Carbonari resta alla Valcar, ma che spavento in Olanda…

04.09.2022
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La foto che ci manda venerdì pomeriggio Anastasia Carbonari non è certamente quella del suo profilo migliore. Questa è la storia di un’intervista nata e chiusa tre giorni fa e che, cronaca alla mano, abbiamo dovuto aggiornare. Tuttavia lo spirito, malgrado quello che le è appena successo, non le manca e ci rincuora sentirla così.

«Se avete altre domande adesso ho molto tempo libero per rispondere – ci racconta Carbonari dall’ospedale di Maastricht – la diagnosi parla di fratture ad una scapola, cinque costole e due vertebre. Poi mi hanno detto che avendo battuto anche la testa sarò un po’ scombussolata per qualche settimana.

«Sto facendo caos con l’inglese, ma magari inizierò a parlare lettone, visto che mi hanno presa in giro dicendo che non sono capace. Nel 2019 ero stata investita in allenamento, ma i tempi di recupero erano stati molto lunghi. Ora sto guardando a chi è successo lo stesso di recente, per capire in quanto tempo potrò tornare a pedalare».

Anastasia Carbonari sull’ambulanza dopo l’incidente in corsa. Fratture di una scapola, 5 costole e 2 vertebre
Anastasia Carbonari sull’ambulanza dopo l’incidente in corsa. Fratture di una scapola, 5 costole e 2 vertebre

Rischi esagerati

L’incidente di venerdì della 22enne della Valcar Travel&Service, guardando le immagini, poteva avere conseguenze ben peggiori. Lei ricorda solo che era in fondo ad un gruppetto e che ha centrato un pick-up nero. La dinamica non è ancora chiara, ma quel che è certo e che fa rabbia è che in una gara WorldTour come il Simac Ladies c’era un’auto in mezzo alla strada e non doveva esserci, benché segnalata in extremis da un addetto della scorta tecnica.

Qualcuno dice che la gara olandese mostrasse già qualche pericolo nei giorni precedenti e che nella stessa tappa ci fossero auto in manovra mentre il gruppo approcciava il Cauberg. Qualcuno dice che questo è il mestiere del ciclista, che fa parte del gioco. Non è vero.

Il tema della sicurezza non passerà mai di moda e lo rimandiamo ad altri approfondimenti, ma ora insieme a Carbonari vogliamo solo riavvolgere il nastro della nostra chiacchierata del giorno prima partendo da un suo messaggio di qualche ora prima.

Un’istantanea dell’incidente di Carbonari. Il pick-up nero non doveva essere lì (foto twitter)
Un’istantanea dell’incidente di Carbonari. Il pick-up nero non doveva essere lì (foto twitter)
Anastasia eravamo rimasti indietro di una risposta. Quest’anno hai fatto tanti chilometri in fuga. Cosa rappresenta per te?

E’ prima di tutto un modo per mettermi in mostra. E anche per essere parte della gara, perché mi rendo conto che su alcuni percorsi, quando la corsa entra nel vivo, non ho ancora la capacità di restare con le prime. Quindi avvantaggiarmi o partire in anticipo è una maniera per essere più utile alla mia squadra senza essere solo un numero attaccato alla maglia. Poi c’è anche un aspetto quasi propedeutico. Ad esempio alla mia prima corsa della stagione, la Omloop Het Nieuwsblad, c’era da fare del pavè. “Capo” (come viene chiamato il team manager Davide Arzeni, ndr) non mi riteneva ancora sicura per affrontarlo in gruppo e così al mattino mi ha consigliato di andare in fuga in modo da prenderci le misure con meno ansia.

Finora hai avuto un calendario intenso.

Sì, è vero, ho fatto 50 giorni di corsa. Diciamo che mi sono testata su tanti terreni. Non solo pavé, ma anche strappi della Ardenne, salite dure nei Paesi Baschi. O ancora gare al Nord con tanto vento. Ecco, lassù ho imparato a girare nei ventagli…

Spiega pure.

Alla Ronde van Drenthe se ne è aperto uno e non sapevo come fare. Tutti danno per scontato che sia facile starci, invece non è così. Se non giri nel modo giusto, non solo fai più fatica tu, ma anche le tue compagne o colleghe che ti sono attorno. E a quel punto puoi prendere dei rimproveri (sorride, ndr). Per fortuna il Capo dopo quel giorno mi ha spiegato la tecnica e come comportarmi. Ma quest’anno ho appreso tanto osservando le mie compagne, anche nelle piccole cose al di fuori della gara.

Carbonari quest’anno ha alzato il suo livello, risultando preziosa per la Valcar
Carbonari in fuga. Un’azione che la contraddistingue e su cui la Valcar conta molto
Incidente a parte, com’è il bilancio della tua annata?

Positivo. Sono soddisfatta di quello che ho fatto. Se penso a come ero all’inizio della stagione e a come sono ora, vedo una grande differenza. Ora ho più esperienza. In gruppo mi sento più a mio agio. Riesco a gestirmi meglio, anche se devo ancora migliorare tanto. Ma soprattutto sono contenta perché adesso mi sento davvero utile alla squadra.

Arzeni durante il Giro Donne ci aveva detto che eri pronta per un team WorldTour. Invece resterai alla Valcar. Come la vivi questa situazione?

Avere una persona come lui che crede in te è importante, specie per una ragazza giovane come me. Mi lusingano le sue parole e anche gli interessamenti che ho avuto da parte di una formazione WorldTour. Però sono consapevole che devo crescere in tanti aspetti. In Valcar c’è l’ambiente giusto per farlo con tranquillità. Sono certa che Davide ci lascerà dei consigli per continuare nel nostro processo di crescita.

A proposito di consapevolezza, nel 2023 sarai una delle punte dalla squadra. Ti senti pronta?

So che avrò più responsabilità. E dovrò imparare a conviverci, ma non sono spaventata. O meglio, so che devo migliorare nella gestione mentale pre-gara. Devo eliminare ansie e timori. Dovrò diventare più fredda senza farmi prendere dal panico se qualcosa non andrà bene o come volevo io. Mi metterò in gioco. Sono stimolata ed anche emozionata. Sono curiosa di vedere ciò che verrà fuori.

Carbonari in fuga alla Freccia Vallone. Per lei quest’anno tanti chilometri in avanscoperta
Carbonari in fuga alla Freccia Vallone. Per lei quest’anno tanti chilometri in avanscoperta
Obiettivi per l’anno prossimo? Hai una gara da cerchiolino rosso?

Vorrei correre senza sprecare energie. Sapere come e quando muovermi o spendermi per le mie compagne che saranno più adatte di me in una determinata gara. Ho caratteristiche da passista. Arzeni dice che un percorso ondulato mi si addice. Anzi lui sostiene che la Strade Bianche sia tagliata per me, anche perché da allieva e junior ho fatto ciclocross. Però mi accontenterei di fare risultato in una qualsiasi altra corsa.