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L’occhio di Bennati: «Colbrelli nervoso. Chapeau Deceuninck»

06.07.2021
5 min
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La tappa numero dieci del Tour de France è finita da pochissime ore. Una corsa un po’ insolita per come era stata nervosa sino ad oggi la Grande Boucle. Oggi invece ha regnato la tranquillità… almeno fino agli ultimi 25-30 chilometri, quando in pochissimo tempo è successo di tutto. La Deceuninck – Quick Step che attacca, la BikeExchange che si porta davanti e Colbrelli che fora. Ci sono gli spunti per fare un’analisi con Daniele Bennati. Il toscano, da ex corridore, con il suo occhio mette in evidenza dei punti tecnici affatto scontati.

Colbrelli, l’occhio in avanti, tra le ammiraglie cerca di recuperare dopo la foratura
Colbrelli, l’occhio in avanti, tra le ammiraglie cerca di recuperare dopo la foratura

Sonny nervoso e sfortunato

E con Bennati partiamo proprio da Sonny Colbrelli, oggi vittima di una foratura proprio nel momento in cui la Deceuninck affondava il colpo.

«Con Sonny ci ho parlato anche ieri sera – dice Bennati – siamo amici e ci sentiamo spesso. Lui si agita. E anche oggi purtroppo è stato così. Non è un velocista puro e per lui non è facile prendere le posizioni. In più è sempre solo, Mohoric lo guida fin quando può. E chiaro che con quei 7-8 velocisti che vogliono prendere la ruota di Cavendish c’è una grande lotta. E’ successo anche a me vivere una situazione simile. Lui però ha una gamba supersonica e per questo deve stare tranquillo. Può prendere anche un po’ di vento. Anche perché lui non deve vincere le volate di gruppo, ma deve piazzarsi. Deve stare dietro e solo negli ultimi 2-3 chilometri andare avanti e, come ripeto, prendere anche un po’ d’aria se ce n’è bisogno.

«Colbrelli ha davvero la possibilità di conquistare la maglia verde ma deve piazzarsi. Su carta va più forte Matthews. Solo che Michael fa sì secondo alle sue spalle nei traguardi volanti, ma poi fa 5°-6° nelle volate di gruppo e raccoglie più punti. Ohi, posto sempre che davanti c’è Cavendish. Solo che in prospettiva di Parigi Mark la maglia verde se la deve guadagnare sulle salite, mentre Sonny se la cava molto meglio».

Rischio di pioggia e vento, hanno contribuito ad accendere la corsa nel finale della tappa 10
Rischio di pioggia e vento, hanno contribuito ad accendere la corsa nel finale della tappa 10

Bennati e quel Tour del 2015

Si parla poi della foratura di Colbrelli: è solo sfortuna oppure anche in quel caso c’è lo zampino del nervosismo? Può succedere che ci si tocchi con qualcuno, non si riesca ad evitare una buca…

«Non so di preciso dove Sonny abbia forato – riprende Bennati – magari era troppo sulla banchina per risalire e può aver preso dello sporco, però spesso e volentieri è sfortuna e basta. Mi ricordo di una tappa del Tour 2015, che vinse Kristoff. Quel giorno era il compleanno di mio figlio. Io già non avevo più la volata di un tempo, ma volevo comunque fare qualcosa. Così al mattino progetto di partire agli ultimi due chilometri. Davanti c’è Tony Martin, lo riprendo e lo stacco… Poi ad un tratto sento che la ruota anteriore va giù. Non ci potevo credere: avevo forato. Avevo preso una di quelle fascette di plastica che era saltata da una transenna. Magari non avrei vinto, però…».

L’abbraccio tra Cavendish e Alaphilippe appena dopo l’arrivo di Valence. In squadra c’è un bel clima
L’abbraccio tra Cavendish e Alaphilippe appena dopo l’arrivo di Valence. In squadra c’è un bel clima

“Cav” e la Deceuninck

«Un ritorno così non me lo aspettavo – continua Bennati – ma occhio: se la Deceuninck-Quick step lo convoca per il Tour si poteva immaginare che il livello di Cav fosse al top. Però da qui a vincere una, due, tre tappe non se lo aspettava neanche lui! Giù il cappello. Viene da due anni no, in cui ha superato anche la depressione. Ha vinto 33 tappe al Tour: nel ciclismo moderno è il velocista più forte dopo Cipollini e Petacchi. Io sono rimasto impressionato dalla sua voglia di dimostrare soprattutto a se stesso che c’era ancora. Agli altri non doveva dimostrare nulla, visto che per le sue caratteristiche ha vinto tutto: tappe nei tre grandi Giri, Sanremo, mondiale… E’ stato un grande ad andare da un team manager e dirgli: corro gratis ma dammi una possibilità».

E aggiungiamo noi, e Daniele è d’accordo, è stato anche merito dell’ambiente Deceuninck se è tornato il Cav di un tempo. «Ha ritrovato un ambiente ideale. Pertanto giù il cappello anche alla squadra che ha creduto in lui».

Alaphilippe e la Deceuninck hanno cercato di aprire dei ventagli. Occhio a Carapaz: pronto in seconda ruota.
Alaphilippe e la Deceuninck hanno cercato di aprire dei ventagli. Occhio a Carapaz: pronto in seconda ruota.

Tattiche da rivedere

Ma se la tappa è stata tranquilla per moltissimi chilometri, il finale è stato caotico. O se non altro si sono viste tattiche non del tutto chiare, a partire dalla super trenata di Julian Alaphilippe. Insomma ventagli sì o no? Treni che scappano o tira e molla?

«Partiamo dal presupposto che nonostante molti siano andati a casa, c’erano una decina di sprinter buoni per la volata e la squadra serviva. La Deceuninck è stata eccezionale. Quando hai un treno composto dal campione mondo, da Asgreen che ha vinto il Fiandre, da Cattaneo che ha dato delle menate incredibili e da Ballerini che ha portato l’ultimo uomo (Morkov, ndr) ai 200 metri…. va da sé che il velocista possa vincere e che si sia lavorato in un certo modo.

«Guardate – spiega Bennati – che oggi con quel vento in faccia era difficilissimo gestire la situazione. In questa situazione chi sta dietro è facilitato a rimontare. I Deceuninck invece hanno fatto 4-5 chilometri davanti e per farlo servivano degli uomini superiori a tutti gli altri. Se le altre due tappe Cavendish un po’ se le è dovute guadagnare, oggi per lui vincere è stato un gioco da ragazzi. Avrà fatto 80 metri al vento, forse… (Morkov ha tirato dai 200 ai 100 metri ad una velocità pazzesca, ndr)».

Okay ma perché Alaphilippe ha dato quella menata quando mancavano una ventina di chilometri all’arrivo?
«Secondo me l’ha data perché glielo ha chiesto Cavendish – conclude Bennati – se andiamo a rivedere lui ha sofferto su una salitella. La BikeExchange ha fatto un forcing per metterlo in difficoltà. Mark si è sfilato, ma ha tenuto e quando ha ripreso le prime posizioni ha detto ad Alaphilippe di tirare subito, magari c’era vento, si andava forte e voleva sfruttare l’occasione. Anche perché Mark è molto bravo con i ventagli».