Edoardo Faresin, fra la laurea e il futuro sui pedali

07.12.2021
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Edoardo Faresin si appresta ad iniziare la sesta stagione da dilettante e lo farà, ancora, con la maglia della Zalf. Il suo è un cognome pesante: suo papà, Gianni Faresin, è stato un corridore professionista e da quando ha smesso di correre è diventato diesse proprio alla Zalf.

Edoardo ha affiancato al suo percorso di corridore quello scolastico. Prima si è diplomato al Liceo Classico e poi, proprio due settimane fa, si è laureato in Ingegneria Biomedica. In un mondo dove si finisce il percorso scolastico al diploma per concentrarsi sul ciclismo, la scelta di Edoardo è singolare, ma coraggiosa. Le difficoltà sono state molte, così, concluso questo percorso, abbiamo voluto conoscere la persona oltre al ciclista.

Edoardo Faresin ha festeggiato la laurea due settimane fa a casa con amici e parenti
Edoardo Faresin ha festeggiato la laurea due settimane fa
Prima di tutto Edoardo complimenti per il traguardo raggiunto.

Grazie mille, è stato difficile ma davvero bello e soddisfacente.

Come mai hai deciso di portare avanti questo doppio impegno?

Sono sempre stato bravo a scuola, infatti dopo le medie mi sono iscritto al Liceo Classico. Dopo il diploma ho deciso di proseguire con gli studi, perché il ciclismo rimane il mio sogno, ma mi sono comunque voluto tenere una porta aperta.

Come mai Ingegneria Biomedica?

Dopo il classico ho deciso di passare a qualcosa di più “pratico”, rimanendo anche legato al mondo dello sport. Ingegneria biomedica mi permetterebbe di lavorare con le protesi e quindi di aiutare chi ha avuto delle difficoltà o dei gravi infortuni. Mi piace l’idea di essere utile e di mettermi a disposizione delle persone.

E’ raro vedere un ragazzo che corre negli under 23 che inizia un percorso universitario, quali sono stati i pro di questa tu decisione?

Devo dire che questo mio percorso mi ha aiutato nel ciclismo e viceversa. La bici ti insegna a fare fatica, a dare sempre il massimo. Quando sei lì con il mal di gambe devi essere forte di testa per non mollare. Questa forza mentale l’ho trasportata nello studio e mi ha permesso di continuare anche quando ero demotivato.

Quali sono stati i momenti difficili?

Il 2020 per me è stato complicato, sia sportivamente che dal punto di vista dell’università. Aver perso un anno di corse a causa della pandemia penso abbia compromesso le mie chance di diventare pro’.

Edoardo Faresin in questa stagione vuole giocarsi le sue ultime occasioni per passare pro’ (foto Scanferla)
Edoardo Faresin vuole giocarsi le sue ultime occasioni per passare pro’ (foto Scanferla)
Questo ha influito negativamente anche sui tuoi studi?

Sì, per studiare devi essere lucido di mente, io in quel periodo non lo ero così non sono riuscito a dare gli esami che avevo in programma.

Hai concluso il quinto anno da dilettante, lo studio pensi abbia rallentato la tua crescita da ciclista?

Andare all’università e andare in bici a livello agonistico sono due impegni tosti. Lo studio mentalmente ti porta via tante energie, l’università però ti insegna a gestire il tempo e questo mi ha permesso di continuare ad andare in bici a buoni livelli.

Come si svolgeva una tua giornata tipo?

La mattina allenamento ed il pomeriggio studio. In inverno è stato più facile organizzare le giornate perché non avendo gare c’era più tempo libero. In estate, invece, ho avuto più difficoltà anche per quanto riguarda l’organizzazione.

Spiegati meglio…

Mi mancava proprio il tempo per andare a fare gli esami. Più volte ho rinviato il tutto agli ultimi appelli disponibili, non una gran mossa, ma era l’unica alternativa.

Vincere una corsa e laurearti, quanto sono simili come emozioni?

Molto. Quando vinci una gara ti passano per la mente tutti i momenti che ti hanno portato fino a lì, come la mia ultima vittoria alla Coppa Collecchio (foto Scanferla in apertura). Quando due settimane fa sono stato proclamato dottore devo ammettere che l’emozione è stata forte

Edoardo Faresin con lo studio ha imparato ad essere razionale anche durante la gara (foto Scanferla)
Edoardo Faresin ha trasportato la metodicità dello studio nel ciclismo (foto Scanferla)
Progetti per il futuro?

Per ora mi fermo con gli studi, anche se manterrò la mente allenata. Voglio godermi la prima stagione in cui posso pensare solo alla bici, diventare un ciclista professionista è il mio sogno e voglio provarci fino all’ultimo.

Aver avuto un padre ex corridore ha influenzato la tua carriera?

Lui non voleva che corressi in bici, più che per una questione di nome per il discorso legato ai sacrifici. Sa quante rinunce bisogna fare per emergere in questo mondo…

Allora come mai hai iniziato a correre?

Mia mamma mi ha messo sulla bici quando avevo sei anni. Il motivo era legato al fatto che comunque il ciclismo ti insegna la disciplina e l’organizzazione oltre ad essere uno sport sano.

Un ricordo legato a tuo padre?

Sempre intorno ai 5-6 anni lo vedevo correre in TV e per imitarlo prendevo la bici e giravo per tutto il giardino. Quando avevo finito la mia corsa immaginaria salivo su una sedia e fingevo fosse il podio.

Proprio tuo padre (Gianni Faresin) ha detto che i corridori elite sono importanti per una continental, ne abbiamo parlato anche con Zurlo, tu che ne pensi?

La Zalf ha sempre avuto questa mentalità: prendere corridori giovani ed accompagnarli nella loro crescita umana e professionale. L’esperienza di noi che siamo qui da più tempo è importante, in corsa possiamo dare una mano ai diesse. Abbiamo già corso su molti dei percorsi e sappiamo come muoverci in questa categoria. Tornerà utile anche la mia indole di mettermi a disposizione degli altri.