«No palabras», nessuna parola. E’ tutto quello che ha detto Richard Carapaz al termine della tappa della Marmolada. Anche dopo essere tornato indietro al controllo antidoping, per la seconda volta scappa via scuotendo la testa e lasciando a bocca asciutta noi giornalisti, la nutrita stampa sudamericana e i tifosi.
Il corridore della Ineos-Grenadiers ha di fatto perso il Giro d’Italia, salvo qualcosa di particolare domani. L’obiettivo della stagione, quello per cui aveva lavorato tanto, è svanito. E in questi casi lo sconforto regna sovrano.
Dalle stelle…
Mancavano quattro chilometri all’arrivo e finalmente Carapaz con la squadra aveva preso in mano la situazione. Dopo l’estenuante stallo del blocco Bahrain-Victorious, sembrava che la maglia rosa volesse provarci dopo i segnali positivi di ieri a Castelmonte.
Sivakov accelera e spacca il gruppo. Restano Hindley e Carapaz stesso. Stavolta Landa non c’è. E’ duello. Si va in quota, Carapaz scatta e sembra fatta. Il re del Giro 2019 sembra proprio possa dominare.
Carapaz, signori, è salito in cattedra.
Alle stalle
Ma la sua lezione dura poco. Hindley non molla, anzi. Lo affianca pure. Lanciando un bel messaggio all’ecuadoriano. E strada facendo l’australiano ritrova anche Kamna. Il tedesco mena forte e all’improvviso Richard perde un metro. Poi due.
Le sue gambe diventano macigni. A quelle di Hindley invece spuntano le ali. E’ qui che si decide il Giro.
Da dietro qualcuno recupera addirittura su Carapaz. Eppure Richard non sembra piantato. Merito del suo 39×34, rapporto corto che camuffa non poco. Le gambe girano anche, ma di strada se ne fa poca.
Sale sui pedali, ondeggia. Non è il massimo dell’estetica, ma lui non lo è mai. E poi non è certo questo il momento di badare allo stile.
I suoi compagni sono dietro. Hindley invece scappa a ruota di Kamna che per quei mille metri sembra il corridore più fresco del pianeta.
Venti secondi. Quaranta. La maglia rosa se la sente sempre meno sua. Anche se dovesse andare forte nella crono di domani. Crono per la quale i suoi tecnici erano al lavoro sin da stamattina. Puntavano su una bici super leggera, vista la salita delle Torricelle.
Magari Richard la userà lo stesso. Ma con tutt’altro spirito.
Quello che poteva essere un “piccolo” problema, si trasforma in dramma nel chilometro finale. Kamna non c’è più, adesso è incollato a Carapaz. Hindley per la prima volta è veramente a tutta sui pedali. Sa che sta guadagnando e spinge al massimo. La sua crono è questa.
Carapaz adesso è in difficoltà. Neanche l’amica quota, i 2.000 metri del Fedaia, lo aiuta. Il distacco si dilata. Più di un corridore lo stacca. Anche Landa lo riprende e lo lascia lì.
Solo 24 ore prima sembrava dovesse essere avviato verso il consolidamento della maglia rosa e invece…
Anche oggi super lavoro di Puccio (e di tutta la Ineos)… Lo staff della Inoes Grenadiers era andato a prenderlo molto vicino alla linea d’arrivo
Anche oggi super lavoro di Puccio (e di tutta la Ineos)… Lo staff della Inoes Grenadiers era andato a prenderlo molto vicino alla linea d’arrivo
Una brutta serata
Dopo l’arrivo i suoi massaggiatori lo vanno a prendere sin quasi sulla linea. Richard ha la bocca spalancata.
Gli corriamo dietro, non parla. Si sente solo il rumore del suo fiatone. Scuote il capo. Bisbiglia qualcosa di impercettibile ai suoi. I massaggiatori gli indicano dove sono i bus. Gli danno una bottiglietta d’acqua e solo dopo che la pendenza degrada del tutto, e la strada inizia a costeggiare il Lago Fedaia, Carapaz comincia a pedalare e scappa via.
Nel clan Ineos-Grenadiers la sera, che doveva essere di festa, si trasforma in un incubo. Nessuno ha voglia di parlare. Gli altri ragazzi che sfilano verso i bus, hanno facce stanche e deluse. Anche loro oggi avevano cercato di scortarlo al meglio. Ma è andata così. Di certo, non hanno nulla da recriminarsi per come, anche tatticamente, hanno corso questo Giro. Sono “solo” mancate le gambe.