Bianchi, a un passo da Aigle, poi la chiamata di Quaranta

27.05.2022
5 min
Salva

Dalla nostra intervista con Ivan Quaranta, da quest’anno collaboratore tecnico del cittì Marco Villa per il settore velocità, è emerso come la Federazione stia iniziando a lavorare per far emergere anche queste discipline, finora un po’ trascurate. Uno dei ragazzi simbolo del movimento della velocità su pista è Matteo Bianchi, che aveva già le valigie pronte per andare al centro UCI di Aigle. Invece, con il progressivo aumento dell’interesse nel suo settore è rimasto, per lavorare fianco a fianco con Ivan Quaranta.

Intercettiamo Matteo appena rientrato da un allenamento, il gruppo velocità si trova in Germania, alle porte di Berlino per un weekend di gare. Matteo e compagni hanno appena concluso un lungo viaggio ed hanno fatto un’oretta per “sciogliere” le gambe.

Ai mondiali juniores del 2019, per Bianchi arriva il bronzo nel chilometro da fermo
Ai mondiali juniores del 2019, per Bianchi arriva il bronzo nel chilometro da fermo
Allora Matteo, mentalmente eri già a Aigle?

Praticamente. In Svizzera c’è il centro federale dove vengono accolti atleti da tutto il mondo, soprattutto di Nazioni minori. Non che l’Italia lo sia, ma nella disciplina della velocità il movimento scarseggiava, così per crescere e maturare ero pronto a partire con zaino e bici in spalla.

Cosa avresti fatto al centro UCI?

Per far fruttare al meglio il lavoro ed avere dei risultati il tempo da dedicare all’attività è molto, sarei rimasto lì dai sei mesi all’anno. Il centro mette a disposizione tutto quel che serve per allenarsi: pista, ovviamente, tecnici e palestre. Questo “erasmus” mi avrebbe permesso di avere stimoli diversi, confrontarmi con altri atleti e di crescere e maturare più velocemente. 

Sei giovane, del 2001, sarebbe stata anche un’esperienza di vita…

Sicuramente, a questa età prendere una decisione del genere sarebbe stato importante. Tuttavia non ci avrei pensato due volte, se si ha un obiettivo bisogna fare di tutto per raggiungerlo.

Il keirin è la seconda disciplina portata avanti da Matteo Bianchi
Il keirin è la seconda disciplina portata avanti da Matteo Bianchi
Invece è partito il gruppo della Nazionale, contento?

Sì, perché vuol dire che qualcosa si è mosso ed è importante. A livello di preparazione o di motivazioni andare in Svizzera non mi avrebbe frenato, come imparo qui avrei imparato anche lì. Sono uno che si adatta a quel che gli dicono di fare. Le esperienze alla fine le fai anche qui, vai in trasferta, impari a gestirti…

E’ un progetto appena partito, come sta andando?

Siamo da poco in movimento ma siamo motivati, con Quaranta lavoriamo bene, Villa rimane un punto di riferimento ma Ivan (Quaranta, ndr) sta facendo molto. Stiamo creando un bel gruppo, io sono il più grande, è un bel passo in avanti per tutti, anche perché riusciremo a fare tante gare e questo ci permetterà di maturare molto.

Per te che sei stato un po’ l’apripista tra gli atleti deve essere una bella soddisfazione…

Quella che la Federazione ci ha dato è una bella possibilità, fino a qualche anno fa non c’era questo movimento, ora grazie a Quaranta e Villa inizia ad esserci interesse verso la pista. Avere concorrenza tra atleti della stessa nazionale ed allenarsi tutti i giorni con un gruppo è molto accattivante ed è uno stimolo a lavorare ancora di più. Poi da poco si è unito anche qualche ragazzo dalla BMX, è un bel binomio quello che si sta venendo a creare.

Matteo e compagni negli allenamenti settimanali alternano pista e strada
Matteo e compagni negli allenamenti settimanali alternano pista e strada
I successi e le vittorie ottenute sono state uno stimolo nel far crescere il settore della pista in Italia?

Tutto quello che di positivo è arrivato ha contribuito a far sempre meglio, si pensi all’oro di Viviani a Rio e a quello del quartetto a Tokyo. Anno dopo anno si è cercato di ampliare il settore e migliorare tutte le discipline, ora è giunto il momento della velocità.

Hai accennato alle gare, quanto è importante confrontarsi con il resto del mondo?

Fa capire che c’è ancora tanto da fare e bisogna lavorare, ma direi che sicuramente è uno stimolo in più. Arrivare a competere con le Nazioni più attrezzate, come Francia, Germania, Inghilterra ce ne vuole.

Come lavori con Quaranta e tutto il gruppo?

Abbiamo due giorni a settimana dedicati all’attività su pista vera e propria e come tutti ci alleniamo a Montichiari. Poi a questo si unisce una buona parte di allenamenti si strada dove si allenano le partenze da fermo, volate, volate agili, la forza, la frequenza a la resistenza alla velocità. Un ruolo importante, di supporto e preparazione, lo giocano anche la mia squadra la Campana Imballaggi Geotex con Alessandro Coden ed il gruppo dell’esercito .

A che età arriva la maturazione in queste discipline?

Beh io ho visto che dalla categoria juniores a quella under 23 o elite cambia tutto: fisico, rapporti, e modo di correre. Quando cambi categoria e vedi quanto sono maturi gli altri atleti e che modo di correre hanno, via via più affinato. Secondo me intorno ai 25 anni hai il momento un po’ più prestante ma poi si rimane competitivi fino ai 30, anche di più.

Al momento, in partenza Bianchi usa il 63×13-14. I big spingono anche il 70
Al momento, in partenza Bianchi usa il 63×13-14. I big spingono anche il 70
Questo a testimoniare che sei, siete ancora molto giovani…

Sì, non ci facciamo prendere dalla fretta, il tempo è dalla nostra parte

I prossimi impegni quali saranno? 

Ne avremo ancora molti, il più importante sarà il campionato europeo U23. E’ un primo step per capire come siamo messi e che livello avremo raggiunto dopo quasi un anno di lavoro.