Valerio Conti ci risponde al telefono mentre è in bici, di ritorno da uno degli ultimi allenamenti prima del Giro d’Italia. Il vento soffia nel microfono e il traffico romano gli rende un po’ complicato il rientro verso casa, così riattacca con la promessa di risentirci a breve.
«Cinque minuti e richiamo» ci promette, così noi lo attendiamo. Avevamo lasciato Valerio mentre inseguiva la migliore condizione per la Corsa Rosa, tra un colpo di tosse e l’altro. L’inizio della sua avventura in Astana Qazaqstan Team non è andata come ci si aspettava, la sfortuna lo ha rallentato molto.


Come ti sei preparato?
Ora sto molto meglio, inizio a sentire delle buone sensazioni, non arriverò al 300 per cento ma in ottima condizione. Sono soddisfatto, la stagione che conta inizia ora, dal Giro in poi. Mi sono preparato bene, ho corso il Giro di Sicilia e il Romandia. In Svizzera ho visto che pedalavo bene, ma insieme alla squadra abbiamo deciso di non forzare inutilmente il ritmo, così ho usato le ultime tappe per fare distanza.
Non hai fatto il ritiro in altura a marzo con gli altri tuoi compagni?
Il mio avvicinamento non è stato “canonico”, visto che non ho corso per un paio di settimane abbondanti tra la fine del Catalunya e l’Amstel. Andare in altura per poi tornare subito a correre sarebbe stato controproducente per la mia preparazione al Giro.
Sono stati degli ultimi mesi un po’ sfortunati per l’Astana…
Sì, però la vittoria di tappa di Miguel Angel (Lopez, ndr) al Tour of the Alps ci ha dato morale. Poi l’Astana è una squadra che mette l’obiettivo sui grandi Giri e siamo davvero forti e tutti con delle ottime doti per le montagne.


Avrete un leader unico?
Sarà Lopez verosimilmente. Lui è uno che ha dimostrato di andare forte quando è in forma, però non è un corridore che ha la certezza di vincere, come Pogacar o il Froome degli anni giusti. Di conseguenza, noi seconde linee avremo le nostre occasioni, considerando che abbiamo anche Nibali…
Ci hai corso insieme al Giro di Sicilia, come sta?
Sta bene, mi ha detto che le sue sensazioni sono buone, si sente pronto. Il problema è che il ritmo negli anni si è alzato sempre più e non è facile rimanere competitivi. Al Giro di Sicilia era sereno, solare. Lui non sente la pressione, altrimenti non avrebbe ottenuto i risultati che conosciamo tutti.
Vincenzo avrà la licenza di muoversi in autonomia?
La sua esperienza gli permette di leggere la corsa al meglio e questo sarà utile per lui e per noi. Potrà agire in anticipo o aiutare Lopez nelle varie fasi di corsa. Nibali è il nostro “jolly”.


Non avendo uno dei favoriti per la vittoria finale, potrete correre coperti…
Non avremo l’obbligo di fare sempre la corsa e questo è un bel vantaggio, soprattutto per le tappe in pianura. Non avendo neanche il velocista, avremo modo di poter correre più sereni quelle frazioni, lontani dai pericoli e dallo stress.
Tu, Lopez e Vincenzo vi siete preparati al Giro in maniera diversa.
Ognuno ha le sue preferenze, a parte per me che come ho detto non avevo corse quindi ho fatto un avvicinamento un po’ più obbligato. Lopez ha preferito fare il Tour of the Alps (foto di apertura) e Nibali ha deciso di correre in casa al Giro di Sicilia, ma sono tutte corse ottime per mettere chilometri nelle gambe…
A proposito di Sicilia, la quarta tappa sarà impegnativa, con l’arrivo sull’Etna dopo un giorno di viaggio per ritornare dall’Ungheria.
Sarà un primo banco di prova importante, le chiacchiere stanno a zero. Si dovrà pedalare e la strada darà subito delle prime risposte, positive o negative. La partenza dall’Ungheria non mi entusiasma molto, un viaggio lungo per sole tre tappe e poi si riparte subito con una tappa tosta, ma non decidiamo noi e poi sarà uguale per tutti.


E’ un Giro con pochi chilometri a cronometro, una cosa buona per Lopez un po’ meno per Vincenzo…
Vero, per questo la squadra non ha portato gli specialisti. Personalmente non ho neanche preparato troppo le prove contro il tempo, non so gli altri…
Sei preoccupato di non aver mai fatto una gara con Lopez in questa stagione?
No, siamo professionisti, anche se con team diversi abbiamo corso gomito a gomito per tanti anni. Io so come si comporta Lopez in gruppo e non serve andare a fare un ritiro insieme per conoscersi. Anche perché tra stare in cima al Teide o al Giro ci sono troppe differenze. In ritiro sei rilassato, sereno e scherzi, in gara no. Di conseguenza cambia tutto, sia dal punto di vista emotivo che tecnico.
La tua è una visione pragmatica…
Io sono così, sicuro di me stesso e dei miei compagni, questa visione e il mio modo di fare mi hanno permesso di fare tante volte il Giro (indossando anche la maglia rosa per 6 tappe nel 2019, ndr). Sono uno che fa gruppo e che sa mettere tutti a loro agio, so creare l’ambiente adatto per far stare bene tutti.


Anche un carattere fumantino come Lopez?
In realtà mi hanno detto che in fondo lui è tranquillo, bisogna trattarlo come se fossimo in famiglia. Non bisogna creare per forza un ambiente troppo “professionale”.
Quando partite per Budapest?
Io oggi, (martedì per chi legge, ndr) alle 22 ho il volo e via! Viaggerò da solo, tanto sono abituato.
A volte è meglio si ha più tempo per pensare, Buon Giro!
Vero. E… grazie!