Bruttomesso, prima l’esperienza (e la maturità), poi i pro’

04.05.2022
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Pochi mesi da under 23 e Alberto Bruttomesso ha già messo nel sacco quattro vittorie. Di questi tempi quindi, viene da chiedersi se per lui siano già suonate le campane del professionismo. Fa gola uno junior promettente, figuriamoci un U23 vincente. Per di più di primo anno.

Pochi giorni fa Luciano Rui manager della  Zalf Desiree Fior ci aveva detto: «Presto qualcuno verrà a chiamarlo». Ma aveva anche aggiunto che i suoi atleti almeno due anni, ma anche tre, restano in questa categoria perché è un passaggio dal quale non si può prescindere.

Parliamo di questo, e non solo, direttamente con Bruttomesso che, ricordiamo, è vicino alla “scuderia” dei Carera e le possibilità di passare pertanto non gli mancheranno.

Alberto Bruttomesso, classe 2003, è sempre stato un corridore molto veloce (foto Instagram)
Alberto Bruttomesso, classe 2003, è sempre stato un corridore molto veloce (foto Instagram)
Alberto, prima di tutto complimenti per il tuo inizio: ti aspettavi di andare subito così bene?

No, sinceramente non me lo aspettavo. Sapete, tutto nuovo: avversari, categoria, allenamenti, corse…

Sono già arrivate le sirene dei pro’? Ti hanno cercato?

Per ora no. Voglio fare esperienza. Stare tra gli under 23 è molto importante e io un paio di anni almeno vorrei farli. E poi vediamo. Anche perché poi non è scontato passare. Non è detto che dopo tre o quattro anni si passi.

E se ti venissero a cercare coglieresti l’occasione? Per esempio chi è intorno a te ti dice di approfittarne oppure di stare tranquillo, tanto sei forte, e passerai?

Non ho avuto modo ancora di parlare con nessuno di questo argomento. Vivo in un ambiente tranquillo, non ho pressioni varie. Io sono contento, mi godo il momento e non ho obiettivi specifici da qui al breve, se non la maturità. Intento pensiamo a fare, e bene, quella. Anche per questo motivo non credo proprio di essere al Giro d’Italia U23.

Cosa studi?

Elettronica. Ho buoni voti.

In famiglia ti hanno detto: «Okay la bici, ma prima la scuola». Oppure ti hanno lasciato più libero, se così si può dire?

Me lo hanno detto in famiglia, ma me lo sono detto anche da solo. Prima la scuola, poi dopo la maturità mi dedicherò al 100 per cento alla bici. Comunque sto anche valutando l’idea di fare l’università.

Alberto Bruttomesso durante l’inverno ha lavorato molto per spingere i rapporti più lunghi (foto Scanferla)
Alberto Bruttomesso durante l’inverno ha lavorato molto per spingere i rapporti più lunghi (foto Scanferla)
Proprio perché hai la maturità e a breve presumibilmente staccherai un po’, con la squadra avete deciso di partire forte?

In realtà è il contrario, proprio perché ho la scuola mi sono allenato meno. Gianni Faresin, ci dà i programmi, e per noi quattro di primo anno ha fatto delle tabelle specifiche per chi va a scuola. Di fatto io mi alleno solo il pomeriggio. Solo una volta a settimana riesco ad arrivare a 3 ore e 45′, altrimenti ne faccio due o tre.

E allora come mai, secondo te, sei partito subito così bene?

Non saprei! Io mi sono fidato di Gianni, che è un ottimo diesse, e i risultati gli danno ragione.

Ma anche con i rapporti ti sei trovato subito bene: ti allenavi con rapporti appunto più lunghi del 52×14 da juniores?

No, no… 52×14, ma quest’inverno abbiamo fatto dei lavori per inserirli gradualmente fino a spingere il 53×11 in volata.

Col tuo fisico potente ci vai a nozze insomma…

In effetti mi piacciono. Già lo scorso anno con il 52×14 preferivo gli arrivi che tiravano un po’, adesso con questo rapportone mi sento a mio agio anche in pianura.

Lavoro di squadra: due (o più) anni in questa categoria servono anche per imparare certi aspetti
Lavoro di squadra: due (o più) anni in questa categoria servono anche per imparare certi aspetti
Esperienza: cosa significa concretamente quando si dice che un ragazzo ne debba fare? Cosa noti di diverso fra te e i tuoi compagni di terzo o quarto anno?

Che hanno più esperienza! Conoscono le gare soprattutto. Per esempio alla Firenze-Empoli, che io non avevo mai fatto chiaramente, mi dicevano: attento qui che la strada si stringe, di qua può partire la fuga… mi danno consigli.

E questo vale anche per il fuori corsa? Per la vita del corridore, i viaggi…

In ambito italiano, i miei viaggi e le mie trasferte le ho fatte. Per esempio, qualche settimana fa siamo andati a Roma per il Liberazione e lo conoscevo per averlo fatto da junior. Di trasferte in aereo, per adesso, ho fatto solo quella per i mondiali dello scorso anno.

E secondo te sono aspetti marginali nella maturazione a 360° del corridore, oppure sono importanti?

Non saprei. In teoria servono. Di certo le esperienze all’estero ti servono per capire realmente qual è il tuo livello nei confronti di altri avversari.

Zambanini, primi passi da grande… tra i grandi

02.02.2022
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E poi, ad un certo punto della propria vita, capita di ritrovarsi su un aereo al fianco del vincitore della Roubaix e di esserci seduto come collega e non come occasionale compagno di viaggio. E’ quel che è successo ad Edoardo Zambanini quando stava andando in Spagna per il primo ritiro da professionista nella Bahrain-Victorious.

Zambanini: scuola Zalf Euromobil Desirée Fior, da dove sono arrivati tanti campioni, l’ultima vittoria tra gli U23 giusto lo scorso settembre e poi il grande salto. Un salto iniziato esattamente un anno prima, quando da primo anno conquistò la maglia bianca di miglior giovane al Giro U23.

Ed è lì che è cambiato tutto. Anche perché allo scorso “Giro baby” le cose non sono andate come ci si aspettava. Un avvicinamento un po’ sfortunato e non perfetto nella gestione dell’altura, non ha fatto rendere Edoardo e alcuni suoi compagni come volevano. E la riprova è che la vera condizione è arrivata solo d’estate… e forse anche un po’ dopo.

Edoardo Zambanini, Zalf Desiree Fior, Giro d'Italia Under 23, 2020
Edoardo Zambanini ha conquistato la maglia bianca al Giro d’Italia Under 23 del 2020
Edoardo Zambanini, Zalf Desiree Fior, Giro d'Italia Under 23, 2020
Edoardo Zambanini ha conquistato la maglia bianca al Giro d’Italia Under 23 del 2020
Edoardo, come sei arrivato alla Bahrain-Victorious?

Dopo il Giro 2020 sono iniziati i primi contatti con i procuratori, i Carera, una figura che fino ad allora non conoscevo. Da lì piano piano ho conosciuto questo team, ho fatto dei test… ed eccomi qui. 

Come te lo aspettavi questo passaggio?

Non mi aspettavo di trovare un ambiente così grande. Grande in tutto: staff, mezzi, corridori… c’è sempre qualcuno che ti segue, che ti supporta… Durante lo stacco non mi rendevo effettivamente conto che ero un professionista, anche se me lo dicevano, non realizzavo in pieno. Poi al primo ritiro sono rimasto colpito appunto dalla grandezza di questo ambiente. Fanno di tutto per metterti il meglio a disposizione e farti crescere.

Con chi hai legato di più in questi primi assaggi di Bahrain-Victorious?

Quando sono arrivato avevo davvero paura di come mi sarei relazionato con gli altri, invece devo dire che tutti sono molto semplici, umili, alla mano… pertanto non ho incontrato nessuna difficoltà. Anche con l’inglese è andata bene. A scuola mi sono sempre impegnato ed è servito a qualcosa! Però si può sempre migliorare. In più ho avuto la fortuna di condividere la camera con Matej Mohoric. Lui era nel mio gruppo. Matej è ragazzo davvero tranquillo, disponibile e già esperto.

In Spagna i primi allenamenti da professionista (foto Instagram – Charly Lopez)
In Spagna i primi allenamenti da professionista (foto Instagram – Charly Lopez)
Eri nel gruppo degli scalatori quindi?

Diciamo di sì, c’erano anche Bilbao, Landa, Buitrago… Un po’ per il Covid, un po’ per non girare in tanti, ci avevano divisi in gruppi di 7-8 corridori.

A livello di allenamenti cosa è cambiato, rispetto allo scorso inverno?

I chilometri un po’ sono aumentati e poi alterno, ancora, la palestra con la bici, cosa che prima non facevo. In generale è aumentato il volume di lavoro e anche l’intensità. 

E noti già dei miglioramenti?

Per ora tengo bene questi carichi, poi vediamo come andranno le prime gare. Io sono seguito da Paolo Artuso.

E a proposito di gare, a quando il tuo debutto?

Ancora non è stato ufficializzato, ma credo a metà febbraio. Ho un bel calendario davanti a me e c’è una gara che mi piacerebbe tanto fare: il Tour of the Alps (18-22 aprile, ndr). E’ la corsa di casa.

Il trentino, classe 2001, lo scorso settembre ha vinto la Coppa Ciuffenna a Loro Ciuffenna, in Toscana (foto Instagram)
Il trentino, classe 2001, lo scorso settembre ha vinto la Coppa Ciuffenna a Loro Ciuffenna, in Toscana (foto Instagram)
Tu di dove sei?

Di Riva del Garda, Trentino. Conosco quelle strade. Sto proprio sul Lago e il clima è buono. Il lago mitiga molto e infatti parecchie squadre vengono ad allenarsi da quelle parti. Mi hanno detto che il Tour of the Alps è una gara organizzata molto bene. Lo scorso anno ero fuori a correre e l’ultima tappa, che andava verso Tenno, la salita che in pratica faccio tutti i giorni, me la sono dovuta vedere in televisione. Ma quando potevo andavo sempre a vederlo. Uscivo un’ora prima da scuola e scappavo a bordo strada.

Prima hai detto che tutti sono stati gentili con te, ti hanno trattato alla pari. Magari anche loro avranno pensato: se questo ragazzo è qui è perché è un corridore vero e in qualche modo è scattato il rispetto. Hai mai pensato a questo ragionamento al contrario?

Eh, bella domanda… Una cosa è certa, non mi hanno accolto come il giovane da mettere in mezzo con le battute. Per esempio, con Sonny Colbrelli ho fatto il viaggio aereo da Bergamo a Valencia. Subito, e con estrema naturalezza, abbiamo parlato di tutto. Mi ha spiegato cosa avrei trovato in ritiro, come funzionavano le cose in squadra, delle sue gare dell’anno scorso.

E facevi più domande tu o lui?

Io, io!

E cosa gli chiedevi? 

Mi ha raccontato dell’Europeo, che è stata una corsa davvero dura. Molto nervosa, tiratissima. E mi ha parlato della Roubaix. Mi ha portato “più dentro” nella descrizione di come è andata. Però io già sapevo molto perché lo avevo seguito bene dalla tv e avevo letto tutte le sue interviste.

Bruttomesso, secondo ritiro alle spalle. Fra poco si comincia

28.01.2022
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Il suo biglietto da visita non poteva passare inosservato e gli è valso il passaggio nella Zalf Desiree Fior. L’anno scorso da junior di secondo anno, Alberto Bruttomesso ha conquistato nove successi personali (tra cui il campionato regionale veneto in linea e una semitappa al Lunigiana) e due cronosquadre con la sua Borgo Molino Rinascita Ormelle (prima frazione al Giro del Friuli Venezia Giulia e il campionato italiano di specialità). Non solo, le sue prestazioni gli hanno fatto guadagnare anche la convocazione in nazionale ai mondiali di Leuven

«Quando è arrivata la chiamata della Zalf – ci confida al telefono il vicentino (in apertura nella foto Scanferla) – non ci ho pensato due volte. E’ una squadra attrezzata, storica e anche comoda per me. Mio padre quando correva tra i dilettanti negli anni ’90 la vedeva già come il top per la categoria».

I ritiri sono serviti a Bruttomesso per conoscere i compagni e fare bei blocchi di lavoro (foto Scanferla)
I ritiri sono serviti a Bruttomesso per conoscere i compagni e fare bei blocchi di lavoro (foto Scanferla)

Da qualche settimana il classe 2003 vicentino di Valdagno – paese in cui è nato, vive e studia elettronica all’Istituto tecnico Marzotto-Luzzattiha ufficialmente iniziato la prima stagione da U23 con i due ritiri a Castelfranco Veneto (sede della Zalf). Uno prima di Natale, il secondo finito il 23 gennaio. Lui è un ragazzo pragmatico e guarda già avanti, tra esordio con la nuova maglia e maturità.

Alberto come sta andando questo inverno?

Molto bene. Ho staccato col mondo junior, sono già concentrato sulla nuova categoria. Ho fatto la prima parte alternando bici e palestra. Da circa due settimane sto uscendo solo in bici. I due ritiri sono andati bene, utili soprattutto per conoscere meglio i compagni più grandi. Siamo in 6/7 che abbiamo un trascorso nel Borgo Molino, come Stefano Cavalli con cui ho corso negli ultimi due anni.

Come ti stai organizzando tra scuola e allenamenti?

Ho buoni voti e mi gestisco bene. Durante la settimana, avendo lezione, esco da solo e faccio tra le due e le tre ore. I miei professori sanno dei miei impegni e mi supportano. Ho una carta-atleta da utilizzare per eventuali agevolazioni come le assenze. Ma sia in passato che finora non ho mai sforato le ore massime consentite. Nel weekend invece mi faccio accompagnare dai miei fino a Schio e da lì parto insieme ad altri 4/5 compagni e facciamo quattro o quattro ore e mezza. Diciamo che rispetto all’anno scorso sento la differenza degli allenamenti.

In azione al Gp DMT-Casteldario dello scorso anno, in cui ha vinto 9 corse (foto Scanferla)
In azione al Gp DMT-Casteldario dello scorso anno, in cui ha vinto 9 corse (foto Scanferla)
Il primo anno da U23 solitamente è diviso in due. Fino alla maturità e dopo.

Sarà così anche per me. Gianni Faresin ha previsto tabelle specifiche di allenamenti e gare per noi che andiamo ancora a scuola. D’altronde loro vogliono che prima pensiamo ad andare bene lì, poi dopo gli esami mi concentrerò solo sulla bici.

Il tuo debutto quando è previsto?

Potrebbe essere la San Geo del 26 febbraio, mi piacerebbe correrla, ma non è ancora certo nulla. In alternativa correrei la settimana dopo. Comunque ci saranno tante corse da fare nei primi mesi.

Lo scorso anno al GP Rinascita, Bruttomesso assieme al “gemello” Ursella, andato alla Dsm Development
Lo scorso anno al GP Rinascita, con Ursella, andato alla Dsm Development
Alcuni junior, tra cui Pinarello, sono passati professionisti. Sei pentito della tua scelta?

No, minimamente. Per me è stata la decisione migliore, considerando l’impegno della scuola. Poi ognuno fa la propria scelta. Alessandro va forte ed è andato in una squadra che ha tenuto conto della sua età così potrà seguire il suo percorso di crescita. Mi sento di dire però che di Evenepoel ce n’è uno e talvolta può essere un rischio fare il salto che ha fatto lui.

Alberto, a questo punto cosa ti aspetti dal 2022?

Non ho pressioni da parte della squadra. Voglio aiutare i miei compagni. Personalmente non ho particolari aspettative, non ho fretta. Sono un velocista che tiene bene nelle brevi salite e vorrei sviluppare meglio le mie caratteristiche. So che sentirò la differenza nelle gare, ma al momento la preparazione c’è, è buona e mi sento pronto.

Caro Rui, che cosa pensi della parabola di Lonardi?

27.01.2022
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L’ultimo anno da under 23, Giovanni Lonardi lo ha corso alla Zalf Fior. Per questo quando l’altro giorno fra i tanti messaggi ricevuti dopo la vittoria di Valencia ha visto atterrare quello… di “Ciano” Rui che bonariamente lo prendeva un po’ in giro, la sua risposta è stata piena di gratitudine per i bei tempi passati. Il veronese arrivava alla Zalf dopo tre stagioni alla General Store in cui aveva tirato insieme 8 vittorie. Nella squadra di Castelfranco in quel solo 2018 ne centrò 11, fra cui una tappa al Giro d’Italia.

«Ha vinto tante corse – ricorda Rui – fisicamente era pronto per passare. Forse non aveva fatto il salto mentale necessario, ma ci si aspetta che gli investimenti su un atleta vengano fatti a lungo termine e che gli si lasci il tempo per salire quel gradino. Cambiare squadra gli ha fatto bene, ha trovato nuovi stimoli. E quando parti con la vittoria, le cose vanno certamente meglio».

Luciano Rui è stato professionista ed è il riferimento storico nella Zalf di Castelfranco (foto Scanferla)
Luciano Rui è stato professionista ed è il riferimento storico nella Zalf di Castelfranco (foto Scanferla)

Bisogno di sinergie

Rui sa stare al mondo. Ricorda gli anni in cui andava a firmare i contratti con Reverberi direttamente a casa sua. E sa anche che puntare il dito non sarebbe una scelta lungimirante, ma non rinuncia a dire la sua.

«Non si tratta di dire di chi sia la colpa – sorride – semplicemente però si può far notare che negli anni precedenti la squadra e l’atleta non hanno lavorato nella stessa direzione. Con noi Giovanni stava bene, ci siamo lasciato in ottimi rapporti. Pensavo che avrebbe vinto subito perché aveva un bel potenziale, ma la considerazione è sempre la stessa. Per fare l’Università bisogna essere passati per il liceo. E questa fase di formazione ha bisogno dei suoi tempi. Per questo credo che servirebbero sinergie fra atleti, procuratori e squadre. Prima i ragazzi si affidavano al tecnico, adesso le valutazioni sono diverse. Non so se fosse meglio prima».

«Oggi si guardano solo quelli che vincono – riprende – e si perdono gli altri. Uno come Vendrame alla fine è arrivato a dimostrare quanto vale. Prima quasi non lo si conosceva, ma lui si è messo d’impegno e si è costruito. L’altro giorno si è allenato con noi, dimostrando ai ragazzi che in Spagna sarà sicuramente più caldo, ma si può lavorare bene anche facendo avanti e indietro da Asiago. I piedi per terra sono la miglior ricetta».

Un passo per volta

Si guardano quelli che vincono e si punta a farglielo fare anche da professionisti, alzando l’asticella e proponendo esperienze al limite del controproducente.

«Portare Lonardi di primo anno al Giro d’Italia – rimarca Rui – secondo me è stato un errore. Non serve a nulla ritrovarsi ancora ragazzino in mezzo a tutti quei marpioni, non ti fa crescere. Non serve neanche dirgli che tornerà a casa dopo un tot di tappe, perché i corridori non ci stanno mai a mollare. Un ragazzino lo convinci fin troppo facilmente a fare quello che vuoi. Tu lo segui ogni giorno e gli dai 700 euro al mese, poi arriva chi gliene dà 30 mila all’anno, lo lascia da solo e lui automaticamente accetta. E a noi non pagano nemmeno i punti. Giusto ieri ne ho versati per 26 mila dei ragazzi che abbiamo preso.

Nel 2019 viene fatto debuttare al Giro d’Italia, centra un 8° e un 9° posto e si ritira alla 13ª tappa
Nel 2019 viene fatto debuttare al Giro d’Italia, centra un 8° e un 9° posto e si ritira alla 13ª tappa

«Sono sempre gli stessi argomenti – annota Rui – ma non si parla per non subire danni. Vogliono essere tutti come Evenepoel e per diventarlo vanno a correre all’estero o dove trovano l’offerta migliore. Noi abbiamo i nostri 17 corridori con 5 di primo anno, fra cui Bonetto e Bruttomesso: faranno bene. Ma tornando a Lonardi, sono certo che verrà fuori. Non gli conviene pensare al Giro d’Italia, dove prevale il tatticismo. Gli consiglierei di ricavarsi una dimensione nelle corse alla sua portata. Partire forte gli servirà magari a trovare il posto in squadra per la Tirreno, va bene che si conquisti i riflettori un passetto per volta».

Simone Raccani: «La Zalf un sogno, ora voglio riconfermarmi»

16.12.2021
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Con il 2020 da buttare a causa del covid, così lo aveva definito lui, Simone Raccani (al centro nella foto di apertura) ha sfruttato la stagione appena conclusa per mettere fieno in cascina. Il suo primo anno alla Zalf Euromobil Desirée Fior gli ha portato subito un successo prestigioso come quello di Capodarco ed era uscito in crescita dal Giro d’Italia under 23. Lo aveva dimostrato subito conquistando il gradino più basso del podio al Giro del Medio Brenta a metà luglio. Simone è nato a Thiene e da buon veneto preferisce i fatti alle parole, che come si dice: se le porta via il vento.

«Sono un ragazzo piuttosto introverso – ci dice Simone Raccani – inizialmente faccio fatica a legare con le persone.  Appena si entra in confidenza però non ho problemi a parlare e confrontarmi con nessuno».

Il 16 agosto Simone Raccani ha vinto il Gp Capodarco imponendosi in uno sprint a due contro Andrea Piccolo della Viris Vigevano
Il 16 agosto Simone Raccani ha vinto il Gp Capodarco
Dopo Capodarco che stagione è stata?

Positiva, ho ottenuto dei buoni piazzamenti nei primi dieci in tutte le gare disputate. Ho cavalcato il picco di forma che è arrivato dopo il Giro d’Italia under 23 al quale non ero arrivato in ottima condizione.

Come mai?

E’ stata una questione dovuta anche al cambio di squadra. Non sono uno molto espansivo e questo inconsciamente mi frena. Al Giro sono andato bene nel complesso, mi sono messo in mostra ma non ho mai avuto la gamba per lasciare il segno.

Come giudichi il tuo primo anno in Zalf?

Sono contento, intanto, di essere arrivato qui. E’ una squadra che ammiravo molto fin da bambino, nelle mie zone se corri nei dilettanti è normale sognare questa maglia. Vivo molto alla giornata, corsa dopo corsa, non mi piace fare programmi a lungo termine.

Simone Raccani al Giro U23 non è riuscito a cogliere la vittoria ma ha gettato le basi per una seconda parte di stagione importante
Al Giro U23, nella Fanano-Sestola, mettendo chilometri ed esperienza nelle gambe
Sei passato dalla Beltrami alla Zalf, perché?

Il covid ha complicato tutto, la squadra era lontana da casa, facevo fatica a sentirmi parte di un gruppo. Mentre con la Zalf siamo tutti vicini e ci alleniamo spesso insieme. Noi ragazzi della zona vicino a Marostica siamo 6-7 in totale.

Introverso ma tieni molto al gruppo…

Mi piace sentirmi parte di un qualcosa di grande, far parte di un meccanismo che funziona. Poi in gruppo gli allenamenti passano più velocemente e ci si conosce meglio tra compagni. Ci si sprona a vicenda ed aumenta anche la motivazione e riesci a dare il 100 per cento. In una squadra è fondamentale conoscersi per dedicarsi con tutte le proprie forze ad un unico obiettivo.

Hai già avuto modo di incontrarli in vista della prossima stagione?

Abbiamo fatto una riunione nei giorni scorsi, invece le prime pedalate insieme le faremo al ritiro all’hotel Fior.

Ad inizio luglio Simone Raccani è arrivato terzo al Giro del Medio Brenta dietro a Merchant Didier e Mulubrhan Henok (foto Scanferla)
Ad inizio luglio Simone Raccani è arrivato terzo al Giro del Medio Brenta (foto Scanferla)

Imparare dai più esperti

La Zalf è una squadra che tiene molto alla propria identità di gruppo. Questo lo dimostra con la grande qualità dei corridori che corrono nelle sue fila. Allo stesso tempo credono nella maturazione dei ragazzi, sono quattro i corridori elite che correranno la prossima stagione.

Gianni Faresin ci aveva spiegato l’importanza che hanno per loro i corridori più esperti, le sue parole sono state supportate anche da quelle di Zurlo. Ma per fare una prova occorrono tre indizi e Simone Raccani è la persona giusta cui chiedere.

Quanto sono importanti per un corridore giovane i consigli dei più esperti in gruppo?

Molto, sembra una banalità ma non è così. Non abbiamo le radioline in corsa ed avere un compagno che prende le redini della gara e ci dice come muoverci ci aiuta. Un esempio è proprio la mia vittoria a Capodarco.

Raccontaci.

Prima della gara ho parlato con Edoardo Faresin e mi ha spiegato il percorso dicendomi quando mi sarei dovuto portare davanti. Il finale era particolare, con il rettilineo in leggera salita. Così lui mi ha detto quando sarebbe stato meglio partire con la volata, in questo modo ho vinto agilmente lo sprint.

In allenamento come vi aiutano?

Guidano loro il gruppetto, conoscono meglio le strade e sanno che giri fare. I consigli più utili sono sull’alimentazione, cosa che poi si riflette anche in gara, ci ricordano di mangiare o impariamo da loro a fare le giuste dosi per le borracce.

Zalf e Work Service, facciamo il punto con il diesse Contessa

15.12.2021
5 min
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Ilario Contessa ha appena concluso due anni alla Zalf Euromobil Désirée Fior (foto Scanferla in apertura). Due stagioni ricche di risultati e vittorie di spessore. L’obbiettivo raggiunto più importante rimane quello di aver portato la formazione veneta tra le continental. Un bilancio positivo che tuttavia non gli ha garantito la conferma.

Per il 2022 Contessa ha deciso di tornare nella formazione dove è cresciuto come direttore sportivo, la Work Service Vitalcare Videa. Un ritorno che non sa di ripiego, la volontà di ripartire insieme è nata infatti dall’amicizia che Contessa ha con il patron della squadra Massimo Levorato. Ripercorriamo insieme al diesse questi due anni e facciamo un punto sulle aspettative per la prossima stagione. 

Contessa è stato direttore sportivo alla Zalf nelle stagioni 2019 e 2020 (foto Instagram)
Contessa è stato direttore sportivo alla Zalf nelle stagioni 2019 e 2020 (foto Instagram)
Che bilancio fai di questi due anni in Zalf?

Ho fatto due anni direi positivissimi. Nel 2020 nonostante la stagione anomala a causa della pandemia siamo riusciti a portare la squadra tra le continental e con Luca Colnaghi abbiamo portato la maglia rosa in squadra, che in 40 anni non era mai stata vestita in Zalf. Anche le vittorie non sono mancate abbiamo fatto il primato per quell’anno. Il 2021 è andato ancora meglio, abbiamo vinto 30 corse, anche di valore come il GP di Capodarco con Simone Raccani oppure il campionato italiano con Gabriele Benedetti. Sono soddisfatto per quanto riguarda la mia gestione. 

Ci sono grosse differenze tra Zalf e Work Service?

La Zalf è un’icona. Far vestire la sua maglia ai corridori è più facile rispetto ad altre realtà. Quella maglia pesa. La Work Service invece è una società che sta crescendo, è stata leader tra gli juniores ai tempi di Simone Bevilacqua, Moreno Marchetti e ancora prima con Simone Velasco e Lorenzo Fortunato. Adesso la formazione si sta approcciando alla categoria superiore e in questi casi ci vuole tempo per eccellere. Bisogna fare un lavoro dalla base e crescere.

Zalf e Work Service, entrambe le squadre nel 2022 faranno parte del degli UCI Continental Team
Zalf e Work Service, entrambe le squadre nel 2022 faranno parte del degli UCI Continental Team
Hai trovato una causa dietro alla tua mancata conferma?

Non si sa il perché. Non so se c’entri qualcuno in particolare o se ci siano altre cause. Io da persona matura ho accettato. Di certo questa chiusura non era nella mia testa. Avendola portata tra le continental e avendo raggiunto certi risultati, non era nelle mie intenzioni cambiare. Ma si riparte. Dopo poco si è ripresentata l’opportunità della Work e l’ho colta al balzo.

Cosa c’è dietro al tuo ritorno in Work Service?

Dietro al mio ritorno c’è una persona, Massimo Levorato. Anche se sono andato via, ci siamo sempre sentiti in virtù dell’amicizia che ci lega. Appena ha visto come stavano andando le cose con Zalf mi ha chiesto se avessi voluto riprendere in mano il team e lavorare con lui. 

Se dovessi fare un bilancio della stagione 2021 della Work Service e della gestione Conte, come la giudicheresti?

La loro è stata una buona stagione come calendario, corse e visibilità. Forse gli sono mancati un po’ i risultati, potevano raccogliere di più. Ma tutto sommato è stata una buona stagione. 

Massimo Levorato è il patron della Work Service
Massimo Levorato è il patron della Work Service
Il Contessa che torna è diverso da quello che è andato via?

Sono sicuramente diverso. Uno, perché ho un bagaglio di esperienza maggiore. Due, perché aver visto la gestione Zalf mi ha fatto crescere. Sono state molte le situazioni che ho affrontato nel bene e nel male… e me le porto dietro. 

Che aspettative hai per la stagione 2022?

Io dico sempre che essendo un direttore sportivo vincente, a me piace vincere. Sarebbe ideale portare a casa qualche successo. Partendo dal facile al difficile, dal piccolo al grande e poi vedremo. Le aspettative si possono sempre alzare così come porsi obbiettivi sempre più ambiziosi. 

La vostra squadra collabora con il ProTeam Androni Giocattoli-Sidermec (ora Drone Hopper)?

Sì, Massimo Levorato lavora anche con Androni Giocattoli. Con loro qualche cantiere aperto c’è per qualche ragazzo che passa di qua e viceversa. L’obiettivo è sempre il professionismo quindi ci auspichiamo possano passare più atleti. È un ottimo trampolino di lancio che abbiamo in casa.

Avete giovani interessanti in squadra?

Sì, lo juniores marchigiano Riccardo Ricci, Riccardo Carretta che viene da due anni al Cycling Team Friuli, un’ottima scuola. Infine Lorenzo Ginestra, dall’Aran Cucine Vejus. Lui lo devo ancora scoprire, ma ha fatto qualche prestazione degna di nota. 

Davide Rebellin ha subito un brutto infortunio a tibia e perone in seguito ad una caduta
Davide Rebellin ha subito un brutto infortunio a tibia e perone in seguito ad una caduta
Per quanto riguarda gli elite invece?

Su di loro la squadra punta molto perché vogliamo fare un calendario di alto livello. C’è il ritorno di Riccardo Lucca, che era con me tre anni fa tra gli U23. E c’è Davide Plebani, che è nel progetto pista e vuole rilanciarsi anche su strada. 

Quando si parla di Work Service, non può mancare la domanda su Davide Rebellin. Hai già iniziato a lavorare con lui?

Lo sto seguendo da vicino, come tutti sanno è meno giovane di me – ride Contessa – Ci stiamo vedendo spesso. Sta recuperando dall’infortunio alla gamba. L’unica incognita sarà la data del rientro perché deve ancora finire la riabilitazione. Atleti come lui andrebbero clonati. Davide rimane un esempio per tutti. 

Moscon e Velasco: dalla Zalf all’Astana, ce li racconta Rui

29.11.2021
4 min
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Simone Velasco e Gianni Moscon (in apertura, foto Scanferla) si rincontreranno all’Astana nella prossima stagione. I due avevano già corso insieme alla Zalf Euromobil Desirée Fior. Da allora hanno fatto tanta strada e percorso tanti chilometri in gruppo sempre fianco a fianco ma con maglie di colore diverso. Luciano Rui era, ai tempi come ora, il direttore sportivo della Zalf ed ha visto i due ragazzi crescere. Abbiamo così chiesto a chi li ha lanciati nel mondo del professionismo cosa potranno fare una volta ricongiunti nella nuova squadra.

“Ciano” Rui storico diesse della Zalf ha guidato Velasco e Moscon nel 2014 e 2015 (foto Scanferla)
“Ciano” Rui diesse della Zalf ha guidato Velasco e Moscon nel 2014 e 2015 (foto Scanferla)

Tanto amici quanto diversi

«Gianni e Simone – esordisce Luciano, detto “Ciano”, Rui – sono due caratteri completamente differenti. Il primo è timido e serio, un vero montanaro amante della natura e silenzioso. Simone, invece, è il classico uomo di mare: ha un carattere acceso è un vero guascone». Che poi prosegue: «Hanno corso con me (alla Zalf, ndr) per due anni, nelle stagioni 2014 e 2015. Poi Simone è passato professionista con la Bardiani mentre Gianni con la Sky».

Come erano arrivati alla Zalf?

Velasco è arrivato da noi con l’etichetta di ragazzo prodigio e pieno di belle speranze. Mentre Moscon arrivava da una squadra più piccola e si era messo meno in mostra. La sua è stata una crescita più graduale.

Che primo ricordo ha di loro?

Era il primo anno da under 23 e correvamo a Vittorio Veneto. Diluviava, veniva giù davvero forte. Gianni e Simone sono spuntati da soli sul rettilineo d’arrivo e con un gesto molto bello Velasco ha lasciato la vittoria al compagno.

Perché?

Simone quell’anno aveva già vinto mentre quella a Vittorio Veneto è stata la prima vittoria nella categoria per Gianni. Che quella stagione vinse un’altra corsa mica da ridere: il Piccolo Lombardia.

Il secondo successo per Gianni Moscon al suo primo anno da Under 23 è stato al Piccolo Lombardia (foto Scanferla)
Nel 2014 Moscon vinse anche il Piccolo Lombardia (foto Scanferla)
Magari Moscon quest’anno ricambierà il gesto.

I due sono due corridori intelligenti e guardano l’interesse della squadra prima del loro…

E l’anno successivo?

Hanno corso meno insieme, anche perché hanno fatto un calendario differente. Gianni ha corso il Giro delle Fiandre U23 dove ha fatto secondo e il mondiale di Richmond dove è arrivato quarto (dove fece secondo Consonni alle spalle di Ledanois). Velasco ha corso di più in “casa”, ha vinto Coppa della Pace e Ruota d’Oro. Si è piazzato secondo a Poggiana e a Capodarco.

I due quindi anche se diversi vanno d’accordo…

Velasco ha un carattere molto inclusivo, soprattutto quando era più giovane. Sa essere amichevole anche ma rispettando il carattere degli altri, quando erano con me alla Zalf sono sempre andati d’accordo grazie a questa dote di Simone.

L’anno delle risposte

«Arrivano da due squadre diverse – dice Rui – e da anni vissuti in maniera opposta. Moscon viene da una squadra fatta di corridori con la “c” maiuscola ed è riuscito comunque a mettersi in mostra. Simone è alla sua prima esperienza in una squadra World Tour dovrà prendere le misure ed imparare a correre sotto i riflettori. E’ l’anno della raccolta per Gianni e della pesca a strascico per Simone, bisogna raccogliere i frutti del lavoro fatto fin’ora».

Simone Velasco, Coppa Cicogna 2015(Foto Scanferla)
Simone Velasco, Coppa Cicogna 2015(Foto Scanferla)
Simone Velasco, Coppa Cicogna 2015(Foto Scanferla)
Simone Velasco, Coppa Cicogna 2015(Foto Scanferla)
Caratteri tanto diversi che li hanno portati nella stessa squadra, scelta giusta?

Penso che l’Astana sia la squadra adatta alle caratteristiche di entrambi. Velasco è un corridore che può andare a caccia di tappe nei grandi Giri e di qualche semi-classica. Gianni sarà il protagonista nelle classiche senza ombra di dubbio e senza il timore di ricevere i classici “ordini di scuderia”.

Moscon ha il carattere da leader?

Già quando correva con noi aveva il carattere giusto, silenzioso ma deciso. Quando prendeva una scelta la portava fino in fondo.

Velasco?

Per lui mi aspetto un anno di transizione dal punto di vista del carattere, correre in gruppo con la stessa casacca di Nibali è oro colato per lui. Sicuramente darà una mano a Vincenzo Nibali nelle corse a tappe ma è un corridore che il “giorno libero” lo sa cogliere.

Che sensazione prova nel rivederli insieme?

Sono contento, vuol dire che come squadra qualcosa di giusto lo facciamo – ci dice ridendo – abbiamo creato dei grandi uomini e corridori che sono il patrimonio del ciclismo italiano.

Elite, mentori e chiocce dei giovani, ne parliamo con Zurlo

05.11.2021
4 min
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In un ciclismo in cui si passa professionisti sempre più giovani c’è una categoria di corridori di cui ci stiamo dimenticando: gli elite. Nella categoria under 23 l’età media si abbassa sempre più così abbiamo voluto capire quanto conta avere in squadra un corridore con esperienza. Nel corso della stagione uno degli elite che si è messo maggiormente in mostra è stato Matteo Zurlo, della Zalf Euromobil Desiré Fior.

Il ragazzo veneto ha ottenuto numerose vittorie: ben cinque tra cui la classifica generale del Giro del Veneto. Abbiamo voluto così chiedere a Matteo quali sono state le differenze maggiori che ha riscontrato in questa stagione. Soprattutto per quanto riguarda il suo ruolo con i compagni e com’è cambiato lo stesso all’interno della squadra. Faresin ha speso belle parole per i suoi elite dicendo che non vuole rinunciare a loro. Cerchiamo di capire perché.

Verza Zurlo 2021
Riccardo Verza, con alla sua destra Matteo Zurlo, sono i più esperti del gruppo Zalf
Verza Zurlo 2021
Riccardo Verza, con alla sua destra Matteo Zurlo, sono i più esperti del gruppo Zalf
Matteo, quanto conta creare un gruppo coeso?

Per ottenere i risultati di quest’anno è fondamentale. Bisogna remare tutti nella stessa direzione per far andare avanti la barca. Ho chiuso il mio quarto anno in Zalf e l’anno prossimo potrei essere ancora qui, conosco tutto di questa squadra.

Da dove si parte?

Banalmente dai vari ritiri invernali, dove passiamo i primi momenti insieme e si inizia a creare il gruppo. I giovani che arrivano qui da noi sono di un certo livello, la Zalf non prende gente qualunque, come testimoniano i 14 corridori diversi che hanno ottenuto almeno una vittoria quest’anno.

Zurlo ha corso molte gare con i professionisti, da quest’anno infatti la Zalf è diventata continental
Zurlo ha corso molto anche con i professionisti, la Zalf è continental
Da più esperto, come ti rapporti con i più piccoli?

Il mio ruolo viene fuori in corsa, avendo fatto qualche gara in più mi faccio sentire su come muoversi in gruppo. Gli dico quando stare a ruota o quando andare in fuga. Faresin crede molto in noi e ci chiede di passare la mentalità Zalf anche ai nuovi arrivati.

Ovvero?

Non si gareggia guardando il proprio interesse ma a quello del team. Tutti hanno la possibilità di ben figurare durante la stagione, se ti metti a disposizione dei compagni loro faranno lo stesso per te.

Non si corre il rischio di avere troppi galli nel pollaio?

Qui entra in gioco il ruolo del diesse, deve essere bravo a mantenere l’equilibrio. Poi quando dimostri quel che dici con i risultati è più facile lavorare anche per noi atleti.

Ti alleni spesso con loro?

Abbiamo una casetta a Castelfranco Veneto e noi della zona. Cattelan, Faresin, Tolio, Menegale, Raccani ed io ci siamo allenati spesso insieme. Ci diamo motivazione a vicenda, penso che per i ragazzi nuovi avere qualcuno di esperto che si alleni al loro fianco sia importante. Il salto tra junior ed under 23 si fa sentire, cambia il modo di allenarsi e la frequenza con cui lo fai, inizi a vedere l’obiettivo più vicino.

Intendi quello di passare pro’?

Sì, nella categoria under 23 abbiamo tutti lo stesso sogno.

Benedetti festeggiato dai compagni della Zalf Eurombil Desirée Fior
Benedetti festeggiato dai compagni della Zalf Eurombil Desirée Fior
Non c’è il rischio di aiutare troppo un compagno e di rimanere indietro?

Avere un capitano predefinito è un’arma a doppio taglio in questa categoria. Correre sempre per un capitano non ti permette di maturare appieno e di scoprire i tuoi limiti e le tue potenzialità. Noi giovani dobbiamo essere lasciati liberi, soprattutto in questa categoria.

Non ti preoccupa che alcuni tuoi compagni siano passati e tu no?

Sono sereno, è ovvio che il mio obiettivo è diventare professionista, ma ci credo ancora e non smetto di lavorare. Qualche contatto ce l’ho per il prossimo anno, ma so anche che in casa Zalf le porte per me sono aperte. Una cosa è certa, non smetterò di pedalare.

Manlio Moro, la pista nel Dna e una freccia in più per Villa

02.11.2021
5 min
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A fare 4’10”509 nell’inseguimento individuale ci riescono in pochi al mondo. Farlo a 19 anni è qualità per pochissimi. Di sicuro lo è per Manlio Moro. Il friulano di Azzano Decimo, Pordenone, ai recenti mondiali su pista di Roubaix ha stupito tutti. Anche se stesso.

«In effetti non mi aspettavo di andare così forte – racconta Moro – A Roubaix mi aspettavo di migliorare il mio tempo, ma se penso che ad inizio anno avevo fatto 4’18”… Se avessi corso contro me stesso mi sarei ripreso… e anche staccato! E poi nella seconda metà della stagione mi ero anche rotto il polso. Ero caduto nella tappa dello sterrato all’Adriatica-Ionica. Credevo fosse tutto perduto, invece se guardo il lato positivo mi sono riposato. Diciamo così…».

Manlio Moro e Marco Villa durante una fase dei recenti mondiali di Roubaix
Manlio Moro e Marco Villa durante una fase dei recenti mondiali di Roubaix

La pista nel Dna

Manlio è un vero appassionato della pista. Lui ha iniziato a correre seguendo le orme di papà Claudio, un amatore ma con la bici nel sangue. Le prime gare le ha fatte da G4 e la pista di Pordenone è diventata presto il suo parco giochi. D’altra arte non può essere che così per chi da bambino ammirava le imprese di Wiggins sul parquet. 

«Fino agli allievi ci ho girato sempre. Da juniores di primo anno non ci sono più andato. Poi alla Borgo Molino, al secondo anno, con il diesse Cristian Pavanello abbiamo detto: proviamo a fare l’inseguimento individuale. C’erano gli italiani e ci siamo andati. Da quel momento la fiamma è tornata forte. Ho visto che andavo anche bene, che ero arrivato in nazionale ed eccomi qui».

Pensate che rischio se Pavanello e la sua squadra non lo avessero rimesso in pista. Pensate che talento che avremmo perso. E sì perché un ragazzo del genere è un’altra freccia pregiata nell’arco di Marco Villa.

E’ quella competizione interna che aiuta nella crescita del movimento e che porta altri talenti. Si innesca un circolo virtuoso.

Il ritorno in pista al secondo anno da juniores: subito tricolore nella sua Pordenone (foto Instagram)
Il ritorno in pista al secondo anno da juniores: subito tricolore nella sua Pordenone (foto Instagram)

Un posto da titolare

E Moro in quel quartetto ci vuol stare. Ci punta.

«Certo che sogno un posto da titolare! E’ un mio obiettivo di sicuro. So che ci devo lavorare, fare altre gare e crescere ancora. Per ora con i ragazzi ho girato in allenamento. Mi aiutano ad inserirmi. Ganna mi dà parecchi consigli, ma anche Milan e lo stesso Consonni e Viviani. Sono migliorato nei cambi, nella fluidità dei gesti. Riesco a spingere rapporti più duri. Ma più giri e più migliori, anche nella tecnica».

«La mia posizione preferita? Behn, quando sono con gli under 23 il quarto. Faccio il Ganna! Ma se un giorno dovessi far parte del quartetto titolare credo che sarebbe difficile togliere quel posto a Pippo. E allora dico il terzo, anche se c’è Milan, perché Jonathan è anche molto veloce, più veloce di me e sa fare bene la partenza. Lui la soffre meno, è più esplosivo».

Massima concentrazione prima di scendere in pista e dare tutto in poco più di 4′: l’essenza dell’inseguimento
Massima concentrazione prima di scendere in pista e dare tutto in poco più di 4′: l’essenza dell’inseguimento

“Ladro” appassionato

E allora con Moro facciamo una sorta di gioco e gli diciamo di “rubare” una caratteristica ad ognuno dei ragazzi del mitico quartetto di Tokyo.

«A Pippo ruberei le gambe nei tre giri finali. A Milan la determinazione e la voglia di crescere. A Lamon l’esplosività e a Consonni la grinta. Simone ha una testa… dove non arriva con le gambe ci arriva con la grinta».

Non è mai banale Moro nelle sue risposte. Non è un super chiacchierone, ma argomenta bene ciò che dice. Merito della passione.

«Non saprei dire cosa mi passa per la testa quando sono in pista e spingo a tutta. Il bello per me è che sei tu da solo contro il tempo e quindi contro te stesso. Fare il quartetto per me è un sogno. Ho un debole per questa specialità. Mi piace così tanto che mi sembra di non fare fatica, anche se poi se ne fa tanta».

L’assolo alla Coppa Città di Bozzolo
L’assolo alla Coppa Città di Bozzolo

Sull’asfalto con la Zalf

Manlio è alto 190 cm per 78 chili. Il suo profilo ricorda quello di Milan. Anche lui molto alto, anche lui giovanissimo e anche lui friulano. Due veri gioielli della nostra nazionale. Le Olimpiadi già ce le ha in testa e per certi aspetti parla già da veterano. E’ un ragazzo serio. Pensate che ha fatto una scuola professionale nella quale si è specializzato nella lavorazione del legno.

Per quanto riguarda la strada, Manlio corre nella Zalf. Quest’anno ha anche vinto una corsa, la Coppa Città di Bozzolo.

«Sono consapevole che la strada è un’opportunità in più – conclude Moro – la pista aiuta la strada e la strada aiuta la pista, le cose che alleni da una parte ti servono dall’altra. Il mio obiettivo è provare a passare professionista su strada, anche se per adesso non ho avuto offerte. Ma io farò del mio meglio per riuscirci».