Simone Ravanelli e diventare pro’ nell’era del covid

22.12.2021
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Diventare professionisti è sempre un grande salto nel buio, ci si ritrova catapultati in un mondo nuovo. Modo di correre differente, compagni forti e gli avversari lo sono anche di più. Cambia il metodo di approccio alle gare ed agli allenamenti, aumentano le pressioni e le aspettative. Se a tutto questo si aggiunge una pandemia, ecco che il cammino si complica ancora di più.

E’ quello che è successo a Simone Ravanelli, corridore dell’Androni Sidermec che abbiamo incontrato a Benidorm, in ritiro la scorsa settimana. Parlando con Ellena è venuto fuori come stia crescendo bene e di come la squadra riponga molta fiducia sulle sue qualità per la prossima stagione.

Simone Ravanelli è di Almenno San Salvatore, in provincia di Bergamo, una delle province più colpite dalla pandemia
Simone Ravanelli è di Almenno San Salvatore, in provincia di Bergamo

Un ostacolo inaspettato

«All’inizio del 2020 ero partito bene – dice Ravanelli – con delle buone prestazioni alla Vuelta a San Juan, al Laigueglia e al Tour of Rwanda (dove aveva concluso quarto in classifica generale, ndr). Poi c’è stato lo stop improvviso per il Covid e la stagione è stata completamente da ricostruire. Facevo delle sessioni di allenamento sui rulli, ma non sapevamo neanche se e quando saremmo tornati a correre. Io sono di Almenno San Salvatore, in provincia di Bergamo, nel pieno della pandemia».

Quanto hai risentito mentalmente di quella situazione?

Abitando nella provincia italiana più colpita, direi che è stato davvero complicato. Nonostante nessuno dei miei parenti o conoscenti sia stato direttamente colpito dal virus, era difficile mantenere la concentrazione sulla bici. Il rimbombare delle sirene delle ambulanze era costante e ci accompagnava per tutto il giorno.

Hai detto che facevi sessioni di allenamento sui rulli, in che modo ti allenavi?

Non sapendo se e quando saremmo tornati a correre non ho fatto grandi lavori o allenamenti. Vedevo, tramite i vari social, che altri corridori facevano anche sessioni da 4 ore, ma non ne trovavo il senso. Pedalavo per un’ora al mattino ed una al pomeriggio, ma ho anche approfittato per staccare un po’.

Simone Ravanelli
Simone Ravanelli alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali del 2020, dove si è messo in luce con dei buoni piazzamenti
Simone Ravanelli
Simone Ravanelli alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali del 2020
Una volta risaliti in sella?

C’è stata tanta incertezza fino all’ultimo. A inizio maggio abbiamo ripreso gli allenamenti e ad agosto le corse. Ho disputato tante gare, quelle in Italia le ho fatte tutte, alla fine correvo ogni due giorni.

Essendo il tuo primo anno da pro’ quali sono state le tue difficoltà maggiori?

Sono state principalmente due. La prima che anche nelle gare minori avevamo una startlist di primo livello e questo ha contribuito ad alzare il livello delle corse. Basta guardare i partenti della Coppi e Bartali nel 2019 e nel 2020 e capisci subito… L’anno prima avevamo due o tre squadre WorldTour, quello dopo dieci.

Questo che conseguenze ha avuto?

Le medie orarie si sono impennate e di conseguenza anche il nervosismo in gruppo. Gare di minor rilievo si sono riempite di campioni ed è diventato più difficile mettersi in mostra. Questo è valso anche per il 2021.

La seconda difficoltà che dicevi?

Il calendario compresso. Ripartire e prendere il ritmo delle gare è stato complicato per tutti, pensate ad un neoprofessionista. Il Giro d’Italia è stato l’emblema di quel che sto dicendo. Non avevo mai fatto una corsa a tappe di tre settimane e farlo senza aver messo una base di preparazione adeguata non mi ha permesso di esprimermi al meglio.

Ai campionati italiani a cronometro del 2020 Simone Ravanelli ha conquistato l’ottava posizione
Ai campionati italiani a cronometro del 2020 ha conquistato l’ottava posizione
Il 2021 può essere considerato il tuo primo vero anno da pro’?

In un certo senso sì. Anche se abbiamo avuto dei problemi di organizzazione della stagione legati al fatto di essere stati inizialmente esclusi dal Giro d’Italia. Abbiamo iniziato a correre tardi, a marzo e la prima parte di stagione è andata un po’ così e così, senza trovare il colpo di pedale giusto.

La seconda parte?

Decisamente meglio! E voglio, anzi vogliamo, ripartire da lì. Mi sono messo in mostra in Francia al Tour Poitou, dove ho ottenuto un secondo posto nell’ultima tappa. Anche il Giro di Sicilia è andato molto bene, anche lì ho raccolto un secondo posto nella tappa conclusiva e la decima posizione nella classifica generale.

Sei passato professionista a 24 anni, una rarità ora come ora…

Ho fatto il mio percorso, senza fretta. Negli under 23 hai la possibilità di sbagliare, sono concessi degli errori, nei professionisti no. Se non fai bene per una o due stagioni rischi di finire la carriera alla mia età se non prima.

Simone Ravanelli in maglia Biesse Carrera sul podio del Giro dell’Appennino 2019 accanto a Masnada e Cattaneo, al tempo in Androni
Simone Ravanelli in maglia Biesse Carrera sul podio del Giro dell’Appennino 2019
E per la nuova stagione che programmi hai?

Domani (oggi per chi legge, ndr) torniamo a casa dal ritiro, continueremo a lavorare individualmente fino al 16 gennaio quando qualcuno di noi partirà per le prime corse. Mi fermerò solamente a Natale, Santo Stefano lo passo sui pedali…

Il tuo esordio quando sarà?

Il 26 gennaio e Maiorca. Ci saranno 5 gare tra il 26 e il 30, non prenderò parte a tutte, probabilmente a due o tre. Forse andremo giù qualche giorno prima per sfruttare il caldo e fare qualche allenamento tutti insieme.

Un desiderio per il prossimo anno?

Voglio continuare come ho concluso il 2021. Mi piacerebbe avere la certezza di correre il Giro d’Italia così da prepararlo bene insieme alla squadra (ma questo lo si scoprirà a gennaio quando verranno svelate le wild card, ndr).