Villa, è già tempo di europei su pista: siete pronti?

06.01.2024
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Neanche il tempo di rimettere da parte albero di Natale e presepe, che già il ciclismo su pista inizia il suo calendario e lo fa con un evento dalla grande importanza, soprattutto perché darà punti pesanti nel cammino di qualificazione a Parigi 2024. Nel velodromo olandese di Apeldoorn da mercoledì prossimo si va a caccia dei titoli europei e un tale anticipo della manifestazione non può non condizionare il suo sviluppo: molte nazioni hanno dovuto fare delle scelte, anche perché neanche un mese dopo si sarà in Australia per la prima tappa della Nations Cup.

Come si presenterà la nazionale italiana? Quali le avversarie di riferimento proprio tenendo conto del periodo spurio di effettuazione? A queste e altre domande non si è sottratto Marco Villa (nella foto d’apertura con Milan e Ganna ai mondiali di Glasgow) già proiettato verso il primo passo di un cammino che porterà lui e i suoi ragazzi verso l’evento principe del quadriennio, la summa di tutto il lavoro effettuato in questi anni.

Davide Boscaro sarà uno dei nuovi ingressi nel quartetto azzurro ad Apeldoorn
Davide Boscaro sarà uno dei nuovi ingressi nel quartetto azzurro ad Apeldoorn

«Questi europei sono un appuntamento delicato – ammette Villa – proprio perché arriva così presto. Noi come tutti gli altri dobbiamo trovare un compromesso per non accelerare troppo la preparazione pensando che il culmine dovrà essere a inizio agosto. Resta però un evento importante perché dà punti per il ranking e soprattutto risposte utili proprio per l’estate».

E’ il primo atto della stagione, ma tu ci arrivi dopo una lunga serie di contatti con i team del WorldTour per impostare il cammino di avvicinamento olimpico. Che risposte hai avuto?

Ho trovato molta disponibilità da parte di tutti. Sono stato a Calpe, al ritiro della Lidl-Trek per parlare di Consonni e Milan, nuovi arrivi in quel contesto e abbiamo stabilito un programma che soddisfa sia l’esigenze del team che le mie. Lo stesso dicasi per la Ineos di Ganna e Viviani, ma con Cioni abbiamo una lunga collaborazione. Sempre a Calpe ho parlato anche della Balsamo, che punta a Parigi in doppia veste. Insomma, abbiamo gettato le basi.

Per Elisa Balsamo l’europeo sarà il primo appuntamento di una stagione ricchissima
Per Elisa Balsamo l’europeo sarà il primo appuntamento di una stagione ricchissima
Chi mancherà ad Apeldoorn?

Per quanto riguarda il quartetto maschile non avremo Ganna e Moro come anche Viviani, ma loro li avrò a disposizione in Australia a inizio febbraio. Fra le donne invece non ci sono defezioni, siamo quasi al completo.

Guardando alle altre Nazioni, vedi la stessa nostra situazione?

Questa è la mia quarta Olimpiade e so per esperienza che quello che si è visto finora ha un peso relativo. Tutti, quando si arriva all’appuntamento olimpico, sono al massimo. Noi a Tokyo non abbiamo certo vinto con vantaggi enormi, ma proprio sul filo e questo significa che tutti erano al limite e sarà così anche a Parigi. In campo maschile dei grandi team mancheranno solo Nuova Zelanda e Australia. Quindi in Olanda avremo contro la Danimarca nostro storico contraltare, ma io dico di fare attenzione alla Gran Bretagna, intanto perché hanno bisogno di fare punti dopo la debacle dei mondiali di casa e poi perché hanno un Tarling in più e sono curioso di vedere la sua incidenza nel team. Senza poi dimenticare la Francia che prepara le Olimpiadi di casa.

Joshua Tarling sarà il nuovo motore del quartetto britannico, uno dei motivi d’interesse degli europei
Joshua Tarling sarà il nuovo motore del quartetto britannico, uno dei motivi d’interesse degli europei
Quanto inciderà l’assenza di Ganna e Moro?

Io sono fiducioso, perché i ragazzi sanno che mi aspetto un buon risultato per molte ragioni: innanzitutto perché anche se non è in discussione la nostra qualificazione, abbiamo bisogno di punti per avanzare nel ranking e quindi partire più avanti nella gara olimpica che ho sempre detto essere un vantaggio. Questo significa che dobbiamo sì puntare al massimo risultato, ma facendo attenzione a non creare disastri: per dirla in parole povere, una presenza in una finale agli europei è comunque un buon risultato, altrimenti perdiamo terreno. Poi so di avere una rosa ampia nella quale dovrò fare scelte dolorose, ma voglio che chi gareggia mi metta in difficoltà. Chi corre deve dare il suo meglio, instillarmi dubbi positivi.

Dalla Guazzini ottimi riscontri in allenamento, il suo europeo sarà un test importante in ottica Parigi
Dalla Guazzini ottimi riscontri in allenamento, il suo europeo sarà un test importante in ottica Parigi
E fra le donne?

Qui la Gran Bretagna ha un certo margine, ma noi possiamo giocarcela. La Francia sarà anche qui uno spauracchio, vedremo poi se la Germania dopo il ritiro di metà quartetto olimpionico sarà riuscita a trovare i giusti innesti, come lo scorso anno non era riuscita a fare. Come si vede, i motivi d’interesse a questi europei così fuori dell’ordinario non mancano…

Le ragazze come si presentano all’appuntamento?

C’è chi è più avanti nella preparazione e chi un po’ indietro, ma questo è normale. Fra le prime c’è sicuramente la Guazzini, che dopo il 2023 così sfortunato ha iniziato prima e questo l’ha portata ad avere già ora una buona forma, mi aspetto molto da lei.

Federica Venturelli potrebbe essere la grande novità del quartetto femminile, da Apeldoorn in poi
Federica Venturelli potrebbe essere la grande novità del quartetto femminile, da Apeldoorn in poi
Hai già in mente come si schiereranno i quartetti? Quando manca Ganna, come cambia la disposizione degli uomini?

Devo certamente rivedere lo schieramento e gli impegni, ma ho più opzioni a disposizione. Posso ad esempio spostare Milan dal 3° al 4° vagone e far fare a lui le veci di Ganna, Consonni in questi giorni lo sto provando come 3°, con Lamon al lancio e Boscaro come 2°. Ma posso anche lasciare Milan al suo posto, mettere Lamon come 4° e Boscaro al lancio. Valuteremo come sfruttare al meglio la condizione di ognuno. Lo stesso dicasi fra le ragazze: in partenza posso schierare Guazzini o Fidanza, come seconda Paternoster o Consonni, come terza Balsamo, Alzini o Venturelli, in chiusura la stessa Venturelli oppure Guazzini. C’è forse ancora più abbondanza, il che può anche mettermi in difficoltà, ma averne di problemi simili…

Bottino pieno su pista, il metodo Salvoldi funziona

20.07.2023
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Un bottino di 22 medaglie, con conquista del medagliere (che sta diventando una piacevole abitudine per lo sport italiano) e l’aggiunta di 4 record del mondo. Questo è l’eccezionale bilancio azzurro agli europei juniores e under 23 su pista ospitati nuovamente ad Anadia (POR). E’ l’esaltazione del lavoro di Dino Salvoldi con gli juniores, che dopo un anno di presa di contatto con un mondo per lui totalmente nuovo raccoglie grandi risultati e soprattutto inizia a vedere i frutti del suo metodo, quello che ha fatto grande il ciclismo femminile azzurro.

Quando gli riportiamo i dovuti complimenti, Salvoldi risponde con un «è stata solo fortuna» che non è solo una frase di circostanza e modestia. Qualcuno digrigna i denti di fronte alle attestazioni di stima nei suoi confronti, ma ci sono dati inoppugnabili che dimostrano come il tecnico azzurro in pochi mesi stia ridisegnando la base del ciclismo italiano. Forse tracciando la strada giusta per provare a uscire dalla crisi.

Luca Giaimi trionfatore nell’inseguimento a suon di record mondiale, 3’07″596
Luca Giaimi trionfatore nell’inseguimento a suon di record mondiale, 3’07″596

«Quando si lavora con gli juniores – ammonisce Salvoldi – bisogna tenere conto del fatto che ogni annata è diversa dalle altre, capitano quelle con tanti talenti e quelle con meno. Al di là di vittorie e medaglie, a me piace il fatto che siamo andati bene in ogni prova: in quelle che seguo direttamente, 8, ne abbiamo vinte 7 e fatto secondo nell’altra, significa che abbiamo un futuro. Avevamo ottenuto molto anche lo scorso anno e so che proseguendo su questa strada otterremo molto anche nelle edizioni a venire».

Una simile superiorità ti ha sorpreso?

Sinceramente no, perché venivamo dall’ottima base dello scorso anno. Pur non conoscendo il valore degli avversari, sapevo che avevamo grandi possibilità e soprattutto una straordinaria compattezza di squadra. Siamo forti dappertutto e questa è una novità per il movimento.

La cosa che colpisce è che i nomi che emergono sono praticamente gli stessi che fanno attività ai massimi livelli su strada…

Quando ho preso l’incarico, ho detto subito che volevo accorpare tutta la categoria strada/pista endurance in un unico gruppo. Solo così si può programmare a livello nazionale e internazionale. I risultati creano prospettive e interesse, si mette in moto un meccanismo virtuoso che porterà lontano.

L’impressione però è che tu stia portando avanti un po’ lo stesso criterio di lavoro che applicavi fra le donne elite: quali sono gli elementi in comune e quali le differenze?

Il metodo effettivamente è molto simile considerando la doppia attività, ma la differenza principale sta nel fatto che prima avevo rapporti direttamente con le atlete e quindi con i team, qui si lavora all’incontrario. Per me è stato fondamentale lo scorso anno, prendere contatto con oltre 70 squadre, conoscere dirigenti e tecnici perché è con loro che mi rapporto. Ho trovato gente molto competente, che si aggiorna continuamente. I risultati non verrebbero senza il loro apporto, è come se tutto il movimento stia diventando un grande gruppo.

Il progresso cronometrico del quartetto ti ha sorpreso? Al record mondiale sono stati tolti più secondi…

Tre dei quattro ragazzi li avevo già lo scorso anno, ho visto qual è stata la loro crescita. Posso dire che siamo partiti per Anadia con quest’idea in testa, sapendo che i mondiali di fine agosto saranno in altura e su pista semiscoperta. L’occasione giusta era questa. I ragazzi volevano fortemente il record, a Montichiari era maturata la convinzione di poter fare un gran tempo. In finale poi, con la componente gara, è arrivato un tempo che, sono sincero, è anche oltre le mie previsioni.

Considerando le modalità del tuo lavoro, c’è da aspettarsi che alcuni di questi ragazzi saranno in gara anche nella prova in linea di Glasgow…

Non posso ancora fare i nomi, ma almeno un paio ci saranno. Anche altri che saranno nella selezione hanno lavorato su pista durante l’anno, praticamente solo il campione d’Italia Gualdi non svolge attività al velodromo. All’estero d’altronde fanno lo stesso: in Gran Bretagna il cittì è unico e porterà molti corridori presenti ad Anadia, lo stesso la Germania e la Danimarca, per fare degli esempi.

Sierra e Fiorin hanno sugellato la rassegna vincendo la madison junior
Sierra e Fiorin hanno sugellato la rassegna vincendo la madison junior
A proposito di mondiali, pensi che le sfide di fine agosto in Colombia saranno dello stesso livello?

Difficile a dirsi, cambiano molti fattori. Il livello delle gare portoghesi è stato molto alto e la trasferta in Colombia è molto costosa, non ci saranno tutti. Troveremo meno concorrenza a livello numerico e non so quale sarà il livello. D’altro canto anche noi partiremo dopo 40 giorni dalle gare di Anadia con Glasgow nel mezzo. Non sarà semplice ripetersi, dovremo essere bravi a gestire lo stress psicofisico.

Glasgow è dietro l’angolo, che cosa ti aspetti?

La gara iridata avrà infinite variabili e fare un pronostico è impossibile. Di una cosa sono però sicuro: avremo una squadra forte e saremo protagonisti, quanto ai risultati sono scritti nel futuro…

Il livello è altissimo, ma a Grenchen si parla italiano

10.02.2023
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Come in un déjà vu, gli azzurri di Villa si ritrovano a festeggiare al centro del Velodromo di Grenchen. L’ultima volta accadde sulla strada dei mondiali di Saint Quentin en Yvelines, quando la nazionale si fermò nel velodromo svizzero per applaudire Ganna e il suo record dei record.

Nella seconda serata dei campionati europei, la scena è pressoché simile, solo che questa volta hanno vinto in tanti. E se per le ragazze del quartetto, che ai mondiali conquistarono l’iride, l’argento è forse un boccone amaro, i quattro inseguitori uomini si prendono l’oro continentale davanti alla Gran Bretagna: non un risultato da poco, specie guardando il crono di 3’47″667.

«Contavano i punti ai fini del ranking – spiega Elisa Balsamo – e quindi prendiamo quello che di buono è giunto da questi europei. Eravamo convinte di riuscire a superare la Gran Bretagna, ma non siamo state brave a sfruttare l’occasione. Bisogna accettare anche le sconfitte e guardiamo avanti».

Consonni ai punti

In precedenza, nel pomeriggio, Simone Consonni si è portato a casa la prima maglia europea. C’è riuscito nella corsa a punti, confermando che la vittoria al Saudi Tour è venuta grazie a una condizione eccellente.

«Sembra strano dire di aver vinto il primo titolo europeo – dice proprio Consonni – perché ho fatto il cammino inverso. Ho cominciato dall’Olimpiade per poi passare al mondiale e adesso ecco gli europei. Ci tenevo veramente a fare questa corsa a punti, era da tanto che chiedevo a Marco (Villa, ndr) di farla. Al Saudi Tour ho fatto vedere che la gamba c’era, anche se dopo l’ultima tappa ho avuto un po’ male di schiena, che non si capisce sia stato dovuto allo sforzo di quella volata. Comunque sono arrivato qua un po’ demotivato, però questo fantastico gruppo mi ha restituito il 100 per cento della mia integrità fisica e mentale. Per questo, vorrei ringraziare tutto lo staff del della nazionale, dal primo all’ultimo.

«Mi viene in mente Ciro – prosegue – il magazziniere. Tornato dal Saudi Tour, sono passato il giorno dopo a fare la borsa nuova con il nuovo vestiario e lui era lì per me. Poi ci sono i massaggiatori che lavorano fino a tardi e tutto lo staff. Era tanto tempo che non facevo una corsa a punti, ero sempre fuori tempo, però ho capito subito di avere la gamba. E quindi mi son detto che non potevo farmela sfuggire. E alla fine è arrivata la maglia».

Il ritorno di Ganna

Ganna è venuto a Grenchen per portare i compagni a Parigi e ha svolto egregiamente il proprio compito. Dopo la conclusione del quartetto, il piemontese girava a bocca chiusa, mentre Manlio Moro appariva stravolto.

«L’ho detto anche ieri – commenta Ganna – che i ragazzi volevano dimostrare che comunque siamo competitivi. Siamo usciti bene dal periodo invernale, sapevamo che qua avremmo trovato l’Inghilterra che era una delle squadre da battere e che è campione del mondo. Abbiamo fatto tutti una corsa a tappe, quindi siamo tornati. Abbiamo avuto giusto il tempo di recuperare e prepararci per l’obiettivo.

«Mi sembra che abbiamo reagito bene – prosegue – abbiamo fatto vedere che siamo sul pezzo. Dobbiamo rifinire magari due o tre cosette, perché forse oggi un po’ di fortuna l’abbiamo avuta con quel cambio un po’ sbagliato. Però ci voleva. Abbiamo concluso bene, portiamo a casa questo bell’oro e questa maglia che mi ripaga comunque degli sforzi e del tanto tempo chiusi in un tondino a far fatica».

Benvenuto  Moro

Prima l’innesto di Jonathan Milan che ci ha fatto vincere le Olimpiadi. Adesso quello di Manlio Moro, che forse è ancora un passo indietro rispetto ai compagni di quartetto, ma sta crescendo alla velocità della luce.

«Volevo ringraziare tutta la squadra – ha detto dopo la vittoria – perché veramente sono stati dei compagni fantastici. Vanno veramente forte e mi hanno aiutato. Hanno cercato di tenermi tranquillo e prima della partenza ci eravamo prefissati una tabella. Siamo riusciti a tenerla, anzi siamo andati più forte e c’è stato un piccolo inconveniente con un cambio. Però siamo riusciti a risolverlo al meglio e ho fatto veramente tanta fatica negli ultimi giri per rimanere incollato.

«Sono contento, qui a Grenchen ero al mio primo europeo tra i grandi e per questo voglio solo dire grazie a tutti i compagni e tutto lo staff per il lavoro che hanno fatto e dai. Speriamo sia il primo di tanti».

Grenchen è dietro l’angolo. L’avvicinamento di Villa

19.12.2022
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Da Grenchen a… Grenchen, la rotta della nazionale di Marco Villa verso l’europeo è appena cominciata. A poco meno di due mesi dalla rassegna continentale su pista, una parte della pattuglia azzurra è stata impegnata due giorni fa sull’anello del Tissot Velodrome nel Track Cycling Challenge, gara di classe 1 che assegna punti per il ranking in vista del mondiale (in apertura foto Jasmin Honold).

Un’altra parte del gruppo italiano, guidato da Ivan Quaranta era invece in Portogallo ad Anadia per una prova di classe 2 col medesimo obiettivo. Prima di queste due corse, il cittì Villa aveva radunato a Calpe undici uomini e sei donne per gettare le basi all’appuntamento svizzero. Il programma di avvicinamento appare intenso. L’8 febbraio, data di inizio degli europei, non è poi così lontano. Interessante quindi fare il punto della situazione col tecnico cremasco.

Il cittì Villa seguirà un programma dettagliato per gli europei 2023
Il cittì Villa seguirà un programma dettagliato per gli europei 2023
Marco come sono andate queste ultime settimane di lavoro?

Bene, ma dobbiamo crescere. In Spagna abbiamo pedalato solo su strada perché il velodromo di Valencia non ce lo hanno potuto dare a causa di lavori di manutenzione. A Montichiari invece si è allenato il gruppo dei velocisti. Nelle prove di questi giorni abbiamo ottenuto risultati in linea con il nostro stato di forma. Sono comunque gare che bisognava fare. E sono tutti punti necessari per mantenere o migliorare il nostro posizionamento internazionale.

Abbiamo visto qualche nome nuovo…

Sì, esatto. Il gruppo è consolidato, ma volevo fare degli inserimenti. Tra gli uomini c’erano Ursella, Delle Vedove e Colosio, mentre tra le donne ho chiamato Basilico e Vitillo.

Cosa prevede la preparazione d’ora in poi?

Tra Natale e Capodanno faremo dei richiami a Montichiari. A gennaio torneremo in Spagna per un’altra sessione su strada con donne e under 23 uomini, poi nuovamente lavori in pista. Nel frattempo il 10 gennaio partiremo per l’Argentina dove correremo la Vuelta San Juan dal 22 al 29. Aggregati a noi ci saranno anche Viviani e Ganna che poi faranno la gara con la Ineos. Abbiamo scelto di partire presto perché avremo la possibilità di lavorare in pista. Laggiù grazie alle conoscenze di Giovanni Lombardi, potremo girare sul nuovissimo anello di San Juan, che deve essere ancora inaugurato. Abbiamo fatto un programma ben dettagliato e non è stato semplice allestirlo.

Qual è stata la difficoltà maggiore?

Far incastrare tutto è sempre più complicato. I nostri ragazzi, uomini e donne, sono sempre più patrimonio delle squadre di club ed è normale che alcuni team non vogliano privarsi per troppo tempo dei loro atleti. Per fortuna ed anche per merito, il nostro sistema è ormai collaudato e riusciamo ad organizzare sempre tutto al meglio.

Dopo quasi tre anni, per effetto del covid, si torna a correre a febbraio una manifestazione importante. E’ cambiato qualcosa nella preparazione?

E’ normale che ci siano meno riferimenti. Fino a 15/20 giorni fa avevamo atleti ancora in vacanza. Per il momento infatti non abbiamo ancora guardato i tempi sul cronometro. Di buono c’è che per gli europei tutte le nazionali partiranno alla pari. Fino al 2020 a febbraio c’erano i mondiali e ti dovevi scontrare con nazionali, tipo le oceaniche, asiatiche e sudamericane, che avevano sfruttato la loro estate per prepararsi. Quindi per noi il lavoro e di conseguenza i risultati erano molto più difficili da fare.

Cosa rappresentano per la nazionale di Marco Villa questi europei?

Tanto. E’ la prima prova di qualifica olimpica. Le altre saranno le tre prove di Nations Cup ed infine il mondiale di Glasgow il prossimo agosto. Per Tokyo 2020 avevamo dieci prove mentre ora non puoi permetterti di sbagliare quasi nulla. In Europa poi c’è una maggiore concorrenza rispetto agli altri continenti. Germania, Gran Bretagna, Svizzera, Danimarca, Francia, Belgio e probabilmente me ne dimentico qualcuna, sono tutte nazionali che sanno come si vincono medaglie. E’ per questo che non stiamo lasciando nulla al caso. Vogliamo fare bene all’europeo.

Ad oggi come vedi il tuo gruppo?

Eh (breve sospiro tipico di Villa, accompagnato da un sorriso, ndr). Ve lo dirò a gennaio, quando vedremo come staremo.

L’inverno della pista, Villa prepara già gli europei

06.11.2022
4 min
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Quella di Marco Villa è un’attesa carica di pensieri, di calcoli e ragionamenti su come affrontare una stagione, quella 2023 su pista, che si preannuncia molto difficile nella sua gestione. Il posizionamento degli europei a metà febbraio, nel pieno dell’inverno e quando la stagione su strada (per quanto già iniziata fra Sudamerica e Australia) è ancora in via di costruzione, rende tutto più difficile. Siamo nell’anno preolimpico, bisogna guardare al ranking e costruire la qualificazione per Parigi 2024. E per quanto stiamo parlando di finalisti e vincitrici dei mondiali, i quartetti non possono permettersi passi falsi.

Villa con le ragazze del quartetto: Fidanza, Alzini, Barbieri, Guazzini, Consonni e Balsamo
Villa con alcune ragazze del quartetto: Fidanza, Alzini e Barbieri

Vacanze in corso

Quasi tutti i protagonisti della pista italiana sono ancora in vacanza, anche chi è tornato ancora non ha ripreso in mano la bici. La pausa disintossicante, sia fisicamente che soprattutto mentalmente, è necessaria, ma presto bisognerà rimettere mano a tutto. Villa è già con il telefono pronto per il primo giro di sondaggi.

«Fino almeno all’11 novembre sono tutti a riposo – spiega – intanto sto programmando il primo ritiro stagionale. Saremo insieme dai 10 ai 12 giorni, probabilmente in Sicilia, a Noto per un appuntamento che si è anche rivelato fortunato per le nostre sorti. Un altro ritiro lo faremo dal 5 al 18 dicembre, con tutta probabilità a Valencia in Spagna ma attendiamo ancora la conferma e lì lavoreremo sia su strada che su pista».

La Champions League prenderà il via a Mallorca il 12 novembre: 5 le tappe
La Champions League prenderà il via a Mallorca il 12 novembre: 5 le tappe
Un inizio già abbastanza intenso…

E non è tutto. Per dicembre abbiamo previsto anche un paio di appuntamenti agonistici, in due eventi, il secondo dei quali ad Anadia in Portogallo, poi spero che intorno a Natale potremo tornare ad allenarci a Montichiari.

A proposito di gare, quello invernale è anche periodo abbastanza intenso per la pista, tra Champions League e 6 Giorni. Tu sei favorevole che i ragazzi si esprimano in queste manifestazioni?

Favorevolissimo! L’anticipo degli europei impone di accelerare per quanto possibile i tempi. Ho intenzione ad esempio di portare la nazionale maschile a San Juan, per gareggiare su strada e accumulare chilometri per anticipare il raggiungimento della forma. Per le donne c’è ancora da valutare il calendario e gli impegni delle ragazze all’interno delle loro squadre. Quella continentale sarà la prima gara dell’anno, i tempi sono molto stretti, quindi più gare fanno, meglio è.

Chi sarà impegnato nelle attività invernali su pista?

Nella Champions League saranno in gara al maschile Scartezzini e Donegà, fra le donne Barbieri e Zanardi, oltre alla Vece nelle prove veloci. Per le 6 Giorni so solo che Viviani ha dato il suo benestare per prendere parte alla classica di Rotterdam.

Per Viviani dopo il bis iridato nell’eliminazione arriva l’invito per la 6 Giorni di Rotterdam
Per Viviani dopo il bis iridato nell’eliminazione arriva l’invito per la 6 Giorni di Rotterdam
Parlando con Milan, ci accennava alla sua disponibilità verso le 6 Giorni, che sarebbero utili per allargare le sue esperienze al di là dell’inseguimento, ma sa benissimo che, oltre alle esigenze della squadra, anche una 6 Giorni non s’improvvisa…

Jonathan è un patrimonio che va preservato. Ha già il quartetto, so che il team si attende molto da lui e conta di utilizzarlo molto su strada. Io non voglio caricare lui d’impegni né tanto meno entrare in rotta di collisione con la Bahrain Victorious. Con i vari team voglio sempre mantenere un sano rapporto di equilibrio, mi inserisco dove posso, non devo essere visto come un ostacolo ma come un aiuto nella gestione dei corridori. I risultati si sono visti…

Le gare di dicembre potrebbero essere utili per far gareggiare ragazzi e ragazze nella madison, spesso hai sottolineato come le esperienze in gara latitino per i nostri.

Sono occasioni da prendere al volo, anche per un altro aspetto. Devo tenere sempre sotto controllo il ranking, perché ogni atleta che sia d’interesse per la rassegna mondiale abbia i 250 punti che l’Uci richiede. Non voglio inseguire l’accesso nelle ultime settimane, anche per il discorso fatto prima di non creare problemi ai team, quindi se in questo periodo si potranno incamerare punti, ben venga.

Per Villa, Milan è un patrimonio da tutelare: per ora la pista è limitata all’inseguimento
Per Villa, Milan è un patrimonio da tutelare: per ora la pista è limitata all’inseguimento
Situazione più facile da gestire con i maschi o le ragazze?

In questo momento c’è più chiarezza in campo maschile, i calendari sono delineati e giorno dopo giorno anche i team vanno chiarendo che cosa vogliono dai corridori almeno nella prima parte della stagione. I ritiri prestagionali sono fondamentali anche per me, per capire. Per le ragazze la situazione è più nebulosa, so che molte andranno in Australia, ma c’è molto da capire. Per questo non vedo l’ora di iniziare il giro di contatti, con telefono e agenda in mano…

Barbieri, l’oro nell’omnium nato da un’intuizione ai box

18.08.2022
6 min
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«Dovrò offrire da bere a Consonni per il consiglio che mi ha dato durante la pausa della corsa a punti. Ma per la medaglia d’oro dell’omnium lo faccio volentieri». Rachele Barbieri è una centrifuga di emozioni dopo i mille giri compiuti sulla pista di Monaco che le hanno consegnato anche l’argento nel quartetto e il titolo europeo nella madison in coppia con Silvia Zanardi due giorni fa.

Per la 25enne modenese non sono ancora finite le fatiche di Euro2022. Domenica 21 agosto sarà una delle punte azzurre della nazionale di Sangalli nella prova su strada, in un percorso che strizza l’occhio alle sprinter. Con lei però siamo ritornati sull’incredibile vittoria in rimonta nell’omnium nel giorno di Ferragosto davanti alla francese Copponi e la polacca Pikulik.

L’esultanza di Rachele Barbieri. La modenese non credeva di aver vinto e ha chiesto conferma al cittì Villa
L’esultanza di Rachele Barbieri. La modenese non credeva di aver vinto e ha chiesto conferma al cittì Villa
Rachele riviviamo prima le ultime ore di Monaco. Come sono state?

Martedì sera Silvia ed io abbiamo ricevuto una grande accoglienza a Casa Italia (situata al primo piano del BMW Welt, il centro espositivo della casa automobilistica di fronte all’Olympiapark, ndr). E’ stato come essere tornati di nuovo a Tokyo, ma stavolta per meriti nostri. Lì abbiamo visto la vittoria di Jacobs nei cento metri. Sono momenti sempre stimolanti per fare del nostro meglio. Abbiamo fatto un po’ tardi ma ne è valsa la pena.

Eravate fresche dell’oro nella madison.

Sì, è stato un bel pomeriggio. Non avevo mai corso in coppia con Silvia e per me era praticamente la mia prima corsa in questa specialità. Silvia era tesa ma parlando le ho detto che non avevamo nulla da perdere. Non eravamo noi le favorite. Però poi è diventato tutto più semplice perché a bordo pista abbiamo un cittì come Marco Villa. Sa vedere tutto con grande lucidità e non potrebbe essere altrimenti per uno come lui che ha vinto mondiali e medaglie olimpiche. Nel finale abbiamo visto che francesi e danesi non hanno guadagnato il giro, ma non ci siamo rese conto subito che avevamo vinto. E’ stato bellissimo.

Silvia Zanardi e Rachele Barbieri hanno conquistato l’oro europeo nella madison senza mai aver corso assieme prima
Silvia Zanardi e Rachele Barbieri hanno conquistato l’oro europeo nella madison senza mai aver corso assieme prima
Qualcosa che avevi già vissuto il giorno prima nell’omnium. Ci racconti quella gara?

Anche in quel caso non ho capito subito di aver vinto. Onestamente in questo caso ero partita per fare bene. Avevo fatto una buona prova nello scratch e non orribile come quella fatta in Nations Cup ad aprile. Nella tempo race e nella eliminazione ho un po’ sofferto, ma mi sono difesa bene. Infine nella corsa a punti sapevo che avrei potuto sfruttare la buona condizione. Giro, Tour e una settimana di europei mi avevano dato una forma mai avuto prima. Sentivo di poter osare. Credevo in me stessa. E avvertivo tanta fiducia intorno a me.

Quest’ultima prova è stata tutt’altro che semplice dal punto di vista emotivo.

Esattamente. Quando c’è stata la sospensione per la caduta (circa 40 minuti, ndr) pensavo sarebbe stato tutto più difficile, perché mi sarebbe passata l’adrenalina. Invece è stato meglio così perché ho recuperato energie nervose e fisiche. Ma nel frattempo al box c’era stata la svolta decisiva…

Spiegaci pure…

Appena sono arrivata nel parterre nella nostra postazione, mi è venuto incontro Simone Consonni, che avrebbe disputato l’omnium poco dopo. Mi aveva osservata fino a quel momento e mi ha consigliato di mettere un rapporto più duro. Mi ha detto che avrei potuto fare la differenza se avessi voluto guadagnare il giro. Ne abbiamo parlato con Villa e così abbiamo fatto. E’ stata la scelta vincente. Devo pagare più di una birra a Simone (ride, ndr).

L’omnium è stata una gara concitata. Rachele Barbieri realizza di aver vinto l’oro qualche istante dopo la fine
L’omnium è stata una gara concitata. Rachele Barbieri realizza di aver vinto l’oro qualche istante dopo la fine
E quando sei rientrata com’è andata?

A dire il vero pensavo solo a tenere la medaglia di bronzo. Al rientro sono stata calma e concentrata. Ho curato Kopecky che non volevo mi tornasse sotto. Ma soprattutto Copponi e Pikulik che erano ai primi due posti fino a quel momento. Alla fine ho approfittato delle loro indecisioni e mi sono detta: «Ora o mai più!». Sono partita, ho tirato dritto, ho dato tutta me stessa. Mi sono accorta di aver preso il giro quando praticamente mi sono ritrovata a fianco delle mie dirette avversarie. Poi la volata finale è stato un vero caos. E per realizzare che avevo vinto l’oro ho chiesto conferma a Marco.

Una vittoria di squadra possiamo dire.

Quel suggerimento di Consonni è un esempio che certifica l’unione del nostro gruppo. E’ ciò che ci contraddistingue. In questi giorni abbiamo respirato una bellissima atmosfera. Unire maschi e femmine in un unico gruppo ci fa crescere tutti assieme. Ci confrontiamo e noi ragazze ci teniamo a far vedere i nostri miglioramenti.

Com’è stato correre in una pista di soli 200 metri?

Non semplice, non avevo molti riferimenti. Ci voleva molta attenzione, non potevi perdere l’attimo, non potevi mai rifiatare. In gara in pratica tutte le atlete potevano rientrare in gioco in un attimo. Ammetto che non ero molto contenta di questo anello perché lo ritenevo pericoloso. Poi la caduta di Letizia (Paternoster, ndr) mi ha spaventata perché temevo di poter cadere e compromettere la partecipazione alla prova su strada, a cui tengo moltissimo. Però ne ho parlato subito con Elisabetta Borgia (la psicologa sportiva della nazionale, ndr) e lei mi ha detto di non pensarci. D’altronde, se fossi rimasta a casa poteva cadermi un ramo in testa e mettermi fuori gioco (ride, ndr). Bisogna essere fatalisti in certe situazioni…

Rachele Barbieri ha chiuso gli europei su pista con due ori e un argento
Rachele Barbieri ha chiuso gli europei su pista con due ori e un argento
Ecco, la gara elite su strada. Il cittì ci ha detto che sarai una delle punte. Come ci arriverai?

Sono orgogliosa di me stessa. Ho dimostrato che dopo due anni difficili posso ottenere grandi risultati. Paolo (Sangalli, ndr) me lo ha sempre detto. Ed è per quello che sono contenta di correre il mio primo europeo elite su strada. E’ un onore per me. Ci arrivo serena, ma non appagata. Farò tutto quello che mi verrà chiesto da tecnico e compagne. Spero di fare tutto bene. La Wiebes appare imbattibile, ma la nostra unione è una grande risorsa. Non fa miracoli, ma credetemi che aiuta tanto. Può sviluppare qualcosa di incredibile.

Prossimi programmi?

Farò il Simac Tour in Olanda. Lì spero di poter vincere la mia prima gara WorldTour. Poi penserò ai mondiali in pista, dove vorrei confermare questi ultimi risultati. In tutto questo mi sento di ringraziare il mio preparatore atletico Stefano Nicoletti, la mia squadra (Liv Racing Xstra, ndr) che mi ha rinnovato fino al 2024, Giorgia Bronzini che mi ha voluta praticamente a scatola chiusa. Ed infine le Fiamme Oro che sono state il mio primo sostegno nei miei momenti più duri.

Lupi è sicuro: «Tugnolo ci darà grandi soddisfazioni»

02.08.2022
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Tommaso Lupi è appena rientrato da Nantes, sede dei mondiali di bmx, dove l’unica finale conquistata è stata quella di Frizzarin nella gara junior. Proprio di Frizzarin c’era già stato modo di parlare perché è uno dei ragazzi sui quali si è posata l’attenzione anche di Ivan Quaranta e del settore velocità su pista. La collaborazione fra le due branche del ciclismo, diverse solo in apparenza va avanti e sta dando frutti a entrambe: il bilancio finale di Nantes non deve trarre in inganno, visto che l’Italia ha portato alla seconda giornata, quella che assegna le medaglie nelle varie categorie ben 5 elementi. Cosa che fino a solo un paio di stagioni fa sembrava impensabile.

Elemento di spicco di questa commistione è Matteo Tugnolo, il giovanissimo azzurro che ha lanciato il team sprint under 23 verso una clamorosa medaglia di bronzo europea. Lupi lo conosce bene e proprio per questo, pur non dimenticando che lo scorso anno era stato quarto nel mondiale junior di bmx, quello vinto da Radaelli, spinge verso la sua conversione totale alla pista: «Ha grandi prospettive in quell’ambito, proprio perché può sfruttare gli anni che ha impiegato nella bmx e che gli hanno dato la base nella guida, nell’esplosività».

Tommaso Lupi, qui con Daniele Bennati in un ritiro invernale, sta rilanciando la Bmx italiana
Tommaso Lupi, qui con Daniele Bennati in un ritiro invernale, sta rilanciando la Bmx italiana

Il momento delle scelte

Lupi è molto netto su un tema importante quale quello della multidisciplina. In questo caso, si arriva a un punto nel quale è necessaria una scelta: «Fare entrambe le discipline ad alto livello è praticamente impossibile e gli olandesi che sono ai vertici in entrambe ce lo hanno dimostrato. Quando si arriva fra gli junior bisogna capire qual è la disciplina più adatta e fare una scelta, per poi lavorare specificamente e acquisire il bagaglio tecnico necessario».

Resta il fatto che Tugnolo è passato in meno di un anno dai vertici internazionali dell’una all’altra specialità: «Matteo è esplosivo e molto tecnico e questo l’ha aiutato in primis nel trovare subito la posizione adeguata in bici per la pista. Le porte per lui nella bmx, fermo restando il discorso fatto prima, non sono chiuse. Anzi sarei curioso di vederlo all’opera sulla base di quanto appreso con il gruppo di Ivan».

Tugnolo BMx
Tugnolo, nato il 9 agosto 2003, è stato argento europeo e 4° al mondiale nella bmx nel 2021
Tugnolo Bmx 2021
Tugnolo, nato il 9 agosto 2003, è stato argento europeo e 4° al mondiale nella bmx nel 2021

Esplosività immediata

E lui, Tugnolo che cosa dice? Tanta attenzione l’ha un po’ frastornato al suo ritorno dal Portogallo: «Sono rimasto sorpreso dai risultati ottenuti, sapevo però che il ruolo del lancio è per me ideale perché riesco a scaricare subito la mia potenza. Con i tecnici avevo subito capito che quello poteva essere il mio primo vero impegno, nelle altre specialità c’è ancora molto da lavorare dal punto di vista tecnico».

Matteo ammette però che la situazione, da quando è entrato in pista la prima volta, è molto cambiata: «Non sono io a dirlo, è il cronometro. Quando ho iniziato facevo tempi molto alti, dopo tre mesi il miglioramento nei 200 metri lanciati come anche nel chilometro è stato enorme, oltre le mie aspettative».

Tugnolo Anadia 2022
Lo start del terzetto azzurro di Anadia. Tugnolo è alla destra, con Napolitano e Bianchi
Tugnolo Anadia 2022
Lo start del terzetto azzurro di Anadia. Tugnolo è alla destra, con Napolitano e Bianchi

Il futuro nella velocità

Il bronzo conquistato agli Europei (lo scorso anno era stato argento continentale, ma nella bmx) lo ha convinto che la scelta è stata quella giusta: «Non ho intenzione di tornare indietro, sono concentrato su questa nuova attività perché mi accorgo giorno dopo giorno che può darmi grandi soddisfazioni. E’ una strada più praticabile a livello internazionale di quella della bmx».

Quando cita questa parola, la sua voce però nasconde a fatica un filo di nostalgia: «La bmx mi ha subito entusiasmato. Io poi vengo da Vigevano, dove questa specialità ha una società storica, che ha scritto pagine importanti in Italia. Ho iniziato a 6-7 anni e posso confermare sulla mia esperienza che la bmx ti dà una base fondamentale nella guida, nello stare a contatto stretto degli altri. Oltretutto è ideale per i bambini, è molto accessibile».

Matteo ha sempre militato nella Bmx Vigevano-La Sgommata, società attiva dal 1992
Tugnolo La Sgommata
Matteo ha sempre militato nella Bmx Vigevano-La Sgommata, società attiva dal 1992

Tugnolo e il sogno olimpico

La scelta di dedicarsi alla velocità ha alla sua base anche un sogno sul quale Tugnolo ha ragionato a lungo: «Io voglio andare alle Olimpiadi e sicuramente nella velocità la strada è più praticabile. So che ci vorrà tempo, ma io voglio seguire questo sogno e sono disposto a qualsiasi sacrificio per realizzarlo».

Quaranta fa festa: 4 titoli europei nella velocità

28.07.2022
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Agli ultimi campionati europei su pista per juniores e under 23 disputati ad Anadia, l’Italia ha fatto la parte del leone con ben 16 medaglie d’oro, il doppio della Germania e un totale di 23 podi. Un dominio clamoroso al quale ha dato un importante contributo anche il settore velocità di Ivan Quaranta (foto FCI in apertura), con 4 titoli equamente ripartiti fra lo junior Mattia Predomo e l’under 23 Matteo Bianchi. Un risultato di grande valore, considerando soprattutto la concorrenza della scuola tedesca e polacca che da molti anni fanno il bello e il cattivo tempo, almeno a livello di categoria.

Nella sua analisi, il nuovo tecnico del settore Ivan Quaranta, ai suoi primi allori internazionali di spessore, punta proprio sull’aspetto della partecipazione.

«Il livello era alto – dice – e lo dimostrano le prestazioni ottenute a livello cronometrico: Bianchi con 1’00”911 non è lontano dal podio elite nel chilometro da fermo, ma anche gli inglesi nel team sprint con 44”168 hanno fatto un tempo assoluto. Negli juniores sui 200 metri lanciati in sei sono scesi sotto i 10”. Insomma è stata un’edizione più che degna».

Predomo Keirin 2022
Il podio del keirin U23, con Predomo vincitore e Minuta terzo dietro il polacco Marciniak (foto FCI)
Predomo Keirin 2022
Il podio del keirin U23, con Predomo vincitore e Minuta terzo dietro il polacco Marciniak (foto FCI)
Partiamo non dalle vittorie, ma dal bronzo nel team sprint perché è qualcosa di inconsueto per il nostro movimento, oltretutto la squadra azzurra ha trovato un elemento nuovo in Matteo Tugnolo, prelevato dal Bmx…

E’ il frutto di una collaborazione tra i due settori che ci porterà lontano, c’è una bellissima sinergia. Con Tommaso Lupi ci scambiamo continuamente informazioni. Tugnolo è ideale per le discipline veloci e ha potuto dare al terzetto quel qualcosa in più in termini di esplosività. Matteo è ancora da poco nel nostro gruppo ma proprio il team sprint, il giro di lancio sono l’ideale approccio con la nuova specialità, perché sfrutta le sue doti senza avere bisogno di quei lavori specifici che sta effettuando per le altre prove, dove ha bisogno di maggior tempo per emergere. Lui riesce partendo da fermo a esprimere una velocità superiore ai suoi compagni, invece più portati sul lanciato.

Questa collaborazione vedrà altri rider approdare alla pista?

Sicuramente, ne abbiamo già un altro, Frizzarin, un primo anno che sta facendo le sue esperienze. Ma la collaborazione non è a senso unico, nel senso che verifichiamo anche se e come è possibile far fare la doppia attività a questi ragazzi, poi sceglieranno dove impegnarsi maggiormente.

Intanto Bianchi ha conquistato due titoli, nel chilometro e nel keirin.

E’ un atleta ritrovato. Aveva già vinto un bronzo anni fa da junior, poi si era un po’ perso, soprattutto come mentalità, come motivazioni. Ritrovarlo a questi livelli è un grande risultato, è la dimostrazione che questi ragazzi ci devono credere, si può fare qualcosa d’importante con il tempo. Ma vorrei sottolineare anche la prova di Daniele Napolitano, argento nel keirin e bronzo nel team sprint, altro talento da coltivare.

Il Team Sprint U23: Bianchi, Napolitano e Tugnolo con i tecnici Ivan Quaranta, Tommaso Lupi e Diego Bragato (Foto Fci)
Il Team Sprint U23: Bianchi, Napolitano e Tugnolo con i tecnici Ivan Quaranta, Tommaso Lupi (Foto Fci)
Bianchi puntava ad accedere al centro Uci di Aigle. Il fatto di potersi ora allenare in Italia in una struttura consolidata può avergli restituito quella motivazione di cui dicevi?

Sicuramente. Non c’è bisogno di andar lontano, noi abbiamo tutto per emergere, dalle strutture al centro studi. Il gruppo è giovane e su quello dobbiamo lavorare, l’unico problema è che anni e anni di stop non si cancellano con un colpo di spugna, serve tempo. Il poter far gruppo è certamente un aiuto.

Predomo ti ha sorpreso? Oro nello sprint e nel keirin, bronzo nel team sprint con Milo Marcolli e Stefano Minuta…

Io avevo capito già dalla trasferta in Germania in primavera che poteva fare qualcosa di grande. I vertici sono lì, aveva lottato ad armi pari con i tedeschi, poi è cresciuto ancora. Delle due gare mi ha sorpreso la vittoria nella velocità, perché sapevo che nel keirin è forte, invece paradossalmente ha fatto più fatica lì, nella velocità che è tutta tecnica, dove solitamente soffriva l’avvio delle batterie si è saputo distinguere. Significa che è cresciuto anche mentalmente e strategicamente.

Conti di poter partecipare agli Europei assoluti di Monaco di Baviera?

Sì, porteremo questo gruppo di under 23 per farli confrontare con gli elite, con i campioni assoluti, ad esempio i mostri sacri olandesi. Sarà un bel test, i risultati non avranno importanza, servirà invece guardare con attenzione, capire i rapporti che usano, la frequenza di pedalata. Dico sempre loro che certi rapporti riesci a usarli solo dopo anni di esperienza, ma vederlo con i propri occhi sarà importante. Ci arriveranno, serve però tempo. Per ora sono molto competitivi con i pari età e questo va già bene.

Giada Capobianchi 2022
Giada Capobianchi, una delle azzurre dello sprint ad Anadia in un settore in pieno rinnovamento (foto Fci)
Giada Capobianchi 2022
Giada Capobianchi, una delle azzurre dello sprint ad Anadia in un settore in pieno rinnovamento (foto Fci)
A livello femminile come siamo messi?

Le ragazze impegnate ad Anadia si sono ben comportante, finendo non lontane dal podio considerando che Bertolini e Ratti sono primo anno junior. Il problema a livello femminile è il reclutamento, abbiamo numeri troppo ristretti e quindi partiamo con un maggiore handicap. Ma ci arriveremo anche lì…

Zanardi scaccia le difficoltà e punta tutto sull’estate

30.04.2022
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«Adesso sono un po’ in calo, ma tranquilli che ritorno presto». Nel mezzo della nostra chiacchierata – appena finito il prologo del Ceratizit Festival Elsy Jacobs in Lussemburgo – Silvia Zanardi lo dice convinta, ma con un sorriso un po’ più tirato del solito.

Già, perché la 22enne della BePink, dopo un buonissimo inizio di stagione alla Volta Valenciana in cui è stata sondata dalla Movistar per il 2023 e la vittoria nella prima tappa del Trofeo Ponente in Rosa, sta attraversando un periodo psicofisico opaco. Qualcosa di puramente fisiologico come capita a qualsiasi persona. Nonostante tutto ha cercato di mettersi in mostra, come alla Freccia Vallone dove è stata in fuga per tantissimi chilometri. Però quando sei campionessa europea U23 in carica hai sia tante responsabilità in più, sia tanti occhi addosso che vogliono vederti sempre là davanti. E quando non ci sei e sparisci un po’ dai radar, ecco che possono iniziare a rincorrersi voci e difficoltà.

Al Trofeo Ponente in Rosa Zanardi ha conquistato una tappa e il secondo posto nella generale (foto Ossola)
Al Trofeo Ponente in Rosa Zanardi ha conquistato una tappa e il secondo posto nella generale (foto Ossola)

Per Zanardi, considerato il suo potenziale e i suoi successi internazionali anche su pista, probabilmente questo è il primo vero momento critico della carriera. Quello che, anche se non ce lo direbbe mai (o forse lo ha fatto?), sta patendo più del previsto. Abbiamo provato con lei ad approfondire questa situazione.

Silvia, come va innanzitutto?

Bene, ma non benissimo (risponde subito sorridendo, ndr). Sto uscendo da questo periodo di crisi. Testa e fisico devono sempre andare d’accordo, però ultimamente non mi sentivo bene soprattutto fisicamente. Avevo influenza e mal di gola, sintomi simili al Covid ma non lo era. Stiamo facendo accertamenti.

Un motivo c’era quindi?

Sì, però a me non piace parlare di queste cose, ormai lo sapete anche voi. Non mi piace perché poi viene interpretata come una giustificazione e io non voglio che si pensi che io attinga a delle scuse se non faccio bene. Sono cose che capitano e che devo saper gestire. Mi sento di dire che nessuna di noi può essere sempre al 100 per cento, che si può anche non stare bene per un motivo o l’altro. Anch’io so che non è un buon momento, ma che può succedere.

Come hai vissuto questo momento?

Quando vedi che non fai risultato, vai giù di morale e iniziano i pensieri. Sono due cose collegate fra loro. Vi confesso che non volevo fare nemmeno le interviste, ma come ho detto prima, non voglio giustificazioni o sottrarmi a certi impegni. Sono ancora giovane e sto imparando che questa situazione mi servirà per il futuro, fa parte del processo di crescita. Ora ci do troppo peso, domani gliene darò il giusto o di meno. L’importante è lavorare per superare questi periodi e state tranquilli che tornerò.

In tutto questo potrebbe aver inciso il fatto che la Movistar a febbraio ti abbia contattata?

Prima di tutto mi ha fatto molto piacere che mi abbiano cercato. Non credo però che mi abbia distratta questa cosa, anzi mi avrebbe stimolata ad andare ancora meglio.

E se dovessero rifarsi vivi a fine stagione?

Ne parlerò con Walter (Zini, il team manager della BePink, ndr), se ne occupa lui, anche perché nel frattempo si sono fatte avanti anche altre formazioni WorldTour. In ogni caso ci penserò quando sarà il momento, ora sono concentrata sulle prossime gare.

Parliamone, quale sarà il tuo calendario?

Ora sto correndo in Lussemburgo, finirò domani. Poi faremo il Bretagne Ladies Tour Ceratizit dal 4 al 7 maggio. Dovrei correre ancora in Francia e poi in Germania il Lotto Thuringen Ladies Tour (dal 24 al 29 maggio, ndr), ma vedremo perché in mezzo potrei correre su pista la Nations Cup in Canada dal 12 al 15 maggio. Mi piacerebbe farla, però solo se gli impegni saranno compatibili fra loro.

E il Giro d’Italia Donne?

Sarò al via, ma abbiamo in programma di fare solo le prime cinque tappe. Poi andrò in Portogallo per gli europei U23. Al Giro l’intenzione è quella di cercare il colpo di pedale giusto e magari fare risultato.

Quali obiettivi ti sei prefissata per il resto della stagione?

Ne ho diversi. In gara vorrei fare bene con la mia squadra. Poi agli europei su strada e su pista, magari guadagnandomi una chiamata per i mondiali su pista. A livello personale vorrei crescere fisicamente e mentalmente. Vorrei essere più costante e trovare un miglior equilibrio. Certe cose non le devo prendere troppo sul personale. So che devo tenere duro nei momenti di crisi e vorrei avere più convinzione nei miei mezzi.

Dove e quando ritroveremo la migliore Zanardi?

Spero molto presto, ma se devo dire un appuntamento, allora dico ad Anadia in Portogallo per gli europei U23 (la gara femminile è in programma il 10 luglio, ndr). Sono certa che là sarò in forma.