Basso Dorelan 2021

Strade bianche al Giro? Per Basso non saranno decisive…

19.05.2021
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Nei pronostici d’inizio Giro, la tappa da Perugia a Montalcino era considerata una delle grandi incognite per la classifica: inserire il percorso della Strade Bianche all’interno della Corsa Rosa poteva essere una variabile impazzita, in funzione della classifica. Ivan Basso, responsabile della Eolo Kometa, quei percorsi li conosce bene e ridimensiona un po’ l’attesa per l’evento: «Lo sterrato non è più una novità per il Giro e l’averla fatta più volte ha tolto un po’ quell’aura di incertezza che lo caratterizzava».

A tuo parere potrà ancora avere un peso importante sulla classifica?

Dipende quasi esclusivamente dal clima: con la pioggia è chiaro che sarà un’incognita e che potrà succedere di tutto, in caso di bel tempo non credo che influirà tantissimo. E’ chiaro che si tratta sempre di una frazione con salite, quindi qualcosa succederà, non credo che ci sarà un arrivo in volata…

strade bianche dorelan 2021
Un’immagine dell’ultima Strade Bianche: in caso di pioggia la situazione sarà diversa
strade bianche dorelan 2021
Un’immagine dell’ultima Strade Bianche: in caso di pioggia la situazione sarà diversa
Si può paragonare il peso della Strade Bianche nel Giro con una frazione sul pavé al Tour?

No, c’è una differenza. Innanzitutto la tappa del pavé è di pianura e lì le incognite sono veramente create in maniera esclusiva dal terreno e dalle sue insidie. Da noi saranno le salite a influire, non il terreno. Inoltre c’è anche un discorso di predisposizione tecnica diversa, sul pavé devi saperci andare…

Come si affronta una tappa del genere?

Senza particolari tensioni – sentenzia Basso – sapendo che in condizioni normali è probabile che ci si marchi stretto. Magari qualche corridore andrà in difficoltà, ma dipenderà da situazioni pregresse. Io credo che per la tappa le squadre saranno pronte, non sarà una frazione decisiva, anche se qualcuno potrà pagare dazio.

A proposito di squadre, nell’affrontare una frazione simile bisogna avere accortezze particolari, diverse rispetto alle altre tappe?

Non particolarmente, salvo com’è logico per gli pneumatici. Si dovranno usare tubolari particolari e soprattutto pressioni diverse rispetto a quelle delle tappe su asfalto, ma sono soluzioni ormai chiare anche ai profani. Molto, come detto, dipenderà dal clima, in caso di pioggia diventerà una tappa difficilissima e allora sì che ci saranno sconquassi in classifica…

Villella Dorelan

Villella: «Nel giorno di riposo, non tutti pedalano…»

18.05.2021
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Che cosa avviene al Giro d’Italia nel giorno di riposo? Che cosa fanno i corridori? Il riposo è un concetto che può anche sembrare astratto, perché nel corso di una prova di tre settimane, molti sono i ciclisti che preferiscono rimanere in attività, provando a staccare la spina solo mentalmente. A chiarirci un po’ le idee è Davide Villella (Movistar) che sta affrontando il suo settimo Giro d’Italia e, dopo il ritiro del suo primo anno nel 2014, li ha sempre portati a termine.

«Normalmente durante il giorno di riposo due sono gli input che vengono dati ai corridori – esordisce il corridore di Magenta – il primo è dormire di più rispetto ai giorni di tappa, il secondo è comunque uscire per una sgambata in bici, dai 60 ai 90 minuti, per mantenere i muscoli agili. Se però la tappa dopo il riposo è piatta, molti non escono e cercano di riposare il più possibile. Me compreso…».

L’uscita quindi non è obbligatoria come si pensa…

Ci si regola in base alla propria esperienza, alle proprie abitudini. Dopo un po’ un corridore impara a conoscersi e a gestirsi. Io ad esempio – sottolinea Villella – nel giorno di riposo cerco di dormire finché posso e di recuperare perché so che poi ogni energia sarà preziosa, è la base per le tappe successive.

Jumbo Visma Dorelan
L’uscita nel giorno di riposo (qui la Jumbo Visma al Tour 2020) non è effettuata da tutti
Jumbo Visma Dorelan
L’uscita nel giorno di riposo (qui la Jumbo Visma al Tour 2020) non è effettuata da tutti
Dopo il pranzo, nelle ore nelle quali abitualmente si è in sella ed anzi le tappe sono nella fase decisiva, che cosa si fa?

Si riposa in camera, c’è anche chi fa un sonnellino pomeridiano, oppure ci si dedica a qualche film o programma televisivo. Un concetto che deve essere molto importante è che il riposo non deve essere solamente quello fisico, ma anche psicologico, è forse anche più importante. E’ chiaro che il pensiero a quello che ti aspetta c’è sempre, ma queste giornate servono anche per cercare di staccare la spina.

I massaggi si fanno anche nel giorno di riposo?

Rigorosamente, una volta al giorno. Non possono certo mancare, servono per mantenere la muscolatura reattiva per il giorno dopo.

In tanti anni a Villella è mai riuscito di avere 10 minuti per uscire dall’albergo?

Assolutamente no, so che è qualcosa che dicono tutti i ciclisti, ma è davvero così. Noi giriamo l’Italia, ma non riusciamo mai a vederla…

Riposo notturno Dorelan

Mazzoleni: «Il riposo notturno, base del risultato»

17.05.2021
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Quanto conta il riposo notturno per un corridore? Chiunque vi dirà tantissimo, ma se sei in un grande Giro, dove il recupero quotidiano dai chilometri percorsi è la discriminante che spesso decide le sorti della corsa, ancora di più. La sera, prima si anticipa il sonno e meglio è (in apertura i belgi Thomas De Gendt e Tim Wellens della Lotto Soudal impegnati nelle ultime incombenze di giornata, in una foto d’archivio)

Maurizio Mazzoleni, preparatore dell’Astana, ne è più che convinto: «Il recupero dell’atleta inizia appena conclusa la corsa, già il recovery nutrizionale e il trasporto in pullman verso l’hotel devono essere parte di questo recupero, ma la parte notturna è quella decisiva ed è anche quella di più difficile gestione».

In che senso?

Premesso che nel ciclo del sonno, più fasi Rem ci sono e più il recupero sarà profondo, il problema sono i tempi. Spesso abbiamo a che fare con tappe lunghe, trasferimenti dalla sede di tappa fino all’albergo che portano a iniziare tardi il ciclo dei massaggi, conseguentemente la cena e quindi l’andata a dormire. Lo stesso dicasi per la mattina, se dall’hotel bisogna partire presto per raggiungere la partenza. Sono variabili che alla lunga incidono.

Per Mazzoleni (Astana), anche una mezz’ora in più di sonno a notte può fare la differenza
Mazzoleni Dorelan
Per Mazzoleni (Astana), anche una mezz’ora in più di sonno a notte può fare la differenza
C’è da parte delle squadre una particolare cura nella preparazione delle stanze negli alberghi?

Gli hotel sono stabiliti dall’organizzazione, che cerca a fine Giro di assegnare lo stesso numero di “stelle” in totale per ogni team. Cuoco e massaggiatore raggiungono l’albergo subito dopo la partenza per predisporre le camere: alcuni team portano propri materassi, alcuni corridori hanno con sé i cuscini di casa, si fa di tutto per riposare al meglio.

Come si fa a capire quanto un corridore abbia recuperato?

Al suo risveglio si effettua un controllo sulla variabilità cardiaca, bastano 5 minuti per avere un’idea di come sia stata la notte. Noi come Astana poi utilizziamo nelle camere i depuratori di ozono per sanificarle, come abbiamo fatto per tutto il 2020, in modo da prevenire anche rischi di contagio da Covid. Viene acceso 15-20 minuti per ogni camera che è così sanificata prima dell’arrivo del corridore.

Quanto deve dormire un corridore?

Non c’è uno standard predefinito, ma più riposa meglio è. I corridori più esperti fanno un po’ da guida per i più giovani, richiamandoli al riposo. Basti pensare che andare a letto anche solo una mezz’ora prima ogni sera significa che a fine Giro hai riposato una notte in più…

Daniele Brambilla Dorelan

Daniele e la vita di un medico al Giro d’Italia

16.05.2021
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Quest’anno Nino Daniele, medico della TrekSegafredo, non è al Giro, lasciando spazio a un suo collega, ma presto tornerà in carovana, magari per il Tour. Da tanti anni ormai è chiamato a girare il mondo al seguito delle squadre ciclistiche e nel corso della sua carriera ne ha viste davvero di tutti i colori.

Daniele soprattutto conosce bene quale sia la vita del medico al Giro: «C’è da lavorare tutti i giorni h24, è una faticaccia vera perché sai di avere una grande responsabilità: molti pensano che dobbiamo seguire solo gli 8 corridori ma non è così, un team al Giro è un gruppo composito, che vanta almeno 30 persone e tutti si rivolgono a te per qualsiasi problema, non ci sono solo gli eventuali incidenti…».

Il medico è chiamato a gestire il lavoro di massaggiatori, osteopati e delle altre figure?

La loro routine è già stabilita in precedenza e sanno bene quel che devono fare. E’ chiaro che per qualsiasi necessità dobbiamo essere pronti, anche solo per un consulto, per coordinare tutti gli interventi.

Daniele Nizzolo 2018
Nino Daniele insieme a Giacomo Nizzolo ai tempi della sua permanenza alla Trek, anno 2018
Daniele Nizzolo 2018
Nino Daniele insieme a Nizzolo ai temi della Trek, anno 2018
Qual è stato il Giro più difficile che hai affrontato?

Difficile dirlo perché ogni edizione ha avuto le sue peculiarità, ogni giornata può riservare belle o brutte sorprese. Pensandoci mi viene in mente l’edizione del 2005: eravamo alla Discovery Channel con Savoldelli capitano, che poi vinse, ma non parlava inglese. Quindi feci tutto il Giro sull’ammiraglia a fare da interprete. Lavorai più da traduttore che da medico…

Le condizioni peggiori nelle quali hai lavorato?

Ricordo un anno che ci fu pioggia e cattivo tempo per quasi tutta la corsa e col passare dei giorni insorsero malattie respiratorie nei corridori. Con il clima freddo che si prolunga per più giornate, c’è il rischio che si ammali qualcuno e diventa difficile andare avanti. Eppure sapendo gestire la situazione riuscimmo ad evitare l’insorgere di bronchiti. Non dimentichiamo che siamo in presenza di ragazzi giovani, sani.

Il timore maggiore?

Risposta semplice: le cadute. Siamo in ansia tutti i giorni che succeda l’imponderabile, basta un nonnulla e possono accadere guai seri, anche gravissimi. Quando Weylandt è caduto io c’ero, il primo corridore a seguirlo era uno della mia squadra, sarebbe bastato un attimo e il destino avrebbe potuto colpire lui. Infatti fu subito sentito come testimone e ricordo che dovetti scrivere la sua testimonianza sul mio Pc. Oppure una vicenda ben più recente, la rovinosa caduta di Jakobsen in Polonia, uno dei 7 che lo seguivano era della Trek. Le cadute sono la cosa peggiore che possa avvenire, ogni volta abbiamo un sussulto al cuore.

Riscaldamento Dorelan

Il riscaldamento pre gara? Non è sempre utile

15.05.2021
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Come per il defaticamento, anche il riscaldamento è un concetto che nel ciclismo contemporaneo sta prendendo sempre più piede. E come per il defaticamento, anche in questo caso non tutte le tappe necessitano di un lavoro preventivo, come spiega il preparatore della Trek-Segafredo Paolo Slongo: «Nelle tappe di pianura, quelle che hanno una prima parte filante e senza difficoltà non c’è riscaldamento perché sono gli stessi chilometri iniziali che servono a sciogliere le gambe».

L’andatura per così dire turistica ha un senso in questa veste?

Sì, anzi dirò di più: normalmente gli organizzatori predispongono i primi chilometri ad andatura controllata, per passare nel centro città e già quel tratto serve al bisogno dei corridori, che sono così pronti quando viene dato il via effettivo. Nelle tappe più complicate la situazione è naturalmente diversa.

Come si agisce in quei casi?

Quando è prevista una cronometro, oppure c’è una salita già nelle primissime fasi, i corridori arrivano prima alla partenza e fanno 15-20 minuti di riscaldamento sui rulli o ciclomulini. Se si tratta di salita, sarà un allenamento blando, solo per sciogliere i muscoli, per le cronometro si lavora 25 minuti con ripetute fino alla soglia o anche oltre, con volatine di 5-10 secondi. In quel caso controlliamo anche la frequenza cardiaca e il wattaggio, che ci dice quanto il corridore ha un residuo di stanchezza dei giorni precedenti.

Slongo Nibali Dorelan
Slongo e Nibali in un’immagine di Archivio: il siciliano ha sempre avuto bisogno di un riscaldamento breve
Slongo Nibali Dorelan
Foto di archivio, Slongo e Nibali: il siciliano non fa mai grandi riscaldamenti
Gli allenamenti sono uguali per tutti?

Di massima sì, ma a decidere sono gli allenatori personali. Le variazioni sono minime, possono cambiare qualcosa anche in base all’età dei corridori, a sue abitudini acquisite nel corso degli anni.

Il riscaldamento in altre specialità di resistenza come ad esempio l’atletica è acquisito da sempre, come mai nel ciclismo se ne parla sono in epoca recente?

Il riscaldamento si è sempre fatto, come detto sfruttando le parti iniziali di gara. Il parallelismo con atletica vale soprattutto per le cronometro, dove lo sforzo è massimale sin dall’inizio e comporta anche un innalzamento della temperatura, che per il corridore alla partenza raggiunge anche i 37,5°.

Nibali ad esempio come si regola?

Solitamente non si è mai scaldato tantissimo, quel che bastava per essere pronto al via delle crono. Altri facevano molto più lavoro sui rulli, Vincenzo ha sempre avuto bisogno solo di qualche minuto per sciogliere la muscolatura.

Cataldo: «Che disastro quando l’hotel è lontano…»

14.05.2021
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«Una passeggiata serale? Mai fatta in 15 anni. Ho girato l’Italia in lungo e in largo e non ne ho vista neanche un po’…». Dario Cataldo, uomo d’esperienza della Movistar con i suoi 36 anni, sorride alla domanda se alla sera, per recuperare anche mentalmente, viene data una seppur minima libera uscita. D’altro canto uno degli aspetti per molti versi più complicati in un grande Giro è il tempo che la logistica toglie al riposo, con i continui cambi di hotel.

Il 36enne corridore della Movistar ormai non ci fa quasi più caso: «Siamo abituati, sai che al mattino devi consegnare la valigia pronta al massaggiatore che te la farà trovare nell’hotel successivo. Per la squadra è un impegno non da poco, non si può sbagliare. Per noi corridori conta molto se l’hotel è vicino all’arrivo o alla partenza perché è tempo guadagnato. L’ideale è quando le località coincidono, ma capita ormai di rado».

hotel Dorelan 2021
La distanza dell’hotel dall’arrivo è un aspetto importante, che può influire molto sul recupero
Hotel Dorelan 2021
La distanza dell’hotel dall’arrivo è un aspetto importante, che può influire molto sul recupero
Quanto influiscono i trasferimenti sulla prestazione?

Secondo me molto: se l’hotel è vicino puoi tornare con calma e farti la doccia, i massaggi, cenare in orario utile e andare a letto presto, tutto ciò favorisce il recupero. Quando invece è distante, è tempo perso. Il trasferimento in pullman ora è più comodo perché sono stati attrezzati per i nostri bisogni, ma non riposi comunque.

Quando la tappa termina tardi i problemi aumentano?

Notevolmente, lo scorso anno è capitato spesso – ricorda Cataldo – e questo pesava perché i ritardi si concatenavano. Alla fine abbiamo contato che abbiamo fatto più ore in sella che di sonno…

Una distanza ideale?

Finché l’hotel è a una trentina di chilometri è perfetto, il problema è quando te ne devi sobbarcare dai 100 in su, non arrivi mai. Capisco che gli organizzatori facciano i salti mortali e devono anche accontentare più località possibili, ma per noi resta un problema.

A parte il recupero fisico, come cercate di staccare mentalmente?

Come detto ogni minuto rubato al sonno è recupero in meno, noi però dopo la cena ci ritroviamo un quarto d’ora nel camion cucina: tra una tisana e un decaffeinato scambiamo due chiacchiere, condividiamo le nostre sensazioni sulla tappa affrontata e quella che arriva. Quei pochi minuti sono per molti una necessità.

Quanto tempo dedicate allo smartphone?

Bella domanda – Cataldo ride – noi più anziani lo ripetiamo sempre ai più giovani, se passi mezz’ora a smanettare al telefono è tempo che togli al sonno e in gara rischi di pagarlo. Diciamo che piano piano imparano…

Pozzovivo Dorelan

Pozzovivo: «Sempre meglio mangiare prima della salita»

13.05.2021
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Abbiamo già avuto modo di trattare l’argomento dell’alimentazione in corsa, ma che cosa cambia quando c’è da affrontare un arrivo in salita? Anche in epoca recente ci sono stati casi di atleti costretti ad alzare bandiera bianca proprio a causa di problemi gastrici e quando ci si trova di fronte alle tappe più impegnative, i rischi in tal senso sono maggiori. Domenico Pozzovivo, uomo di grande esperienza, ha qualche piccola regola da seguire nella sua alimentazione.

«Io solitamente faccio fatica a ingerire cibi solidi naturali quando si tratta di ascese impegnative, cerco quindi di utilizzare le barrette, mangiandone una almeno 15’ prima che la salita inizi. Quando però la salita durerà oltre 30’, è necessario ingerirne una seconda ad almeno 20 minuti di distanza dalla prima».

In base ai tempi, sembra di capire che preferisci non mangiare quando la strada si rizza sotto le ruote…

E’ quasi impossibile farlo, anche il gel va preso al momento giusto, controllando la situazione perché se sei fortemente impegnato, è controproducente. Va considerato poi che quando sei oltre i 1.600 metri di altezza e hai il fiato corto, ingerire qualcosa di pastoso è difficile. Bisogna cercare un momento in cui la salita spiana, per questo è meglio provvedere prima.

Capecchi rifornimento Dorelan
Con il freddo intenso, anche un gesto simile può diventare difficile e pericoloso
Capecchi rifornimento Dorelan
Con il freddo intenso, anche un gesto simile può diventare difficile e pericoloso
L’alimentazione in salita non può diventare una discriminante tattica, osservando gli avversari, quel che fanno, se sono alle porte di una crisi di fame?

Difficile dirlo – risponde il corridore della Qhubeka Assos – non sapendo quel che c’è nelle borracce, molti usano maltodestrine e fruttosio a concentrazione elevata. Certo se vedi che negli ultimi 5 chilometri ingerisce del gel, significa che qualcosa non va. A me comunque la borraccia molto zuccherata non piace, preferisco altre soluzioni.

Il clima influisce?

Molto. Con il caldo non ci sono grandi problemi, bastano i gel isotonici, col freddo si consuma di più e hai problemi anche nella manualità: io ad esempio con temperature molto basse perdo sensibilità alle dita – afferma Pozzovivo – e diventa arduo anche prendere la barretta dalle tasche… L’ultimo caso di Thomas, caduto al Romandia proprio perché non aveva più sensibilità nelle mani è esemplare. Per questo molti danno al rifornimento le borracce con il gel attaccato.

Veniamo a Pozzovivo: come arrivi a questo Giro?

Se avessi dovuto rispondere a inizio maggio sarei stato pessimista, ma negli ultimi giorni prima della partenza ho risentito le gambe girare al punto giusto, gli ultimi allenamenti sull’Etna mi hanno dato coraggio. Le mie carte voglio giocarmele tutte…

Pasqualon: «I ventagli? possono cambiare tutto…»

12.05.2021
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Nelle corse italiane il problema dei ventagli è meno frequente che nel Nord Europa o ancor più in Francia, dove nella prima settimana del Tour si registrano spesso distacchi importanti e fratture decise nel gruppo anche in frazioni apparentemente poco influenti sulla classifica. E’ però una variabile pur sempre presente, un rischio del quale bisogna tenere conto anche in una frazione come quella da Modena a Cattolica, in presenza di forte vento.

Andrea Pasqualon (Intermarché Wanty Gobert) ha costruito tutta la sua carriera all’estero, in Belgio e sa quanto i ventagli siano pericolosi e come affrontarli: «E’ un fattore che richiede grande concentrazione, per questo quando corri gare come il Tour non puoi distarti un attimo. I ventagli nascono da folate di vento laterali: se sei anche parzialmente coperto rimani attaccato a chi è davanti, ma se c’è anche poca luce si forma un vortice che ti costringe a fare il doppio della fatica, così ti stacchi».

Come fare per evitare problemi?

Molto intanto dipende dall’ampiezza della sede stradale: più è larga, più sono i corridori che riescono a rimanere nella prima parte, ma il problema resta se c’è anche un buco di pochi centimetri nella fila tra una ruota e l’altra, se l’aria passa, allora si forma la frattura. Con il vento trasversale è fondamentale intanto avere una buona gamba e poi iniziare a girare, controllare sempre la propria posizione nel gruppo. Se sei fuori ventaglio, non riesci mai a recuperare e esaurisci rapidamente le energie, per questo si accumulano distacchi importanti.

Ventagli Dorelan 2021
I ventagli non accadono solo al Tour: il vento forte è una variabile da considerare sempre
Ventagli Dorelan 2021
I ventagli non accadono solo al Tour: il vento forte è una variabile da considerare sempre
Può capitare anche al Giro?

Sì, anche se da noi le strade sono meno strette e quindi ci si fraziona di meno – sottolinea Pasqualon – ma una giornata ventosa può esserci, costeggiando il mare, dipende da che direzione ha il vento. In Belgio, Olanda e Francia è più frequente. Se capita è possibile che i primi due gruppi si ricongiungano, già per il terzo è molto più difficile.

Tu come ti trovi con il vento?

Bisogna saperlo domare, saperci giocare e io ho acquisito sufficiente esperienza per farlo. Non bisogna mai essere impreparati, soprattutto se c’è qualche corridore che punta alla classifica non può distrarsi, rischia di compromettere tutto. Ora comunque, con le strumentazioni in possesso dei direttori sportivi, c’è maggiore possibilità di controllo.

In che modo?

Sui loro apparecchi elettronici hanno app che segnalano la direzione del vento praticamente in tempo reale, possono quindi basare le strategie in tal senso e comunicarle alla squadra tramite le radioline. Il vento diventa così un ulteriore motivo tattico.

Questo è il tuo primo Giro?

Sì – risponde felice Pasqualon – per me è l’obiettivo della stagione, il momento più importante, dopo una lunga carriera all’estero tenevo ad esserci, finalmente la nostra squadra è nel World Tour e quindi posso coronare questo sogno.

Petilli dorelan 2021

Petilli: «Il defaticamento? Ecco quando servono i rulli»

11.05.2021
2 min
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Il defaticamento relativo al ciclismo è un concetto piuttosto recente, il che può sembrare sorprendente per uno sport di resistenza, quando ad esempio nelle lunghe distanze di atletica rappresenta qualcosa di assolutamente irrinunciabile. Bisogna però fare una distinzione, perché non è sempre necessario. Con Simone Petilli (Intermarché Wanty Gobert) cerchiamo allora di fare un po’ di chiarezza.

«Negli ultimi anni è emersa questa moda dell’utilizzo dei rulli post-gara – spiega Petilli – io ho cominciato a vedere la loro diffusione nel ciclismo professionistico dal 2016, ma non sono sempre necessari. In un grande Giro ci sono ad esempio tappe tranquille che si risolvono in volata, a quel punto il defaticamento è necessario per chi ha lavorato molto negli ultimi chilometri, per gli altri il semplice arrivare consente di smaltire l’acido lattico in eccesso».

Quando allora sono necessari?

Nelle tappe di salita sicuramente, perché raggiungi uno sforzo massimale fino al traguardo e rischi che i muscoli rimangano intossicati. Ancora di più dopo una cronometro, sempre per lo stesso concetto. Tornando alla salita, anche lì però saranno i primi ad averne bisogno, chi arriva staccato, se ha affrontato l’ascesa in maniera tranquilla ha già smaltito e poi non ci sarebbe neanche il tempo, in quel caso è più importante raggiungere l’hotel il prima possibile.

Rulli Dorelan 2021
Il defaticamento sui rulli fa spesso seguito al ben più collaudato riscaldamento prima della tappa
Rulli Dorelan 2021
Il defaticamento fa spesso seguito al più collaudato riscaldamento prima della tappa
Quanto tempo è necessario trascorrere sui rulli?

Basta una decina di minuti senza assolutamente spingere, andando di agilità, in quel modo i muscoli riacquistano scioltezza. Poi saranno i massaggi a completare l’opera considerando anche che il recupero deve essere non solo fisico ma anche mentale.

Come avviene il defaticamento in corsa?

Dipende dai compiti che si hanno – risponde Petilli – anche chi lavora per preparare la volata, o per predisporre l’attacco del capitano, negli ultimi 10 chilometri ha la possibilità rallentando di effettuare già quell’azione di defaticamento necessaria. Chi ad esempio lavora nella fase iniziale dei treni per tenere alta l’andatura fino agli ultimissimi chilometri, poi ha il tempo per defaticare.

Chi ha ambizioni di classifica fa sempre defaticamento?

Anche qui dipende molto da com’è stata la tappa, che impegno ha richiesto. Se si tratta di frazioni altimetricamente impegnative, dove si è lavorato molto anche solo per stare nelle prime posizioni, qualche minuto sui rulli lo trascorrono appena arrivati. Se arriva una fuga da lontano che non interessa la classifica, è una tappa in quel senso tranquilla, allora non è necessario.

Sei già stato al Giro?

Sì, nel 2016 e 2017, tornarci è sempre una grande emozione e credo di avere lavorato bene. Il mio obiettivo è essere il più competitivo possibile, anche su tappe come quella di Cattolica, i segnali che ho avuto al Romandia sono molto confortanti in tal senso.