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Persico, nuove figure e un inverno inedito per ripartire più forte

17.11.2023
6 min
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Tirare troppo la corda, anche quando si arriva da un buon periodo, rischia di produrre un effetto boomerang sugli impegni successivi. Il ciclismo attuale non regala nulla a nessuno e se si vuole restare in scia ai treni più veloci, ogni tanto si deve scendere a qualche compromesso. Se n’è accorta Silvia Persico che non ha mai mancato di dirci quanto fosse arrivata stanca oltremodo a fine stagione.

La bergamasca del UAE Team ADQ si è divisa tra club e nazionale, tra ciclocross, strada e gravel indossando sempre le vesti da leader. La sua generosità l’ha portata a vincere e cogliere piazzamenti di rilievo, ma anche a chiudere il 2023 con l’esigenza di dover ricaricare le batterie psicofisiche in maniera totale per poter iniziare la prossima annata al meglio, grazie anche a nuove figure. Persico è in una fase invernale inedita, nella quale dovrà rinunciare a qualcosa. Tutto finalizzato per stare più spesso assieme alle big con cui ha dimostrato di saper duellare. L’abbiamo sentita per conoscere quali sono i suoi programmi.

Magnaldi e Persico alla presentazione dei due Tour. Uno dei tanti impegni istituzionali cui partecipare (foto UAE Team ADQ)
Magnaldi e Persico alla presentazione dei due Tour. Uno dei tanti impegni istituzionali cui partecipare (foto UAE Team ADQ)
Silvia come stai trascorrendo questo periodo di off-season?

Con molta più calma rispetto agli anni precedenti anche se non sono mancati gli impegni istituzionali. Sono stata al bootcamp della squadra ad Abu Dhabi, poi a Parigi per la presentazione del Tour, infine ho fatto un po’ di vacanze tra Spagna e Malta. Ho ricominciato da poco più di una settimana con palestra, qualche pedalata e corsetta a piedi. Mi ci voleva proprio uno stacco di un mese senza bici.

Praticamente non ti era mai successo prima.

Esatto, ho sempre fatto un breve periodo di riposo e ricominciavo col ciclocross. Bisogna dire però che fino a due anni fa era una attività meno intensa di quella di adesso, anche se io ho sempre dato il massimo. Però quest’anno all’inizio ho fatto molta fatica e ad un certo punto non vedevo l’ora che finisse il 2023 perché ero molto stanca. Mi sono portata addosso un accumulo di stress iniziato lo scorso dicembre.

Non hai pensato che potevi chiudere in anticipo la stagione o mollare un po’ in qualche occasione?

Sì, avrei potuto, ma non è nella mia indole. Quando mi prendo un impegno, voglio sempre dare il massimo. Adesso mi rendo conto che la mia stagione è stata condizionata da questo. A fine gennaio al mondiale di ciclocross (dove ha chiuso quarta, ndr) stavo bene, ma subito dopo no. C’era il UAE Tour, la corsa di casa per la nostra squadra, e ho voluto accelerare i tempi per riprendermi. Sforzo che ho pagato dopo anche se laggiù ho chiuso terza nella generale. E’ stata un’annata strana, fatta di alti e bassi.

Ti aspettavi di più?

Onestamente sì, visto che venivo da un bel 2022. I risultati non mi sono mancati, ma non mi sentivo soddisfatta. Ho fatto un periodo nelle classiche col quarto posto al Fiandre e la vittoria alla Freccia del Brabante, però avvertivo un principio di stanchezza. Infatti le Ardenne le ho sofferte un po’ di più e alla Vuelta ho chiesto di non essere la leader. In estate sì, mi aspettavo di fare qualcosa in più, anche se sono molto contenta, ad esempio, di aver aiutato Erica al Giro Donne a curare la classifica (Magnaldi chiuderà quinta e Persico ottava, ndr). L’Italiano perso al fotofinish brucia, ma so che ci può stare. Ad agosto invece ero saltata di testa, mentre a settembre ho recuperato un po’ per gli ultimi appuntamenti (quinta al Romandia e all’europeo, ndr). Ho chiuso col mondiale gravel con lo spirito di divertirmi (finirà comunque seconda, ndr).

Nonostante tutto, hai ottenuto una vittoria e quattordici top five dimostrando che sei sempre stata davanti. Qual è la ricetta per trasformare quei piazzamenti in qualcosa di più?

Ci sono tanti dettagli che si possono migliorare. Devo prendere spunto dagli errori di quest’anno per evitare di commetterli ancora. Credo che fare un inverno più tranquillo possa tornarmi utile in termine di energie totali. Il cross al momento non rientra nei miei programmi. Sicuramente so che c’è da lavorare tanto e incrementare le ore di allenamento, curando maggiormente alimentazione e stretching. C’è anche un aspetto psicologico. Ad agosto ho iniziato un percorso con Manuela Ansaldo, una mental coach di Roma, per lavorare principalmente sulla Silvia persona prima della Persico atleta. E poi ho cambiato coach.

Racconta pure.

Quest’anno la squadra ha deciso che noi ragazze non potevamo essere più seguite da chi era anche diesse. Quindi dopo otto anni non mi allenerà più “Capo” (Davide Arzeni, ndr) e mi spiace perché era stato lui a non farmi smettere di correre tanto tempo fa. In compenso però conosco già il nuovo preparatore, Luca Zenti, che era nel nostro staff e con cui avevo lavorato per un periodo ristretto. Mi ha già dato tabelle interessanti anche nella corsa a piedi, che è quella che mi aiuta più di tutte a rilassarmi e scaricare tutto. Credo che sia giusto cambiare ogni tanto, perché può essere tanto stimolante.

Persico esulta ed SD Worx battuta. La Freccia del Brabante è sua grazie a sangue freddo e volata di rimonta.
Persico esulta ed SD Worx battuta. La Freccia del Brabante è sua grazie a sangue freddo e volata di rimonta.
Quali sono gli obiettivi della nuova Silvia Persico per l’anno prossimo?

Quello principale è guadagnarsi un posto per le Olimpiadi, poi fare un calendario più mirato. Più Fiandre che Ardenne, quantomeno per fare risultato. Vedremo come sarà il Giro d’Italia Women ma so già che vorrei correre il Tour Femmes per puntare alle tappe, perché sarà quasi impossibile per me fare classifica visto il percorso. Poi vorrei fare anche quelle gare di livello inferiore per staccare un po’ mentalmente. Sicuramente quest’anno la SD-Worx aveva una marcia in più, però per ridurre il gap con loro bisogna fermarsi, rifiatare e non farsi prendere dalla foga. Al Brabante l’ho fatto ed è andata bene. Il punto di partenza è quello.

Con Arzeni nel mondiale di Persico, fra tattica e calendario

20.08.2023
6 min
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Le parole di Elisa Longo Borghini sul mondiale donne hanno lanciato alcuni spunti di riflessione. Fra questi, uno riguarda Silvia Persico e il suo essere (forse) arrivata alla sfida di Glasgow stanca dopo Giro e Tour.

«E’ ancora giovane – ha detto Elisa – magari non sta facendo ancora dei carichi di lavoro super importanti. Ha fatto 10 giorni di Giro a tutta, poi due settimane per recuperare, poi di nuovo una settimana durissima al Tour. Può essere che sia arrivata un po’ stanca al mondiale».

Silvia Persico al momento si sta godendo le meritate vacanze, per cui abbiamo pensato di approfondire il discorso con Davide “Capo” Arzeni: il suo allenatore, che ne è stato anche diesse alla Valcar-Travel &Service e ora al UAE Team Adq (nella foto di apertura i due sono insieme poco dopo l’arrivo del mondiale).

Silvia Persico è stata la migliore delle azzurre, ma ha chiuso il mondiale allo stremo
Silvia Persico è stata la migliore delle azzurre, ma ha chiuso il mondiale allo stremo
Può essere vero quello che dice la “Longo”?

L’obiettivo principale per Silvia era il Giro, mentre al Tour è venuta a preparare il mondiale. Però lei per indole dà sempre tutto. Sarebbe bastato che non tenesse duro sul Tourmalet, per fare un esempio. Quindi forse non è uscita dal Tour stanca fisicamente, quanto piuttosto di testa. Perché fare classifica e anche le tappe è tanta roba. Sicuramente nel suo futuro ci sarà da rivedere questo aspetto.

Anche perché la sua stagione anche nel 2023 è iniziata con il cross.

Io sono un sostenitore del cross, ho pure il tatuaggio. Però è chiaro che il nuovo calendario della strada non aiuta e bisogna avere il coraggio di cambiare idea. Si parte ai primi di febbraio dal UAE Tour, che per noi è una corsa importantissima e quindi andiamo con le atlete migliori. Silvia è una di queste, quindi sicuramente dovrà rinunciare a fare una vera stagione di cross. Non abbiamo ancora definito nulla, però siamo orientati in questa direzione.

Ai mondiali di cross a Hoogerheide, Persico ha fatto una gara di rimonta, chiudendo al 4° posto
Ai mondiali di cross a Hoogerheide, Persico ha fatto una gara di rimonta, chiudendo al 4° posto
Non fare una stagione vera significa farne meno o non farlo proprio?

Il problema è che siamo in Italia. In Belgio e Olanda possono farlo a livello di preparazione, ma lì nel giro di pochi chilometri hanno tutte le prove migliori. Fare cross come preparazione per Silvia potrebbe significare partecipare a qualche gara da noi, però se deve cominciare a fare trasferte avanti e indietro dal Belgio, diventa tutto più complicato.

Finora Silvia era la giovane che faceva mille cose. Adesso deve selezionare gli obiettivi?

Ne parlavamo in questi giorni. Le piacerebbe anche partecipare all’Olimpiade e con quelle gli obiettivi cominciano a essere tanti, quindi bisognerà fare delle scelte. Il cross forse paga anche questo: se ne parla da anni, ma non è una disciplina olimpica.

Un Fiandre da protagonista. Dopo il Koppenberg in testa con Wiebes, Reusser e Kopecky. Vittoria alla belga, Persico quarta
Un Fiandre da protagonista. Dopo il Koppenberg in testa con Wiebes, Reusser e Kopecky. Vittoria alla belga, Persico quarta
L’abbiamo vista scalatrice, andare forte al Fiandre: quale è la sua dimensione? Oppure è destinata a fare tutto il calendario?

No, non deve andare da tutte le parti, neppure quest’anno è stato così. Però è vero che può andar bene al Fiandre, come alla Liegi e anche al Giro. Magari si vede di più nelle classiche delle Fiandre, perché le piacciono di più, esclusa la Roubaix. Nel nostro piccolo, quando c’era la Valcar, si puntava di più sulle classiche fiamminghe e le sono rimaste nelle corde. All’ultimo Fiandre ha fatto quarta

Sei il suo allenatore, ha margini di crescita?

Io dico di sì, facendo però delle scelte. Quest’anno ha corso il mondiale di cross e il giorno dopo è volata da Hoogerheide agli Emirati, passando dai meno cinque olandesi ai 27 gradi arabi. Penso che rinunciare al cross le dispiacerà, come dispiace a me, però credo sia una scelta inevitabile se vogliamo puntare a certi obiettivi.

Persico e Guazzini, entrambe ex sponda Valcar: una squadra che aveva poco da invidiare alla SD Worx
Persico e Guazzini, entrambe ex sponda Valcar: una squadra che aveva poco da invidiare alla SD Worx
Avete riparlato del mondiale e del percorso che avete fatto per arrivarci?

In questi giorni la sto lasciando tranquilla, ma sicuramente ne parleremo. Quest’anno è stato particolare anche per il calendario. Dal 28 giugno che ci sono stati i campionati italiani, siamo arrivati al mondiale e in 50 giorni c’erano dentro anche Giro e Tour. L’anno prossimo ci sono le Olimpiadi, ma il Tour Femmes sarà dopo e se non sbaglio tra la fine del Giro e l’inizio del Tour ci sarà più o meno un mese. L’Olimpiade nel mezzo porterà via tante energie, ma è un solo giorno e si recupera presto.

Secondo te su Silvia si può investire per un discorso di classifiche generali?

Il livello si è alzato veramente tanto, quest’anno i valori di Silvia in termini di watt sono gli stessi che ha fatto l’anno scorso, forse qualcosina di più, le classifiche però sono ben diverse. Però se mettiamo sul piatto il fatto che ha margini di crescita, la maglia gialla potrebbe essere la conseguenza di qualche tappa vinta e non un vero obiettivo. La vedo più come una cacciatrice di tappe. Quest’anno ha fatto una bellissima crono, però rispetto a certe atlete sulla distanza di 22 chilometri, era penalizzata.

Secondo Arzeni una delle tappe del Tour in cui mollare era quella del Tourmalet
Secondo Arzeni una delle tappe del Tour in cui mollare era quella del Tourmalet
Negli ultimi tre anni, ha aumentato di tanto i carichi di lavoro?

Ovviamente siamo andati sempre a progredire, anche perché adesso è nel pieno della maturità (Persico ha compiuto 26 anni a luglio, ndr). Ha avuto degli anni in cui non è stata bene fisicamente e non riuscivamo a capire cosa fosse. Una volta risolto tutto, sono arrivati i risultati e insieme la convinzione.

Se non avesse fatto il Tour, si poteva immaginare un avvicinamento alternativo al mondiale?

Ci sono diverse correnti di pensiero, perché non facendo il Tour c’era il rischio di arrivare con poco ritmo gara nelle gambe. E quindi la scelta è stata fatta, seguendo lo stesso percorso dello scorso anno, anche perché le donne non hanno quello che per gli uomini può essere il Giro di Polonia. Più che altro è stato il mondiale collocato nel momento sbagliato che ha sballato tutto. Comunque a me sembra che finora abbia fatto una buona stagione.

Consonni e Persico, diverso atteggiamento davanti alle corse: Persico non riesce a mollare
Consonni e Persico, diverso atteggiamento davanti alle corse: Persico non riesce a mollare
Longo Borghini dice che ha sbagliato a seguire i primi scatti di Kopecky.

Secondo me l’errore è stato un altro e quando non si è al 100 per cento è meglio non farlo. Ha seguito il primo attacco della Van Vleuten. Io credo che se non lo avesse fatto, sarebbe potuta arrivare con le prime 7-8. Magari non sul podio, ma sicuramente fra le prime 10. Piuttosto una che non ho mai visto andare così forte è stata Chiara Consonni, che ha fatto il Giro e il Tour e poi anche il mondiale su pista.

Ma lei al Tour non ha tenuto duro come Persico…

E’ proprio quello che stavo dicendo prima. Secondo me la scelta di Silvia per il futuro potrebbe essere quella di fare classifica in uno dei due Giri, puntando sulle tappe nell’altro. Così credo si possa fare davvero molto bene.

Giro Donne, si parte. Chi vince? Rispondono Arzeni e Zini

30.06.2023
8 min
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Finalmente é il 30 giugno e parte il Giro Donne, salvato in extremis nelle sale… operatorie della Federciclismo, soprattutto in vista dei prossimi quattro anni targati Rcs Sport. L’edizione 2023 sarà l’ultima a carico di PMG Sport/Starlight, che ha disegnato un percorso che strizza l’occhio a tante atlete e che dovrebbe garantire interesse in ognuna delle nove tappe.

Anche se la start list si è definita davvero all’ultimissimo istante, abbiamo interpellato due diesse italiani per capire che Giro Donne sarà. Opinioni che vanno dalla A di Arzeni alla Z di Zini, che saranno al via con le rispettive UAE Team ADQ e BePink Gold.

Giro aperto

Fatta eccezione per la breve prova contro il tempo iniziale – adatta alle specialiste – tutte le altre tappe saranno aperte a più soluzioni, nelle quali le leader per la generale potranno recuperare o guadagnare terreno sulle dirette rivali. Di questo avviso è Davide Arzeni, che punta a centrare il podio finale con Persico.

«Non sarà un Giro Donne per scalatrici pure – spiega “Capo” – ci sono tante salite anche se manca quella totem con arrivo in quota come l’anno scorso al Maniva. Per la verità c’è nella quinta tappa (il Pian del Lupo, la “Cima Coppi” con i suoi 1.407 metri, ndr) ma è posizionato ad 80 chilometri dalla fine. In quel caso bisognerà vedere come interpreteranno la corsa le atlete. Credo che quella e la settima frazione, quella dell’entroterra tra Albenga e Alassio, saranno decisive al fine della generale. Sulla carta, giornate semplici non ci sono e anche la tappa di Canelli, a metà delle due di cui parlavo prima, sarà bella tosta. L’arrivo di Modena appare l’unica possibilità per velociste, però nasconde delle insidie nella parte centrale. Insomma, ogni tappa potrebbe essere corsa come una classica».

Arzeni e la sua UAE Team ADQ partono ambiziosi per il Giro Donne sia per le tappe che per il podio finale
Arzeni e la sua UAE Team ADQ partono ambiziosi per il Giro Donne sia per le tappe che per il podio finale

«Dove potrebbero esserci le volate, saremo pronti a sfruttare l’occasione con Consonni – prosegue Arzeni – che tuttavia correrà il Giro come preparazione al Tour Femmes. La generale la cureremo con Persico, supportata da Magnaldi, e confidiamo di fare molto bene. Silvia al campionato italiano è andata fortissimo, peccato solo per il risultato. Lei è cresciuta tanto rispetto all’anno scorso nonostante fosse difficile riconfermarsi dopo i grandi risultati ottenuti.

«Tra le avversarie per la lotta alla maglia rosa, non credo che la SD Worx sarà il faro della corsa anche se vengono con Fisher-Black. Lei ha dimostrato di andare molto forte al Tour de Suisse, ma dà meno garanzie di Vollering per quello che ha detto la stagione. Per la vittoria finale vedo bene Longo Borghini, Van Vleuten e anche Cavalli. Marta l’ho vista in crescita e sapete che sono sempre contento quando lei va forte. Detto questo, naturalmente noi della UAE partiamo con ottimi propositi, visto che siamo tra i primi cinque team al mondo. Rispettiamo tutti ma non abbiamo paura di nessuno e siamo pronti a batterci».

Il testa a testa tricolore tra Longo Borghini e Persico con Cavalli sullo sfondo. Per Arzeni tutte e tre si daranno battaglia al Giro Donne
Il testa a testa tricolore tra Longo Borghini e Persico con Cavalli sullo sfondo. Per Arzeni tutte e tre si daranno battaglia al Giro Donne

Giro chiuso

Anche per Walter Zini il tracciato del Giro Donne è particolarmente stuzzicante, anche se ammette che la sua BePink-Gold non ci arriva nel miglior stato di forma. Il team manager milanese però si augura che le sue ragazze possano essere attive e trovare una buona condizione giorno dopo giorno. Per la generale invece prevede una sfida piuttosto stretta tra pochissimi nomi.

«Arriviamo da un periodo difficile – racconta Zini – e per come siamo ora puntiamo a centrare qualche bel piazzamento in alcune tappe. Ciò non significa che non ci faremo vedere, la voglia di entrare nelle fughe, ad esempio, ce l’abbiamo eccome. Porto atlete che sanno correre con entusiasmo, tra cui Casagranda che è al primo anno fra le elite e che parteciperà più leggera mentalmente, visto che si è fatta anticipare gli esami di maturità, conclusi bene, apposta per venire con noi. In ogni caso sulla carta, anche se non sono al top, Zanardi e Vitillo potrebbero fare bene in un paio di tappe adatte a loro, così come Basilico spero che possa essere protagonista allo sprint a Modena».

Walter Zini spera in una crescita della sua BePink tappa dopo tappa
Walter Zini spera in una crescita della sua BePink tappa dopo tappa

«Per quanto riguarda la starting list – continua – il livello sarà alto, ci saranno quasi tutte le migliori. Il percorso si presta a tante interpretazioni. Ci sono tante cacciatrici di tappe come la Vos mentre per la generale vedo la Van Vleuten favorita rispetto a tutte le altre. Molte delle sue avversarie spesso pagano una giornata storta facendo fatica a recuperare il distacco. Quanto meno questo è ciò che abbiamo visto negli anni scorsi. La quarta e la sesta tappa sono difficili, ma anch’io penso che la quinta e la settima definiranno la classifica. Anzi, nella frazione ligure per me potrebbero fare più selezione le discese che le salite».

Conclusione sarda

Il finale del Giro Donne sarà in Sardegna, da cui partì un anno fa, con due tappe che si prestano ad imboscate. La logistica per forza di cose ha creato una situazione piuttosto insolita. Infatti nelle precedenti trentatré edizioni mai si era verificato un giorno di riposo (e di trasferimento in questo caso) così vicino alla conclusione. Tutto ciò può generare qualche circostanza particolare ai fini della generale?

«Bisogna dire che non si poteva fare altrimenti – analizza Zini – quindi bisogna prenderne atto. Le tappe sarde sono sempre movimentate, lo abbiamo visto nel 2022, e credo lo saranno anche quest’anno. Tuttavia non penso però che potranno stravolgere la classifica, anche se bisognerà capire chi avrà recuperato meglio dallo stress del viaggio».

Van Vleuten tra Cavalli (a sinistra) e Mavi Garcia. L’anno scorso il Giro Donne è finito con questo podio
Van Vleuten tra Cavalli (a sinistra) e Mavi Garcia. L’anno scorso il Giro Donne è finito con questo podio

«Per quello che ho visto dalle altimetrie e planimetrie – fa eco Arzeni al suo collega – sono due tappe che possono presentare dei trabocchetti, durante le quali bisognerà fare attenzione al vento o alle forature, che spesso capitano quando si corre da quelle parti. Anche secondo me la generale resterà invariata perché credo che le atlete cercheranno di scavare i solchi più ampi nelle prime sette tappe in modo da ripartire con margini di sicurezza. Viceversa se così non fosse allora attenzione perché ci sarà da divertirsi parecchio».

Tattica della UAE Adq sulle pietre? Sentiamo Arzeni

09.04.2023
4 min
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Rubens Bertogliati, team manager della UAE Adq, ad un certo punto ha fatto il gesto di mordersi i pugni. Eravamo nel centro del velodromo di Roubaix e all’arrivo delle ragazze mancavano una dozzina (o poco più) di chilometri. Come mai – era la domanda più logica – non vanno a tirare le ragazze della UAE Adq visto che sono in tre e una di queste è Chiara Consonni?

Le fuggitive in quel momento erano ad una manciata di secondi. E quando Marta Bastianelli (nella foto di apertura) si è messa in testa, la sensazione è che fosse ormai troppo tardi. Un peccato, dal loro punto di vista. Più che altro perché quando tutto sembrava perduto, prima del penultimo settore in pavé, erano arrivate a una decina di secondi dalla testa. Di fatto il gap era chiuso e davanti non sempre giravano regolari.

E invece succede che per fare le tattiche servono le gambe. Servono più gambe… anche quelle di altre squadre e alla fine quei 10” erano molto più di quel che ci si poteva immaginare. Dopo la corsa a fare chiarezza è Davide Arzeni, diesse della squadra degli Emirati Arabi Uniti.

Ammiraglia della UAE Adq dopo la corsa, a sinistra Arzeni parla con Bertogliati…
Ammiraglia della UAE Adq dopo la corsa, a sinistra Arzeni parla con Bertogliati…
Com’è andata, Davide?

Sono molto contento della prestazione delle ragazze e di Aleandro Gonzales-Tablas (l’altro diesse, ndr) che ha diretto le operazioni. Secondo me le ragazze si sono comportate veramente bene. Avevamo studiato con cura la nostra corsa. Volevamo mettere un’atleta nella fuga.

Laura Tomasi

Esatto, e ci è riuscita. Peccato che sia caduta sul Carrefour de l’Arbre. A quel punto, dietro siamo stati costretti ad inseguire, ma sono mancate un po’ le gambe. Però ripeto, essere lì, a 8-10 secondi dalla testa della corsa, nel vivo della gara, mi fa piacere e non posso che essere contentissimo della prestazione della squadra. Certo è stata un’occasione persa per salire sul podio, ma va bene così…

Una brava e generosa Laura Tomasi è entrata nella fuga principale. Solo una caduta sul Carrefour de l’Arbre l’ha fermata
Una brava e generosa Laura Tomasi è entrata nella fuga principale. Solo una caduta sul Carrefour de l’Arbre l’ha fermata
E infatti, nel velodromo c’era quel senso di mordersi le mani…

Io continuo a dire che dobbiamo essere contenti perché io metto sempre la prestazione davanti. Perché se corri bene, se corri così, prima o poi arriva il risultato arriva.

Facciamo un po’ la parte del diavolo. Non era meglio far tirare prima Marta Bastianelli? In questo modo avrebbe portato sotto Chiara Consonni che in volata è fortissima…

Gli ordini erano quelli, però lo sapete, la corsa è un’altra cosa. Non è facile. Penso anche che Marta abbia dato tutto quello che aveva. Quindi se non siamo riusciti a chiudere è perché davanti sono state più forti.

In effetti nel mezzo del velodromo, proprio con Rubens Bertogliati commentavamo che dopo il penultimo tratto in pavè le fuggitive si fossero riprese…

La polacca Marta Lach ha tirato tantissimo negli ultimi chilometri (e anche la stessa Jackson, ndr). Che dire: noi ci abbiamo provato. Abbiamo sognato – breve pausa del “Capo” – e torneremo per vincere.

Alla fine Chiara Consonni era stanca. La lombarda ha chiuso al nono posto, battuta da Kopecky e Georgi nel drappello delle inseguitrici
Alla fine Consonni era stanca. La lombarda ha chiuso al 9° posto, battuta da Kopecky e Georgi nel drappello delle inseguitrici
Di solito sei una sentenza! Di una cosa vi va dato atto: siete un gruppo giovane e nel finale ne avevate tre davanti…

Ed è quello che dico: a livello di squadra, a prescindere dal risultato, non si può dire niente. La corsa è andata più o meno come volevamo, avevamo piazzato un’atleta in fuga e Chiara e Marta erano con le migliori.

Ti aspettavi una corsa simile?

Sì, sì… Anche con gli altri direttori sportivi ci aspettavamo un andamento così. Per me è stato importante inserire una ragazza in fuga, perché sarebbe potuta servire sul finale. E nello stesso tempo, se la fuga fosse arrivata come di fatto è andata, si sarebbe potuta giocare le sue carte. Laura è veloce. Era perfetta. Però con i se e con i ma… si fa poco.

Carbonari: «La Scheldeprijs con la WorldTour mi ha ravvivata»

08.04.2023
5 min
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Ad Anastasia Carbonari serviva una scossa per ravvivare questa prima parte di stagione. Non che finora le fossero mancati alcuni buoni piazzamenti con il Devo Team UAE, ma per una serie di circostanze stava perdendo mordente. Talvolta basta poco avere una scarica di adrenalina ed uscire dal torpore.

Ecco quindi che arriva la chiamata per correre lo Scheldeprijs con la formazione WorldTour e Carbonari si ritrova a vivere situazioni di un anno prima. In ammiraglia c’è “Capo” Arzeni e in squadra una fetta della vecchia Valcar. L’italo-lettone contribuisce al terzo posto di Consonni (dietro Wiebes e Kool) e rinfranca il suo morale per meritarsi nuovamente il posto.

A Carbonari è servito correre la Scheldeprijs per rivivere certe sensazioni e per darsi una scossa
A Carbonari è servito correre la Scheldeprijs per rivivere certe sensazioni e per darsi una scossa
Anastasia partiamo dai primi mesi del 2023. Come sono andati?

Devo considerarli sotto due punti di vista. Soddisfatta per le prestazioni, ora sostengo sforzi più prolungati. Bene anche per i risultati. Seconda a Umag ad inizio marzo e qualche giorno dopo abbiamo vinto la cronosquadre del Trofeo Ponente in Rosa. Lì ho fatto anche un piazzamento nei dieci, così come al Tour de Normandie. Se invece penso alla condizione, speravo di essere più fortunata. Nell’ultimo periodo ho avuta una mezza bronchite. Facevo quasi fatica a tossire per la gola infiammata. Per fortuna non ho avuto febbre né placche. Peccato perché stavo così anche poco prima della Scheldeprijs.

Che sensazione è stata correre quella gara con la squadra maggiore?

E’ stato come un salto all’indietro, condito da tanta emozione. Naturalmente c’era Arzeni in ammiraglia, insieme ad Anna Badegruber, la nostra diesse nel Devo Team. “Capo” ha chiamato anche lei, che è giovane ed ex corridore, per fare un po’ di esperienza. Lui era contento di rivedermi, ci siamo scambiati le solite battute. Ed io avevo bisogno di ritrovare i suoi stimoli, senza nulla togliere agli altri miei tecnici che mi insegnano tanto, ma con lui sono diventata un corridore. Poi c’erano anche Chiara e Karolina (rispettivamente Consonni e Kumiega, ndr). Sono stata contenta di rivederle. Abbiamo corso con lo spirito della Valcar sapendo di essere il UAE Team ADQ, quindi più importante.

Carbonari seconda a Umag dietro Vigilia. Pochi giorni dopo vincerà la cronosquadre del Ponente in Rosa (foto instagram)
Carbonari seconda a Umag dietro Vigilia. Pochi giorni dopo vincerà la cronosquadre del Ponente in Rosa (foto instagram)
Qualcuno ti ha fatto gli onori di casa?

Intanto mi ha fatto piacere che avessero preparato per me una maglia di campionessa lettone per il team WT, quindi un po’ diversa da quello che uso di solito. Ho conosciuto meglio Elizabeth Holden, mia compagna di stanza. Poi è stato un onore salire sul bus della squadra e tutto il resto del contesto. Sia lì che in gara ci ha spiegato tutto Trevisi. Lei era la più esperta in squadra e ci ha aiutato tanto. Si è complimentata sia con me che con Linda (la svizzera Zanetti, anche lei atleta del Devo Team, ndr).

In corsa poi come ti sei trovata?

Avvertivo un’ansia buona. Sapevo che ci sarebbero stati ritmi diversi da quelli che facevo ultimamente ma è andato tutto bene. Anzi mi sono sentita parte in causa del terzo posto conquistato da Chiara. Ad un certo punto la fuga di sette atlete aveva ancora un bel vantaggio a venti chilometri dall’arrivo. SD Worx e Team DSM stavano lasciando fare anche se non avevano nessuno là davanti. Così ci siamo incaricate noi di chiudere. Non avevamo nulla da perdere, pur sapendo che Wiebes e Kool ora sono un gradino sopra tutte in volata. Avevamo fiducia in Chiara che non ha nulla da invidiare a loro due e infatti ha dimostrato di essere al loro livello. Ecco perché dicevo prima che mi sembrava di essere tornata ai tempi della Valcar. Mi piace questa filosofia di correre.

Com’è stato il finale?

Il compito mio e di Kumiega era quello di portare Consonni sulle ruote di Wiebes prima dello sprint. E lo abbiamo fatto bene. Poi l’ordine d’arrivo lo conosciamo tutti, ma era importante rispettare le indicazioni. Arzeni era contento e non solo lui. A fine gara Lars Boom (il diesse della SD-Worx, ndr) ha ringraziato Trevisi per il nostro lavoro negli ultimi chilometri, così come la stessa Kool ha fatto con Consonni. Ecco, questo mi ha inorgoglito. Ci voleva per me. La Scheldeprijs mi ha svegliato (dice sorridendo, ndr).

Ora Anastasia Carbonari come si presenterà alle prossime gare?

Torno nel Devo Team con molta più carica. E’ molto motivante correre con la squadra WorldTour. E’ una cosa che fa bene ad ognuna di noi che finora l’ha fatto. Già lunedì a Mouscron voglio fare bene, anche mettendomi a disposizione di compagne più veloci e adatte di me a quella corsa. Fra di noi c’è molta disponibilità ad ascoltarci. Dobbiamo ancora imparare tanto e dobbiamo crescere, però riconoscere con onestà se possiamo fare la corsa o se dobbiamo lavorare per una compagna è fondamentale. E’ un aspetto a cui fanno attenzione di là.

Ex Valcar. Nel finale di Scheldeprijs, Carbonari e Kumiega (a sx) hanno lavorato per tenere davanti Consonni
Ex Valcar. Nel finale di Scheldeprijs, Carbonari e Kumiega (a sx) hanno lavorato per tenere davanti Consonni
Cos’hai notato in UAE del rapporto tra team WorldTour e Devo?

Oltre ai risultati, so che i due staff si confrontano abbastanza con vari report su di noi della formazione development. Guardano come lavoriamo, se siamo unite o come facciamo un lead-out. Vogliono vedere se siamo pronte a ripetere le stesse cose più in grande. Personalmente questo lo ritengo molto stimolante. Il mio obiettivo è quello di entrare nel 2024 nella formazione WorldTour. Mi sto impegnando per farlo sperando di centrare qualche vittoria.

Le Samyn, la firma di Marta: bentornata Bastianelli

28.02.2023
5 min
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«Ieri sera con Marcello Albasini, che è l’altro direttore sportivo che è qua con me in Belgio – racconta Davide Arzeni – abbiamo fatto due chiacchiere sulla corsa e ne abbiamo parlato con Marta. Avevamo questa idea, visto che uno dei suoi obiettivi è la Parigi-Roubaix. Le abbiamo detto: “Proviamo un attacco sul settore di pavé”. Dietro avevamo Chiara Consonni che poteva coprirci per la volata. Insomma dai, è andata. E’ andata bene così.

«Non sono assolutamente sorpreso che Marta abbia vinto, però veramente mi sono trovato di fronte a una vera professionista. Una ragazza che ha vinto tanto nella sua carriera e che probabilmente la finira dopo il Giro, eppure è ancora qua a fare la vita. I suoi risultati sono frutto della sua testa di corridore».

La UAE Adq Team vuole gara dura e vigila in testa al gruppo. Bastianelli è pronta per attaccare
La UAE Adq Team vuole gara dura e vigila in testa al gruppo. Bastianelli è pronta per attaccare

Tre volte sul podio

Le cinque di un pomeriggio freddo sulle strade del Belgio intorno a Dour nel cuore della Vallonia. Marta Bastianelli ha da poco vinto Le Samyn, corsa classica con settori di pavé che di lì a poco sarebbe stata conquistata fra gli uomini da Milan Menten. Lo ha fatto con lo stesso piglio con cui nel 2019 vinse il Fiandre. Attacco e volata. E sebbene sia agli ultimi mesi della carriera, ha ruggito come ha sempre saputo fare.

«E’ bello smettere da vincenti, no?». Il tono di voce è allegro, l’ammiraglia sta facendo ritorno verso l’hotel sull’autostrada. Arzeni dice scherzando che il loro unico contatto col mondo è il benzinaio della vicina stazione di servizio.

«In tre corse – racconta l’azzurra – ho fatto terza, seconda e prima, altro che deconcentrata perché sono a fine carriera. Ho fatto tutto quello che dovevo fare, tranne un piccolo problema di salute a gennaio per il quale mi sono dovuta fermare per una settimana e mezza. Non ho partecipato al raduno con la squadra, però adesso va tutto bene».

Tomasi, accoglie una costernata Chiara Consonni che ha bucato al momento del forcing di Bastianelli
Tomasi, accoglie una costernata Chiara Consonni che ha bucato al momento del forcing di Bastianelli

Forcing sul pavé

E’ passata nel giro di due anni dal rifiuto del pavé all’aver messo la Roubaix al centro del mirino. Ha avuto bisogno di masticarla bene e quando domani la squadra degi Emirati andrà sul percorso a provare i tratti di pavé, Marta avrà la conferma di essere sulla strada giusta. L’attacco è venuto sul pavé e ha fatto male.

«Oggi era una gara abbastanza veloce – dice – ci siamo mosse abbastanza bene. Io ho seguito i piani della squadra, che erano di attaccare nell’ultimo tratto di pavé avendo Chiara alle spalle. Così mi sono trovata davanti, ho fatto la mia azione. Mary mi ha seguito (Maria Giulia Confalonieri, ndr), poi sinceramente nel finale non ho potuto proprio aiutarla tantissimo. Non riuscivo a capire dalla macchina come fosse la situazione. Perché comunque dietro Chiara aveva bucato e la Gasparrini era caduta. Un po’ di situazioni particolari, si rischiava di buttare tutto».

Confalonieri ha creduto nell’azione con Bastianelli, pur sapendo che in volata sarebbe stata dura
Confalonieri ha creduto nell’azione con Bastianelli, pur sapendo che in volata sarebbe stata dura

“Capo” e Albasini

E così, dopo aver parlato di sé a inizio stagione come di una guida per le più giovani, la cara Marta Bastianelli – terza all’Omloop Het Nieuwsblad e seconda alla Omlop Het Van Hageland – ha alzato le braccia a Le Samyn des Dames.

«Le ragazze sono quasi tutte nuove – racconta – è tutto nuovo, quindi abbiamo avuto bisogno di tempo per affiatarci, sin dal UAE Tour. Credo che sia una buona squadra in fase di crescita. Qui in Belgio, credo che siamo veramente un bel gruppo guidato bene anche dall’ammiraglia. Da Arzeni e Marcello Albasini. Credo che avere persone con esperienza di queste gare sia molto importante. Non sono gare semplici, tutt’altro. E quindi sono molto orgogliosa».

Podio tutto italiano a Le Samyn, con Bastianelli e accanto Confalonieri e Vittoria Guazzini
Podio tutto italiano a Le Samyn, con Bastianelli e accanto Confalonieri e Vittoria Guazzini

L’esempio di Marta

Arzeni guida e gongola, anche per lui l’esperienza nella UAE Adq è una sfida. Non è stato semplice lasciare la Valcar e sposare il nuovo progetto, ma la squadra che sta nascendo somiglia tanto alla sua vecchia casa.

«Una ragazza come Marta – dice – è importante per le atlete, ma anche per noi direttori sportivi. Da un’atleta come lei, che ha tutta questa esperienza, non si smette mai di imparare. Quindi anche io come direttore sportivo le devo qualcosa. Siamo qua in Belgio già da una settimana, non è mai facile. C’è vento e c’è freddo e c’era qualche ragazza probabilmente un po’ stanca. E nella sfortuna c’è andata bene, perché proprio nel momento in cui lei attaccava, ha bucato la Consonni. Quindi delle due frecce che avevamo ne è rimasta una. Domani facciamo la recon della Roubaix, il Belgio è appena cominciato e a me piace stare quassù».

Marta Bastianelli con Davide Arzeni: si è capito sin da subito che la collaborazione sarebbe stata proficua
Marta con Arzeni: si è capito sin da subito che la collaborazione sarebbe stata proficua

Lo sguardo tignoso

E’ così anche per Marta Bastianelli, 35 anni, campionessa del mondo quando ne aveva 22 e ancora sulla cresta con lo sguardo tignoso di ogni anno.

«Farò tutte le altre classiche – dice – a partire da De Panne fino alla Roubaix. Noi corriamo sempre per vincere con le migliori carte che abbiamo, quindi ci giochiamo sempre diverse possibilità. Quando corro con Chiara, sono contenta di poterla aiutare perché comunque è il futuro, e lei è contenta di aiutare me. Quindi, insomma, ci diamo abbastanza forza e coraggio. Ma abbiamo anche altre atlete forti, come Silvia Persico e Gasparrini. Io ci sono, mi sono allenata bene e confermo che dopo il Giro smetterò di correre. Sono felice di finire al Giro d’Italia. Ci sono tante giovani in Italia, oggi abbiamo visto il podio tutto italiano. Ma questo non significa che non sarò lì davanti anche nelle prossime corse a giocarmi qualche vittoria. Io so ancora vincere, forse qualcuno lo aveva dimenticato».

Carbonari, profumo di WorldTour con la UAE Development

02.02.2023
5 min
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Tasto rewind, si torna indietro di cinque mesi esatti. Il 2022 di Anastasia Carbonari era finito il 2 settembre al Simac Ladies Tour contro un pick-up nero a 20 chilometri dalla fine della seconda tappa. La 23enne italo-lettone di Montegranaro aveva avuto paura di compromettere la carriera per la quale il suo diesse Arzeni aveva previsto un futuro nel WorldTour.

Rimandiamo avanti il nastro. Adesso per Carbonari la massima categoria è davvero a portata di mano. La Valcar – che ha mantenuto la propria identità per l’attività giovanile dalle junior in giù – si è trasformata nella UAE Development Team, ovvero la sorella minore della UAE Team ADQ in cui è arrivato “Capo” in ammiraglia. La particolarità di queste formazioni di sviluppo è proprio la possibilità di interscambiarsi le atlete con la prima squadra a seconda del calendario, con la condizione obbligatoria che dove corre un team non può esserci l’altro. Abbiamo quindi voluto sapere da Anastasia come si sta apprestando a vivere questa nuova fase professionale.

Carbonari in fuga. Un’azione con la quale si è contraddistinta nel 2022
Carbonari in fuga. Un’azione con la quale si è contraddistinta nel 2022
Innanzitutto come è stato il ritorno in bici?

Ci è voluto un po’ di tempo per superare il momento più brutto dell’incidente perché ripensavo ad un altro che mi era successo qualche anno fa. A settembre ero tornata in auto dall’Olanda, piena di dolori e di preoccupazioni. D’altronde non poteva essere altrimenti con una scapola, cinque vertebre e sei costole rotte. Non ero depressa, ma non l’ho vissuta bene, tanto che ad Arzeni dicevo che non ero convinta di riuscire a ripartire. Poi a novembre ho fatto le prime pedalate facendo attenzione ad ogni minima buca per non sentire nuovamente male e per non sollecitare la schiena e il torace. Ed ora quella botta è un lontano ricordo.

Proprio in quel periodo ti avevano riconfermato alla Valcar. Sapevi già che sarebbe diventata il devo team della UAE?

A dire il vero no. Prima della mia caduta al Simac se ne parlava, ma ancora non si prevedeva una situazione del genere. Ho saputo tutto quando sono tornata dalle vacanze in Lettonia, fatte appena terminata la mia convalescenza. Ho preso subito bene la notizia pensando che fosse una occasione maggiore per crescere e lavorare meglio. Ero rimasta alla Valcar per quello. Adesso ho una motivazione in più per passare nel WorldTour.

Carbonari e Cipressi saranno due pedine importanti per la UAE Development Team
Carbonari e Cipressi saranno due pedine importanti per la UAE Development Team
In teoria potresti correre con la prima squadra. Cosa sai già dei nuovi programmi?

Noi del Devo Team abbiamo fatto dieci giorni di ritiro a Calpe verso fine gennaio dove ci siamo conosciute meglio e dove ci hanno presentato come sarà il nostro calendario. Tra le due squadre in effetti ci sarà una costante interazione. Capiterà che alcune di noi correranno con loro e viceversa. Il mio debutto è fissato per l’1 marzo con l’Umag Trophy in Croazia. Poi indicativamente dovrei fare corse in Olanda, Belgio e il Liberazione. Salvo cambiamenti, con la formazione WorldTour potrei correre lo Scheldeprijs e il Festival Elsy Jacobs, la gara a tappe in Lussemburgo. La seconda parte di stagione la vedremo più avanti.

Sei pentita di non aver accettato le proposte di altri team WorldTour dove avresti potuto fare un calendario più ampio?

No, assolutamente. Ovvio che il sogno di ogni ragazza è quello di essere e restare nella categoria più alta, ma qui so che posso completare il mio processo di maturazione. Sinceramente non pensavo di avere una esclation del genere se penso dov’ero nel 2021, però so che devo fare ancora esperienza e qui sono nel posto giusto. Il nostro gruppo di lavoro resta la stessa famiglia di prima con un livello generale più alto. Non che non lo fosse l’anno scorso, ma l’ambiente è ancora più professionale.

Ti peserà non poter disputare, almeno sulla carta, gare come Vuelta, Tour Femmes o Giro Donne in cui ti eri fatta conoscere?

Naturalmente per tutte le cose c’è il rovescio della medaglia. Io la sto già vivendo serenamente. Saltare queste corse è un sacrificio che ci sta e che si può fare. Lo vedo come un investimento per il futuro.

A che punto sei dell’escalation di cui parlavi prima?

Sono più consapevole dei miei mezzi, ma ci sto ancora lavorando. Mi sono resa conto di poter essere parte della corsa e di poter avere un mio ruolo. Diciamo che avendo un contratto fino al 2024 con la UAE Development Team so che posso fare le cose con la giusta pressione.

Quali sono gli obiettivi di Anastasia Carbonari per il 2023?

L’idea sarebbe quella di togliermi qualche soddisfazione, sia come risultati che come prestazioni. Punto ad arrivare molto performante al Liberazione, una gara nelle mie corde e che solitamente c’è nel periodo in cui inizio ad andare meglio. Per il resto vorrei confermare il titolo di campionessa lettone, magari vincendo la gara unica che c’è per noi dei Paesi Baltici. E naturalmente correre europeo e mondiale con la mia nazionale.

Fra cross e strada, il piano di Arzeni per Silvia Persico

12.12.2022
4 min
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E per fortuna che Silvia Persico doveva partire piano nel ciclocross! Prime tre gare e prime tre vittorie per la campionessa italiana. La stessa Silvia (in apertura a Faè di Oderzo, foto Alessio Pederiva) ci aveva detto così nell’intervista di qualche settimana fa. E invece…  Tuttavia era stata onesta: ce lo conferma Davide “Capo” Arzeni.

Entrambi li abbiamo incontrati nel ritiro della loro futura squadra, con la quale però hanno già iniziato a lavorare, vale a dire il UAE Team Adq. Tecnico e atleta provengono da quella grande famiglia che è la Valcar Travel & Service e dalla relativa squadra di cross: la FAS Airport Services. Da anni si dividono fra strada e fuoristrada. Ma quest’anno con il WorldTour che incombe certi equilibri sono cambiati. O quantomeno stanno cambiando.

Davide Arzeni lavora con Silvia Persico da molte stagioni
Davide Arzeni lavora con Silvia Persico da molte stagioni
Davide, Silvia ci aveva detto che sarebbe partita più piano nel cross. Ci aveva detto che non pensava di andare subito forte e invece…

Non smentisco Silvia, perché in realtà è proprio così. Stiamo facendo una preparazione mirata più alla strada e agli appuntamenti importanti… della strada. Se vado a confrontare gli allenamenti dell’anno scorso con quelli attuali, non ci stiamo allenando meno… ci stiamo allenando molto meno. Poi c’è anche da dire che fino ad ora abbiamo corso comunque in Italia e il livello si sa non è stellare.

Il livello non alto, è vero, però ci sono ragazze che sono a pieno regime da due mesi…

In questi primi giorni di gare di Silvia, ciò che volevo era cercare un po’ di ritmo, ma ho visto qualcosa in più. Ho visto una Silvia che pur non essendo in condizione, ve lo garantisco, può essere già competitiva per entrare nelle prime dieci in Coppa del mondo. E’ una sorpresa perché, vi ripeto, la preparazione è davvero mirata alla strada e obiettivi che arriveranno più in là nella stagione. Tanto per rendere l’idea, l’anno scorso in questo periodo lavoravamo sulle ripetute 40”-20”… quest’anno non abbiamo fatto neanche un 20”-40”.

E allora possiamo dire che la Persico parte da un gradino più alto?

Silvia sta proseguendo la sua maturazione fisica e atletica. E lo vediamo anche dai test con gli altri coach del team. Sta mostrando di avere un motore di quelli importanti. Per ora le sta riuscendo tutto facile. 

Ieri l’atleta lombarda (classe 1997) ha vinto anche a Jesolo (foto Instagram)
Ieri l’atleta lombarda (classe 1997) ha vinto anche a Jesolo (foto Instagram)
Quanto è stato importante dunque il 2022 sia da un punto di vista fisico, relativo ai grandi Giri fatti, sia da un punto di vista mentale?

Certamente ha acquisito maggior consapevolezza mentale e poi credo che, nonostante sia stata ferma a lungo, abbia fatto il giusto riposo. La condizione attuale è frutto ancora del lavoro fatto fino a settembre, cioè quando ha chiuso la stagione con i mondiali. Se un’atleta comincia ad andare forte in queste gare così importanti, vuol dire che le gambe ci sono, ma anche la testa. Per correre a questi livelli significa che hai la consapevolezza di poter competere con le più forti al mondo. Vi dico un’altra cosa…

Vai!

Lei crede di poter competere per vincere addirittura il mondiale di ciclocross. Ci pensa… quantomeno pensa e punta a confermare il risultato dell’anno scorso, quando fu terza. 

E tu credi sia possibile?

Sì… ma come obiettivo intanto mi pongo l’italiano. Il prossimo sabato inizierà a confrontarsi anche con le più forti olandesi, belghe… E lì veramente inizieremo a vedere i valori in campo. O almeno come è messa Silvia rispetto a loro.

La Persico sta utilizzando un telaio Colnago con geometrie gravel… ma sembra essere super performante (foto Alessio Pederiva)
La Persico sta utilizzando un telaio Colnago con geometrie gravel… ma sembra essere super performante (foto Alessio Pederiva)
Quindi la Val di Sole sarà il vero termometro della sua condizione?

Direi di sì, perché comunque la ragazza che sta andando più forte è la Van Empel, che l’anno scorso tra l’altro ha vinto proprio in Val di Sole, e dovrebbe essere presente. In queste tre gare Silvia è veramente andata a fare allenamento: i primi allenamenti tirati. Ma ripeto, stiamo lavorando proprio in funzione della strada. Stiamo per esempio lavorando ancora tantissimo in palestra. 

E allora Davide, quali saranno i grandi obiettivi su strada? Vista come è andata la passata stagione possiamo immaginare siano le corse a tappe…

Il primo obiettivo è sicuramente il UAE Tour (9-12 febbraio, ndr) perché è la corsa di casa e qui ci tengono molto. Tra l’altro sarà qualche giorno dopo il mondiale di cross, quindi si presuppone che Silvia ci arriverà in condizione. Dopo questa gara, ci sarà ovviamente un periodo di stacco e questo ci porterà a cambiare in parte gli obiettivi per quanto riguarda le classiche del Nord. Mentre l’anno scorso abbiamo puntato di più sulle gare fiamminghe, quest’anno punteremo di più su quelle delle Ardenne. Silvia farà il giro delle Fiandre, ma con l’obiettivo di arrivare in condizione in corse come l’Amstel o la Liegi. E poi verrà tutto il resto.

Consonni alla UAE: un filo d’ansia e voglia di volare

20.11.2022
7 min
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Le vacanze a Santo Domingo con le amiche di sempre, poi chiara Consonni si è messa a studiare la sua nuova vita con il UAE Team Adq. Per qualche mese la notizia è rimasta sotto traccia, poi è stata annunciata. Adesso che il nuovo team WorldTour l’ha accolta, la bergamasca sta ancora cercando i punti di riferimento. Non che sembri particolarmente preoccupata, ma fra le righe di certe risposte un po’ d’ansia traspare. Il 2022 ha portato su strada alcune vittorie di peso ( la tappa finale del Giro d’Italia) e qualche classica di assaggio come la Dwaars door Vlaanderen e Isbergues, mentre in pista il mondiale del quartetto ha dato all’autunno i colori di una splendida estate.

La pagina Valcar-Travel&Service è voltata. Prima di lei sono andate via le compagne di una vita e così a un certo punto anche Chiara ha deciso di spiccare il volo.

Chiara Consonni con Valentino Villa, patron della Valcar, dopo la vittoria della tappa finale del Giro Donne
Chiara Consonni con Valentino Villa, patron della Valcar, dopo la vittoria della tappa finale del Giro Donne
Una scelta difficile?

Era arrivato il momento di cambiare, avere nuovi stimoli, magari qualcosa di diverso. Fosse stato per me, sarei rimasta fino a quando non smettevo di correre, ma sono andate via tutte. Pian piano si vedeva che anche le altre ragazze avevano bisogno di nuovi stimoli. Volevano crescere e anche per me è arrivato il momento. Penso che abbiamo dato tanto alla Valcar e l’abbiamo fatta proprio arrivare al punto più alto.

Il fatto che Arzeni passasse nel tuo stesso team ha condizionato la tua scelta?

Un po sì. Il fatto che Davide sia venuto qui alla UAE in parte mi ha influenzato, perché comunque non ho mai cambiato preparatore. Ho sempre avuto lui. E’ stato il mio primo allenatore, mi ha dato le prime tabelle e mi ha fatto fare i primi lavori. Mi sono sempre trovata bene, quindi penso che per adesso, visto che mi sto facendo vedere e sono a un buon punto, dovremo solo sistemare delle cose. Siamo cresciuti insieme, penso che mi aiuterà a crescere ancora.

Chiara Consonni conquista in volata la Dwars door de Westhoek, suo 2° successo stagionale (foto Anton Vos)
Chiara Consonni conquista in volata la Dwars door de Westhoek, suo 2° successo stagionale (foto Anton Vos)
A che punto è Chiara Consonni che arriva nel WorldTour?

E’ una piccolina con i suoi sogni. Non sono spaventata, è difficile dire come mi senta. Non avverto tante pressioni, anche se la nuova squadra si aspetta tanto. Sono tranquilla, perché so che le cose che ho sempre fatto mi sono venute facili e posso rifarle. Non mi preoccupo, però un po’ di ansia magari c’è. Cercherò di dare quello che si aspettano, penso faccia parte del gioco. Spero che questo mi dia sempre più voglia e forza di fare meglio.

In ogni caso anche con la Valcar facevate corse di alto livello. Non sarà quello il problema, no?

Esatto, sin dal primo anno, siamo sempre stati abituati alla pressione. Magari non così tanta, perché alla fine la Valcar ti dava tanto e non chiedeva. Sapevano che poi i risultati arrivavano. Qui invece è un po’ diverso, però come ho detto sono tranquilla e spero di vivere al meglio anche questa esperienza.

L’oro nel quartetto ai mondiali della pista è stato l’highlight della stagione
L’oro nel quartetto ai mondiali della pista è stato l’highlight della stagione
Che impressione hai avuto? Hai già conosciuto, Rubens Bertogliati?

Sì, ho conosciuto tutti ed è diverso. Si vede che è molto più organizzata rispetto alla Valcar, ma non voglio fare paragoni. Però comunque passare da un mondo così piccolino e familiare a un mondo così grande, dove si fanno riunioni di due ore e mezza in inglese, ti fa capire che davvero sei in un posto tanto diverso e più organizzato.

Nel tuo cammino verso le Olimpiadi questa squadra come si mette?

Ovviamente mi appoggiano. Non voglio rinunciare alla pista, anche perché quest’anno ci siamo tolti una bella soddisfazione, penso la più bella del 2022. Anche se il calendario non è fatto benissimo per conciliare pista e strada, parlando con Marco (Villa, ndr) e le Fiamme Azzurre, riusciamo a mettere giù un bel programma. Ricco di strada nella prima parte della stagione, per poi concentrarci un po’ di più sulla pista. Comunque alla fine, anche preparando la pista, puoi fare benissimo la strada, come abbiamo sempre fatto.

Sul podio della Dwars door Vlaanderen, con uno dei premi più tipici
Sul podio della Dwars door Vlaanderen, con uno dei premi più tipici
Quale sarebbe il tuo programma per la strada?

Scuramente inizierò con l’Abu Dhabi Tour, che praticamente è il mondiale della mia squadra. Poi ci saranno le classiche e da lì mi concentrerò un po’ sulla pista, visto che le Coppe del mondo non sono a portata di mano. Bisognerà fare qualche sacrificio in più, essendo comunque l’anno preolimpico. Ci sarà da qualificarsi, quindi magari sarà un anno più tirato. Però cercherò di arrivare alla fine ancora in forma e ancora… viva (ride, ndr).

Come ti trovi nelle Fiamme Azzurre? 

Sto benissimo, non pensavo di trovarmi così bene con i miei capi, i collaboratori e soprattutto con le compagne. Diciamo che l’italiano finora è stato l’unica gara che ho fatto con loro e non è andato benissimo. Però si sono messi a mia disposizione fin da subito e sinceramente non me l’aspettavo. Questo mi ha dato anche un po’ di consapevolezza in più per l’anno prossimo. Comunque correre con gente molto più grande di me, che si metterà magari a mia disposizione, mi motiverà e mi spingerà a farlo a mia volta nei loro confronti.

Per Chiara Consonni la prossima stagione sarà una vera scuola accanto a Marta Bastianelli, per lei un riferimento
Per Chiara Consonni la prossima stagione sarà una vera scuola accanto a Marta Bastianelli, per lei un riferimento
Che rapporto hai con Marta Bastianelli?

Secondo me (ride, ndr), mi vede un po’ come un’altra figlia. Sin da quando son passata, Marta è stato un punto di riferimento. E’ il mio idolo, ha vinto tutto quello che io magari un giorno vorrei vincere anch’io. Ha un palmares enorme e anche una bambina bellissima, con cui mi trovo benissimo. Possiamo tranquillamente dire che Marta è il mio punto di riferimento nel ciclismo. Quest’anno ci siamo conosciute e spero di imparare tantissimo da lei. Penso che si sia un motivo in più per fare le cose bene e con la giusta motivazione.

Seguirete un programma parallelo?

Finché pariamo di classiche, penso di si. Poi magari lei farà gare un po’ più dure, mentre io non so se farò il Tour o il Giro. Però nella prima parte di stagione dovremmo incontrarci abbastanza di frequente, nella seconda invece non lo so ancora.

Nella scelta di Chiara Consonni di firmare con il UAE Team Adq, ha inciso parecchio anche il passaggio di Arzeni
Nella scelta di Chiara Consonni di firmare con il UAE Team Adq, ha inciso parecchio anche il passaggio di Arzeni
Qual è secondo te l’abitudine che cambierai di più?

Tutto, tante cose. La mia paura è quella di cambiare tutto in maniera drastica, però anche di questo ho parlato tanto con i miei direttori sportivi, i capi e i dirigenti. Sono stati loro i primi a dirmi che alcune cose devono cambiare, però capiscono che non si può pretendere di farlo da un giorno all’altro. Anche perché comunque le cose sono sempre andate bene così, ma questo è il momento di introdurre cose nuove e intervenire sulle piccole pecche che gli altri anni non riuscivo a migliorare.

Com’è cambiato il rapporto con la nazionale? 

Con Sangalli purtroppo quest’anno non sono riuscita a fare neanche una gara. Ho rotto la spalla e quindi posso parlare solo della pista. Sicuramente è tutto molto più tranquillo. Vedo che ci pesa molto meno andare in pista e la viviamo come un allenamento tranquillo, pur facendo magari più cose dell’anno scorso e facendole meglio. Forse l’organizzazione non è ancora il massimo, perché capiamo anche noi che siamo in tanti fra ragazzi e ragazze e non è facile gestire 30 persone in un raduno in pista. Però penso che anche da parte dei tecnici ci siano sicuramente i buoni propositi per migliorare. Sono convita che con gli anni andrà sempre meglio.

Il viaggio di Chiara Consonni alla Valcar-Travel&Service si conclude dopo 5 anni con un sorriso
Il viaggio di Chiara Consonni alla Valcar-Travel&Service si conclude dopo 5 anni con un sorriso
Inizi anche tu dalla Sicilia?

Sarò a Noto dalla settimana prossima, perché ho appena iniziato la preparazione, quindi ho deciso di fare la prima settimana un po’ più tranquilla a casa e poi di andar giù una settimana. Poi faremo il ritiro la UAE dall’8 al 16 dicembre, forse in Toscana