Dall’Avenir all’Australia, il pensare positivo di Amadori

31.08.2022
4 min
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Chiudere il Tour de l’Avenir con una vittoria di tappa, due corridori nei primi 6 della generale e la vittoria nella classifica a squadre, conquistata con i soli tre corridori rimasti in gara (in apertura, nella foto di Anouk Flesch), nonostante la Francia determinata a farci fuori. Il bilancio degli azzurri al Tour de l’Avenir, partiti per infortunio senza Germani e Frigo, è decisamente positivo e questo per il cittì Amadori è stato motivo di ispirazione sulla strada del mondiale di Wollongong.

«Ero fiducioso – dice – abbiamo lavorato bene per 15 giorni a Sestriere. Li ho visti che si divertivano a stare insieme ed andare in bici e questo tipo di intesa aiuta a superare anche i momenti difficili. Ero convinto di fare bene».

Nel 2022 di Amadori, il bronzo agli europei con De Pretto e un ottimo Tour de l’Avenir
Nel 2022 di Amadori, il bronzo agli europei con De Pretto e un ottimo Tour de l’Avenir
Finire l’Avenir con tre corridori non è cosa semplice, cosa hai imparato di questi tre ragazzi?

Sono tre ragazzi che hanno fatto tutti una certa esperienza. Fancellu viene dal mondo dei pro’. Milesi corre al Team DSM e ha fatto tutte corse di qualità, in più conosce le squadre e i corridori. Si vede che ha girato. E poi c’è Piganzoli, che sta crescendo bene. L’ho visto sereno e motivato. Quando hai corridori che fanno attività internazionale, i fatti dicono questo. Anche se poi agli europei abbiamo fatto il bronzo con De Pretto, che al confronto ha fatto meno attività. Ma se l’atleta è forte, i risultati vengono lo stesso. Gli altri non sono mostri, fermo restando che ovviamente il livello dell’europeo è diverso da quello del mondiale.

Ecco, a proposito di mondiale, che cosa prevedi?

Come è successo anche l’anno scorso (l’Italia vinse la gara degli U23 con il colpo di mano di Filippo Baroncini, ndr), in volata è meglio se non ci arriviamo. Al massimo possiamo puntate a un posto fra il quinto e il decimo. Per questo dovremo trovare una soluzione alternativa. Partiremo il 15 e correremo il 23. Abbiamo 8 giorni per studiare bene il percorso e mettere a punto la tattica.

Pensi che il percorso degli U23 sarà duro come quello dei pro’?

Noi non faremo il tratto in linea, ma solo i 10 giri del circuito di 17 chilometri. Ci sono 2.000 metri di salita circa per ogni giro e l’ultima è di un chilometro con pendenze davvero importanti. Servirà avere gli uomini giusti.

Anche lo scorso anno, non avendo un velocista all’altezza, l’Italia fece corsa d’attacco e vinse con Baroncini: Amadori in trionfo
Anche lo scorso anno, non avendo un velocista all’altezza, l’Italia fece corsa d’attacco e vinse con Baroncini
Pensi che li avrai tutti a disposizione oppure per motivi di salute qualcuno non ci sarà?

Incrocio le dita, ma in linea di massima li avrò tutti. Andremo giù con sette corridori, i cinque stradisti più i due cronoman, che sono Milesi e Piganzoli. Inizialmente avevo anche pensato di portare qualcuno più veloce, come Persico e Bruttomesso. Ma poi, fatte le dovute analisi, ho capito che non sarebbero stati all’altezza degli altri. In una volata di 30-50 corridori, noi non ci saremmo stati.

In che modo i corridori arriveranno al mondiale?

Seguiranno percorsi variabili. Alcuni faranno il Giro del Friuli. Alcuni correranno al Tour of Britain. Con quelli che invece non avrebbero corso, andremo a fare tre corse in Puglia – 8, 9, 10 settembre – una dietro l’altra. C’è il progetto di rifare il Giro delle Puglie e questo magari potrebbe essere il primo passo. Con noi verrà anche Gianmarco Garofoli, che se ne muore dalla voglia di ripartire. Ho visto gli allenamenti che sta facendo, lo definirei a dir poco impaziente.

Milesi e Piganzoli, i due cronoman azzurri per i mondiali, durante il ritiro di Sestriere
Milesi e Piganzoli, i due cronoman azzurri per i mondiali, durante il ritiro di Sestriere
Dopo tutte queste corse?

Ci troviamo il 13, mentre i cronoman partono il 12. Ecco, loro due che non riuscirebbero a correre, li affido a Salvoldi che ha chiesto e ottenuto di correre l’Astico Brenta dell’8 settembre con i cinque juniores del mondiale. Dino si è inventato questa cosa e sta lavorando davvero a tutta. Mi ha chiesto se avessi due U23 da dargli, ma saranno tutti con le loro squadre. Allora per i due cronomen è stata un’ottima soluzione. Per cui ci troviamo il 13 e il 14 partiamo. Fra volo e tutto il resto, rimarremo per tre giorni senza pedalare, ma laggiù avremo modo e tempo di fare tutto.

A questo punto mancano solo i cinque nomi…

Per quelli bisognerà aspettare di capire se ci sarà un giorno prima di partire in cui annunceremo tutte le squadre.

Martinelli: «La sfortuna è alle spalle e riparto dall’Avenir»

19.08.2022
4 min
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E’ partito ieri il Tour de l’Avenir, forse la corsa più importante del calendario internazionale under 23. Si è aperta con un prologo che serviva per scaldare le gambe e iniziare a togliere il velo sulle prime sensazioni in corsa, infatti questa prima prova non sarà valevole per la classifica generale. Oltre al prologo i giovani ciclisti dovranno affrontare otto prove in linea ed una cronometro a squadre, alla quinta tappa. 

La nazionale, guidata da Marino Amadori, schiera una selezione agguerrita e pronta a dare battaglia a tutti. Da una parte la sfortuna ha colpito gli azzurri, con le defezioni di Frigo e Germani. Dall’altra c’è chi ritrova il sorriso o almeno ci prova. E da questo Tour de l’Avenir vuole riprendersi un po’ di fortuna e qualche risultato: Alessio Martinelli

Martinelli ha vinto la sua seconda gara da professionista, ad Alanya (foto Bardiani & Yucelcakiroglu – Velo Alanya)
Martinelli ha vinto la sua seconda gara da professionista, ad Alanya (foto Bardiani & Yucelcakiroglu – Velo Alanya)

Una lunga estate

Il corridore della Bardiani CSF Faizanè, classe 2001, ha avuto una stagione a due facce: all’inizio dei buoni risultati in Turchia (in apertura al Tour of Antalya, ndr), avevano dato fiducia e morale per lavorare con maggiore convinzione. La seconda parte è stata invece costellata di problemi, tanto che per un infortunio aveva dovuto saltare il Giro d’Italia under 23, dove era atteso con i gradi di capitano. 

«E’ stato un avvicinamento disastroso – dice con serenità Martinelli – ho avuto anche l’influenza. Nelle gare non riuscivo a dare il meglio di me, tanto che non ero molto fiducioso. Poi Amadori mi ha portato in ritiro a Sestriere e da lì ho iniziato ad avere sensazioni via via migliori. Marino lo ha visto e così ha deciso di portarmi qui all’Avenir. Dopo i problemi fisici che ho avuto al Giro dell’Appennino, mi sono fermato 3 settimane.

«E’ stato come fare la pausa invernale, solo che farla a metà stagione non è il massimo. Al termine del periodo di recupero ho iniziato a fare allenamenti molto lunghi con settimane impegnative ed intense. A queste si sono aggiunte delle gare per riprendere il ritmo. Le due settimane del ritiro a Sestriere sono state fondamentali per riprendere la gamba».

Il Giro dell’Appennino chiuso al 7° posto è costato caro a Martinelli, che per un problema fisico è stato poi fermo per 3 settimane
Il Giro dell’Appennino chiuso al 7° posto è costato caro a Martinelli, che per un problema fisico è stato poi fermo per 3 settimane

Step dopo step

L’avvicinamento di Martinelli al Tour de l’Avenir è stato lento, una scalata fatta passo dopo passo. Il corridore lombardo è passato anche da gare importanti come il Giro della Valle d’Aosta.

«Il Valle d’Aosta non sono riuscito a finirlo – racconta – anche se mi stavo sentendo sempre meglio, giorno dopo giorno. La tappa del ritiro è stata proprio sfortunata, ho cambiato la bici sei volte. Mi si sono scaricate due volte le batterie del cambio, la prima volta proprio ad inizio tappa, così mi sono fatto quasi 100 chilometri da solo, è stata una giornata molto dura. Da lì siamo andati direttamente in ritiro con la nazionale. La prima settimana è stata di recupero, arrivavamo quasi tutti dal Valle d’Aosta.

«Nella seconda settimana abbiamo fatto 24 ore di allenamento complessive, con una giornata di sei. Abbiamo visionato anche le ultime tre tappe dell’Avenir. Sono tutte dure, con tante salite lunghe, come il Col de Madeleine, l’Iseran… Si avvicinano a quelle che sono le mie caratteristiche, vedremo le risposte che avrò dal mio fisico».

Alessio Martinelli, il secondo da destra, riparte fiducioso dal Tour de l’Avenir, scoprirà la sua condizione tappa dopo tappa
Alessio Martinelli, a destra, riparte fiducioso dal Tour de l’Avenir, scoprirà la sua condizione tappa dopo tappa

In attesa di risposte

L’opportunità di correre il Tour de l’Avenir dopo una seconda parte di stagione non proprio fortunata è una grande chance. Martinelli ha le caratteristiche per fare bene ed il cittì Amadori lo sa. 

«Non so ancora come sto, non voglio prendermi responsabilità – dice mettendo le mani avanti per il momento Martinelli – sarà una corsa molto lunga. La cosa buona è che si riusciranno a capire le sensazioni, ci saranno delle tappe mosse che toglieranno tutti i dubbi. La caduta del Sestriere non ci doveva essere, è stata una grande sfortuna, abbiamo perso due uomini importanti. Gli imprevisti accadono, i corridori che sono qui sono forti e la squadra è pronta. Delle otto tappe in linea che ci attendono le prime saranno abbastanza facili.

«Ci sarà la grande incognita meteo, che qui (a La Roche Sur Yon, nella regione della Loira, ndr) è molto variabile, bisognerà curare il vento. le ultime 4 tappe sono belle dure. La quarta e la sesta frazione saranno mosse, con molti muri di 2-3 chilometri, e tirerò, insieme alla squadra, le prime somme. Non ho paura a prendermi le mie responsabilità in caso dovessi stare bene, come non avrò problemi nel mettermi a disposizione dei compagni in caso contrario».

Busatto, la costanza c’è. Ora con Rosola il salto di qualità

20.07.2022
6 min
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La costanza nel ciclismo moderno è una dote molto apprezzata, i tifosi ed i direttori sportivi si innamorano dei corridori in grado di poter performare per gran parte dell’anno. Un ragazzo che si è fatto vedere durante tutto l’arco della stagione, senza però riuscire a conquistare la vittoria, è Francesco Busatto (foto Instagram di apertura). Atleta al secondo anno tra gli under 23 ed al primo alla General Store. In questa sua stagione è stato supportato e guidato da Paolo Rosola.

Francesco Busatto, il secondo nella foto, in azione ai europei under 23 svolti ad Anadia, Portogallo (foto Freddy Guérin)
Francesco Busatto, il secondo nella foto, in azione ai europei under 23 svolti ad Anadia, Portogallo (foto Freddy Guérin)
Francesco, come stai, cosa stai facendo in questi giorni?

Sto bene, la gamba la sento piena, vuol dire che la condizione c’è. Mi sto allenando un po’ ma senza esagerare visto che esco da un periodo di corse piuttosto intenso. Anche perché domenica sono partito con la nazionale per fare due settimane di ritiro al Sestriere. E’ una bella esperienza, ma non penso che prenderò parte ai prossimi impegni.

Come mai?

Il mio diesse Rosola ha parlato con Amadori e hanno deciso di non farmi andare al Tour de l’Avenir o ai mondiali. Preferiscono farmi fare le cose passo per passo, anche perché ho già corso con la nazionale quest’anno e le mie esperienze le ho fatte, si è deciso per uno stile più conservativo.

Busatto, il primo a destra con occhiali bianchi, in ritiro invernale a Calpe con la General Store (photors.it)
Busatto, il primo a destra con occhiali bianchi, in ritiro invernale a Calpe con la General Store (photors.it)
Anche perché hai fatto l’europeo, com’è andato?

Direi bene. Avevamo una tattica di squadra molto chiara, l’unico che era decretato a fare la volata se fossimo arrivati in un gruppo compatto era Parisini. Noialtri avevamo il compito di essere sempre davanti in corsa e di entrare nei vari attacchi. Devo dire che siamo stati sempre attenti e vigili, tant’è che De Pretto è entrato nell’attacco giusto. Ha fatto davvero un gran numero nel riuscire ad entrare in quel drappello.

E tu come sei andato?

Sono contento di quanto ho fatto. Alla fine è stata una gara intensa, ma non troppo dura. Sono arrivato con una buona gamba nel finale. Ho anche tirato la volata di gruppo a Parisini, io che solitamente non sono avvezzo a queste cose. 

Al termine della 2ª tappa al Giro U23, conclusa in 2ª posizione, ha vestito la maglia di miglior italiano in classifica generale (photors.it)
Al termine della 2ª tappa al Giro U23, ha vestito la maglia di miglior italiano (photors.it)
Facciamo un passo indietro, quest’anno sei stato sempre davanti ma senza vincere, soprattutto al Giro, cosa pensi che ti sia mancato?

Al Giro sono arrivato con una buona condizione, era un evento che preparavo da tutto l’inverno e ci tenevo. Nelle tappe più adatte a me sono rimasto davanti e questo mi ha reso felice. Se devo trovare il pelo nell’uovo posso dire che nell’ultima frazione con arrivo a Pinerolo, mi sono fatto sorprendere all’imbocco dell’ultimo muro, non sono riuscito a risalire e ho chiuso terzo.

Hai costanza, questa è una buona dote, hai lavorato in questa direzione?

Da aprile in poi sono stato sempre nei primi degli ordini d’arrivo, la costanza è una dote che ho sempre avuto. Chiaramente in questi due anni da under sono cresciuto molto e potrò farlo ancora. Ogni stagione ho visto dei miglioramenti e questo mi fa ben sperare per il futuro. 

Dal Giro è subentrato Rosola come diesse, con lui come ti trovi?

Si vede che arriva dai professionisti, ha un modo di lavorare e di approcciarsi diverso, più strutturato e metodico. Quando partiamo per le gare sappiamo cosa dobbiamo fare ed i nostri ruoli in corsa, poi è super disponibile. Parliamo tanto insieme, è il primo a dirmi di non avere fretta di crescere, di non strafare. L’età è dalla mia parte e tutto arriverà a tempo debito.

Paolo Rosola è arrivato alla General Store poco prima del Giro d’Italia U23 portando metodi nuovi di studio ed approccio alle corse
Paolo Rosola è arrivato alla General Store poco prima del Giro d’Italia U23

Parla Rosola

Il nuovo diesse delle General Store ha portato una ventata di aria fresca e di esperienza. Un metodo di lavoro nuovo e metodico che consente a tutti i ragazzi di poter lavorare meglio e di non spremersi inutilmente. 

Che corridore è Busatto?

E’ un buon elemento, costante nel rendimento e nei piazzamenti, manca la vittoria. Domenica ho provato a farlo correre in maniera diversa dal solito, l’ho fatto uscire dalla comfort zone.

Dicci…

L’idea era quella di farlo attaccare fin dall’inizio, ha provato due o tre volte a portare via un gruppetto, non è riuscito ad uscire ma si è mosso bene. Però nel complesso ha fatto quel che gli ho chiesto, anche la squadra ha corso molto bene. Era un esperimento un po’ estemporaneo, anche Busatto era contento, si è trovato un po’ in difficoltà perché la fuga è andata via in contropiede, ma non ha mollato si è impegnato tanto, chiudeva i buchi e cercava di entrare nei contrattacchi. Lui è un corridore abituato a stare sulla difensiva, a coprirsi. Ho voluto testarlo in un attacco da lontano, fargli fare fatica e prendere aria in faccia, le corse di secondo piano servono anche a questo, trovare modi diversi di correre.

Il diesse ha in mente un programma più ampio a livello internazionale per i suoi ragazzi a partire dalla prossima stagione
Il diesse ha in mente un programma più ampio a livello internazionale per i suoi ragazzi a partire dalla prossima stagione
Subentrare a metà anno non è mai il massimo.

No ma non c’erano alternative e sono contento di essere arrivato qui e di aver trovato questo gruppo. Sono uno a cui piace programmare, anche nel mio computer ho il programma delle cose da fare ogni giorno. Stiamo già lavorando per la prossima stagione.

Cosa bolle in pentola?

Vogliamo ampliare il nostro calendario, aggiungere qualche gara internazionale. Busatto ha corso con la nazionale alla Corsa della Pace, gareggiare all’estero con costanza ti fa crescere e ti permette di testarti con corridori forti. Per questo dico che vorrei con me Francesco tutto l’anno, in questo modo avrei la possibilità di fare la preparazione con lui e di gestire il suo calendario nella maniera migliore. 

E’ vero che hai parlato con Amadori dicendogli di non portalo all’Avenir?

Vero. Con Marino ho parlato durante il Giro under, è un ottimo cittì, non serve che gli dica cosa fare. Ci siamo confrontati, mi ha detto che avrebbe voluto portare Busatto in ritiro e gli ho detto che sarei stato felice se lo avesse fatto. Stare due settimane con la nazionale gli può far solo bene. Avrà tempo per fare le altre gare, per il momento ha corso un europeo e la Corsa della Pace, è abbastanza carne al fuoco.

Dopo Orano, Anadia e Val d’Aosta, Amadori tira le somme

19.07.2022
5 min
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Marino Amadori non si ferma davvero mai. Neanche il tempo di rientrare da Orano e dai Giochi del Mediterraneo che ha preso l’aereo per Anadia e gli Europei su strada, poi di nuovo in marcia per il Giro della Val d’Aosta. Proprio durante la corsa a tappe lo abbiamo intercettato per mettere un po’ d’ordine nelle ultime settimane, nelle quali si è passati dalla grande delusione africana alla gioia per il bronzo di De Pretto in Portogallo.

Orano Penhoet 2022
L’acuto vincente di Penhoet a Orano, davanti ai connazionali Castiou e Retailleau (foto MIllereau/KMSP)
Orano Penhoet 2022
L’acuto vincente di Penhoet a Orano, davanti ai connazionali Castiou e Retailleau (foto MIllereau/KMSP)

Il “buco” di Orano

Due gare dal contesto molto diverso, eppure i punti di contatto non sono mancati. Ma prima di parlare di quel che ha fatto De Pretto, è doveroso tornare su quel “maledetto” giorno in Algeria, che per poco non costava ad Amadori un travaso di bile.

«Non esageriamo – sorride Amadori – però è vero che mi sono arrabbiato molto, anche se errori come quelli commessi a Orano ci stanno in questa categoria. Quel che mi ha fatto arrabbiare è stato l’approccio alla gara, presa troppo alla leggera col risultato di essere stati disattenti nella sua evoluzione, quando i francesi hanno preso le redini della corsa. Hanno scelto un tratto dove tirava vento laterale, si sono accorti che i nostri erano indietro, nessuno nei primi 20, e hanno tirato la trappola. A quel punto la frittata era fatta…».

De Pretto Anadia 2022
L’azione di Vacek e De Pretto ad Anadia, ma Engelhardt è poco distante (foto Uec)
De Pretto Anadia 2022
L’azione di Vacek e De Pretto ad Anadia, ma Engelhardt è poco distante (foto Uec)
Possibile che una gara così sui generis, con due formazioni a confronto (Italia e Francia) e il resto a fare da cornice abbia un po’ confuso i ragazzi?

Forse, ma questa non è una giustificazione. Poteva anzi essere una gara da gestire in maniera più semplice strategicamente. Ma ripeto, ci stanno anche errori del genere nella maturazione di un corridore. Sono sicuro che non li commetterebbero più.

Oltretutto l’occasione della rivincita è arrivata presto…

Vero, perché ad Anadia la Francia ha presentato la stessa squadra, ma sapevamo che era una formazione molto forte e agguerrita. In Portogallo abbiamo corso molto bene. Sapevamo che c’erano dei velocisti fortissimi in casa francese e olandese e abbiamo corso proprio per eliminare le ruote veloci, tanto è vero che il transalpino Penhoet è arrivato 10°, quello olandese, Van Uden, addirittura 21°. Abbiamo costretto le loro squadre a rincorrere, tanto è vero che si sono consumati.

Francesco Busatto è stato uno dei protagonisti degli europei di Anadia, in copertura di De Pretto
Francesco Busatto è stato uno dei protagonisti degli europei di Anadia, in copertura di De Pretto
Che sapore ha quel terzo posto?

E’ la dimostrazione che noi non siamo da meno. Io sono convinto che certi errori derivino dalla mancanza di un’adeguata attività internazionale. Correndo sempre con i migliori, impari e alla fine sei al loro livello. Quello che ha vinto (il tedesco Felix Engelhardt, ndr) è un signor corridore, corre nella Tirol Ktm e ha fatto tante top 5 in questa stagione. E’ un po’ che lo incontriamo per le strade europee, ma vorrei sottolineare il fatto che a un certo punto aveva perso le ruote degli altri 3, l’azione di De Pretto gli aveva fatto male su uno “zampellotto”, poi è rientrato e all’arrivo ne aveva di più.

Che corridore è De Pretto?

E’ uno che ha carattere, è forte innanzitutto per quello. E’ uno che non ha paura di attaccare, ma per farlo ci pensa bene. Busatto e Germani gli hanno dato una grande mano nella costruzione dell’azione decisiva, Parisini lo avevamo tenuto più coperto pensando allo sprint di gruppo, infatti è giunto secondo nella volata finendo 6° assoluto. Hanno corso tutti con il piglio giusto. Tornando a Davide, va bene sugli strappi brevi, ma io sono convinto che lavorandoci sopra può migliorare molto anche per le salite lunghe.

Germani Van d'Aosta 2022
Germani in Val d’Aosta, parte dell’ennesimo capolavoro Groupama FDJ. Amadori studia molto il calendario del team (foto Instagram)
Germani Van d'Aosta 2022
Germani in Val d’Aosta, parte dell’ennesimo capolavoro Groupama FDJ (foto Instagram)
Quando si parla di De Pretto c’è sempre la questione in sospeso se dovrebbe tornare a fare un po’ di ciclocross. Amadori in base alla sua esperienza che cosa dice?

Se è qualcosa che gli piace, se si diverte e se la sente, perché negargli questa possibilità? Non deve certo essere un’imposizione, va ponderata considerando la sua attività su strada, ma male non gliene fa di certo. Deve però essere un suo desiderio.

Guardando la classifica del Valle d’Aosta, notavamo come i nomi siano per gran parte gli stessi del Giro d’Italia, della Corsa della Pace ancor prima e che saranno protagonisti anche al Tour de l’Avenir. Non è però che questi ragazzi corrono un po’ troppo per la loro età?

Bella domanda, bisogna fare un distinguo. Guardate la Groupama FDJ: dopo il Giro non hanno più corso. Loro si gestiscono così. Privilegiano le corse a tappe e fra l’una e l’altra pensano al recupero e agli allenamenti, programmando anche periodi in altura. Le corse di un giorno sono ridotte al minimo. Noi invece ci perdiamo in una maniera di gare ogni fine settimana, corriamo troppo spesso. Alla fine i corridori stranieri che come dite fanno tutte le corse a tappe, avranno 40-50 giorni di gara nel curriculum, i nostri almeno 70. La differenza è tutta lì, sono anni che vado ripetendolo, ma non mi ascoltano…

Pronti per il Valle d’Aosta? Cinque tappe per scontri micidiali

12.07.2022
5 min
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E adesso spazio agli scalatori. Sta per tornare il Giro Ciclistico Internazionale della Valle d’Aosta – Mont Blanc. La storica gara a tappe, che festeggia l’edizione numero 58, si annuncia dura come ai “vecchi” tempi.

Dopo l’edizione della rinascita della scorsa estate, si ritorna alle cinque tappe. Nel 2021 i ragazzi di patron Riccardo Moret riuscirono a mettere insieme tre frazioni. Fu un grande sforzo nonostante la “forma ridotta”, ma con tutta onestà ammisero che se non fossero ripartiti dopo un anno di stop (nel 2020 non si era disputato) probabilmente la storia di questa pietra miliare del dilettantismo si sarebbe conclusa lì.

Bernard Hinault trionfò in quel mondiale del 1980 a Sallanches. Baronchelli alla sua ruota fu secondo
Bernard Hinault trionfò in quel mondiale del 1980 a Sallanches

Tra storia e Tour

Si torna in pista dunque. E lo si farà da domani 13 luglio a domenica 17. Tutti a bordo strada, ma la gara sarà trasmessa anche in streaming.

Come dicevamo le tappe saranno cinque. La prima si annuncia subito molto impegnativa. Sarà seguita da due frazioni più “veloci”, per poi chiudere dando spazio agli scalatori puri. 

Ma andiamo nel dettaglio. La prima frazione è tutta in territorio francese. Lo sconfinamento era un must del Valle d’Aosta. Ma quest’anno c’è di più. Si percorrono infatti parte delle strade che il Tour de France affronta 24 ore prima. La Saint Gervais-Saint Gervais misura solo 84 chilometri, quasi tutti in circuito (da ripetere 4 volte) ma con la scalata di Le Bettex nel più lungo giro finale. Si toccano luoghi simbolo come Sallanches, che ospitò l’edizione dei mondiali ad oggi ritenuta la più dura di sempre. 

Attaccanti, a voi

La Saint Christophe-Saint-Christophe ospita la seconda frazione di 122 chilometri. Stavolta si pedala in Italia appena più a valle di Aosta. Probabilmente è la frazione più veloce. Ma strappi e dislivello non mancano neanche stavolta.

La terza tappa misura 120 chilometri. Va da Aosta ad Aosta e tocca luoghi simbolo come la Skyway del Monte Bianco in quel di Courmayeur. Ma soprattutto prevede quattro Gpm: Doues, Verrogne, Echarlod e Col d’Introd sulla desta e sulla sinistra orografica della Dora Baltea. A sensazione sarebbe la tappa perfetta per il tricolore Lorenzo Germani.

Garofoli gioisce sull’arrivo di Cervinia. Il marchigiano non ci sarà per motivi di salute (foto Giro Valle d’Aosta)
Garofoli gioisce sull’arrivo di Cervinia. Il marchigiano non ci sarà per motivi di salute (foto Giro Valle d’Aosta)

Come Garofoli

E’ mostruosa la quarta frazione, la Pont Saint Martin-Fontainemore (Pian Coumarial). E’ dura per il dislivello, che sballa i 4.000 metri, e per la distanza, sui 170 chilometri. Di pianura, a parte all’inizio, ce n’è ben poca. Le squadre, composte da soli cinque atleti, faranno fatica ad organizzarsi con un chilometraggio così importante. Da scalare: Col d’Arlaz, Col Tsecore, Col de Joux, Perloz, Fabiole e la lunga (circa 12 chilometri) scalata finale di Pian Coumarial.

Sarà super importante gestire le forze. Perché sì, probabilmente la corsa si deciderà a Coumarial, ma il giorno dopo, la quinta ed ultima tappa propone un fresco e durissimo “deja vu”: la Valtournenche-Cervinia di 119 chilometri. Negli ultimi 56 chilometri ci sono da scalare Verrayes, Saint Pantaleon e l’arrivo ai 2.000 metri di Breuil-Cervina.

Tappa mostruosa che, come detto, si corre sugli sforzi del giorno precedente. Lo scorso anno questa frazione regalò l’impresa, magnifica, di Gianmarco Garofoli. Il marchigiano contro ogni copione tattico scappò a 60 chilometri dal traguardo. Fu anche maglia gialla virtuale. Poi pagò qualcosa nel finale, contro corridori più esperti di lui.

Alessio Martinelli sembra essere l’italiano più accreditato per la classifica generale
Alessio Martinelli sembra essere l’italiano più accreditato per la classifica generale

Riscatto Martinelli?

Lo spazio per imprese e numeri proprio non manca dunque. E neanche gli interpreti. «Al via – dice Riccardo Moret – abbiamo 16 Nazioni rappresentate e 32 squadre. Abbiamo avuto più di 70 richieste da tutto il mondo. E’ stato un duro lavoro di selezione, ma ci ha permesso di poter schierare al via il top del panorama ciclistico internazionale degli under 23». 

«C’è un parterre mostruoso – gli fa eco il cittì azzurro, Marino Amadori di ritorno dagli europei in Portogallo che potrà schierare la sua nazionale – neanche il Giro d’Italia U23 era di così alto livello. La componente straniera è di qualità elevatissima. Ci sono i Trinity che sono fortissimi.

«I miei cinque ragazzi sono: Riccardo Ciuccareli, Federico Raccani, Walter Calzoni, Gabriele Porta e Ludovico Crescioli. Mi piacerebbe vincere una tappa, quello è l’obiettivo primario. E poi credo sia una bella esperienza per tutti, specie per il giovane Crescioli».

Ciuccarelli, sulla carta, dovrebbe essere il leader visto come è andato al Giro U23. Ma tra gli altri italiani che possono distinguersi non dimentichiamo Lorenzo Milesi, Davide Piganzoli e Marco Frigo. Insomma, i soliti noti. Aspettandoci una rivincita dai corridori del CTF.

E gli stranieri? Martinez e Gregoire, forti dell’esperienza al Giro, vorranno riscattarsi. Ancora una volta sono loro, i Groupama-Fdj, i fari della corsa. La speranza è che Germani, facendo leva sulla maglia tricolore, non debba per forza tirare per loro. Tra l’altro sono anche i campioni uscenti con Reuben Thompson (in apertura, foto Giro Valle d’Aosta).

Van Eetvelt, sempre dopo la corsa rosa, ha preso fiducia e soprattutto potrebbe far valere i suoi due anni in più di esperienza nei confronti die giovani francesi. Due anni che incidono sul recupero e sul farsi di nuovo trovare pronto mentalmente.

E a proposito di Trinity occhio a Gloag.

Giochi del Mediterraneo: Amadori vede un’Italia d’attacco

25.06.2022
5 min
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I Giochi del Mediterraneo sono sempre stati forieri di grandi soddisfazioni per il ciclismo italiano: nelle ultime tre edizioni la vittoria nella gara maschile è sempre arrisa alla nostra nazionale. Alla sua guida, in tutte queste occasioni, c’era Marino Amadori che sa bene come si affronta una gara del genere ma soprattutto qual è la sua importanza.

«Molti pensano che essendo riservata a poche Nazioni – afferma il tecnico della nazionale under 23 – sia una gara semplice, ma non è così. Squadre come Francia, Spagna, Portogallo, Slovenia arrivano sempre con il coltello fra i denti e riuscire a gestire la gara con pochi uomini portando a casa il massimo risultato non è semplice. Oltretutto dopo tre successi consecutivi è chiaro che tutti guardano a noi, saremo additati come quelli da battere a ogni costo e questo va tenuto nel dovuto conto».

Mediterranei Duranti 2018
Lo sprint vincente di Jalel Duranti all’ultima edizione dei Mediterranei, disputata a Tarragona (ESP) nel 2018
Mediterranei Duranti 2018
Lo sprint vincente di Jalel Duranti all’ultima edizione dei Mediterranei, disputata a Tarragona (ESP) nel 2018
E’ in base a questo che hai scelto la tua squadra?

Sì, ma anche in base al percorso. Sono 154 chilometri senza importanti asperità, ma rispetto al passato le novità ci sono. Ero abituato a percorsi in circuito, qui invece si tratta di un tracciato in linea verso Ain Témouchent e ritorno, con solo negli ultimi 2 chilometri un po’ di ondulazione più pronunciata, ma niente di che.

Che cosa hai chiesto ai tuoi al momento della selezione?

Di comporre una squadra aggressiva perché solo così si può portare a casa il risultato. Tutti guarderanno noi, lo ripeto e dovremo essere pronti ma soprattutto capaci di prendere in mano la corsa, di esserne parte attiva e non seguire semplicemente gli eventi. So ad esempio che la Francia ha in squadra un velocista molto forte e questo dobbiamo tenerlo presente. Anche noi abbiamo un velocista che è capace di far male come Davide Persico, ma non dovremo correre pensando alla volata di gruppo, sarebbe un errore.

Come sono scaturiti i nomi che hai chiamato?

Il regolamento dei Giochi è chiaro: possono correre under 23 ed Elite appartenenti esclusivamente a squadre continental. Puppio e Manlio Moro saranno chiamati al doppio impegno considerando anche la prova a cronometro. Di Persico ho già detto, poi ci saranno Belleri, Pinazzi, lo stesso Puppio e Zurlo che saranno gli uomini chiamati a tenere le redini della corsa e impostare la tattica più valida al bisogno, mentre Coati, Giordani e Zambelli potranno entrare nelle fughe e magari essere proprio loro a dare vita a qualche azione. Non mi stupirebbe che la gara si concludesse con un’azione solitaria o con uno sprint molto ristretto.

Che valore ha una gara del genere?

Rispondo con una semplice annotazione: nell’ultima edizione disputata a Tarragona in Spagna e che vincemmo con Duranti, al 14° posto giunse un certo Tadej Pogacar… E’ una manifestazione che conta davvero, che va interpretata con grande rispetto per la maglia che si indossa, inoltre sappiamo bene che è una vetrina per tutto il ciclismo in un consesso multisportivo e questo ai ragazzi lo ripeto sempre.

Tu come detto hai una certa esperienza, anche al di fuori della gara che cosa sono i Giochi del Mediterraneo?

Un’Olimpiade in piccolo e già questo dice che si tratta di una bella esperienza da vivere. Chi partecipa è ancora molto giovane, affronta un’esperienza diversa dal solito, ti trovi a vivere giornate con campioni di tutti gli sport perché ogni disciplina porta il meglio disponibile. Anche noi abbiamo sempre onorato la prova con gente importante: quattro anni fa nella nostra nazionale c’era gente come Battistella, Sobrero, Covi, Affini che vinse la crono (con Amadori nella foto di apertura, ndr)… Io dico sempre che è una manifestazione che insegna molto, che ti fa vivere lo sport a 360 gradi. Usciamo dal nostro guscio e ci confrontiamo con un pezzo di mondo importante per una medaglia che vale molto. Non è un mondiale o un europeo, questo è chiaro, ma ci teniamo molto, e poi dopo aver vinto le ultime tre edizioni non vedo perché non dobbiamo continuare sulla stessa strada…

Pianura alle spalle. Ma prima delle salite tocca ad Amadori

12.06.2022
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A sera, dopo cena, Marino Amadori riguarda lo sprint di ieri sul cellulare e commenta: «Certo che Bruttomesso ha fatto una bella volata. Ha vinto con una bici di vantaggio». La carovana del Giro d’Italia U23 era già in Veneto.

La prima tappa è andata in scena: tanta pianura e gruppo compatto. E oggi la corsa rosa dei giovani è già pronta ad entrare nel vivo con la Rossano Veneto-Pinzolo: 165 chilometri con parecchio dislivello. Si va dunque verso le montagne.

Con il cittì degli under 23 abbiamo fatto una panoramica dei nomi e di quel che potremmo vedere in questa settimana.

Il cittì degli U23 Marino Amadori (a destra) in compagnia di Marco Pavarini, direttore generale di ExtraGiro
Marino Amadori (a destra) in compagnia di Marco Pavarini, direttore generale di ExtraGiro
Marino, cosa ci possiamo attendere?

Sarà una corsa impegnativa che speriamo darà spettacolo. Sono preoccupato soprattutto per i nostri. I migliori tre per la classifica generale non ci sono: Alessio Martinelli, Marco Frigo e Gianmarco Garofoli. Speriamo possano fare bene gli altri.

E chi sono?

Piganzoli, De Cassan, Petrucci... Sono loro i nostri uomini di classifica, quelli da cui mi aspetto di più. Un buon piazzamento sarebbe un bel colpo.

E Walter Calzoni? Lui sì è veloce, ma è anche uno scalatore…

Sì, si… Può fare bene, ma parliamo sempre di un piazzamento nei primi dieci. Sarebbe tanta roba.

E chi sono i favoriti? Tutti parlano dei due della Groupama-Fdj, Martinez e Gregoire?

Per me il Giro lo vince Lenny Martinez. E probabilmente sarà una sfida con il compagno Romain Gregoire. Però loro hanno anche Reuben Thompson che è forte (ha vinto il Valle d’Aosta 2021, ndr). Certo mi viene da pensare: ma chi tira con tutti questi, se poi si considera che uno di loro è un velocista? Mica potrà tirare sempre e solo Lorenzo Germani? Anche qualcun altro dovrà pur prendere un po’ d’aria nei denti…

Il belga Lennert Van Eetvelt trionfa nella Corsa della Pace. In salita può far male secondo Amadori (foto Instagram)
Il belga Van Eetvelt trionfa nella Corsa della Pace. In salita può far male secondo Amadori (foto Instagram)
Quindi è una sfida tutta in casa Groupama-Fdj?

Se le daranno tra di loro! Non sottovaluterei neanche il ragazzo della Lotto-Soudal, Lennert Van Eetvelt, che ha vinto alla Coppa della Pace la scorsa settimana.

Lo reputi così tanto scalatore?

Ha vinto alla Corsa della Pace proprio in salita. C’era da scalare due volte una montagna di 12 chilometri e l’arrivo era in cima. No, no… lui va forte.

Dici che il Giro si deciderà in salita? Comunque ci sono anche diverse tappe mosse ed insidiose…

Io dico che sarà probabile, perché ci sono molte squadre importanti che possono controllare la corsa. Inventare qualcosa sarà difficile per altri corridori. Anche ieri la Dsm ha tirato per quasi tutta la tappa.

Bruttomesso dopo l’arrivo ci ha detto che hanno tirato 140 chilometri su 160 di corsa….

Le squadre sono organizzate, sono loro che possono inventare qualcosa e tirare fuori il coniglio dal cilindro. Guardate ieri: a spezzare il gruppo quando c’è stato il vento è stata la squadra svizzera (la Tudor Procycling, ndr) vuol dire che tutte le squadre straniere sono attrezzate. Poi il vento era poco e tutto è rientrato. Quindi non darei nulla di scontato.

Emanuele Ansaloni può fare bene nelle tappe ondulate. Già ieri in fuga, ha vinto il premio della combattività (foto Isola Press)
Emanuele Ansaloni può fare bene nelle tappe ondulate. Già ieri in fuga, ha vinto il premio della combattività (foto Isola Press)
Torniamo ai nostri ragazzi. Con te, Marino, un sacco di volte abbiamo parlato della necessità che le nostre squadre facciano un certo tipo di attività: più gare all’estero, prove più lunghe. Qualcosa è cambiato?

Diciamo che non hanno fatto a botte per andare a correre fuori, però posso anche capirli tra esigenze varie, sponsor, costi…

Però almeno adesso ci sono state corse come il Giro di Sicilia o la Per Sempre Alfredo… che prima non c’erano o erano in numero inferiore.

C’è stato un calendario “più europeo” che italiano, mettiamola così…

Ieri prima dell’arrivo di Argenta, ci avevi detto che per i nostri quel traguardo poteva essere un’occasione, anche se pensavi più a Persico che a Bruttomesso. Da oggi chi può fare bene nelle tappe intermedie?

Qualcuno c’è. Mi vengono in mente Parisini, Ansaloni, Buratti… Tutti loro, almeno su carta, possono essere competitivi. Speriamo peschino un jolly.

Verre: «Come va all’Arkea? Esperienza e primi frutti»

11.06.2022
5 min
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Alessandro Verre è un italiano che corre in terra francese. Il giovane lucano, 20 anni compiuti lo scorso novembre, milita nelle fila del team Arkea Samsic. Arriva direttamente dal Team Colpack Ballan, ed è uno dei 15 ragazzi che sono passati professionisti in questa stagione. 

Marino Amadori, presentandoci quelli che sarebbero stati i neo professionisti, ha speso belle parole per Verre: «Miglior scalatore under 23 che abbiamo in Italia. Ha fatto un discreto Tour de l’Avenir, è passato nella miglior squadra professional che c’è». 

Verre con la nazionale di Marino Amadori ha corso il Tour de l’Avenir nel 2021
Verre con la nazionale di Marino Amadori ha corso il Tour de l’Avenir nel 2021

Qualche dubbio

Più di qualcuno nutriva dei dubbi sul trasferimento di Verre all’Arkea, la sua giovane età aveva fatto storcere il naso agli addetti ai lavori. Il lucano però ha preso la sfida di petto e passo dopo passo è cresciuto, rispondendo con dei buoni risultati. 

«Diciamo che non mi posso lamentare – inizia a raccontare Alessandro – avevo preso quest’anno per fare esperienza e invece sta arrivando qualcosa in più. Per quanto riguarda i risultati, la squadra non mi mette pressione, vuole solo che cresca. Questo atteggiamento molto tranquillo mi ha messo a mio agio, così da adattarmi senza fretta.

«La cosa che mi veniva contestata di più era l’età -riprende – anche se ormai si vedono arrivare davanti corridori sempre più giovani. Il mondo, non solo quello del ciclismo, va di fretta ed è diventato appannaggio dei giovani. Questo non vuol dire che si debbano bruciare le tappe». 

Più di qualche addetto ai lavori aveva sollevato dei dubbi dopo il suo passaggio dalla Colpack all’Arkea a 20 anni non ancora compiuti
Più di qualcuno ha sollevato dei dubbi dopo il suo passaggio dalla Colpack all’Arkea a 20 anni non ancora compiuti

Passo dopo passo

Cogliere le possibilità quando ti si presentano davanti è giusto, soprattutto se ormai il mondo del ciclismo sembra andare in questa direzione. Decidere se ciò è giusto o sbagliato non dovrebbero essere i corridori a deciderlo, a loro spetta il compito di correre in bici. Ma soprattutto è difficile pensare che un ragazzo di 20 anni davanti alla chiamata del mondo del professionismo non risponda presente. 

«Io non volevo rischiare di perdere l’occasione – dice con voce seria – ho colto questa possibilità al volo per non avere rimpianti in futuro. Il progetto dell’Arkea è bello e a distanza di mesi si stanno vedendo i progressi. Rispetto agli under 23 è tutto più ordinato, ognuno ha il suo ruolo e sa quando deve mettersi a lavorare. Fortunatamente la squadra mi ha dato anche la possibilità di fare qualche gara da “leader”, come alla Vuelta Asturias (dove è arrivato quarto nella classifica dei giovani, ndr) e al Giro dell’Appennino chiuso in quinta posizione (foto di apertura)».

Alessandro Verre ha avuto modo di mettersi alla prova con avversari e percorsi sempre alla sua portata
Alessandro Verre ha avuto modo di mettersi alla prova con avversari e percorsi sempre alla sua portata

Le prime impressioni

I primi mesi in un ambiente nuovo servono per farsi le prime impressioni ed avere così un metro di paragone. Verre ha un tono di voce soddisfatto ma calmo, è contento di quanto fatto ma consapevole che per crescere servono pazienza e costanza.

«Per quanto riguarda il livello degli avversari devo essere sincero: in qualche gara mi aspettavo di meno, in altre di più. A Besseges andavamo a 70 all’ora in pianura, era la seconda gara in stagione, essere davanti a correre con tante squadre WorldTour è stato parecchio emozionante. Correre in una squadra francese è un bel banco di prova, la difficoltà più grande è quella della lingua, fortunatamente ho studiato un po’ di francese a scuola e quindi non partivo da zero. Ogni giorno che passa sono sempre soddisfatto della scelta fatta».

Il lucano (il secondo a sinistra in maglia Arkea) ha avuto modo di giocarsi le sue carte in qualche occasione
Il lucano ha avuto modo di giocarsi le sue carte in qualche gara, nella volata della terza tappa alla Vuelta Asturias ha ottenuto il quinto posto

Un approccio differente

«Quest’anno se devo fare il paragone con il precedente – riprende il lucano – ho fatto meno giorni di allenamento. Questo perché per gareggiare ci si sposta tanto e per forza di cose ti trovi ad avere uno o due giorni in meno durante la settimana per allenarti, però lo faccio con più lavori di qualità. Anche durante il ritiro pre stagione mi sono trovato meglio, siamo andati in Spagna, cosa che non avevo mai fatto prima. Tutte queste cose mi hanno permesso di crescere e di avere una condizione migliore ad inizio stagione.

«Anche per quanto riguarda le corse – conclude – le cose sono andate in maniera differente. Se paragoniamo lo stesso periodo rispetto allo scorso anno ho fatto molte più corse a tappe, ben 3, il che mi ha dato la possibilità di accumulare più lavoro e ritmo gara. La scorsa stagione ne avevo fatte solamente due. In accordo con la squadra non ho ancora fatto gare WorldTour, per preservarmi e confrontarmi sempre con corridori non troppo lontani dal mio livello. Una cosa che penso di aver imparato è che ad ogni corsa trovi sempre qualcuno più forte di te o degli avversari trovati in precedenza».

Alessandro in questi giorni è impegnato in alcune gare tra Svizzera e Francia (Grosser Preis des Kantons Aargau e Mont Ventoux Dénivelé Challenge, ndr), due gare adatte alle due caratteristiche di scalatore.

Amadori lo aspettava: «Dainese vale più di così»

19.05.2022
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Amadori era in finestra che l’aspettava. E mentre guardava lo scorrere del tempo e delle corse, si chiedeva come mai impiegasse tanto. Così quando ieri Dainese ha vinto la tappa di Reggio Emilia, il tecnico romagnolo ha fatto un sorriso e s’è messo ad aspettarne altri. I suoi ragazzi.

«C’è una lunga lista che ancora non ha mantenuto il buono fatto vedere – riflette – ma per alcuni si tratta solo di aspettare. Dainese con me ha fatto il Tour de l’Avenir a vent’anni, poi il mondiale e l’europeo che ha vinto nel 2019. Ha sempre avuto caratteristiche particolari, nel senso che non va piano neanche su certe salite. Sembra disegnato su misura per le classiche, per me vale anche più di così…».

Grande recupero

Il cittì azzurro degli under 23 è alle prese con i preparativi della Corsa della Pace che si correrà in Repubblica Ceca dal 2 al 5 giugno. Perciò ieri è andato appena sulla strada per veder passare il Giro d’Italia, ma continuerà a lavorare ai suoi obiettivi. Per Dainese (che in apertura è con Omar Bertolone dopo aver vinto gli europei del 2019) fa volentieri una sosta.

«Non mi sorprende che abbia vinto ieri – dice – anche se la tappa era tutta piatta. Era comunque l’undicesimo giorno di corsa e certi velocisti cominciano a essere stanchi. Lui è giovane, recupera già bene di suo e può fare ancora belle cose. Nel senso che è resistente. Se ieri fosse stata una classica piatta, forse avrebbe trovato qualcuno più forte. Ma dopo undici tappe, il più forte è stato lui».

Ieri a Reggio Emilia, 11ª tappa del Giro, la vittoria di Dainese su Gaviria e Consonni
Ieri a Reggio Emilia, 11ª tappa del Giro, la vittoria di Dainese su Gaviria e Consonni

Crescita intelligente

Sorprende che si usino già simili argomenti per un ragazzo di 24 anni, ma evidentemente il cammino di crescita scelto dal padovano sta iniziando a dare i suoi frutti e ci riallaccia alla gradualità di cui parlava stamattina Fabrizio Tacchino a proposito di Tiberi.

«Non voglio mettere la croce addosso al nostro ciclismo – dice Amadori – anche qui si fanno le cose per bene. Però le scelte di Dainese sono state chiare. Ha iniziato a correre tardi, perché prima faceva altro, e ha seguito una crescita graduale. A un certo punto ha preso la sua borsina ed è andato per due anni all’estero, in Olanda, alla Seg Racing Academy (la continental fondata da un pool di procuratori, che ha cessato l’attività nel 2021. Oltre a Dainese, vi hanno militato Affini e Frigo, ndr). E loro lì hanno impostato le sue stagioni scegliendo percorsi adattissimi alla sua crescita».

Un’idea per Bennati

Il percorso è proseguito al Team Dsm (prima Sunweb), dove Dainese è approdato nel 2020. Primo anno di corse WorldTour, fra cui la Tirreno-Adriatico, ma senza grandi Giri. Nella scorsa stagione il debutto alla Vuelta, con cinque piazzamenti fra i primi cinque. Quest’anno, il debutto al Giro, nel 2022 che vede il percorso degli europei velocissimo e quello dei mondiali leggermente più impegnativo. Amadori sta al suo posto, sa che adesso Dainese è affare di Bennati.

«Bisognerebbe chiedere a chi di dovere – sorride – confermo che l’europeo è molto semplice e credo che presto Bennati andrà a vedere il percorso di Wollongong. Parrebbe un mondiale per gente veloce dotata di resistenza, secondo me Dainese ha 24 anni e bisogna dargli fiducia. Bisogna che crescano. Una cosa che non vedo accadere in certe squadre».

E con l’ultima battuta sibillina alla sua maniera, Amadori si rimette in cammino. Il Giro nel frattempo ha salutato Caleb Ewan. E se oggi l’arrivo di Genova ha visto l’arrivo della fuga, quello di domani a Cuneo potrebbe offrire un’altra occasione ai velocisti capaci di resistere al Colle di Nava.