stupiti di vederlo anche attaccare, magari con una fucilata nel finale. Tanto più dopo aver visto come è andata l’eliminazione di Roubaix.

Insomma ci si potrebbe staccare dallo stereotipo del Viviani velocista. Di certo siamo curiosi di vedere come andrà questa stagione, senza più i fidati Sabatini e Consonni.

«Di Viviani – conclude Cioni – mi piace la sua professionalità. Una professionalità che si riscontra un po’ in tutto, anche nel suo essere un capitano. Lui può essere un riferimento anche per i più giovani e tutti possono imparare da lui. Come ho detto, rispetto al Viviani dei tempi della Sky è più maturo e questo può essere un qualcosa in più. Ha colto delle vittorie importanti che ne fanno un leader».

La crescita di Ganna: «In gara stupisce anche me». E se lo dice Cioni…

01.01.2022
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Filippo Ganna e Dario David Cioni, un duo ormai imprescindibile. Il campione e il diesse (anche preparatore). I due della Ineos Grenadiers lavorano insieme ormai dal 2019. Solo tre anni, o meglio tre stagioni, ma il connubio è così stretto che sembra molto di più.

Quando il “Pippo nazionale” è arrivato da Cioni aveva poco più di 22 anni, pertanto il tecnico toscano lo ha visto crescere in anni fondamentali, quelli che separano la gioventù dall’atleta non diciamo maturo, ma quantomeno formato. Specie ai tempi di oggi.

David Brailsford, Filippo Ganna, Dario Cioni, crono Milano, Giro d'Italia 2020
Filippo Ganna e Dario Cioni, festeggiano la vittoria della crono di Milano al Giro 2020. Con loro (a sinistra) David Brailsford
David Brailsford, Filippo Ganna, Dario Cioni, crono Milano, Giro d'Italia 2020
Ganna e Cioni, festeggiano la crono di Milano al Giro 2020
Ebbene, Dario, quanto è cresciuto Filippo dal 2019?

Credo che la sua crescita sia palese. E’ arrivato nel nostro team che non aveva neanche una vittoria e subito è riuscito a superare questo scalino. Era il primo obiettivo: arrivare a vincere. E poi non si è più fermato, arrivando persino al mondiale a cronometro.

E a livello numerico? Puoi darci una percentuale?

A livello numerico è difficile da dire, sono cambiati anche gli strumenti che misuravano la potenza rispetto al team precedente, non puoi dare un valore numerico preciso. Potenzialmente si potrebbe definire meglio in pista, ma anche lì poi sono cambiati i materiali. Piuttosto, sempre in relazione alla pista direi che aveva vinto nelle categorie giovanili e si è ripetuto tra i pro’ e questo non è un dato secondario.

Ganna può vincere con costanza anche le corse in linea e non solo le crono?

Può vincerle, lo ha già fatto e può farlo anche in futuro. E proprio pensando al futuro bisogna vedere anche dove e come saranno messe queste crono, penso ai grandi Giri, escludendo il mondiale che chiaramente c’è ogni anno. L’obiettivo dei prossimi anni è proprio quello di vincere corse in linea, che siano tappe in grandi Giri o corse di un giorno.

Nei primi anni di professionismo (2017, 2018) alla UAE Ganna non aveva vinto
Nei primi anni di professionismo (2017, 2018) alla UAE Ganna non aveva vinto
E mentalmente è cresciuto? Quanto è cambiato?

Come persona non è cambiato, Pippo è sempre lo stesso. Lui è molto focalizzato sui risultati, sui suoi grandi obiettivi. Quando ci sono questi grandi goal da raggiungere è molto serio e meticoloso. E tante volte mi sorprende come riesca a perseguirli (anche più di uno) durante la stagione. E’ questo che lo differenzia dagli altri. È un personaggio di un’altra categoria. E’ uno dei pochissimi italiani che è riconosciuto anche da coloro che non sono super appassionati di ciclismo. Per il resto chiaramente ha acquisito più consapevolezza nei propri mezzi, sa gestire se stesso e il gruppo.

Indubbiamente è cresciuto, ma a volte sembra quasi voglia porsi sulla “difensiva”, come se la gente non capisse quanto fa. Come quando ai mondiali di Roubaix quasi si scusò per l’eliminazione…

A Roubaix ha corso per i compagni e aveva dato molto durante l’anno. Veniva da una stagione lunga e dispendiosa. Con le Olimpiadi di mezzo non aveva potuto fare neanche lo scarico di mezza stagione. Dopo un oro olimpico avrebbe potuto chiuderla lì, invece è andato avanti. Ad oggi è uno dei pochissimi che è stato in grado di battere Van Aert. Lui è andato ai mondiali in pista per i compagni (inseguimento a squadre, ndr) più che per se stesso.

Ai mondiali di Londra 2016 Ganna a soli 20 anni è iridato nell’inseguimento individuale
Ai mondiali di Londra 2016 Ganna a soli 20 anni è iridato nell’inseguimento individuale
Cosa ti stupisce di lui?

Sicuramente le prestazioni che riesce a fare e che riesce a tirare fuori in gara. E poi direi il suo modo di lavorare per perseguire i grandi obiettivi: è molto preciso, imposta un lavoro e lo segue con metodo. Non sgarra. Non sgarra in allenamento e neanche in gara.

C’è stata qualche volta in cui è andato oltre le tue aspettative?

Ah – esclama Cioni – molto spesso! Più volte è stato in grado di fare delle performance oltre le previsioni. Quest’anno per esempio la prestazione fatta nel mondiale a crono è stata la migliore in assoluto di sempre. Anche nella cronometro di Tokyo è andato forte. Magari su un percorso a lui più congeniale sarebbe andato meglio a livello di risultato. E un’altra super prestazione è stata quella al prologo del Giro d’Italia. Si è visto proprio che era partito per vincere.

Hai parlato spesso di grandi obiettivi e con la pressione come la mettiamo? Pippo la soffre?

C’è abituato, ha il suo metodo di affrontare le grandi sfide e lo mantiene. Ricordiamo che è abituato a fare i campionati del mondo su pista da quando era un ragazzo, addirittura a vincerli da ragazzo, quindi ci è cresciuto con la pressione.

Quest’anno il piemontese inizierà a correre in Argentina alla Vuelta San Juan
Quest’anno il piemontese inizierà a correre in Argentina alla Vuelta San Juan
Cosa intendi per “il suo metodo”?

Che gli piace rispettare la sua routine, le impostazioni delle fasi che precedono i momenti più importanti, specialmente quelle di approccio alla gara. Il suo riscaldamento…

Che ricordi hai della prima volta che lo hai visto? E come è cambiato il vostro modo di rapportarvi?

Ci siamo visti in delle corse da prima che venisse alla Ineos. Poi ci siamo parlati in un momento in cui era lontano dalle gare. Per il resto, sapete, i rapporti cambiano di continuo e vivendolo da dentro si fa più difficoltà a coglierli. Posso dire che nel team ha acquistato sicurezza, ha più dimestichezza con la lingua, è rispettato dai compagni. Non è più il nuovo corridore giovane che arriva in un team importante. Adesso è un leader, un vero leader.

Dario, dove può arrivare Ganna?

Ancora ha dei margini, ma mai porre un limite. Bisogna puntare in alto…

Hayter dalla pista ai grandi Giri, fantascienza o realtà?

08.11.2021
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Tempo fa chiacchierando di pista, Silvio Martinello ci disse che secondo lui Ethan Hayter un giorno avrebbe potuto vincere anche un grande Giro. L’inglese aveva mostrato una superiorità abbastanza netta nell’omnium ai mondiali di Roubaix. La maglia iridata sembrava una naturale conseguenza del suo scendere sul parquet. E forse anche per questo quella frase tuonò ancora più forte.

Le parole di Martinello ronzavano nella testa. E allora riavvolgendo il nastro, ti accorgi che in effetti questo ragazzino, per esempio, alla Coppi e Bartali prima vince la frazione in volata e poi scappa via in salita con Vingegaard. Non resta che gettare sul piatto della discussione questa idea, quasi una provocazione, a Dario David Cioni, diesse e preparatore alla Ineos-Grenadiers.

Hayter (23 anni) in pista ai recenti mondiali di Roubaix, dove ha vinto il titolo nell’omnium
Hayter (23 anni) in pista ai recenti mondiali di Roubaix, dove ha vinto il titolo nell’omnium
E’ così, Dario? Hayter può vincere un grande Giro?

Ethan per me è un corridore super versatile, ma da qui a vincere un grande Giro ce ne passa. Lui è molto forte. Può fare tanto e qualcosa ha già fatto vedere. Va forte a crono, va bene in salita e si butta anche nelle volate, ma credo che nei tapponi di montagna soffrirebbe un bel po’. Non so quanto possa essere competitivo.

Che margini ha secondo te?

Ne ha molti, soprattutto perché è ancora piuttosto giovane. Fino all’anno scorso ha fatto più pista che strada. La British Cycling sappiamo che è meno flessibile rispetto alla nostra Federazione e con i Giochi di mezzo già diversi mesi prima ha dovuto lasciare la strada per concentrarsi solo sulla pista, per poi tornarci solo mesi dopo al Giro di Norvegia (foto in apertura, ndr) che ha vinto. A Roubaix nell’eliminazione dell’omnium “giocava”. Elia (Viviani, ndr) mi ha detto che era sempre davanti, accelerava da seduto e gli altri restavano dietro.

Quindi l’ipotesi Hayter-grandi Giri è impossibile?

Dico che sicuramente succederà. Non so se già il prossimo anno o nel 2023, anche se non per puntare alla classifica, almeno all’inizio. Prima dovrebbe migliorare alcuni aspetti, come la posizione in bici su strada.

Per Cioni Ethan cade ancora troppo spesso, un aspetto che deve assolutamente migliorare
Per Cioni Ethan cade ancora troppo spesso, un aspetto che deve assolutamente migliorare
Cosa intendi?

Intendo un po’ in gruppo e un po’ in sella. Ethan cade ancora spesso. Non è il suo punto forte e ci deve lavorare un po’.

Hayter dovrebbe snaturare il suo fisico come fece Wiggins per puntare ai grandi Giri?

Non così tanto. Alla fine Ethan ha già vinto in Algarve una tappa con arrivo in salita. Chiaramente il livello non era altissimo, ma ha comunque battuto degli scalatori. In più sul modificare il proprio fisico io sono un po’ scettico. Potrebbe guadagnare qualcosa in salita, ma perderebbe molte delle caratteristiche che lo rendono vincente.

Facciamo un ragionamento. Togliendo i tre più forti delle corse a tappe, Roglic, Bernal e Pogacar, spesso si è visto come un grande Giro o comunque una corsa a tappe spesso venga decisa dagli abbuoni, dalle frazioni con arrivi nervosi. In tal senso le caratteristiche di Hayter sono perfette: un giorno prende 10” più l’abbuono, un giorno guadagna altri 3”…

Diciamo di sì. Potrebbe poi correre in difesa le tappe di alta montagna e guadagnare in quelle intermedie e a crono. Senza dimenticare che lui si butta spesso anche nelle volate di gruppo. Per me potrebbe arrivare a vestire la maglia di leader nei grandi Giri. Adesso è presto per pensare alle classifiche generali. Tuttavia se prendesse una bella fuga… allora cambierebbe tutto.

In Algarve Hayter vince la tappa con arrivo in salita guadagnando secondi preziosi con l’abbuono
In Algarve Hayter vince la tappa con arrivo in salita guadagnando secondi preziosi con l’abbuono
Hai detto che in montagna, nei tapponi, si dovrebbe difendere: quanto gli manca sul piano dei numeri, dei watt/chilo, rispetto ai big attuali?

I suoi dati precisi non li conosco, ma di certo dovrebbe calare un po’ di peso. Però lavorandoci a crono – tra l’altro è campione nazionale contro il tempo – abbiamo visto che ha un’ottima curva della potenza sia sulla breve distanza che sulla lunga. E nello sforzo sotto al minuto è anche più forte di Ganna.

Secondo te come reagirebbe se gli si proponesse l’idea di puntare alle classifiche generali?

E’ un ragazzo aperto ai cambiamenti. Ascolta, è tranquillo e fa quello che gli si dice.

Cosa ti ha colpito di questo ragazzo?

In una gara su pista di qualche anno fa prese il giro, o forse anche due, con una facilità estrema. E poi mi ha colpito quest’anno al Giro di Norvegia. E’ andato fortissimo al rientro. Anche lì, non era una corsa di primo livello, ma c’era la Jumbo-Visma che ha sponsor norvegesi ed era agguerrita. Ebbene, lo hanno attaccato ma lui non ha vacillato di un millimetro.

I 30″ di blackout, unico neo nella stagione perfetta di Ganna

22.10.2021
4 min
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Quello che non ti aspetti succede. Succede eccome, specie se sei in un velodromo e ti giochi tutto sul filo dei centesimi. In attesa della finalissima dell’inseguimento individuale la notizia del giorno, stavolta non bella come quelle di ieri, è l’esclusione di Filippo Ganna dalla finalissima. Il campione del mondo non potrà difendere il suo titolo. E’ l’unico neo della sua stagione perfetta.

Alla fine il momento della stanchezza è arrivato anche per lui. Pippo è partito malissimo. Al termine della prima tornata aveva l’ultimo tempo. Noi che siamo all’interno del velodromo, lo abbiamo visto “spento”, scarico nelle prime pedalate. Come chi è stanco e non ha forza, almeno quella esplosiva che serve per portare a regime un 60×14 nel più breve tempo possibile. E la nostra sensazione è stata avallata poco dopo dal cronometro. Ganna è dietro. Nel velodromo si sente un “ohh” di stupore.

Ore 11:30, si lascia l’hotel. L’inseguimento individuale è l’ultimo appuntamento della stagione
Ore 11:30, si lascia l’hotel. L’inseguimento individuale è l’ultimo appuntamento della stagione

Un blackout

Tuttavia il cittì Marco Villa non è dello stesso parere. Tra l’altro lui, sempre composto nei gesti a bordo pista, stavolta faceva segnali molto più evidenti per far cambiare marcia al suo atleta.

«Però – dice il cittì – se andiamo a rivedere i tempi Pippo ha finito fortissimo. E’ stato il più veloce di tutti e questo non è segno di stanchezza almeno per me. E’ partito male. Ha perso quasi tutto il terreno in quella fase».

E questo è vero. Rispetto a Lambie al passaggio del primo chilometro Ganna accusava 3,3 secondi di ritardo. A fine gara il distacco era di 3,1 secondi. I due hanno fatto una corsa parallela se vogliamo. Pippo ha fatto 62,078 chilometri orari di media nel quarto chilometro. Il parziale migliore in assoluto, tanto più se si considera che lo ha fatto all’ultimo chilometro.

«Ganna ha avuto 30 secondi di blackout – riprende Villa – Ho parlato con lui e mi ha detto che non riusciva a spingere: non partivo, non partivo… mi diceva. Poi si è messo sotto e ha recuperato. Ma fino a metà gara non riusciva ad esprimersi come voleva.

«Le partenze da fermo? Sicuramente non ci abbiamo lavorato negli ultimi periodi specie per quel suo problemino che ha avuto alla schiena (è caduto prima della Bernocchi che ha saltato, ndr) e qualche lavoro specifico per l’inseguimento individuale lo ha saltato».

Pochi istanti al via del quartetto, la tensione sale. Ganna sembrava più teso ieri sera che oggi pomeriggio
Pochi istanti al via del quartetto, la tensione sale. Ganna sembrava più teso ieri sera che oggi pomeriggio

Allarme rosso? Anche no!

Quando un campionissimo come Pippo commette mezzo passo falso subito si accendono i riflettori su di lui. Cosa è successo? Perché? Domande che è lecito porsi e che non vogliono essere un processo a questo ragazzo che ci ha regalato mille emozioni in questi anni e in particolar modo in questo 2021.

«La prestazione di oggi ci dice che Ganna è umano – spiega Villa – Ci può stare che dopo l’oro di ieri sera, al quale forse teneva più di tutti perché era quello che mancava, si sia un po’ scaricato mentalmente. E’ fine stagione anche per lui. Ogni giorno una pressione nuova. E oggi era stanco di ripartire per giocarsi qualcosa d’importante».

 

«A me sembra come se la voglia, che in questo caso è una brutta parola, gli fosse tornata a metà gara. La vedo un po’ come ad Hong Kong, quando non ha creduto nella finale. Se però serve per fargli avere più grinta l’anno prossimo, quando avremo un solo appuntamento da preparare (il mondiale, ndr), ben venga».

Villa poi esclude che Ganna abbia sottovalutato la gara. «Anzi, Pippo nonostante tutto ciò che ha vinto è spesso pieno di dubbi. Non ha sottovalutato nulla: mai, né ieri nel quartetto, né oggi».

Cioni a Roubaix proprio per Ganna (che sfila alle sue spalle durante le prove del mattino)
Cioni a Roubaix proprio per Ganna (che sfila alle sue spalle durante le prove del mattino)

L’occhio lungo di Cioni  

Da parte nostra, pensavamo che il quartetto, sicuro di quel che stesse facendo, avesse volutamente risparmiato Ganna pensando alla gara individuale e alla sfida con Lambie. Pippo ha tirato molto meno del solito. Forse invece non ha spinto troppo perché non era super. Inoltre, ma sono solo voci, si diceva che volesse saltare almeno un turno del quartetto. Ma così non è stato. Magari se Villa avesse saputo di un Bertazzo così in forma avrebbe osato, ma vallo a tirare fuori un Ganna!

Al mattino, ai margini dei box avevamo incontrato Dario Cioni, diesse e preparatore del piemontese. E quando gli avevamo lanciato sul piatto questa nostra disamina sul discorso delle energie risparmiate, Dario era stato onesto.

«Non credo che sia per quel motivo. Non lo hanno fatto risparmiare. La condizione di Filippo non è super come quella alla quale siamo abituati, però sta bene. Di impegni in questa stagione ne ha avuti tanti. Va forte da tantissimo tempo». 

In ogni caso Ganna sembra già aver ritrovato il piglio giusto. La rabbia che serve. Si dice voglia fare il record del mondo e per questo ha anche fatto montare ai suoi meccanici un rapporto diverso, un rapporto mai usato prima in gara: il 61×14. E poi il bronzo è l’unica medaglia che non ha conquistato nell’inseguimento individuale. La cosa si fa interessante…

La svolta verde della Ineos, a tu per tu con Cioni

30.09.2021
4 min
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Luke Plapp (australiano classe 2000), Magnus Sheffield (statunitense classe 2002) e Ben Tulett (inglese classe 2002), la Ineos-Grenadiers va verso la sua svolta verde. Questi tre giovani vanno ad aggiungersi agli altri due gioiellini Pidcock e Rodriguez, senza contare il “vecchietto” Bernal!

Qualche tempo fa Dario David Cioni, preparatore e diesse ormai storico del team inglese, ci aveva detto che avevano iniziato a fare certi “esperimenti” con Carlos Rodriguez. Adesso si fa un passo avanti.

Luke Plapp in allenamento già con la maglia Ineos (foto Instagram)
Luke Plapp in allenamento già con la maglia Ineos (foto Instagram)
Dario, una bella svolta verde…

Diciamo di sì. Si va avanti a cicli e probabilmente noi eravamo arrivati un po’ alla fine con Thomas e Froome. Il cambiamento a mio avviso è iniziato già un paio d’anni fa quando è andato via Chris. Bisognava rinnovare la squadra. Contestualmente abbiamo visto che le altre squadre iniziavano a raccogliere bei risultati anche con i giovani. Cosa che comunque abbiamo fatto anche noi. Guardate Ethan Hayter o lo stesso Filippo (Ganna, ndr).

Avete preso tre corridori di madrelingua inglese: scelta voluta o casuale?

Casuale, ma non del tutto. I legami con la parte inglese ci sono e vanno anche mantenuti. Ma per quel che riguarda Platt, per esempio, il suo ingaggio è stato una casualità. Insomma quest’anno non abbiamo preso spagnoli o sudamericani.

Chi gestirà questi ragazzi?

Lo stiamo decidendo in questo periodo. L’altro giorno sono andato al mondiale proprio per parlare della struttura 2022. Più o meno ci sarà un gruppo di persone che cureranno i ragazzi più giovani e dovrei farne parte anche io. In ogni caso non ci sarà un’esclusività da parte di questo o di quel tecnico.

Sarà quindi un’impegno della Ineos in generale…

Esatto. Anche perché alla fine abbiamo deciso di non fare una continental, ma di strutturare in modo diverso il nostro settore giovani. Ma questo non vuol dire che i due settori (quello dei “grandi”, ndr) saranno separati. 

Magnus Sheffield (19 anni) è anche un ottimo pistard
Magnus Sheffield (19 anni) è anche un ottimo pistard
C’era questa idea quindi?

Sì, ma come detto l’abbiamo scartata. Daremo uno sguardo alle altre continental e magari i giovani che ci interessano li seguiremo a distanza, un qualcosa che potremmo fare con delle squadre prestabilite.

Un gruppo giovani, dicevi, ma chiaramente i ragazzi non potranno fare delle gare U23 essendo una WorldTour…

Chiaro che no, ad eccezione di Avenir e mondiale, però si può portare avanti un lavoro insieme alle loro squadre. Per esempio avevamo già adocchiato Sheffield l’anno scorso, quando poi siamo sicuri gli proponiamo un contratto. 

E quali saranno queste squadre?

Anche questo lo stiamo definendo. In passato abbiamo una bella collaborazione con il Cycling Team Friuli. Gianni Moscon lo abbiamo preso dalla Zalf, ma già lo supportavamo, stessa cosa con Pidcock alla Trinity o Hayter per quel che riguarda le corse su strada.

Ma la Ineos ha il suo talent scout, “il Maxtin” della situazione?

No, siamo una serie di persone. In passato seguivamo questi aspetti io e Hellingworth, l’anno prossimo vedremo.

Ben Tulett è un talento inglese, che non poteva non far parte della corazzata di Brailsford
Ben Tulett è un talento inglese, che non poteva non far parte della corazzata di Brailsford
Parliamo un po’ di questi tre ragazzi della svolta verde. Partiamo da Plapp, secondo al mondiale a crono U23…

Ragazzo che già conoscevamo, soprattutto per le sue qualità mostrate in pista, tanto che ha fatto parte del quartetto olimpico con la sua Australia a Tokyo. Farà lo stagista con noi nelle prossime corse in Italia anche se non sarà al top, in quanto viene da una frattura. Nella crono iridata è andato bene perché su quella distanza con i rulli si è salvato bene.

Scheffield? Lui viene dalla Rally, una professional americana che in Europa vediamo col contagocce…

Lui lo avevamo adocchiato già per l’inizio del 2020, ma soprattutto a causa del Covid ha perso di fatto un anno molto importante, il secondo da juniores, restando “bloccato” negli Usa. Ha stabilito il record del mondo in pista sui 3 chilometri. Volevamo fargli un contratto, ma poi ha preferito la Rally. Non si è trovato bene, ha rescisso l’accordo e a quel punto ci siamo fatti avanti noi. Ci è sembrata la scelta più facile.

E poi c’è questo Tulett, lui seppur giovanissimo viene da una squadra importante, la Alpecin-Fenix e ha fatto nono al Giro di Polonia…

Sì, lui già ha mostrato qualcosa. Ha molto da imparare e grandissime potenzialità. Starà a noi fargliele esprimere al meglio.

Pidcock, la stagione (quasi) finita e una chicca su Puccio

12.09.2021
3 min
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Tra i corridori di questo finale di stagione più “misteriosi” c’è Tom Pidcock. Il campione olimpico di Tokyo 2020 nella Mtb dopo quel giorno è stato travolto da mille impegni, dalla Vuelta e adesso già intravede il mondiale di domenica prossima. Un turbinio di cui vorremmo sapere di più. E Dario Cioni, preparatore e diesse della Ineos Grenadiers, ci aiuta in tutto ciò.

Alla Vuelta ha faticato non poco. Ha provato ad entrare in una fuga, riuscendoci, si è messo a disposizione del team ed ha scoperto la nuova (per lui) sfida delle tre settimane di gara.

Anche in Spagna, Pidcock ha mostrato grandi doti di guida e ha fatto show
Anche in Spagna, Pidcock ha mostrato grandi doti di guida e ha fatto show
Dario, come è stato il post Olimpiadi di Tom? E come ha approcciato la Vuelta?

Sul discorso delle Olimpiadi sono sincero non so moltissimo, perché non l’ho seguito direttamente. So però che dopo il suo trionfo è stato coinvolto in appuntamenti, celebrazioni… e quindi non ha potuto avere un approccio standard alla Vuelta. Come l’ha approcciata: beh, per lui era totalmente una gara esplorativa. Era in Spagna per fare esperienza. Era il suo primo grande Giro e volevamo vedere come reagiva.

E come ne è uscito?

Beh, sicuramente affaticato. Come detto non ha avuto l’approccio migliore. Negli ultimi periodi dovendo preparare le Olimpiadi in Mtb era a corto di chilometri e soprattutto nei primi giorni ha faticato, tanto più con quel caldo che c’era. Ma alla fine col talento che ha, è venuto fuori. E se l’è cavata bene.

Cosa vi ha detto?

Che è rimasto impressionato dal lavoro dei gregari e di Puccio in particolare. Ma come faceva – ha detto Tom – a prendere tutta quell’aria un giorno, e poi il giorno dopo, e il giorno dopo ancora… Ha lavorato per i capitani (Bernal e Yates, ndr) e ha capito perché i leader hanno un rispetto assoluto per i gregari.

Adesso cosa prevede il suo programma?

Farà il mondiale di Leuven e poi basta. Non dimentichiamo che è giovane e ha già fatto molto.

Come mai però un corridore come lui, abilissimo nella guida e anche molto forte, non farà la Roubaix?

Vale un po’ il discorso fatto per Filippo (Ganna, ndr): è una Roubaix che ha una data “non sua”… Serve il giusto avvicinamento e devi avere la giusta voglia di prepararla. E come ho detto prima, Pidcock ha già fatto molto. Il cross, la Mtb, le classiche di primavera, le Olimpiadi, la Vuelta…

Pidcock (a destra), è stato spesso davanti al fianco di Salvatore Puccio (al suo fianco), del quale è rimasto ammaliato
Pidcock (a destra), è stato spesso davanti al fianco di Salvatore Puccio (al suo fianco), del quale è rimasto ammaliato
Ciclocross: farà la prossima stagione?

Sicuramente sì. E’ uno dei grandi interpreti di questa specialità e anzi… sarà interessante vedere come andrà dopo un anno su strada e dopo un grande Giro. Un laboratorio per vedere se gli avrà dato o tolto qualcosa.

E tu cosa ti aspetti?

In teoria un grande Giro dovrebbe darti dei vantaggi. Tanto più che lo ha fatto a fine stagione: se lo dovrebbe ritrovare anche per il cross.

E in Mtb continuerà oppure basta così?

E’ presto per dirlo, davvero. Immagino che qualcosa farà, visto che comunque è campione olimpico in carica.

A chi ti fa pensare Pidcock? Chi ti ricorda… anche tra coloro con i quali correvi?

Eh – ci pensa a lungo Cioni – che dire: è veloce. Perché uno che perde di un soffio l’Amstel Gold Race da Van Aert è per forza veloce. Fa tanta multidisciplinarietà: in tal senso ci sono stati altri casi. Magari è un po’ troppo veloce per le corse a tappe. Difficile fare un paragone. E’ ancora da vedere.

Scalatore, ingegnere e cronoman: ma chi è Carlos Rodriguez?

28.08.2021
5 min
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La coda lunga dell’Avvenir si fa sentire ancora. Domenica scorsa l’impresa di Carlos Rodriguez non è passata inosservata. Abbiamo notato questo ragazzo da vicino per alcuni giorni e nella tappa finale che ha dominato. 

Il giovane talento della Ineos-Grenadiers è molto pacato, anche un po’ taciturno, ma noi volevamo conoscere meglio, questo ragazzo dell’estremo sud della Spagna, Almunecar, considerato il “tropico d’Europa” viste le sue temperature estremamente miti (e forse è da qui che viene il suo carattere così pacato). E così abbiamo chiesto lumi a Dario David Cioni, preparatore e diesse, ormai di casa nello squadrone di “Sua Maestà”.

All’Avenir, Rodriguez ha vinto la maglia a pois, quella bianca, una tappa ed è stato secondo nella generale
All’Avenir, Rodriguez ha vinto la maglia a pois, quella bianca, una tappa ed è stato secondo nella generale
Dario, ma che numero ha fatto Rodriguez domenica scorsa?

Eh, è andato forte!

Che tipo è?

E’ un corridore che passa un po’ in sordina perché ha ancora corso poco nel WorldTour, ma ha fatto vedere dei bei numeri anche all’inizio dell’anno. In allenamento era il più costante. In più è stato colui che ha fatto la selezione sul Ventoux alla Challenge vinta da Sosa. Ha tirato per oltre metà salita, siglando un’ottima prestazione. E’ un atleta adatto alle corse a tappe e alle salite lunghe, come quelle dell’altro giorno al Tour de l’Avenir. E poi adesso che ci ripenso, lo scorso anno, passò in testa al Gpm al Giro dell’Appennino. E veniva dagli juniores…

Come lo avete adocchiato? Lui se la giocava sempre con Ayuso, che ha un anno di meno, già da allievo…

Ci è stato segnalato dal suo procuratore, Giuseppe Acquadro. Da junior andava molto forte e da parte nostra c’era la volontà di fare un esperimento con un giovanissimo. Così gli è stato fatto un contratto di cinque anni. Un contratto lungo per farlo crescere con calma, senza pressione. Lui studia ingegneria, meccanica mi sembra, e quando è passato ha avuto qualche difficoltà in quanto aveva l’obbligo di frequenza. Poi con il Covid è cambiato tutto. Per lui sono migliorate le cose in quanto non aveva più la frequenza obbligatoria, ma poteva seguire le lezioni a distanza.

Caspita: è anche un aspirante ingegnere! Ma lo abbiamo notato nei giorni francesi: molto pacato, calmo e gentile nei modi e persino impostato nella postura. Insomma uno spagnolo molto inglese!

Sicuramente! Però non è un musone. E’ un ragazzo contento, solo che non esulta come uno spagnolo.

Il classe 2001 ha vinto entrambi i titoli nazionali a crono nei due anni tra gli juniores
Il classe 2001 ha vinto entrambi i titoli nazionali a crono nei due anni tra gli juniores
A proposito di postura e posizioni. Durante la sua azione in solitaria o nelle fiammate dei finali di tappa, lo abbiamo visto sempre composto. Spesso seduto, spalle ferme… Insomma era già un corridore “molto Ineos”. Ci avete lavorato?

No, lui è così. E’ il suo stile. Sull’impostazione della pedalata non ci lavori più di tanto.

E non andava neanche molto agile, come fanno solitamente i vostri corridori…

Stesso discorso. Non sempre lavori su questi aspetti. E’ il suo modo di pedalare.

Qual è stata la tua prima impressione su di lui?

Il primo contatto che ho avuto con Carlos è avvenuto nel ritiro invernale dello scorso anno. Se pensiamo che era un ragazzo che arrivava dagli juniores era già molto impostato e diligente. Preparammo per lui una tabella di lavoro ridotta rispetto agli altri, ma fu una fatica fargliela rispettare. Carlos infatti diceva che non era stanco e voleva seguire gli altri. Fu una lotta limitare quel suo carico di lavoro. Poi bisogna ammettere che conoscendolo meglio sotto il punto di vista fisico, ha effettivamente mostrato ottime doti di recupero. E anche per questo ha fatto quelle bella prestazione nella tappa fine, la più dura, dell’Avenir.

Con chi ha legato di più, Rodriguez?

Credo con Castrovejo. Lui è un punto di riferimento per i ragazzi più giovani e poi parla spagnolo. Però Carlos è già molto autonomo e non ha bisogno di legarsi molto a qualcuno.

Che calendario prevedete per lui?

Farà il Tour of Britain (5-12 settembre, ndr) e probabilmente gli europei e il mondiale, ma su questo bisognerebbe chiedere alla sua nazionale. Con noi invece credo che farà qualcuna delle gare che ci saranno poi in Italia a fine stagione.

E invece in ottica più lunga? Quali saranno i suoi step di crescita? Lo vedremo al Giro il prossimo anno?

Magari l’anno prossimo potrebbe essere preso in considerazione nella rosa che prende parte ad un grande Giro, ma non è detto che sarà schierato. Poi dipenderà anche dagli obiettivi che avrà la squadra. Ma di sicuro entro due anni esordirà al Giro o alla Vuelta e magari già il prossimo anno potrebbe fare un passaggio intermedio magari ad una Parigi-Nizza o a una Tirreno-Adriatico. Anche se quest’anno ha già corso il Delfinato.

Eccolo dietro a Porte (e davanti a Thomas) al Delfinato 2021
Eccolo dietro a Porte al Delfinato 2021
Voi date molta attenzione anche alla crono, come è messo in questa specialità? 

Discretamente direi. Anche perché lui ha vinto tutti e due i titoli nazionali di specialità da juniores. E poi si è visto anche domenica scorsa con tutti quei chilometri fatti da solo. No, no… la crono è un punto a suo vantaggio.

Un’ultima domanda, Dario. Prima hai detto che avete fatto un esperimento con Rodriguez. In effetti la Ineos rispetto ad altri top team non ingaggia dei giovanissimi. Cosa intendi dunque per esperimento?

Beh, è vero in parte. Negli anni abbiamo sempre fatto dei nuovi inserimenti di giovani. Moscon è passato con noi. Lo stesso Geoghegan Hart e anche Bernal aveva fatto un solo anno all’Androni. Ma è chiaro che sviluppare un giovane è un qualcosa di impegnativo e che va ben ponderato. Noi non ne prendiamo venti per farne arrivare uno o due, quindi quando lo scegli, lo scegli con cura. Oggi il mercato dei giovani talenti è sempre meno libero. Fai difficoltà a trovare gente davvero forte di 20-21 anni e quindi cambi strategia. Se poi hai un corridore come Pogacar lo blindi e non puoi acquistarlo.

Beh è chiaro…

E quindi hai l’esigenza d’individuare i corridori un po’ prima. Ma poi per farlo crescere e renderlo vincente ci serve tempo e impegno perché chi è campione tra gli junior non è detto che lo sia tra i professionisti. E c’è anche il discorso contrario: c’è chi è meno vincente tra gli juniores o gli under 23, ma è costante e da pro’ diventa è un campione. Per questo dico che un qualcosa che va ben ponderato.