Sivakov, le cadute e i dubbi di Tosatto

24.04.2021
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Era stato proprio Sivakov a gettare il guanto della sfida sulla salita finale di Feichten. Yates lo aveva raccolto e rilanciando aveva lasciato il leader della Ineos a 41 secondi. Si era capito che nel corpo a corpo, lo scalatore del Team Bike Exchange fosse più forte, ma la sensazione comune era che lo squadrone britannico lo avrebbe messo in croce lavorandolo ai fianchi. Invece una caduta nella tappa di Naturno ha privato Sivakov del podio. I quasi due minuti persi l’indomani Pieve di Bono, il giorno della vittoria di Pello Bilbao, ne sono stati la conseguenza. Per cui il giudizio su di lui andrà rinviato al Giro d’Italia, che correrà al fianco di Bernal.

«Fondamentalmente volevo tornare al Tour de France – ha spiegato lui – perché l’anno scorso l’ho lasciato con un cattivo sapore in bocca e volevo in qualche modo vendicarmi. Poi però abbiamo parlato con il mio allenatore e abbiamo deciso che quest’anno, per proseguire nella mia crescita, proverò fare due Grandi Giri. E così abbiamo puntato sull’Italia».

Arrivo a Pas de Peyrol al Tour 2020, a più di 10′ assieme ad Alaphilippe
Pas de Peyrol, Tour 2020, a più di 10′ assieme ad Alaphilippe

Tutto da capire

La chiave di lettura è certamente singolare e forse poco lusinghiera per chi pensa che il Giro avrebbe bisogno di ben altre motivazioni. Tuttavia proveremo a sganciarci dal patriottismo e a considerare che al di là delle considerazioni sulla maturazione del russo, per il Tour la squadra fosse già a posto.

«Sivakov – diceva Matteo Tosatto alla partenza del Tour of the Alps da Innsbruck – sta andando forte, ma va capito. Ha vinto questa corsa nel 2019, avendo uno come Froome che gli faceva da gregario. Il Froome di prima dell’incidente, per capirci. E se uno così lavora per te, dai ben più del massimo. Al momento lo vedo come uno non abbastanza forte in salita da reggere gli scalatori e che deve crescere per essere un cronoman imbattibile».

U23 inarrestabile

Eppure nell’ultimo anno con la Bmc Development, il 2017, Pavel fu inarrestabile. Fu allora che imparammo a conoscere il russo, nato a San Donà di Piave mentre suo padre Alexei correva alla Roslotto e faceva base in Veneto. Vinse in successione la Ronde de l’Isard, il Giro d’Italia Under 23, il Giro della Valle d’Aosta e il Tour de l’Avenir. Facile immaginare, alto, magro e fortissimo qual era, che il Team Sky non se lo lasciasse scappare. E nel 2019, dopo un anno di apprendistato, Sivakov vinse il Tour of the Alps e il Giro di Polonia. Nel primo caso si lasciò alle spalle il compagno Geoghegan Hart e Nibali. Nel secondo toccò a Hindley e Ulissi. Nel mezzo chiuse 9° al Giro d’Italia: c’era tutto insomma per il debutto al Tour de France, fissato per il 2020.

Sull’arrivo in salita di Feichten ha innescato lui il contrattacco di Yates
Sull’arrivo in salita di Feichten ha innescato lui il contrattacco di Yates

Lezione di vita

Purtroppo per lui, gli squilli di fanfara si fermarono il primo giorno a Nizza, in quella dannata caduta che appiedò mezzo gruppo, ma per lui fu quasi la causa di un crollo emotivo.

«E’ stato difficile – ha raccontato – ero davvero ad un livello molto alto e avevo grandi ambizioni. Di colpo è crollato tutto. Ripensandoci oggi, avrei agito diversamente. Non avrei fatto le ricognizioni e mi sarei davvero riposato il più possibile prima di cominciare il Tour. Ero già caduto nell’ultimo giorno del Delfinato e il primo del Tour è stato terribile. Sono state tre settimane difficili fisicamente e mentalmente. Sono cose che capitano, ma restano una lezione di vita».

Keep calm

Forse la consapevolezza che non serva essere sovraeccitati nell’avvicinamento alle corse gli ha permesso di gestire senza ansia apparente il momento di difficoltà al Tour of the Alps. Al via dell’ultima tappa, Dario Cioni ha confermato che dopo una caduta come quella da lui subita, sarebbe stato impossibile continuare come se nulla fosse.

«Fossi quello dell’anno scorso – ha detti Sivakov lasciando la corsa – avrei avuto paura di perdere il mio livello, ma spero che il 2020 resti una parentesi isolata».

L’ultimo inverno è stato di vero stacco. A dicembre è stato in Spagna con Tao, hanno fatto un piccolo stage in Spagna vicino a Calpe e poi a gennaio si è svolto quello con il team Ineos a Gran Canaria.

«Ho una buona condizione – ha detto – ma posso migliorare. Ormai il Giro è alle porte, non c’è bisogno di fare più chissà quali lavori».

Alla partenza dell’ultima tappa del Tour of the Alps accanto a Moscon
Al via dell’ultima tappa del Tour of the Alps con Moscon

Arriva Bernal

La libertà avuta al Tour of the Alps si ridurrà con l’arrivo in Europa di Egan Bernal. Ma come ha fatto notare giustamente ieri Stefano Garzelli, il colombiano ha ancora qualche dubbio da togliersi. E anche se i suoi allenamenti su Strava sono stati finora un vero crescendo, la presenza di Sivakov accanto fa pensare a un puntello casomai le cose non andassero per il meglio. Anche Egan probabilmente ha qualche dubbio da togliersi.