Ciccone a Sierra Nevada, con un occhio sul Giro

16.04.2021
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Altro che sole, altro che caldo, Giulio Ciccone, almeno in questi primi giorni di ritiro in altura sta trovando freddo e persino un po’ di neve. Lui però mena a testa bassa. Dalle immagini che arrivano da Sierra Nevada sembra pedali forte e bene, segno che il problema fisico al ginocchio è superato.

Ciccone in volo verso il ritiro di Sierra Nevada (foto Instagram)
Ciccone in volo verso il ritiro di Sierra Nevada (foto Instagram)

Un inizio incerto

L’abruzzese dopo il ritiro alla Vuelta Catalunya proprio per quel problema al ginocchio era un po’ sparito dai radar. Quello stop fu poi più precauzionale che non necessario: la tendinite fu bloccata sul nascere e Cicco ha perso solo pochissimi giorni di allenamento, tuttavia la sua assenza era rumorosa. Di fatto la sua ultima immagine al grande pubblico italiano, quello della tv per capirci, era l’attacco verso Prati di Tivo alla Tirreno. Tra l’altro un attacco scemato così come era nato. E questo aveva destato preoccupazione. 

Noi ne avevamo parlato con due esperti, Giuseppe Martinelli e Stefano Garzelli per fare un’analisi della prima parte di stagione dell’abruzzese. I due sembravano “tranquilli” e fiduciosi, che sarebbe stata solo una questione tempo.

Ciccone alla Tirreno ci ha messo grinta, ma non è bastato (26° a 17’50” da Pogacar)
Ciccone alla Tirreno ci ha messo grinta, ma non è bastato (26° a 17’50” da Pogacar)

Ciccone in altura 

Ebbene poche ore dopo quell’articolo ecco lo scalatore della Trek-Segafredo volare, nel vero senso della parola, verso il Sud della Spagna, verso Sierra Nevada. E questa fu subito una risposta ai dubbi di Garzelli sul perché Giulio, visto che non stava correndo, non fosse almeno in altura.

Cicco sta lavorando per il Giro, anche se il grande obiettivo di stagione è la Vuelta, che quest’anno anticipa un po’. Parte da Burgos il 14 agosto e finisce a Santiago de Compostela il 5 settembre. 

«Partirò più lentamente», aveva detto Giulio ad inizio stagione e di fatto è stato questo “mantra” a farlo restare tranquillo quando i risultati non arrivavano. 

«Se l’intenzione fosse stata quella di partire forte avrei avuto dei dubbi – ha dichiarato Ciccone a Ciro Scognamiglio della Gazzetta dello Sport, qualche giorno fa – Ma l’idea resta quella di fare un cammino regolare, senza strafare. Mi manca la parte del lavoro che farò adesso».

Ormai i cosiddetti “blocchi di lavoro” e l’altura sono pilastri fondamentali prima di certi impegni. E lo sono per capitani e per gregari. Il lavoro molto specifico, concertato e controllato dal preparatore, serve. E’ così. E questi passaggi obbligati oltre ad avere concreti effetti sul fisico li anche hanno nella mente del corridore, il quale si concentra, “sta sul pezzo”. Ormai sono un po’ una password per affrontare certe sfide.

Giulio (a sinistra) con Mollema, altro leader della Trek al Giro
Giulio (a sinistra) con Mollema, altro leader della Trek al Giro

Quale ruolo al Giro?

Abbiamo parlato di gregari. Sia chiaro, al Giro d’Italia non è che Ciccone sarà un “portaborracce” (con tutto il rispetto per chi svolge questo ruolo), ma sarà il cosiddetto gregario di lusso, per Nibali e Mollema. Tuttavia qualche domanda bisogna porsela dopo i recenti fatti che hanno riguardato lo Squalo. Nibali sarà ancora leader? Che garanzie può dare dopo l’infortunio al polso? Il ruolo di Ciccone cambierà o sarà tardi per modificare i piani in base al programma che Larrazabal ha previsto per lui?

Ciccone però non ha dubbi: «Non parto con ambizioni di classifica generale – ha detto sempre alla Gazzetta, Giulio – in questo senso Vincenzo e Bauke offrono più garanzie. Io punto ad una tappa e punto ad arrivare al top della forma».

Tra l’altro bisogna anche considerare Mollema, l’olandese sappiamo essere un vero “mastino” e alla distanza esce sempre. Se Cicco e Nibali non ci dovessero essere, occhio a lui in casa Trek-Segafredo.

La vittoria di Sestola al Giro 2016, la prima da pro’ per Ciccone
La vittoria di Sestola al Giro 2016, la prima da pro’ per Ciccone

Strategia Trek

Ma è sull’ultima parte della dichiarazione di Ciccone che bisogna ragionare: “punto ad arrivare al top della forma”. Spesso si è detto che la condizione migliore si trova strada facendo in una gara a tappe di tre settimane, specie per un giovane. Allora urge andare a rivedere il disegno della corsa rosa.

Nelle prime dieci tappe il rischio maggiore per assurdo arriva nel punto vicino casa di Ciccone, cioè l’arrivo a San Giacomo, balcone su Ascoli Piceno. Prima sì, c’è la tappa di Sestola, ma c’è da immaginare che per gli uomini di classifica quella scalata non possa incidere così tanto, visto che è molto pedalabile. Inoltre Sestola rievoca splendidi ricordi a Giulio. Proprio lì, da neoprofessionista, colse il suo primo successo. 

In qualche modo il percorso potrebbe aiutarlo. E ritrovarsi con il pieno di energie nel finale.

Martinelli, riguardo a Giulio, ci aveva detto una cosa, da volpone qual è, che torna in mente sempre più prepotentemente: «La squadra potrebbe aver adottato una strategia di comunicazione volta a proteggerlo dalle pressioni». Come a dire: sotto, sotto puntano su di lui.

E con questo dubbio intrigante, aspettiamo Ciccone sulle strade del Giro. Se avesse ragione “Martino”…