Rachele Barbieri è stata la punta per la Liv Racing Xstra per gli arrivi in volata al Giro e al Tour. Nonostante fosse davvero a tutta e piena di impegni tra strada e pista, è riuscita comunque a portare in alto il suo nome nelle classifiche di tappa. Così ci ha raccontato il suo modo di vivere queste importanti corse a tappe e l’importanza e la fiducia della squadra, dei direttoti sportivi e del pubblico..
Quando è stata presa la decisione della doppietta Giro-Tour ?
Sarò onesta: non era nei miei programmi. Prima di partire per il Giro, la Giorgia (Bronzini, direttore sportivo, ndr) mi ha chiamata e mi ha detto che la loro idea era quella di farmi correre anche al Tour. Mi vedevano in una buona condizione e con il fatto che la prima tappa era a Parigi, un arrivo al 99 per cento in volata, riconosceva in me il fatto che al momento ero la velocista più forte. «Perché – mi ha detto – non provare tutto alla prima tappa?».
Come ti sei sentita ?
Allora, ho pensato che forse fosse un po’ troppo. Sono passata da due anni di sola pista e gare open in Italia a fare Giro e Tour insieme a distanza di una settimana l’uno dall’altro ed ero un po’ spaventata onestamente. Poi ho detto: «Vabbè, dai, proviamoci, non ho nulla da perdere».
Il primo Giro d’Italia…
Sono andata molto bene a mio avviso, sono super felice e orgogliosa di quello che ho fatto. Ho lavorato tanto per arrivare lì al meglio delle mie condizioni. Era il primo Giro, non sapevo cosa aspettarmi, avevo paura di uscire fuori tempo massimo nelle tappe non adatte alle mie caratteristiche, quelle un po’ più dure, di salita. In realtà ho corso molto bene, cercando di rimanere davanti e dare un aiuto a tutta la squadra.
E anche il primo Tour de France…
Sono partita per il Tour più rilassata, non avevo pressioni su me stessa e sapevo solo che non avevo nulla da perdere, era una nuova esperienza. Uscivo da un bel Giro e quindi ero già soddisfatta. In realtà probabilmente non sapevo realmente cosa stessi andando a fare finché non sono arrivata a Parigi. L’atmosfera, la gente… è stato tutto incredibile. Pensavamo ci fossero così tanti tifosi solo per la prima tappa che era in concomitanza con l’arrivo degli uomini a Parigi, ma in realtà è stato così per tutto il Tour, lungo tutto il percorso, lungo le salite, anche se eri l’ultima, ti incitavano tantissimo ed è stato un qualcosa mai provato prima. Penso inoltre di aver fatto un bel Tour, anche se purtroppo non è arrivato il podio. Ma ci sono sempre arrivata vicina negli arrivi in volata e sono davvero contenta come lo è anche la squadra.
Giro e Tour, quali le differenze principali?
Il Giro comprendeva un bell’itinerario, soprattutto partendo dalla Sardegna e le ultime tappe sono state abbastanza impegnative. Il Tour è stato faticoso dal primo all’ultimo chilometro. Anche nelle tappe di pianura si andava sempre al massimo e in quelle più lunghe, con una media così elevata, era anche difficile da tenere da un punto di vista mentale almeno per quanto mi riguarda, dal momento che non sono abituata a fare allenamenti o gare di così tanti chilometri.
Altre differenze?
Al Tour siamo partite tutte più competitive, più con il fuoco acceso. Il livello penso fosse da mondiale, tutte le squadre erano sempre a tutta, con tanti tentativi di fughe e attacchi. Sono una che si destreggia molto bene in gruppo, ma in quel caso era davvero difficile per il ritmo alto. Forse anche per il fatto che per tanti giorni la maglia gialla è rimasta in ballo per pochi secondi e si cercava sempre di andare forte e di attaccare la maglia, rendendo il tutto più competitivo.
Per sei giorni l’ha avuta la Vos…
Marianne è arrivata lì con una condizione incredibile e nessuna meglio di lei meritava di indossare la maglia gialla per così tanti giorni. Penso che lei sia una leggenda del nostro sport. Al Giro dopo qualche tappa la classifica era praticamente già chiusa, mentre al Tour non è stato così e ha reso il tutto anche più competitivo tra noi.
In Italia c’erano così tanti tifosi come in Francia ?
Anche al Giro ci sono state diverse tappe con tante persone. Sono partita molto più carica dal momento che era la prima volta e avrei trovato mia madre, mio padre e il mio ragazzo che mi hanno seguita per quasi tutte le tappe. Avevo tanti amici a vedermi nelle tappe più vicine. Però il Tour mi ha fatto provare delle emozioni mai provate prima da un punto di vista sportivo.
Il clima all’interno del team, com’era?
Sono arrivata direttamente dal Giro e le ragazze mi hanno dato tantissima grinta e fiducia e per questo le ho ringraziate tanto. Siamo tutte molto giovani e abbiamo molto da imparare, soprattutto per quanto riguarda le tempistiche per creare un perfetto treno per l’arrivo in volata. Sono sempre state vicino a me. Nella tappa più lunga, dove siamo cadute quasi tutte, nonostante si siano fatte abbastanza male, vederle negli ultimi chilometri che sgomitavano per portarmi davanti è stato davvero bello e gliene sono grata. Negli ultimi metri rimango un po’ sola ed è difficile anche a livello mentale. Vedersi arrivare agli ultimi metri una squadra quasi al completo come quella della Trek destabilizza un po’, ma penso che possiamo essere tanto professionali quanto competitive in gara.
Non è arrivato il podio…
Nonostante non lo ritenessi nemmeno possibile da avvicinare prima di partire per questo Tour, a volte mi rendo conto di essere anche stata un po’ sfortunata. Ma parlare a posteriori a cose già fatte è sempre semplice. I miei direttori sportivi mi hanno dato tanta fiducia. Avevo in programma di abbandonare per le ultime tre tappe, poi abbiamo deciso insieme di rimanere una tappa in più (Rachele si è ritirata dopo la sesta tappa di Rosheim, chiusa in 8ª posizione, ndr). Ho pensato: «Ho ballato sin qua, perché non ballare fino alla fine ?». Era una tappa un po’ vallonata e non pensavo fosse tanto dura, poi in realtà è stata abbastanza difficile. La UAE e la Valcar hanno chiuso il gruppo e non sono riuscita ad uscire nella volata finale, ma sono comunque contenta.
Pensi di aver fatto qualche errore che avresti potuto evitare?
Nella prima tappa (chiusa da Rachele in 4ª posizione, ndr) ne ho fatto uno davvero grande. Ero a ruota della Wiebes e davanti a lei c’era il gruppo della Jumbo Visma per la Vos. Pensavo che il treno si spostasse a sinistra, invece si è spostato a destra. Ho trovato spazio alla mia destra e mi sono spostata, quando sarei dovuta rimanere a ruota della Wiebes. Sono attimi e decidi sul momento e come mi dice sempre Giorgia, bisogna seguire sempre il proprio istinto. In quel caso credevo che fosse giusto fare così.
E al Giro ?
Nell’ultima volata dove ho fatto seconda dietro Chiara Consonni sono partita un po’ lunga, ma senza squadra nel finale non è semplice. E se non fossi partita in quel momento magari non sarei riuscita nemmeno a fare seconda.
La prossima stagione rifaresti entrambe le corse a tappe?
Assolutamente sì, ma se non avessi avuto gli impegni della pista mi sarebbe piaciuto concludere il Tour, mi è dispiaciuto lasciarlo a due tappe dalla fine nonostante fossero durissime, anche se sicuramente guardarle dalla televisione è stato forse più bello (ride, ndr). E’ un po’ stancante questo periodo, però nonostante stia bene, quando tiro così tanto la corda ho sempre paura di arrivare al limite e mi dispiacerebbe perché ho l’opportunità di fare gli europei su strada. Sarebbe il primo campionato europeo elite e per me, che sono stata per un bel po’ di tempo fuori dal giro della strada, sicuramente è molto bello. Se non fossi stata impegnata in quelli della pista, sicuramente avrei preferito godermi un po’ più di giorni di relax, magari al mare, per poi arrivare all’appuntamento elite con le batterie cariche al massimo. Ho un bellissimo rapporto di collaborazione con Marco Villa che mi è venuto incontro capendo le mie esigenze per recuperare e fare i giusti lavori, in questo periodo molto pieno dove bisogna calcolare tutto al millimetro.
I tuoi genitori e il tuo ragazzo…
Mi sono venuti a vedere alla prima tappa del Tour ed è stato molto bello vederli lì, inoltre si sono presentati con una maglia con la mia foto (sorride, ndr) ed è sempre motivante averli li vicino. E’ un po’ una forza in più e giorno dopo giorno mi danno tanto. In particolare mio padre che mi segue quasi ovunque. Loro mi hanno sempre aiutata e risollevata nei momenti più difficili.