Samuele Zoccarato e Barbara Guarischi sono i primi campioni italiani gravel della storia. Hanno dominato le stradine della Bassa, nel bellissimo paesaggio del Delta del Po. E lo hanno fatto al termine di corse forse agli antipodi. Un lungo assolo per il corridore della Bardiani Csf Faizanè, un rimescolamento di carte con tanto di volata finale per l’atleta della Movistar Team.
Dopo la pioggia della vigilia, il cielo di Argenta è limpido. Non c’è neanche il vento, almeno all’inizio. La temperatura è fresca. I presupposti per una grande giornata di ciclismo ci sono tutti. E infatti le attese non saranno tradite.
Zoccarato “sul pezzo”
Stamattina prima del via siamo andati a ficcanasare nel clan della Bardiani. Zoccarato a dispetto di altri era stato l’unico a chiedere ai meccanici di montare un rapporto specifico. Non si era limitato ad usare quel che aveva trovato sulla bici fornita in extremis da MCipollini.
«Vero – dice Zoccarato soddisfatto dopo l’arrivo – memore dell’esperienza dello scorso anno alla Serenissima Gravel in cui avevo il monocorona 42, ho chiesto di avere un 50-34 e 11-28 al posteriore. E mi è stato utile. Altrimenti dietro avrei girato solo i denti più piccoli. E si sarebbero fatti sentire ancora di più. Specie con questo vento».
Zoccarato è scappato via dopo una trentina di chilometri.
«C’era un drittone con vento laterale. Eravamo tutti in fila e ho allungato. Ma sinceramente non mi aspettavo di fare tanta fatica. Tutti questi chilometri da solo (circa 90, ndr) su sterrato sono stati davvero tanti. E infatti nel finale ero stanchissimo. Avevo qualche crampo. Anche perché non sono riuscito a prendere una borraccia in uno dei punti tecnici. Ho cercato di gestirmi. Che dire, è più difficile di quello che sembra. Ho fatto tre ore e un quarto a tutta.
«E’ stata una corsa lunga. Poi era la prima volta che salivo su questa bici. Ho avuto giusto il tempo di farci un giretto per provarla e anche per questo si è sentito qualche doloretto di troppo».
Tra divertimento e fatica
Nel finale Zoccarato ha lottato contro la fatica. Però, tutto sommato, poteva stare tranquillo. Alle sue spalle infatti erano solo in due e uno aveva la sua stessa maglia. Erano Sacha Modolo e il crossista della Beltrami Tsa, Luca Cibrario, il quale (era lui che tirava ovviamente) gli ha rosicchiato un minuto buono nei 20 chilometri finali.
«Ho sottovalutato la corsa – dice un soddisfatto Modolo – però è stata bella, dai! Senza potenziometro, senza radio: sei tu da solo che devi gestirti.
«E’ stata una scoperta la tenuta di queste bici. Abituato con le gomme da 28 millimetri alla Strade Bianche che scivolano parecchio, qui dopo tre, quattro curve ho capito che avrei potuto piegare e spingere molto di più. Anche per questo mi sono divertito».
«Io – riprende Zoccarato – mi sono gestito con quel che avevo in tasca. Prendevo 100 grammi di carboidrati l’ora, più le borracce con cui ero partito. Anche se, come ho detto, una non l’ho presa. Per il resto tra il vento e lo spingere a tutta, ogni tanto cercavo di distrarmi guardando il paesaggio. Ma soprattutto ero concentrato a non cadere, specie nel finale. Anche questo l’ho imparato lo scorso anno alla Serenissima Gravel. Per osare sono caduto e ho spaccato tutto…
«I distacchi? Mi aggiornavano ogni 15 chilometri più o meno».
Ha ragione Roberto Reverberi: Zoccarato è pronto a buttarsi nel fuoco. E a proposito di Reverberi: con questa vittoria Roberto porta a casa il secondo tricolore dopo quello di Filippo Zana su strada.
Brava Guarischi
Una mezzoretta prima di Zoccarato aveva, anzi avevano tagliato il traguardo in volata Barbara Guarischi e Letizia Borghesi. Nello sprint lungo aveva avuto la meglio l’atleta della Movistar.
Per Barbara il gravel è stata una novità dell’ultimo periodo. Lei, che è anche una pistard si è ritrovata sullo sterrato quasi per caso.
«Alla fine – dice la Guarischi – sono sempre dure queste gare. Ho iniziato alla Monsterrato due settimane fa e sinceramente non mi aspettavo di fare tanta fatica.
«Oggi siamo partite piano. Tanto piano. Quando ci hanno ripreso gli uomini amatori è iniziata la vera bagarre. Abbiamo trovato vento forte e poi quando i ragazzi vanno… vanno. Per stargli dietro abbiamo fatto dei grossi fuorigiri».
«Ad un certo punto io e Chiara Teocchi siamo rimaste indietro con altri due ragazzi, mentre Letizia Borghesi era davanti con una decina di ragazzi. Credevo fosse finita lì: dieci contro quattro… E invece hanno tentennato, allora con Chiara abbiamo dato l’anima per rientrare. Una volta rientrata sapevo che in volata avrei potuto dire la mia. Anche se poi sono partita lunga, ai 600 metri. Stavo bene e non volevo rischiare».
Lo zampino di Pontoni
A seguire i ragazzi e le ragazze, c’era anche il cittì del cross e del gravel, Daniele Pontoni. E’ stato principalmente lui a coinvolgere la Guarischi.
«Questa avventura è nata un po’ per gioco con Pontoni – racconta Barbara – ho fatto molte corse su strada poi ad agosto mi sono ritrovata senza convocazioni. Non avevo più corse, ma non potevo chiudere la stagione a metà agosto. Allora Daniele mi ha chiamato e mi ha detto di provare, anche solo per divertirmi. Il risultato? Adesso ogni volta che attacco il numero sputo l’anima!».
E il merito di una simile prestazione è anche del suo mezzo, la Canyon Grail.
«Vero è così – sorride Barbara – Devo ringraziare anche loro. Sono super. Ogni volta che ho bisogno di qualcosa alzo il telefono e dopo tre giorni mi mandano a casa tutto il necessario».
Pista e gravel
La Guarischi e la Borghesi sono state le uniche atlete del WorldTour ad aver preso il via. E questa è una particolarità. Sappiamo infatti che i grandi team sono restii a mandare i loro atleti in questi eventi.
«Dando più spazio alle ragazze che sarebbero andate al mondiale – spiega la Guarischi – io non dovevo più correre e così mi hanno lasciato andare. Adesso farò un po’ di pista. Anzi, colgo l’occasione per ringraziare Marco Villa che mi sta facendo allenare con lui. Sapete, allenarsi senza un obiettivo principale non è facile».
L’obiettivo però adesso c’è: e si chiama mondiale gravel. E infatti questo dà molta fiducia e tanti stimoli alla Guarischi.
«Non vengo nel gravel per vincere, ma al mondiale ci sarò. Intanto penso agli italiani in pista che inizieranno martedì. Poi vedremo…».