E’ superfluo dire che per la sua primavera Matteo Trentin avrebbe sperato in qualcosa di meglio. La forma alle prime uscite era parsa davvero ottima, invece la caduta nella seconda tappa della Parigi Nizza e la conseguente commozione cerebrale hanno fermato il magico processo della condizione, puntata sulla Milano-Sanremo e sulla stagione delle classiche.
Un lungo stop
Le conseguenze del forte colpo alla testa, che si sono manifestate tre giorni dopo la caduta e hanno costretto il Trentino al ritiro, sono state piuttosto pesanti. Matteo è rimasto fermo per 10 giorni, poi gradualmente ha ripreso la bicicletta.
«Le prime uscite sono durate un’ora – sorride il corridore dell’UAE Team Emirates – proprio da gente messa male. Mi faceva male il collo, più forte di così non riuscivo ad andare e poi comunque il protocollo per la commozione cerebrale suggerisce una ripresa graduale e inizialmente blanda. Da quei primi giorni sono migliorato sempre un po’, pur rendendomi conto che sono ripartito da un livello molto basso».
Valori ancora buoni
Da ieri sera Matteo è in Belgio, dove domani correrà la Gand-Wevelgem e dove rimarrà fino a domenica prossima correndo nel frattempo a Waregem e poi al Giro delle Fiandre.
«Ci arrivo con quattro giorni di allenamento vero – ammette – diciamo che ho la condizione per correre, che però non è quella di prima. Stavo molto bene e per la legge della preparazione, non essendomi rotto un osso, il muscolo ha perso tono, ma non ha dimenticato tutto. Lo dico a ragion veduta perché la progressione dei valori cui ho assistito negli ultimi giorni non è certo quella di inizio stagione».
Da 60 a zero sull’asfalto
La caduta di Orleans continua a scorrergli davanti agli occhi, anche se con la sua proverbiale ironia Trentin riesce a sdrammatizzare piuttosto bene la situazione.
«Sono passato da 60 a zero finendo sull’asfalto – dice – sono stato il primo a cadere e tutti gli altri mi hanno travolto. Sulla schiena ho il segno di uno pneumatico: se mi fosse andata male, sarebbe potuto essere un 53 oppure un 54 e a quel punto la cosa sarebbe stata più seria. Non avevo mai picchiato così duro con la testa e credo che non sarei mai potuto ripartire quando i sintomi si sono fatti veramente seri.
«Non mi sono preoccupato molto – aggiunge – perché non sono svenuto mentre andavo in bicicletta. Quel giorno ho finito la tappa ed ho corso anche il giorno dopo e questo in qualche misura mi ha tranquillizzato. Ma dal momento in cui ho cominciato ad avere i primi fastidi, non sarei andato in bicicletta neppure se mi avessero costretto».
Fortuna cercasi
Le prossime sfide sono coperte da un grosso punto interrogativo. Trentin è certamente un lottatore, ma anche lui sa che davanti ad avversari che già vincono e dimostrano da settimane di essere in grande condizione, per ottenere un grosso risultato servirebbe davvero un colpo di fortuna.
«Ci vorrebbe davvero – sorride – un colpo di… Ma come ben sapete, ultimamente non sono cose che capitano a me. Magari succederà quando starò di nuovo bene. L’obiettivo è mettere nelle gambe una corsa lunga, visto che avrei dovuto fare la Sanremo e sono stato costretto a saltarla, cercando che la condizione migliori. E se poi per un miracolo, dovesse andarmi bene, io non mi tiro certo indietro…».