Soler a casa. E Cataldo torna ad essere un battitore libero

21.05.2021
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«Dobbiamo difenderci in attesa delle grandi montagne», ci aveva detto Dario Cataldo, pensando al leader della Movistar, Marc Soler, prima della frazione di Montalcino. Ci aveva visto lungo. E infatti nell’ultima frazione tra gli Appennini lo spagnolo è caduto e si è ritirato.

Così da ieri sera nell’hotel che dava proprio sulla linea di arrivo di Bagno di Romagna, Dario è andato a dormire con la consapevolezza che il suo ruolo cambierà in questo Giro d’Italia. Anzi, è già cambiato. Non dovrà più correre con un occhio davanti e uno dietro, ma focalizzarsi sulle fughe. Su sé stesso. Dovrà risparmiare quando potrà farlo e affondare il colpo quando ce ne sarà l’occasione. Ma non è facile quando si è partiti con altri obiettivi.

Cataldo al traguardo di Bagno di Romagna, il massaggiatore gli indica l’hotel
Cataldo al traguardo di Bagno di Romagna, il massaggiatore gli indica l’hotel

Movistar in controllo

Cataldo è il capitano della Movistar, il diesse in corsa, e sino a ieri aveva controllato bene la gara di Soler. Non solo, aveva anche trovato un po’ di spazio per lui andando in fuga nella tappa dei Sibillini e in quella di Campo Felice.

«Stavamo mantenendo la situazione sotto controllo – dice Cataldo – per arrivare nelle migliori posizioni all’inizio delle grandi montagne. Poi ieri Marc è caduto. Non ho visto la sua scivolata, ma mi hanno detto che non è stata pericolosa. Lo hanno preso forte da dietro ed è in quel momento che si è fatto male – poi sconsolato aggiunge – Mi è dispiaciuto tantissimo».

I Movistar, proprio grazie alla sapiente guida di Cataldo, si erano mossi bene. Avevano corso sempre coperti, presenti ma senza farsi vedere. Insomma minima spesa, massima resa. Dario aveva tenuto davanti il giovane spagnolo nei momenti più difficili e lo consigliava costantemente.

«Cercavo sempre di fargli anticipare un po’ i tempi – spiega – per esempio quando stare davanti, mettersi una mantellina prima di un determinato punto. Ma comunque Marc si sa muovere bene».

Per Cataldo e i suoi compagni da oggi inizia “un altro” Giro
Non solo per Cataldo, anche per Villella (alla sua ruota) inizia “un altro” Giro

Cataldo in fuga 

E adesso? Adesso è tempo di cambiare, di rimboccarsi le maniche, come tante volte ha fatto durante la sua carriera l’abruzzese. E le maniche Dario ha iniziato a rimboccarsele sin da subito, cercando di risparmiare energie. E’ arrivato a Bagno di Romagna con il gruppetto ad oltre 26 minuti. Dopo l’arrivo non era affaticato. Certo, era stanco, scavato, ma come tutti del resto dopo 12 tappe, 212 chilometri, tanta salita e tanta pioggia.

«Abbiamo cercato anche la vittoria con qualche fuga in questo Giro – sottolinea l’abruzzese – purtroppo non è arrivata ma non è sempre così semplice e scontato. Ci riproveremo ancora sicuramente. Sin qui ero sempre stato in appoggio al capitano, Soler, ma a questo punto il mio Giro cambia tutto. E non solo per me, anche per la mia squadra. Dovremmo inventarci qualcosa. Io però sto bene».

E su questo “Io sto bene” detto con decisione c’è da ripartire, c’è da sfruttare quel che resta da qui a Milano.

Cataldo in fuga verso San Giacomo con Mader e Mollema
Cataldo in fuga verso San Giacomo con Mader e Mollema

Parola a Sciandri

«Soler lo hanno preso da dietro – spiega Sciandri, diesse della Movistar – e subito ha accusato dolori alle costole. Non respirava bene. Era un momento caotico. Ho fermato Torres. Il dottore in corsa gli ha dato l’ibuprofène. Abbiamo insistito fino al chilometro 45-47 ma poi proprio non ce la faceva. Si è anche gustato il bus. E’ stata una giornata difficile da gestire.

«Mi ha chiamato Eusebio Unzue mentre eravamo in corsa e mi ha detto: teniamo duro, andiamo avanti. Ma non è facile. Le tappe sono sempre meno e quelle da fuga non sono molte. Il Giro è duro. E quando perdi il leader devi fare il punto della situazione.

«Quanto è importante Cataldo? Molto, ma sono tutti importanti. Tutti avranno la possibilità di andare in fuga. E già da oggi (ieri per chi legge, ndr) per lui era determinante iniziare a risparmiare energie». E Dario lo ha fatto sin da subito…

Vendrame, genesi di una tappa vinta a notte fonda

20.05.2021
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Ma quanto la voleva Andrea Vendrame questa vittoria? Il corridore dell’Ag2R-Citroen ci aveva lasciato prima del Giro con un «Voglio una tappa, scegliete voi quale». Ebbene lui aveva puntato la Siena-Bagno di Romagna. Aveva capito che questa poteva essere l’occasione giusta. E ieri sera l’ha analizzata a tavolino con il suo staff fino alle 23. Da quella riunione sono emerse «motivazioni tattiche – come dice lui – perfette. L’ho studiata dal puntino zero al puntino dei 200 chilometri».

All’inizio la fuga non partiva e il gruppo era sempre allungatissimo
All’inizio la fuga non partiva e il gruppo era sempre allungatissimo

Come diavoli 

Stamattina la fuga proprio non voleva partire. Una difficoltà in più per chi voleva attaccare come il corridore veneto.

«E’ sempre più difficile prendere la fuga – spiega Vendrame – negli ultimi due o tre anni quando ci riesci sembra che hai vinto una tappa. Ieri sera con il mio mental coach, che tra l’altro è toscano delle zone da dove si partiva, avevamo studiato bene quel frangente e, fatalità, la fuga buona è andata via verso Firenze. C’erano dei restringimenti e le squadre dei leader volevano proteggere gli uomini di classifica, così dopo quel punto siamo riusciti a scappare. Un pizzico di fortuna serve sempre. Per 90 chilometri siamo andati come diavoli».

Il momento dell’attacco sul Passo del Carnaio per anticipare gli scalatori
Il momento dell’attacco sul Passo del Carnaio per anticipare gli scalatori

Andrea il rivoluzionario

Una volta sarebbe stata una rarità, oggi invece sono tanti i corridori italiani che corrono in squadre straniere.

«Sono un rivoluzionario – dice Vendrame – sapete perché? Perché un italiano che va a correre in Francia non può non esserlo. Italiani e francesi nel calcio, nel ciclismo e nello sport in generale sono stati spesso nemici. Poi i francesi hanno un modo di correre un po’ strano, molto all’attacco. E in qualche modo va bene per me. Guardate oggi: sono veloce, ma non ho aspettato lo sprint».

Questo aspetto infatti ci ha colpito. E quando glielo facciamo notare Andrea è molto tecnico nella sua spiegazione. «Ho attaccato nel punto più duro dell’ultima salita perché così avevo programmato. Temevo quel tratto. Sapevo che se fossi riuscito ad anticipare gli scalatori poi le mie chances sarebbero aumentate».

Nel finale ci ha messo una furbizia e una cattiveria pazzesche. Cercava questa vittoria da un bel po’.

«Vero sono stato cattivo e potevo aspettare lo sprint, ma mi sono ricordato di quando nel 2019 a San Martino di Castrozza mi è sfuggita la vittoria per un salto di catena. No, stavolta no: la vittoria me la devo andare a cercare, non la devo aspettare».

Il veneto non ci crede, per lui anche qualche lacrima di gioia
Il veneto non ci crede, per lui anche qualche lacrima di gioia

Rui, Faresin, Savio

Vendrame dopo l’arrivo si raccoglie su se stesso. Piange. Sono momenti unici nella carriera di un corridore. Abbraccia il suo massaggiatore e aspetta il compagno Bouchard in fuga con lui quest’oggi. Però di fronte a questo successo Andrea non dimentica il passato.

«Oggi ho realizzato un sogno che avevo da bambino. Voglio ringraziare Ciano Rui e Gianni Faresin che alla Zalf mi hanno fatto crescere e fatto diventare un corridore e soprattutto mi hanno ripreso quando stavo per smettere. Con Gianni Savio poi ho passato tre anni belli all’Androni Giocattoli, i primi tre da professionista».

E mentre tagliava il traguardo sapete cosa ci ha detto Gianni Savio? «Vendrame: sono proprio contento che abbia vinto questo ragazzo».

L’abbraccio tra Bouchard e Vendrame a fine tappa
L’abbraccio tra Bouchard e Vendrame a fine tappa

Bouchard, un fratello

Vendrame lo ha atteso sull’arrivo. Bouchard, in maglia azzurra, è colui che lo ha accolto meglio di tutti nel team. Ormai sono amici veri, anche fuori dalle corse.

«Adesso comincia un altro Giro per noi – dice Vendrame – la squadra è più rilassata e magari potremmo vincere ancora. In più c’è da difendere la maglia di Bouchard. “Goffredo”, per gli amici, è un fratello ormai. Siamo sempre in camera insieme. Quando sono scattato per radio mi ha detto un sacco di cose, mi ha incitato. Anche per questo è stato bello andare in fuga insieme».

Fabbro gregario: «Per quest’anno è ancora così»

20.05.2021
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Non c’è niente da fare Matteo Fabbro è un falco. Appena iniziamo a parlare del suo Giro d’Italia va subito al punto: «Non partivo come leader – dice il friulano – non so perché, ma molti se l’aspettavano. Purtroppo non è così. Sono qui per aiutare Buchmann».

Matteo Fabbro all’attacco nella frazione che si concludeva a Campo Felice
Matteo Fabbro all’attacco nella frazione che si concludeva a Campo Felice

Gambe buone

Ed è proprio questo il “nocciolo” dell’intervista: in molti si aspettavano di più da Fabbro dopo le belle prestazioni mostrate alla Tirreno e al Tour of the Alps, ma i programmi della Bora-Hansgrohe quelli erano e quelli sono rimasti. E questo spiega subito il perché, dopo metà Giro, Matteo si ritrovi con oltre un quarto d’ora di ritardo. Non è una questione di condizione, ma di ordini di scuderia. Basti pensare che 12′ li ha persi solo nella tappa di Sestola: una volta terminato il suo lavoro, si è messo di passo per raggiungere il traguardo spendendo il meno possibile. E lo stesso ha fatto a Campo Felice, ripreso ai 2 chilometri, ha tagliato il traguardo a 2’13” da Bernal.

Però il fatto che tanti tifosi si aspettavano un altro suo ruolo alla fine è una bella cosa per un corridore.

«Ho visto, ho visto… ed è veramente è bello. Questo mi fa sentire apprezzato da un lato, ma mi dispiace dall’altro perché vorrei avere più libertà. Però se vieni al Giro con dei capitani così forti è giusto mettersi al servizio e fare la propria parte come un buon gregario».

L’abbraccio con Sagan dopo la vittoria dello slovacco a Foligno
L’abbraccio con Sagan dopo la vittoria dello slovacco a Foligno

La squadra prima di tutto

«Penso che come team stiamo andando bene – riprende Fabbro – E’ un bel Giro per noi della Bora. Siamo riusciti a vincere una tappa finalmente con Sagan, dopo un gran lavoro di squadra, abbiamo la maglia ciclamino e il nostro leader, Buchmann, è con i primi».

Ma quindi non ci sarà spazio per il Fabbro attaccante?

«Magari i prossimi giorni avrò carta libera, come è successo qualche giorno fa verso Campo Felice. Proverò sicuramente a giocarmi le mie carte con degli attacchi da lontano, come del resto ho fatto quando ho avuto le mie possibilità. Si è visto alla Tirreno-Adriatico. Ma penso che con tutte le salite che ci sono da fare da oggi per me inizia un altro Giro e dovrò tirare tanto, ma tanto…».

Fabbro (26 anni) è al secondo Giro d’Italia
Fabbro (26 anni) è al secondo Giro d’Italia

Un anno di attesa

Verso l’arrivo di Guardia Sanframondi, Matteo era anche finito a terra nel chilometro finale.

«Sì, siamo caduti in salita – spiega Fabbro – e per fortuna non mi sono fatto niente. Mi hanno preso da dietro, ma quella scivolata non ha influito». E infatti il giorno dopo era in fuga verso Campo Felice.

Matteo sta bene. E lo dice chiaramente. Se avrà le possibilità ci proverà, sapendo però che quando c’è da lavorare per obiettivi concreti deve “stare a rapporto”, come ha fatto verso Foligno. Lui ed Aleotti hanno scandito il passo in salita, ma il loro ritmo è stato determinante per la vittoria di Sagan.

I tifosi sono avverti perciò, per vedere Fabbro capitano al Giro dovremmo attendere un altro anno. Intanto… confidiamo nelle sue buone gambe.

Martinelli: «Adesso la corsa ha un faro. E Vlasov c’è…»

19.05.2021
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Aleksandr Vlasov sta facendo la formichina. Dalla crono di Torino la sua posizione in classifica generale è sempre andata a migliorare e questa sera si potrà gustare, o forse sarebbe meglio dire si potrebbe gustare, una bella bistecca alla fiorentina accompagnata con un calice di Brunello e festeggiare il suo secondo posto nella generale. Ma probabilmente la sua nutrizionista Erica Lombardi ha previsto dell’altro. Sicuramente sano, ma di certo meno gustoso. C’è da pensare alla tappa di domani. E che tappa! Da Siena a Bagno di Romagna ci sono molte salite.

Giuseppe Martinelli, diesse dell’Astana-Premier Tech a fine tappa
Giuseppe Martinelli, diesse dell’Astana-Premier Tech a fine tappa

Appello numeroso

Però è stata gustosa la corsa di Vlasov. Il russo, ha pagato un po’ il suo attacco nel finale, ma non ha avuto paura di provare. E ha risposto presente al ballo dei big.

«Eh, ma ci sono quasi tutti – dice il suo diesse Giuseppe Martinelli – perché sinceramente ne ho visti pochi mancare. Non ho visto grandi sconvolgimenti oggi. Forse quello che ha sorpreso un po’ di più è stato Remco Evenepoel. Non dico che non sia successo nulla, però poteva accadere anche di più. Ma va bene così».

Martino si tiene stretta, per ora, questa seconda piazza. Anche perché va detto che tra i leader solo lui e lo stesso Evenepoel, non avevano mai corso sullo sterrato. Vlasov non ha mai preso parte alla Strade Bianche, neanche quest’anno che sapeva di dover venire al Giro. Ed uscire così da una tappa del genere non è affatto male. Anche se dopo il primo sterrato qualche difficoltà l’ha avuta e la sua Astana-Premier Tech, guidata da Luis Leon Sanchez è stata prontissima a recuperare.

Vlasov si è fatto sorprendere nel primo sterrato poi è rientrato con l’aiuto della squadra
Vlasov si è fatto sorprendere nel primo sterrato poi è rientrato con l’aiuto della squadra

Valori delineati

Però non è vero che questa tappa ha detto poco, anzi. Ha consacrato un leader e ha definito i valori in campo. E in vista della tappa di domani, molto dura, qualcosa cambia. C’è un faro e si avrà un’altra linea di corsa.

«Da stasera tutto è più delineato – dice Martinelli – Bernal è il più forte con la squadra più forte. Noi cercheremo di corrergli a ruota. Oggi è emersa la forza del gruppo Ineos e del suo capitano. Perché nel finale quando è partito Vlasov poteva benissimo stare a ruota senza partirgli in contropiede così. Ciò vuol dire che sta veramente bene. Siamo a metà Giro, non abbiamo fatto le salite e ha già questo strapotere». Conclude con un velo di preoccupazione il diesse bresciano.

Nella crono di Torino solo Evenepoel aveva fatto meglio di Vlasov tra i big
Nella crono di Torino solo Evenepoel aveva fatto meglio di Vlasov tra i big

Ma Vlasov c’è…

L’Astana e Martinelli sono duri a morire. Dalla loro hanno una grande esperienza, quella che forse manca a Vlasov. Per il russo è il primo vero test. E’ la prima volta che prova a fare classifica. E infatti una piccola tirata d’orecchie “Martino” gliela dà al suo pupillo. Quando un avversario ti parte in contropiede e ti lascia lì, ci può essere un contraccolpo psicologico?

«Io gli avevo detto di stare a ruota di Bernal e di non muoversi – conclude Martinelli – però se Aleskandr ha fatto quello scatto è perché aveva le gambe per poterlo fare. Ha tenuto fino all’arrivo, perdendo poco nel finale. I suoi avversari diretti, se lasciamo stare Bernal, li ha battuti tutti».

Covi: «Che fatica andare in fuga!». Ma oggi…

19.05.2021
4 min
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Il primo Giro d’Italia non si scorda mai! Alessandro Covi è qui e sta lottando contro i giganti del pedale e un po’ anche con se stesso, visto che il suo avvicinamento alla corsa rosa non è stato dei più facili. Una tendinite lo ha tenuto lontano dalle classiche delle Ardenne e anzi che sia riuscito a prendere il via da Torino.

Appena taglia il traguardo di Foligno il lombardo della Uae ha le strisce bianche del sudore che gli si è asciugato sulla barba leggermente incolta e sui pantaloncini, ma al tempo stesso ha anche il suo consueto sorriso.

Alessandro Covi al termine dalla tappa L’Aquila-Foligno

Condizione in crescita

«E’ come essere a lezione – dice Covi – la condizione non è al massimo a causa dell’infortunio che ho avuto al tendine, ma questo Giro serve anche per rialzare la forma e speriamo di trovare qualche buon momento, magari già durante la corsa».

Covi è magrissimo. E’ scavato nella pancia. Se ci sarà anche il muscolo, ne vedremo delle belle. Alessandro è un “cavallo di razza”, in grado di vincere attaccando da solo e regolando un drappello. Da dilettante gli abbiamo visto fare di persona dei numeri pazzeschi, mentre lo seguivamo in macchina con il cittì Marino Amadori.

«Mi vedete magro: meno male! Magari trovo anche la gamba giusta per fare qualche risultato. Adesso sto facendo solo tanta fatica. Se il giorno di riposo è importante in queste condizioni non lo so, ve lo dico dopo Montalcino! Primo Giro, primo giorno di riposo». E a quanto pare il “rest day” gli ha fatto bene visto che è andato in fuga proprio nella frazione degli sterrati.

Alessandro Covi (Uae) in fuga verso Montalcino
Alessandro Covi (Uae) in fuga verso Montalcino

Il bello della gente

Covi sapeva di dover venire al Giro già dall’inverno, ma il pass per la corsa rosa probabilmente lo ha staccato durante il Romandia quando, nella gara di rientro post tendinite è andato in crescendo e ha colto un quinto posto nella prima volata. Un pass che gli sta facendo vivere grandi esperienze.

«Sinceramente pensavo fosse più facile in generale andare in fuga – dice – c’è sempre una battaglia incredibile. Tutti vogliono andarci, anche perché fino alla frazione di Foligno non c’è stata una squadra che controllava e qualche fuga è arrivata, quindi c’era più voglia di provarci. Poi si sa: il Giro è difficile di suo. Di giorno in giorno cercherò di fare il più possibile.

«Però che bello rivedere tutta questa gente (si vede che è al primo Giro. L’effetto Covid è ancora più che presente, ndr). Perché era da tanto tempo che non si vedeva il pubblico sulle strade. E poi adesso la gente ti riconosce e urla il tuo nome… Da dilettante è raro».

La Ineos attacca e il gruppo si spezza, un esempio di quanto si vada forte in salita tra i pro’
La Ineos attacca e il gruppo si spezza, un esempio di quanto si vada forte in salita tra i pro’

Salita che fatica

L’altroieri sul valico della Somma, lui ed Ulissi hanno fatto un capolavoro per aiutare Gaviria a non staccarsi. Lo hanno protetto al massimo, standogli davanti e di fianco per fargli prendere meno aria possibile e farlo salire regolare, ma certo quando entrano in gioco i big è tutta un’altra storia.

«Vanno veramente forte in salita. Io poi non ho ancora la condizione e pertanto ancora faccio più fatica». Però sotto i “baffi” i ride e sotto, sotto qualcosa cova.

«Vediamo, non so se riuscirò a fare qualcosa già in questo Giro, ma magari esco bene per le corse che dovrò fare dopo. Quali? L’Appennino, l’italiano, il Gp Lugano… tante corse di un giorno e forse lo Slovenia. Però la gamba è in crescita».

PS Poco dopo la messa online di questo pezzo, Alessandro tagliava secondo il traguardo di Montalcino dietro Mauro Schmidt, per lui una grande giornata, ma anche una grande delusione.

«Preferivo vincere – dice impolverato dopo l’arrivo – chiedevo all’ammiraglia se fosse veloce ma mi dicevano di no. Lui poi non ha tirato molto. Comunque sì, ve lo confermo il giorno di riposo mi ha fatto bene. Da oggi ho iniziato a sentire altre sensazioni. E il Giro non è finito…».

Verso Montalcino, le ultime dagli sterrati e dai meccanici

19.05.2021
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E oggi si riparte. Dopo il giorno di riposo il Giro d’Italia affronta la super chiacchierata tappa Perugia-Montalcino, quella con gli sterrati. Incredibile come la Strade Bianche, che si tiene a marzo, abbia lanciato questo genere di percorso e di corsa. In tutto il mondo l’appeal è fortissimo.

E’ di ieri la notizia che in Belgio ci sia una sorta di rivolta popolare con la televisione di Stato perché abbia scelto di non trasmettere in chiaro il Giro d’Italia con un Evenepoel così in palla e tappe come quella in Toscana.

Quattro settori di sterrato

Ma davvero cosa ci possiamo attendere da questa tappa? Molto, sia dal punto di vista delle emozioni, che da quello paesaggistico, che ovviamente dal punto di vista strettamente agonistico.

Da Perugia a Montalcino i chilometri da affrontare sono 162 e di questi 35,1 sono su sterrato. Si concentrano dal chilometro 92, in località Torrenieri, al chilometro 153, quando il gruppo entrerà nell’abitato di Tavernelle. E anche il dislivello non manca, si superano i 3.000 metri e l’arrivo è in cima ad uno strappo. I 35 chilometri di sterrati si dividono in quattro settori. Il più lungo è il secondo (in apertura) e misura 13,5 chilometri.

Fondo perfetto

Dal Comitato di tappa giungono voci di un grande lavoro sulle strade. Alcuni settori, sono stati abbondantemente risistemati, come il primo. C’era un discesa un po’ dissestata e anche per non compromettere troppo il Giro (ricordiamo non è una classica di un giorno) si è “levigato” il fondo. Come? Prima con delle piccole ruspe a sistemare gli avvallamenti più importanti, poi con il riporto di molta “breccia” e infine con il rullo. Inoltre la pioggia della scorsa settimana è stata una vera manna in quanto ha compattato tutto. Si è pensato persino allo sfalcio dei rovi e dei cespugli ai lati per allargare la visuale. Insomma gli sterrati sono in ottime condizioni.

Montalcino poi si è vestita a festa. Come tutte le altre città del Giro, un suo monumento è stato illuminato di rosa, solo che qui si è andati oltre. Si sono addobbati persino i tipici cipressi. E poi i fiocchi per la città, gli eventi gravel e in e-bike di contorno che vanno avanti da settimane, la gara juniores di domenica scorsa vinta da Svrcek.

Gomme più robuste

Ma se questo è quello che succedeva a Montalcino, ieri nella zona di Perugia, dove soggiornavano le squadre, i meccanici lavoravano sodo, tuttavia meno del previsto. A quanto pare infatti, si è intervenuto quasi esclusivamente su ruote e gomme.

«Noi – ci ha detto Matteo Cornacchione meccanico della Ineos-Grenadiers di Bernal – utilizziamo le ruote Shimano Dura Ace da 40 o da 60 millimetri di profilo a seconda di ciò che vuole il corridore. L’unica cosa che abbiamo cambiato sono state le gomme: usiamo i tubolari Continental Rbx, cioè Roubaix, sempre da 25 millimetri. Semplicemente hanno una sponda e una carcassa più robuste. Li utilizziamo nelle classiche del Nord e abbiamo l’esperienza della Strade Bianche. Per il resto le bici sono totalmente identiche ad una tappa normale».

E dello stesso parere è anche Nazareno Berto, storico meccanico della carovana ed ora in forza alla Bardiani Csf Faizanè.

«Si è lavorato solo sulle ruote – dice Berto – I ragazzi useranno tubolari Pirelli da 28 millimetri, mentre di solito montiamo quelli da 25. L’unica differenza per gli sterrati è l’utilizzo delle ruote basse, che poi sono quelle da 30 millimetri le Deda Elementi SL30TDB, per tutti».

Evenepoel: «Stupito da me stesso. Credo alla vittoria»

18.05.2021
3 min
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E qualche ora dopo Egan Bernal ecco parlare Remco Evenepoel. Il belga ha scelto di dedicarsi ai giornalisti dopo la sgambata. La sua conferenza è stata accompagnata, anzi introdotta, dall’annuncio di Patrick Lefevere del prolungamento di altri sei anni di contratto con Quick Step

Ma se Egan era più serio, Remco non stava fermo un attimo. Dondolava con le spalle e rideva, “irriverente” come in bici, anche se voci dal gruppo dicono si sia calmato parecchio.

Evenepoel stremato a Campo Felice
Evenepoel stremato a Campo Felice

Stupito da se stesso 

In realtà poi il giovane belga è molto più serio di quello che lascia sembrare. Ed è anche sensibile.

«Sono contento di essere in questa posizione al mio primo grande Giro – dice Evenepoel – quando sono in corsa non penso molto, ma poi quando salgo sul bus e guardo le classifiche resto un po’ stupito. E’ da tanto che non correvo. E’ incredibile quello che sto facendo. Sono secondo in classifica e per ora sta andando tutto bene.

«Per questo non sento pressioni, ma sono solo felice di essere qui, di poter correre se penso a come stavo nove mesi fa. Ma al Giro d’Italia ci credo. Se non avessi pensato di poter vincere, non sarei stato sulla rampa di lancio di Torino. Sto bene, sono qui al passo dei migliori scalatori. Vedremo le grandi montagne cosa diranno».

A Torino Remco ha dato a Bernal 20″ in 8,6 chilometri. Non poco pensando alla crono finale
Remco a Torino ha rifilato a Bernal 20″ in 8,6 chilometri.

La rivalità con Bernal

«Non siamo rivali. Corriamo per lo stesso obiettivo. Per me è un onore competere con chi ha vinto il Tour de France. In passato ci siamo incontrati solo un paio di volte, ma questa è la prima vera sfida. E comunque il Giro d’Italia non si riduce solo a me e a Bernal, ci sono tanti altri corridori, come Vlasov, Ciccone e Caruso che sono vicinissimi. E anche Yates. Insomma non eliminerei nessuno dei primi dieci in classifica».

Remco si sta riabituando a questi sforzi. Lui stesso, dopo le prime tappe, aveva ammesso di avere bisogno di questo… rodaggio, ma la forza ce l’ha eccome. Nell’arrivo di Campo Felice si è toccato con un corridore a circa 400 metri dall’arrivo, poco dopo l’affondo di Bernal. Ne aveva almeno otto davanti (Bernal e Ciccone esclusi) ed è arrivato quarto. 

Deceuninck-Quick Step e Ineos-Grenadiers: per la vittoria finale conterà molto la squadra
Deceuninck e Ineos: per la vittoria conterà molto la squadra

Sfida tra squadre

Intanto domani c’è una tappa importantissima verso Montalcino. Una frazione che a Remco non sembra preoccupare. In casa Deceuninck-Quick Step le classiche sono il pane quotidiano e avranno consigliato al meglio il giovane belga forte dell’esperienza con la Strade Bianche.

«No, non ho fatto sopralluoghi – dice Remco – mi fido di quello che mi hanno detto i meccanici. Di certo domani la gara esploderà. Si sprecheranno molte energie, ci sarà polvere, sarà dura. E immagino sarà più facile perdere tempo che guadagnarne».

Quella tra Egan e Remco è anche una sfida tra due squadroni: la Ineos-Greandiers domina nei grandi Giri e la Deceuninck-Quick Step nelle classiche. In tal senso l’ago della bilancia è a favore del colombiano, gli inglesi ormai sanno bene come gestire certe situazioni, però la Deceuninck quando punta difficilmente sbaglia e l’esperienza di pochi mesi fa con Almeida gli sarà stata utile.

Bernal “il serio” si gode la rosa ed è pronto alla sfida

18.05.2021
3 min
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Egan Bernal e Remco Evenepoel si marcano anche nel giorno di riposo. Ieri si è parlato quasi più del traguardo volante su cui hanno sprintato che della tappa. E per fortuna che ha vinto Sagan! Stamattina prima di uscire in allenamento ha parlato il colombiano e dopo pranzo è stata la volta del belga.

Egan Bernal ha vinto il Tour nel 2019, ora può bissare con il Giro
Egan Bernal ha vinto il Tour nel 2019, ora può bissare con il Giro

Pericolosi in tanti

«Siamo in tanti e tutti molto vicino – ha detto Bernal – Fino a Simon Yates tutti possono vincere. In questi anni si è visto come ci voglia poco per recuperare o perdere terreno. Io sono molto contento di essere arrivato sin qui con la maglia rosa, non me lo aspettavo, ma il Giro è lungo. Le grandi montagne devono arrivare ed è lì che si vedrà davvero chi è più in forma. Il mio obiettivo è arrivare alla crono finale con almeno 1’30” di vantaggio (non nomina Evenepoel, ndr) ma se dietro ci sono altri scalatori potrebbe bastare anche un minuto, certo sarei al limite.

«Da parte mia sono tranquillo e mi fa molto piacere vedere Daniel Martínez messo così bene in classifica, questo mi dà serenità».

Bernal Torino 2021
Bernal si è presentato a Torino con appena 18 giorni di gara
Bernal Torino 2021
Bernal si è presentato a Torino con appena 18 giorni di gara

Forma in crescita

Riguardo alla sua schiena Bernal ammette che avrebbe preferito fare un po’ più di qualità prima del Giro, in poche parole gareggiare, e non solo restare in altura (a casa).

«Avrei voluto fare di più, ma a causa del mal di schiena ho dovuto limitarmi. Però tutto questo può anche essere un vantaggio. Potrò essere più fresco nel finale. Per chi ha corso poco come me i due giorni di riposo sono importantissimi. Se sto meglio ora o quando ho vinto il Tour? Difficile dirlo. Quell’anno avevo preparato il Giro e poi mi sono fratturato la clavicola ma ho avuto un picco di forma molto lungo. E prima del Tour avevo fatto il Giro di Svizzera. Adesso ho preparato il Giro ma ho corso meno».

Si va a Montalcino

Domani inizia una settimana importante con sterrato e Zoncolan. Bernal non vuole ancora guardare tanto in là. Conosce bene le insidie degli sterrati e da ex biker non li sottovaluterà. Anzi, proprio tra Strade Bianche e Tirreno ha svolto un sopralluogo della tappa di domani.

«Non si possono paragonare la Strade Bianche e la tappa di domani. Quella è una corsa di un giorno piena di specialisti, corridori diversi e con più settori. Immagino una grande lotta per prendere davanti i settori di sterrato».

Il testa a testa con Evenepoel sta diventando di grande appeal mediatico oltre che tecnico
Il testa a testa con Evenepoel sta diventando di grande appeal mediatico oltre che tecnico

Egan vs Remco

Questa è la sfida che infiamma i tifosi e i media. Due giovani che non hanno paura. E il traguardo volante di ieri non ha fatto altro che gettare benzina sul fuoco.

«E’ stato un bel momento – conclude Bernal – Io ho visto un’occasione, lui ha cercato di anticiparmi. Entrambi ci divertiamo. Remco ha mostrato di essere un grandissimo corridore, ha recuperato bene dal suo infortunio e soprattutto ha lavorato bene pur stando lontano dalle gare. Per questo crescerà ancora e per questo devo accumulare vantaggio su di lui. Io voglio vincere questo Giro».

Guercilena: «Nuovi piani su Ciccone? Dopo lo Zoncolan»

18.05.2021
4 min
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E dopo le parole di Stefano Garzelli, passiamo la palla ai diretti interessati della Trek-Segafredo. Le prestazioni di Giulio Ciccone sugli Appennini cambiano, o quantomeno impongono, una revisione dei piani tattici per gli uomini di Luca Guercilena.

E proprio con il team manager milanese facciamo un’analisi. Che cade poi in un momento importante, il primo giorno di riposo e prima di una frazione delicata come quella di Montalcino.

Luca Guercilena (47 anni) è il team manager della Trek-Segafredo
Luca Guercilena (47 anni) è il team manager della Trek-Segafredo

La condizione cresce

Guercilena fu il primo a dirci che la condizione di Ciccone sarebbe stata un crescendo graduale, ma che alla fine il suo obiettivo principale era la Vuelta. In forma al Giro d’Italia sì, ma con la Spagna in programma.

«Non avendo corso da dopo le prime due tappe del Catalunya – spiega Guercilena – e dopo l’infortunio al ginocchio non potevamo sapere come stesse davvero Ciccone. Ci siamo resi conto che stava bene già nelle prime frazioni, ma l’idea iniziale era di cercare una vittoria di tappa. Poi ovviamente vedendo che la possibilità di stare coi migliori c’è, c’è stata almeno fino a Campo Felice, è chiaro che un minimo di attenzione in più la daremo. Però come giustamente ha detto anche Giulio, viviamola giorno per giorno».

Il testa a testa con Bernal è ufficialmente iniziato a Campo Felice
Il testa a testa con Bernal è ufficialmente iniziato a Campo Felice

Limitare la pressione

Getta acqua sul fuoco Guercilena, ma non per deviare il discorso, semplicemente perché è realista.

«Giulio la classifica non l’ho mai fatta per cui bisogna cercare di capire gradualmente dove possiamo arrivare. Al tempo stesso sono convinto che lui le capacità sulla terza settimana le abbia, perché in tutti grandi Giri che ha fatto nel finale si è ben comportato».

Il dirigente lombardo neanche vuol mettere all’improvviso tutto il peso della squadra sulle spalle dell’abruzzese. Questo potrebbe arrestare la sua corsa, complicargli le cose. Per adesso si va avanti così. Semplicemente si hanno delle certezze in più.

Il Mostro carnico si scalerà il prossimo 22 maggio nella Cittadella-Monte Zoncolan
Il Mostro carnico si scalerà il prossimo 22 maggio nella Cittadella-Monte Zoncolan

Zoncolan spartiacque

Questo, come abbiamo scritto stamattina con Garzelli, ricorda il famoso Giro del 2000 in cui Pantani era Nibali e Garzelli Ciccone e per questo ci si stringerà attorno a Cicco? Per esempio Mollema smetterà di andare in fuga?

«Vediamo, vediamo – riprende Guercilena – Secondo me dobbiamo arrivare con questo modo di correre fino allo Zoncolan, coi piedi per terra e liberi di pensare giorno per giorno. Se poi anche sullo Zoncolan Giulio si dimostra realmente competitivo, se anche lì starà con i primi allora tutte le strategie cambieranno. Ma per adesso si continua cercando di stare davanti e di vincere delle tappe. Magari un pochettino sì, qualcosa è cambiato. Se prima eravamo diciamo 70/30 fra tappe e classifica adesso ci avviciniamo a 60/40. Però, ripeto, aspettiamo ancora qualche giorno prima di focalizzarci solo sulla classifica».

La vicinanza di Nibali può essere l’arma in più per Ciccone
Nibali può essere l’arma in più per Ciccone

Nibali l’uomo in più

Guercilena non si illude. Sa bene che gli ostacoli sono sempre molti. A cominciare dalla frazione, delicatissima, di domani a Montalcino. In questo caso avere un Nibali al fianco conta tanto.

«Nibali è fondamentale. La squadra sarà fondamentale proprio perché il rischio non è tanto la condizione atletica del corridore, quanto il problema meccanico, il fattore esterno. Un uomo come Vincenzo per Giulio è assolutamente importante. Peraltro, come ho sempre detto da quando Vincenzo arrivato in Trek, sarebbe stato un grandissimo vantaggio proprio per Giulio, per imparare dal grande corridore che è».

Ciccone ha già attaccato spesso in questo Giro: Canale, Sestola (in foto), Ascoli…
Ciccone ha già attaccato spesso in questo Giro: Canale, Sestola (in foto), Ascoli…

Ma anche Giulio…

Insomma prima del serrate i ranghi attorno all’abruzzese c’è da aspettare un po’, ma Guercilena ha già ben chiaro il piano.
«Se Giulio continua così sarà interesse nostro cercare di proteggerlo il più possibile. Poi abbiamo un bella squadra: Nibali, Mollema, Brambilla… fermo anche Moschetti!».

Certo però che anche Ciccone deve iniziare a correre diversamente. Gli attacchi “scriteriati” come quello verso Ascoli non devono più accadere. Tanto che lo stesso Giulio dopo l’arrivo quel giorno si è scusato subito con la squadra, ammettendo l’errore. Ma a quanto pare la tappa di Campo Felice ha sancito definitivamente il cambio di tattica e di mentalità di Giulio. Peccati di gioventù. Intanto noi, come Guercilena, aspettiamo lo Zoncolan per capire definitivamente che piega prenderà il suo Giro.