Viviani pronto a ripartire da europei e Coppa

03.12.2022
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Il matrimonio. Il ritorno a casa. La ripartenza. Elia Viviani, padre putativo della pista azzurra e angelo custode del cittì Villa, getta uno sguardo oltre l’inverno e traccia la sua rotta verso Parigi 2024. Da un lato mostrando voglia di riscatto, dall’altro difendendo scelte che lo hanno portato via dagli ordini di arrivo. Il senso molto chiaro è che la pista e l’obiettivo olimpico vengano prima di tutto.

«Ho sempre detto che se sono tornato alla Ineos c’era un motivo – spiega – ed era il progetto olimpico. Ho firmato tre anni di contratto, sto sacrificando qualcosa su strada perché magari in qualche gara non mi vedrete, come il Giro di quest’anno e vediamo il prossimo, ma è chiaro che nella testa ho le Olimpiadi».

Per Viviani nel 2022, dieci podi e due vittorie: questa alla CRO Race davanti a Mohoric
Per Viviani nel 2022, dieci podi e due vittorie: questa alla CRO Race davanti a Mohoric
Intanto la pista azzurra cresce…

E’ una bella realtà. Anche nella velocità si è dimostrato che formando un gruppo, quindi non mettendo semplicemente insieme delle individualità, ma dandogli il supporto di Quaranta, sono stati fatti passi da gigante in pochissimo tempo. Più in su si va e più crescere sarà difficile, ma intanto siamo partiti. I ragazzi e le ragazze hanno già ha sfiorato qualche medaglia, quindi il gruppo è bellissimo e fortissimo.

Senti un po’ tua questa creatura?

Sì, assolutamente e ne vado orgoglioso, ovviamente. Quando vedo che tutto funziona, ovvio che è bello. Ai mondiali scorsi, il quartetto maschile ha perso per un pelo, ma ci sta. Le ragazze hanno mostrato la superiorità che da anni vedevamo in prospettiva e farlo a un anno e mezzo da Parigi sicuramente è un segnale forte.

Parteciperai anche tu alle qualifiche olimpiche?

Sì, farò anche io la mia parte. Farò sicuro gli europei e poi forse una se non due Coppe del mondo su tre. E poi i mondiali che danno punteggi doppi, quindi saranno un passaggio fondamentale per la qualifica.

Il mondiale ad agosto con tutte le discipline in che modo condizionerà la stagione?

Per noi è meglio. Come avete visto con le Olimpiadi, siamo avvantaggiati rispetto a Nazioni come Australia e Nuova Zelanda. Noi soffrivamo quando i mondiali erano febbraio, quindi ora che sono ad agosto per noi è un punto di vantaggio. Ottobre oppure agosto per noi è bene. O nel mezzo della stagione su strada oppure alla fine, quando hai ancora qualche energia da spendere.

Però qualcuno si troverà a fare il doppio impegno pista e strada a distanza di pochi giorni…

Sicuramente quello può essere un problema, nel senso che è un po’ discutibile il fatto di mettere tutti insieme. Non solo per strada e pista, ma per la mountain bike e per tutti, perché lo stesso problema ce l’avranno Van der Poel e Pidcock e quindi… Non so, secondo me questa cosa del super mondiale è da rivedere, perché può essere un evento “figo da vendere”, però a livello atletico penalizza tantissimo la multidisciplinarietà, dopo i tanti anni che abbiamo speso per convincere atleti e team. Sarà un problema far combaciare strada e pista. E forse anche la crono, che è già più simile alla pista, però è ovvio che ha bisogno di una preparazione specifica. La Guazzini e Pippo (Ganna, ndr) sono corridori che dovranno fare entrambi gli appuntamenti, sicuro.

Parteciperai agli europei di febbraio, questo significa aver anticipato di molto la ripresa della preparazione?

Sì, bisogna anticipare, nel senso che abbiamo poco tempo di trovarci per metterli a punto, essendo la prima prova di qualifica olimpica. Anticipare soprattutto la qualità del lavoro. Quindi vuol dire che sotto Natale ci vedrete spesso in pista a Montichiari, che i primi di gennaio saremo ancora là, prima di andare chi a San Juan e chi in Australia e tornare a posto, perché poi non ci sarà più tempo. Io comincerò in Argentina con la squadra. C’era anche la possibilità Australia, ma sarà Argentina al 99 per cento. 

Guarischi nel treno della Sd Worx per pilotare Wiebes

27.10.2022
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Le camminate sulle montagne attorno a casa sono sempre il suo modo per staccare la spina e pensare alla stagione successiva. Dalle vette sopra al lago di Lecco Barbara Guarischi vede il 2023 che la attende con i colori della SD Worx. Dopo tre anni lascia la Movistar per accasarsi alla corazzata olandese grazie ad un contratto biennale.

Un’occasione troppo ghiotta, sorta la scorsa primavera, per lasciarsela sfuggire. La SD Worx ha scelto Guarischi per pilotare il treno di Lorena Wiebes, l’altro grande acquisto del team guidato da Anna Van der Breggen e Lars Boom. Un piccolo assaggio del nuovo nucleo in cui si inserirà, Barbara ce lo ha avuto domenica scorsa durante il matrimonio tra Elia Viviani ed Elena Cecchini, sua futura compagna di squadra dopo le esperienze assieme alla Canyon-Sram. Alla cerimonia erano presenti anche Demi Vollering, Lonneke Uneken e Chantal Blaak, oltre ai due diesse.

Wiebes battezza la maglia di campionessa europea al Simac Tour. Per lei 23 vittorie stagionali
Wiebes battezza la maglia di campionessa europea al Simac Tour. Per lei 23 vittorie stagionali

Dei programmi imminenti e del ruolo che avrà accanto alla campionessa europea ne abbiamo discusso con Guarischi. Iniziando proprio dal giorno di quelle nozze…

Barbara è stata l’occasione per fare due chiacchiere in vista del 2023 con parte della tua nuova squadra?

No, non abbiamo parlato di nulla. Ci siamo divertiti. Abbiamo riso e scherzato. E’ stato giusto così, non era quella la sede per fare certi discorsi. Però giornate del genere sono perfette per conoscersi meglio al di fuori delle gare o dei ritiri. Credo che siano fondamentali per fare gruppo. Naturalmente mi fa piacere ritrovare Elena come compagna, sarà un punto di forza per me.

A proposito di ritiri, sai già qualcosa in merito?

Faremo il primo dal 15 al 25 novembre in California presso la sede di Specialized. Vedremo le bici, lavoreremo sul posizionamento e sulla meccanica. E credo che ci sarà spazio anche per un po’ di turismo. Tutti contesti in cui getteremo le basi per la prossima stagione facendo un bel team building. Poi dovremmo andare in Spagna dall’8 al 16 dicembre, per poi tornarci a gennaio e febbraio prima di iniziare a correre.

Anche il 2022 di Guarischi ha visto la vittoria di un titolo: i Giochi del Mediterraneo (foto Coni/Pagliaricci)
Anche il 2022 di Guarischi ha visto la vittoria di un titolo: i Giochi del Mediterraneo (foto Coni/Pagliaricci)
Cosa significa per te approdare in un team di questo calibro?

Inizialmente è stato un fulmine a ciel sereno. Ho preso al volo l’opportunità di venire alla SD Worx. Successivamente, col passare dei mesi, ho avuto modo di riflettere e pensare che questa è la ciliegina sulla torta. Sono partita quasi dal nulla o comunque da formazioni piccolissime. Nella mia carriera ho imparato che per ricevere bisogna dare. Forse è anche per questo che penso di essermelo meritato. Sono contenta, direi che mi sento realizzata. Però, attenzione. Questo non è un punto di arrivo ma di partenza. E continuerò a dare anche qui come ho sempre fatto in passato.

Alla SD Worx mancava la velocista pura ed è arrivata Wiebes. Tu sarai la sua ultima ruota, come sarà il tuo lavoro?

Ci sarà da costruire un treno. Nessuno è abituato a farlo. Sembra facile ma, come si dice, c’è una bella differenza tra il dire e il fare. Sono sicura che ognuno di noi ci metterà qualcosa e dovremo essere brave a metterla al posto giusto. Per creare un buon treno e un buon lead-out ci vuole fiducia. La costruiremo. Il potenziale c’è, va solo trasformato e messo in pratica. Una volta che saremo affiatate sarà bello, perché dovremo saperci adattare e reinventare il treno ad ogni corsa.

Ci sarà tanta concorrenza alle gare. Tutte le squadre con una velocista vi correranno contro…

Lorena è molto forte di suo e senz’altro agevola il nostro lavoro. Però sappiamo che avremo tutti gli occhi puntati addosso e faranno di tutto per batterci. Tuttavia credo che sia anche giusto così, anzi è il bello delle corse. Questo sarà uno stimolo in più per dare il meglio. L’importante è essere sicuri di aver fatto il massimo per vincere poi ci starà anche poter perdere.

Hai già avuto modo di parlare con Lorena?

Non tanto per la verità. Ci siamo viste durante le prove del vestiario. Abbiamo fatto una chiacchierata generica, ma nulla di approfondito sul tema. Sotto quel punto di vista dobbiamo conoscerci meglio però avremo tempo.

Sei stata una sua avversaria in volata. Pensi di andare a rivedertene qualcuna per capire meglio come lanciarla allo sprint?

No, non guarderò nulla. Ogni volata è diversa. Voglio imparare a conoscerla direttamente dal vivo in bici. Cercherò di prendere dei riferimenti perché la volata da fare lo deciderà lei di volta in volta. Il treno dovrà adeguarsi. Solitamente è sempre così.

Guarischi troverà anche Lonneke Uneken, velocista classe 2000, già argento e bronzo europei U23
Guarischi troverà anche Lonneke Uneken, velocista classe 2000, già argento e bronzo europei U23
C’è una corsa in particolare che ti piacerebbe vincere con Wiebes?

Al momento dico nessuna. Anzi, qualsiasi gara sarà importante da sfruttare per vincere qualora ci sarà l’occasione.

Lavorerai solo con lei o potresti essere a disposizione di altre compagne o addirittura ritagliarti un tuo spazio?

Avrò un ruolo molto simile a quello degli ultimi anni. Adesso non sono interessata ad avere miei spazi. Mi metto in secondo piano, ho altri obiettivi e altre priorità. Sì, potrei essere al servizio di Kopecky se avesse bisogno. E se non ci sarà Lorena, lavorerò per Uneken, l’altra nostra velocista pura. E’ giovane e forte, avrò un occhio di riguardo per lei. Mi piacerebbe molto aiutarla a crescere.

Cosa puoi dare a Lorena e cosa ti può dare lei?

Non saprei proprio. Anche se sono più grande di lei, non mi sento arrivata da poter insegnare chissà cosa. So che ogni persona ti porta qualcosa di nuovo. Credo che abbiamo tanto da dare l’una all’altra. Tutto quello che abbiamo imparato dalle nostre esperienze, come i dettagli, ce lo scambieremo per migliorare l’intesa.

Paladin, com’è stato il tuo mondiale a bordo strada?

14.10.2022
5 min
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Il mondiale in Australia avrebbe preferito correrlo, è un’ovvietà. In un qualche maniera però Soraya Paladin è stata in gara in modo attivo sul circuito di Wollongong. Al termine dello strappo mozzafiato di Mount Pleasant c’era proprio la 29enne di Cimadolmo a dare indicazioni alle sue compagne azzurre, seguendo le direttive del cittì Sangalli con cui era in contatto.

La mancanza delle radioline nelle competizioni per nazionali è una assurdità – se si pensa che durante il resto della stagione non è così – ma obbliga sempre i vari staff ad organizzarsi nel migliore dei modi nei punti più delicati. E per chi resta fuori dalle titolari è l’occasione di dare il proprio contributo. Paladin che aveva disputato le prove iridate di Imola, Yorkshire e Innsbruck (quelle con percorsi duri, per intenderci), come ha vissuto questa esperienza a bordo strada? Glielo abbiamo chiesto al rientro dal Tour de Romandie, la sua ultima fatica stagionale nella quale ha vinto la classifica a punti. E naturalmente la chiacchierata non si è limitata solo a quello…

Soraya ha chiuso la stagione al Romandia vincendo la classifica a punti
Soraya ha chiuso la stagione al Romandia vincendo la classifica a punti
Soraya togliamoci subito il dente. Sei rimasta molto delusa di non aver corso?

E’ scontato dire che avrei voluto partecipare anche perché il tracciato mi piaceva, adatto alle mie caratteristiche. C’è un po’ di amarezza e mi ha fatto male vedere le mie compagne da fuori però non è stata una decisione a sorpresa. Sapevo che ero in dubbio, lo avevo capito e ne avevo parlato con Paolo (il cittì Sangalli, ndr). Ero in ballottaggio con Vittoria (Guazzini, ndr), ma forse era giusto che corresse lei visto che aveva una grande condizione.

Se fossi rimasta in Italia avresti avvertito meno la delusione?

Non lo so, forse avrei detto di sì subito. Essere in Australia, provare il percorso con le mie compagne e poi restare fuori… la vivi molto più intensamente. Però se ci penso a mente più fredda, sono contenta di aver fatto questa trasferta. Intanto mi sono guadagnata la convocazione, che è sempre una bella soddisfazione e un grande onore. Poi sono comunque stata d’aiuto alla squadra, come mi era stato chiesto: una cosa che da casa non avrei potuto fare.

Nel 2022 Paladin ha disputato 8 corse a tappe, compresi Giro Donne e Tour Femmes.
Nel 2022 Paladin ha disputato 8 corse a tappe, compresi Giro Donne e Tour Femmes.
Che sensazione è stata essere a bordo strada?

Sono riuscita subito a metabolizzare l’esclusione e concentrarmi immediatamente sul mio compito. Con lo staff azzurro si era deciso che in cima alla salita più dura del circuito dovesse andarci un’atleta, perché conoscendo e correndo sempre insieme non solo alle compagne, ma anche alle nostre avversarie, avrebbe potuto avere un occhio più attento su chi poteva avere più difficoltà od essere più in palla. Alla base di questa scelta e di conseguenza del mio ruolo, c’è il fatto che in nazionale ognuna di noi sa sempre cosa fare. In corsa o fuori, il dialogo da noi è importante, un vantaggio. Mi sono accorta una volta di più che essere dentro alla nazionale dà sempre tanti stimoli. Il primo? Tornarci per essere in gara.

Nel punto in cui eri tu chi ti ha colpito di più? Erano impressioni veritiere o meno?

Ero in cima al tratto con pendenze attorno al 20 per cento. Non si poteva fingere. Durante i primi giri vedevo pedalare molto bene la Vos. Pensavo diventasse il solito brutto cliente, ma alla fine credo che abbia pagato la mancanza del ritmo gara visto che non correva da un po’. Al contrario vedevo passare sofferente la Van Vleuten. Non era quella di sempre perché negli ultimi due giri sarebbe stata con quelle di testa e probabilmente avrebbe attaccato. E forse, per assurdo, magari non avrebbe vinto perché l’avrebbero inseguita tutti dato che non era facilissimo fare il vuoto. Credo che Annemiek stavolta abbia vinto davvero di classe. Ha corso in modo intelligente e nel finale ha piazzato un’azione che ha preso davvero tutte in contropiede. D’altronde non aveva nulla da perdere e ha tentato.

Paladin qui all’europeo 2021. E’ stata una pedina importante anche in tre mondiali consecutivi: Innsbruck, Yorkshire e Imola
Paladin qui all’europeo 2021. E’ stata una pedina importante anche in tre mondiali consecutivi: Innsbruck, Yorkshire e Imola
Delle nostre invece cosa avevi percepito?

Balsamo è una che corre sempre piuttosto davanti quando sta bene. Inizialmente quando la vedevo passare un po’ indietro credevo che stesse salvando la gamba, ma giro dopo giro ho capito che non aveva una grande giornata. Qualcuno dice che potrebbe aver sentito la pressione, ma anche lei non aveva nulla da dimostrare. Ci sta assolutamente vivere una giornata del genere e nessuno gliene può fare una colpa. Longo Borghini è stata la solita attaccante che si è mossa nel punto più duro e nei momenti decisivi. Silvia (Persico, ndr) ha colto una medaglia incredibile al suo esordio in azzurro. Vittoria è andata forte. Però Cecchini e Bertizzolo per me hanno fatto un garone! Tutto il giorno sempre davanti a lavorare per le nostre punte. Abbiamo gestito la corsa in modo ottimale e non abbiamo nulla da recriminare.

Mentre passavano davanti a te cosa vi dicevate?

Principalmente ero io che parlavo perché loro ero a tutta (sorride, ndr). Gli davo gli aggiornamenti su chi era davanti e dietro, sui distacchi, su chi c’era da fare attenzione. Gli trasmettevo gli ordini di squadra. A volte bastavano solo degli sguardi o dei cenni. Alla fine, quando la gara è entrata nel vivo, erano più incitamenti che altro. Le caricavo a non mollare per aiutarle a scollinare perché quando sei in acido lattico, passi via una salita più di testa che di gambe. E’ stato bello vederle da questo punto di vista, si soffre e ci si esalta. Però vi ripeto che è meglio correre (sorride nuovamente, ndr).

Paladin qui al Tour Femmes. La sua Canyon Sram ha vinto la classifica a squadre
Paladin qui al Tour Femmes. La sua Canyon Sram ha vinto la classifica a squadre
A questo punto, cosa cerchi dal 2023?

Vi confesso che ancora non ci ho pensato. Voglio prima godermi una mini-vacanza a Lisbona dove vado a fare il tifo per mia sorella Asja (che è stata elite fino al 2020, ndr) che nel weekend correrà un ironman. Però per dare una risposta dico che vorrei fare bene alle classiche di primavera perché un risultato lì è un buon modo per guadagnare morale per le gare successive. Quest’anno ero partita forte con due podi (in una tappa della Valenciana e a Cittiglio, ndr) poi mi aspettavo qualcosa di più da Giro e Tour. Ho chiuso bene la stagione tra Olanda e Svizzera ma l’anno prossimo vorrei avere più continuità.

Per Longo e Balsamo, mondiale andato di traverso

26.09.2022
4 min
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Raramente ci era capitato di vedere la Longo così delusa. Quando Elisa arriva, ha lo sguardo mesto e il tono dimesso. Nel giro di pochi secondi, il suo mondiale ha cambiato faccia. E dalla speranza di arrivare da sola, si è ritrovata a remare nelle retrovie di una volata non sua. Il ricongiungimento che ha permesso a Silvia Persico di conquistare il bronzo e ad Annemiek Van Vleuten di vincere la corsa iridata ha privato Longo Borghini delle ultime chance di giocarsela. Difficile dire come sarebbe finita nella volata a cinque, ma neppure quello era lo scenario che aveva progettato. L’idea era di arrivare da sola, ma scattare con l’asfalto bagnato su quel muro così ripido ha reso impossibile fare vere accelerazioni.

«A un certo punto ho pensato di dover fare quella volata – dice – ci ho anche sperato sinceramente. Sono contenta perché alla fine l’Italia porta a casa un bel bronzo e questo è un bel successo di squadra, alla quale tengo molto. E’ ovvio, personalmente, sono un po’ dispiaciuta perché essere ripresa ai 500 metri dall’arrivo brucia sempre un po’, però l’importante è aver preso una medaglia».

Longo Borghini sul traguardo, sconfitta e triste, poi felice per il bronzo di Persico
Longo Borghini sul traguardo, sconfitta e triste, poi felice per il bronzo di Persico

Grazie alla squadra

L’attacco era previsto. Il piano di Sangalli si è realizzato quasi alla perfezione. Il difetto sta nel fatto che a vincere sia stata infine un’altra. Lo scenario vedeva la Longo andare via in salita con le 3-4 migliori e nel gruppetto alle sue spalle sarebbe dovuta entrare la Persico, pronta allo sprint in caso di ricongiungimento.

«Era tutto previsto – conferma Elisa – e sapevamo che Silvia stava molto bene. Ci tenevo molto a questo mondiale. E’ stata una stagione particolare, però è così. E’ il ciclismo e va benissimo così perché abbiamo una medaglia. Abbiamo corso veramente bene, io devo ringraziare le mie compagne e soprattutto nel finale Sofia Bertizzolo, ma tantissimo anche Vittoria Guazzini, Elena Cecchini. Tutte le mie compagne che hanno creduto tantissimo in me e spero di non averle deluse (in apertura l’abbraccio con Balsamo e Cecchini, ndr), ma credo che alla fine Silvia abbia salvato tutte e sono contenta per lei, perché quest’anno ha fatto una bellissima stagione».

Elisa Balsamo sapeva che la corsa sarebbe stata dura per lei, ma fino a due giri dalla fine era con le migliori
Elisa Balsamo sapeva che la corsa sarebbe stata dura per lei, ma fino a due giri dalla fine era con le migliori

Strappo fatale

Da un’Elisa all’altra, il mondiale dell’iridata uscente ha seguito la logica sperata fino a due giri e mezzo dalla fine. Nei giorni precedenti Balsamo è parsa concentratissima, dedita a curare ogni cosa nei minimi dettagli. Anche nel primo giorno di pioggia, mentre le compagne giravano sui rulli con apparente disinteresse, Elisa è subito parsa impegnata in una sessione di vero allenamento. Quando però si è resa conto di non riuscire a tenere sugli strappi, ha dato via libera alle compagne.

«La gara è venuta dura – racconta – ci sono anche queste giornate. L’ho capito nel penultimo giro, visto che non riuscivo a tenere il passo sullo strappo e ho capito che semplicemente non sarebbe stata la mia giornata. Succede».

Quando si è visto che Balsamo era in difficoltà, Cecchini ha fatto per lei ritmo regolare sulla salita
Quando si è visto che Balsamo era in difficoltà, Cecchini ha fatto per lei ritmo regolare sulla salita

Il freddo di colpo

Su questo percorso che ha visto al traguardo non già velocisti ma uomini e donne da classiche, la missione per Balsamo prometteva di essere impossibile. 

«Ero consapevole – conferma – del fatto che per me sarebbe stato duro. Avrei dovuto centrare una giornata davvero super e sperare magari di riuscire a rientrare da dietro e così non è stato. Silvia (Persico, ndr) comunque ha preso una medaglia, quindi penso che sia una cosa molto positiva. Diciamo che alla fine faceva freddo, quindi può essere che abbia anche condizionato la gara».

Cecchini, tre ottimi motivi per tirare così tanto

24.09.2022
4 min
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Le storie del mondiale delle donne sono tante e continueremo a raccontarvele. Ma adesso, fermi un attimo: vi siete accorti di quanto ha tirato Elena Cecchini? Prima lei e poi Vittoria Guazzini si sono prese la squadra sulle spalle e l’hanno fatta girare su quel circuito con la forza di treni a vapore.

Prima del via, Cecchini con Bastianelli: amiche e compagne alle Fiamme Azzurre. A destra Silvia Persico
Prima del via, Cecchini con Bastianelli: amiche e compagne alle Fiamme Azzurre

Tre ottimi motivi

Quando Elena ci raggiunge dopo la corsa, è quasi grata per il fatto che il suo lavoro sia stato notato. Non perché non sia abituata a farlo, ma perché dopo un po’ ti assale la sensazione che si tratti di lavoro oscuro. Eppure lei ha qualcosa da dire.

«E’ quello che faccio sempre – ha infatti sorriso – e l’ho fatto per tre motivi. Il primo è che volevo ripagare la fiducia di Paolo (Sangalli, ndr) e della Federazione, perché se avessero guardato i risultati magari potevano portare altre ragazze. Però si fidano di quello che posso fare in queste gare. Questo volevo dirlo ed era la mia motivazione principale.

«Il secondo, perché volevo togliermi un sassolino dalla scarpa dal giorno del Team Relay. So da casa che sono stata un po’ crocifissa, non da voi, ma dal pubblico dei social, per il fatto che mi sia staccata presto. Quella alla fine era semplicemente una tattica, che avevamo discusso con Marco Velo il giorno prima, per provare a vincere. E secondo me è stata anche la tattica giusta. Sapete poi, un po’ il trambusto dei giorni scorsi, ma… Non siamo animali, siamo persone, non ce lo meritiamo. Ma va bene cosi!

«E il terzo motivo era che stamattina Elia (Viviani, ndr) m’ha mandato un messaggio. Mi ha scritto: “Goditi l’ultima gara da fidanzata”, per cui era una motivazione personale importante (il matrimonio è fissato per il 22 ottobre, ndr)».

Giovedì in hotel, all’indomani del Team Relay, Elena aveva già il sassolino nella scarpa
Giovedì in hotel, all’indomani del Team Relay, Elena aveva già il sassolino nella scarpa

L’onore azzurro

La corsa non è andata come le ragazze si aspettavano (erano partite per vincere, ndr), ma è comunque venuta una bella medaglia e stasera ci sarà anche tempo per il buon umore. Anche se Elisa Longo Borghini, passando, si è detta dispiaciuta e temeva di aver deluso la fiducia delle compagne

«Abbiamo dato il massimo – ha detto Cecchini – era un percorso duro e purtroppo Elisa Balsamo non stava tanto bene oggi. Ho provato a fare lo strappo più regolare possibile per lei, perché alla fine una ragazza così veloce nel finale ci vuole sempre. Io delusa dalla Longo? No, no, lei è una grande campionessa. E’ bello lavorare per questo gruppo. Sono stanca morta e alla fine ha vinto di nuovo questo fenomeno anticipando in quel modo…. E vabbè, ha vinto la migliore».

Guazzini all’arrivo con il cambio bloccato e una spintarella da Elynor Backstedt
Guazzini all’arrivo con il cambio bloccato e una spintarella da Elynor Backstedt

Il cambio della “Vitto”

Vittoria Guazzini non ha concluso la corsa perché il cambio della sua bici si è bloccato e andava in giro nella pianura con il rapporto più agile: per fortuna ha trovato un paio di anime buone che l’hanno spinta. La toscana, iridata della crono U23, si è messa a disposizione, rinunciando alle sue chance di raddoppiare con il titolo su strada.

«Non ho mai messo in dubbio – dice – che il mio ruolo qui fosse di supporto. Mi dispiace veramente non averlo finito perché è sempre un onore correre con la maglia della nazionale. Doversi fermare per un problema meccanico non è il massimo. Però sono contenta del mondiale che ho fatto. Tutte sapevamo qual era il piano e nessuna si è tirata indietro quando c’è stato da lavorare per le altre».

SD Worx più completa con Wiebes. Ce ne parla Lars Boom

08.09.2022
5 min
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Ci sono offerte davanti alle quali non ci si può girare dall’altra parte. Quando ti chiama la formazione più forte per proporti un ruolo importante, devi prenderti il tempo per riflettere e cercare di dare la risposta più giusta. Una risposta affermativa, diremmo.

E’ quello che accaduto a Lorena Wiebes. Quando si è fatta sotto la SD Worx con una proposta irrinunciabile, la campionessa europea ha detto subito di sì. Contratto fino al 2025 per la velocista più forte in circolazione. Attenzione, piccolo inciso. Lo stesso incipit potremmo replicarlo fra qualche settimana quando parleremo della stessa squadra e di un’altra atleta.

La trattativa

Wiebes – che nel frattempo ha toccato 21 vittorie stagionali grazie a due tappe e classifica generale al Simac Ladies Tour – ha potuto accasarsi nella sua futura squadra sfruttando una clausola contrattuale prevista nel contratto con il Team DSM (sua attuale formazione) con il quale era legata per altre tre stagioni. Se fossero infatti arrivate offerte economiche più vantaggiose, Lorena sarebbe potuta partire. Così è stato, con tanto di accordo tra le due società olandesi al termine di una consultazione congiunta.

«Devo dirvi sinceramente – ci spiega al telefono Lars Boom, diesse della SD Worx, in uno degli ultimi giorni di vacanza dopo il Tour of Scandinavia – che non so quando sono nati i primi contatti con lei. Del trasferimento di Wiebes se ne è occupato Danny Stam (l’altro diesse, ndr) però è ovvio che una atleta come lei interessi a tante squadre. Noi tenevamo sotto osservazione la sua situazione e quando abbiamo saputo che poteva liberarsi, ci siamo fatti avanti. Il suo arrivo ci porterà gioia».

Lorena Wiebes passerà nella SD Worx grazie ad una clausola rescissoria nel contratto con il Team DSM
Lorena Wiebes passerà nella SD Worx grazie ad una clausola rescissoria nel contratto con il Team DSM

La sprinter mancante

La corazzata SD Worx va così ad arricchirsi dell’ennesimo tassello importante. «Prendendo Lorena – prosegue l’ex pro’ 36enne, vincitore della tappa di Arenberg al Tour 2014 – non solo ci siamo assicurati la sprinter migliore del mondo, ma abbiamo anche coperto un vuoto in quel settore. Ci mancava una velocista pura. Finora le volate di gruppo le ha fatte Kopecky che sa essere molto competitiva in quei frangenti, ma ha dimostrato di essere un altro tipo di corridore.

«Lotte ha vinto corse come Strade Bianche e Fiandre, che ad oggi sono fuori portata per Wiebes. Tuttavia credo che Lorena possa alzare ulteriormente il suo livello non solo nelle volate ma anche in altre corse al momento troppo dure per lei. Comunque fra loro due non ci sarà assolutamente alcuna concorrenza interna».

Un treno per Lorena

Quest’anno Wiebes ha dominato gli sprint con o senza treno, ma alla SD Worx non vogliono lasciare nulla al caso.

«Dobbiamo ancora valutare – continua Boom, che ha guidato il suo team all’ultimo Giro Donne – se inserire qualche altro profilo, però abbiamo corridori che possono tirare una volata a Lorena. Penso a ragazze come Elena e Chantal (rispettivamente Cecchini e Van den Broek-Blaak, ndr) che sanno lavorare molto bene in qualsiasi circostanza, anche nei finali allo sprint. Possiamo darci nuovi obiettivi su corse nelle quali prima partivamo meno favorite. E comunque dovremo considerare il calendario, cercando di distribuire la nostra squadra in modo giusto magari in gare concomitanti».

Reparti ben coperti

Oltre a Wiebes approderanno in SD Worx anche le passiste Femke Markus e Mischa Bredewold, entrambe dalla Parkhotel Valkenburg. Con loro si abbasserà l’età media del roster in considerazione della partenza della 36enne Ashleigh Moolman all’AG Insurance NXTG Team. La scalatrice sudafricana, seconda al Giro Donne un anno fa, verrà sostituita?

«No, siamo ben coperti in quei ruoli per le gare a tappe – dice Boom – con due ragazze molto forti. Abbiamo Demi Vollering, che garantisce risultati e qualità. E poi abbiamo Niamh Fisher-Black, che se ricordate vi ho già presentato proprio a luglio al Giro. Su di lei puntiamo molto, visto che è ancora molto giovane. Entrambe possono crescere, possono fare un ulteriore step. Anche loro avranno il giusto supporto dalle compagne più adatte per la salita».

Demi Vollering sarà la leader per le gare a tappe alternandosi a Niamh Fisher-Black
Demi Vollering sarà la leader per le gare a tappe alternandosi a Niamh Fisher-Black

Scambio di esperienze

Il tempo sta quasi per scadere. In sottofondo si sentono le figlie che lo reclamano più per mostrargli qualcosa che hanno cucinato per lui, anche se onestamente è molto difficile decifrare l’olandese. Chiudiamo la chiacchierata con papà Boom chiedendogli come si trovi nella sua squadra.

«Mi piace lavorare con le nostre ragazze – dice – è stimolante. Cerco di dare il mio contributo in termini di consigli, con l’intento di farle migliorare o dare loro una differente visione delle cose. Così come cerco di supportarle in ogni situazione, prima, durante e dopo la corsa. Però anch’io sto imparando da loro e mi piace questo aspetto».

Giovane e forte in salita. Per i Giri c’è anche Niamh Fisher-Black

26.07.2022
6 min
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Può essere considerata una rappresentazione degli antipodi. Cresciuta in un posto di mare, vola in salita. Fisico minuto, grinta e potenziale enormi. E poi perché Niamh Fisher-Black arriva davvero dagli antipodi. La classe 2000 – che compirà ventidue anni il prossimo 12 agosto – è nata a Nelson in Nuova Zelanda, totalmente dall’altra parte del mondo rispetto a noi, ed ha un fratello, Finn, più giovane di un anno che corre per la UAE Team Emirates (che sta recuperando da una frattura al femore).

Niamh, il nome di battesimo, arriva dalla mitologia irlandese. Si chiamava così la figlia del dio del mare e non sorprendetevi troppo se sul suo profilo instagram leggerete neve tra parentesi. Non c’entra nulla la coltre bianca invernale. E’ solo la pronuncia corretta del suo nome che esce come “niiv”. Oltretutto Niamh, sempre in irlandese, significa brillante, luminoso. Come il suo futuro sarebbe il caso di dire.

Niamh Fisher-Black è una scalatrice di 1,60 mt ma dotata di un discreto spunto veloce grazie alla pista fatta in patria
Niamh Fisher-Black è una scalatrice di 1,60 mt ma dotata di un discreto spunto veloce grazie alla pista fatta in patria

La giovane scalatrice della SD Worx è stata protagonista all’ultimo Giro d’Italia Donne (alla sua terza partecipazione), dove ha chiuso quinta nella generale e vincendo per il secondo anno consecutivo la maglia bianca. Avevamo imparato a conoscerla nel 2019 quando da elite era uscita dai suoi confini continentali per correre. A maggio di tre anni fa aveva esordito in Europa al Festival Elsy Jacobs in Lussemburgo con la maglia della Torelli Sport (team britannico), disputando altre gare in alternanza con la Mike Greer Homes (team neozelandese). Poi la prima gara in Italia a settembre al Giro delle Marche in Rosa con i colori della Bigla Pro Cycling, diventata Equipe Paule Ka, formazione con cui conquistò un secondo posto all’ultima frazione del Giro Donne nel 2020.

Cecchini la sua mentore

L’anno scorso è passata alla SD Worx, la corazzata del WorldTour femminile. Presa e messa sotto contratto fino al 2024. La stanno gestendo a dovere. Una delle sue compagne che più la sta aiutando a crescere è Elena Cecchini. La trentenne friulana vorrebbe correre altri due anni poi le piacerebbe fare la diesse. Con la piccola neozelandese è come se stesse facendo delle prove sul campo. Alla corsa rosa è stato proprio così.

«Non mi sorprende che Niamh abbia chiuso nella top five al Giro Donne – ci racconta Cecchini – è un’atleta molto giovane, so da dove arriva. Nella squadra precedente aveva molte lacune tecniche. Mi ricordo che le prime volte, quando andava in discesa, notavo questi problemi a livello tecnico. Nel ciclismo odierno puoi essere forte in salita, ma se non vai bene in discesa, e al Giro Donne lo abbiamo visto, e se sprechi tante energie per rimanere in posizione, è ovvio che poi senti la mancanza di quelle energie quando servono.

La SD Worx, malgrado abbia finito il Giro con solo 4 atlete, è riuscita a portare la Fisher-Black al quinto posto nella generale
La SD Worx, malgrado abbia finito il Giro con solo 4 atlete, è riuscita a portare la Fisher-Black al quinto posto

«E’ migliorata tantissimo ed è meticolosa – prosegue – si impegna al 100% ed è una ragazza che va un giorno sì e un giorno no dai meccanici a controllare con loro la bici. E’ molto professionale. Ha buonissimi numeri. Sentivo dai nostri tecnici che Niamh produce grandi dati, tra i migliori della nostra squadra. La cosa che deve imparare, e per la quale la sto aiutando, è di non mettersi troppa pressione addosso. Al Giro Donne ha chiuso quinta nella generale e le quattro davanti a lei, a parte Marta che è giovanissima, hanno almeno dieci anni più di lei. Per cui ha tutto il tempo per crescere. La squadra l’ha rinnovata subito perché conosce il suo potenziale.

«Sta a lei prendere tutte le risorse dalla squadra – conclude il proprio pensiero la Cecchini – cercando di migliorare per arrivare dove vuole. Le ho fatto da chioccia durante il Giro, anzi mi piacerebbe avere più gambe per starle più vicino in salita quando corriamo assieme. Penso che un’atleta così in pianura debba solo fidarsi delle compagne e non pensare ad altro. Sarebbe già a buon punto. Siamo contente del suo piazzamento perché fare gran parte del Giro in quattro atlete (ritirate per covid Uneken e Majerus, ndr) non è stato semplice».

Sotto la guida di Lars

E’ contento di lei anche Lars Boom, il suo vero direttore sportivo, che ha guidato il team olandese sulle strade italiane.

«Le performance di Niamh? Siamo venuti al Giro Donne per la fare classifica con lei – spiega il trentaseienne tecnico olandese – ma anche vedere giorno per giorno cercando di trovare il miglior risultato possibile. Dopo la tappa di Cesena aveva cinque minuti di ritardo e Cavalli, Mavi Garcia e Van Vleuten avevano già definito le prime tre posizioni. A quel punto lei ha provato a lungo a seguire Longo Borghini per il quarto posto, ma era troppo lontana. Non è un problema comunque e va bene così. Ha 21 anni, ha vinto la maglia bianca per il secondo anno consecutivo, ha lottato per la sua prima vera classifica generale dopo il nono posto dell’anno scorso».

Lars Boom ha guidato la SD Worx al Giro Donne 2022
Lars Boom ha guidato la SD Worx al Giro Donne 2022

«Personalmente sono molto contento per lei – chiude l’ex pro’ olandese dal 2004 al 2019 – per i risultati che abbiamo ottenuto ed anche per le prestazioni che ha fatto. Noi pensiamo che Niamh abbia fatto davvero un ottimo lavoro. Lei ovviamente è una scalatrice ma se migliorerà in discesa come è forte in salita sono certo che diventerà uno dei migliori corridori in circolazione anno dopo anno. Se diventerà più forte, come speriamo, io credo che possa tornare al Giro Donne e vincerlo nei prossimi anni, magari già nel 2023».

Parola alla piccola kiwi

E lei, Niamh Fisher-Black, cosa dice di tutti questi pareri sul suo conto? In partenza e in arrivo di ogni tappa si concedeva per una battuta. Sembrava quasi imbarazzata, sicuramente lusingata, di questa attenzione nei suoi confronti. Tuttavia sapeva restare focalizzata sul suo obiettivo. Col suo solito sorriso ci ha riassunto i suoi pensieri.

«E’ stato davvero un grande Giro Donne per me», analizza la neozelandese che nel 2021 aveva vinto la classifica WT per U23 oltre alle maglie di miglior giovane alla Vuelta a Burgos e Tour of Norway. «Ogni giorno mi sono sentita meglio e ho potuto lottare per la generale. Arrivare tra le prime cinque è un grande risultato che mi rende molto orgogliosa, ma è stato tanto merito della squadra. Se tornerò al Giro Donne spero di poter essere ancora più competitiva. Vi ringrazio perché pensate che io sia il futuro delle gare a tappe o di altre gare dure. La realtà è che devo migliorare in tante cose, ne sono consapevole. Però con compagne di squadra come quelle che ho, che mi stanno aiutando in tutto, è certamente più semplice crescere bene».

Pieters 2021

La Pieters in lotta per la vita. Il sostegno della Sd Worx

05.06.2022
4 min
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Dallo scorso Natale, Amy Pieters è in un letto d’ospedale, a correre la più lunga gara della sua vita, perché riguarda la vita stessa. Vittima di terribile incidente a Calpe, mentre si stava allenando con la nazionale olandese e in particolare con la sua compagna di mille gare Kirsten Wild (3 ori mondiali in coppia nella madison, l’ultimo a Roubaix 2021), la Pieters è stata in coma per oltre tre mesi, per poi iniziare una lenta ripresa. Gli ultimi bollettini diramati dalla sua società, la Sd Worx, dicono che l’olandese è cosciente, riesce a riconoscere e a comunicare con i familiari, anche se non verbalmente. Ma i medici non si pronunciano sulla sua ripresa.

La famiglia ha issato intorno alla 31enne di Haarlem un velo di riservatezza. Le uniche comunicazioni possono arrivare dal team, previo accordo con i familiari. Un po’ quello che è successo per casi simili, come per Schumacher o Zanardi.

Pieters Wild 2021
Pieters e Wild, tre titoli mondiali nella madison, una coppia che ha fatto scuola
Pieters Wild 2021
Pieters e Wild, tre titoli mondiali nella madison, una coppia che ha fatto scuola

Una vera leader in corsa

E’ chiaro che la vicenda ha scosso gli animi del movimento femminile. Parliamo di una delle stelle del movimento, campionessa olandese in carica e campionessa europea nel 2019. Chi sta fortemente soffrendo per la sua assenza sono le sue compagne di squadra. Demi Vollering fra le lacrime non aveva fatto mistero di volerle dedicare la vittoria all’Omloop Het Nieuwsblad, quando ancora Amy era fra la vita e la morte.

Elena Cecchini, dallo scorso anno sua compagna di squadra, non fa mistero di come l’evento stia pesando nell’andamento generale della squadra: «A livello psicologico è durissima. Parliamo di una di noi, una che senti quando c’è e ancor di più quando manca, sia per la sua esperienza, sia per il fatto che è una ragazza che fa gruppo».

L’azzurra era rimasta con lei fino a pochissimi giorni dall’incidente: «Eravamo in ritiro insieme – racconta – poi ci aveva lasciato perché era stata convocata con la nazionale. Era rimasta sempre a Calpe, infatti l’avevamo incrociata in allenamento, lei con le connazionali, noi con il nostro team. Poi un giorno è arrivato il nostro diesse e ci ha dato la scioccante notizia. Da allora abbiamo avuto pochi aggiornamenti, il team ci ha espressamente chiesto di non parlare della sua salute, anche perché c’è da proteggere lei e ci sono implicazioni legali».

Pieters Europei 2019
La volata vincente agli europei 2019, guarda caso proprio davanti alla Cecchini, sua futura compagna di team
Pieters Europei 2019
La volata vincente agli europei 2019, guarda caso proprio davanti alla Cecchini, sua futura compagna di team

Il gruppo l’aspetta

Con Elena si può però parlare dell’aspetto psicologico e di come questo influisca sul team: «All’inizio è stato terribile, non c’erano le gare, c’era tanto tempo per pensare e la mente andava lì, a lei, all’incidente. Non pensavi più tanto alla ciclista, ma proprio alla persona, alla compagna di tante avventure. Poi, questo voglio sottolinearlo, c’è una campionessa che non abbiamo con noi e questo pesa».

Con 20 vittorie al suo attivo, Amy è una delle cicliste più in vista del gruppo: «A me ricorda molto, come caratteristiche, Sonny Colbrelli, ossia è una velocissima ma che tiene bene su molte salite. Quando sei veloce ma anche completa non puoi non vincere. E questo non la definisce a sufficienza, perché stiamo parlando di una che fa di tutto per vincere ma anche per aiutare la squadra, si mette a disposizione di chi è più in forma in quel dato giorno. Ci manca tanto, ma io come tutte noi vogliamo fortemente credere e sperare che tornerà in gruppo».

Cecchini 2022
Per la Cecchini un 2022 impegnativo, l’assenza di Amy si è fatta molto sentire
Cecchini 2022
Per la Cecchini un 2022 impegnativo, l’assenza di Amy si è fatta molto sentire

Una vittoria da dedicarle

La squadra ha certamente dovuto fare di necessità virtù. Forse alcuni passi falsi nel corso della stagione si spiegano anche con le ripercussioni psicologiche del suo incidente. Elena ad esempio viene da una prima parte di stagione senza particolari squilli, anche se la società è molto soddisfatta del suo rendimento.

«Mi hanno già chiesto di prolungare il mio contratto – dice – ne parlerò quanto prima con i vertici delle Fiamme Azzurre che restano il mio primo riferimento. Dopo il ritiro alla Roubaix ho deciso di voltare pagina, staccando un po’ per la seconda parte di stagione. Ora penso a Women’s Tour, campionati italiani e Giro d’Italia».

Il fatto che non siano arrivati risultati (anche se c’è un 4° posto all’Omloop van het Hageland e il 5° al Trofeo Binda) non è un cruccio: «Corro in una squadra dove devo essere a disposizione delle compagne. E’ un ruolo che accetto e che mi piace, ma chiaramente vorrei sfruttare meglio le occasioni che mi si presentano. Ad esempio mi sono molto rammaricata per come sono andate le cose a Cittiglio. Potevo e dovevo fare meglio, il podio era alla mia portata. La stagione comunque è ancora lunga e voglio mettere una firma, magari da dedicare proprio a Amy che è sempre nei nostri pensieri».

Vince la Kopecky, domina la Sd Worx, Cecchini racconta

03.04.2022
5 min
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Oudenaarde esplode in un boato quando Lotte Kopecky vince la volata a tre, per di più battendo un’olandese, la Van Vleuten. Perché okay la sportività per Van der Poel, ma dopo una doppietta “orange” tra gli uomini, una vittoria olandese anche tra le donne sarebbe stato troppo. Qui già i musi erano lunghi per l’assenza di Van Aert. Per fortuna la campionessa nazionale ha tenuto alte le sorti del Belgio. Lei e le sue compagne del Team Sd Worx hanno davvero corso alla grande.

Una raggiante Elena Cecchini ci racconta la corsa della sua SD Worx
Una raggiante Elena Cecchini ci racconta la corsa della sua SD Worx

Dominio Sd Worx

Il Fiandre delle donne scatta dalla piazza di Oudenaarde, in linea d’aria 400 metri dietro l’arrivo. E’ una vera Ronde. Il clima è esattamente quello degli uomini. E se le danno di santa ragione anche loro. Anzi, forse anche di più. 

E’ Elena Cecchini, compagna di squadra di Lotte Kopecky che ci porta nella corsa.

«Con questa squadra certe corse si sentono all’inverosimile – racconta soddisfatta Elena, come se avesse vinto lei stessa – Avevamo un po’ di pressione perché dopo questo “tre su tre” della Trek-Segafredo… Sapete, c’è un po’ di competizione!

«A parte gli scherzi, le gare scorse forse erano un po’ troppo facili per noi, per il nostro stile di corsa e oggi che c’era la possibilità tutte noi abbiamo fatto il possibile per vincere».

Ordini di scuderia

La festa ad Oudenaarde prosegue. I bar, i camioncini dello street-food e i ristoranti continuano a lavorare. E c’è da festeggiare per il podio che qui, come protocollo vuole, vede il primo uomo e la prima donna insieme. 

«Lotte – continua Elena – è una grande campionessa e per lei vincere la Ronde con il tricolore sulle spalle credo sia il massimo. Penso che non ci sia qualcosa di più bello in carriera. Se lo merita, ce lo meritiamo».

«Si lavorava per la Kopecky. Soprattutto in quella situazione nel finale con due su tre delle nostre. La Van Vleuten è fortissima, ma si sa che Lotte in volata ha qualcosa in più. Pertanto quelli erano gli ordini di scuderia, anche perché facendo così anche Chantal (Van den Broek-Blaak, ndr) per radio mi ha detto che sapeva di poter fare podio. E averne due sul podio qui è una grande cosa».

Koppenberg spartiacque 

Una corsa più dura quella donne rispetto al passato. Più chilometri (quasi dieci), ma soprattutto rispetto allo scorso anno è stato inserito il Koppenberg: 600 metri terribili. E questo ha influito sull’andamento della corsa. E’ stato un po’ uno spartiacque.

«Dal Koppenberg in poi – spiega Elena – essere lì davanti è stata durissima. Molte, io compresa,  dopo quel muro non abbiamo avuto più le gambe. Il mio lavoro era di aiutare a tenere davanti le ragazze proprio fino al Koppenberg e poi semmai entrare nell’attacco successivo. E in quest’ultimo passaggio mi sono un po’ mancate le gambe appunto».

«Però siamo state unite e poi per radio avevamo il supporto di Anne Van der Breggen, che in una gara così con la sua esperienza sa bene cosa significa soffrire in quei momenti, come sul Paterberg. Ci ha detto che le ragazze erano tutte stanche e quindi dovevamo continuare. E’ bello essere parte di questa squadra in giornate così».

«Bisogna anche considerare che siamo quasi alla fine delle prime classiche, per cui tante sono pronte per le Ardenne, ma tante altre iniziano ad essere stanche».

Applausi a Oudenaarde

Si dice sempre che il ciclismo femminile sia in crescita. Ebbene, oggi più di altre volte, tutto ciò è stato palpabile. Oudenaarde ha preparato un’accoglienza incredibile. Al via davvero tanti tifosi e gente con autografi e cartoline come per gli uomini.

In particolare ci ha colpito un bambino, Lino, sette anni, piccolo ciclista. Appassionatissimo. Conosceva tutte le ragazze e alle sue preferite regalava una maglia fatta con una sorta di “Lego” che riproduceva i colori del team a cui apparteneva. Tutte si sono fatte la foto.

«Davvero una partenza molto bella – ha detto la Cecchini – Sul palco mi sono fermata un attimo a guardare la piazza di Oudenaarde per godermi il momento. E’ sempre bellissimo correre qui. Nelle settimane scorse abbiamo avuto questo tempo un po’ anomalo, ma il Belgio è questo. Secondo me sono giornate come oggi, dove piove, dove c’è qualche fiocco di neve, dove c’è il pubblico che ti ripagano. Che ne vale la pena».