Liv presenta le nuove Macha Pro, ridisegnate e progettate da zero, dalla punta al tallone. Il risultato sono pertanto delle scarpe che vi permetteranno di essere sempre performanti, in allenamento come in gara. Il grande vantaggio tecnico delle scarpe Macha Pro è il Motion Efficiency System (MES): dove l’energia di ogni pedalata viene concentrata sull’asfalto. Questa è effettivamente una scarpa disegnata e progettata sulle esigenze delle donne, infatti presenta un ridotto volume dell’avampiede e del tallone.
Le scarpe Macha Pro sono disegnate seguendo l’anatomia del piede femminileLe scarpe Macha Pro sono disegnate seguendo l’anatomia del piede femminile
Massima prestazione
La Macha Pro ha degli elementi, sulla punta e sul tallone, stampati in TPU (poliuretano termoplastico che garantisce una maggiore resistenza). Questo rende la scarpa più resistente all’usura. Grazie alla suola in MES l’avampiede rimane rigido consentendo un maggior movimento nella parte posteriore.
La tomaia è ultraleggera, perchè si sà: ogni grammo risparmiato è fondamentale nella performance. Allo stesso tempo la Macha Pro risulta resistente, traspirante e con un’ottima ventilazione. La parte del tallone è stata curata in maniera dettagliata: questo grazie ad una vestibilità particolarmente aderente con la quale il piede rimane in posizione per tutta la pedalata. Un altro dettaglio degno di nota, per quanto riguarda il tallone, è l’utilizzo del materiale in Sharkskin che impedisce al piede di scivolare permettendo di trasferire tutta la potenza sui pedali.
La chiusura è data da due rotori BOA Fit SystemLa chiusura è data da due rotori BOA Fit System
Resta evidente che questa non è una scarpa da uomo riadattata, ma un prodotto nato e progettato per dare il massimo supporto alle donne che pedalano.
I dettagli
La chiusura è fornita dal doppio rotore BOA Fit System che è stato integrato con ExoWrap, la combinazione di questi due elementi offre una vestibilità ed un supporto incredibili. Il doppio rotore garantisce delle micro regolazioni precise per ogni esigenza. La tacchetta posta sotto al tallone è intercambiabile.
Scarpa Liv Macha Pro nella colorazione Speedy
Questa la versione White
Scarpa Liv Macha Pro nella colorazione Speedy
Questa la versione White
La soletta TransTexturaPlus traspirante consente di sfuggire al calore, mantiene i piedi freschi e offre un plantare regolabile. Per quanto riguarda la linguetta è da segnalare che la fodera per collo è in microfibra, per un maggiore comfort sul piede anche dopo tante ore.
Le nuove scarpe Macha Pro sono utilizzate dalle atlete delle due squadre professionistiche che corrono su bici Liv: Liv Racing – Xstra e Bike Exchange Jayco. «La nuova Macha pro è una scarpa straordinaria, leggera e reattiva specialmente nelle lunghe giornate di allenamento e gara – ha dichiarato Valerie Demey, atleta del Liv Racing Xstra WorldTeam – Efficiente e molto stabile in grado di trasferire bene la potenza sui pedali».
Le taglie vanno dal 36 al 43. Il peso, per la taglia 39 è di 220 grammi.
Liv si conferma un marchio pensato da donne per donne. L’attenzione verso il mondo femminile passa non solo attraverso la progettazione e realizzazione di biciclette destinate alle donne ma anche attraverso il ruolo di partner tecnico di team professionistici. Nel 2022 saranno infatti ben due le squadre che gareggeranno su biciclette Liv. Si tratta della confermata Liv Racing, ora Liv Racing Xstra, e della BikeExchange-Jayco (foto di apertura di Ruby Roseman. Credit GettyImages).
Una ulteriore bella novità sarà rappresentata dalla sponsorizzazione della maglia bianca destinata a premiare la migliore giovane del prossimo Tour de France Femmes.
Arianna Fidanza correrà nella stagione 2022 con il team Bike Exchange Jayco Arianna Fidanza correrà nella stagione 2022 con il team Bike Exchange Jayco
Matrice italiana
Nel caso della Liv Racing Xstra, l’ingresso del nuovo main sponsor non è la sola novità di rilievo per il 2022. Il team olandese quest’anno avrà infatti una forte matrice italiana a partire da Giorgia Bronzini che ricoprirà il ruolo di direttore sportivo. Sono italiane anche altre tre ragazze inserite nel roster della squadra. Si tratta di Rachele Barbieri, Sofia Bertizzolo e Katia Ragusa.
Restando allo sponsor, ricordiamo che Xstra è un’azienda specializzata nella vendita di prodotti per l’archiviazione dati digitali. E’ attiva da oltre 25 anni in tutta Europa, Nord America, Africa e Medio Oriente.
Il Team Liv Racing Xstra in ritiro a Cecina: ecco Barbieri e Neumanova (foto Michiel Maas)Il Team Liv Racing Xstra in ritiro a Cecina: ecco Barbieri e Neumanova (foto Michiel Maas)
La novità BikeExchange-Jayco
A livello di squadre, la vera novità per il 2022 è rappresentata dalla formazione femminile della BikeExchange-Jayco, dove milita la nostra Arianna Fidanza, la cui maglia richiama il colore tipico del logo Liv.
Le ragazze del team avranno la possibilità di gareggiare sulla nuova Langma Advanced SL Disc. Novità anche per quel che riguarda i caschi con i modelli Liv Rev Pro e Attacca TT. La squadra sarà inoltre un importante banco di prova per testare e sviluppare nuovi prodotti.
Phoebe Liu, chief branding officer del gruppo Giant, che comprende anche il marchio Liv, ha così commentato la nuova partnership: «Siamo orgogliosi di supportare Bike Exchange-Jayco e di far gareggiare ad altissimi livelli la squadra femminile in sella alla nostra nuova Langma Advanced SL Disc. Questa partnership aiuta a soddisfare il desiderio della nostra azienda di creare maggiori opportunità per le donne nel ciclismo professionistico. Crediamo che supportando le donne ai massimi livelli delle corse su strada, sempre più ragazze possano sentirsi ispirate ad avvicinarsi al mondo della bicicletta».
Liv accompagna le donne alla scoperta della bici a 360 gradiLiv accompagna le donne alla scoperta della bici a 360 gradi
Un sito sempre più funzionale
Le novità Liv per il 2022 arrivano anche a livello digitale. Il sito internet dell’azienda vuole essere sempre più vicino alle donne offrendo contenuti di grande utilità come ad esempio guide tecniche sulla scelta della bici e sulla sua manutenzione, suggerimenti e consigli su come affrontare al meglio gli allenamenti, partendo anche dalla scelta dell’abbigliamento ideale. Alcuni consigli, sopratutto in tema di alimentazione, arrivano da Elena Casiraghi, Ph. D dell’Equipe Enervit e ambassador Liv.
Elena Casiraghi, una delle ambassador del brand Elena Casiraghi, una delle ambassador del brand
L’importanza delle ambassador
Anche nel 2022 un ruolo sempre più importante nel mondo Liv sarà ricoperto dalle ambassador. Tra le confermate per il 2022, oltre alla stessa Elena Casiraghi, troviamo Stefania Andriola, Giulia Cicchinè, Sara Sandrini. A loro si è aggiunta di recente la triatleta Alessia Orla. A raccontarci qualcosa in più è Marta Villa, marketing coordinator per l’Italia di Liv.
«Il 2021 ci è servito per definire il gruppo delle nostre ambassador – esordisce Marta Villa – e in questi giorni stiamo lavorando alla definizione della “squadra” per il 2022 con qualche uscita e nuovi ingressi. Quest’anno vogliamo fare in modo di legare maggiormente ogni singola ambassador ad un nostro rivenditore. A ciascuna ragazza forniamo ad inizio stagione un modello top di gamma e la possibilità di accedere a tutti i contenuti che promuoviamo attraverso la piattaforma Liv. A nostra volta chiediamo loro di condividere con noi quanto fanno per dare visibilità al marchio Liv. Per noi è poi importante averle presenti agli eventi ai quali partecipiamo come il Bike Festival di Riva del Garda e Italian Bike Festival di Misano».
Per rimanere aggiornati su tutte le novità relative al brand, alle ambassador e alle squadre sponsorizzate , basta visitare il sito liv-cycling.com e seguire Liv sui social: Instagram, Facebook e YouTube.
Giorgia Bronzini fa gli onori di casa. Ragazze da rilanciare con il suo estro. La scuola Trek e la capacità di fare gruppo. E il Giro al centro dei pensieri
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Romana, mezzofondista, matematica, ciclista, cronoman (o cronowoman?): i mille volti di Vittoria Bussi. Nel mondo delle due ruote a pedali, Vittoria è balzata alle cronache nel 2018 quando ad Aguascalientes siglò il Record dell’Ora femminile.
E anche quest’anno l’abbiamo vista in azzurro ai recenti campionati europei nella crono, pur non avendo gareggiato molto. La sua è una particolare storia che merita di essere raccontata.
Vittoria è una podista, l’atletica leggera è la sua “casa” e il mezzofondo la sua stanza. Ed anche un’eccellente studentessa, una matematica per la precisione. Va a studiare anche all’estero nelle migliori università, come Oxford. Lo sport continua a non mancare nella sua vita, ma la bici non c’è ancora.
L’incontro col ciclismo avviene nel 2013 dopo la perdita del papà. Come lei stessa ha scritto sul suo blog: “Il ciclismo l’ho trovato per caso nel 2013, in una profonda crisi dopo la perdita di mio padre ed ho deciso di intraprendere una sfida, un modo come un altro per sopprimere il dolore”.
«Il problema però quale è stato? Che a 27 anni ritrovarsi fra 200 bici non è stato facile – spiega la Bussi che agli inizi ha vestito la maglia della Michela Fanini Rox – mi sembravano tutte matte! E da qui è nata la passione per le cronometro, in cui sei da sola. E poi mi affascinava molto il mondo che c’era dietro: lo studio aerodinamico, i numeri, i secondi… la matematica.
Una Marco Pinotti al femminile insomma. E da questi numeri e la crono ecco che nel 2016 nasce l’idea del Record dell’Ora che arriva ben due anni dopo.
«La crono era una passione e il Record dell’Ora in qualche modo era la “crono” regina. Mi è sembrata una bella sfida. All’epoca preparai questo impegno con il supporto di Tom Kirk di Oxford. Fu una bella faticaccia, non solo per gli allenamenti, ma per la distanza, facemmo tutto da remoto».
La Bussi parla di tante e tante ore in pista, dove è importante girare per trovare un ottimo feeling di guida, di ripetute estenuanti di 20′-30′ fino alla noia.
Il 13 settembre 2018 la Bussi ha siglato il Record dell’Ora con 48,007 chilometriIl 13 settembre 2018 la Bussi ha siglato il Record dell’Ora con 48,007 chilometri
Record, sfida costosa
Da qui anche i contatti con Liv, la “linea donna” di Giant, per la fornitura della bici. Liv capì ed apprezzò il progetto della Bussi e le inviò un telaio. «Loro – dice Vittoria – hanno creduto in me e non è stata una cosa da poco perché per preparare un Record serve anche molto denaro».
A questo punto si apre il discorso sul futuro tentativo di riprendersi o meno il primato, che giusto qualche settimana fa Joscelin Lowden le ha sfilato. Per l’inglese 48,405 chilometri, 398 metri in più di Vittoria.
«Complimenti alla Lowden, ma per il momento devo capire come migliorare a crono per essere convocata ancora in azzurro. Il Record è un impegno molto elevato sia dal punto di vista fisico che economico.
«Servono un team e degli sponsor. Pensate che solo tra UCIe costi fissi occorrono almeno 30.000 euro. Poi c’è il “noleggio” del velodromo. Vanno versati dei soldi alla federazione di appartenenza di quella pista. Io per esempio pagai la federazione messicana. E poi i soldi per lo staff, gli hotel, i viaggi per la preparazione… Come potete immaginare è piuttosto complessa la cosa».
La romana vuole continuare a vestire la maglia azzurra
Vittoria (classe 1987) ha un suo team: il Vittoria Open Cycling
La romana vuole continuare a vestire la maglia azzurra
Vittoria (classe 1987) ha un suo team: il Vittoria Open Cycling
L’azzurro in testa
E poi c’è la maglia azzurra: una sfida, una passione e un obiettivo. La Bussi non ha squadra come le altre, eppure l’abbiamo vista più volte in nazionale. Vittoria ha preso parte, tra l’altro, ai mondiali dell’anno scorso ad Imola (decima) e agli europei di quest’anno (ottava). E senza (o pochissime) gare in linea in qualche modo rischia di essere “invisibile”.
«Faccio le gare che riesco a fare per conto mio, soprattutto crono chiaramente. Se ci fosse un circuito di prove contro il tempo, magari open, avrei più visibilità.
«Prima con Salvoldi parlavo spesso. Dino mi ha anche convocato, ma Paolo (Sangalli, il nuovo cittì delle donne, ndr) lo conosco già. Con lui c’è un rapporto da continuare e non da iniziare. Presto ci rimetteremo in contatto per una programmazione più precisa».
Giorgia Bronzini lascia la Trek-Segafredo e va alla Liv Racing. Scelta tecnica e basta? Porta in Olanda entusiasmo e competenza. La seguirà qualche azzurra?
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Dopo due anni a costruirsi la squadra intorno, quando la Liv Racing le ha proposto di fare un salto nel WorldTour, sul volto di Rachele Barbieri è spuntato un sorriso così grande che non va più via. In realtà motivi per essere contenta, l’emiliana della Fiamme Oro ne ha a bizzeffe. Aveva iniziato il 2021 come seconda schiera della nazionale su pista, invece si è rimboccata le maniche e non si è fermata finché non ha strappato la convocazione per le Olimpiadi. Nel mezzo vittorie su strada al cospetto di alcune delle più forti in Italia e anche qualche apparizione nel ciclocross. Una ciclista a trazione integrale che non si ferma davanti a niente. Forse per questo il popolo dei suoi tifosi è così vasto e in costante espansione.
Si conclude così il progetto della squadra che Rachele ha creato per sé nel 2020 e nel 2021Si conclude così il progetto della squadra che Rachele ha creato per sé nel 2020 e nel 2021
Settimana a Roubaix
Per questa settimana, Rachele sarà al velodromo di Roubaix per i mondiali su pista. Sono partiti nel weekend, la nazionale sta bene e nei giorni scorsi a Montichiari hanno finalizzato i lavori specifici. Ci sarà da capire se le voci circa l’eventuale mancata conferma di Dino Salvoldi incideranno sul rendimento delle ragazze, ma questo si vedrà soltanto alla fine.
«Sono pronta a tutto – dice sorridendo – ho provato poco col quartetto e semmai potrei fare la prima, mentre non mi sentirei sicura nelle altre posizioni. La caduta della Guazzini ha cambiato tante cose. Sarebbe stato bello rimettere in pista il quartetto di Tokyo, aggiustando qualcosa. Ma agli europei si è visto che Martina (Fidanza, ndr) va benissimo come quarta. Abbiamo preso l’argento, ma sono abituati tutti così bene, che quasi qualcuno storceva il naso…».
A Grenchen terza nell’omnium, dietro alla britannica Archibald e alla francese Berteau
Con le ragazze del quartetto e la Paternoster (eliminazione), tutte argento a Grenchen
A Grenchen terza nell’omnium, dietro alla britannica Archibald e alla francese Berteau
Con le ragazze del quartetto e la Paternoster (eliminazione), tutte argento a Grenchen
Parliamo di te, cosa ti sembra di questa stagione?
Sono molto contenta. Ero partita con l’idea di andare a Tokyo, ho dato il 110 per cento ed è stato davvero bello. Ma non mi accontento, si poteva fare di più. Parto sempre carica, sono fatta così.
Come è stato in Giappone?
Me la immaginavo un po’ diversa. Arrivare in un villaggio solo per noi ciclisti l’ha reso simile a una prova di Coppa del mondo. Un po’ mi è dispiaciuto, ma sarebbe stato così anche senza il Covid, dato che il velodromo era comunque lontano dal Villaggio olimpico vero e proprio. Però è stato comunque bello, dal momento in cui sono arrivate le valigie con i vestiti uguali per tutti gli sport. E poi comunque mi vengono in mente le tensioni e le aspettative, prima e durante le gare. La determinazione nell’allenamento, la cura nell’alimentazione. Era un obiettivo grande…
Momenti che fanno crescere?
Ti rendi conto che i limiti che pensavi di avere in realtà non sono veri. che si può sempre migliorare e ci si può mettere in gioco.
Dovrai chiudere la tua squadra mono-atleta…
Farla è stata una bella esperienza. Uscivo dall’anno in BePink senza grandi risultati e senza essermi trovata particolarmente bene. Volevo cambiare e non trovavo squadra. Così ho deciso di dedicarmi solo alla pista, visto che comunque potevo contare sull’appoggio delle Fiamme Oro. Non è stata una decisione semplice da prendere, ma ne ho parlato con Salvoldi e anche lui è stato d’accordo sulla fattibilità. Il bello è stato che ho trovato appoggio da sponsor del mio paese e con il fatto che le Olimpiadi sono state spostate, mi sono detta che si poteva fare un secondo anno allo stesso modo per prepararle.
Dopo il mondiale scratch a Hong Kong nel 2017, Rachele è sempre stata nel gruppo pista azzurroDopo il mondiale scratch a Hong Kong nel 2017, Rachele è sempre stata nel gruppo pista azzurro
E ha funzionato?
Devo dire di sì. Ho potuto lavorare senza la pressione del team che pensa anche e soprattutto alla strada, gestivo tutto io. Ma ugualmente mi sono messa in gioco anche su strada ed è andata anche meglio di quanto pensassi. Non credevo di riuscire a vincere certe corse, ma una vittoria tira l’altra…
E adesso si torna in un team, cambia tanto?
Sono sempre stata una ragazza attenta ad aiutare le compagne. Mi piace vincere, ma anche far vincere è una bella soddisfazione.
Troverai a guidarti Giorgia Bronzini.
La conosco da un po’ di anni. Ultimamente ci siamo viste poco, ma ci siamo sentite. Ci siamo date il cambio in Wiggle, lei andava e io arrivavo. Abbiamo fatto insieme solo la trasferta di Hong kong in cui io vinsi il mondiale. Ai campionati italiani, quando ancora era in Trek e non pensava ad andarsene, mi ha dato dei consigli per le squadre cui inviare le mie richieste. Poi di colpo mi hanno chiamato dalla Liv, prima che partissi per le Olimpiadi. Mi hanno chiesto se volevi passare con loro e sono contenta, perché credo che Giorgia ci abbia messo la buona parola e loro le hanno dato fiducia. Spero di ricambiare con i fatti.
Programmi per il 2022?
Tanta strada, anche per diventare migliore. Parigi su pista è un pensiero, però mancano tre anni, di cui due da dedicare bene alle corse, con la pista che resta la mia passione e andrà inserita compatibilmente con il calendario. Che poi se lo cose andassero bene e il percorso fosse adatto, potrei mettermi in gioco anche per le Olimpiadi su strada,. Dovrò aumentare i chilometri di allenamento e sarà un bello step. Continuerò a lavorare con Stefano Nicoletti, il mio preparatore, con una referente in squadra che gestirà il lavoro di tutti.
Foto di una delle prime interviste con bici.PRO e Giada Gambino nel ritiro della nazionale sull’Etna a inizio annoFoto di una delle prime interviste con bici.PRO e Giada Gambino nel ritiro della nazionale sull’Etna a inizio anno
Un’altra italiana all’estero…
Avevo ricevuto una richiesta della Alè, prima che diventasse UAE. Ma credo che in Italia ci siano squadre che lavorano benissimo. Penso alla Valcar-Travel&Service che fa un ottimo lavoro. Li ho sempre ammirati, stanno facendo un bellissimo percorso. Per le giovani è l’ambiente ideale.
Dopo i mondiali in vacanza?
Mi riposerò. Prenderò la mountain bike o la bici da cross, amo l’inverno. Avrei voluto fare qualche gara, ma Giorgia mi ha un po’ frenato. Vedremo i calendari, se ci sarà qualche gara vicino casa. E poi cominceremo questa nuova avventura. Sono coinvolta nel progetto al 100 per cento. So che hanno fatto riunioni parlando di me, questo mi fa sentire importante.
Con il titolo nella madison assieme a Barbieri, Silvia Zanardi rilancia il suo 2022. Svolta agli europei U23 di Anadia. E ora rotta sui mondiali australiani
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Quando correva, Giorgia Bronzini non è mai stata una atleta qualunque – 116 vittorie totali su strada compresi due mondiali consecutivi – e nemmeno ora, da quando nel 2019 è salita in ammiraglia, vuole essere da meno. Normale quindi che anche per i direttori sportivi, specialmente nel ciclismo femminile, ci sia mercato e normale quindi che il nome della piacentina sia stato tra i più richiesti.
Dopo tre anni lascerà la Trek-Segafredo e pochi giorni fa è arrivata l’ufficialità da parte della nuova formazione: la Bronzini dal 2022 (contratto biennale) sarà la diesse della Liv Racing. Per la verità, come capita in queste circostanze, qualche rumor circolava già da diverso tempo, ma è giusto aspettare sempre gli sviluppi delle trattative.
Luca Guercilena ha… inventato Giorgia come tecnico. A lui vanno i nostri auguri di pronta guarigioneLuca Guercilena ha… inventato Giorgia come tecnico. A lui vanno i nostri auguri di pronta guarigione
Insieme a lei (in apertura con Barbara Guarischi), la squadra olandese di WorldTour (che ha sede nel paesino di ‘s Gravenmoer, a pochi chilometri da Breda) gestita dal general manager Eric van den Boom ha annunciato l’ingaggio di un altro tecnico, Wim Stroetinga, dopo che lo scorso maggio si era dimesso Lars Boom (l’ex professionista che, fra le tante corse, vinse la tappa di Arenberg al Tour 2014) in procinto di passare l’anno prossimo alla corazzata Sd Worx.
Giorgia come siamo arrivati a questo trasferimento?
Nulla di che, si sono create alcune situazioni nuove come capita in ogni lavoro. Le ho valutate approfonditamente, ne ho parlato tranquillamente con la mia attuale società e poi ho deciso.
La stagione deve ancora finire ma parliamo di queste tre stagioni in Trek-Segafredo. Come sono state?
Sono state ottime, direi che sono stata nell’Oxford del ciclismo. E’ stata una scuola nella quale ho iniziato a colmare il gap per svolgere il mio ruolo. Mi hanno insegnato l’abc per le corse e sul come arrivarci preparati. E naturalmente ho imparato come gestire un gruppo di persone, tra atlete e staff.
Con Sofia Bertizzolo ai tricolori 2020 vinti da Longo Borghini. Sofia lascerà la Liv a fine stagioneCon Sofia Bertizzolo ai tricolori 2020 vinti da Longo Borghini. Sofia lascerà la Liv a fine stagione
C’è qualcuno che ti senti di ringraziare?
Non è mai bello fare dei nomi perché rischi di dimenticare qualcuno, quindi ti dico tutti quelli con cui ho lavorato, davvero. Ma se proprio devo farlo allora ne faccio tre. Luca Guercilena (general manager, ndr) che per primo mi ha dato l’opportunità di iniziare in questa mia nuova veste di diesse. Josu Larrazabal(capo dei preparatori, ndr) che è stato il mio referente fra i coach. Infine Elisabetta Borgia (psicologa sportiva e consulente esterna del team femminile, ndr) che prima di tutto è un’amica e poi una grande professionista, con cui mi sono confrontata spesso per preparare le nostre gare.
E tra le tue atlete?
Dico grazie a tutte, nessuna esclusa. Anche con loro ho sempre lavorato bene.
Che differenze hai trovato tra l’essere atleta e direttore sportivo?
Quando correvo trovavo tutto pronto e spesso, come tutte le mie ex colleghe, non mi chiedevo o non pensavo a cosa ci fosse dietro. Anzi già notavo che talvolta alcuni corridori erano un po’ viziati. Invece ho capito che dietro ad ogni singola cosa, anche la più insignificante, c’è una logica.
Il lavoro di Elisabetta Borgia con il team è stato decisivo per unirlo. Qui abbraccia Elisa Longo Borghini dopo il Trofeo BindaIl lavoro di Elisabetta Borgia con il team è stato decisivo per unirlo. Qui abbraccia Elisa Longo Borghini dopo il Trofeo Binda
C’è qualche esempio?
Beh sì, uno dei più classici è quello di dare ordine ai corridori di chi rientra prima in hotel per fare i massaggi. E di conseguenza incastrare e ottimizzare i tempi con le altre ragazze. Devo dire che ancora mi dà un po’ fastidio chi pretende certi trattamenti di favore quando invece non ha dato il massimo o non se lo è meritato. Ci sono delle regole.
Parliamo del punto di vista tecnico come diesse. Qual è la tua qualità migliore in assoluto?
Senza dubbio l’empatia che ho con l’atleta o con lo staff. E questa cosa credo che sia ben riscontrata anche da loro. Difficilmente mi sbaglio nelle impressioni, poi ovvio che non sono perfetta.
Invece qual è l’aspetto in cui devi migliorare?
Nonostante abbia capito e migliorato già tante cose, direi nell’organizzazione generale. Forse più per un motivo mio personale perché di base, chi mi conosce lo sa, sono un po’ caotica, disordinata.
E in quale sei migliorata?
Nettamente nell’utilizzo dei mezzi tecnologici, anche questo lo sa chi mi conosce. In auto ce ne sono sempre di più fra tablet, navigatore, tv satellitare, radio corsa e radio del team per parlare con le ragazze. Bisogna sapere dove mettere le mani anche se è difficile ogni tanto.
Nel frattempo, visto che il diesse deve saper fare tutto, sai anche dove mettere le mani sulla bici?
Non scherziamo – ride – io sono ancora abituata alle bici che usavo alla Franco Zeppi di Piacenza (la sua prima società da giovanissima, ndr). Battute a parte, c’è molta tecnologia ed elettronica anche nelle bici e ho imparato cosa devo fare o controllare.
La Trek-Segafredo rimarrà tra le mani di Ina Teutenberg, che con Bronzini non ha mai avuto un gran feelingLa Trek-Segafredo rimarrà tra le mani di Ina Teutenberg, che con Bronzini non ha mai avuto un gran feeling
A questo punto, che squadra troverai nella Liv Racing?
Avremo 14 ragazze. Metà di quelle del roster di quest’anno saranno confermate e metà saranno nuovi arrivi, però non posso farvi nessuno spoiler, dobbiamo aspettare i comunicati ufficiali. Poi so che stanno cercando di lavorare per arrivare ad un nome importante, ma anche di questo non posso dirvi niente.
Kopecky alla Sd Worx, Paladin e Rooijakkers alla Canyon Sram sono già state annunciate dalle loro nuove squadre. Alla luce di quello che ci ha detto prima, che progetto avrete?
Di sviluppo. L’intenzione è quella di lavorare e far crescere le giovani. L’Olanda è un grande serbatoio in questo senso e vorremmo sfruttarlo a dovere, con pazienza.
Cosa porterà in dote Giorgia Bronzini alla Liv Racing?
Sicuramente il mio entusiasmo e la mia energia positiva, perché mi ha fatto piacere che mi abbiano cercata e voluta. Poi anche la mia esperienza, sia da diesse sia da corridore, visto che ancora un po’ mi sento di esserla. Lavorerò con intensità, ma non metterò troppa pressione perché sono contraria al forzare i risultati. Ho sempre pensato che col giusto tempo e giusti modi tutte le ragazze possono uscire e fare bene.
Longo Borghini prima a Roubaix. Azione solitaria di 30 chilometri e buona notte alle altre. La rabbia sfogata. L'attacco istintivo. E una sorpresa prima del via
La pista per Elisa Balsamo è una comfort zone fin dai tempi delle esordienti. Ora è agli europei. Abbiamo chiacchierato con lei su questo suo amore profondo
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Il Giro d’Italia Donne va avanti. E così dopo la vittoria di ieri di Marianne Vos e la commozione per la dedica a Jolien Verschueren, ciclocrossista venuta a mancare a soli 31 anni per un cancro con cui aveva accettato di convivere continuando a correre (a lei aveva dedicato la vittoria anche Dylan Teuns al Tour de France), oggi si arriva in salita a Riale. Oltre Cascata del Toce, presenza fissa nei ricordi dei nostalgici per gli ultimi scatti di Marco Pantani.
Ieri vittoria di Marianne Vos, con dedica a Jolien Verschueren
La 3ª tappa, da Casale Monfwrrato a Ovada, è stata resa nervosa dalla pioggia
Nella fuga che ha deciso la corsa, oltre a Marianne Vos, anche Lucinda Brand, altra crossista
Ieri vittoria di Marianne Vos, con dedica a Jolien Verschueren
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Missione compiuta
Fra le ragazze del gruppo, con un occhio alle tappe e l’altro alle Olimpiadi, viaggia anche Soraya Paladin, che avevamo incontrato a Faenza dopo l’argento nella cronometro tricolore. Trevigiana di 28 anni – nella foto di apertura è con la madre Carmen, il padre Lucio e il cane Blue – ha costruito la carriera sulla grande concretezza e quando ha saputo che sarebbe andata alle Olimpiadi, per un po’ è rimasta senza parlare.
«Non me l’aspettavo – dice – ma ci pensavo. E’ il sogno di qualsiasi atleta. Ho dato tutto per conquistarmi il posto nelle gare di osservazione, non volevo avere rimpianti. E ora sentire di essere fra i nomi papabili mi ha tolto tanta tensione e riesco a vivere il Giro in modo rilassato, cercando il risultato e sapendo che sarà un ottimo allenamento. Anche se la parola rilassato dopo la tappa di ieri con la pioggia, potrebbe sembrare un azzardo».
A maggio ha corso molto in Spagna, qui alla Vuelta NavarraA maggio ha corso molto in Spagna, qui alla Vuelta Navarra
Nel 2012 a Malta
A volte è bello andare indietro nei ricordi, quando sei sulla porta della carriera e certi traguardi non si riusciva neanche a immaginarli.
«Ogni quattro anni – racconta – non vedevo l’ora che le Olimpiadi iniziassero. La cerimonia di apertura la guardavamo tutti insieme in famiglia e sapevo che da quella sera in televisione ci sarebbe stato solo lo sport. E che la gente si sarebbe appassionata per tre settimane a discipline che normalmente non segue, stando per ore davanti allo schermo. Sono ricordi che ho molto chiari. Nell’anno di Londra, ero in vacanza con le amiche a Malta. Mi pare fosse un viaggio della maturità. E quella sera decidemmo di non uscire per vedere l’apertura. E adesso è strano. Prima c’è stata l’emozione per la convocazione, ma finché non sarò là, credo che non riuscirò a rendermi conto. E’ qualcosa di grande che non ho mai vissuto. Porterò questa esperienza con me per il resto della vita e una volta in Giappone, spero di riuscire a far emozionare chi mi seguirà, allo stesso modo in cui mi emozionavo io a guardare gli altri».
Nel 2012 azzurra juniores a Vakeburg con Arzuffi, Cornolti, Sanguineti, Stricker. La riconoscete?
Terza ai tricolori del 2017 a Ivrea, dietro Longo Borghini e Bronzini
Ai tricolori di cross del 2008 vince davanti a Maria Giulia Confalonieri e Francesca Cauz
Nel 2012 azzurra juniores a Vakeburg con Arzuffi, Cornolti, Sanguineti, Stricker. La riconoscete?
Terza ai tricolori del 2017 a Ivrea, dietro Longo Borghini e Bronzini
Ai tricolori di cross del 2008 vince davanti a Maria Giulia Confalonieri e Francesca Cauz
Piccoli passi
Alla convocazione Soraya c’è arrivata a piccoli passi, senza exploit particolari, ma con la grande regolarità ad altissimo livello. Nel suo cammino 2021 ci sono il quinto posto di Cittiglio, all’Amstel e nella prima tappa della Vuelta Burgos. Il secondo al tricolore crono di Faenza e il settimo nella Course by LeTour.
«Ho fatto un bell’inizio di stagione – racconta, pescando fra i ricordi – anche se spesso ho rincorso, pur avendo una bella condizione. Dopo la Spagna mi sono presa una pausa, sono andata in altura a Livigno e sono scesa per i campionati italiani. Il Giro fa parte della costruzione. Cercherò di fare bene e di uscirne con una bella condizione, sapendo che il 2021 sarà ancora lungo, per gli impegni con la squadra (la Liv Racing) e con la nazionale. Ci sarà tempo da ottobre per fare le vacanze».
Nel 2020 ha partecipato ai campionati europei di Pluay, vinti da Van Vleuten su Longo BorghiniNel 2020 ha partecipato ai campionati europei di Pluay, vinti da Van Vleuten su Longo Borghini
Il nuovo Giro
Un’ultima annotazione sul Giro d’Italia Donne, che da quest’anno ha cambiato mano, passando dalla gestione di Giuseppe Rivolta, ora direttore di corsa, a quella di PMG Sport.
«Ci sono percorsi molto belli – dice Soraya – anche se per noi ragazze è stata strano cominciare con una cronosquadre. Non tutti i team ci lavorano e magari i più piccoli, quelli in cui ci sono le giovani interessanti, sono rimasti tagliati fuori dalla classifica il primo giorno. E l’arrivo in salita dell’indomani ha fatto il resto. Per noi atlete, per quanto io ricordi, sembra tutto uguale, però mi sono accorta che c’è tanta sicurezza. Gli incroci sono controllati benissimo e i percorsi tutto sommato sono più vari e offrono a tutte la possibilità di farsi vedere. Anche io ho visto le tappe adatte a me, quelle più nervose. Qualcosa proverò certamente a fare».
Il britanico Dowsett, corridore della Israel Start-Up Nation, sta correndo in Turchia preparandosi per il Giro. In mente ha anche la crono olimpica e l'Ora
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Abitudini alimentari, allenamenti, tempo libero… stavolta per la “settimana tipo”, andiamo in Veneto da Soraya Paladin, atleta della Liv Racing.La trevigiana è molto attenta in generale, ma non si lascia travolgere dalla pressione riguardo al discorso alimentare. Un’atleta che ha trovato il suo equilibrio.
Quando la sentiamo, Soraya si sta preparando per partire alla volta delle Ardenne, per lei programma completo con Amstel, Freccia e Liegi.
Soraya Paladin, ha affrontato quasi tutte le classiche del Nord in questa stagioneSoraya Paladin, ha fatto quasi tutte le classiche del Nord
Ciao Soraya, cominciamo! Partiamo dalla settimana tipo di allenamento: dal lunedì alla domenica…
Il lunedì solitamente faccio scarico o anche riposo totale, perché segue la gara della domenica o comunque un allenamento intenso. Di solito il lunedì ho un rito: vado dai nonni. Io abito a Cima d’Olmo e loro a Roncadelle, ad una decina di chilometri. Se ho tempo faccio un giretto e poi mi fermo a pranzo da loro. Una volta finito torno a casa. Altrimenti passo per un caffè.
Proseguiamo…
Il martedì faccio lavori di forza, sto fuori tre ore e mezza, quattro. Eseguo una parte di riscaldamento, poi delle serie dai 3′ ai 6′ di Sfr a seconda del periodo dell’anno. Mi piace farle “sali e scendi” e non consecutive. Può capitare anche che faccia delle volate, ma in pianura. E per finire un po’ di medio. Il mercoledì, invece, è il giorno della distanza: quattro ore e mezza, anche cinque. Inserisco dei richiami ad alta intensità, simulo dei tratti tipo gara. Vado verso il Cansiglio, sia dal versante di Vittorio Veneto che da quello friulano, o sul San Boldo…
Quei tratti che simulano la gara li fai dietro motore o ti aiuti solo con il potenziometro?
Col misuratore di potenza. Mi piacerebbe fare dietro motore ma visto il traffico, la pericolosità e come ci percepiscono gli altri, cioè che siamo un bersaglio, cerco di farlo solo occasionalmente.
Durante la distanza fai la sosta Coca Cola?
Non è distanza senza sosta al bar! D’estate preferisco una Fanta, d’inverno un caffè. E se c’è tempo e magari ho finito tutti i lavori prendo anche una crostatina.
E siamo a giovedì…
Faccio scarico, un’ora e mezza, due. Magari vado sulle nostre colline. Ci sono belle strade. Il venerdì eseguo lavori di velocizzazione: ripetute di anche 2′ a 110-120 rpm ma senza esagerare con l’intensità. Può capitare che faccia del dietro motore in questo caso. Sabato poi è la volta della classica sgambata pregara. Mi piace fare dei piccoli richiami per avere la gamba pronta il giorno dopo: 30” un po’ più spinti, brevi volate…
E domenica la gara o la distanza…
Esatto. Se faccio la distanza vado in compagnia, magari con mia sorella Asja che non corre più e con due amici amatori, di quelli che vanno forte ma non sono esasperati. Può capitare che ci si allontani un po’ di più e magari si arrivi a Piancavalloo verso Bassano del Grappa.
Il chia pudding, molto amato dalla PaladinIl chia pudding, molto amato dalla Paladin
Sei “fissata” con l’alimentazione? La vivi con pressione?
No, non sono fissata. Sono però golosa! Soprattutto di salato: pizza, carbonara, un buon panino. Non cerco di trattenermi, ormai ho trovato il giusto equilibrio, piuttosto cerco di mangiare bene e mi concedo gli sfizi quando sono più rilassata, cioè non nei periodi di gara.
Passiamo alla vita della Paladin in casa. A che ora ti svegli?
Verso le 7-7,30 al massimo. Metto la sveglia per sicurezza, ma sento mia sorella che si prepara per andare al lavoro e mi alzo anche io.
A colazione cosa mangi?
Dipende da quel che devo fare. Di solito due fette di pane con uova e avocado oppure preparo il porridge. Se invece mi aspetta un’uscita più tranquilla aumento un po’ la parte proteica. In questo caso la sera prima metto a mollo i semi di chia, che contengono sia grassi che proteine, e faccio un pudding che condisco a seconda della stagione con fragole, mirtilli, more, qualche pezzetto di cioccolata fondente, cocco essiccato. Il tutto accompagnato dal caffè, non sono un’amante del latte.
A che ora esci?
Il mio orario standard sono le 9,30, ma se ho da fare di più esco alle 9.
A pranzo?
Piatto unico. Mangio la pasta magari condita con del tonno o accompagnata con della bresaola. Non la peso, ma di sicuro ne mangio più di un etto.
Come passi poi il pomeriggio?
Subito dopo pranzo mi riposo un po’ sul divano. Faccio un po’ di stretching, poi se ho qualche commissione da fare, tipo la spesa… vado. Certo, in questo periodo è difficile uscire, altrimenti con le amiche ci troviamo magari per un aperitivo. Poi dipende sempre dai periodi. Sotto le gare evito e resto a casa a riposare, ma in altri momenti… perché no?
Quando può Soraya può se ne va a camminare in montagnaQuando può Soraya può se ne va in montagna
Quanto tempo dedichi allo stretching?
Dai 30 ai 40 minuti. Se la mattina ho fatto poco, inserisco anche degli esercizi di core zone, qualche addominale, altrimenti mi rilasso con del normale allungamento.
Quindi eccoci a cena. Cosa mangi?
A cena andiamo da mia nonna che abita nell’appartamento sotto al nostro. Lei ci prepara un secondo: pesce, carne, petto di pollo e della verdura cotta. Non mangiamo molto pane, semmai delle patate. Mentre se il giorno dopo devo fare un allenamento intenso, mangio anche un po’ di riso in bianco.
E il dolcetto dopo cena?
No, non mi piace molto. Semmai prendo uno yogurt.
E poi? Libri, film…
Quando con mia sorella dopo cena torniamo a casa nostra, ci sediamo sul divano, vediamo un po’ di tv e verso le 22,30-23 vado a letto. Riguardo ai libri: sto leggendo testi motivazionali, in questo periodo niente romanzi.
Altre passioni?
Diciamo che quando si può, mi piace andare a camminare in montagna. Sto via parecchie ore, anche tutta la giornata.
Quando vedi sfumare le possibilità di vittoria a soli 300 metri dall’arrivo, normalmente saresti portato ad assorbire l’evento con malcelata delusione. Per Soraya Paladin non è così, ogni gara serve per crescere, per migliorare e sentirsi sempre più a suo agio anche ai vertici del ciclismo femminile.
Per questo anche la mancata stoccata finale alla Gand-Wevelgem è stata messa da parte guardandone il lato positivo: «Non mi rammarico più di tanto perché so di aver dato tutto. Io le gare le interpreto così: mi arrabbio se arrivo al traguardo e mi accorgo che avevo ancora qualcosa da spendere in gara, ma se ho la coscienza tranquilla, allora va bene».
Che cosa dicono alla Liv Racing dopo questo inizio di stagione?
Sono più che soddisfatti. Lars Boom, il nostro manager, ci sta trasmettendo la sua lunga esperienza fra i professionisti e vuole che corriamo sempre in maniera aggressiva perché solo così arrivano i risultati e questo tipo d’impostazione a me piace da matti…
Soraya Paladin, grinta da vendere in ogni occasione, alla Liv come in nazionaleSoraya Paladin, grinta da vendere in ogni occasione, alla Liv come in nazionale
Un sistema che ti sta aiutando a metterti in evidenza…
Sì, perché mi trovo a mio agio con le compagne, con i dirigenti, si sta costruendo una squadra compatta, dove il risultato di una fa felici tutte. Io mi sento motivata e ho voglia di farmi vedere, di prendere l’iniziativa e non correre di rimessa.
In questo modo stai anche rispondendo a chi lo scorso anno criticava le italiane in gara – Longo Borghini a parte – per tattiche troppo remissive…
Io credo che siano in tante ad avere qualità, fra le atlete italiane, sono contenta che il mio modo di correre mi stia facendo notare.
Paladin in fuga dietro la Longo Borghini: con loro l’Italia intera ha sognato a Gand…Paladin in fuga con la Longo Borghini: con loro l’Italia ha sognato a Gand…
Guardiamo però l’altro lato della medaglia: sembra sempre che ti manchi il centesimo per completare l’euro…
E’ vero, il podio sembra sempre a portata di mano, ma alla fine non arriva. Io credo che devo solo saper aspettare l’occasione giustaandandomela a cercare con pazienza. Diciamo che devo imparare a vincere.
Che tipo di atleta è Soraya Paladin?
Mi adatto bene soprattutto ai percorsi misti, con salite che non superano i 5 chilometri, sennò inizio a perdere colpi contro chi è specializzato nelle salite. I percorsi delle classiche mi piacciono tutti, ma l’Amstel è la mia favorita. Lì vorrei davvero far bene (purtroppo per la corsa olandese si parla di rinvio causa Covid, la decisione sarà presa nei prossimi giorni, ndr).
E il tracciato della Attraverso le Fiandre ti piace?
Abbastanza, ma bisognerà vedere come staremo a gambe… Domenica abbiamo fatto tanta fatica, per noi è una sorta di antipasto del vero appuntamento che è il Giro delle Fiandre di domenica, ma comunque, se la gara si mette in un certo modo…
La maglia azzurra ha un forte valore per Soraya: la vestirà anche il 25 luglio a Tokyo?La maglia azzurra ha un forte valore: la vestirà anche a Tokyo?
Sai che con questi risultati potrebbero schiudersi per te le porte olimpiche?
Sarebbe un sogno, ma a dir la verità ci sperano un po’ tutte nell’ambiente: l’Olimpiade è qualcosa di unico. Non so se mi chiameranno, io so solo che devo continuare a correre così, a farmi vedere, divertendomi e faticando. Solo così alla fine potrò accettare il verdetto senza rimpianti ed è questo che conta.
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Taglia il traguardo stremata Soraja Paladin. La portacolori della Liv Racing si accascia alle transenne. Cerca aria per i suoi polmoni. Il massaggiatore le passa una bottiglietta d’acqua. Piano piano si riprende e le smorfie della fatica lasciano spazio alla quiete post gara. Il suo Trofeo Alfredo Binda si conclude con un buon quinto posto.
A Soraja chiediamo soprattutto com’era “la vita” nel drappello che inseguiva la scatenata Elisa Longo Borghini con sua maestà Marianne Vos. Qualche scatto, trenate apparentemente non troppo decise e la Longo che guadagnava. Per carità non vogliamo togliere meriti a chi ha avuto gambe e coraggio, sia chiaro!
Soraja Paladin (27 anni) stremata dopo l’arrivo del Trofeo BindaSoraja Paladin (27 anni) stremata dopo l’arrivo del Trofeo Binda
Sempre a tutta?
«E’ stata una gara tirata fin dall’inizio – racconta la trevigiana – Come squadra penso siamo state perfette. Avevamo sempre qualcuno in fuga. Poi a due giri dalla fine si è fatta la selezione e sono riuscita a rimanere davanti. Abbiamo provato a ricucire su Elisa, però devo dire che lei aveva una gran gamba. Ha vinto la più forte oggi».
Vero, la campionessa italiana continuava a guadagnare però dalla tv e anche da bordo si aveva la sensazione che non sempre la Paladin e le altre inseguitrici fossero proprio a tutta. E in qualche modo lei lo ammette.
«Sapete – dice la Paladin – quando si è in tante dietro a tirare, c’è sempre qualcuna che cerca di salvare un po’ la gamba, ci si guarda. Noi abbiamo fatto il possibile, però oggi non c’era niente da fare, se l’è proprio guadagnata questa vittoria Elisa. E sono contenta per lei».
Troppo tatticismo
La tattica sta tornando centrale in questo ciclismo. Anche ieri Stuyven ha vinto cogliendo l’attimo e sfruttando gli “incastri” degli altri corridori. Chi non tirava perché era meno veloce, chi era sprinter e aspettava che chiudesse quell’altro, chi faceva il furbo… In certi frangenti conta anche quel che viene detto alla radio.
«Mi incitavano – racconta la Paladin – mi davano la carica e mi dicevano di tenere duro e che alla fine sì soffrivo io, ma anche le altre. Forse potevo fare un po’ di più in volata, ma alla fine avevo i crampi. Anche nel nostro gruppetto tutte aspettavamo un po’ Marianne (Vos, ndr). Lei aveva una gran gamba ed essendo quella un po’ più veloce era anche quella più controllata.
«Si poteva fare qualcosa di più? Non credo. Io ero abbastanza “a tutta” cercavo di non andare troppo fuori giri perché avevo paura di staccarmi in salita però. Dietro non si parlava, nel drappello regnava silenzio, eravamo tutte molto impegnate».
Paladin chiude il gruppo delle inseguitrici, davanti (in giallo) la temuta VosPaladin chiude il gruppo delle inseguitrici, davanti (in giallo) la temuta Vos
Bentornata Paladin
A quanto pare non c’era davvero modo di fare di più. La Longo Borghini è andata più forte. Punto. E di questo avviso è anche il tecnico delle azzurre, Dino Salvoldi.
«Per me non avevano le gambe. Se le avessero avute avrebbero chiuso prima», ha sentenziato il cittì. Il quale ha espresso un parere positivo proprio sulla Paladin. «Finalmente dopo un anno non buonissimo è tornata a farsi vedere».
«Io sono contenta – conclude la Paladin – speriamo bene per le prossime gare a partire dalla Gand e dal Giro delle Fiandre. Mi dispiace per il podio, però sono soddisfatta perché la forma sta crescendo. Adesso bisogna solo continuare su questa strada».