Domenica i corridori, ieri i tecnici e così anche il cittì Marco Villa è finalmente tornato a casa dagli europei in Bulgaria e ha chiuso la stagione. Quanto a lungo non si sa. Diciamo che le ultime settimane del commissario tecnico piacentino non sono state delle più rilassanti, a capo di una stagione che dalla ripresa ha messo in fila una serie di difficoltà tecniche oggettive. Ad esempio le poche corse di atleti come Lamon che al dunque si sono ritrovati con meno gambe di quel che speravano.
Eppure, partiti per gli europei senza tre titolari del quartetto, gli azzurri sono tornati con cinque medaglie. Nessun oro, purtroppo. Ma tre argenti: Donegà nella corsa a punti, quartetto e inseguimento individuale con Milan. E due bronzi: Lamon e Moro nella madison e Milan nel chilometro.
Qualcosa di positivo insomma c’è stato…
C’è la nota positiva di Milan (nella foto di apertura durante la gara del chilometro da fermo, ndr) e del quartetto arrivato davanti senza tre titolari. Vuol dire che la scuola c’è e funziona. Invece c’è stata qualche prestazione sotto tono. Non per puntare ancora il dito su Lamon, ma domenica nella madison siamo stati a lungo in testa a pari punti, poi le gambe non ci hanno sorretto e abbiamo difeso a malapena il bronzo.
Fra le note positive mettiamo anche Donegà?
Certo, con riserva. L’ho sempre schierato nella corsa a punti, da junior e U23. Ma spreca troppo. Non puoi fare un attacco a giro e poi trovarti a corto di energie quando devi fare i punti che servono. Va a sfinimento, un po’ perché è giovane, un po’ perché è impulsivo e un po’ perché è… testone. E poi continua a scattare dalla testa del gruppo. Ciò detto, questa gara gli piace e possiamo lavorarci.
Ti ha meravigliato la medaglia di Milan nel chilometro?
Ne abbiamo già parlato a Montichiari. Milan è più veloce di Ganna, ad oggi forse è meno cronoman. Ma quanto a brillantezza ne ha da vendere.
Il fatto che nell’inseguimento abbia fatto 4’06” mentre Pippo vinse il primo oro a 4’16” dice che potenzialmente Milan vale di più?
No, significa che il livello della specialità si è innalzato e adesso per andare in finale serve fare 4’06”. E per vincere c’è da abbattere ormai il muro dei 4’ che Pippo ha già fiutato. Ora Johnny fa gli stessi lavori di Ganna, che nel 2016 non servivano perché si facevano altri tempi. Ma questo non toglie che Milan sia una bella sorpresa. L’anno scorso è entrato ai mondiali in un quartetto che ha fatto 3’46” e certi numeri non vengono per un colpo di fortuna.
Cittì, perché 4’06” in semifinale e 4’08” in finale?
Avevo paura che le quattro ore di recupero non bastassero e così è stato. Oliveira aveva già perso finali contro Pippo e il tedesco, sa come si fa: Johnny è voluto partire a tutta, voleva stravincere, ma in quel recupero faticoso si è visto che l’altro ha fatto la Vuelta e ha un’altra solidità.
Avete cambiato rapporto in finale?
No, non ho voluto appesantirlo. Ma è stato bravo. Poteva andare alla deriva, invece negli ultimi due giri ha riguadagnato qualcosa.
Gli assenti si sono fatti sentire?
Abbiamo un gruppo whatsapp, hanno sempre scritto, anche durante la gara.
Si tiene da sempre il Garmin sotto la sella?
A differenza delle gare su strada, in pista non puoi tenerlo sul manubrio. E allora lo mettiamo sotto la sella per registrare i dati della prestazione.
E adesso, cittì, vai in vacanza?
L’idea era quella. Però mi ha già scritto Consonni, che ha finito le ferie e vorrebbe ripartire. Magari però una settimana me la faccio.
Anche Viviani ha voglia di ripartire.
Mi pare che abbiamo parlato a lungo anche di questo. Elia è venuto dopo il Giro e si è scampato il contagio… Andare a Livigno invece di venire in pista è stato certamente un punto del rendimento opaco di quest’anno. Ma il fatto è che questi lavori che ha sempre fatto e sono stati la sua forza deve farli con costanza. Invece ultimamente li ha saltati troppo spesso. E badate bene, non parlo solo dei benefici in pista. Elia è vincente in strada solo quando si allena in quel modo. E lui lo sa…