«La vittoria al Giro mi ha sbloccato». Parola di Oldani

19.06.2022
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In questi ultimi trenta giorni siamo certi che avrà pensato tanto a quel giovedì pomeriggio in cui a Genova ha vissuto la miglior giornata della sua carriera. Stefano Oldani col primo successo da pro’, ottenuto nella dodicesima tappa del Giro d’Italia, sa di essere entrato in una nuova dimensione. Nulla che centri con le mode del “metaverso” ma qualcosa di reale, tangibile, pratico.

L’intenzione del 24enne della Alpecin-Fenix sarebbe stata quella di dare continuità alle buone prestazioni di maggio al Tour de Suisse prima di chiudere questa prima parte di stagione, ma qualcosa non è andato secondo i piani. Al telefono Oldani ci racconta di questo e tanto altro proprio a cavallo della sesta frazione nella quale non ha preso il via, al pari di altri suoi quattro compagni, due dei quali positivi al Covid come annunciato dalla squadra.

Stefano come stai intanto?

Sono negativo e questo è un bene. Però dopo il Giro, dal quale ero uscito in condizione, avevo preso una leggera tracheite a causa degli sbalzi di temperatura tra il caldo afoso, il freddo di qualche tempesta e l’aria condizionata. In Svizzera le gambe giravano bene nelle prime cinque tappe, ma essere così “incatramato” nella respirazione mi ha frenato. Peccato perché la quinta tappa passava praticamente da casa mia e sulle mie strade d’allenamento. Pur non essendo al massimo ho compensato con la gran voglia di fare ma nel ciclismo di oggi se non sei al 110% fai fatica a fare risultato.

Che obiettivi avevi dopo lo Svizzera?

Spero che questo ritiro forzato mi possa aiutare a recuperare a dovere. Forse l’infiammazione alla trachea può passarmi con un po’ di riposo. E spero che questo non rallenti troppo la preparazione al campionato italiano. Il percorso non è durissimo ma è adatto alle mie caratteristiche. Di sicuro ci proverò. Dopo di che dovrei fare un periodo di stacco ed iniziare a pensare alla seconda parte di stagione. Salvo cambiamenti, dovrei rientrare al Tour de Wallonie (dal 23 al 27 luglio, ndr).

A distanza di un mese, a mente fredda, che effetto ti fa la vittoria al Giro?

Mi sto rendendo conto adesso di quanto valga. Ha inciso tanto dal punto di vista mentale. Non vincevo dal 2018 da quando ero U23 (Trofeo Magni a Barzago, ndr) ed ormai mi ero quasi scoraggiato. Avevo perso un po’ di fiducia in me stesso, anche perché l’anno scorso avevo sfiorato il successo in diverse occasioni come al Polonia, in cui mi avevano rimontato negli ultimi dieci metri. Da una parte pativo questa situazione, dall’altra invece correvo spensierato perché potevo andare a caccia di risultati quando mi capitava l’occasione.

Alla fine è arrivata questa vittoria…

Sì, è valsa la pena aspettare così tanto. La cercavo sempre però mi dicevano di avere pazienza se non arrivava quando lo volevo io perché lavorando sodo, poi si raccolgono i risultati.

Si rischia di essere appagati?

No, non per me almeno. Questa vittoria è un punto di partenza. Sapete, un paio di volte in alcuni ambienti ciclistici mi è capitato di sentirmi fuori luogo. Magari mi capitava di andare ad eventi dove c’erano giovani che avevano vinto tantissimo e io soffrivo un po’ il fatto di essere pro’ e non aver ancora vinto. Era una cosa mia ma dopo il Giro, vittoria a parte, mi sento all’altezza. Già ero andato forte nella dura tappa dell’Etna ed ero contento. Adesso mi sento sbloccato.

Puoi fare quindi un pensiero anche alla nazionale?

Certo, perché no?! Il cittì Bennati ed io ci conosciamo bene. Proprio al Giro, specie dopo Genova, mi ha detto che mi tiene in considerazione. Naturalmente non mi ha garantito nulla, però le sue parole mi hanno dato grandi stimoli per guadagnarmi una convocazione per europei o mondiali. Infatti ho parlato col mio preparatore e abbiamo deciso che potremmo fare dell’altura proprio in vista di queste rassegne con la nazionale. Insomma, voglio farmi trovare pronto ad una eventuale chiamata.

Hai una gara da sogno nel cassetto che, dopo la vittoria al Giro, può diventare realizzabile?

La corsa dei miei sogni è sempre stata la Milano-Sanremo. Un po’ perché da bambino, essendo io milanese, l’andavo sempre a vedere. Un po’ perché è la Classicissima, basta il nome. Ecco, ora un pensiero ce lo faccio un po’ di più. Negli ultimi anni è stata una gara imprevedibile ed uno con le mie caratteristiche la potrebbe vincere. Se la gara si fa dura, io voglio esserci.

Un muro cattivo sulla strada dell’iride: Bennati racconta

16.06.2022
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Ogni mondiale ha il suo punto chiave. A Salisburgo fu l’ultima curva e così pure a Madrid. Innsbruck si decise su quel muro ripidissimo che lanciò Valverde, mentre l’anno scorso a Leuven si giocò tutto sul penultimo strappo. A Wollongong, il prossimo settembre, il mostro con cui venire a patti è uno strappo di un chilometro dalle pendenze cattive. Altro che mondiale per velocisti, insomma. Non il Muro d’Huy, ma il punto in cui la corsa potrebbe esplodere da lontano o quello dell’attacco all’ultimo giro.

I mondiali di Wollongong si svolgeranno dal 18 al 25 settembre (foto Dee Kramer/Destination Wollongong)
I mondiali di Wollongong si svolgeranno dal 18 al 25 settembre (foto Dee Kramer/Destination Wollongong)

Sopralluogo lampo

Con questa sensazione ben custodita nel taschino, Daniele Bennati è tornato a casa dal sopralluogo australiano nei primi giorni di questa settimana. Benedicendo la decisione di essere andato, assieme al collega delle donne Sangalli (i due sono insieme in apertura, nella foto FCI).

«L’ho fatto e rifatto – racconta il toscano – e mi sembrava impossibile che venissero fuori 4.000 metri di dislivello. Proprio non mi entrava nella testa. Invece mi sono messo a sommare il dislivello dei vari giri e il risultato finale è proprio quello. Non si può dire che sia un mondiale duro, non per scalatori insomma. Ma servirà gente tosta».

Bennati è stato per un paio di tappe alla Adriatica Ionica Race, l’avevamo detto, poi è tornato a casa e due giorni dopo è salito con Sangalli sul volo per l’Australia. Sono arrivati giovedì sera e hanno avuto due giorni e mezzo per mandare a mente il percorso, poi sono tornati. Sangalli guidava, Bennati in bici. Il primo giorno li ha accompagnati una ragazza dell’organizzazione. Sarebbe dovuto andare anche Mark Renshaw, l’ex pro’ che vive da quelle parti e fa parte del comitato organizzatore, ma alla fine non ha potuto. Il secondo giorno invece hanno fatto da soli.

E’ stato utile?

Ho sempre detto che oggi come oggi puoi valutare un percorso con i vari software, ma aver visto quello strappo è stato importante più di quanto mi aspettassi. Non che adesso cambierà la tipologia dei corridori da portare, ma non mi aspettavo che fosse così duro. Un chilometro, non al livello del Muro d’Huy, ma interessante.

Un chilometro che tira in modo costante?

No, diviso in tre parti. La prima rampa è di 350 metri, con pendenze intorno al 16-18 per cento. Poi 300 metri in cui un po’ molla, ma sale sempre all’8-9 per cento. E per finire altri 350 metri duri come i primi.

Quanto incide il tratto intermedio?

Io salivo a 25 all’ora e non ho più la gamba dei bei tempi, in corsa potranno andare a 27-28. Qualcuno metterà di sicuro il 53, ma escluderei che si possa saltare quel muro con il rapportone. Insomma, si presta al ragionamento.

Si parte sul mare…

Il primo tratto, quello in linea, è vallonato e sulla costa. Sarà veloce. Poi si arriva a Wollongong e si fanno i primi 7-8 chilometri del circuito e si va a prendere l’anello del Mount Keira, i cui primi chilometri sono impegnativi, diciamo 10-12 per cento, poi diventa pedalabile. L’ho fatto due volte, è una bella salita, ma si fa dopo 35 chilometri, saranno ancora freschi. Purtroppo non abbiamo potuto fare la discesa, perché c’è stata una frana e la strada sarà chiusa per le prossime quattro settimane.

Fatto il giro grande, si entra nel circuito?

Esatto, si passa dall’arrivo e iniziano i 12 giri sul percorso. L’ho fatto e rifatto per avere un’idea.

Che tipo di mondiale potrebbe venire fuori?

Ci sono vari scenari. Potrebbe essere che arrivano ai piedi del muro nell’ultimo giro ancora in 100 e se la giocano lì, come può essere che un Van der Poel decida di aprire la corsa a 60 chilometri dall’arrivo. Ma lo strappo non è tutto.

Questo il tratto in linea dal via a Wollongong, durante l’evento di lancio del mondiale (foto Wollongong 2022)
Questo il tratto in linea dal via a Wollongong, durante l’evento di lancio del mondiale (foto Wollongong 2022)
Cos’altro c’è?

Prima di quello più duro, c’è un dente di 500 metri all’8-9 per cento. Se si vuole andare a prendere in testa lo strappo duro, si farà forte anche questo e la corsa verrà tirata. Si andrà veloci, le strade sono belle e quando la salita tira, quasi non te ne accorgi. E’ vero che ci sono tante curve, come ha scritto qualcuno, ma sono talmente belle, che non si frena quasi mai. Non sono curve da rilanci, insomma.

Ti aspetti bagarre già dal primo muro?

Può darsi che inizino a limare da lì. Perché subito dopo c’è la discesa, quindi curva a destra, poi sinistra e inizia lo strappo duro. Sono 500 metri di discesa e io senza pedalare andavo a 65 all’ora.

Da questa descrizione, sembra un mondiale perfetto per spremere la squadra…

La squadra conta tantio, ma è anche vero che a ruota si sta benissimo. Per cui chi sta davanti, rischia di finire i compagni.

A quale mondiale t’è venuto di pensare girandoci sopra?

Ci pensavo anche io, forse Richmond (il mondiale del 2015, vinto da Peter Sagan, ndr), con quei due strappi e uno a ridosso dell’arrivo.

Quello di Wollongong a che distanza si trova dal traguardo?

Sono 7,5 chilometri, non è poco. Per contro, il primo chilometro e mezzo di discesa si fa a 90 all’ora. Ci sono diverse curve e in un attimo ti trovi ai meno 3, dove probabilmente troveranno vento contrario.

Ha già un’idea degli uomini da portare?

Dipende dalla squadra che deciderò di fare, ma in assoluto è presto per dare nomi.

Le nazionali italiane alloggeranno al Gibraltar Hotel di Bowral a circa 80 chilometri da Wollongong
Le nazionali italiane alloggeranno al Gibraltar Hotel di Bowral a circa 80 chilometri da Wollongong
Giusto per avere un’idea, il Colbrelli dello scorso anno sarebbe stato adatto?

Non mettiamogli pressione, ma se è per avere un’idea, direi che sarei partito da lui e avrei costruito la squadra. Confido che dal Tour vengano fuori nomi che stiamo tutti aspettando.

La nazionale alloggerà a Bowral, quasi 80 chilometri da Wollongong, quando potrete vedere il percorso?

Penso che ci andremo il giorno della distanza, anche perché pare ci sarà un solo giorno per girare. Basterà assaggiarlo una volta per capire. Ma quel muro è stato davvero utile vederlo, per qualcuno potrebbe essere indigesto.

Italiani in vista. Crono in Friuli, prova su strada in Puglia

08.06.2022
5 min
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Giugno, tempo di campionati italiani. Le maglie tricolore, a crono e in linea, aspettano di trovare i loro nuovi padroni. Attualmente sono sulle spalle rispettivamente di Matteo Sobrero e Sonny Colbrelli. Anche se quella del corridore della Bahrain Victorious, purtroppo non la possiamo ammirare.

Come avviene ormai da qualche tempo, a parte lo scorso anno quando fu ExtraGiro ad organizzare il tutto, le sedi di crono e strada sono separate. E neanche di poco.

Crono in Friuli

La prova contro il tempo si terrà infatti in Friuli Venezia Giulia e più precisamente a San Giovanni al Natisone, Udine.

Sulla carta il percorso sembra essere molto filante e Marco Velo, responsabile del settore crono della Fci conferma tutto. Soprattutto dopo il sopralluogo effettuato lunedì scorso.

«Si tratta di un tracciato scorrevole. Ci sono un po’ più di curve rispetto ad percorso originale previsto. Essendo in un giorno feriale, si è cercato di preferire strade secondarie. Per l’80% si pedala infatti tra i campi agricoli e credo che anche per questo motivo sarà molto bello e anche meno rischioso».

«E’ un percorso piatto, c’è una salitella di un chilometro e mezzo, ma si farà con il rapporto lungo. E anche la discesa che segue è senza tornanti. Si potrà fare con le mani sulle protesi. E’ una crono per specialisti, senza dubbio. Specialisti puri: ci saranno 150 metri di dislivello o poco più in 34 chilometri».

E a proposito di distanze. Il tracciato udinese è stato disegnato già in ottica iridata. A Wollongong uomini e donne correranno sulla stessa distanza.

«Abbiamo uniformato le distanze – riprende Velo – tra elite, uomini e donne e under 23».

Da sinistra: Affini, Sobrero e Ganna agli ultimi mondiali a crono a squadre. Sono loro i favoriti anche in Friuli
Da sinistra: Affini, Sobrero e Ganna agli ultimi mondiali a crono a squadre. Sono loro i favoriti anche in Friuli

Duello Affini-Ganna

E allora chi potranno essere i favoriti?

I nomi sono quelli. Affini, Ganna, Sobrero, magari con l’aggiunta di un Cattaneo e di ottimi passisti come De Marchi, che tra l’altro corre in casa, Milan, Boaro.

«Io credo – spiega Velo – che su un percorso così, un cronoman come Sobrero sia più penalizzato rispetto ai passisti come Ganna e Affini. Matteo va meglio quando c’è più dislivello. Però è anche vero che è uscito bene dal Giro, anche se la crono finale di una grande corsa a tappe va presa con le pinze. Mentre Pippo ha la maglia gialla in mente, la crono di oggi al Delfinato e quella tricolore diventano tappe fondamentali per la crono del Tour». 

L’altimetria del prossimo campionato italiano uomini elite. Il dislivello è superiore ai 2.300 metri
L’altimetria del prossimo campionato italiano uomini elite. Il dislivello è superiore ai 2.300 metri

E su strada?

Dal Friuli ci spostiamo a Sud, e più precisamente in Puglia, ad Alberobello, in provincia di Bari. Per una nuova avventura in una terra bellissima che tutto sommato può considerarsi un ritorno. Lo scorso anno, infatti, il tricolore femminile fu assegnato appena più a Nord, a Castellana Grotte, sempre in provincia di Bari, e vinse Elisa Longo Borghini.

«Il tricolore – spiega Pietro Stoppa, organizzatore della storica Coppa Messapica, classica U23 – era stato assegnato al gruppo di Adriano Amici il quale ha trovato terreno fertile a Ceglie e nei Comuni attraversati dalla corsa. E visto che in Puglia la passione per il ciclismo è forte e che in quanto all’allestimento delle gare non abbiamo nulla da invidiare a nessuno, eccoci qui. In più lo scorso anno sempre in Puglia ci sono stati i campionati italiani femminili».

Anche in questo caso il percorso è stato ideato pensando al mondiale australiano. E a metterci lo zampino è stato il cittì, Daniele Bennati.

«Una delle cose che ho scoperto – racconta Bennati – è che tocca al cittì disegnare il campionato italiano. Sono andato sul posto e gli organizzatori mi hanno dato due, tre opzioni. Chiaramente avevo anche dei vincoli nel passare in determinati punti, vincoli relativi ai patrocini, però devo dire che ho trovato grande disponibilità e soprattutto che è venuto fuori un bel percorso. Avremo un bell’italiano!».

L’arrivo è nello stesso punto del Giro 2017, quando vinse Ewan. Occhio al fondo in lastroni, scivolosissimi in caso di pioggia
L’arrivo è nello stesso punto del Giro 2017, quando vinse Ewan. Occhio al fondo in lastroni, scivolosissimi in caso di pioggia

Pensando al mondiale

Bennati parla di un tracciato, e di conseguenza ad una corsa, aperta a molte soluzioni e a tanti corridori.

«Può vincere sia un uomo veloce che un attaccante alla Nibali, un corridore cioè che è forte in salita e sulla distanza. L’ultima salita misura un 1,1 chilometri ed è a 3,5 chilometri dall’arrivo. La si affronta dopo 232 chilometri.

«Su carta non è un percorso impegnativo, ma lo diventerà per la distanza, per il caldo e potenzialmente anche per il vento, visto che è una zona molto ventosa. In più c’è poca vegetazione ed è tutto al sole praticamente».

«Sarà un bel test per valutare la condizione dei corridori – riprende Bennati – E sì, anche questo percorso come quello della crono, ricalca un po’ il mondiale: non sarà di 273 chilometri… fare una distanza simile a giugno è da galera! Ma ho cercato di renderlo simile in base ai dati che avevo in mano. C’è questo lungo tratto in linea (si parte da Marina di Ginosa, ndr), due salite di 5 e 7 chilometri prima di entrare nel circuito e appunto il circuito finale».

«Questo anello è un po’ più breve rispetto al mondiale: 14 chilometri contro 17. Lo strappo finale di 1,1 chilometri forse è un po’ più dolce, però a differenza del mondiale c’è poco recupero prima dell’arrivo e nel finale la strada tende a salire. Mentre al mondiale dallo scollinamento dell’ultimo strappo all’arrivo ci sono 7-8 chilometri».

Per Bennati vincerà un grande corridore. Il cittì taglia fuori i “puristi”: velocisti e scalatori puri.

«E’ un percorso che dà speranza a una grande fetta del gruppo, fa gola un po’ a tutti e magari anche per questo sarà combattuto.

«Se al Bennati corridore sarebbe piaciuto? Molto!»

La prima di Scaroni nell’anno peggiore: «Io non mollo!»

04.06.2022
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Vedendolo piangere, c’è scappata la lacrima. Cristian Scaroni ha vinto la prima tappa della Adriatica Ionica Race nella fornace di Monfalcone. E mentre i compagni di nazionale lo abbracciavano, sono risalite su per la gola le sue parole di quel giorno a Salò, a margine della conferenza stampa del CPA, quando ci raccontò che certe notti faceva fatica a dormire. Oggi invece Scaroni ha vinto. E ride. E piange. E abbraccia. E urla. E respira forte perché vincere gli è costato due anni di vita dopo 50 giorni senza corse. E un po’ forse s’incazza, perché l’anno del rilancio sta diventando una discesa agli inferi. E’ il pomeriggio del 4 giugno in Friuli, e come quando Malucelli vinse a Bagheria la prima tappa del Giro di Sicilia, oggi s’è giocata una partita di gambe, cuore e carattere.

«Questa vittoria – quasi piange – significa non mollare mai. Io ho sempre pensato che la differenza non la fa chi vince sempre, ma chi tiene duro. In questi 15 giorni, da quando abbiamo saputo che avremmo corso qui, mi sono buttato a capofitto per puntare a fare un discreto risultato. Sull’ultima salita ho avuto mal di gambe. Mi sono staccato dai primi 5 corridori, è inutile, manca un po’ di ritmo gara». 

L’abbraccio di Bennati 

Arriva Bennati con una camicia bianchissima che dopo l’abbraccio è zuppa di sudore. Anche il cittì ride di gusto e lo copre di complimenti. Lui forse lo intuisce, ma il suo primo abbraccio è stata la convocazione. Il tempo del saluto e poi il toscano prenderà la via di casa. In settimana partirà per l’Australia, dove potrà finalmente farsi un’idea del percorso iridato di Wollongong.

«Non era previsto che venissi – dice il tecnico azzurro – ma ieri sera ho voluto passare del tempo con loro in hotel. Io sono con questi ragazzi al 100 per cento e quello che stiamo facendo come Federazione lo dimostra. Non è banale vincere dopo quasi due mesi che non si corre, questi ragazzi stanno dimostrando grandissima serietà. Secondo è arrivato Zana che usciva dal Giro d’Italia, Scaroni in tutto l’anno ha corso 15 giorni».

Il primo abbraccio di Bennati è stata la convocazione, quello per la vittoria è la ciliegina sulla torta
Il primo abbraccio di Bennati è stata la convocazione, quello per la vittoria è la ciliegina sulla torta

«Lo sapevo che appena avessimo ripreso quei quattro corridori – continua Scaroni – ci sarebbe stata la mia occasione. E appena li abbiamo agganciati, sono scattato con tutta la rabbia che avevo in corpo. Ho tirato fuori un gruppo di cinque. Sono stato bravissimo, perché non mi sono fatto prendere dal panico. Ho gestito bene gli ultimi 2 chilometri, controllando. Anche quando hanno provato ad andarsene in tre… Mi ero accorto che Riccardo Luca aveva gambe e ho fatto chiudere lui. Sapevo di essere veloce e ho vinto la prima corsa da professionista. Un’emozione indescrivibile, per il momento che stiamo passando tutti noi corridori ex Gazprom».

Cuore, testa e gambe

Arrivano a chiamarlo, perché le interviste si dovrebbero fare altrove. Scaroni riprende la bici. Malucelli lo abbraccia ancora. Carboni gli dice di parlare chiaro, sono percepibili i nervi a fior di pelle di questi ragazzi.

Zana è stato protagonista del finale, ma in volata ha pagato pegno: secondo
Zana è stato protagonista del finale, ma in volata ha pagato pegno: secondo

«Io credo che ce la meritiamo dal primo all’ultimo chilometro questa vittoria – annuisce lui – e sono sicuro che ne arriveranno altre alla fine della corsa. Aver vinto significa tantissimo. Significa che a volte non serve solo allenamento, ma servono anche cuore, testa e gambe…».

Via con le domande

Va a sedersi sotto una tenda nera e calda come un forno. Telefona a qualcuno. Suda a vista d’occhio. Il dottor Corsetti lo assiste, consapevole della difficoltà di Scaroni e dei suoi compagni di squadra. E consapevole anche del fatto che questo ragazzo ha talento e per motivi discutibilissimi rischia di non farlo brillare. Solo dopo le premiazioni, ripresa una parvenza di equilibrio, il bresciano in maglia di leader torna al racconto, rispondendo alle domande.

Al via anche Lorenzo Fortunato con il numero uno. Domani il Grappa gli ricorderà la vittoria 2021 (foto Scanferla)
Al via anche Lorenzo Fortunato con il numero uno. Domani il Grappa gli ricorderà la vittoria 2021 (foto Scanferla)
Siete una squadra nella squadra…

Vero, ma abbiamo dimostrato una volta in più che quando sei in nazionale non corri per te stesso. Portiamo un nome importante che è Italia. Oggi avevamo più carte da giocare. Potevamo arrivare in volata con Malucelli, potevamo provare il contropiede con un corridore veloce come me oppure poteva andare via una fuga in salita con Carboni. E’ andata bene a me, domani potrebbe andare bene a Carboni che su una salita lunga come il Monte Grappa potrebbe dire la sua. Vedremo come gestire le forze. Sicuramente quello che viene da adesso in poi è tutto guadagnato. E se dovessi mollare, comincerei a pensare alla terza tappa che fa nuovamente al caso mio.

Non te l’aspettavi?

Non me l’aspettavo e sicuramente ripaga di tutti gli sforzi che stiamo facendo in questi 2-3 mesi in cui stiamo davvero faticando a trovare continuità nell’allenamento. Oggi abbiamo dimostrato che siamo dei corridori e delle persone che hanno volontà e grinta per andare avanti.

Seduto nella tenda prima delle premiazioni, Scaroni è riuscito a sfogare le sue emozioni
Seduto nella tenda prima delle premiazioni, Scaroni è riuscito a sfogare le sue emozioni
Con che animo ieri sera hai attaccato il numero sulla maglia?

Non so neanch’io. E’ un mix tra bello, perché era da due mesi quasi che non si indossava il numero di gara e quindi una cosa che conforta. Ma d’altra parte non so quale sarà il prosieguo della stagione dopo questa corsa. Noi siamo venuti qua per far bene e oggi l’abbiamo dimostrato una volta in più, come è stato in Sicilia e alla Coppi e Bartali. Quando veniamo a correre, siamo preparati. Quando si indossa una maglia del genere, non si può fare altro che bene.

Due mesi senza correre e subito vittoria…

Penso che a volte più che le gambe risponda il cuore e io oggi ho corso col cuore. Ho pensato a divertirmi, ho pensato a tantissime cose. Alla situazione che stiamo vivendo. Non so se questa sarà l’ultima corsa, ma oggi volevo divertirmi. Volevo far bene per la nazionale che anche oggi e una volta in più ha creduto in noi e sicuramente li abbiamo ripagati dal primo all’ultimo. Siamo una squadra perfetta.

L’Adriatica Ionica Race porta bene alla nazionale: l’anno scorso rilanciò Viviani. Argentin soddisfatto
L’Adriatica Ionica Race porta bene alla nazionale: l’anno scorso rilanciò Viviani. Argentin soddisfatto
Ti sentirai con gli altri Gazprom stasera?

Siamo in contatto ogni giorno. Abbiamo un gruppo su whatsapp e credo che in questi due mesi abbiamo formato un team davvero speciale. E’ davvero un peccato che un gruppo così importante e tutto il lavoro che hanno fatto il manager Renat Khamidulin e i direttori sportivi, da Sedun a Rosola, sia finito. 

Hai vinto contro gente che viene dal Giro d’Italia.

E’ una cosa strana perché hanno una gamba diversa dalla nostra e oggi l’ho percepito. Però quando sei in corsa, a certe cose non ci pensi. Agisci in modo spontaneo. Sull’ultima salita ho fatto davvero fatica, ma è la conferma del buono che abbiamo fatto lo scorso inverno con i nostri preparatori. Un grazie va a loro, a Benfatto e Mazzoleni, con cui quest’inverno abbiamo costruito una base solida che ci ha permesso di arrivare bene fino a giugno, anche se con appena 15 giorni di corsa nelle gambe.

Tappa e maglia, così Scaroni inizia a brindare dopo la vittoria
Tappa e maglia, così Scaroni inizia a brindare dopo la vittoria

Alla salute del presidente

Il Monte Grappa di domani potrebbe fare più per Carboni che per lui. Lo dice e non se ne fa un problema. Corsetti viene a prenderselo per portarlo all’antidoping e sentiamo Scaroni dire che stasera un brindisi si potrà fare, con tutte le cautele del caso. Anche se domani si sale, un bicchiere ci sta. Alla salute. Agli amici. A chi sta tribolando come lui. A chi gli è stato vicino. E alla salute di monsieur David Lappartient, presidente sordo di un’Uci mai così cieca. Stasera finalmente Scaroni riuscirà a dormire. Lui ascolta, guarda e sorride. Probabilmente penserà di essere già in un bel sogno.

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03.06.2022
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A cosa è servito quel braccialetto azzurro con su scritto Why? Che cosa è cambiato nella vita dei corridori della ex Gazprom-RusVelo, ancora in attesa d’un treno che probabilmente non passerà? Nel mattino di Verona, mentre si succedevano le partenze della crono, Alessandro Fedeli si nascondeva dietro a un sorriso pieno di amarezza e sarcasmo. Canola ha fatto le sue apparizioni televisive. Conci ha trovato un posto nella continental della Alpecin-Fenix e ha già in tasca il contratto 2023 quando il team sarà WorldTour: Nicola è il solo che sia riuscito a ripartire. Gli altri tre italiani del team – Scaroni, Malucelli e Carboni – partono domattina per la Adriatica Ionica Race grazie all’interessamento del cittì Bennati che li affiancherà al gruppo degli inseguitori. Un’altra corsa dopo il Giro di Sicilia di metà aprile, quasi due mesi fa.

A cosa è servito concretamente indossare questo braccialetto del CPA? La domanda resta: perché?
A cosa è servito concretamente indossare questo braccialetto del CPA? La domanda resta: perché?

La tappa di casa

Il 2022 parla di 15 giorni di corsa per Malucelli e Scaroni, 16 per Carboni. La particolarità per quest’ultimo, il vero motivo per cui è riuscito a tenere la direzione sta probabilmente nel fatto che una delle tappe della corsa di Argentin partirà dalla sua Fano. Si tratta della quarta, da Fano alla Riviera del Conero: 164,5 chilometri, con due volte la scalata di Poggio nel finale.

«Non mi era mai successo da dilettante e da professionista – dice – giusto qualche circuito nelle giovanili. Nel momento di difficoltà che stiamo vivendo, questa convocazione mi ha dato lo stimolo per allenarmi. L’ho saputo venti giorni fa. Una cosa relativamente fresca, una bella notizia visto il momento».

L’ultima corsa di Carboni, 26 anni, è stato il Giro di Sicilia in cui ha lavorato per Caruso
L’ultima corsa di Carboni, 26 anni, è stato il Giro di Sicilia in cui ha lavorato per Caruso
A cosa è servito quel braccialetto azzurro?

Spero che ci siano riscontri. Con gli altri ci sentiamo, ma come per tutte le cose, il tempo che passa fa cadere il silenzio. E forse certe azioni andavano fatte prima.

Che cosa si è mosso?

Di concreto niente. Non c’è una via d’uscita. L’unica cosa è trovare una squadra per il 2023, ma io ho bisogno di correre. Non posso mettere via la bici e dire che ricominciamo a parlarne per il prossimo anno. Ho bisogno dell’agonismo, dei chilometri…

Giocando a fare il modello nel negozio dell’amico Francesco Cingolani alle porte di Ancona (foto Instagram)
Giocando a fare il modello nel negozio dell’amico Francesco Cingolani alle porte di Ancona (foto Instagram)
Con quale spirito si comincia questa corsa?

Senza tanti pensieri. Si va e basta. Mentalmente fingerò di aver corso fino a ieri, poi magari le gambe mi apriranno gli occhi. Quando ti alleni fra una corsa e l’altra, hai un certo tipo di riscontro. Se invece vieni da due mesi a casa, puoi avere dei bei numeri, ma non sai come risponderà il corpo. E’ come riprendere dopo la pausa invernale, che di solito dura così. Abbiamo fatto due pause invernali dall’inizio dell’anno, ma stavolta non c’era proprio lo spirito per andare in vacanza…

E avere il Monte Grappa il secondo giorno non aiuta…

Infatti vado in corsa senza fare voli pindarici, non posso permettermeli. E’ tutto un fatto di testa, anche il tenere duro in salita, perché in questo momento fisicamente non sono pronto per fare certi sforzi in mezzo a gente che arriva dal Giro d’Italia.

Allenamenti con bici Look e maglia bianca: la squadra si era offerta di proseguire con questi colori (foto Instagram)
Allenamenti con bici Look e maglia bianca: la squadra si era offerta di proseguire con questi colori (foto Instagram)
In Sicilia però stavi bene?

Stavo bene e si è visto. Credo che abbiamo dato una bella mano a Caruso, anche se non era per me un periodo d’oro a causa dell’allergia.

Date l’idea di attraversare il fiume passando da un sasso all’altro: quale sarà il prossimo?

Speriamo tutti di poter correre il campionato italiano, anche se non c’è sicurezza circa la modalità di partecipazione. Per ora penso a godermi il buono della vita fuori dalle corse, ma non credo di poter durare ancora a lungo. Non so cosa dire. Quando anche il procuratore ti dice che non sa cosa fare, vuol dire che ormai hai proprio raggiunto il fondo.

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Oggi sarà volata e fra quelli da guardare, occhio al numero 171. Per Mark Cavendish, questo è il sesto Giro d’Italia, mancava da ben 9 anni. E’ chiaro, la sua carriera è legata più al Tour de France, a quel record di successi – 34 – condiviso con Merckx e conquistato lo scorso anno in maniera anche rocambolesca, visto che inizialmente quel Tour non doveva neanche correrlo. Eppure anche in Italia il velocista dell’Isola di Man ha scritto pagine importanti. Infatti ha un curriculum di 15 vittorie condite da una maglia di vincitore della classifica a punti. E chi lo conosce bene sa che ogni sua conquista non è mai qualcosa di comune.

Il suo esordio, Cavendish lo ha fatto nel 2008. Era al secondo anno da professionista e stava mettendo in pratica quanto imparato su pista, dove insieme a Bradley Wiggins formava la coppia regina delle madison, con due titoli mondiali già in tasca. Il Giro di quell’anno, dal punto di vista delle volate, è caratterizzato dalle sfide con Daniele Bennati, di 5 anni più grande e decisamente più sgrezzato per quegli sprint di gruppo che in certi momenti sembrano simili alle “Royal Rumble” del wrestling, ammucchiate nelle quali bisogna saper anche lavorare di gomito.

Cavendish Rosa
Il mannese ha vestito per tre volte la maglia rosa, all’esordio della corsa nel 2009, nel 2011 e 2013
Cavendish Rosa
Il mannese ha vestito per tre volte la maglia rosa, all’esordio della corsa nel 2009, nel 2011 e 2013

Che battaglie con Bennati…

Cavendish vince abbastanza presto, nella quarta tappa a Catanzaro, battendo il tedesco Forster e l’attuale cittì azzurro, dopo una caduta ai 200 metri che ha coinvolto in molti (e quella delle cadute altrui sarà una costante nella sua storia). Dei velocisti si ritorna a parlare alla dodicesima tappa, con arrivo a Carpi. Qui Bennati e il britannico danno vita a una sfida epica, bellissima, che non si risolve sul traguardo ma solo dopo lunghissimi minuti davanti al fotofinish, per capire chi dei due abbia vinto. La spunta Bennati e quel responso resta in gola a Cavendish per un giorno intero. Verso Cittadella, Cavendish ripensa spesso a quell’esito. Nello sprint stavolta il suo treno della High Road lavora bene tenendolo coperto. Bennati ha scelto un’altra traiettoria, il britannico lo rimonta e vince nettamente.

Cavendish 2013
Cavendish in rosa sul podio con la piccola Delilah Grace, nata nel 2012
Cavendish 2013
Cavendish in rosa sul podio con la piccola Delilah Grace, nata nel 2012

Prima rosa a Lido di Venezia

Due tappe al Giro, ben 4 al Tour, nel 2009 il britannico sceglie la stessa strategia. Per andare alla Grande Boucle si passa ancora dall’Italia, ma stavolta con l’obiettivo di conquistare la maglia rosa, dopo che in primavera si è portato via la Classicissima. A Lido di Venezia la cronosquadre vede il Team Columbia-High Road fare il miglior tempo. Cavendish passa per primo sotto il traguardo, così la maglia è sua.

Nelle prime due tappe però le sue polveri sembrano bagnate, mentre Alessandro Petacchi è in grande spolvero e vince due volte. Nella prima, a Trieste, Mark mastica amaro perché ci aveva creduto. Nella seconda resta indietro per una caduta a 10 chilometri dalla conclusione che spezza il gruppo e perde così la rosa.

Potrebbe sembrare un Giro maledetto. Non è così: col passare delle tappe la condizione cresce, vince a Milano dopo la contestazione del gruppo per l’eccessiva pericolosità del circuito scelto, poi replica ad Arenzano con Petacchi terzo, che protesta per alcune irregolarità e infine vince anche a Firenze. In maniera molto netta.

Petacchi Parma 2011
La volata della discordia a Parma nel 2011: vince Petacchi e Mark ha subito qualcosa da dirgli…
Petacchi Parma 2011
La volata della discordia a Parma nel 2011: vince Petacchi e Mark ha subito qualcosa da dirgli…

Fiera rivalità con Petacchi

Nel 2011 torna per la terza volta e la sua squadra rivince la crono. Questa volta però è Marco Pinotti a passare per primo e prendersi la rosa. Il giorno dopo, Mark punta al successo per conquistare la maglia, ma lo sprint di Parma è appannaggio di Petacchi. Grazie agli abbuoni, Cavendish conquista il simbolo del primato, ma questo non attutisce la sua rabbia.

«Non ce l’ho con Alessandro – afferma ai microfoni – ma con gli organizzatori e la giuria che mi hanno trattato ingiustamente. Alessandro ha cambiato direzione, era chiaro».

Lo spezzino è laconico: «Questa faccenda offusca la sua maglia» e la chiude qui. La polemica si stempera di fronte a vicende ben più drammatiche: il giorno dopo è quello della triste fine di Weylandt.

Cavendish Teramo 2011
Cavendish in trionfo a Teramo nel 2011: è la tappa numero 6 nella collezione
Cavendish Teramo 2011
Cavendish in trionfo a Teramo nel 2011: è la tappa numero 6 nella collezione

Cavendish vince di nuovo a Teramo, 10ª tappa, battendo Ventoso e Petacchi. Due giorni dopo a Ravenna, 12ª tappa, c’è una caduta enorme che lancia verso il traguardo solo 15 corridori. Il britannico batte Appollonio e nuovamente Petacchi che ha provato ad anticiparlo, poi si ritiene soddisfatto e il giorno dopo decide di non partire.

Quindici successi. Per ora…

Nel 2012 vince subito a Herning: quell’anno si parte dalla Danimarca, dove pochi mesi prima Cavendish ha vinto il mondiale. Trionfare con la maglia iridata indosso fa sempre un certo effetto. Replica a Fano, ancora davanti all’australiano Goss come in terra danese e infine a Cervere su Kristoff. Perde la tappa e le staffe contro Guardini a Vedelago. Lotta per portare a casa la classifica a punti, ma perde alla penultima tappa, a favore dello spagnolo Joaquim Rodriguez che così si consola per la maglia rosa andata al canadese Hesjedal per una manciata di secondi.

Giro d’Italia 2012, Cavendish vince a Herning precedendo Matthew Goss
Giro d’Italia 2012, Cavendish vince a Herning precedendo Matthew Goss

L’anno dopo è l’ultimo per Mark in Italia, prima di oggi. E il britannico fa bottino ricco. Vince subito a Napoli e conquista la maglia rosa, curiosamente ancora con una caduta a 2 chilometri dalla conclusione e il gruppo di testa ridotto a 15 uomini. Ribatte Viviani a Margherita di Savoia, poi trionfa a Treviso su Bouhanni, a Cherasco su Nizzolo, a Brescia su Modolo (tutti corridori in attività, qualcosa vorrà pur dire…) e questa volta la maglia ciclamino della classifica a punti non gliela porta via nessuno. L’elenco è completo? Con Cavendish non si può mai dire…

EDITORIALE / Quale futuro per la nazionale fuori stagione?

11.04.2022
3 min
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Quando Davide Cassani iniziò ad aumentare la presenza della nazionale nelle corse italiane, il ciclismo era diverso da quello che abbiamo ereditato dal Covid. L’Italia era bazzicata dalle grandi squadre soltanto per le corse maggiori, mentre per tutto il resto le WorldTour andavano in cerca di risultati in giro per il mondo. La nazionale alla Coppi e Bartali oppure al Tour of the Alps era il modo per far correre gli atleti WorldTour italiani che non fossero impegnati con il proprio team.

Il Covid ha riscritto tutto. Si corre dove ci sono corse e in Italia soprattutto a primavera ce ne sono tante. Ed è così che gli squadroni hanno cominciato a rivedere le proprie pretese. Oggi si fanno trovare in massa dovunque ci siano un arrivo e un palco (alla Coppi e Bartali c’erano 10 squadre WorldTour). A queste condizioni, ha ancora senso portare a correre la nazionale, se per comporla si fa una gran fatica (dato che gli italiani sono in corsa con il club) e si deve pescare da un bacino diverso rispetto ai primi tempi? Se tramonta la ragione tecnica, il solo motivo per battere ancora questa strada potrebbe essere dare maggiore visibilità agli sponsor. E allora il tema, che non è da condannare a priori, andrebbe però approfondito.

Davide Cassani e Marco Villa hanno spesso usato la nazionale per portare i pistard su strada
Davide Cassani e Marco Villa hanno spesso usato la nazionale per portare i pistard su strada

Un simbolo importante

Quando andammo a casa sua poco dopo la nomina a commissario tecnico, Bennati ci raccontò della sua prima maglia azzurra. Era ancora uno junior, ma l’emozione e l’importanza della convocazione continua a ricordarla ancora ora. Sebbene nel frattempo abbia vissuto giornate azzurre ben più consistenti da pro’. Dopo quel racconto, Daniele ci disse che la maglia azzurra è un simbolo troppo importante per poterla concedere senza un progetto o un evidente merito. Per questo aver chiamato gli italiani della Gazprom ha permesso al tecnico azzurro di avere un gruppo competitivo e motivato.

«Io alle corse voglio andarci per fare risultato – ha detto – quella è l’Italia e non può passare attraverso una corsa come se fosse invisibile».

Fedeli è arrivato secondo a Larciano, finora è parso uno dei più determinati
Fedeli è arrivato secondo a Larciano, finora è parso uno dei più determinati

Una riflessione

Da domani, la nazionale sarà schierata al Giro di Sicilia, corsa con tre team WorldTour (Astana Qazaqstan Team, Intermarché Wanty Gobert e Trek-Segafredo), quattro professional (Eolo-Kometa, Drone Hopper-Androni, Bardiani-Csf e l’americana Human Powered Health) e un lungo elenco di continental.

Bennati poterà alcuni dei ragazzi della Gazprom-RusVelo (Carboni, Conci, Fedeli, Scaroni e Malucelli, cui si aggiungeranno Damiano Caruso e Alessandro Verre) più un lungo elenco di collaboratori e staff, come da comunicato ufficiale. Corridori validi e determinati, che si sono già messi in luce nelle prove disputate. Ma poi, quando la loro situazione sarà stata risolta (speriamo che sia oggi!), siamo certi che varrà ancora la pena insistere con tali trasferte? Avrà ancora senso in questo momento di bilanci da far quadrare, se diventerà evidente che per fare la squadra Bennati dovrà scegliere fra i pochi corridori disponibili, senza che rientrino in un disegno tecnico o abbiano dimostrato meriti particolari?

Bennati, il punto sui mondiali, con carte e… video alla mano

07.04.2022
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Bennati masticava e rimasticava da giorni il percorso dei mondiali di Wollongong, maledicendo la cattiva sorte che in questo scorcio di primavera ci ha privato, speriamo provvisoriamente, di Colbrelli che in Australia ci starebbe come il cacio sui maccheroni. Ha studiato le cartine. Ha visto e rivisto un video girato per la Federazione australiana da Mark Renshaw, ultimo uomo di Cavendish che vive da quelle parti. E per giugno è allo studio il progetto di volare in Australia per toccare con mano.

Intanto però cerchiamo di capire con lui di cosa si tratti. Anche perché nel frattempo, dopo raffiche di illazioni andate avanti per tutto l’inverno circa l’effettiva durezza del percorso su strada, se fosse per velocisti oppure no, i dati ufficiali parlano di 266,9 chilometri e dislivello di 3.945 metri: non una Liegi, ma in ogni caso una signora classica. Si corre il 25 settembre, partenza da Helensburg, arrivo a Wollongong in Marina Drive.

«Dal video si capisce molto – spiega l’aretino, in procinto di partire per il Giro di Sicilia – poi ho visto le carte e sono in contatto con qualcuno laggiù. Quando a giugno andremo a Wollongong principalmente per trovare gli alberghi e definire la logistica, non mi dispiacerebbe portare la bici o chiedere di averne una. Giusto per togliermi gli ultimi dubbi. Con tutti gli strumenti oggi a nostra disposizione, un’idea delle strade me la sono già fatta».

Il dislivello c’è ed è importante…

Dislivello e chilometri. Se fa la differenza il Poggio dopo quasi 300 chilometri e nemmeno 2.000 metri di dislivello, magari anche lo strappo del circuito potrà far male. Comunque si comincia con un tratto in linea di 26 chilometri. Poi c’è il circuito del Mount Keira che ne misura 34, con la salita che arriva fino a quota 473 metri. E alla fine ci sono 12 giri da 17,5 chilometri nel vero circuito. Lo strappo di Mount Pleasant ha la pendenza media del 7,7 per cento e massima del 14. Il succo è che non è durissimo, ma non è nemmeno un percorso per velocisti. Certo, se pensiamo a Van Aert e Van der Poel, per loro va bene, ma sfido a definirli velocisti. In casa Australia, vedo più Matthews che Caleb Ewan, per intenderci.

Sembra però più esigente di quanto si pensasse.

Su questi mondiali ci sono state varie interpretazioni con il passare dei mesi. Sicuramente, andrebbe benissimo per Colbrelli, ma Sonny che sentivo prima e continuo a sentire anche adesso, ha solo bisogno di recuperare. Dalla salita all’arrivo ci sono 8 chilometri che tendono a scendere. Se i più forti fanno un’azione importante all’ultimo giro, sarà difficile chiudere. Escluderei invece l’azione solitaria, a meno che chi parte non sia in grado di esprimere i numeri di Ganna dalla cima dello strappo fino al traguardo.

In casa nostra quali nomi vedi?

Ho molta fiducia nei nostri ragazzi. Purtroppo la stagione non è iniziata benissimo a causa di problemi di salute, fra cadute, Covid e altro. Ma ho sempre pensato che non tutti i mali vengano per nuocere e ho fiducia che più avanti nella stagione, quando tutti saranno al meglio, le cose cambieranno. Magari proprio per i mondiali…

Il circuito del Mount Keira di 34,2 km sarà affrontato una sola volta prima di entrare in quello finale
Il circuito del Mount Keira di 34,2 km sarà affrontato una sola volta prima di entrare in quello finale
Guardando la planimetria, si vedono davvero tante curve.

E’ vero, è la prima cosa che ho pensato. Poi guardi il video e ti rendi conto che le strade sono così larghe, che quasi si può girare senza mettere mano ai freni. A meno che con le transenne non decidano di stringere di tanto la strada. Il settore più stretto è proprio la salita, ma è davvero un tratto breve. Poi la discesa è velocissima.

La squadra serve, ma bisogna stare attenti…

Esatto, è uno di quei percorsi in cui avere la squadra forte fa la differenza, ma insieme è facilissimo finirla se la metti a tirare. A ruota si sta benissimo, bisognerà valutare attentamente che tattica seguire. Non credo invece che nel tratto in linea possa esserci un pericolo di vento. Ovviamente andrà capito che stagione ci sarà, ma i corridori ormai sono abituati a correre in ogni condizione e in ogni caso si tratta di una porzione di corsa molto lontana dall’arrivo e neanche troppo lunga.

Il circuito cittadino misura 17,1 chilometri e si affronta per 12 volte
Il circuito cittadino misura 17,1 chilometri e si affronta per 12 volte
Al Bennati corridore sarebbe piaciuto più il percorso di Wollongong oppure quello degli europei che si correranno a Monaco?

L’europeo sarà totalmente piatto. Prima parte ondulata e poi sostanzialmente pianura. Percorso per Cavendish, ammesso che la Gran Bretagna partecipi. In Australia serviranno uomini da classiche, altra corsa. Ci sarà da ragionare bene.

Evenepoel contro Pogacar: per Bennati serve l’impresa

08.03.2022
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Sarà la suggestione o la voglia di tenere alta l’attenzione, dopo la sfida iniziale della Tirreno-Adriatico e visto l’esito della crono, nei commenti in tivù si è cominciato a proiettare i primi nomi sulla classifica finale. Saranno Pogacar ed Evenepoel i soli sfidanti per la vittoria? Qualcun altro riuscirà a inserirsi?

Avere davanti un Pogacar così non stimola la fantasia, almeno non quella dei suoi sfidanti, diverso certamente per i suoi tifosi. In ogni caso gli uomini di classifica propriamente detti hanno già un bel passivo sulle spalle e l’ambizione di Remco è tale che certamente ci proverà. Noi ne abbiamo parlato con il cittì azzurro Daniele Bennati, che fino a stamattina sarà ancora in carovana per poi farvi ritorno a San Benedetto del Tronto domenica prossima.

«Sicuramente Pogacar è superiore – dice subito il tecnico della nazionale – ma ogni gara ha la sua storia. Il vento, una foratura, un attacco. Si potrebbe pensare che il giorno decisivo sarà quello di Carpegna, non una salita banale. Credo che a Tadej sarebbe andato bene anche con l’arrivo in cima. Ma forse, viste le sue caratteristiche di guida, anche l’arrivo in basso potrebbe rivelarsi un vantaggio».

Non è passato inosservato il punto in cui ha attaccato alla Strade Bianche, insomma…

Forse pensava di portare via un gruppetto, ma secondo me quell’attacco era studiato e preparato. Nessuno poteva aspettarselo, sapeva che avrebbe sorpreso tutti. Era un tratto brutto, una discesa pericolosa e ha pensato che a farlo davanti avrebbe rischiato di meno.

Visto il tuo amico Valverde subito dietro?

Certo che l’ho visto e sono certo che più di qualcuno abbia tifato per lui. Ho parlato a lungo con Eusebio (Unzue, ndr) l’altro giorno. E mi diceva: «Proprio quest’anno che va di nuovo forte, ha deciso di smettere!». Dopo la Strade Bianche, Alejandro si era messo a dire di voler fare la Tirreno, ma alla fine lo hanno convinto ad aspettare il Catalunya. E’ un fenomeno, dopo gli ultimi due anni un po’ storti, penso che avrebbe potuto fare la sua bella classifica e prendersi una tappa, con tutti quei muri che li aspettano…

Agli europei di Trento andò meglio a Evenepoel, 2°. Pogacar fu 5° dopo aver vinto il Tour e il bronzo olimpico
Agli europei di Trento andò meglio a Evenepoel, 2°. Pogacar fu 5° dopo aver vinto il Tour e il bronzo olimpico
Possono essere quelle le tappe favorevoli a Evenepoel?

La Quick Step-Alpha Vinyl è una bella squadra e qualcosa proveranno, ma anche l’altro ha intorno dei bei compagni. E credo che Pogacar sia superiore anche su quel tipo di dislivelli. Attualmente Remco lo vedo più regolarista, capace magari di mettere Pogacar in difficoltà su una salita molto lunga.

Insomma, c’è un modo per batterlo?

Se arriva secondo, può essere contento (ride, ndr). Scherzi a parte, mi ricorda quando si facevano le volate a ruota di Cipollini, che era già una vittoria essere lì. Perché se non ci riuscivi o peggio ancora facevi la volata in seconda ruota, eri spacciato. In ogni caso, la Tirreno non è mai una corsa scontata, bisogna tenere alta l’attenzione. Anche oggi ci sono zone aperte, se non ci fosse il circuito alla fine, con tutto questo vento si potrebbe studiare qualcosa.

Anche in pianura, Pogacar si avvicina… pericolosamente al livello di Ganna
Anche in pianura, Pogacar si avvicina… pericolosamente al livello di Ganna
Ti ha stupito ieri la crono di Pogacar?

E’ fortissimo e la cosa sbalorditiva è che in pianura va come Ganna. Ieri sera eravamo a cena qui a Sovicille, dopo il convegno sull’Italia e il Nuovo Ciclismo. E si ragionava se Pippo potrebbe mai vincere un Tour con tanta crono e nessuna salita. Sappiamo che a lui non interessa e che comunque non ha mai lavorato per la salita, ma osservandolo, si vede che può reggerne una al massimo. E soprattutto, se anche fossero tre settimane di pianura, nella terza Pogacar sarebbe più fresco, perché avrebbe da portare in giro meno chili.

Quindi Tirreno chiusa?

Ma no, ci sta che si voglia tenere vivo l’interesse. Ed è certo che se tutto va come deve e senza imprevisto, il solo modo di Remco per battere Pogacar è fare qualcosa di immenso. E di questo il ciclismo sarebbe solo grato.