Il Giro di Affini: un po’ gregario, un po’ battitore libero

04.06.2022
6 min
Salva

La vittoria al Giro d’Italia ancora una volta l’ha sfiorata Edoardo Affini. Il gigante della Jumbo-Visma però è stato un bell’attore della corsa rosa. Si è visto spesso, ha lavorato per i compagni (forse sin troppo) e ci ha provato.

Ma si sa, vincere non è facile. Con lui abbiamo parlato del suo Giro, del ruolo che ha avuto e di quello del gregario. E ne è emerso che il ciclismo, davvero è sempre più uno sport di squadra.

A Treviso Dries De Bondt batte Edoardo Affini
A Treviso Dries De Bondt batte Edoardo Affini
Edoardo, prima di tutto come va: recuperate le fatiche del Giro? Relax totale o sei uscito in bici?

Un po’ sono uscito, altrimenti per l’italiano sarebbe stato un bel problema. Da lunedì comunque si riprende a spingere. Era importante recuperare bene dopo un Giro così dispendioso. E consideriamo anche che io tiravo la carretta dalle classiche, ho corso fino alla Roubaix.

Il percorso della crono tricolore sembra essere anche piuttosto filante, quindi adatto a te…

Per ora sembra di sì, staremo a vedere. La prima parte tende a tirare leggermente, poi c’è uno strappo di un chilometro attorno al 6% e un ritorno che invece scende leggermente.

Veniamo al Giro e partiamo da una nostra curiosità. La sensazione è che a fine gara fossi parecchio più magro rispetto al via da Budapest. E’ così?

Un po’ sì, ma nulla di particolare. Siamo nell’ordine di un chilo in meno. Sono stato stabile per tutto il Giro. Qualche mattina pesavo un po’ di più, qualche mattina un po’ meno… ma tutto sommato ero lì. Forse mi avete visto “sfinato” perché ero sfinito!

A fine Giro, vedendolo quasi tutti i giorni, ci è sembrato molto più magro rispetto a Budapest. Invece Affini ha perso solo un chilo
A fine Giro, vedendolo quasi tutti i giorni, ci è sembrato molto più magro rispetto a Budapest. Invece Affini ha perso solo un chilo
Oggi non è più come una volta in cui si finiva un grande Giro con 2-4 chili in meno…

No, oggi si reintegra bene quanto si brucia e non si parte più in sovrappeso. Non puoi più permettertelo, tanto più in un Giro con un percorso del genere. Rischieresti di prendere un’imbarcata che diventa un calvario. Il nutrizionista ti fa recuperare al cento per cento.

Cosa ti è piaciuto e cosa non ti è piaciuto di questo tuo Giro?

Quello che mi piaciuto e non è piaciuto al tempo stesso è il secondo posto di Treviso. Bello giocarsela, meno il risultato. Mi è piaciuto fino alla volata. Avevo la possibilità di andare in fuga e ci sono riuscito. Fare secondo invece non mi è piaciuto.

Tu hai dato un grande contributo alla fuga…

Ma anche il belga, De Bondt, che poi ha vinto dava delle belle “trenate”. E infatti mi sono detto: occhio, che questo ha la gamba. Sapevo che ce la saremmo giocata noi due. Ma tutti e quattro devo dire che abbiamo tirato e ci siamo gestiti bene. Anche Gabburo. Lui ha tirato un po’ meno per ovvie ragione di fisico. Però è stato bravo perché faceva cambi più corti, ma in questo modo la velocità non scendeva. E non saltava i cambi.

Il mantovano (classe 1995) a Verona ha chiuso 12° a 1’30” da Sobrero
Il mantovano (classe 1995) a Verona ha chiuso 12° a 1’30” da Sobrero
A proposito di trenate e tirate, anche a Castelmonte eri all’attacco e sei stato il motore principale della fuga. Hai lavorato per Bouwman. Ma non era il caso di risparmiarsi in vista della crono di Verona, come ha fatto Sobrero?

Non era la crono per me. Io conosco bene la zona e le Torricelle. Sapevo quindi che avrei potuto provare a fare qualcosa, ma vincere sarebbe stato altamente improbabile. Ho preferito dare tutto per il mio compagno, che poi ha anche vinto. Mi sono risparmiato il giorno della Marmolada: lì ho fatto gruppetto e infatti non ho fatto una brutta crono. Ma un distacco di un minuto e mezzo non lo avrei recuperato neanche se fossi arrivato fresco a Verona.

Ti aspettavi la vittoria di Matteo?

Era “molto favorito”! Così come Arensman. E si sapeva anche che Van der Poel l’avrebbe fatta a blocco.

Sarebbe stato molto diverso il tuo Giro se Tom Dumoulin fosse stato in classifica?

Sicuramente sarebbe stata un’altra dinamica di corsa per noi della Jumbo-Visma. Già la sera dell’Etna (dove Dumoulin ha incassato un bel distacco, ndr) ci siamo fatti due conti e abbiamo visto che non potevamo lottare più per la classifica. A quel punto abbiamo cambiato strategia e siamo andati più all’attacco. Se Tom fosse rimasto in classifica avremmo dovuto fare un “lavoro sporco” per tenerlo coperto. Io avrei lavorato per lui nei tratti a me più congeniali. Avrei svolto un lavoro alla Puccio. Però non è andata male da quando abbiamo rivisto i piani. Abbiamo vinto due tappe, conquistato la maglia dei Gpm e raccolto diversi piazzamenti.

E tra questi due ruoli, attaccante-gregario e gregario che lotta per la maglia rosa quale ti sarebbe piaciuto di più?

Correndo in questo modo hai più chances personali e fa piacere, però è anche vero che quando lotti per la maglia rosa è sempre un’emozione. Hai voglia di lavorare per quell’obiettivo. E’ qualcosa che carica tutta la squadra.

Affini in testa verso Castelmonte per Bouwman (maglia blu alla sua sinistra). Anche verso Genova aveva aiutato Leemreize
Affini in testa verso Castelmonte per Bouwman (maglia blu alla sua sinistra). Anche verso Genova aveva aiutato Leemreize
C’è una tappa in cui avresti voluto essere protagonista, una che ti è rimasta sul groppone?

Non particolarmente. Le tappe in cui sapevamo che poteva arrivare la fuga abbiamo cercato di esserci. Forse quella di Cuneo. Ecco, lì non essere stato davanti mi è dispiaciuto. Magari il risultato non sarebbe cambiato, però si poteva provare a rovinare la festa ai velocisti, visto che i fuggitivi sono stati ripresi ai 600 metri.

Ormai, Edoardo, abbiamo visto che gli squadroni vanno in fuga col gregario. E tu lo sei stato in un paio di occasioni. E’ un limite per te? 

Dipende dal profilo della tappa. Verso Castelmonte era perfetto per noi della Jumbo avere un corridore come me che tirasse nella prima parte assicurando il successo della fuga, e uno come Bouwman per il finale più impegnativo. Anche Quick Step-Alpha Vinyl e Groupama-Fdj hanno ragionato così. Noi abbiamo tirato molto più degli altri nei primi 100 chilometri, ma così facendo abbiamo dato ai nostri compagni la possibilità di risparmiarsi un po’ e di giocarsela. Poi in corsa si parla. E se la tappa può essere adatta ad entrambi si punta su chi sta meglio. E’ un lavoro che ho svolto molto volentieri. Soprattutto quando finisce con la vittoria di un tuo compagno.

Il ciclismo ormai è uno sport di squadra…

Esatto. Vince uno, ma lavorano tutti. E la squadra, soprattutto adesso che si va sempre a tutta, è ancora più importante.