Trek e Giorgia al lavoro per una Longo Borghini sprint

18.02.2021
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Giorgia Bronzini è in ritiro da quasi un mese in Spagna con la Trek-Segafredo, preparando il debutto all’Het Nieuwsblad in Belgio. Qui è volata anche Letizia Paternoster dopo il lunedì in pista, per cui al gruppo mancano soltanto Lucinda Brand, reduce dalla stagione del cross, e Lizzie Deignan. A ben guardare, si tratta di un ritiro riparatore, nato dopo la cancellazione della Valenciana. E dato che Lizzie non avrebbe disputato la prova spagnola e aveva già prenotato a Tenerife con la famiglia, si è pensato di non scombinarle i piani.

Sofia Bertizzolo, Giorgia Bronzini
Giorgia Bronzini dopo gli ultimi campionati italiani vinti da Elisa Longo Borghini
Sofia Bertizzolo, Giorgia Bronzini
Giorgia dopo gli ultimi tricolori vinti da Longo Borghini

E’ Giorgia oggi a gestire le atlete, mentre Ina Teutenberg è più proiettata sui contratti e la programmazione. Per cui a lei ci siamo rivolti per sapere in che modo la squadra seguirà Elisa Longo Borghini nell’anno olimpico e se davvero si sia creata la straordinaria chimica di cui ci aveva già parlato Lizzie Deignan.

«Tokyo è un obiettivo di Elisa – dice – ma ci sono anche quelli di squadra e per fortuna alcuni coincidono, come il Giro d’Italia. Punteremo alla classifica. L’esperienza dello scorso anno è stata utile per capire che è giusto supportare il leader con uno staff adeguato. Per cui a giugno con due compagne andremo in altura a Sestriere, approfittandone per fare qualche sopralluogo, dato che la corsa partirà dal Piemonte».

A Plouay 2020 vince Deignan con l’aiuto di Longo Borghini
A Plouay 2020 vince Deignan con l’aiuto di Longo Borghini
Si va al Giro per vincere?

L’idea è quella. Il fatto che la corsa sia stata declassata dal WorldTour perché non c’è il broadcast delle immagini televisive lo trovo sgarbato per tutto quello che ha fatto Rivolta l’anno scorso, organizzando il Giro con dei costi in più, nonostante intorno rinviassero corse su corse. Sono mancate le immagini anche l’anno prima? Si poteva ugualmente chiudere un occhio.

Marta Cavalli ci ha raccontato che alla Fdj stanno lavorando sulla cronosquadre, pensando proprio al Giro e soprattutto al Tour del 2022.

Ci lavoriamo anche noi, soprattutto nei ritiri. Confesso che non stiamo pensando al Tour, ma bisogna dedicarsi alla specialità, perché le prove a squadre incidono parecchio. Il guaio del Covid è che fissare ritiri e spostare atlete e mezzi non è tanto semplice.

Giorgia, è vero quello che ha raccontato Deignan sul clima in squadra?

Lizzie è la leader indiscussa, le ragazze lo hanno riconosciuto e il suo modo di correre le amalgama tutte. Ha davvero fatto un salto di qualità mentale. Prima la vedevo come la regina Elisabetta, sempre sulle sue. Ora si è inserita come qualsiasi altra donna di grande qualità, capendo che coinvolgendo le altre il livello si alza anche per lei. Ha sempre lavorato per il team, ma adesso lo fa con il cuore, non so se c’entri l’essere diventata mamma. Dover pensare a qualcuno che dipende totalmente da te di sicuro cambia le attitudini. E lei in questa fase ci tiene davvero tanto alle altre.

Il Giro Rosa sarà l’obiettivo numero uno di Elisa Longo Borghini
Il Giro Rosa sarà l’obiettivo numero uno di Elisa Longo Borghini
Come convivono le sue ambizioni con quelle di Longo Borghini?

L’istinto di Lizzie è più vincente, non foss’altro perché è veloce, quindi la fame di vittoria diventa più evidente. Per Elisa al contrario, averla accanto può essere stimolante. Alla Course by Le Tour, avrebbe potuto impuntarsi e voler fare la sua corsa. L’avremmo seguita e avremmo perso. Invece si è lavorato per Lizzie, che ha vinto. Al Giro le parti si sono invertite. Sono due persone adulte che collaborano.

La non velocità di Elisa è una condanna?

Se sei veloce, vinci di più. Ma stiamo lavorando per gestire diversamente i finali, se si trovasse assieme a un’atleta veloce. Sarà importante prevedere tattiche diverse, muoversi per anticipare la volata, non andare verso la sconfitta senza provarci. Detto questo, secondo me Elisa potrebbe essere più veloce, ma a volte gli sprint nemmeno li fa perché non ci crede. Agli europei poteva giocare più d’astuzia contro la Van Vleuten che aveva tirato tutto il giorno. Per questo ho avuto quasi piacere che nel finale dei mondiali di Imola abbia rischiato la scorrettezza per fare la volata. La abbiamo analizzata.

E cosa è venuto fuori?

Che l’abitudine a fare gli sprint va coltivata, per cui sarà un obiettivo quello di provarci. Anche nelle corse minori, anche fosse solo la volata del gruppetto inseguitore. 

A Giorgia Bronzini sarebbe piaciuto correre in questo WorldTour?

Sei matto? Ho smesso in tempo. Adesso sclererei, se fossi corridore. Oggi si vive di dati e numeri e io purtroppo non ci credo troppo. Sto facendo il corso per il 3° livello federale e a volte mi confondo. Credo che anche i corridori ormai non si conoscano più. Parlano attraverso i numeri che spesso non corrispondono alla realtà, soprattutto in corsa. In corsa il 50 per cento viene dalla testa e dall’emotività.

E tu gestivi bene l’emotività…

Se le selezioni per le corse le facessero sui numeri, rimarrei a casa. Se le facessero sulle sensazioni, vincerei ancora tanto. Glielo dico sempre di abbinare le sensazioni ai numeri e poi di raccontarmele a voce, non con un messaggio. Voglio sentire la loro voce, le emozioni. Per il resto, è bello essere equiparate agli uomini, ma non prenderei solo l’estremizzazione. Il ciclismo femminile era un piccolo mondo, salire di livello così velocemente non è banale.

Dopo il breve passaggio in pista di lunedì, ora Paternoster è in ritiro con la Trek Segafredo (foto Instagram)
Dopo il passaggio in pista, Paternoster è in ritiro (foto Instagram)
Come l’hai trovata la Paternoster?

Sono rimasta colpita che sia dovuta andare in pista, quando il nostro ritiro era fissato già da un pezzo. Lei è un talento importante, ma ha troppa gente attorno e non riesce a dire di no. Poteva andare in pista un’altra volta, credo. Anche il personaggio che si è costruito forse non sempre la aiuta ad esprimere il suo talento, che è grande. A volte mi dispiace per quello che potrebbe fare. Ma non mi perdo in certi bicchieri d’acqua, c’è già chi la consiglia, la protegge e la coccola.

Invece a Giorgia come vanno le cose?

Bene, sono in Spagna da un mese. Dopo un anno e mezzo, mi sento più pronta. Inizialmente ero un po’ spaventata, non sapevo cosa si potesse e non si potesse dire, visto che venivo da squadre in cui il direttore sportivo spesso neanche c’era. Adesso entro meglio nelle dinamiche del ruolo e ai ritiri riesco a imparare tanto. Qua mi sono trovata spesso a parlare con De Jongh e per me è un’ottima scuola. Per cui fra poco torno a casa, cambio la valigia e poi finalmente si comincia.