Vinokourov, XDS Astana

Vinokourov mette la firma sul capolavoro XDS-Astana

23.11.2025
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Sedici­mila­settecento­sedici punti: tanti ne ha raccolti la XDS-Astana nel corso del 2025. Una quota che le ha consentito di concludere l’anno come quarta squadra in assoluto. Un traguardo importante, forse inaspettato, di sicuro cercato. Corazzate come Soudal–Quick-Step e Ineos Grenadiers le sono arrivate dietro. E la permanenza nel WorldTour, che solo un anno fa sembrava una chimera, si è trasformata in realtà. Un capolavoro di tutti come tende a sottolineare la foto di apertura.

La stagione 2025 si è rivelata una delle più riuscite nella storia della squadra, tolti i periodi in cui conquistava i Grandi Giri con atleti di un calibro enorme (Contador e Nibali giusto per citarne due): 32 vittorie, 72 podi e appunto quarto posto nel World Team Ranking 2025, il suo miglior risultato dell’ultimo decennio. Un aspetto interessante è che in questa analisi di dati la maggior parte dei punti è stata ottenuta nelle gare WorldTour (45 per cento), seguite dagli eventi ProSeries (29 per cento).

Alexandre Vinokourov (classe 1973) è il team manager della XDS-Astana
Alexandre Vinokourov (classe 1973) è il team manager della XDS-Astana

Dal Kazakistan: Vinokourov

Giusto qualche settimana fa, poco dopo il Tour di Guangxi, che segnava appunto il termine del calendario WT, Alexandr Vinokourov, general manager della XDS Astana finalmente si lasciava andare dopo tante tensioni. E si complimentava con la sua squadra.

«La stagione 2025 è stata davvero speciale per noi, poiché ha segnato il 20° anniversario del progetto Astana, fondato nel 2006. Abbiamo iniziato l’anno da outsider: eravamo fuori dalla zona di licenza WorldTour. Per assicurarci un posto nella massima divisione per i prossimi tre anni, dovevamo compiere qualcosa di simile a un miracolo e, sinceramente, non molti credevano che ce l’avremmo fatta. Devo sottolineare che tutti i nostri sponsor e partner hanno creduto in noi al 100 per cento. Vorrei esprimere la mia più profonda gratitudine al nostro partner principale Samruk-Kazyna e alla Sports Support Foundation SportQory per la fiducia riposta nella squadra e nel suo successo, per averci dato l’opportunità di crescere e svilupparci nelle condizioni esigenti dello sport professionistico d’élite».

Noi abbiamo raggiunto Vinokourov e gli abbiamo chiesto altro. Da segnalare che proprio Vinokourov era tornato in Kazakistan, la sua patria per celebrare questo successo e andare avanti con garanzie sul futuro.

Maurizio Mazzoleni e gli altri tecnici hanno studiato bene il piano di battaglia per raggiungere l’obiettivo WT
Maurizio Mazzoleni e gli altri tecnici hanno studiato bene il piano di battaglia per raggiungere l’obiettivo WT
Insomma, Alex, la partenership con il main sponsor XDS è iniziata nel migliore dei modi?

XDS, che si è unita al nostro progetto in un momento molto delicato, fornendo al team non solo bici incredibilmente veloci e di alta qualità, ma anche un sostegno enorme. Un ringraziamento speciale a Freedom Broker per il supporto al progetto. E, naturalmente, la mia gratitudine va a tutti i nostri sponsor e partner: il successo di quest’anno e’ un successo condiviso.

Una grande stagione per XDS-Astana. Cosa ci racconti? Quali sentimenti provi?

Il sentimento è pazzesco, ovviamente. Siamo rimasti nel WorldTour. Siamo sopravvissuti, si può dire… E forse anche più che sopravvissuti. Avevamo un obiettivo: restare nel WorldTour e ce l’abbiamo fatta. E’ stata una nuova esperienza per noi. Quindi, incredibile.

Quando hai capito davvero che le cose stavano andando per il verso giusto?

Probabilmente subito, non appena sono arrivate le vittorie. Era così importante iniziare bene la stagione. Ci siamo fissati gli obiettivi, abbiamo calcolato le corse. Morgan, il nostro “ingegnere-tecnico”, ha fatto bene i calcoli… Chiaramente li ha fatti insieme ai nostri allenatori: il capo allenatore, Maurizio Mazzoleni, Vasilis Anastopoulos. Loro hanno selezionato le gare giuste. E l’obiettivo era, ovviamente, guadagnare punti. A volte anche più che inseguire vittorie. Sapevamo di aver bisogno di punti, e abbiamo lottato per ogni singolo punto. Quindi, già a marzo, abbiamo visto che eravamo sulla strada giusta, quando avevamo già guadagnato un margine di 2.000–3.000 punti sull’ultima squadra, la Cofidis.

L’arrivo in squadra di un atleta come Ulissi (in maglia rosa) è stato un grande impulso sotto ogni punto di vista
L’arrivo in squadra di un atleta come Ulissi (in maglia rosa) è stato un grande impulso sotto ogni punto di vista
Ci sono stati aspetti negativi in questo “viaggio-sfida”? Qualcuno da cui ti aspettavi di più?

Direi di no. Sergio Higuita ha avuto un po’ di sfortuna. È caduto all’inizio della stagione, in un periodo in cui contavamo su di lui forse più del solito. E anche Alberto Bettiol, sempre all’inizio dell’anno ha avuto qualche difficoltà, ma ha ritrovato la forma più avanti e ha dimostrato di essere un campione. E gli altri ragazzi hanno dimostrato quello che erano capaci di fare. Quindi, sono grato a tutta la squadra, a tutti i corridori e, naturalmente, allo staff.

Chi ti ha colpito in modo particolare?

Probabilmente su tutti, Christian Scaroni, che ci ha sorpresi e ha fatto un grande salto in avanti. Ha iniziato a credere in se stesso. Questo gli ha dato ancora più fiducia. Ha dimostrato in ogni gara che poteva lottare per le posizioni di vertice e vincere. Quindi, probabilmente Scaroni, se devo sceglierne uno. Sapevamo di cosa erano capaci gli altri. Aaron Gate è stata una piacevole sorpresa. I giovani si sono sviluppati bene. Per le prossime due stagioni, penso che sarà più facile. Contiamo molto sui nostri ragazzi.

Appunto, guardiamo avanti: ora come si ricomincia? L’obiettivo rimarrà sempre quello di fare punti o magari tornerete a correre in modo “tradizionale”, inseguendo vittorie?

Certo, vogliamo vittorie. Quest’anno nonostante tutto ne abbiamo ottenute 32. Penso che sia un risultato molto rispettabile, soprattutto rispetto agli anni passati. Non eravamo così performanti dal 2019, probabilmente. Quindi, finire tra le prime quattro del ranking è meraviglioso, non avrei potuto immaginare di meglio. Perciò, l’obiettivo è rimanere lì, nella top 10. Combattere per le vittorie quando ce n’è l’occasione. Gli obiettivi non cambiano.

Christian Scaroni è stata la news più bella per Vinokourov: 4 vittorie tra cui una tappa al Giro d’Italia
Christian Scaroni è stata la news più bella per Vinokourov: 4 vittorie tra cui una tappa al Giro d’Italia
Sei di ritorno non solo dal Kazakistan ma anche dal primo breve ritiro a Montecatini: cosa hai detto ai corridori del 2025? E cosa dirai per il 2026?

Siamo stati a Montecatini. Non ci tornavamo da un po’, quindi penso sia una bella tradizione.
Cosa ho detto ai corridori: «Grazie, ragazzi. Avete creduto in voi stessi. Abbiamo fissato un obiettivo e lo avete raggiunto». Quindi, grazie a tutti, ad ogni singolo atleta che ha lottato per ogni punto. E anche un grande grazie allo staff: hanno coperto tantissime corse. Tutti hanno messo impegno, quindi rispetto totale per tutti loro. In tre anni abbiamo fatto quasi 17 mila punti. Abbiamo battuto grandi squadre con budget il doppio del nostro. Come ho già detto, abbiamo dimostrato che ce la possiamo fare. E adesso sappiamo cosa possiamo fare. Sono orgoglioso di tutti loro.

E per il 2026?

Cosa gli ho detto? Come al solito, Astana forever!

Cosa c’è nel momento buio di Bettiol? Cerchiamo di capire

13.08.2025
6 min
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Nervoso, a dir poco. Chi lo ha visto al Tour de Pologne ha raccontato di un Alberto Bettiol sopra le righe, teso e dalle reazioni brusche. Le critiche sul corridore toscano fioccano da parte di tifosi e giornalisti stranieri: pochi al di fuori della cerchia degli amici sono disposti a fargli credito. Se non lo conoscessimo da quando era un ragazzino, probabilmente saremmo tentati di abboccare. Ma Bettiol non è così o almeno non è solo questo. E allora ci siamo messi a ragionare.

La XDS Astana lo ha preso il 15 agosto del 2024 perché facesse punti. Lo pagano tanto, per cui è logico che si attendano risultati, che però ancora non sono arrivati. Da quando Bettiol ha cambiato squadra, il miglior risultato è stato il terzo posto nella crono del Romandia: l’unico podio negli ultimi 12 mesi. Non serve andare tanto indietro per ricordare che ad aprile 2014, Nibali e i corridori dell’Astana ricevettero una lettera di richiamo. Vincenzo, che l’anno prima aveva vinto il Giro e fatto secondo alla Vuelta, era passato attraverso la primavera senza risultati. Vinokourov, che sorride in cima al Mont Ventoux ma non è un tipo facile, scrisse la lettera e la reazione, diretta o casuale, fu che Nibali vinse il Tour. Dopo gli anni di good job fortemente ottimistici alla Ef Pro Cycling, qual è stato l’adattamento di Bettiol allo squadrone kazako, che ha serio bisogno di punti per restare nel WorldTour e sopravvivere? E come vive, essendo una persona corretta, il non riuscire nel compito nonostante il grande impegno?

Carlo Franceschi, Alberto Bettiol, Gabriele Balducci, bici Cannondale alla Mastromarco, 2020
Franceschi e a destra Balducci con Bettiol alla consegna delle bici alla Mastromarco: un’immagine del 2020
Alberto Bettiol, Gabriele Balducci, bici Cannondale alla Mastromarco, 2020
Balducci e Bettiol alla consegna delle bici alla Mastromarco: un’immagine del 2020

Il Bettiol da decifrare

C’è un uomo che più di tanti altri può leggere negli atteggiamenti di Bettiol ed è Gabriele Balducci, che l’ha avuto da under 23 alla Mastromarco e da allora non l’ha più mollato. Da corridore (Balducci è stato pro’ dal 1997 al 2008, con 12 vittorie) e poi da tecnico, il pisano è cresciuto alla scuola sobria di Marcello Massini e quel che ha imparato ha cercato negli anni di trasmetterlo ai corridori a lui più vicini. Balducci sta male se un campione nega l’autografo a un bambino, figurarsi sentire i racconti degli atteggiamenti di Bettiol arrivati dalla Polonia.

Tuttavia non lo abbiamo chiamato per averne la giustificazione, ma per cercare di decifrare il Bettiol cupo degli ultimi tempi: quello che anche chi scrive fatica a riconoscere e per questo cerca una chiave di lettura.

Il risultato migliore nel periodo di Bettiol alla XDS Astana è il terzo posto nella crono del Romandia
Il risultato migliore nel periodo di Bettiol alla XDS Astana è il terzo posto nella crono del Romandia
Baldo, che cosa non sta funzionando?

Un insieme di cose. Intanto il diverso rapporto con la squadra. Prima parlavamo con Charly (Wegelius, ndr) ed era quasi un discorso fra amici. Adesso è diverso. Mazzoleni è bravissimo, lo staff è di primissimo ordine, ma è tutto più professionale. Io non c’ero al Polonia, ma ho visto delle cose di cui parlerò con Alberto. Sono stato al Teide quest’anno e abbiamo lavorato benissimo. Sono stato lassù 25 giorni con lui ed era forte. Poi siamo andati in Belgio alla Het Nieuwsblad ed è andato tutto male, la stagione è partita subito col piede sbagliato. Sono venuti fuori problemi fisici e ci siamo fermati. Abbiamo ripreso al Coppi e Bartali ed è stato tutto un rincorrere. Con Mazzoleni abbiamo dovuto cambiare continuamente programma, senza più sapere che cosa avremmo fatto.

Al Romandia però c’è stato qualche segnale…

E’ andato molto bene, ma ormai avevamo deciso di non fare il Giro. Magari è stato anche giusto, nel senso che Maurizio pensava ai punti. Così siamo andati in Francia, per correre Morbihan, Tro Bro Leon e Dunkerque, che però si sono rivelate corse più difficili del Giro. A Dunkerque c’era un tempo da lupi e Alberto ha preso un virus incredibile con tanto di bronchite. Ha continuato a rincorrere e alla fine siamo arrivati al punto di dover rinunciare anche al Tour de France. Ora che sono nella squadra e la vivo da dentro, vedo che il ciclismo è diventato davvero impressionante e non ammette eccezioni.

Questa rigidità è un problema?

Parliamoci chiaro: Alberto è ancora un corridore come garba a noi. A volte, si regola con le sensazioni, ma deve capire che il ciclismo è cambiato anche per lui. Specialmente quest’anno, in una squadra che lo ha preso con l’obiettivo ben preciso dei punti. Non puoi improvvisare tanto e questo gli ha reso la vita un po’ più complicata. Abbiamo trovato un gruppo spettacolare. Ci siamo messi in mano allo staff della nutrizione, con Luca Simoni. Per Alberto il cibo è sempre stato un problemino e diciamo che non è entusiasta del fatto di dover pesare quello che mangia.

Senza fare il Giro, Bettiol ha corso in Francia (qui al Trofeo Bro Leon), ma ha pagato il maltempo con un brutto virus
Senza fare il Giro, Bettiol ha corso in Francia (qui al Trofeo Bro Leon), ma ha pagato il maltempo con un brutto virus
Il fatto di non venirne a capo spiega il nervosismo?

Non sono andato in Polonia ma, come ho detto, mi sono ripromesso di parlargliene. Sono stato con lui a Verbania quando si faceva la rifinitura ed era abbastanza tranquillo. Diciamo che è andato forte e questo fa pensare che la seconda parte di stagione andrà meglio, ma la sensazione che avremmo potuto giocarcela meglio rimane.

Però Vinokourov ha anche detto che Alberto non farà la Vuelta: non è un problema uscire dal 2025 senza neppure un Grande Giro?

Il programma prevede il Renewi Tour, poi il Canada. E’ il discorso dei punti, sempre quello. Abbiamo parlato di cosa significhi non fare un Grande Giro a 32 anni, perché a prima vista potremmo anche pensare che sia un guaio. Però per quello che si vede, non è del tutto vero. Ciccone è stato fermo due mesi e ha vinto San Sebastian. Con alture, nutrizionismo, tabelle d’allenamento e quant’altro, oggi i corridori riescono a prepararsi ugualmente. Secondo me, Bettiol finirà la stagione in modo positivo.

Ogni volta che parlava di Pozzato, Cancellara diceva che la sua molla fosse la rabbia, che però non ti permette di durare. Bettiol sembra pieno di rabbia, come mai?

Lo vedo anch’io. Alberto l’ho conosciuto da bambino, un po’ come te. L’ho preso al secondo anno da junior e poi l’ho sempre seguito. Nel frattempo sono passati gli anni e sono cambiate anche le responsabilità. Parliamoci chiaro: guadagna dei bei soldi e quindi le attese sono cresciute, ma io sono certo che l’Alberto che conosco ci sia ancora. E’ chiaro che dentro si logori un po’ di più. Magari qualcuno pensa che non sia una bella persona, ma mi piacerebbe far capire che non fa così perché gli piace farlo.

Al Pologne, Bettiol ha tentato più di una fuga, ma ha accolto con fastidio il fatto di non essere riuscito a fare risultato
Al Pologne, Bettiol ha tentato più di una fuga, ma ha accolto con fastidio il fatto di non essere riuscito a fare risultato
E’ credibile che Vinokourov abbia iniziato a chiedergli delle risposte diverse?

Vinokourov lo conosciamo tutti, è esigente. Per cui ci sta che si aspetti delle risposte, che magari gli americani non chiedevano. A Vaughters sembrava che stesse bene tutto. Sento quello che mi dicono e ora dobbiamo essere bravi a gestire questa cosa. Durante il Tour de Pologne sono stato zitto, non ho detto una parola. E credo che da qui si ripartirà bene. C’è Plouay, c’è il Renewi Tour, c’è il Canada, ci sono corse veramente belle per dare più peso a questa stagione. E io credo che andrà così.

Ulissi e la decisione Astana dopo tre giorni da mal di testa

24.09.2024
4 min
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E’ successo tutto molto velocemente. Massimiliano Mori aveva parlato con Gianetti e sembrava che per il rinnovo del contratto di Ulissi non ci fosse alcun problema. La UAE Emirates in ogni caso, con l’argomento dell’età, aveva proposto un ritocco al ribasso quasi dando per scontato che Diego avrebbe accettato. Invece di colpo sul tavolo è arrivata l’offerta superiore dell’Astana e sarebbe stato da pazzi non valutarla.

«Eppure Diego per il carattere che ha – racconta Mori – ci ha pensato per tre giorni. Abbiamo parlato. Ha sentito la sua famiglia. Siamo stati a cena insieme. L’offerta lo ha fatto barcollare. Eppure secondo me, pur molto importanti nella scelta, non sono stati i soldi in più a farlo decidere. Adesso è convinto, ma in quei tre giorni sa lui i pensieri che ha avuto…».

Massimiliano Mori è stato un pro’ dal 1996 al 2009. Qui con Ulissi, suo atleta dagli anni in Lampre
Massimiliano Mori è stato un pro’ dal 1996 al 2009. Qui con Ulissi, suo atleta dagli anni in Lampre

Mori conosce Ulissi da una vita. E’ il suo procuratore dagli anni della Lampre ed è fratello di quel Manuele che per il livornese è ben più di un amico. Alla Lampre si sono anche sfiorati: Massimiliano smetteva nel 2009, Diego arrivava nel 2010. Le parole nell’ultima intervista ci hanno fatto pensare. Il suo essere rimasto fedele per tutta la carriera alla stessa società non è dipeso dall’assenza di offerte, quanto piuttosto dalle attenzioni che la squadra manifestava nei suoi confronti. E noi con Mori siamo partiti proprio da questo, per capire che cosa (oltre ai soldi) abbia spinto Ulissi a cambiare squadra dopo 15 stagioni.

Massimiliano, che cosa significa che alla Lampre non gli hanno mai dato lo spunto per andare via?

L’hanno sempre trattato bene economicamente. Ma soprattutto sapeva e sentiva di essere il fulcro del progetto. E’ sempre stato vincente, ha sempre fatto un sacco di punti. Poi la Lampre è diventata UAE e si è trasformata in una corazzata. Probabilmente in altre squadre, Diego sarebbe stato ugualmente capitano, ma qui con Pogacar e altri campioni, è stato intelligente e si è adattato.

Non ci sono mai state offerte che lo abbiano spinto a valutare il cambio?

Squadre ci sono state, ma non c’era motivo di andare via. Invece si è capito che quest’ultima trattativa sarebbe stata influenzata dall’età di Diego, che ha 35 anni. Un’offerta UAE c’era, si poteva andare avanti, ma era più bassa. Ci sono squadre che non fanno caso all’età, la UAE Emirates invece cerca sempre giovani talenti. E pur sempre rispettato e tenuto da conto, Diego si è trovato sempre un po’ più in disparte o con un ruolo non più centrale. Mi sono trovato a parlare con altre squadre e lo avrebbero preso ben volentieri, nonostante gli anni. L’arrivo dell’Astana ha fatto incontrare la loro necessità di un corridore vincente che facesse punti e la sua ricerca di un ruolo meno secondario. Intendiamoci, quando hai davanti Pogacar non puoi dire nulla e infatti Diego non ha detto nulla.

Nella Lampre di Galbusera (nella foto, il capostipite Mario) e Saronni, Ulissi era al centro del progetto
Nella Lampre di Galbusera (nella foto, il capostipite Mario) e Saronni, Ulissi era al centro del progetto
Quando a dicembre annunciarono che non avrebbe fatto il Giro, non vedemmo salti di gioia…

Diego non lo dice, perché è un ragazzo intelligente. Però noi del suo entourage sappiamo le cose e lui avrebbe preferito fare il Giro. E’ sempre stato il suo pallino, ma ha condiviso la scelta della squadra. Non crediate però che ci sia stato quello alla base del cambiamento.

E che cosa allora?

La vera svolta c’è stata quando ha parlato con Vinokourov. E oltre alla cifra certamente importante, quel che lo ha convinto è stato essere di nuovo al centro del progetto. Sentirsi di nuovo considerato e desiderato dal capo della squadra ha fatto scattare qualcosa. Certamente ne ha parlato con Ballerini e Fortunato, che incontra spesso. E’ arrivato Bettiol, che vive anche lui a Lugano. Vinokourov gli ha spiegato la sua voglia di far tornare la squadra in alto e questo lo ha convinto. Un tipo ci considerazione che alla UAE non c’era più.

La presenza di Pogacar ha persuaso Ulissi a cambiare obiettivi, in modo intelligente ma non per questo entusiasta
La presenza di Pogacar ha persuaso Ulissi a cambiare obiettivi, in modo intelligente ma non per questo entusiasta
E’ possibile che il ritocco al ribasso fosse il modo di fargli capire che se avesse trovato un’alternativa, loro non lo avrebbero certo ostacolato?

Credo proprio sia stato questo. Oppure pensavano che sarebbe rimasto a qualunque condizione. Ripeto: un’offerta come quella di Vinokourov andava considerata per forza, eppure Diego sarebbe rimasto di là. Era pronto ad accettare. Quando ha sentito del progetto, allora è cambiato tutto. Adesso è convinto di aver fatto bene e il corridore lo conoscete. Ha sempre vinto e fatto punti, penso che non smetterà di farlo.

Il record di Cavendish? Viviani è pronto a scommetterci

28.12.2023
5 min
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Uno dei grandi temi della stagione ciclistica che verrà è il tentativo di record di vittorie al Tour di Marc Cavendish. Ne basta una, eppure sembra davvero la più difficile. Aveva anche deciso di mollare, ma poi ci ha ripensato, spinto anche dall’Astana che ha deciso d’investire buona parte della sua stagione su questo progetto.

Nell’ambiente ci si divide fra chi è scettico e chi invece pensa che a dispetto dell’età, “Cav” abbia tutto per riuscire nell’impresa e fra questi uno dei più convinti è Elia Viviani. L’olimpionico non si basa solo sulla sua esperienza, sulla comunanza di tante stagioni a sfidarsi in giro per il mondo, ma su ragionamenti oggettivi.

«Pensandoci bene – ricorda Viviani – Cavendish poteva vincere anche lo scorso anno, se non fosse stato costretto al ritiro. E’ vero, c’era Philipsen una spanna superiore a tutti, ma si è visto all’ultima tappa come ci fosse la possibilità di sovvertire le gerarchie della corsa e Mark, con la sua esperienza, nell’ultima settimana poteva approfittare della situazione. Non vinci la tappa finale del Giro d’Italia per caso».

Viviani è sicuro che Cavendish possa battere il record condiviso con Merckx, 34 tappe vinte al Tour
Viviani è sicuro che Cavendish possa battere il record condiviso con Merckx, 34 tappe vinte al Tour
Tu conoscendolo avresti mai pensato di vederlo ancora protagonista?

Inizialmente ero anch’io scettico, pensavo che avrebbe fatto fatica a competere con le nuove generazioni, ma mi ha smentito. Inoltre ha trovato un manager come Vinokourov che gli ha messo tutto a disposizione, perché crede in questa idea e sta lavorando per favorirlo in tutti i sensi, dalla scelta dei compagni di avventura a tutta la struttura orientata verso l’obiettivo. Tanto che sono convinto che Cavendish possa anche centrare più di una tappa al Tour, allungare la striscia record.

Una stagione orientata completamente sul Tour: secondo te non è un rischio?

Su questo ho qualche perplessità, lo ammetto. Pensavo avrebbe ricopiato la passata stagione, invece ha seguito le orme del ciclismo moderno dove si focalizza un obiettivo e si lavora solo per quello. Io da velocista in base a come sono andate le cose, non avrei cambiato. “Cav” d’altronde aveva iniziato il Giro che non era ancora brillante, ma correndo ha guadagnato condizione e nella terza settimana era al top. C’è un fattore che mi fa pensare che la sua scelta sia stata cambiata.

Cav ha chiuso tardi la stagione per rimettersi poi all’opera pensando a come avvicinarsi al Tour
Cav ha chiuso tardi la stagione per rimettersi poi all’opera pensando a come avvicinarsi al Tour
Quale?

L’arrivo del tecnico greco Vasilis Anastopoulos. Lo conosce bene, lo aveva portato a vincere ben 4 tappe al Tour, sa come si fa. Evidentemente ha costruito un cammino di avvicinamento mirato per farlo spiccare quando realmente servirà.

E’ un Cavendish diverso da quello che affrontavi anni fa?

Per forza di cose. Si è adattato, come abbiamo fatto tutti noi della vecchia generazione. Prima ad esempio avevamo opportunità nelle classiche, almeno quelle a noi più congeniali. Oggi anche nelle gare piatte, trovi strappi dove ci sono corridori che fanno la differenza e fanno esplodere la corsa. Noi non abbiamo più le stesse chance. Ci siamo dovuti adattare, puntando molto sulle cose a tappe.

Per il britannico c’è sempre un bagno di folla. Ora vuol chiudere alla grande
Per il britannico c’è sempre un bagno di folla. Ora vuol chiudere alla grande
Rispetto al passato l’esperienza sopperisce il calo fisico?

Dipende. E’ chiaro che qualche watt in meno ci sia, è la natura delle cose e sta al corridore riuscire a compensare. L’esperienza aiuta nei grandi Giri. All’inizio sono tutti leoni, ma poi piano piano le cose cambiano e bisogna saper fare i conti con se stessi. Questa differenza non c’è e non può esserci nelle altre corse a tappe dove vince chi ha più watt a disposizione, non c’è tempo per smuovere i valori in campo.

L’Astana ha anche costruito un team intorno a lui…

Un super team direi. Bol, Morkov, Ballerini sono elementi di primissimo piano, uniti a uno come Anastopoulos che ha grande capacità e sa come portarli al meglio, sono tutti fattori importanti per centrare il loro obiettivo. Io sono convinto che alla fine il record cambierà padrone.

Mark insieme a Morkov, si riforma la coppia che ha vinto tantissimo con la Quick Step
Mark insieme a Morkov, si riforma la coppia che ha vinto tantissimo con la Quick Step
Veniamo a te e alla stagione che sta iniziando. Che cosa farai dopo le feste?

Non sarò agli europei su pista per precisa scelta, fatta da Villa e dal team di comune accordo. Partirò il 5 gennaio per l’Australia dove resterò un mese, prima per affrontare le gare della stagione su strada con un occhio di riguardo alla Cadel Evans Great Ocean Road Race che ho già vinto e ho segnato col cerchio rosso sulla mia agenda. Poi sarò al via della tappa di Nations Cup su pista. Abbiamo optato per questo programma perché è il più compatibile con le esigenze del team e le mie, in una stagione che è tutta orientata verso Parigi.

Quindi andrai avanti abbinando strada e pista…

Sì, ma lavorando molto sulla strada sia per le mie esigenze, ma anche portare a casa risultati per la squadra. Sarò ad esempio al Uae Tour che è una corsa molto adatta alle ruote veloci. L’obiettivo della prima parte dell’anno è comunque il Giro d’Italia, dove voglio arrivare al massimo. Molto dipenderà dalle scelte della squadra che è fortissima: se si punterà con forza alla classifica allora il baricentro del team sarà orientato su quello, se invece si punterà alle tappe avrò più possibilità. Poi fari puntati per l’ultimo mese su Parigi, per coronare il mio sogno.

Vinokourov: «L’Astana punterà alle gare di un giorno»

02.09.2023
4 min
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Cambiare volto: è questo il binario lungo il quale si sta muovendo a passi decisi l’Astana-Qazaqstan di Alexandre Vinokourov. Fino a qualche anno fa i turchesi erano lo squadrone per le corse a tappe. Poi col tempo le cose, come per tutti, sono cambiate e il team manager kazako si è trovato a fare i conti con nuove realtà e nuovi corridori.

In questi giorni Vinokourov è nel pieno dei lavori. Il titolo mondiale degli amatori è stata una parentesi, tra l’altro neanche troppo ricercata. «La granfondo iridata – racconta il campione olimpico di Londra 2012 – si svolgeva dove c’era il mondiale dei pro’ e così mi sono buttato. Percorro ancora circa 10.000 chilometri l’anno. Adesso sarò sugli 8.000. In realtà stavo preparando un Ironman, ma questo è saltato. C’era questa gara proprio a Glasgow e sono andato. Oggi pedalo per divertirmi e per tenermi in forma».

Dodici corridori ufficialmente in rosa per il 2024. Nuovi volti in arrivo come Charmig, Fortunato, Kanter, Mulubrhan (per tutti Henok) e Shelling e un’eta media decisamente bassa. Il più vecchio è capitan Lutsenko che ha 30 anni. Il Dna di questo team sta cambiando.

Alexandre Vinokourov (classe 1973) team manager dell’Astana-Qazaqstan ha vinto il mondiale per amatori a Glasgow
Alexandre Vinokourov (classe 1973) team manager dell’Astana-Qazaqstan ha vinto il mondiale per amatori a Glasgow
Alex sono giorni frenetici di ciclomercato: come si sta muovendo la tua Astana-Qazaqstan?

Quella che sta nascendo è un’Astana un po’ diversa, non più una squadra votata alle “GC”, alle classifiche generali, specie nei grandi Giri, ma una squadra che andrà a caccia di altri obiettivi: gare di un giorno, sprint… Che poi è quello che abbiamo iniziato a fare già quest’anno. 

In rosa per il 2024 per ora avete 12 corridori: la lista deve crescere. Come farete?

Riguardo alla rosa siamo un po’ più su dei 12, siamo a 15-16 atleti (alcuni contratti evidentemente devono essere depositati, ndr). Proprio per quel che dicevo, in questi giorni di mercato stiamo cercando di rinnovare con Velasco, che oltre al fatto di aver vinto l’italiano, sta crescendo bene, sta trovando continuità. E lo stesso vale per Scaroni e per Gazzoli. Michele, al quale abbiamo dato una seconda possibilità, è un atleta che può fare bene sia negli sprint, magari non di gruppo pieno, che in salita. E anche nelle classiche del Belgio può dire la sua.

Fortunato è molto più vicino allo “stile Astana”, ma avete preso un corridore come Mulubrham Henok: come mai?

Avevamo parlato con il suo procuratore e già venivamo dall’esperienza con Merhawi Kudus, un’esperienza positiva con questa tipologia, interessante, di ragazzi e ci siamo detti: perché no? Con Henok abbiamo iniziato a parlare al Giro d’Italia. E’ un profilo che può fare bene e ha già vinto, anche una corsa a tappe in Cina. Può crescere pensando a questo tipo di gare. Non dico che da domani possa vincere una Tirreno, ma magari un Turchia o le classiche italiane.

Fortunato si aggiunge alla compagine kazaka. “Vino” ha espresso grandi elogi nei suoi confronti
Fortunato si aggiunge alla compagine kazaka. “Vino” ha espresso grandi elogi nei suoi confronti
Prima Alex hai parlato di una metamorfosi, dalle classifiche generali alle corse di un giorno: ma come si attua questa trasformazione?

Noi storicamente avevamo questo Dna. Siamo stati la squadra di Contador, di Vincenzo (Nibali, ndr) due volte, di Aru, di Lopez… ma con la riduzione di budget oggi questa tipologia di atleti non puoi averla. Cambia tutto, altrimenti ti fai male. E così ho cercato corridori che hanno voglia di sacrificarsi prima di tutto, che hanno fame di vincere. Lo scorso anno è stato un disastro, sotto molti punti di vista a partire da malattie e infortuni vari, pertanto era necessario cambiare strategia.

Cambiare strategia…

Per forza, se avessimo continuato in quel modo fra due anni saremmo stati fuori dal WorldTour e per noi sarebbe impossibile. Se domani trovassi 5 milioni di euro in più per il budget cambierebbe ancora. Ci siamo dunque rimboccati le maniche.

Battistella è uno dei confermati anche per il 2024. Sarà uno dei cardini della squadra di Vinokourov
Battistella è uno dei confermati anche per il 2024. Sarà uno dei cardini della squadra di Vinokourov
L’obiettivo per adesso sono i punti per il WorldTour?

Certo. Oggi i costi sono lievitati e gli stessi corridori costano di più. L’UCI ha detto che il budget medio di una squadra WorldTour è di 25 milioni di euro, ma noi siamo lontani da quella media. E allora dovevamo cambiare strategia. Per esempio, adesso puntiamo molto sui corridori kazaki per le gare in Asia, soprattutto sui Giochi Asiatici (10-25 settembre in Cina, ndr). Per noi sono importanti. Speriamo di fare bene con Pronskiy, Fedorov, Lutsenko. In più cerchiamo i punti UCI per poter portare il secondo atleta alle Olimpiadi. Lutsenko è alla Vuelta proprio per questo motivo.

Insomma, “Vino”, c’è una vera rivoluzione in atto, si cambiano strategia e Dna. Un altro aspetto che abbiamo notato è che state insistendo parecchio sui giovani. State cercando d’inserirne altri?

Qualche corridore con cui stiamo trattando c’è. Uno di questi è Isaac Del Toro, che ha vinto il Tour de l’Avenir. Stiamo provando a prenderlo, ma ci sono diverse squadre dietro di lui. Ma poi io confido molto anche in Garofoli. Gianmarco è forte, ma è stato anche sfortunato. Ha davvero un grande potenziale.

Quel fuoco c’è ancora? Scaroni dice di sì. E rilancia…

28.12.2022
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Uno dei corridori della Gazprom, che alla Adriatica Ionica Race avevano colpito Martinelli per la grinta in ogni corsa, durante l’estate è passato alla Astana Qazaqstan guidata proprio dal bresciano. E’ Christian Scaroni, che nella corsa di Argentin aveva gli occhi iniettati di sangue e vinse pure due tappe. Alla fine di novembre, il team kazako gli ha rinnovato il contratto per il 2023.

Carboni, Scaroni, Malucelli: Christian ha appena vinto la sua seconda tappa alla Adriatica Ionica
Carboni, Scaroni, Malucelli: Christian ha appena vinto la sua seconda tappa alla Adriatica Ionica

Dal Polonia al Lombardia

Dal Polonia in cui ha debuttato e fino al Lombardia, Scaroni ha lottato con le unghie e con i denti. Così, arrivando nell’hotel della squadra sulla costa del Sud della Spagna, ci siamo chiesti se quel fuoco ci sia ancora o sia cambiato in qualcosa d’altro.

«Il fuoco c’è sempre – sorride – e sicuramente per me avere un anno di contratto qua, rappresenta un’opportunità e darò il massimo, come l’ho dato la passata stagione per meritarmi la possibilità. Ecco, per me è fondamentale far bene. E per quello c’è bisogno del fuoco dentro. Il più grande augurio che posso fare ai miei compagni di squadra è di avere lo stesso slancio. Anche l’anno scorso di questi tempi lavoravamo sereni, poi è successo quello che sappiamo. Speriamo che nel 2023 le cose siano normali».

Sul Grappa ha difeso la maglia di leader della Adriatica Ionica. E quando l’ha persa, ha vinto un’altra tappa
Sul Grappa ha difeso la maglia di leader della Adriatica Ionica. E quando l’ha persa, ha vinto un’altra tappa
Con quali obiettivi riparti?

Ne ho tanti nella testa, anche se ovviamente sono difficili da raggiungere. L’anno scorso, il calendario era un po’ diverso. Ho fatto tante corse in Italia dove il livello era leggermente più basso. Quest’anno partirò ancora una volta dalla Valenciana, ma dopo ci saranno gare toste dove vincere sarà difficile. Se ci saranno corridori in condizioni migliori, sicuramente sarò il primo a mettermi in discussione e darò una mano alla squadra, ma nella testa il primo obiettivo è tornare a vincere.

Anche nel 2021 iniziasti una bella preparazione, avete cambiato qualcosa?

Sicuramente, come tutti gli anni, a dicembre si lavora tanto sulla quantità, ma gradualmente si va anche a recuperare la qualità. A gennaio invece faremo un altro ritiro dove l’impronta sarà soprattutto sulla qualità, per arrivare pronti alle corse. Pronti a vincere, insomma.

Dopo la lunga sosta, Scaroni torna a un foglio firma al Giro di Polonia: è arrivata l’Astana
Dopo la lunga sosta, Scaroni torna a un foglio firma al Giro di Polonia: è arrivata l’Astana
Che cosa possiamo aspettarci?

Penso di poter dire che sono un corridore non del tutto da scoprire, ma ancora con molti margini di crescita. Nella riflessione che ho fatto quest’inverno, ho pensato ai miei tre anni da professionista. Nel primo c’è stato il Covid e ho fatto poche corse. Il secondo anno mi è servito un po’ per ambientarmi: ho raccolto qualche risultato e, per questo, il 2022 sarebbe stato fondamentale. Invece è successo quello che è successo e mi ha condizionato, nonostante le due vittorie e qualche piazzamento prestigioso. Io credo che per me il 2023 sarà ancora più importante e voglio dimostrare che valgo.

Le due vittorie erano figlie della rabbia o del livello raggiunto?

Già l’inverno scorso, quando parlammo a Calpe, mi sentivo pronto per fare questo salto. Sicuramente non pensavo di essere così competitivo alla Adriatica Ionica, perché non correvo dal Giro di Sicilia di due mesi prima. Non sapevo cosa potessi aspettarmi, però diciamo che mi sono difeso bene. Quelle due vittorie mi hanno salvato e mi hanno dato visibilità. E l’Astana mi ha offerto questa occasione che per me è stata fondamentale.

Nel 2019, prima di passare, Scaroni ha corso con la FDJ Continental: forte in salita, veloce allo sprint
Nel 2019, prima di passare, Scaroni ha corso con la FDJ Continental: forte in salita, veloce allo sprint
Davi per scontato il prolungamento del contratto?

Di scontato nel mondo del ciclismo ormai non c’è più nulla. Io ho lavorato come se avessi altri anni davanti, sereno e con la testa lucida, pensando sempre all’obiettivo che era fare risultato, ma anche lavorare per i compagni quando serviva. Tutto il resto è venuto da sé. Parlando con Vinokourov, è venuta fuori la complicità giusta per continuare ancora un anno. Potevano essere già due, ma va bene così. Sono consapevole di quello che posso dare e sono sicuro che i risultati arriveranno.

Hai trovato dei riferimenti in squadra?

Lutsenko mi ha impressionato per come lavora e quanto è determinato. Battistella lo conosco dai dilettanti: averlo in squadra sicuramente è un punto di riferimento anche per me. Poi c’è Luis Leon Sanchez, che a vederlo lavorare ha il suo perché. Diciamo che non ho un riferimento fisso, ma tante persone da cui prendere spunto. Anche Felline, un corridore che cerca di insegnare ai giovani. Ho tanti punti di riferimento.

Adriatica Ionica Race, 1ª tappa: a Monfalcone, il primo centro di Scaroni su Zana in pieno inferno Gazprom
Adriatica Ionica Race, 1ª tappa: a Monfalcone, il primo centro di Scaroni su Zana in pieno inferno Gazprom
Martinelli bresciano è un appoggio in più?

Abita anche abbastanza vicino a me, lo sento spesso, ma non c’è solo lui. Ci sono anche altri direttori, come Zanini e Manzoni. Li sento settimanalmente, quindi diciamo che è un gruppo nel quale siamo tutti integrati e ci sentiamo a nostro agio.

Ti abbiamo visto parlottare a lungo coi meccanici…

Quest’anno ho fatto alcune modifiche alle misure della bici. E con Yeyo Corral, il nostro biomeccanico, abbiamo apportato una modifica importante. Abbiamo cambiato le pedivelle, passando da 172,5 a 170. E’ una prova, ma sono sicuro che può darmi qualcosa in più. Sicuramente sto lavorando anche su questo, ma di base cerco di curare bene tutti i fronti. Non devo perdere in salita perché sennò non mi ritrovo davanti coi corridori importante, ma soprattutto non devo perdere lo spunto veloce.

Ti sembra che il cambiamento funzioni?

A livello di sensazioni, le pedivelle più corte mi danno uno spunto migliore, che già prima era buono. In salita invece vedo un’agilità diversa. Questa prova era già stata fatta anche con altri corridori, io ero al limite, ma adesso abbiamo deciso e vediamo come andrà. Se non mi trovassi bene, sarebbe un attimo tornare alle 172,5. Se ci sono adattamenti, meglio provarli qua. Non ti metti a farli in piena stagione. Per ora sembrano buone, vedremo quando i ritmi e l’intensità di allenamento saranno più alti, se sarà stata una scelta azzeccata.

Canola e Scaroni, con Bugno e Mauro Vegni nella conferenza stampa di Salò al Giro, che parve una farsa
Canola e Scaroni, con Bugno e Mauro Vegni nella conferenza stampa di Salò al Giro, che parve una farsa
Cosa resta del gruppo Gazprom?

Sento specialmente Canola. La sua è una situazione particolare perché forse è l’unico che non ha trovato squadra e questa cosa mi rattrista. Lui era stato il mio faro quando arrivai. Vederlo adesso senza squadra mi mette tristezza. Poi sento anche gli altri compagni di squadra come Carboni, Malucelli, Conci Sento anche loro e sicuramente li incrocerò alle corse.

Natale a casa?

Esatto, coi parenti, visto che il ritiro ci ha portato via per 16 giorni. Natale a casa per recuperare il tempo perso, poi ai primi di gennaio si ripartirà per le Canarie, in attesa di tornare ad Altea per il secondo ritiro e da lì si comincerà a correre. Alle Canarie vado con altri compagni di squadra come, Martinelli e Riabushenko. Stare a casa è quello che vorremmo tutti, ma allenarsi con zero gradi è difficile e siccome è un lavoro, si cerca di ottimizzare il tempo al massimo.

Vinokourov: «Toccato il fondo, ora l’Astana deve risalire»

01.11.2022
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Se si va a vedere la classifica a squadre Uci relativa al solo 2022 l’ultima delle WorldTour sarebbe l’Astana Qazaqstan. Quest’anno la squadra di Alexandre Vinokourov è stata bersagliata da una dose a dir poco elevata di sfortuna.

A metterci lo zampino sono state soprattutto questioni di salute, che hanno riguardato tra l’altro i big: Moscon con il Covid e Lopez con l’infortunio alla gamba durante il Giro. Ma non solo chiaramente. E a tutto ciò si aggiunge l’addio alle corse dell’uomo simbolo, Vincenzo Nibali.

Con l’Astana Nibali ha colto i più grandi successi della sua carriera. Ed è voluto tornare nella “casa kazaka”
Con l’Astana Nibali ha colto i più grandi successi della sua carriera. Ed è voluto tornare nella “casa kazaka”

Dopo Nibali

Come si fa a ripartire? Da dove ci si rimbocca le maniche. E’ stato il team manager stesso, Vinokourov ad indicarci la via. 

«Vero abbiamo fatto una brutta stagione – spiega Vinokourov che non usa mezzi termini –  ma direi che sono stati difficili e gli ultimi due anni. Abbiamo dovuto riorganizzare sempre tutto. Abbiamo avuto molti malati, molte cadute… Sono stati i due anni peggiori e più duri della nostra storia. Ma le cose dovranno cambiare dal prossimo anno, altrimenti anche noi dovremmo porci delle domande. Abbiamo toccato il fondo, ora dobbiamo risalire. E state sicuri che a dicembre lo dirò bene a tutti i ragazzi.

«E’ veramente difficile – prosegue Vinokourov – ripartire dopo Nibali, molto difficile. Un corridore che in carriera ha vinto tantissimo. Quest’anno non ha vinto, ma ha disputato un ottimo Giro ed è stato spesso davanti nelle altre corse. Penso che poteva fare ancora un anno, ma le cose stanno così e noi dovremmo fare il massimo».

Lopez, maglia bianca al Giro 2019, tra Vinokourov e Fofonov
Lopez, maglia bianca al Giro 2019, con Vinokourov

Tocca a Lopez

Però c’è Miguel Angel Lopez che può fare bene. Noi avevamo incontrato lo scalatore colombiano al termine della stagione. Aveva appena finito la Veneto Classic, ultima corsa del 2022 e sembrava essere pronto a cogliere l’eredità di Nibali.

«Abbiamo già parlato molto con lui – dice Vinokourov – lo abbiamo fatto durante quest’anno proprio sulle responsabilità. Ogni anno che passa ne ha di più. Ma gli anni passano e deve fare qualcosa, altrimenti ci sono i giovani che arrivano.

«Non ha mai vinto un grande Giro e bisogna che il prossimo ci si concentri al massimo, soprattutto che lo faccia sin dall’inizio della stagione, per non commettere gli stessi errori di quest’anno». 

Cuore kazako

Vinokourov torna poi sulla difficile stagione della squadra. Una stagione che abbiamo visto è stata fortemente condizionata da problemi di salute.

«Lutsenko e Fedorov hanno vinto il mondiale dilettanti – va avanti il team manager – sono contento per la squadra e per la nazionale kazaka. Significa che abbiamo lavorato bene con i giovani. Fedorov ha un grande potenziale. Ha davvero un gran motore. Sa guidare anche bene, mi ha chiesto lui di prendere parte al mondiale gravel dove ha fatto quinto. Credo che potrà fare bene in futuro in corse come la Roubaix, il Fiandre… 

«Alexey invece deve chiudere i conti con la sfortuna. Non ha vinto una tappa al Tour come avrei preferito, ma alla Vuelta è stato spesso davanti. Al mondiale poteva anche fare secondo e sarebbe stata una medaglia meritata. E’ arrivato a 30 anni, è ora che vinca alcune belle classiche importanti o una Parigi-Nizza».

Garofoli (classe 2002) è tra le perle del settore giovanile dell’Astana (foto Instagram – Getty)
Garofoli (classe 2002) è tra le perle del settore giovanile dell’Astana (foto Instagram – Getty)

Quale sviluppo?

Se guardiamo ai punti Uci, si è sentita l’assenza di un velocista. E questo è un aspetto che andrà analizzato dallo staff della società. Intanto però nell’organico è ricomparso il nome di Luis Leon Sanchez, uno degli atleti la cui partenza aveva lasciato con l’amaro in bocca anche Giuseppe Martinelli.

«Luis Leon è tornato perché già l’anno scorso era brutto che fosse andato via. Purtroppo c’era una situazione difficile e non siamo riusciti a trattenerlo. Ma adesso le cose sono cambiate. Lui voleva tornare. Ha fatto come Vincenzo. Sentiva l’ambiente di questa squadra come una famiglia. Senza contare che lui ha un’esperienza enorme, anche nei grandi Giri, e può fare un ottimo lavoro per Lopez o Lutsenko.

«Non abbiamo più molto spazio per far firmare altri corridori – conclude il campione olimpico di Londra 2012 –  Pronskiy è un giovane e un buono sprinter. Siamo noi che dobbiamo fare crescere i campioni. Lui per esempio può far ancora meglio nelle classiche del Nord».

E poi si sposta alla continental. Che Martinelli stesso ci disse essere stata creata per far crescere i campioni in casa. Vinokourov conferma tutto. 

«Nella nostra continental abbiamo dei buoni corridori che possono crescere bene. Penso a Garofoli e a Lopez  Harold. E con loro anche altri ragazzi. Penso che il futuro del ciclismo passi da giovani».

Dinastia Vinokourov. Arriva Nicolas, campione kazako U23

27.06.2022
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Nicolas Vinokurov sta muovendo i suoi primi passi nel ciclismo che conta. Il figlio d’arte si sta facendo spazio, al netto di un cognome pesante. Ma lui sembra non farsi carico di questo fardello. Tanto da vincere il campionato nazionale U23, sfruttando al meglio il lavoro fatto al Giro d’Italia U23.

Nicolas somiglia moltissimo al papà, il grande Alexandre, solo che è più alto. E chissà cosa potranno fare quelle leve lunghe, se il motore dovesse dimostrarsi all’altezza del suo nome.

Orlando Maini, diesse all’Astana Qazaqstan Development Team, ci ha detto che Nicolas è una ragazzo serio, già maturo, nonostante sia solo del 2002. E’ uno di quelli che sa il fatto suo e che nell’ultima stagione è cresciuto molto. 

Parla cinque lingue (francese, spagnolo, inglese, russo e anche un po’ d’italiano) e con tutti i componenti della squadra s’interfaccia in base alla lingua di chi ha di fronte. Segno di grande intelligenza.

Nicolas Vinokourov (secondo da sinistra) ha vinto il titolo nazionale su strada. Il suo compagno Daniil Pronskiy quello a crono
Nicolas Vinokourov (secondo da sinistra) ha vinto il titolo nazionale su strada. Il suo compagno Daniil Pronskiy quello a crono
Nicolas, hai un cognome molto importante: cosa significa per te?

E’ una grande pressione per me. Vivo di questa squadra da dentro, da più di sette anni e guardiamo anche ai prossimi sette.

Maini ci ha detto che sei migliorato molto nell’ultimo anno: è così?

Anche se non ho vinto, ho fatto dei bei progressi, soprattutto se metto a confronto questo Giro e quello dell’anno scorso. L’ho sentito proprio. Lo scorso anno ero sempre in coda con la macchina del fine gara dietro, mentre quest’anno sono stato molto più davanti e sono anche entrato in qualche attacco. Per esempio nel giorno del Fauniera avevo delle buone gambe sono stato in fuga. Poi alla fine gli scalatori mi hanno ripreso e sono andato su di passo.

Hai parlato di scalatori. E tu che tipo di corridore sei?

Eh – sospira Vinokourov – è una questione difficile, ma direi uno scalatore. Ma più che uno scalatore puro, anche se vado bene su salite lunghe di 10 chilometri, sono un corridore che riesce a vincere gli sprint in cima. Insomma, me la cavo allo sprint con i piccoli gruppi.

Esci mai in bici con tuo padre Alexandre?

Quando ero più piccolo e fino ai 15-16 anni uscivo molto spesso con lui, ma adesso ha il suo lavoro che lo prende moltissimo. Tante volte è in viaggio…

Nicolas in azione al Giro U23 (foto Instagram/Eder Garces)
Nicolas in azione al Giro U23 (foto Instagram/Eder Garces)
E poi tu adesso vai più forte!

Sì, sfortunatamente per lui! Esco più spesso con mio fratello Alex (gemello, ndr).

Dove vivi?

A Monaco, mentre la squadra è di base a Nizza, ma qualche volta ci alleniamo tutti insieme. 

Lo abbiamo chiesto anche al tuo compagno “Lopezito”: cos’è per te il ciclismo?

E’ più che una passione. E’ la vita. Vado in bici da quando ero piccolo e mi piace fare questo. E soprattutto spero di continuare. Ogni anno cresco e questo mi dà soddisfazione. Vorrei fare sempre più corse.

E’ stato naturale per te salire in bici, visto il contesto in cui vivevi? O sei stato tu che hai chiesto appositamente a tuo padre che volevi fare il ciclista?

All’inizio papà mi mandava molto poco in bici. Fino a 15 anni, giusto due volte a settimana, ma nel frattempo facevo tanti altri sport: nuoto, judo, basket, calcio… Poi a 14 anni ho detto a papà, anche con Alex a dire il vero: «Papà, noi vogliamo andare in bici. Vogliamo correre». A quel punto lui ci ha detto: «D’accordo. Se vi piace come dite, andate in bici. Ma senza pressione. Vivetela così come viene».

L’esordio in maglia Astana al Tour of Oman. Nicolas in primo piano, tra Garofoli e suo fratello Alex
L’esordio in maglia Astana al Tour of Oman. Nicolas in primo piano e dietro suo fratello Alex
Quando siete a casa parlate mai di ciclismo? Magari la sera a tavola…

Sì, sì… Ne parliamo spesso e volentieri. E’ l’argomento che va per la maggiore. E’ la nostra vita. Col ciclismo ci si allena, ci si lavora, si passa la maggior parte del tempo della giornata sulla bici…

E vostro padre vi racconta mai qualche aneddoto? Qualche ricordo?

Sì certo! Ogni corsa che vediamo in tv ci dice: in questa corsa andò così. In quest’altra feci così. 

Qual è, per te, il momento di questa tua giovane carriera? Ce n’è uno che ricordi particolarmente?

La mia prima corsa con l’Astana. Era il Tour d’Oman, indossare quella maglia nella prima tappa è stata un’emozione incredibile. Io sono nato con questa squadra praticamente. 

Sull’Etna il Giro dell’Astana crolla come un castello di carte

10.05.2022
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L’Etna viene inesorabilmente inghiottito dalle nuvole, quando Nibali scende dal pullman dell’Astana Qazaqstan Team e viene circondato dai tifosi. Firma autografi. Sorride. Cerca di farsi largo. Lo aspetta l’ammiraglia con dentro la ciotola del riso. Suo padre accanto confabula con Vinokourov. Lopez è appena rientrato sulla terza ammiraglia. Il Giro della squadra kazaka è venuto giù come un castello di carte al chilometro zero quando il colombiano si è ritirato con un’infiammazione al tendine del quadricipite. E adesso l’atmosfera è un po’ incredula e un po’ afflitta.

Nibali scende dal pullman e va verso l’ammiraglia. Ha provato a tenere duro, ma ha ceduto intorno ai meno 5 dall’arrivo
Nibali scende dal pullman e va verso l’ammiraglia. Ha provato a tenere duro, ma ha ceduto intorno ai meno 5 dall’arrivo

Dal primo giorno

Prima che i corridori cominciassero a scenderne, Shefer tirava dalla sigaretta e spiegava col pragmatismo di sempre.

«Lopez – diceva – è arrivato dal primo giorno con quella contrattura. Abbiamo cercato in tutte le maniere di andare avanti, sperando che tenesse duro, ma oggi non ce l’ha fatta. E’ stato così dal primo giorno, sapevamo che era a rischio. Ieri siamo andati a fare un’ecografia e sapevamo com’era. Sapevamo che l’unico di noi che poteva fare qualcosa era Lopez, ora il Giro cambia. Speriamo di vincere qualche tappa».

Al momento del ritiro, un collega spagnolo sorrideva dicendo che Lopez fosse partito per il Giro già in condizioni precarie. E questo un po’ si sposa con le parole di Shefer. Ma quello che domina più che il dubbio è la delusione.

Vinokourov ha provato a incoraggiare Lopez, ma si è arreso: delusione palpabile
Vinokourov ha provato a incoraggiare Lopez, ma si è arreso: delusione palpabile

Delusione Vinokourov

Vinokourov parla con un filo di voce. Il figliol prodigo, rientrato dall’Astana e messo al centro del progetto, si è dissolto nella prima tappa importante.

«Sapevo che stava male – dice – ma non sapevo che fosse così. Pensavo che a fine tappa avremmo valutato. Ma se stai male, stai male… Dispiace per la squadra e per tutto. Perché era arrivato per fare bene al Giro. Adesso bisognerà rimotivare i ragazzi e partire per vincere le tappe, cambiare le strategie. Non pensavo – quasi ci ripensa – che Lopez stesse male così. La tendinite… E’ così dai, non possiamo farci niente».

Anche Martinelli prende atto del ritiro, ma forse si sarebbe aspettato che Lopez provasse di più?
Anche Martinelli prende atto del ritiro, ma forse si sarebbe aspettato che Lopez provasse di più?

Martinelli rimugina

Martinelli s’è fatto il giro dei corridori, come è giusto che sia prima di parlare. Nel 2020 proprio nella tappa che arrivava qua in alto, la Ineos Grenadiers perse Thomas e si riorganizzò con la maglia rosa e un piccolo record di tappe vinte. Anche loro erano venuti per fare classifica. E come l’Astana si ritrovarono con un pugno di mosche.

«Se non ce la fa, non ce la fa – dice il diesse dell’Astana – ma in un Giro prima di mollare, si muore. Stamattina eravamo anche abbastanza sereni, perché sembrava che fosse meno di quello che si pensava. Proprio dopo aver fatto l’ecografia, non a caso. Invece appena è partito, già durante il trasferimento ha detto che non ce la faceva. Si è fermato subito. Non avevamo la seconda ammiraglia per caricarlo, altrimenti non avrebbe fatto neanche un chilometro. Abbiamo provato a convincerlo, ha provato anche Vino a dirgli di tenere duro, ma se non ce la fai, non ce la fai. Il muscolo è il muscolo…

«Dopo cala tutto – prosegue – non dico il morale perché sono tutti professionisti. Ma cala il fattore che tiene in piedi un po’ tutto».

La corsa di Nibali

Di Nibali si ha quasi pudore a parlare, perché non doveva fare classifica, ma ha provato a tenere duro e invece prima dei meno 5 ha dovuto rialzarsi, cedendo quasi un minuto a chilometro da lì al traguardo.

«Da Vincenzo – dice Martinelli – mi aspettavo una difesa come quella che è stata. Se ci fosse stato un minuto meno, sarebbe stato molto meglio, ma non è che dalla mattina alla sera si possono cambiare certe cose. Davanti sono rimasti tutti i migliori, perciò… Lui ha detto che da star bene a staccarsi è passato niente. Un momento prima stava lì e poi ha ceduto. Ha tenuto duro. Magari se fosse riuscito a stare con loro fino allo stradone, poi stava a ruota. Ma noi sapevamo di essere venuti al Giro con un leader che era Lopez, non ci siamo improvvisati».

Il mantello del santo

E di colpo nel tono delle sue parole sembra di riconoscere le motivazioni che ci hanno spinto ieri a scrivere l’editoriale sull’attaccarsi al mantello del santo, sperando nel miracolo. Con lo stesso Nibali che in mattinata s’è trovato a rispondere su un social a chi gli ha attribuito una dichiarazione roboante sulle sue intenzioni per questa tappa.

«Io voglio che Vincenzo faccia questo – dice Martinelli – che ci provi. Oggi ha tenuto duro. E’ andato bene, ma non benissimo. E’ questo il mio Vincenzo, capito? Io non ho mai pensato di fare classifica. Poi magari oggi ci pensi, perché corri in casa, sei sull’Etna, non puoi mica fare gruppetto. Ma piuttosto che arrivare 11° o 13° a Verona, meglio che vinca una tappa. E’ quello che io voglio, che vorrei. E’ ancora troppo vicino per entrare nelle fughe, ma lui è abituato a correre, non devo spiegargli troppe cose.

«Ora però la squadra va rimotivata. Quando perdi un leader, sicuramente devi reinventarti tutto e abbiamo gli uomini per poterlo fare. Scalatori ne abbiamo. Certo, bisogna motivare, essere certi di quello che si fa. Non è che puoi dire: voltiamo pagina e un attaccante lo metti in difesa e viceversa. Siamo l’Astana, non dimentichiamolo».

Yates ferito

Mentre camminiamo verso la sala stampa per raccontare tutto questo, dall’ambulanza scende Simon Yates con una contusione al ginocchio. Per sicurezza gli hanno appena fatto una radiografia che ha escluso complicazioni al di fuori del dolore.

Per essere che l’Etna non doveva provocare grossi sconquassi, il Giro stasera va a dormire con la classifica riscritta. Kamna ha vinto la tappa, il Lopez della Trek ha preso la maglia rosa. Quello dell’Astana è andato a casa e Dumoulin s’è portato via oltre 9 minuti di ritardo. E’ andata meglio a Fortunato, arrivato con Nibali. Nel gruppetto dei migliori tirato da Carapaz, è rimasto Ciccone.