Come immagine del profilo su WhatsApp, Sylwester Szmyd ha Gatto Silvestro che da sempre è il suo soprannome. Quando il gruppo ti affibbia un nomignolo così, significa che ti ha accettato e ti vuol bene. Per questo anche dopo aver smesso, Silvestro si tiene stretto quel gatto e i ricordi connessi. Nella foto di apertura è sul Montegrappa al Giro del 2010, con Nibali e Basso, prima che Vincenzo vinca la sua prima tappa nella corsa rosa.
Il nome del polacco era saltato fuori qualche giorno fa parlando con Giovanni Aleotti, ultimo acquisto della Bora-Hansgrohe. Il bolognese, appena tornato dal primo ritiro in Germania, ci aveva raccontato di essere finito per la preparazione proprio… tra le mani di Silvestro. Così, con il pretesto di scambiarci gli auguri di Natale e rinverdire qualche ricordo, siamo idealmente volati fino a casa sua in Polonia.
«Qui il Natale è doppio – dice Szmyd – non come in Italia, che si festeggia soltanto il 25. Il giorno di Santo Stefano è la stessa storia. Siamo a casa con tutti i familiari, le strade sono piene di gente. Qualcuno con la mascherina, qualcuno no. Ci sarà coprifuoco soltanto la notte del 31 dicembre, fino alle 6 del mattino. E per il resto… Buon Natale anche a voi!».
Sylwester “Silvestro” Szmyd, professionista dal 2001 al 2016 con varie squadre tra cui la Mercatone Uno dell’ultimo Pantani e la Liquigas di Basso e Nibali, fa parte dello staff del team tedesco dal 2018. Inizialmente era il vice di Patxi Vila per quanto riguardava Peter Sagan. Poi gli sono stati affidati anche altri corridori e, avendo fatto il corso Uci da tecnico quando ancora correva, ha assunto anche il ruolo di direttore sportivo. Quando infine il basco ha lasciato la squadra, Silvestro ha preso in mano Sagan e si è impossessato della seconda ammiraglia, dato che nelle gare WorldTour a bordo della prima viaggiano i due tecnici più importanti.
«Seguirli in corsa – dice – è la cosa migliore, non serve che guardi i file di allenamento. Li vedo prima della gara, li sento durante, li vedo dopo. So come stanno e come andranno. Magari non posso essere presente a tutte le corse, per il rischio di non occuparmi bene di quelli che sono a casa, però di certo esserci è un valore aggiunto».
Il dossier Aleotti
Di Aleotti ha studiato prima il dossier composto da ordini di arrivo e file di allenamenti e corse. Silvestro ha considerato il secondo posto al Tour de l’Avenir del 2019 e ha osservato i dati dell’ultima tappa al Giro d’Italia U23 del 2020, in cui Giovanni non è proprio riuscito a sbloccarsi, perdendo il podio. Poi lo ha incontrato e finalmente è riuscito a dirgli quale idea si sia fatto.
«Nessuna idea – sorride Silvestro – ho deciso di non decidere. E’ difficile capire di che tipo di corridore si tratti. Dai numeri e da quello che ho capito, sarebbe sbagliato chiuderlo nel discorso dei grandi Giri. Ho pensato a Nibali che, a un certo punto, dalla Fassa Bortolo arrivò alla Liquigas».
Che cosa c’entra Vincenzo?
Credevamo tutti che fosse un corridore da classiche e per quello si allenava. Nel 2010 venne sul Teide con Basso, Kreuziger, Pellizotti e il sottoscritto. Noi eravamo su per Giro e Tour, Vincenzo per le Ardenne. In Belgio non andò bene e tornò a casa sua, al mare. Finché gli chiesero di venire al Giro, con pochissimo preavviso. Lui non voleva, ma cedette. E alla fine, se non fosse stato nella Liquigas, avrebbe potuto vincerlo. E il bello è che alla vigilia ci scherzavamo. Dove vai nelle corse a tappe, tu che sei uno da classiche? Invece quell’anno arrivò terzo al Giro e vinse la Vuelta. Aleotti è lo stesso. Nel senso che è presto dire per cosa sia fatto.
Quindi cosa farete con lui?
Lavoreremo per il Giro d’Italia, sempre che la squadra decida di portarlo. Ovviamente non andrà a fare il leader e dopo il primo anno vedremo quali risposte ci avrà dato. Non voglio farmi ora un’idea, non voglio limitarlo. Cercherò di lavorare con lui in base alle gare che andrà a fare, perché migliori. Abbiamo tempo per scoprirlo.
Nei giorni scorsi abbiamo parlato della scelta di mettere subito Cunego sui Giri…
Perfetto, sono stato accanto a Damiano dal 2004 al 2008. Se non si fosse pensato di indirizzarlo sui Giri, magari avrebbe vinto chissà quante Liegi.
Il dossier Fabbro
Sul friulano c’è da mediare fra gli slanci di stima infinita da parte dei suoi tecnici al CT Friuli, con Bressan e Boscolo in testa, e i riscontri dopo il primo Giro d’Italia da vero protagonista al terzo anno di professionismo e finalmente nel giusto ambiente.
«Matteo – dice Silvestro – è uno di quelli che mi dà le maggiori soddisfazioni. Aveva un solo anno di contratto, si è fidato totalmente ed è venuto fuori. Credo non dovesse neanche fare il Giro, invece il Covid ha fatto cambiare i piani e lui ha sfruttato benissimo l’occasione. Si fida, lavora bene, è onesto. E’ un ragazzo serio, a me piace.
Dove potrà arrivare?
E’ presto anche per lui. Non va male a crono, ma per ora direi che al Giro d’Italia non potrebbe essere il leader. Questo almeno penso io. Farà bene quello che gli dicono, magari lo vedo fare la classifica alla Tirreno o al Romandia.
Escludi sviluppi?
Per i livelli più alti bisogna aspettarlo, perché il 2020 è stato il primo anno così bene. E’ migliorato in salita, sta con i migliori scalatori. Ma gli direi che invece di fare 8° in classifica, punterei piuttosto a vincere tre tappe. L’importante è che vada di nuovo forte al Giro e si valorizzi al massimo.
Vogliamo dire qualcosa su Sagan?
Meglio aprire un altro capitolo, ci sono cose da dire…