Giro Donne, si parte. Chi vince? Rispondono Arzeni e Zini

30.06.2023
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Finalmente é il 30 giugno e parte il Giro Donne, salvato in extremis nelle sale… operatorie della Federciclismo, soprattutto in vista dei prossimi quattro anni targati Rcs Sport. L’edizione 2023 sarà l’ultima a carico di PMG Sport/Starlight, che ha disegnato un percorso che strizza l’occhio a tante atlete e che dovrebbe garantire interesse in ognuna delle nove tappe.

Anche se la start list si è definita davvero all’ultimissimo istante, abbiamo interpellato due diesse italiani per capire che Giro Donne sarà. Opinioni che vanno dalla A di Arzeni alla Z di Zini, che saranno al via con le rispettive UAE Team ADQ e BePink Gold.

Giro aperto

Fatta eccezione per la breve prova contro il tempo iniziale – adatta alle specialiste – tutte le altre tappe saranno aperte a più soluzioni, nelle quali le leader per la generale potranno recuperare o guadagnare terreno sulle dirette rivali. Di questo avviso è Davide Arzeni, che punta a centrare il podio finale con Persico.

«Non sarà un Giro Donne per scalatrici pure – spiega “Capo” – ci sono tante salite anche se manca quella totem con arrivo in quota come l’anno scorso al Maniva. Per la verità c’è nella quinta tappa (il Pian del Lupo, la “Cima Coppi” con i suoi 1.407 metri, ndr) ma è posizionato ad 80 chilometri dalla fine. In quel caso bisognerà vedere come interpreteranno la corsa le atlete. Credo che quella e la settima frazione, quella dell’entroterra tra Albenga e Alassio, saranno decisive al fine della generale. Sulla carta, giornate semplici non ci sono e anche la tappa di Canelli, a metà delle due di cui parlavo prima, sarà bella tosta. L’arrivo di Modena appare l’unica possibilità per velociste, però nasconde delle insidie nella parte centrale. Insomma, ogni tappa potrebbe essere corsa come una classica».

Arzeni e la sua UAE Team ADQ partono ambiziosi per il Giro Donne sia per le tappe che per il podio finale
Arzeni e la sua UAE Team ADQ partono ambiziosi per il Giro Donne sia per le tappe che per il podio finale

«Dove potrebbero esserci le volate, saremo pronti a sfruttare l’occasione con Consonni – prosegue Arzeni – che tuttavia correrà il Giro come preparazione al Tour Femmes. La generale la cureremo con Persico, supportata da Magnaldi, e confidiamo di fare molto bene. Silvia al campionato italiano è andata fortissimo, peccato solo per il risultato. Lei è cresciuta tanto rispetto all’anno scorso nonostante fosse difficile riconfermarsi dopo i grandi risultati ottenuti.

«Tra le avversarie per la lotta alla maglia rosa, non credo che la SD Worx sarà il faro della corsa anche se vengono con Fisher-Black. Lei ha dimostrato di andare molto forte al Tour de Suisse, ma dà meno garanzie di Vollering per quello che ha detto la stagione. Per la vittoria finale vedo bene Longo Borghini, Van Vleuten e anche Cavalli. Marta l’ho vista in crescita e sapete che sono sempre contento quando lei va forte. Detto questo, naturalmente noi della UAE partiamo con ottimi propositi, visto che siamo tra i primi cinque team al mondo. Rispettiamo tutti ma non abbiamo paura di nessuno e siamo pronti a batterci».

Il testa a testa tricolore tra Longo Borghini e Persico con Cavalli sullo sfondo. Per Arzeni tutte e tre si daranno battaglia al Giro Donne
Il testa a testa tricolore tra Longo Borghini e Persico con Cavalli sullo sfondo. Per Arzeni tutte e tre si daranno battaglia al Giro Donne

Giro chiuso

Anche per Walter Zini il tracciato del Giro Donne è particolarmente stuzzicante, anche se ammette che la sua BePink-Gold non ci arriva nel miglior stato di forma. Il team manager milanese però si augura che le sue ragazze possano essere attive e trovare una buona condizione giorno dopo giorno. Per la generale invece prevede una sfida piuttosto stretta tra pochissimi nomi.

«Arriviamo da un periodo difficile – racconta Zini – e per come siamo ora puntiamo a centrare qualche bel piazzamento in alcune tappe. Ciò non significa che non ci faremo vedere, la voglia di entrare nelle fughe, ad esempio, ce l’abbiamo eccome. Porto atlete che sanno correre con entusiasmo, tra cui Casagranda che è al primo anno fra le elite e che parteciperà più leggera mentalmente, visto che si è fatta anticipare gli esami di maturità, conclusi bene, apposta per venire con noi. In ogni caso sulla carta, anche se non sono al top, Zanardi e Vitillo potrebbero fare bene in un paio di tappe adatte a loro, così come Basilico spero che possa essere protagonista allo sprint a Modena».

Walter Zini spera in una crescita della sua BePink tappa dopo tappa
Walter Zini spera in una crescita della sua BePink tappa dopo tappa

«Per quanto riguarda la starting list – continua – il livello sarà alto, ci saranno quasi tutte le migliori. Il percorso si presta a tante interpretazioni. Ci sono tante cacciatrici di tappe come la Vos mentre per la generale vedo la Van Vleuten favorita rispetto a tutte le altre. Molte delle sue avversarie spesso pagano una giornata storta facendo fatica a recuperare il distacco. Quanto meno questo è ciò che abbiamo visto negli anni scorsi. La quarta e la sesta tappa sono difficili, ma anch’io penso che la quinta e la settima definiranno la classifica. Anzi, nella frazione ligure per me potrebbero fare più selezione le discese che le salite».

Conclusione sarda

Il finale del Giro Donne sarà in Sardegna, da cui partì un anno fa, con due tappe che si prestano ad imboscate. La logistica per forza di cose ha creato una situazione piuttosto insolita. Infatti nelle precedenti trentatré edizioni mai si era verificato un giorno di riposo (e di trasferimento in questo caso) così vicino alla conclusione. Tutto ciò può generare qualche circostanza particolare ai fini della generale?

«Bisogna dire che non si poteva fare altrimenti – analizza Zini – quindi bisogna prenderne atto. Le tappe sarde sono sempre movimentate, lo abbiamo visto nel 2022, e credo lo saranno anche quest’anno. Tuttavia non penso però che potranno stravolgere la classifica, anche se bisognerà capire chi avrà recuperato meglio dallo stress del viaggio».

Van Vleuten tra Cavalli (a sinistra) e Mavi Garcia. L’anno scorso il Giro Donne è finito con questo podio
Van Vleuten tra Cavalli (a sinistra) e Mavi Garcia. L’anno scorso il Giro Donne è finito con questo podio

«Per quello che ho visto dalle altimetrie e planimetrie – fa eco Arzeni al suo collega – sono due tappe che possono presentare dei trabocchetti, durante le quali bisognerà fare attenzione al vento o alle forature, che spesso capitano quando si corre da quelle parti. Anche secondo me la generale resterà invariata perché credo che le atlete cercheranno di scavare i solchi più ampi nelle prime sette tappe in modo da ripartire con margini di sicurezza. Viceversa se così non fosse allora attenzione perché ci sarà da divertirsi parecchio».

Tattica della UAE Adq sulle pietre? Sentiamo Arzeni

09.04.2023
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Rubens Bertogliati, team manager della UAE Adq, ad un certo punto ha fatto il gesto di mordersi i pugni. Eravamo nel centro del velodromo di Roubaix e all’arrivo delle ragazze mancavano una dozzina (o poco più) di chilometri. Come mai – era la domanda più logica – non vanno a tirare le ragazze della UAE Adq visto che sono in tre e una di queste è Chiara Consonni?

Le fuggitive in quel momento erano ad una manciata di secondi. E quando Marta Bastianelli (nella foto di apertura) si è messa in testa, la sensazione è che fosse ormai troppo tardi. Un peccato, dal loro punto di vista. Più che altro perché quando tutto sembrava perduto, prima del penultimo settore in pavé, erano arrivate a una decina di secondi dalla testa. Di fatto il gap era chiuso e davanti non sempre giravano regolari.

E invece succede che per fare le tattiche servono le gambe. Servono più gambe… anche quelle di altre squadre e alla fine quei 10” erano molto più di quel che ci si poteva immaginare. Dopo la corsa a fare chiarezza è Davide Arzeni, diesse della squadra degli Emirati Arabi Uniti.

Ammiraglia della UAE Adq dopo la corsa, a sinistra Arzeni parla con Bertogliati…
Ammiraglia della UAE Adq dopo la corsa, a sinistra Arzeni parla con Bertogliati…
Com’è andata, Davide?

Sono molto contento della prestazione delle ragazze e di Aleandro Gonzales-Tablas (l’altro diesse, ndr) che ha diretto le operazioni. Secondo me le ragazze si sono comportate veramente bene. Avevamo studiato con cura la nostra corsa. Volevamo mettere un’atleta nella fuga.

Laura Tomasi

Esatto, e ci è riuscita. Peccato che sia caduta sul Carrefour de l’Arbre. A quel punto, dietro siamo stati costretti ad inseguire, ma sono mancate un po’ le gambe. Però ripeto, essere lì, a 8-10 secondi dalla testa della corsa, nel vivo della gara, mi fa piacere e non posso che essere contentissimo della prestazione della squadra. Certo è stata un’occasione persa per salire sul podio, ma va bene così…

Una brava e generosa Laura Tomasi è entrata nella fuga principale. Solo una caduta sul Carrefour de l’Arbre l’ha fermata
Una brava e generosa Laura Tomasi è entrata nella fuga principale. Solo una caduta sul Carrefour de l’Arbre l’ha fermata
E infatti, nel velodromo c’era quel senso di mordersi le mani…

Io continuo a dire che dobbiamo essere contenti perché io metto sempre la prestazione davanti. Perché se corri bene, se corri così, prima o poi arriva il risultato arriva.

Facciamo un po’ la parte del diavolo. Non era meglio far tirare prima Marta Bastianelli? In questo modo avrebbe portato sotto Chiara Consonni che in volata è fortissima…

Gli ordini erano quelli, però lo sapete, la corsa è un’altra cosa. Non è facile. Penso anche che Marta abbia dato tutto quello che aveva. Quindi se non siamo riusciti a chiudere è perché davanti sono state più forti.

In effetti nel mezzo del velodromo, proprio con Rubens Bertogliati commentavamo che dopo il penultimo tratto in pavè le fuggitive si fossero riprese…

La polacca Marta Lach ha tirato tantissimo negli ultimi chilometri (e anche la stessa Jackson, ndr). Che dire: noi ci abbiamo provato. Abbiamo sognato – breve pausa del “Capo” – e torneremo per vincere.

Alla fine Chiara Consonni era stanca. La lombarda ha chiuso al nono posto, battuta da Kopecky e Georgi nel drappello delle inseguitrici
Alla fine Consonni era stanca. La lombarda ha chiuso al 9° posto, battuta da Kopecky e Georgi nel drappello delle inseguitrici
Di solito sei una sentenza! Di una cosa vi va dato atto: siete un gruppo giovane e nel finale ne avevate tre davanti…

Ed è quello che dico: a livello di squadra, a prescindere dal risultato, non si può dire niente. La corsa è andata più o meno come volevamo, avevamo piazzato un’atleta in fuga e Chiara e Marta erano con le migliori.

Ti aspettavi una corsa simile?

Sì, sì… Anche con gli altri direttori sportivi ci aspettavamo un andamento così. Per me è stato importante inserire una ragazza in fuga, perché sarebbe potuta servire sul finale. E nello stesso tempo, se la fuga fosse arrivata come di fatto è andata, si sarebbe potuta giocare le sue carte. Laura è veloce. Era perfetta. Però con i se e con i ma… si fa poco.

Carbonari: «La Scheldeprijs con la WorldTour mi ha ravvivata»

08.04.2023
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Ad Anastasia Carbonari serviva una scossa per ravvivare questa prima parte di stagione. Non che finora le fossero mancati alcuni buoni piazzamenti con il Devo Team UAE, ma per una serie di circostanze stava perdendo mordente. Talvolta basta poco avere una scarica di adrenalina ed uscire dal torpore.

Ecco quindi che arriva la chiamata per correre lo Scheldeprijs con la formazione WorldTour e Carbonari si ritrova a vivere situazioni di un anno prima. In ammiraglia c’è “Capo” Arzeni e in squadra una fetta della vecchia Valcar. L’italo-lettone contribuisce al terzo posto di Consonni (dietro Wiebes e Kool) e rinfranca il suo morale per meritarsi nuovamente il posto.

A Carbonari è servito correre la Scheldeprijs per rivivere certe sensazioni e per darsi una scossa
A Carbonari è servito correre la Scheldeprijs per rivivere certe sensazioni e per darsi una scossa
Anastasia partiamo dai primi mesi del 2023. Come sono andati?

Devo considerarli sotto due punti di vista. Soddisfatta per le prestazioni, ora sostengo sforzi più prolungati. Bene anche per i risultati. Seconda a Umag ad inizio marzo e qualche giorno dopo abbiamo vinto la cronosquadre del Trofeo Ponente in Rosa. Lì ho fatto anche un piazzamento nei dieci, così come al Tour de Normandie. Se invece penso alla condizione, speravo di essere più fortunata. Nell’ultimo periodo ho avuta una mezza bronchite. Facevo quasi fatica a tossire per la gola infiammata. Per fortuna non ho avuto febbre né placche. Peccato perché stavo così anche poco prima della Scheldeprijs.

Che sensazione è stata correre quella gara con la squadra maggiore?

E’ stato come un salto all’indietro, condito da tanta emozione. Naturalmente c’era Arzeni in ammiraglia, insieme ad Anna Badegruber, la nostra diesse nel Devo Team. “Capo” ha chiamato anche lei, che è giovane ed ex corridore, per fare un po’ di esperienza. Lui era contento di rivedermi, ci siamo scambiati le solite battute. Ed io avevo bisogno di ritrovare i suoi stimoli, senza nulla togliere agli altri miei tecnici che mi insegnano tanto, ma con lui sono diventata un corridore. Poi c’erano anche Chiara e Karolina (rispettivamente Consonni e Kumiega, ndr). Sono stata contenta di rivederle. Abbiamo corso con lo spirito della Valcar sapendo di essere il UAE Team ADQ, quindi più importante.

Carbonari seconda a Umag dietro Vigilia. Pochi giorni dopo vincerà la cronosquadre del Ponente in Rosa (foto instagram)
Carbonari seconda a Umag dietro Vigilia. Pochi giorni dopo vincerà la cronosquadre del Ponente in Rosa (foto instagram)
Qualcuno ti ha fatto gli onori di casa?

Intanto mi ha fatto piacere che avessero preparato per me una maglia di campionessa lettone per il team WT, quindi un po’ diversa da quello che uso di solito. Ho conosciuto meglio Elizabeth Holden, mia compagna di stanza. Poi è stato un onore salire sul bus della squadra e tutto il resto del contesto. Sia lì che in gara ci ha spiegato tutto Trevisi. Lei era la più esperta in squadra e ci ha aiutato tanto. Si è complimentata sia con me che con Linda (la svizzera Zanetti, anche lei atleta del Devo Team, ndr).

In corsa poi come ti sei trovata?

Avvertivo un’ansia buona. Sapevo che ci sarebbero stati ritmi diversi da quelli che facevo ultimamente ma è andato tutto bene. Anzi mi sono sentita parte in causa del terzo posto conquistato da Chiara. Ad un certo punto la fuga di sette atlete aveva ancora un bel vantaggio a venti chilometri dall’arrivo. SD Worx e Team DSM stavano lasciando fare anche se non avevano nessuno là davanti. Così ci siamo incaricate noi di chiudere. Non avevamo nulla da perdere, pur sapendo che Wiebes e Kool ora sono un gradino sopra tutte in volata. Avevamo fiducia in Chiara che non ha nulla da invidiare a loro due e infatti ha dimostrato di essere al loro livello. Ecco perché dicevo prima che mi sembrava di essere tornata ai tempi della Valcar. Mi piace questa filosofia di correre.

Com’è stato il finale?

Il compito mio e di Kumiega era quello di portare Consonni sulle ruote di Wiebes prima dello sprint. E lo abbiamo fatto bene. Poi l’ordine d’arrivo lo conosciamo tutti, ma era importante rispettare le indicazioni. Arzeni era contento e non solo lui. A fine gara Lars Boom (il diesse della SD-Worx, ndr) ha ringraziato Trevisi per il nostro lavoro negli ultimi chilometri, così come la stessa Kool ha fatto con Consonni. Ecco, questo mi ha inorgoglito. Ci voleva per me. La Scheldeprijs mi ha svegliato (dice sorridendo, ndr).

Ora Anastasia Carbonari come si presenterà alle prossime gare?

Torno nel Devo Team con molta più carica. E’ molto motivante correre con la squadra WorldTour. E’ una cosa che fa bene ad ognuna di noi che finora l’ha fatto. Già lunedì a Mouscron voglio fare bene, anche mettendomi a disposizione di compagne più veloci e adatte di me a quella corsa. Fra di noi c’è molta disponibilità ad ascoltarci. Dobbiamo ancora imparare tanto e dobbiamo crescere, però riconoscere con onestà se possiamo fare la corsa o se dobbiamo lavorare per una compagna è fondamentale. E’ un aspetto a cui fanno attenzione di là.

Ex Valcar. Nel finale di Scheldeprijs, Carbonari e Kumiega (a sx) hanno lavorato per tenere davanti Consonni
Ex Valcar. Nel finale di Scheldeprijs, Carbonari e Kumiega (a sx) hanno lavorato per tenere davanti Consonni
Cos’hai notato in UAE del rapporto tra team WorldTour e Devo?

Oltre ai risultati, so che i due staff si confrontano abbastanza con vari report su di noi della formazione development. Guardano come lavoriamo, se siamo unite o come facciamo un lead-out. Vogliono vedere se siamo pronte a ripetere le stesse cose più in grande. Personalmente questo lo ritengo molto stimolante. Il mio obiettivo è quello di entrare nel 2024 nella formazione WorldTour. Mi sto impegnando per farlo sperando di centrare qualche vittoria.

Le Samyn, la firma di Marta: bentornata Bastianelli

28.02.2023
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«Ieri sera con Marcello Albasini, che è l’altro direttore sportivo che è qua con me in Belgio – racconta Davide Arzeni – abbiamo fatto due chiacchiere sulla corsa e ne abbiamo parlato con Marta. Avevamo questa idea, visto che uno dei suoi obiettivi è la Parigi-Roubaix. Le abbiamo detto: “Proviamo un attacco sul settore di pavé”. Dietro avevamo Chiara Consonni che poteva coprirci per la volata. Insomma dai, è andata. E’ andata bene così.

«Non sono assolutamente sorpreso che Marta abbia vinto, però veramente mi sono trovato di fronte a una vera professionista. Una ragazza che ha vinto tanto nella sua carriera e che probabilmente la finira dopo il Giro, eppure è ancora qua a fare la vita. I suoi risultati sono frutto della sua testa di corridore».

La UAE Adq Team vuole gara dura e vigila in testa al gruppo. Bastianelli è pronta per attaccare
La UAE Adq Team vuole gara dura e vigila in testa al gruppo. Bastianelli è pronta per attaccare

Tre volte sul podio

Le cinque di un pomeriggio freddo sulle strade del Belgio intorno a Dour nel cuore della Vallonia. Marta Bastianelli ha da poco vinto Le Samyn, corsa classica con settori di pavé che di lì a poco sarebbe stata conquistata fra gli uomini da Milan Menten. Lo ha fatto con lo stesso piglio con cui nel 2019 vinse il Fiandre. Attacco e volata. E sebbene sia agli ultimi mesi della carriera, ha ruggito come ha sempre saputo fare.

«E’ bello smettere da vincenti, no?». Il tono di voce è allegro, l’ammiraglia sta facendo ritorno verso l’hotel sull’autostrada. Arzeni dice scherzando che il loro unico contatto col mondo è il benzinaio della vicina stazione di servizio.

«In tre corse – racconta l’azzurra – ho fatto terza, seconda e prima, altro che deconcentrata perché sono a fine carriera. Ho fatto tutto quello che dovevo fare, tranne un piccolo problema di salute a gennaio per il quale mi sono dovuta fermare per una settimana e mezza. Non ho partecipato al raduno con la squadra, però adesso va tutto bene».

Tomasi, accoglie una costernata Chiara Consonni che ha bucato al momento del forcing di Bastianelli
Tomasi, accoglie una costernata Chiara Consonni che ha bucato al momento del forcing di Bastianelli

Forcing sul pavé

E’ passata nel giro di due anni dal rifiuto del pavé all’aver messo la Roubaix al centro del mirino. Ha avuto bisogno di masticarla bene e quando domani la squadra degi Emirati andrà sul percorso a provare i tratti di pavé, Marta avrà la conferma di essere sulla strada giusta. L’attacco è venuto sul pavé e ha fatto male.

«Oggi era una gara abbastanza veloce – dice – ci siamo mosse abbastanza bene. Io ho seguito i piani della squadra, che erano di attaccare nell’ultimo tratto di pavé avendo Chiara alle spalle. Così mi sono trovata davanti, ho fatto la mia azione. Mary mi ha seguito (Maria Giulia Confalonieri, ndr), poi sinceramente nel finale non ho potuto proprio aiutarla tantissimo. Non riuscivo a capire dalla macchina come fosse la situazione. Perché comunque dietro Chiara aveva bucato e la Gasparrini era caduta. Un po’ di situazioni particolari, si rischiava di buttare tutto».

Confalonieri ha creduto nell’azione con Bastianelli, pur sapendo che in volata sarebbe stata dura
Confalonieri ha creduto nell’azione con Bastianelli, pur sapendo che in volata sarebbe stata dura

“Capo” e Albasini

E così, dopo aver parlato di sé a inizio stagione come di una guida per le più giovani, la cara Marta Bastianelli – terza all’Omloop Het Nieuwsblad e seconda alla Omlop Het Van Hageland – ha alzato le braccia a Le Samyn des Dames.

«Le ragazze sono quasi tutte nuove – racconta – è tutto nuovo, quindi abbiamo avuto bisogno di tempo per affiatarci, sin dal UAE Tour. Credo che sia una buona squadra in fase di crescita. Qui in Belgio, credo che siamo veramente un bel gruppo guidato bene anche dall’ammiraglia. Da Arzeni e Marcello Albasini. Credo che avere persone con esperienza di queste gare sia molto importante. Non sono gare semplici, tutt’altro. E quindi sono molto orgogliosa».

Podio tutto italiano a Le Samyn, con Bastianelli e accanto Confalonieri e Vittoria Guazzini
Podio tutto italiano a Le Samyn, con Bastianelli e accanto Confalonieri e Vittoria Guazzini

L’esempio di Marta

Arzeni guida e gongola, anche per lui l’esperienza nella UAE Adq è una sfida. Non è stato semplice lasciare la Valcar e sposare il nuovo progetto, ma la squadra che sta nascendo somiglia tanto alla sua vecchia casa.

«Una ragazza come Marta – dice – è importante per le atlete, ma anche per noi direttori sportivi. Da un’atleta come lei, che ha tutta questa esperienza, non si smette mai di imparare. Quindi anche io come direttore sportivo le devo qualcosa. Siamo qua in Belgio già da una settimana, non è mai facile. C’è vento e c’è freddo e c’era qualche ragazza probabilmente un po’ stanca. E nella sfortuna c’è andata bene, perché proprio nel momento in cui lei attaccava, ha bucato la Consonni. Quindi delle due frecce che avevamo ne è rimasta una. Domani facciamo la recon della Roubaix, il Belgio è appena cominciato e a me piace stare quassù».

Marta Bastianelli con Davide Arzeni: si è capito sin da subito che la collaborazione sarebbe stata proficua
Marta con Arzeni: si è capito sin da subito che la collaborazione sarebbe stata proficua

Lo sguardo tignoso

E’ così anche per Marta Bastianelli, 35 anni, campionessa del mondo quando ne aveva 22 e ancora sulla cresta con lo sguardo tignoso di ogni anno.

«Farò tutte le altre classiche – dice – a partire da De Panne fino alla Roubaix. Noi corriamo sempre per vincere con le migliori carte che abbiamo, quindi ci giochiamo sempre diverse possibilità. Quando corro con Chiara, sono contenta di poterla aiutare perché comunque è il futuro, e lei è contenta di aiutare me. Quindi, insomma, ci diamo abbastanza forza e coraggio. Ma abbiamo anche altre atlete forti, come Silvia Persico e Gasparrini. Io ci sono, mi sono allenata bene e confermo che dopo il Giro smetterò di correre. Sono felice di finire al Giro d’Italia. Ci sono tante giovani in Italia, oggi abbiamo visto il podio tutto italiano. Ma questo non significa che non sarò lì davanti anche nelle prossime corse a giocarmi qualche vittoria. Io so ancora vincere, forse qualcuno lo aveva dimenticato».

Carbonari, profumo di WorldTour con la UAE Development

02.02.2023
5 min
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Tasto rewind, si torna indietro di cinque mesi esatti. Il 2022 di Anastasia Carbonari era finito il 2 settembre al Simac Ladies Tour contro un pick-up nero a 20 chilometri dalla fine della seconda tappa. La 23enne italo-lettone di Montegranaro aveva avuto paura di compromettere la carriera per la quale il suo diesse Arzeni aveva previsto un futuro nel WorldTour.

Rimandiamo avanti il nastro. Adesso per Carbonari la massima categoria è davvero a portata di mano. La Valcar – che ha mantenuto la propria identità per l’attività giovanile dalle junior in giù – si è trasformata nella UAE Development Team, ovvero la sorella minore della UAE Team ADQ in cui è arrivato “Capo” in ammiraglia. La particolarità di queste formazioni di sviluppo è proprio la possibilità di interscambiarsi le atlete con la prima squadra a seconda del calendario, con la condizione obbligatoria che dove corre un team non può esserci l’altro. Abbiamo quindi voluto sapere da Anastasia come si sta apprestando a vivere questa nuova fase professionale.

Carbonari in fuga. Un’azione con la quale si è contraddistinta nel 2022
Carbonari in fuga. Un’azione con la quale si è contraddistinta nel 2022
Innanzitutto come è stato il ritorno in bici?

Ci è voluto un po’ di tempo per superare il momento più brutto dell’incidente perché ripensavo ad un altro che mi era successo qualche anno fa. A settembre ero tornata in auto dall’Olanda, piena di dolori e di preoccupazioni. D’altronde non poteva essere altrimenti con una scapola, cinque vertebre e sei costole rotte. Non ero depressa, ma non l’ho vissuta bene, tanto che ad Arzeni dicevo che non ero convinta di riuscire a ripartire. Poi a novembre ho fatto le prime pedalate facendo attenzione ad ogni minima buca per non sentire nuovamente male e per non sollecitare la schiena e il torace. Ed ora quella botta è un lontano ricordo.

Proprio in quel periodo ti avevano riconfermato alla Valcar. Sapevi già che sarebbe diventata il devo team della UAE?

A dire il vero no. Prima della mia caduta al Simac se ne parlava, ma ancora non si prevedeva una situazione del genere. Ho saputo tutto quando sono tornata dalle vacanze in Lettonia, fatte appena terminata la mia convalescenza. Ho preso subito bene la notizia pensando che fosse una occasione maggiore per crescere e lavorare meglio. Ero rimasta alla Valcar per quello. Adesso ho una motivazione in più per passare nel WorldTour.

Carbonari e Cipressi saranno due pedine importanti per la UAE Development Team
Carbonari e Cipressi saranno due pedine importanti per la UAE Development Team
In teoria potresti correre con la prima squadra. Cosa sai già dei nuovi programmi?

Noi del Devo Team abbiamo fatto dieci giorni di ritiro a Calpe verso fine gennaio dove ci siamo conosciute meglio e dove ci hanno presentato come sarà il nostro calendario. Tra le due squadre in effetti ci sarà una costante interazione. Capiterà che alcune di noi correranno con loro e viceversa. Il mio debutto è fissato per l’1 marzo con l’Umag Trophy in Croazia. Poi indicativamente dovrei fare corse in Olanda, Belgio e il Liberazione. Salvo cambiamenti, con la formazione WorldTour potrei correre lo Scheldeprijs e il Festival Elsy Jacobs, la gara a tappe in Lussemburgo. La seconda parte di stagione la vedremo più avanti.

Sei pentita di non aver accettato le proposte di altri team WorldTour dove avresti potuto fare un calendario più ampio?

No, assolutamente. Ovvio che il sogno di ogni ragazza è quello di essere e restare nella categoria più alta, ma qui so che posso completare il mio processo di maturazione. Sinceramente non pensavo di avere una esclation del genere se penso dov’ero nel 2021, però so che devo fare ancora esperienza e qui sono nel posto giusto. Il nostro gruppo di lavoro resta la stessa famiglia di prima con un livello generale più alto. Non che non lo fosse l’anno scorso, ma l’ambiente è ancora più professionale.

Ti peserà non poter disputare, almeno sulla carta, gare come Vuelta, Tour Femmes o Giro Donne in cui ti eri fatta conoscere?

Naturalmente per tutte le cose c’è il rovescio della medaglia. Io la sto già vivendo serenamente. Saltare queste corse è un sacrificio che ci sta e che si può fare. Lo vedo come un investimento per il futuro.

A che punto sei dell’escalation di cui parlavi prima?

Sono più consapevole dei miei mezzi, ma ci sto ancora lavorando. Mi sono resa conto di poter essere parte della corsa e di poter avere un mio ruolo. Diciamo che avendo un contratto fino al 2024 con la UAE Development Team so che posso fare le cose con la giusta pressione.

Quali sono gli obiettivi di Anastasia Carbonari per il 2023?

L’idea sarebbe quella di togliermi qualche soddisfazione, sia come risultati che come prestazioni. Punto ad arrivare molto performante al Liberazione, una gara nelle mie corde e che solitamente c’è nel periodo in cui inizio ad andare meglio. Per il resto vorrei confermare il titolo di campionessa lettone, magari vincendo la gara unica che c’è per noi dei Paesi Baltici. E naturalmente correre europeo e mondiale con la mia nazionale.

Fra cross e strada, il piano di Arzeni per Silvia Persico

12.12.2022
4 min
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E per fortuna che Silvia Persico doveva partire piano nel ciclocross! Prime tre gare e prime tre vittorie per la campionessa italiana. La stessa Silvia (in apertura a Faè di Oderzo, foto Alessio Pederiva) ci aveva detto così nell’intervista di qualche settimana fa. E invece…  Tuttavia era stata onesta: ce lo conferma Davide “Capo” Arzeni.

Entrambi li abbiamo incontrati nel ritiro della loro futura squadra, con la quale però hanno già iniziato a lavorare, vale a dire il UAE Team Adq. Tecnico e atleta provengono da quella grande famiglia che è la Valcar Travel & Service e dalla relativa squadra di cross: la FAS Airport Services. Da anni si dividono fra strada e fuoristrada. Ma quest’anno con il WorldTour che incombe certi equilibri sono cambiati. O quantomeno stanno cambiando.

Davide Arzeni lavora con Silvia Persico da molte stagioni
Davide Arzeni lavora con Silvia Persico da molte stagioni
Davide, Silvia ci aveva detto che sarebbe partita più piano nel cross. Ci aveva detto che non pensava di andare subito forte e invece…

Non smentisco Silvia, perché in realtà è proprio così. Stiamo facendo una preparazione mirata più alla strada e agli appuntamenti importanti… della strada. Se vado a confrontare gli allenamenti dell’anno scorso con quelli attuali, non ci stiamo allenando meno… ci stiamo allenando molto meno. Poi c’è anche da dire che fino ad ora abbiamo corso comunque in Italia e il livello si sa non è stellare.

Il livello non alto, è vero, però ci sono ragazze che sono a pieno regime da due mesi…

In questi primi giorni di gare di Silvia, ciò che volevo era cercare un po’ di ritmo, ma ho visto qualcosa in più. Ho visto una Silvia che pur non essendo in condizione, ve lo garantisco, può essere già competitiva per entrare nelle prime dieci in Coppa del mondo. E’ una sorpresa perché, vi ripeto, la preparazione è davvero mirata alla strada e obiettivi che arriveranno più in là nella stagione. Tanto per rendere l’idea, l’anno scorso in questo periodo lavoravamo sulle ripetute 40”-20”… quest’anno non abbiamo fatto neanche un 20”-40”.

E allora possiamo dire che la Persico parte da un gradino più alto?

Silvia sta proseguendo la sua maturazione fisica e atletica. E lo vediamo anche dai test con gli altri coach del team. Sta mostrando di avere un motore di quelli importanti. Per ora le sta riuscendo tutto facile. 

Ieri l’atleta lombarda (classe 1997) ha vinto anche a Jesolo (foto Instagram)
Ieri l’atleta lombarda (classe 1997) ha vinto anche a Jesolo (foto Instagram)
Quanto è stato importante dunque il 2022 sia da un punto di vista fisico, relativo ai grandi Giri fatti, sia da un punto di vista mentale?

Certamente ha acquisito maggior consapevolezza mentale e poi credo che, nonostante sia stata ferma a lungo, abbia fatto il giusto riposo. La condizione attuale è frutto ancora del lavoro fatto fino a settembre, cioè quando ha chiuso la stagione con i mondiali. Se un’atleta comincia ad andare forte in queste gare così importanti, vuol dire che le gambe ci sono, ma anche la testa. Per correre a questi livelli significa che hai la consapevolezza di poter competere con le più forti al mondo. Vi dico un’altra cosa…

Vai!

Lei crede di poter competere per vincere addirittura il mondiale di ciclocross. Ci pensa… quantomeno pensa e punta a confermare il risultato dell’anno scorso, quando fu terza. 

E tu credi sia possibile?

Sì… ma come obiettivo intanto mi pongo l’italiano. Il prossimo sabato inizierà a confrontarsi anche con le più forti olandesi, belghe… E lì veramente inizieremo a vedere i valori in campo. O almeno come è messa Silvia rispetto a loro.

La Persico sta utilizzando un telaio Colnago con geometrie gravel… ma sembra essere super performante (foto Alessio Pederiva)
La Persico sta utilizzando un telaio Colnago con geometrie gravel… ma sembra essere super performante (foto Alessio Pederiva)
Quindi la Val di Sole sarà il vero termometro della sua condizione?

Direi di sì, perché comunque la ragazza che sta andando più forte è la Van Empel, che l’anno scorso tra l’altro ha vinto proprio in Val di Sole, e dovrebbe essere presente. In queste tre gare Silvia è veramente andata a fare allenamento: i primi allenamenti tirati. Ma ripeto, stiamo lavorando proprio in funzione della strada. Stiamo per esempio lavorando ancora tantissimo in palestra. 

E allora Davide, quali saranno i grandi obiettivi su strada? Vista come è andata la passata stagione possiamo immaginare siano le corse a tappe…

Il primo obiettivo è sicuramente il UAE Tour (9-12 febbraio, ndr) perché è la corsa di casa e qui ci tengono molto. Tra l’altro sarà qualche giorno dopo il mondiale di cross, quindi si presuppone che Silvia ci arriverà in condizione. Dopo questa gara, ci sarà ovviamente un periodo di stacco e questo ci porterà a cambiare in parte gli obiettivi per quanto riguarda le classiche del Nord. Mentre l’anno scorso abbiamo puntato di più sulle gare fiamminghe, quest’anno punteremo di più su quelle delle Ardenne. Silvia farà il giro delle Fiandre, ma con l’obiettivo di arrivare in condizione in corse come l’Amstel o la Liegi. E poi verrà tutto il resto.

Consonni alla UAE: un filo d’ansia e voglia di volare

20.11.2022
7 min
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Le vacanze a Santo Domingo con le amiche di sempre, poi chiara Consonni si è messa a studiare la sua nuova vita con il UAE Team Adq. Per qualche mese la notizia è rimasta sotto traccia, poi è stata annunciata. Adesso che il nuovo team WorldTour l’ha accolta, la bergamasca sta ancora cercando i punti di riferimento. Non che sembri particolarmente preoccupata, ma fra le righe di certe risposte un po’ d’ansia traspare. Il 2022 ha portato su strada alcune vittorie di peso ( la tappa finale del Giro d’Italia) e qualche classica di assaggio come la Dwaars door Vlaanderen e Isbergues, mentre in pista il mondiale del quartetto ha dato all’autunno i colori di una splendida estate.

La pagina Valcar-Travel&Service è voltata. Prima di lei sono andate via le compagne di una vita e così a un certo punto anche Chiara ha deciso di spiccare il volo.

Chiara Consonni con Valentino Villa, patron della Valcar, dopo la vittoria della tappa finale del Giro Donne
Chiara Consonni con Valentino Villa, patron della Valcar, dopo la vittoria della tappa finale del Giro Donne
Una scelta difficile?

Era arrivato il momento di cambiare, avere nuovi stimoli, magari qualcosa di diverso. Fosse stato per me, sarei rimasta fino a quando non smettevo di correre, ma sono andate via tutte. Pian piano si vedeva che anche le altre ragazze avevano bisogno di nuovi stimoli. Volevano crescere e anche per me è arrivato il momento. Penso che abbiamo dato tanto alla Valcar e l’abbiamo fatta proprio arrivare al punto più alto.

Il fatto che Arzeni passasse nel tuo stesso team ha condizionato la tua scelta?

Un po sì. Il fatto che Davide sia venuto qui alla UAE in parte mi ha influenzato, perché comunque non ho mai cambiato preparatore. Ho sempre avuto lui. E’ stato il mio primo allenatore, mi ha dato le prime tabelle e mi ha fatto fare i primi lavori. Mi sono sempre trovata bene, quindi penso che per adesso, visto che mi sto facendo vedere e sono a un buon punto, dovremo solo sistemare delle cose. Siamo cresciuti insieme, penso che mi aiuterà a crescere ancora.

Chiara Consonni conquista in volata la Dwars door de Westhoek, suo 2° successo stagionale (foto Anton Vos)
Chiara Consonni conquista in volata la Dwars door de Westhoek, suo 2° successo stagionale (foto Anton Vos)
A che punto è Chiara Consonni che arriva nel WorldTour?

E’ una piccolina con i suoi sogni. Non sono spaventata, è difficile dire come mi senta. Non avverto tante pressioni, anche se la nuova squadra si aspetta tanto. Sono tranquilla, perché so che le cose che ho sempre fatto mi sono venute facili e posso rifarle. Non mi preoccupo, però un po’ di ansia magari c’è. Cercherò di dare quello che si aspettano, penso faccia parte del gioco. Spero che questo mi dia sempre più voglia e forza di fare meglio.

In ogni caso anche con la Valcar facevate corse di alto livello. Non sarà quello il problema, no?

Esatto, sin dal primo anno, siamo sempre stati abituati alla pressione. Magari non così tanta, perché alla fine la Valcar ti dava tanto e non chiedeva. Sapevano che poi i risultati arrivavano. Qui invece è un po’ diverso, però come ho detto sono tranquilla e spero di vivere al meglio anche questa esperienza.

L’oro nel quartetto ai mondiali della pista è stato l’highlight della stagione
L’oro nel quartetto ai mondiali della pista è stato l’highlight della stagione
Che impressione hai avuto? Hai già conosciuto, Rubens Bertogliati?

Sì, ho conosciuto tutti ed è diverso. Si vede che è molto più organizzata rispetto alla Valcar, ma non voglio fare paragoni. Però comunque passare da un mondo così piccolino e familiare a un mondo così grande, dove si fanno riunioni di due ore e mezza in inglese, ti fa capire che davvero sei in un posto tanto diverso e più organizzato.

Nel tuo cammino verso le Olimpiadi questa squadra come si mette?

Ovviamente mi appoggiano. Non voglio rinunciare alla pista, anche perché quest’anno ci siamo tolti una bella soddisfazione, penso la più bella del 2022. Anche se il calendario non è fatto benissimo per conciliare pista e strada, parlando con Marco (Villa, ndr) e le Fiamme Azzurre, riusciamo a mettere giù un bel programma. Ricco di strada nella prima parte della stagione, per poi concentrarci un po’ di più sulla pista. Comunque alla fine, anche preparando la pista, puoi fare benissimo la strada, come abbiamo sempre fatto.

Sul podio della Dwars door Vlaanderen, con uno dei premi più tipici
Sul podio della Dwars door Vlaanderen, con uno dei premi più tipici
Quale sarebbe il tuo programma per la strada?

Scuramente inizierò con l’Abu Dhabi Tour, che praticamente è il mondiale della mia squadra. Poi ci saranno le classiche e da lì mi concentrerò un po’ sulla pista, visto che le Coppe del mondo non sono a portata di mano. Bisognerà fare qualche sacrificio in più, essendo comunque l’anno preolimpico. Ci sarà da qualificarsi, quindi magari sarà un anno più tirato. Però cercherò di arrivare alla fine ancora in forma e ancora… viva (ride, ndr).

Come ti trovi nelle Fiamme Azzurre? 

Sto benissimo, non pensavo di trovarmi così bene con i miei capi, i collaboratori e soprattutto con le compagne. Diciamo che l’italiano finora è stato l’unica gara che ho fatto con loro e non è andato benissimo. Però si sono messi a mia disposizione fin da subito e sinceramente non me l’aspettavo. Questo mi ha dato anche un po’ di consapevolezza in più per l’anno prossimo. Comunque correre con gente molto più grande di me, che si metterà magari a mia disposizione, mi motiverà e mi spingerà a farlo a mia volta nei loro confronti.

Per Chiara Consonni la prossima stagione sarà una vera scuola accanto a Marta Bastianelli, per lei un riferimento
Per Chiara Consonni la prossima stagione sarà una vera scuola accanto a Marta Bastianelli, per lei un riferimento
Che rapporto hai con Marta Bastianelli?

Secondo me (ride, ndr), mi vede un po’ come un’altra figlia. Sin da quando son passata, Marta è stato un punto di riferimento. E’ il mio idolo, ha vinto tutto quello che io magari un giorno vorrei vincere anch’io. Ha un palmares enorme e anche una bambina bellissima, con cui mi trovo benissimo. Possiamo tranquillamente dire che Marta è il mio punto di riferimento nel ciclismo. Quest’anno ci siamo conosciute e spero di imparare tantissimo da lei. Penso che si sia un motivo in più per fare le cose bene e con la giusta motivazione.

Seguirete un programma parallelo?

Finché pariamo di classiche, penso di si. Poi magari lei farà gare un po’ più dure, mentre io non so se farò il Tour o il Giro. Però nella prima parte di stagione dovremmo incontrarci abbastanza di frequente, nella seconda invece non lo so ancora.

Nella scelta di Chiara Consonni di firmare con il UAE Team Adq, ha inciso parecchio anche il passaggio di Arzeni
Nella scelta di Chiara Consonni di firmare con il UAE Team Adq, ha inciso parecchio anche il passaggio di Arzeni
Qual è secondo te l’abitudine che cambierai di più?

Tutto, tante cose. La mia paura è quella di cambiare tutto in maniera drastica, però anche di questo ho parlato tanto con i miei direttori sportivi, i capi e i dirigenti. Sono stati loro i primi a dirmi che alcune cose devono cambiare, però capiscono che non si può pretendere di farlo da un giorno all’altro. Anche perché comunque le cose sono sempre andate bene così, ma questo è il momento di introdurre cose nuove e intervenire sulle piccole pecche che gli altri anni non riuscivo a migliorare.

Com’è cambiato il rapporto con la nazionale? 

Con Sangalli purtroppo quest’anno non sono riuscita a fare neanche una gara. Ho rotto la spalla e quindi posso parlare solo della pista. Sicuramente è tutto molto più tranquillo. Vedo che ci pesa molto meno andare in pista e la viviamo come un allenamento tranquillo, pur facendo magari più cose dell’anno scorso e facendole meglio. Forse l’organizzazione non è ancora il massimo, perché capiamo anche noi che siamo in tanti fra ragazzi e ragazze e non è facile gestire 30 persone in un raduno in pista. Però penso che anche da parte dei tecnici ci siano sicuramente i buoni propositi per migliorare. Sono convita che con gli anni andrà sempre meglio.

Il viaggio di Chiara Consonni alla Valcar-Travel&Service si conclude dopo 5 anni con un sorriso
Il viaggio di Chiara Consonni alla Valcar-Travel&Service si conclude dopo 5 anni con un sorriso
Inizi anche tu dalla Sicilia?

Sarò a Noto dalla settimana prossima, perché ho appena iniziato la preparazione, quindi ho deciso di fare la prima settimana un po’ più tranquilla a casa e poi di andar giù una settimana. Poi faremo il ritiro la UAE dall’8 al 16 dicembre, forse in Toscana 

Cipressi, idee chiare per l’Argentina, per il 2023 e per la meccanica

12.10.2022
6 min
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Mentre quasi tutte le sue colleghe sono ormai in “off-season”, per Carlotta Cipressi il calendario ha riservato ancora qualche giorno di gara. E forse è meglio così dal suo punto di vista. La 19enne della Valcar Travel&Service infatti è una delle quattro U23 convocate dal cittì Paolo Sangalli per la spedizione azzurra in Argentina alla Vuelta a Formosa in programma dal 21 al 23 ottobre.

Dopo la trasferta sudamericana si concluderà la sua prima annata da elite e solo allora sarà tempo di bilanci definitivi, ma con la giovane forlivese abbiamo voluto farne uno provvisorio alla luce della chiamata in nazionale. E così, parlando con Cipressi del suo 2022, abbiamo scoperto che il record dell’Ora di Ganna lo ha guardato con gli occhi non necessariamente della ciclista amante delle crono quanto più di una… meccanica.

Carlotta perché ti ha colpito l’impresa di Pippo?

Prima di tutto perché ha saputo andare contro tanta gente che non si aspettava una prestazione del genere. Quando Ganna deve dimostrare chi è, per me è invincibile. Però principalmente sono stata attratta dalla tecnologia sviluppata attorno alla bici, stampata in 3D. Prima del record avevo visto tanti video e seguito tanti studi su questa novità. Mi sarebbe piaciuto essere nello staff che ha lavorato a questo progetto, sarebbe stato un sogno.

Da cosa deriva questa passione?

Dal mio percorso scolastico, indotto a sua volta da quello che facevo da piccola con mio nonno e mio padre. Con loro, appassionati ciclisti, mi divertivo a fare alcuni lavoretti di meccanica. Poco per volta ho imparato a lavorare al tornio, a saldare e soprattutto a curarmi da sola la bici. Infatti adesso, tranne per qualche emergenza per la quale non ho il necessario a casa, la bici me la sistemo e riguardo da sola. Sono piuttosto ricercata nel dettaglio. Diciamo che se me la dessero smontata, non avrei problemi a rimontarmela da sola.

Carlotta Cipressi e Emma Redaelli, entrambe classe 2003. La Valcar 2023 punterà tanto sulle giovani (foto Ossola)
Carlotta Cipressi e Emma Redaelli, entrambe classe 2003. La Valcar 2023 punterà tanto sulle giovani (foto Ossola)
Potrebbe essere il tuo futuro dopo il ciclismo?

Sì, assolutamente. Sono affascinata dalla progettazione e vorrei che diventasse il mio lavoro quando non correrò più. Magari restando proprio nel ciclismo. Quest’anno mi sono diplomata all’istituto tecnico tecnologico “Marconi” con un indirizzo meccanico (uscendo con 97/100, ndr). Farò l’università, ma la inizierò a settembre dell’anno prossimo. Quest’anno avevo già passato i test d’ingresso di ingegneria meccanica, ma quando ho chiesto di entrare all’università di Forlì, dove non c’è l’obbligo di frequenza, era troppo tardi. Peccato, ma mi terrò aggiornata e pronta per l’anno prossimo. Intanto sfrutterò al massimo l’occasione di fare la ciclista.

Ecco, torniamo al presente. Che stagione è stata considerando la maturità?

Divisa in due, come mi aspettavo. Fino all’esame ho corso poco, era tutto concordato con Arzeni. Avevamo previsto un calendario con un certo tipo di gare anche se poi abbiamo aggiunto alcune corse extra. Due su tutte. Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi: è stato un onore partecipare. Gare durissime, per la prima ci ho messo tre giorni per riprendermi. Però Capo mi ha davvero fatto un grande regalo portandomi su.

Dopo invece com’è andata?

Chiaramente meglio. Ho curato dei problemi alla schiena che mi porto dietro da una brutta caduta quando ero esordiente e che, quando vado poco in bici, si fanno sentire. Luglio, visto che c’erano Giro e Tour, l’ho passato tutto a casa ad allenarmi come si deve senza assilli dovuti dalla scuola. In quei giorni ho trovato un buon ritmo. Poi ho avuto un periodo intenso di gare tra Giro di Toscana e Simac Tour in Olanda.

Che differenze hai riscontrato tra queste due fasi?

Una maggiore tranquillità e consapevolezza nelle ultime gare che ho fatto. Ho esordito ad inizio marzo a Le Samyn. Ricordo che Yaya (Sanguineti, ndr) mi chiese se avessi l’ansia vedendomi un po’ tesa. Mi aspettava una gara difficile con freddo e pavè, non il massimo per partire. Però Arzeni mi aveva detto che sarebbe stato difficile l’inizio e che le eventuali delusioni, o bastonate come le chiama lui, mi sarebbero comunque servite per crescere e fare esperienza. Aveva ragione perché ora sono più serena. E riesco a gestire meglio anche le mie emozioni.

Resterai in Valcar anche nel 2023. Ti sei prefissata già qualche obiettivo?

Qui si sta veramente bene ed è davvero una grande famiglia. Ambiente ideale per crescere per giovani come me e altre ragazze. Mi hanno aiutata tutti. Sempre Yaya è stata tra quelle che più mi insegnava e urlava nella radiolina. Urla buone, di incitamento. Lei è perfetta per quel ruolo. Quello che aveva fatto l’anno scorso con Gasparrini lo ha fatto con me e la stessa Eleonora mi ha aiutato dandomi consigli. Sono contenta di com’è andata questa stagione. Per l’anno prossimo non ho particolari obiettivi ma vorrei affrontare le gare con un approccio diverso. E da lì spero di poter fare qualche risultato e buone prove.

Cipressi, qui all’europeo 2021, rivestirà la maglia azzurra alla Vuelta a Formosa in Argentina a fine ottobre
Cipressi, qui all’europeo 2021, rivestirà la maglia azzurra alla Vuelta a Formosa in Argentina a fine ottobre
Intanto un piccolo traguardo lo hai già raggiunto con la convocazione per la trasferta in Argentina. Sarà una gara che si potrebbe decidere a crono. Come ci arrivi?

La chiamata di Paolo (il cittì Sangalli, ndr) è stata inaspettata. E’ un grande orgoglio indossare nuovamente la maglia azzurra ora da elite dopo le volte da junior (nel 2020 fu terza alla crono degli europei, ndr). La condizione non è male, vedremo come andrà. Però posso dirvi che sono molto carica. Visto che ho iniziato a correre con regolarità solo dopo la maturità, ho voglia di spendere tutto quello che mi è rimasto.

Arzeni risponde a Bertizzolo: è il tempo di raccogliere

30.09.2022
5 min
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«Non conosco per niente Arzeni – diceva l’altro giorno Sofia Bertizzolo del suo futuro diesse – per ora ne ho sentito parlare molto bene. Da lui cerco soprattutto la fiducia e la motivazione, una cosa che lui è molto capace di mettere in tutte. Da fuori gli puoi solo riconoscere che dà la possibilità a tutte le ragazze. Nel giro dell’anno, infatti lui con la Valcar ha sempre vinto e sempre con più atlete. Se guardiamo i migliori talenti di questa primavera, sono usciti dalla Valcar, perché abbiamo Elisa Balsamo, la stessa Marta Cavalli, Guazzini, Persico quest’anno formidabile. E sono tutte uscite da lui. Quindi vuol dire che a livello fisico, ma soprattutto a livello mentale, è riuscito a dare loro qualcosa di più».

Nel 2019 a 23 anni, Bertizzolo arriva 4ª al Fiandre: esulta per la vittoria della compagna Bastianelli
Nel 2019 a 23 anni, Bertizzolo arriva 4ª al Fiandre: esulta per la vittoria della compagna Bastianelli

Atlete moderne

Il Capo (in apertura con Alice Maria Arzuffi alla Vuelta Burgos) ha letto le parole dell’atleta veneta, che guiderà il prossimo anno al UAE Team Adq. Ma oggi, più che sapere la sua opinione sull’atleta, ci interessa capirne il metodo di lavoro. La sua capacità di programmare e dare fiducia a tutte le ragazze della squadra con cui lavora, affinché rendano al meglio.

«Non conosco come si lavora altrove – dice – ma certo programmare il lavoro è una buona cosa. E’ utile per tutti, per tecnici e atlete. Sofia parlava anche del mondiale e io credo sia utile che un tecnico vada componendo una rosa sempre più ristretta. In questo modo può dare le indicazioni giuste alle società, che devono programmare la loro attività. Per il resto, non c’è una ricetta Arzeni. Finora ho avuto la fortuna di avere atlete moderne che sanno fare il capitano e anche aiutare su tutti i percorsi. Mi piace questo tipo di corridore e credo che Sofia ci rientri appieno. E’ un’atleta completa e moderna. Una che a 23 anni è arrivata quarta al Fiandre e che nel finale di un mondiale così lungo era ancora lì a lavorare…».

Ilaria Sanguineti ha fatto vincere tante compagne e alla Dwars door het Hageland ha ottenuto l’8ª vittoria in carriera
Ilaria Sanguineti ha fatto vincere tante compagne e alla Dwars door het Hageland ha ottenuto l’8ª vittoria in carriera

Ruoli intercambiabili

C’è un passaggio nelle parole successive di Sofia Bertizzolo che ha richiamato la nostra attenzione ed è riferito al fatto di essersi trovata troppo spesso a tirare per altre, quasi per eccesso di onestà.

«Non credo sia corretto definire un’atleta gregaria e basta – riprende Arzeni – ma qui posso parlare soltanto di quello che facciamo alla Valcar-Travel&Service. Ho sempre cercato di avere atlete polivalenti, capaci di aiutare e anche di fare la corsa. Una giovane che arriva in squadra deve guadagnarsi sul campo i gradi di capitano. Da noi è sempre andata così e comportandosi in questo modo, le giovani si sono guadagnate la fiducia delle altre. Così poi capitava che una ragazza come Elisa Balsamo a un certo punto della stagione si mettesse a disposizione di altre che l’avevano sempre aiutata. Ed era qualcosa che veniva in modo naturale. Sarebbe invece difficile se c’è la giovane che passa pensando di essere già al top e magari fa la furba. Ma queste sono dinamiche che ci sono in tutti i lavori e tutte le squadre».

Valcar
Consonni e Balsamo si sono spesso aiutate a vicenda: Arzeni punta molto su queste complicità
Valcar
Consonni e Balsamo si sono spesso aiutate a vicenda: Arzeni punta molto su queste complicità

Spazio per tutte

Ma Arzeni va oltre. Perché al di là delle dinamiche fra atlete e l’interscambio di favori, ormai bisogna tenere conto anche del calendario molto ricco, che rende impossibile puntare sempre sulle stesse ragazze, condannando le altre ai… lavori forzati.

«E’ lampante che la stagione si sia davvero allungata tanto – spiega – il prossimo anno il WorldTour si aprirà a gennaio in Australia e si finirà a ottobre. Per cui nel momento in cui hai 14-15 atlete solide, durante un periodo così lungo ci sarà posto per tutte. E Sofia Bertizzolo, per fare un nome, è del 1997 come Silvia Persico e come lei magari sta arrivando alla maturità giusta. Atlete veloci fanno prima, prendiamo una Consonni. Ma se devi confrontarti contro la Van Vleuten o la Vos, non si deve avere premura. Servono pazienza e costanza, senza lasciarsi andare».

Il podio di Wollongong con Kopecky, Van Vleuten e Silvia Persico: pochi si aspettavano un 2022 così
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Sorpresa Persico

Proprio Silvia Persico, bronzo ai mondiali, è lo spunto per l’ultimo pensiero. E nonostante Arzeni abbia sempre detto che fosse pronta per il grande salto, vederla a questi livelli ha stupito anche lui.

«Che Silvia fosse pronta per certe corse – conferma Davide – lo sapevo e ne parlavo spesso anche con Valentino (Villa, presidente della Valcar-Travel&Service, ndr). Quando sono partite, gli dissi che non avremmo rivinto il mondiale, ma ci saremmo andati vicino. E credo che se non avessero dormito quando è partita la Van Vleuten, se la Kopecky che la guarda due volte si fosse mossa, Silvia sarebbe andata con lei e magari si sarebbe giocata il mondiale. Comunque, tornando a lei, sapevo che fosse forte, ma non che avrebbe chiuso così avanti nel ranking.

«Ha avuto una costanza importante di rendimento. Dal bronzo al mondiale di cross a questo su strada, sono passati 9 mesi in cui è sempre stata davanti. Tanto che alla Vuelta Burgos, visto che rendeva così bene nelle corse a tappe, l’ho fermata e le ho cambiato il programma. Doveva andare in Belgio, invece è finita in altura a preparare il Giro. Ha trovato la maturità a 25 anni, normale che i primi fra le elite siano difficili. E adesso che è nel momento di raccogliere, proveremo a fare tutto per bene. Lo stesso magari sarà con la Bertizzolo. E il bello è che le avrò entrambe in squadra con me».