Le regole di Barredo per il ciclismo che cambia

09.11.2022
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«Mio papà era muratore. E quando cominciava a costruire una casa – dice Barredo ricorrendo a una metafora – partiva da terra e gradualmente arrivava al tetto. Con i corridori è lo stesso. Bisogna cercare di garantire lo sviluppo fisico e anche psicologico, per arrivare alla maturità giusta e passare professionisti. Ognuno ha il suo tempo. Ma il ciclismo è cambiato tanto. Quando parlo con i ragazzi, faccio spesso i nomi di quelli che sono passati troppo presto e non sono andati lontano…».

Dopo aver smesso di correre, Carlos Barredo si è preso un anno sabbatico, si è iscritto all’Università di Madrid e si è laureato in Scienze Motorie. E dopo aver chiuso la fase di preparazione con un master all’Università di Bilbao su Leadership e Innovazione Sportiva, è diventato allenatore. Inizialmente con un suo centro, in cui seguiva juniores e dilettanti, finché nel 2017 lo hanno chiamato dalla Fundacion Contador ed è entrato a farne parte.

Dal 2017 Barredo è entrato nell’orbita della Fundacion Contador e poi della Eolo-Kometa
Dal 2017 Barredo è entrato nell’orbita della Fundacion Contador e poi della Eolo-Kometa

Lo stesso metodo

Oggi Carlos, asturiano 41enne di Oviedo, è il coordinatore dei preparatori della Eolo-Kometa, dopo aver lavorato con gli juniores e gli under 23.

«Vista la struttura che abbiamo creato – spiega nel suo ottimo italiano – ho avuto l’idea di mischiare tutto, per avere uno staff verticale sulle varie categorie, in modo da seguirli gradino dopo gradino. All’inizio, visto che il budget era limitato, facevo gran parte del lavoro, poi abbiamo iniziato a inserire personale e io sono diventato supervisore di tutti e allenatore di alcuni. La cosa importante è che usiamo tutti lo stesso metodo di lavoro».

Un punto di vista interessante, visto che si fatica a definire i confini della preparazione fra categorie giovanili e professionisti.

E’ difficile far capire ai più giovani che certi tempi sarebbe meglio rispettarli. Basta che accendi la tivù e vedi ragazzi di 19 anni che sono davanti e in certi casi dominano la corsa. E’ la vera battaglia che stiamo facendo. Prendiamo Piganzoli e Tercero, i due ragazzi che passeranno con la Eolo-Kometa nel 2023, dopo aver corso con la continental. Sicuramente potevano passare anche nel 2022 e magari sarebbero andati pure forte. Ma poi siamo certi che negli anni successivi avrebbero tenuto lo stesso rendimento? Avrebbero avuto la solidità che hanno sviluppato con un anno in più fra gli under 23? Io non credo…».

Piganzoli Maurienne 2022
Piganzoli (come lui Tercero) è il primo corridore nato nel vivaio della Fundacion Contador a passare nella Eolo-Kometa (Foto Zoe Soullard)
Piganzoli Maurienne 2022
Piganzoli è il primo corridore della Fundacion Contador a passare nella Eolo-Kometa (Foto Zoe Soullard)
Non tutti infatti si lasciano convincere, Oioli per esempio va alla Qhubeka…

Non ho capito perché, Oioli sembrava contento. Non so neanche se sperasse di passare direttamente e non avendo trovato strada libera, ha voluto cambiare. Abbiamo la stessa situazione con Marcel Camprubì, un ragazzo catalano di 21 anni, che andrà pure alla Q36.5. E’ difficile quando cresci un vivaio, che i talenti rimangano. Spesso lavori per gli altri…

Il ciclismo va veloce.

Cambia di anno in anno. Ora i professionisti vanno forte dalla partenza all’arrivo. Non si scherza più, è tutto controllato. I record vengono abbattuti. Ho visto i numeri di Landa e Hindley sul Santa Cristina al Giro 2022 ed erano più alti di quelli con cui si vinceva il Tour. Infatti al Tour è arrivato Vingegaard e ha fatto altri record. Ogni anno si va più forte, perché prima erano poche le squadre con una grande organizzazione, ora sono tutte livellate.

Come si fa se non hai alle spalle certe strutture?

Ho una massima, che ripeto spesso. Posso avere anche la migliore idea di allenamento, ma serve a poco se non conosco bene l’atleta. Devi conoscere le potenzialità di ognuno e lavorarci perché migliorino, ma senza portarli all’estremo. Non si deve avere la pretesa di arrivare a un livello che non è loro, forzando la mano, per inseguire chissà cosa. Noi possiamo fare delle belle corse e dietro c’è ogni giorno un grandissimo lavoro e un ambiente meno freddo che in altre squadre. Cerchiamo di parlare per avere tutto sotto controllo e capire su cosa intervenire.

Barredo si vede raramente alle corse, lavora spesso nei ritiri (foto Maurizio Borserini)
Barredo si vede raramente alle corse, lavora spesso nei ritiri (foto Maurizio Borserini)
Esci in bici con i tuoi atleti?

Tutto quello che ho pedalato mi basta (Barredo è stato pro’ dal 2004 al 2012, ndr). La bici la uso quando sono a casa per sgombrarmi la testa. Ma quando si parla di lavoro, l’unico protagonista deve essere l’atleta. Noi che lavoriamo con loro, abbiamo già avuto la nostra parte di riflettori.

E’ cambiato anche il modo di allenarsi?

La differenza la vedi nella periodizzazione, nel senso che non è più possibile parlare di pre-stagione. La stagione inizia subito e in questa fase si lavora sul volume, poi ci si sposta verso la qualità. Ci sono corridori che per la loro esperienza fanno meno quantità e iniziano subito sulla brillantezza. Una cosa che cerchiamo di fare è farli lavorare in base a quello che troveranno in gara. E’ una cosa che si fa in tutti gli sport. Cerchiamo di contestualizzare l’allenamento in base al percorso di gara.

Diciamo due parole su Fortunato? Cambierà qualcosa nel 2023?

Si cambia sempre. Nel 2022 Lorenzo è stato più solido dell’anno prima. Ha rischiato di vincere la prima corsa alla Ruta del Sol ed è arrivato sesto al Giro dell’Emilia. Competitivo tutto l’anno. I dati evidenziano il passo avanti, per cui continueremo a fare lo stesso tipo di lavoro, togliendo semmai quello che abbiamo visto non gli ha dato grossi benefici.

Fortunato ha numeri da grande scalatore e capacità di soffrire, ma la crono è un punto molto debole
Fortunato ha numeri da grande scalatore e capacità di soffrire, ma la crono è un punto molto debole
Lo vedi davvero al livello della classifica del Giro?

Sicuramente è un corridore che può fare dei grandi risultati, ma anche se adesso qualcuno storcerà il naso, per fare classifica gli manca troppo la crono ed è qualcosa su cui deve lavorare. E poi deve essere più sveglio in corsa, ma per il resto ha capacità di sofferenza e numeri da grande scalatore. Peccato per le cadute, quest’anno è stato davvero sfortunato.

Solo sfortuna?

Gli ho raccontato di un giorno al Tour in cui caddi quattro volte nella stessa tappa. Sono cose che possono capitare ed era imprevedibile al Lombardia che la borraccia caduta a uno davanti attraversasse mezzo gruppo e finisse sotto le sue ruote…

Si lavora per il primo ritiro?

Esatto, dal 12 al 21 dicembre a Oliva, in Spagna. Il grosso del mio lavoro si svolge dietro le quinte, solo qualche volta mi vedete alle corse. Due anni fa feci tutto il Giro nell’ammiraglia che va davanti sul percorso, altrimenti è più facile trovarmi su qualche salita, facendo test coi ragazzi…