Ancora sulle strade del Giro della Valle d’Aosta. E ancora emozioni. Nel giorno del tedesco Georg Steinhauser, bellissimo il suo attacco nella salita finale, gioisce Reuben Thompson, 20 anni dalla Nuova Zelanda, che si porta a casa la classifica generale.
Oggi si è vista una corsa diversa da quella dei giorni precedenti. Una gara molto più da pro’ che non da under 23. Più regolare, più “controllata” se vogliamo. Forse è stata la fatica ad aver placato un po’ gli animi dei corridori, di quegli 86 che erano rimasti in gara.
Duello italo-neozelandese
Dopo l’impresa di ieri, l’attenzione era concentrata tutta sul duello tra Thompson e Gianmarco Garofoli. Ci si aspettava un grande scontro non solo tra loro due ma anche tra i rispettivi team. La Groupama-FDJ era schierata tutta davanti già sotto l’arco di partenza. I ragazzi bianco-rosso-blu non volevano lasciare nulla ai giovani colleghi della Dsm Development, neanche un possibile attacco a sorpresa, visto che il chilometro zero era appena 500 metri dopo il via, avvenuto dal bellissimo castello di Fénis.
Però questi attacchi non arrivano. E succede che: «Che ci ho provato – racconta Garofoli – sulla penultima salita ma ho capito subito che le gambe non erano le stesse di ieri. A quel punto non ho voluto rischiare e ho pensato di portare a casa il podio. E poi sono rimasto solo molto presto. Infatti Vandenabeele non stava bene (stamattina ci è sembrato molto provato in volto, ndr) e si è fermato, un’altro ragazzo si è ritirato poco dopo e un altro ancora si è staccato sulla penultima salita. Comunque va bene così. Un bel risultato».
Anche la miss si prepara per la presentazione dei team a Fenis El Gouzi (4° alla fine) fa il pieno di paninetti e barrette Thompson si scalda prima della partenza da Fenis Con Garofoli c’è suo fratello Gabriele, il primo tifoso
Anche la miss si prepara per la presentazione dei team a Fenis El Gouzi (4° alla fine) fa il pieno di paninetti e barrette Thompson si scalda prima della partenza da Fenis Con Garofoli c’è suo fratello Gabriele, il primo tifoso
La guardia di Thompson
Chi è stato attentissimo per tutta la tappa è stato proprio il leader, Thompson. Lo avevamo visto scaldarsi prima del via, sulla sua Lapierre con tanto di richiami gialli in onore della sua maglia. Per molti chilometri nella salita finale ha pedalato guardando all’indietro. Era spostato su un lato della strada e controllava in continuazione gli uomini alle sue spalle proprio come avrebbe fatto un pistard.
Jerome Gannat, il diesse della Groupama ci ha detto che Thompson è al secondo anno, ma è come se fosse al primo. «Thompson ha avuto un’esperienza sfortunata con una squadra al suo primo anno. Non aveva fatto tante gare internazionali. Di fatto questa è la sua vera prima stagione completa tra gli under 23. E’ un ragazzo serio, dà molta importanza al misuratore di potenza e spesso lavora anche troppo. In gara non rendeva quello che faceva in allenamento – cosa che ci ha confermato anche Lorenzo Germani – ma adesso finalmente sta andando bene ed è dimagrito.
«Oggi abbiamo controllato la corsa. Ci hanno attaccato nel punto in cui immaginavamo. La Dsm è una squadra ben attrezzata ma avevamo l’obbligo di provarci. Faceva caldo oggi e in Nuova Zelanda non ci sono mai temperature sopra ai 25° ma abbiamo visto che Reuben le sopporta tutto sommato. Stanotte ha riposato bene, ma certo un po’ stress addosso ce lo aveva».
Il suo diesse dice che il neozelandese è dimagrito ma a noi non sembra essere così “tirato”. «Eh ma guardate le sue gambe», esclama Germani.
Ex triathleta
Thompson che non è magrissimo, Thompson che va forte in allenamento e poco in gara. Come mai? Chiarisce tutto Manuel Quinziato, procuratore del neozelandese.
«Reuben viene dal triatlon – spiega il manager altoatesino – è stato secondo in un mondiale juniores. Poi un giorno ha voluto provare a correre su strada ed eccolo qui. Aveva ottenuto delle vittorie in Francia da juniores. Me lo aveva segnalato Alessandro Mazzurana, mio amico ed esperto di ciclismo giovanile. Lo scorso anno era stato coinvolto nel Team Monti, poi la squadra non andò a buon fine e l’ho portato in Spagna. A marzo, era a casa, ed è stato cinque giorni ricoverato per Covid. L’estate è voluto tornare in Europa a tutti i costi e alla fine ha fatto secondo nella Coppa di Spagna. E’ un bravo ragazzo. Serio, meticoloso, educato…».
Adesso capiamo perché Reuben abbia una struttura così “massiccia”. O comunque diversa e meno filiforme rispetto ai suoi colleghi che invece sono cresciuti in bici. Nuoto e corsa incidono parecchio, specie se fatti nell’età dello sviluppo fisico. Ma sta cambiando. E per questo ha margini enormi.
Groupama compatta
Anche oggi il Giro della Valle d’Aosta ha regalato scenari unici. La terza ed ultima tappa arriva a Cogne, più precisamente nella frazione Valnontey, ultimo avamposto verso le alte quote: poi solo sterrati di montagna, boschi, prati e il Gran Paradiso sullo sfondo.
«Ah Manuel (Quinziato, ndr) – dice Thompson seduto ad una stazione di ricarica per ebike in attesa di salire sul podio – uno splendido ragazzo che mi aiuta molto, mi dà consigli… Se oggi è stato facile? Non direi proprio facile. Garofoli ed altri hanno provato attaccarmi sulla penultima salita ma devo ringraziare la mia squadra. I ragazzi hanno fatto un lavoro fantastico e hanno controllato benissimo la corsa.
«Vero guardavo dietro, ma è successo solo nei chilometri finali quando ero solo e volevo controllare. Ma io stavo bene e alla fine ero tranquillo. Avrei inseguito eventuali attacchi. Sono davvero soddisfatto. E’ il mia prima vittoria internazionale, ma ho lavorato duro nelle scorse settimane. A Tignes ho fatto tante ore di sella, tanti chilometri. Non mi aspettavo di vincere, per me è stata un’esperienza fantastica che voglio dedicare a tantissime persone. Alla mia famiglia, alla mia squadra e a tutti quelli che mi sono vicini».
Thompson racconta che anche dove abita lui in Nuova Zelanda ci sono salite importanti, montagne dove si scia e tutto sommato è abituato “a fare su e giù”, come ha detto lui.
De Cassan in azione nella scalata finale a ruota di Hellemose Verre si cambia a fine tappa
De Cassan in azione nella scalata finale Verre si cambia a fine tappa
Colpack e l’Italia presenti
Quello che ancora non vi abbiamo detto è che oggi per oltre 100 chilometri a condurre la corsa da solo c’è stato Alessandro Verre. Sì, proprio lui. Il lucano voleva riscattare la brutta prova di ieri quando era giunto al traguardo con quasi mezz’ora di ritardo e aveva perso la maglia gialla.
«Il mio attacco non era programmato – dice con la sua consueta calma a fine tappa – Non avevo neanche la mappa sul computerino, non sapevo nulla delle salite. Mi è dispiaciuto molto per quello che è successo ieri e oggi volevo dare un segnale. Ho provato a conquistare la maglia dei Gpm, ma credo di averla persa per un paio di punti».
La squadra diretta da Gianluca Valoti è riuscita comunque a salire sul podio generale con Mattia Petrucci, terzo, e a sfiorare il premio della classifica a squadre.
Un plauso anche a Davide De Cassan del Ctf, un primo anno, in grado di tenere le ruote del forte danese Asbjorn Hellemose nella scalata finale e di staccare i big della generale.