Affini, la crono, la maturazione e i segreti della Jumbo

22.01.2022
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Affini lo troviamo all’aeroporto in Olanda, appena atterrato dalla Spagna e in attesa di rientrare in Italia. Ha appena mangiato un boccone e visto che ha del tempo da perdere, ci offriamo di fargli compagnia. Il ritiro della Jumbo-Visma è durato per un giorno: il primo. Poi una positività ha spinto la squadra a rompere le righe. Alcuni sono tornati a casa. Altri hanno preso un appartamento in Spagna e si sono allenati fra loro. Edoardo e altri sono rimasti nell’hotel del team, in compagnia di due meccanici e due massaggiatori.

«Ci allenavamo da soli – dice – sui percorsi pianificati, partendo cinque minuti uno dall’altro. Mangiavamo da soli. Dormivamo in singola. E ci facevamo un tampone ogni giorno, come si era stabilito con la squadra. Il lavoro l’abbiamo fatto, ma è dura chiamarlo ritiro. Siamo in questa situazione da due anni e ogni volta ci diciamo che sta passando, invece l’obiettivo di stagione sta diventando non prendersi il Covid…».

Il terzetto azzurro maschile del Team Relay ai mondiali di Bruges, Affini chiude la fila
Il terzetto azzurro maschile del Team Relay ai mondiali di Bruges, Affini chiude la fila
Quando si dice le motivazioni giuste! Da dove cominci?

Parto alla Valenciana, poi UAE Tour, Tirreno e Sanremo. Avrò bisogno di scaldare il motore e prendere ritmo gara. A ogni inizio stagione bisogna abituarsi. L’obiettivo sarà portare a casa un bel risultato, soprattutto a cronometro. Quando sembrava che alla Tirreno non l’avremmo fatta, mi sono girate le scatole, poi per fortuna ho visto che c’è. Anche al Giro hanno dato una bella segata. In tutto sono 26 chilometri contro il tempo. Non dico che si debba tornare a quando erano lunghe 60 chilometri, ma così è poco…

Avete lavorato sui materiali quest’inverno?

Alla continua ricerca del limite sul lato tecnico e cercando il massimo dalla componente atletica. L’obiettivo è aggiungere quanta più potenza possibile, che però viene anche col tempo e la maturazione, per cui bisogna dare tempo al tempo.

Per riuscirci è cambiata la preparazione?

Non tanto rispetto allo scorso anno. Il grande cambiamento c’è stato quando sono arrivato alla Jumbo Visma e gradualmente mi sono abituato a lavorare con questa filosofia. Ho preso il metodo e l’ho fatto mio. Mi trovo bene. A novembre poi sono andato in galleria del vento per la prima volta visto che prima col Covid non si era potuto. Analizzati i numeri, c’è qualcosa da poter migliorare. Il manubrio in 3D è in fase di realizzazione e l’ho anche alzato un po’. Invece la sella e la parte posteriore andava bene com’era.

Nella tappa di Verona del Giro 2021 ha rischiato di vincere, ma alla fine è arrivato il 2° posto
Nella tappa di Verona del Giro 2021, Affini ha rischiato di vincere, ma alla fine è arrivato il 2° posto
La bici da crono può essere comoda?

E’ una parola, non siamo fatti per starci sopra. Puoi fare ginnastica e stretching per adattarti, ma di base la miglior posizione è un compromesso fra quella ottimale e quella che ti permette di spingere. La combinazione fra le sensazioni del corridore e i numeri della galleria del vento. Comunque la squadra tiene tanto alla crono, sono molto puntigliosi. Peccato che non ci siano più tante cronosquadre.

Tornando al 2021, ti brucia più il secondo posto di Verona al Giro o quello del tricolore crono?

La vittoria a Verona sarebbe stata inaspettata, un bonus esagerato. L’italiano invece un po’ brucia, anche se il percorso era duro e poco adatto a me. Però certo cambierei tutti i piazzamenti con una vittoria. Quel che mi è piaciuto del 2021 è stata la costanza di rendimento.

Tornerai al Giro?

Accanto a Dumoulin, sarò la sua guida nelle tappe di pianura. Penso che possa fare bene, il fatto che abbia deciso di venire significa che vuole rimettersi in gioco nella corsa che ha già vinto. Oltre a lui ci sarà anche Foss, che l’anno scorso ha finito 9°. Se vanno d’accordo fra loro, viene fuori un bel Giro.

Quindi non c’è solo il Tour?

Impossibile, se non altro perché in Francia si corre in 8 e fare la selezione è difficilissimo. Puoi anche portare tutti i capitani, ma poi chi tira? Detto questo, il Tour è importante e anche la Vuelta, che Roglic ha vinto per tre volte.

Si percepisce la rivalità fra voi, Ineos e magari UAE?

Non la cogliamo direttamente, ma siamo attenti alle innovazioni, ai dettagli. Si parlava di bici, ma anche di alimentazione. C’è stata la fase della dieta zona. Poi quella delle diete proteiche low carb. Ora si mangiano carboidrati a blocco, perché si è capito che sono la benzina. E’ una corsa a chi ci arriva prima, per guadagnare la piccola percentuale che permette di vincere.

Cosa dici dei chetoni?

Se ne fa un gran parlare, ma noi siamo la sola squadra ad aver ammesso di usarli. Non è che siamo sempre lì a prenderli, ma il nutrizionista ha studiato che nelle 4-5 tappe più massacranti del Giro agevolano il recupero, in aggiunta al piano alimentare previsto. Non sono state trovate controindicazioni, non fanno male. Per cui tanti ne parlano puntando il dito e altri li usano senza dirlo.

Dopo il secondo posto ai tricolori della crono, Affini è entrato nella fuga con Colbrelli e Masnada
Dopo il secondo posto ai tricolori della crono, Affini è entrato nella fuga con Colbrelli e Masnada
Si sente la differenza in quelle 4-5 tappe?

Niente di esagerato, ma metti insieme questo, l’alimentazione, il sonno… e alla fine arrivi a conquistare i marginal gain che fanno la differenza.

Quali saranno i tuoi veri obiettivi?

Mi piacerebbe confermare la maglia azzurra agli europei e ai mondiali. Vorrei fare bene le crono del Giro, anche se non sono molto adatte a me. Quella di Verona si sale alle Torricelle, si scende e arrivo… E poi c’è il campionato italiano, perché la maglia tricolore la sento particolarmente. E’ un bel momento per la crono azzurra. C’è Ganna, poi Sobrero, Milan, Cattaneo, De Marchi. C’è una bella concorrenza. Tutta un’altra cosa da quando passai professionista e si diceva che in Italia la crono fosse morta.