Fondazione Mohoric: la Slovenia punta forte sui giovani

15.12.2021
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Matej Mohoric è ripartito con la serietà che lo caratterizza, specialmente adesso che è a capo di una Fondazione. Da quel che abbiamo visto dallo schermo del computer, nella conferenza stampa indetta dalla Bahrain Victorious, lo sloveno sembra già essere magro. Ai nostri occhi potrebbe già attaccare il numero sulla schiena domani.

E tutto sommato non ci siamo sbagliati di troppo visto che l’iridato U23 di Firenze 2013 inizierà a gareggiare presto, alla Valenciana, e porrà come primi obiettivi le classiche di primavera: dal Fiandre alla Liegi, passando per la Roubaix. Niente Giro, ma il Tour.

Matej Mohorjc (27 anni) alla firma della nascita della sua Fondazione
Matej Mohorjc (27 anni) alla firma della nascita della sua Fondazione

Mohoric e la Fondazione

Però c’è un altro aspetto che ci interessa molto riguardo a Mohoric e cioè la Fondazione Matej Mohoric che lo stesso corridore ha presentato giusto qualche giorno fa. Matej è sempre stato un ragazzo serio e riflessivo, ma dopo questa iniziativa abbiamo scoperto che è anche molto profondo. 

«Lo scopo principale di questa Fondazione – dice Mohoric – è di aiutare a sviluppare il ciclismo tra i giovani in Slovenia. Lavorerà a stretto contatto con la Federazione ciclistica slovena, che a sua volta sostiene il progetto.

«Io vorrei aiutare i ragazzi con la mia conoscenza e la mia esperienza, stargli vicino nei ritiri organizzati dalla nazionale slovena, dando supporto finanziario. Vorrei che questi ragazzi avessero le stesse opportunità che si hanno nelle altre nazionali europee».

Per Mohoric quest’anno quattro vittorie, tra cui il titolo nazionale e due tappe al Tour (qui la seconda a Libourne)
Per Mohoric quest’anno quattro vittorie, tra cui il titolo nazionale e due tappe al Tour (qui la seconda a Libourne)

Promozione e prestazioni 

La categoria più interessata è quella degli juniores, la prima internazionale, ma si vuol passare anche attraverso le piccole squadre locali, magari creandone di nuove.

«Con la federazione slovena e alcuni club – spiega Matej – cercheremo i ragazzi e le ragazze che vogliono fare ciclismo, ma che poi nella realtà non possono farlo o permetterselo. Forniremo l’attrezzatura, promuoveremo la bicicletta come uno stile di vita sano e ricreativo. Cercheremo di avvicinare questo sport alle comunità locali e di informare bambini e ragazzi che il ciclismo può essere uno stile di vita salutare».

Gli obiettivi principali della Fondazione Mohoric sono due: fare promozione, specialmente nei confronti dei più piccoli, e aiutare coloro che sono invece già in odore di nazionale a crescere correttamente.

«Un obiettivo è quello di organizzare più gare. Magari anche eventi piccoli per i bambini in collaborazione con i club locali. Questo è importante soprattutto per i più giovani, per le categorie fino all’età di 17 anni. E per i più grandi aiutarli a crescere correttamente. Negli ultimi due anni, c’è stata una tendenza a essere sempre meno “easy”, noi vorremmo invertire questa tendenza. Riportare i vecchi valori del ciclismo».

A Leuven il piccolo Paese europeo, in virtù del suo ranking Uci, ha schierato otto atleti come le migliori nazionali
A Leuven il piccolo Paese europeo, in virtù del suo ranking Uci, ha schierato otto atleti come le migliori nazionali

Evoluzione slovena

Un progetto corale dunque, a lungo termine. Qualche aiuto già era stato dato alla squadra di Ljubljana e lo stesso Mohoric sosteneva la piccola società nella quale era sbocciato. Ed evidentemente i lavori procedevano bene, visto che da un bacino così ristretto sono emersi corridori del calibro dello stesso Matej, ma anche di Pogacar, Roglic, senza dimenticare Tratnik o Polanc… Insomma, non male per uno Stato nato nel 1991 e che conta 2,1 milioni di abitanti (la Lombardia, la Regione più popolosa d’Italia, da sola ne conta quasi 10, per dare un’idea….).

Ma quanta differenza c’è fra il ciclismo giovanile sloveno di adesso e quello di Mohoric? «Penso – conclude Mohoric – che sia decisamente cambiato, ma più in generale è cambiata società. I club hanno più soldi ora, ma certo non sono ancora “benestanti”.

«Il movimento è più strutturato. Oggi devi lavorare in modo più specifico e più duro rispetto ai miei tempi. Io non lo farei, non molti di noi l’hanno fatto. Oggi invece è abbastanza normale, ci sono tanti pro’ che hanno 19 o 21 anni, per questo è importante aiutarli a crescere e riportare le nostre esperienze. La conoscenza degli allenamenti è più accessibile, tutti si allenano bene».