Un urlo di liberazione a capo della più bella vittoria da quando è professionista. Intorno le nubi dei Lagos de Covadonga, che raramente mostrano il cielo all’arrivo della Vuelta. Roglic sembrava la vittima predestinata, invece si è rivelato lupo. E come lupo ha affondato i denti nel collo morbido di Bernal che si è arreso alla fatica e forse a un principio di crisi di fame. Perché a quel livello e con quella classe non ti spegni così in fretta se la benzina è nel serbatoio.
«Mi è davvero piaciuta questa tappa – dice Roglic con un sorriso che la dice lunga – è stata una giornata perfetta per me e per la squadra. Forse questa è la mia tappa più bella della Vuelta finora. Ovviamente è un rischio andare all’attacco da tanto lontano, ma volevo solo seguire Egan. Abbiamo lavorato bene insieme. Nell’ultima salita sono andato a tutto gas, anche grazie al grande supporto di tutti i sostenitori sulla strada».
Voglia di divertirsi
Bernal aveva detto che ci avrebbe provato. Non aveva nulla da perdere e finalmente da qualche giorno avvertiva le stesse belle sensazioni del Giro, che il Covid e un’estate un po’ strampalato avevano allontanato inesorabilmente. Perciò, quando mancavano ancora 61 chilometri al traguardo, il colombiano ha rotto gli indugi ed è partito all’attacco.
Passo potente in salita, al punto da respingere il primo inseguimento di Superman Lopez, ma non abbastanza forte da dissuadere Roglic, aggrappato alla sua scia senza mezzo dubbio.
«Stavo solo cercando di godermi la mia giornata – dice Egan – e divertirmi in sella alla mia bici. Tutto qui. In mattinata sul pullman avevamo fatto un piano, ma nella mia mente pensavo solo a divertirmi. Ho sofferto molto durante questa Vuelta e oggi finalmente avevo le gambe. Puntavo a rendere dura la gara, cosa che ho fatto e mi sono goduto ogni chilometro, anche quelli più duri».
Il ritmo di Caruso
E mentre i corridori della Movistar stavano alla finestra aspettando col necessario cinismo l’ultima salita, a guastare i piani di Bernal si sono messi Damiano Caruso e il Team Bahrain Victorious. Con la posizione di Jack Haig da difendere, il ragusano è stato fedele a quanto ci aveva detto nel giorno di riposo e si è messo a scandire un ritmo che nel tratto di pianura prima dell’ascesa finale ha tolto un minuto e mezzo al vantaggio dei primi due. Roglic ha sempre collaborato, cogliendo il vantaggio personale nell’azione di Bernal. E quando a 7,6 chilometri dal traguardo si è reso conto che il passo di Egan era diminuito, se lo è scrollato di dosso.
«Sono stato felice di far parte di questa mossa vincente per Roglic – ha ugualmente detto Bernal – perché è stato coraggioso. Io non avevo nulla da perdere, lui sì. E pur essendo sostanzialmente il leader della gara, è venuto con me. Oggi è stato il più forte e sono felice per lui».
Il nuovo mostro
Grande scambio di cortesie… olimpiche nell’anno a cinque cerchi, anche se alla fine della Vuelta mancano ancora tappe terribili, a partire da quella di domani che prevede l’arrivo sull’inedito e terribile Altu d’El Gamoniteiru.
«Domani dovremo esserci di nuovo – dice Roglic – ora sono in buona forma e con una buona classifica, ma il vantaggio non è mai abbastanza. Dobbiamo stare attenti e continuare a correre da squadra compatta. Ho piena fiducia in questo».