Polonia in fermento: spiega tutto Agata Lang

13.06.2023
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Mentre iniziano a trapelare le indiscrezioni su percorso del Giro di Polonia, il mondo che ruota attorno alla corsa di agosto è in fermento. Si è da poco concluso l’Orlen Nations Grand Prix, vinto da Glivar su Piganzoli, e adesso si lavora al restante universo, che comprende anche le celebrazioni per i 30 anni di attività del Lang Team e gli 80 della corsa. Se l’aspetto tecnico è in mano a Ceszlaw Lang e a John Lelangue, su tutto il resto si estende l’occhio vigile di Agata Lang, 42 anni e un figlio in arrivo.

«Stiamo lavorando alle celebrazioni – spiega – preparando campagne specifiche. Avremo una bella partenza a Poznan e il finale a Cracovia, dove faremo la festa finale nelle miniere di sale, riassumendo la storia del Giro di Polonia».

Agata Lang e John Lelangue lavorano entrambi al Giro di Polonia, poi a ottobre avranno un figlio
Agata Lang e John Lelangue lavorano entrambi al Giro di Polonia, poi a ottobre avranno un figlio
Ci si chiede se la quasi concomitanza dei mondiali di Glasgow sia per voi un problema.

In realtà no, non c’è sovrapposizione per quanto ci riguarda. Il Giro di Polonia finisce il 4 agosto, il mondiale strada dei pro’ si corre il 6 e questo per la televisione non è un problema. La crono di Glasgow ci sarà invece la settimana dopo. Sappiamo quanto sia difficile trovare posto nel calendario, per cui va bene così.

Quello che colpisce della vostra struttura è la varietà delle proposte: juniores, U23, professionisti e amatori…

Abbiamo tanti progetti, quest’anno abbiamo aumentato sul fronte delle gare giovanili e amatoriali. Il Tour de Pologne Juniores (si svolgerà in concomitanza con la gara dei pro’, ndr) è qualcosa di cui andiamo fieri, mentre l’Orlen Nations Grand Prix è cresciuto di due tappe e lo abbiamo portato anche in Ungheria e Slovacchia.

I corridori ci hanno raccontato di una grande corsa.

Avevamo 25 squadre al via, anche delle nazionali importanti. Non è più solo una gara nazionale, abbiamo collaborato con altre federazioni. E’ stato complesso, ma motivante. Allo stesso modo in cui abbiamo in progetto una gara per amatori in Repubblica Ceca.

Lo scorso anno a Cracovia vinse Demare. La città ha un contratto con la corsa fino al 2026
Lo scorso anno a Cracovia vinse Demare. La città ha un contratto con la corsa fino al 2026
Pensi che anche il Giro di Polonia possa varcare i confini nazionali?

In passato abbiamo già fatto una partenza dal Trentino di cui fummo molto contenti. Ultimamente certe aperture non sono state possibili: prima per il Covid e poi per la guerra che abbiamo avuto e abbiamo ancora alle porte. Abbiamo qualche proposta, ma dovremo vagliarla.

Nell’offerta della vostra società c’è anche il ciclocross?

Esatto, a gennaio organizzeremo una gara internazionale, già iscritta nel calendario UCI, che avrà ugualmente il nome di Tour de Pologne. E non è da escludersi che il calendario del cross si arricchisca presto.

L’arrivo di John Lelangue ha portato più spessore al Lang Team?

Sta facendo un gran bel lavoro, come braccio destro del grande capo. Con lui lo staff si è arricchito di una notevole esperienza, stiamo crescendo grazie a lui. In questi giorni sta girando sul percorso in lungo e in largo.

Sono 30 anni che Ceszlaw Lang è al timone del Giro di Polonia, da quest’anno lo affianca John Lelangue
Sono 30 anni che Ceszlaw Lang è al timone del Giro di Polonia, da quest’anno lo affianca John Lelangue
In bici come tuo padre?

No, John lo sta facendo in macchina (ride, ndr). Comunque la presentazione del percorso ci sarà il 19 giugno, tenetelo a mente.

Il ciclismo polacco ha tanti giovani in rampa di lancio.

Stanno crescendo bene, parlo soprattutto di quelli che sono juniores oggi. Credo che nel giro di pochi anni avremo un bel ricambio sia tra i professionisti uomini, sia fra le donne.

Aleotti, un imprevisto cambia i piani ma non troppo

27.03.2023
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«Una caduta in allenamento mi ha scombinato i piani. Adesso dobbiamo dare la precedenza alle corse». Giovanni Aleotti aveva in mente tutt’altro per questi giorni ed invece si ritrova a rivedere il programma di avvicinamento al Giro d’Italia.

La presenza lampo del 23enne della Bora-Hansgrohe alla Coppi e Bartali aveva destato molta curiosità. Dato partente dagli organizzatori, dopo pochi minuti dal via della prima tappa radio-corsa annunciava il ritiro di Aleotti. Per fortuna, se così possiamo dire, si tratta di un intoppo fisico che il ragazzo emiliano ha assorbito bene, anche dal punto di vista morale come abbiamo avuto modo di vedere.

La mano sinistra porta i segni della caduta. Aleotti ha dovuto abbandonare la Coppi e Bartali e cambiare i programmi
La mano sinistra porta i segni della caduta. Aleotti ha dovuto abbandonare la Coppi e Bartali e cambiare i programmi
Giovanni a cosa è stato dovuto quell’abbandono in corsa?

Il giorno successivo alla Milano-Torino sono caduto in discesa sulle strade di casa. Ho preso una buca dopo una curva e ho battuto forte la mano sinistra. Avevo il palmo particolarmente abraso e qualche dito non messe bene. Ho cercato di recuperare per la Coppi e Bartali, gara che era nel mio calendario e in cui avrei voluto giocarmi le mie chances. Fino all’ultimo, d’accordo con la squadra, abbiamo tentato di partire perché essendo in Italia, e molto vicino a casa, ne valeva la pena.

Poi cosa è successo?

Dopo pochi chilometri ci siamo accorti che ancora non avevo una presa salda. Facevo fatica ad impugnare il manubrio, a frenare e cambiare il rapporto. E così abbiamo deciso saggiamente di non rischiare inutilmente perché una eventuale altra caduta mi avrebbe compromesso ulteriormente.

Adesso come va?

Molto meglio. La botta si è abbastanza riassorbita. Ho pedalato sui rulli fino a giovedì poi venerdì sono riuscito a fare cinque ore di allenamento su strada, circa 170 chilometri, senza dolore e fastidi nelle sollecitazioni. E sempre meglio anche nel weekend. Posso dire che le sensazioni in generale erano buone e quindi sono contento per questo.

Aleotti ha corso la Milano-Torino e il giorno dopo è caduto in allenamento senza gravi conseguenze
Aleotti ha corso la Milano-Torino e il giorno dopo è caduto in allenamento senza gravi conseguenze
Finora com’era andata questa prima parte di stagione?

Ho iniziato presto in Australia col Tour Down Under dove sono andato bene, facendo anche un buon piazzamento. Sono rimasto giù una settimana in più per la Cadel Evans. Dopodiché sono volato in Oman per la Muscat Classic e la gara a tappe. Purtroppo lì mi sono ammalato e ho corso solo le prime due frazioni. Probabilmente la causa potrebbe essere stato il lungo viaggio dall’Australia. Ho preso la bronchite e sono rientrato alla Milano-Torino. E mi sono fermato nuovamente.

Hai dovuto cambiare i programmi in corsa quindi…

Sì, giusto. Sappiamo che sulla carta è sempre una cosa, in pratica un’altra. Dopo la Coppi e Bartali avrei dovuto fare altura a Sierra Nevada, poi Romandia e Giro d’Italia. Invece così riparto subito a correre. Quella è la cosa più importante. Farò il GP Indurain il primo aprile e due giorni dopo farò i Paesi Baschi in funzione del Giro.

Possibile che tu cossa qualche classica?

Rispetto all’anno scorso non avrei dovuto farle ma a questo punto vedremo se varrà la pena modificare ancora il mio calendario inserendo le Ardenne. Vedremo dopo metà aprile. Avevo fatto un inverno intenso però tra Oman e Milano-Torino ho corso troppo poco. Alla fine, visto che la condizione è sempre stata piuttosto buona, questo infortunio alla mano non mi sposta di tanto le cose. E poi so che bisogna sempre essere pronti a questi inconvenienti. Ci vogliono sempre i piani di riserva.

Al Giro con che ruolo e aspettative ci andrai?

L’obiettivo è quello di fare molto bene. Siamo la squadra che lo ha vinto l’anno scorso, vogliamo ripeterci onorando al massimo la corsa. Come capitani avremo Vlasov e Kamna ed io sarò in supporto a loro. Non nascondo che vorrei puntare a quelle tappe interlocutorie e vallonate adatte a me. Questo però lo potrò fare quando ci sarà una situazione più stabilizzata. Quando la classifica dei miei leader potrà concederci un po’ più di libertà. Oltre ad andare in fuga per essere d’appoggio ai miei compagni, cercherò di andarci per giocarmi le mie carte.

Conosci anche i programmi della seconda parte di stagione?

No, ancora non so nulla. A grandi linee so che dovrei correre il Benelux Tour, le classiche canadesi e chiaramente altre corse. Adesso però aspettiamo un po’ a fare i programmi anche perché poi ci ritroviamo a doverli cambiare (sorride, ndr). Di sicuro so che in estate vado sempre meglio, quindi vedremo anche in base a quello.

Sibiu Tour 2022, Giovanni Aleotti con Cian Uijtdebroeks, (foto Bora-Hansgrohe)
Sibiu Tour 2022, Giovanni Aleotti con Cian Uijtdebroeks, (foto Bora-Hansgrohe)
C’è una corsa in cui Giovanni Aleotti si vede capitano a breve?

Difficile rispondere (sorride, ndr). Negli ultimi due anni ho vinto il Sibiu Tour, una gara cui sono affezionato perché ci ho raccolto i miei primi successi da pro’. Ho fatto classifica in altre corse di quella portata ma è ovvio che vorrei provare a fare il leader in gare di un livello più alto. Diciamo che tra le gare WorldTour il Tour de Pologne lo vedo molto adatto alle mie caratteristiche. Per la verità sento di avere un piccolo conto in sospeso con quella corsa. Nel 2021 ho chiuso undicesimo nella generale ma avevo sbagliato la crono della penultima tappa (era settimo, ndr) e così sono uscito dalla top ten finale. Peccato ma è stato comunque valido per fare esperienza al primo anno da pro’. Mi piacerebbe tornarci per lottare per qualcosa di importante.

Lelangue e Tour de Pologne, cosa bolle in pentola?

10.01.2023
4 min
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Finita la sua epoca con il team Lotto Soudal, che ha guidato per quattro anni, John Lelangue è tornato agli inizi. Dal primo gennaio è arrivata l’ufficialità, anche se ormai si sapeva da tempo: il belga sarà il General Manager del Tour de Pologne. Un ritorno alle origini per John che ha già lavorato in passato all’organizzazione di moltissime corse, dal Tour de France fino ai mondiali. 

Il Tour de Pologne è una corsa UCI di alto livello, i volti giovani del ciclismo hanno tutti avuto modo di mettersi in mostra sulle strade polacche. L’ultimo è stato il giovane Hayter, il britannico ha sfilato sulle vie di Cracovia portandosi a casa l’edizione numero 79 della corsa. Nel 2021 era toccato ad Almeida e l’anno prima è stato Evenepoel a portarsi a casa la maglia gialla e rossa.

Lelangue con Czeslaw e Agata Lang, con cui collabora dal primo gennaio
Lelangue con Czeslaw e Agata Lang, con cui collabora dal primo gennaio

Il ritorno

Per John Lelangue questo ritorno sa di passione e di una nuova sfida. Farà parte del Lang Team e insieme alla sua compagna Agata Lang e a suo padre Czeslaw lavorerà per rendere ancora più importante ed affascinante il Tour de Pologne.

«Sto molto bene – esclama Lelangue – in questi giorni Agata ed io siamo pieni di impegni anche a casa. E’ un bel periodo, intenso ma entusiasmante. Ho lavorato moltissimi anni nell’organizzazione di corse, ho un forte background che mi fa piacere portare in questa nuova avventura. Il mio nuovo lavoro è quello di coordinare l’attività di tante altre persone, più complicato forse rispetto al lavoro in Lotto».

Edizione speciale

Quella che si terrà nel 2023 sarà un’edizione speciale per il Tour de Pologne e per il Lang Team. Si accavallano tanti anniversari ed il modo migliore per festeggiarli è ripartire con un grande evento.

«Sarà il 95° anniversario della corsa – conferma John – che giunge alla sua 80ª edizione. In più è il trentesimo compleanno del Lang Team, insomma i motivi per festeggiare e per organizzare una grande corsa sono molti. Non abbiamo perso di vista l’obiettivo nemmeno per un secondo, fin dalla fine dell’edizione del 2022, l’organizzazione si è messa a testa bassa a lavorare sulla prossima. Tornare a lavorare nelle corse è bello, quando Czeslaw mi ha proposto questo nuovo incarico mi ha reso molto felice».

Ancora qualche segreto

Rispetto all’edizione del 2022 dovrebbero cambiare alcune cose, soprattutto dal punto di vista del percorso. L’intenzione del Lang Team e di John Lelangue è di permettere agli appassionati di scoprire nuovi volti e nuove strade della Polonia

«Per il percorso è ancora presto – replica Lelangue – insieme ad Agata e Czeslaw faremo una conferenza stampa per annunciarlo in grande stile. Il mio lavoro ora è a 360 gradi, lo definirei un approccio globale. Devo occuparmi della sicurezza, dell’organizzazione, dei team, dello staff, degli sponsor e dell’UCI. Tornare a lavorare in questo settore mi ha reso felice, è come una seconda vita. Organizzare i team professionistici è stato bello, ma quando il Lang Team mi ha proposto questo incarico, non ci ho pensato due volte. Sono tornato a fare qualcosa che mi ha sempre appassionato».

Scaroni: «Ora riposo, l’obiettivo 2023? Restare nel WT»

02.11.2022
5 min
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Il nostro appuntamento con Christian Scaroni consiste in una chiamata fissata intorno alle 10 del mattino. L’orario slitta leggermente a causa delle procedure aeroportuali che si prolungano. Scaroni è appena atterrato a Napoli, dove starà per poco meno di una settimana, per godersi un po’ di caldo e una meritata vacanza. Lontano dalle preoccupazioni e dalle ansie che avevano condito la sua stagione fino alla firma con l’Astana ed al debutto in Polonia

La prima corsa in maglia Astana è stato il Tour de Pologne ad inizio agosto
La prima corsa in maglia Astana è stato il Tour de Pologne ad inizio agosto
Come stanno andando queste vacanze?

Bene! Dopo l’ultima gara, la Veneto Classic corsa il 16 ottobre, ho fatto ancora qualche uscita in bici, fino al 20 ottobre più o meno. Ho sfruttato un po’ la gamba e mi sono goduto dei bei giri in tranquillità. Da lì in poi mi sono preso del tempo per stare con la mia famiglia e i miei amici, ed ora sono qui a Napoli. 

Quando ricomincerai ad allenarti?

Fino al 7 di novembre non se ne parla, dal giorno dopo si inizierà di nuovo la routine. Comincerò facendo tante attività diverse, anche per non stressare troppo la mente. Farò un po’ di palestra, qualche uscita in Mtb, corsa a piedi, la bici da corsa la prendo il meno possibile. Nelle mie zone (nel bresciano, ndr) ci sono tanti sentieri e la possibilità di svariare tra molte attività

Le due vittorie raccolte all’AIR sono state lo slancio motivazionale per tornare ad inseguire un contratto
Le due vittorie raccolte all’AIR sono state lo slancio motivazionale per tornare ad inseguire un contratto
E con la squadra?

Il primo ritiro è già programmato, il 5 dicembre saremo a Calpe, e si getteranno le basi per la nuova stagione.

Ci eravamo incontrati al tuo debutto al Tour de Pologne, com’è proseguita la stagione?

In Polonia ero partito bene, avevo colto un bel sesto posto in una volata ristretta alla quarta tappa. Ho continuato a far bene anche nelle gare successive: Amburgo e Bretagne Classic. Sentivo che la condizione stava crescendo giorno dopo giorno, poi di ritorno dal Canada, ho fatto un tampone perché non stavo molto bene e sono risultato positivo al Covid. 

Un altro stop in una stagione già piena di fermate…

Sì, non è stato bellissimo, ma è andata così. Mi sono trovato ad inseguire nuovamente la condizione. In accordo con la squadra abbiamo preferito correre subito dopo essermi negativizzato, anche per fare volume e per abituarmi a stare in gruppo con i compagni. 

Nei boschi dietro casa Scaroni ha modo di divertirsi anche in mountain bike, un bello svago di fine stagione
Nei boschi dietro casa Scaroni ha modo di divertirsi anche in mountain bike, un bello svago di fine stagione
Anche perché ti sei trovato da una situazione di incertezza a correre nel WorldTour, com’è stato?

Oltre ad una condizione fisica non eccellente, mi sono ritrovato a correre ad un livello molto alto, com’è giusto che sia. La definirei una nuova esperienza, e posso dire di essermi difeso bene in tutte le corse. In questi 3 mesi mi importava correre, andavo a fare gare dove la squadra ne aveva più bisogno. Alla fine sono stato contento del calendario, ho fatto tutte le corse più importanti, compreso il Lombardia (nella foto di apertura). 

Ora che sei nel WorldTour vorrai dimostrare di poterci restare…

Ovviamente, sono passato professionista con la Gazprom nel 2020, e con la pandemia non ho praticamente corso. Nel 2021 ho fatto qualche gara in più e poi è arrivato il fatidico 2022. Mi è mancata la continuità, correre ti permette di alzare molto il livello. Ho 25 anni e non ho mai avuto la possibilità di fare un grande Giro, si è visto come disputare corse del genere aiuti a crescere. Basti guardare Zana che dopo il Giro d’Italia ha vinto l’AIR e il campionato italiano

Con la squadra hai già parlato?

Ho parlato un po’ con “Zazà” (Stefano Zanini, ndr) e mi ha chiesto che cosa vorrei fare. Io ho risposto che sono ancora un corridore da scoprire. Non ho idea di quale sia il mio campo, spero di trovarlo l’anno prossimo. Ora che corro in una squadra come l’Astana, sarò molto più seguito e potrò inquadrarmi meglio. Un desiderio sarebbe quello di fare il Giro d’Italia, vedremo se mi meriterò la convocazione

La Veneto Classic è stata l’ultima gara della sua travagliata stagione, conclusa però nel migliore dei modi
La Veneto Classic è stata l’ultima gara della sua travagliata stagione, conclusa però nel migliore dei modi
Passare queste vacanze con la certezza di correre la prossima stagione come ti fa sentire?

E’ bello, so cosa mi aspetta nei prossimi mesi. Nella prima metà di 2022 non avevo un programma, ora so che cosa farò già da dicembre, avrò degli obiettivi concreti. Tutto questo mi aiuterà a rimanere concentrato. Vi devo dire la verità, fare le vacanze con queste sicurezze mi fa stare bene con me stesso. Se non avessi avuto un contratto non sarei nemmeno andato in vacanza – dice ridendo, finalmente diciamo noi – ora mi godo di più l’andare in bici, ho degli stimoli che prima un po’ mi mancavano… 

Prima partivi per dimostrare di meritare una squadra, ora dove cercherai la motivazione?

Il mio obiettivo principale è dimostrare che non sono arrivato qui a caso, ho voglia di portare dei risultati alla squadra. Non sono una persona a cui piace perdere (e la stagione appena conclusa ne è una dimostrazione, ndr). Sarò a disposizione dei miei compagni quando servirà ma vorrei giocarmi le mie carte. L’Astana esce da una stagione difficile, l’obiettivo del team deve essere quello di tornare alle corse per vincere.

Lotto addio, Lelangue lascia e sceglie il Polonia

30.09.2022
4 min
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John Lelangue lascia la conduzione della Lotto Soudal e diventa General Manager del Tour de Pologne, dopo aver lavorato quando era più giovane all’organizzazione del Tour de France e poi nell’UCI a quella dei mondiali. 

«Sentivo che era arrivato il momento di tornare alle mie radici e avevo bisogno di una nuova sfidadice Lelangue – l’organizzazione e la gestione di gare ed eventi è un mondo che mi affascina e di cui faccio parte. Non è stata una decisione facile lasciare il mio ruolo di CEO del Lotto Soudal WorldTour Team, ma sono davvero felice di unirmi al Lang Team come General Manager».

Lelangue con Ceszlaw e Agata Lang, con cui collaborerà dal primo gennaio
Lelangue con Ceszlaw e Agata Lang, con cui collaborerà dal primo gennaio

Gli annunci di luglio

Lelangue lascia una squadra in salute quanto a struttura e organico, però destinata a retrocedere dal WorldTour. Dal prossimo anno si chiamerà Lotto-Dstny e ha già pianificato di tornare al top nel 2026, puntando nel frattempo alle wild card per le corse più importanti.

Il manager belga aveva affrontato il tema a inizio stagione, dicendo che la rincorsa ai punti non avrebbe cambiato il DNA della Lotto Soudal. Avrebbero corso ancora da attaccanti e i punti sarebbero venuti. Purtroppo, malgrado 25 vittorie, le cose non sono andate così e già durante l’estate, Soudal aveva annunciato che dal 2023 passerà come primo sponsor accanto alla Quick Step. Contestualmente è arrivata anche la decisione di Lelangue.

«L’ho presa da solo – ha detto alla stampa belga – già durante il Tour. Ad agosto l’ho annunciata al consiglio di amministrazione. Non è dipeso dalla permanenza nel WorldTour. Ho deciso che dopo quattro anni avevo portato a termine la mia missione e che ero pronto per una nuova sfida».

Fine di un ciclo

In effetti, nonostante la classifica precaria, non è passato inosservato il grande lavoro che proprio nel corso dell’estate è stato fatto attorno al team. Oltre al mercato, con l’arrivo di Jacopo Guarnieri nei treni di Caleb Ewan e Arnaud De Lie, sono stati fatti investimenti sulla ricerca della performance (nuove bici Ridley da crono), sul team femminile e sul development team che sta per diventare continental.

«Abbiamo ristrutturato la squadra – ha spiegato Lelangue – ma ora che il contratto con Soudal sta finendo e sta per subentrare Dstny, mi è sembrato il momento ideale per iniziare qualcosa di nuovo. Ci lasciamo come amici e per questo continuerò a lavorare fino all’ultimo giorno, in modo che anche la programmazione per il nuovo anno non venga lasciata indietro. Dal primo gennaio inizierò una nuova sfida all’interno del WorldTour».

Caleb Ewan è una delle star della Lotto Soudal: accetterà tre anni fuori dal WorldTour?
Caleb Ewan è una delle star della Lotto Soudal: accetterà tre anni fuori dal WorldTour?

Ritorno alle origini

E la sfida è stata annunciata oggi. Il Tour de Pologne è la corsa… di famiglia, dato che Lelangue è legato ad Agata Lang che la organizza accanto al padre Ceszlaw.

«Ci aspetta una nuova stagione ricca di novità – dice proprio Lang – e siamo davvero felici di accogliere John in squadra con la sua lunga esperienza nell’organizzazione del Tour de France e campionati del mondo. Ha molta esperienza, più di 30 anni nel ciclismo, seguiva infatti le corse quando suo padre gestiva squadre professionistiche. Si vede che appartiene a questo mondo. Inoltre, viene dal Belgio, un Paese in cui il ciclismo è quasi una religione».

L’ultima edizione del Tour de Pologne è stata vinta da Ethan Hayter su Arensman e Bilbao
L’ultima edizione del Tour de Pologne è stata vinta da Ethan Hayter su Arensman e Bilbao

Wild card garantita

Lelangue volta pagina. Se ne va con 25 vittorie 2022, i cambiamenti effettuati e l’ingaggio di bei talenti come Alec Segaert. Sarebbe facile cadere nel tranello di pensare che, allo stesso modo in cui la retrocessione costa spesso la panchina dell’allenatore, nel ciclismo si possa alla lunga pensarla allo stesso modo. A dire il vero, la Lotto Dstny avrà l’invito a tutte le corse, ma non l’obbligo di parteciparvi: spenderà meno e correrà dove vorrà, come la Alpecin nelle ultime due stagioni. Dovrà però fare i punti per rimanere la migliore delle professional.

Per ora salutiamo con piacere l’arrivo del manager belga nella corsa polacca del Lang Team e aspettiamo la fine della stagione per capire se il sistema dei punti, oltre ad aver cambiato faccia alle corse, cambierà anche il modo di pensare.

Gasparotto: «Higuita alla Vuelta, un cammino lungo 10 mesi»

11.08.2022
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Nella strada che portava da Kielce a Cracovia, cioè per tutta la durata del Giro di Polonia di ben 1.209 chilometri, c’è stato un solo arrivo in salita. Nella tappa numero tre, sulle colline di Przemysl Sergio Higuita danza e si porta a casa tappa e maglia. Leadership persa poi nella cronometro di Rusinski per mano di Ethan Hayter. Un buon biglietto da visita per il colombiano, che ha iniziato la sua preparazione alla Vuelta Espana già dall’inverno. 

«Abbiamo messo nel mirino la Vuelta già da novembre con Sergio – dice Gasparotto diesse della Bora Hansgrohel’idea ad inizio stagione era di switchare la squadra da velocisti a scalatori. Lo abbiamo fatto con successo al Giro, portando tre capitani, diventati poi quattro in corso d’opera. Non abbiamo portato nemmeno un velocista nei due Grandi Giri fatti fino ad ora. Inizialmente al Tour avremmo dovuto portare Bennet, ma la grande condizione di Vlasov (poi quinto finale a Parigi, ndr) ci ha convinto a puntare tutto su di lui».

Higuita ha iniziato la stagione vincendo il campionato nazionale su strada a febbraio
Higuita ha iniziato la stagione vincendo il campionato nazionale su strada a febbraio

Annuncio a breve

La squadra per la Vuelta non è ancora stata annunciata dalla Bora, i giorni si contano sulle dita d’una mano. Tuttavia, seguendo il metodo di lavoro usato nelle corse a tappe precedenti, viene da pensare che la squadra sia disegnata tutta intorno allo scalatore colombiano

«Non posso ancora dire nulla sulla squadra che ci sarà alla Vuelta – prosegue Gasparotto – ma che Higuita ci sarà è praticamente fuori discussione. D’altronde abbiamo messo il mirino su questa corsa già dall’inverno, Sergio è colombiano e noi dobbiamo considerare dei periodi nei quali lavora in Colombia e altri in cui è qui per correre. Avevamo già tre leader per il Giro e il Tour ci sembrava troppo impegnativo, così abbiamo mirato sulla Vuelta. Poi lui, ad inizio stagione, aveva espresso il desiderio di correre nelle Ardenne. Allora ci è sembrato naturale fare così. Anche perché se vuoi fare bene nelle Ardenne, è difficile poi fare altrettanto al Giro».

Higuita è andato forte anche al Catalunya, prima, e fino ad ora unica, corsa a tappe vinta in stagione
Higuita è andato forte anche al Catalunya, prima, e fino ad ora unica, corsa a tappe vinta in stagione

Un percorso netto

Se si guarda alle corse fatte da Higuita, si vede un percorso netto, pulito. Condito da periodi di allenamenti intensi, per lo più svolti a casa sua (alcuni seguiti da un nostro inviato laggiù) ed altri di corse, dove ha ottenuto ottimi risultati. 

«Da febbraio ad oggi – riprende Gasparotto – il percorso è stato netto, preciso. Ha iniziato con il campionato colombiano ed ha vinto, poi è andato alla Volta Algarve ed ha vinto una tappa. Poi ha riposato un paio di settimane ed è andato alle Strade Bianche (decimo, ndr) e dopo poco ha vinto il Catalunya. Ci sono stati dei piccoli problemi ad aprile ed è rientrato alle gare alla Liegi, suo obiettivo di inizio stagione e ha fatto quinto. A maggio ha lavorato tanto in Colombia e poi è tornato in Europa a correre il Giro di Svizzera e il Polonia. Dai nostri corridori ci aspettiamo il meglio, non posso dire che non mi sarei aspettato questo percorso da Higuita. La nostra squadra vuole eccellere e diamo tutto ai nostri ragazzi per farlo».

Il colombiano è stato vittima di una caduta nelle fasi finali della quarta tappa del Polonia
Il colombiano è stato vittima di una caduta nelle fasi finali della quarta tappa del Polonia

Le sue salite

Higuita, al termine della terza tappa del Tour de Pologne, ce lo aveva detto: «Queste sono le mie pendenze, qui mi trovo a mio agio, la salita si fa sempre più dura e serve forza per andare avanti». 

«Vero – conferma Gasparotto – al Giro e alla Vuelta troverebbe le sue salite: lunghe ma con pendenze aspre. Al Tour le salite non sono così dure e non hanno grandi pendenze, quindi lui soffre questo rispetto agli altri. Ce l’ho in squadra solo da quest’anno, ma devo ammettere che Sergio è una delle persone più facili con cui lavorare. E’ molto “colombiano” nel modo di fare – dice ridendo – non si lamenta mai. Per lui c’è sempre una soluzione, non si preoccupa troppo delle cose. Vi faccio un esempio: eravamo al Giro di Svizzera e non gli è arrivata la valigia dalla Colombia, quindi non aveva tutto il materiale, non ha fatto una smorfia. Non è una di quelle persone che vede problemi anche dove non ci sono, penso sia un fatto culturale, che aiuta molto la squadra».

Cimolai, il Tour de Pologne e un rimpianto azzurro

10.08.2022
5 min
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Davide Cimolai ha ripreso a correre, dopo un buon periodo di preparazione, al Tour de Pologne, una corsa che ha premiato tanti velocisti. Nella quale, il friulano della Cofidis, ha raccolto un buon settimo posto nella tappa conclusiva di Cracovia. Punti che servono anche per la classifica WorldTour del team francese. Una ripresa non semplice, condita da tante difficoltà, ma che cosa ha trovato Cimolai in Polonia? Proprio da lui ci facciamo raccontare questa corsa. 

«Nella seconda tappa sono caduto – racconta Davide-  ero messo davvero male, non mi sono ritirato perché ho fatto davvero di tutto per andare all’europeo. Purtroppo non sono stato selezionato dal cittì Bennati, mi avrebbe fatto piacere. Ho disputato 4 europei e un mondiale, avrei potuto dare una grande mano in fase di aiuto o come ultimo uomo (al suo posto come ultimo uomo è stato portato Guarnieri, ndr). Avevo dato la mia parola a Bennati, sono andato a lavorare un mese a Livigno e sono arrivato in Polonia prendendo questa gara come preparazione. La caduta non ha aiutato, ci sono stati anche altri che sono andati forte, come Milan».

Cimolai è ripartito dal Tour de Pologne per ritrovare gamba e condizione, sperando in una chiamata per gli europei
Cimolai è ripartito dal Tour de Pologne sperando in una chiamata per gli europei

Troppe cadute

Le sette tappe del Tour de Pologne hanno visto molte cadute. Subito nella prima tappa ce n’è stata una che ha coinvolto tanti corridori, ben 8 non hanno poi preso il via il giorno seguente. 

«Sembra – dice con voce seria Cimolai – che la caduta di Jakobsen di due anni fa non abbia insegnato nulla. Anche nell’ultima tappa, con arrivo a Cracovia, nel circuito finale abbiamo attraversato molte volte le rotaie del tram. La mia domanda è se l’UCI guarda i percorsi. Alla fine in sette tappe siamo caduti ogni giorno. Ne avrei per ognuna, nella prima prima tappa c’era una discesa ad un chilometro dall’arrivo, è normale sia successo il finimondo. Anche nella quinta tappa, vinta da Bauhaus, nell’ultimo chilometro, a 700 metri dall’arrivo, c’era una curva pericolosa, tanto che sono caduti i primi, e lo sprint lo hanno fatto in 10». 

Nonostante la caduta della seconda tappa Cimolai è uscito in crescendo dal Polonia, con un buon settimo posto nella tappa conclusiva
Nonostante la caduta della seconda tappa Cimolai è uscito in crescendo dal Polonia

Un bel contorno

Nella settimana del Tour de Pologne si sono girate tante città e visti molti panorami incredibili: dalle pianure fino alle montagne al confine con la Slovacchia. Tanti colori diversi e cittadine variopinte che hanno accolto la carovana.

«D’altro canto devo dire – riprende Cimolai – che abbiamo visto tanti posti belli, come le montagne che ci circondavano durante la cronometro. Nella quarta tappa si arrivava nel centro di Sanok, la piazza era davvero bella, riuscire a godersi i posti quando si è in bici è difficile, ma quel poco che ho visto mi è piaciuto. Anche gli hotel erano molto belli ed attrezzati, avevamo dei buffet perfetti per noi ciclisti. Sapete, in queste gare è difficile avere dietro lo chef o il camion cucina. Abbiamo viaggiato tanto, ci sono stati dei trasferimenti lunghi, ma questo ormai fa parte del ciclismo moderno. Nell’ultima tappa siamo arrivati alla partenza a meno di mezz’ora dallo start. C’era molto traffico, ma questi sono inconvenienti che possono capitare».

Giovani e “spensierati”

Il Tour de Pologne è sempre stata una corsa che ha premiato e messo in luce tanti giovani. Dalla vittoria di un neo professionista Moreno Moser, alle gesta di Vingegaard, fino a quelle viste in questa edizione. 

«Tanti giovani ed anche per questo ero già pronto psicologicamente alle cadute, il Polonia è sempre stato conosciuto per questo. Però, per tornare al discorso di prima: l’UCI, rompe per tutto: misura dei calzini, magliette… Ma per le cadute nulla. Io sono caduto non perché qualcuno è scivolato e mi ha travolto, che succede e non ci puoi fare nulla, ma perché un ragazzo giovane non ha frenato e mi ha preso in pieno. Io metterei una sorta di moviola, nel mio caso ci sarebbe da squalificare questo atleta. Io il giorno dopo ho preso e parlato, a me è andata bene, ma l’altro che è caduto con noi si è rotto due costole. Mentre parlavo con lui sembrava non rendersi conto di quanto successo.

«E’ normale voler parlare di ciò, la cosa sta diventando difficile da gestire, una volta si diceva di correre davanti, ma non serve nemmeno quello. Pensate alla caduta che dicevo prima della quinta tappa: sono caduti i primi, correre davanti non basta più. E fidatevi che sarà sempre peggio, con la tecnologia le bici saranno sempre più veloci».

Le Ardenne saltate e il peso da scalatore: Battistella, a te…

08.08.2022
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Nell’area dei bus prima della cronometro al Tour de Pologne c’era un gran via vai di tifosi, ammiraglie e corridori. Era la sesta e penultima tappa della corsa polacca, nonché quella decisiva e i pronostici si sprecavano. Molti guardavano a Higuita, altri a Carapaz. Pochi pensavano di mettere tra i favoriti Arensman, poi vincitore di giornata o magari Samuele Battistella, dell’Astana Qazaqstan, che è andato ben più forte di molti nomi attesi.

Dopo l’esclusione forzata dal Tour de France, causa Covid, il veneto è tornato alle corse. Ed è partito senza grandi certezze, ma solo una grande voglia.

«Dopo la delusione del Tour ho staccato per qualche giorno – diceva Battistella, ancora in “borghese” prima della partenza – non era possibile portare avanti la condizione per così tanto tempo. Sono rientrato ufficialmente alle corse in Spagna, al Villafranca, ed ho fatto un buon piazzamento. In Polonia cercavo la condizione».

Nella crono del Polonia per Battistella un ottimo settimo posto a 30″ da Arensman
Nella crono del Polonia per Battistella un ottimo settimo posto a 30″ da Arensman
Com’è stato il Covid? Ti ha colpito duramente?

Ho avuto una leggera tosse ma niente di più. Mi è durata una settimana più o meno. Poi ho fatto tutte le necessarie visite del cuore, ma non mi è stato riscontrato nulla. E quindi ho potuto riprendere.

Visite che, dopo il caso Garofoli, sono ancora più approfondite nella vostra squadra?

Sì, con il fatto che Gianmarco ha avuto la miocardite la squadra ha deciso di monitorare tutti. Meglio una visita in più che una in meno. 

Ora come stai?

Sereno, so che la condizione è buona. Devo e voglio arrivare alla Vuelta molto bene, quindi ho un obiettivo sul quale lavorare. Anche perché quest’anno, fino ad oggi, ho fatto meno di trenta giorni di gara, che a questo punto della stagione sono proprio pochi. 

Terzo all’italiano in Puglia, Battistella, a destra, era pronto (e in ottima condizione) per il Tour. Poi il Covid ci ha messo lo zampino
Terzo all’italiano in Puglia, Battistella, a destra, era pronto per il Tour. Poi il Covid ci ha messo lo zampino
Non sei riuscito a trovare la condizione giusta?

Troppi pochi giorni di gare e troppe interruzioni per trovare la gamba giusta. Penso che la condizione che avevo prima del Tour non fosse possibile prolungarla per molto tempo. Nel mese di luglio ho sacrificato un po’ la forma anche perché dovrò arrivare a correre fino a metà ottobre. Di conseguenza ho preferito fare un periodo di stacco nel mezzo, una settimana tranquilla, senza bici. 

Quindi ora mirino puntato sulla Vuelta…

Esatto, quelli di agosto, settembre ed ottobre saranno tre mesi di fuoco. Per la Vuelta mi sento bene, peso quasi scalatore! Quindi potrò essere d’aiuto a Nibali e Lopez. Non so che aspettarmi perché è la prima grande corsa a tappe dell’anno.

Dal dispiacere del Tour al fare una corsa a tappe con Nibali e Lopez, è andata male ma non malissimo, sarà una bella esperienza…

Ripiegare sulla Vuelta non è stato così male. Visto anche il tanto lavoro fatto per arrivare pronto al Tour abbiamo deciso, insieme alla squadra, di non buttarlo via. 

Tenacia e sorriso non li ha mai persi Battistella (foto Instagram – @Gettysport)
Tenacia e sorriso non li ha mai persi Battistella (foto Instagram – @Gettysport)
Le sensazioni in corsa come sono?

Buone, i miei compagni in Polonia mi hanno dato supporto (ne aveva parlato anche Scaroni giorni prima, ndr). Peccato per l’arrivo esplosivo, quello della quarta tappa vinta da Ackermann, perché lì è mancata un po’ di potenza. E’ normale essendo alla prima corsa importante dopo un po’ di tempo. 

Ti proietti già in là nel tempo, pensando anche alla prossima stagione?

Sicuramente. Ci sono stati tanti errori, o meglio tanti momenti, che non ho potuto controllare. In questa stagione non ho disputato le corse che avevo cerchiato nel calendario. Soprattutto le classiche delle Ardenne, l’anno scorso dopo la caduta non ero riuscito a farle ed è già il secondo anno che le salto per problemi fisici. E mi dispiace proprio.

Quanto ti ha condizionato aver avuto così tante interruzioni nell’arco della stagione?

Beh, sicuramente non mi ha aiutato – Battistella risponde con un sorriso amaro – andare in bici, allenarsi, correre e poi di punto in bianco stare fermo per un mese non è facile. Soprattutto dal punto di vista mentale, perché sai che quando ci sono di mezzo dei problemi fisici il tempo di recupero è lungo. Sono stato fortunato a rimanere sempre “duro” di testa. Sono stato bravo a rimanere concentrato, sempre. 

Mosca: «Cerco buone sensazioni. E Tiberi vi farà divertire»

07.08.2022
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Troviamo Jacopo Mosca mentre torna al bus prima della cronometro del Tour de Pologne, la strada è leggermente in discesa, noi lo chiamiamo e lui gentilmente si ferma. Jacopo ha le mani basse sul manubrio e mentre schiviamo ammiraglie e altri corridori lui parla e noi ascoltiamo.

«Sono alle prese con un virus intestinale – racconta – ora mi è passato, il peggio l’ho avuto tra la terza e la quarta tappa ma sto malissimo. Tuttora sono ko, spero di arrivare nel tempo massimo per questa crono, questo per fare capire come sto (Jacopo ha concluso la crono in 95ª posizione, con un buon margine sul tempo limite, ndr).

«Non riesco a fare nulla per la squadra, quel poco che riesco lo faccio sempre, però è brutto. Anche perché rientravo in corsa direttamente dal Giro, visto che proprio dopo averlo finito ho scoperto di aver avuto la mononucleosi. Sono partito per il Mont Ventoux e Occitanie ma solo perché serviva per la squadra, infatti la prima non l’ho finita e nell’altra mi sono ritirato alla seconda tappa».

Tra Giro e Tour de Pologne, Jacopo ha corso solamente due gare a causa di una mononucleosi scoperta solo dopo la Corsa Rosa
Tra Giro e Tour de Pologne, Jacopo ha corso solamente due gare a causa di una mononucleosi scoperta solo dopo la Corsa Rosa
Prima cosa hai fatto?

Sono stato in altura a lavorare, sono stato 25 giorni al Sestriere e ho fatto tutto particolarmente bene. Anzi, una settimana prima di venire qui ero molto contento per come mi sentivo, dopo un periodo difficile iniziavo ad avere sensazioni positive.

Eri da solo o in compagnia?

Ho fatto 10-12 giorni da solo e gli altri con Elisa (Longo Borghini, sua compagna, ndr). Poi lei è partita per il Tour Femmes. Abbiamo approfittato di quei giorni per allenarci e stare un po’ insieme.

Che programma hai da qui a fine stagione?

Archiviato il Polonia andrò al Tour di Danimarca. Farò le gare in America: Maryland, Quebec e Montreal. Poi qualche altra gara in Belgio e Croazia ed infine il calendario in Italia. Ho un bel programma, non mi posso lamentare, sono proprio contento.

Mosca è in cerca di una buona condizione, il calendario da qui a fine anno è ricco di gare utili per ritrovare la gamba
Mosca è in cerca di una buona condizione, il calendario da qui a fine anno è ricco di gare utili per ritrovare la gamba
Arriva la Vuelta, debutto in un grande Giro per il vostro giovane Antonio Tiberi che qui abbiamo visto spesso vicino a te. Cosa gli hai detto?

Eravamo in ritiro a Sierra Nevada, prima del Giro e c’era anche lui. Era importante anche per conoscere il finale della tappa che arrivava proprio lassù. Poi in realtà ho visto che lo hanno cambiato quell’arrivo. Però in quei giorni abbiamo fatto qualche salita che poi andrà a fare alla Vuelta e l’unica cosa che mi sono sentito di dirgli è stata: «In bocca al lupo!».

Pensi possa fare bene?

Antonio sicuramente va forte, è in condizione e lo dimostrerà, andrà lì a fare esperienza. Nelle tappe con la partenza in salita non mi sorprenderei di vederlo in fuga e vederlo battagliare fino alla fine.

Gli hai detto qualcos’altro?

Bene o male c’è. Bisogna svegliarlo un pochettino perché dorme – dice ridendo – perché è giovane! Però a parte le battute ci ha già fatto vedere belle cose dalla passata stagione. Poi Antonio qui alla Trek-Segafredo è seguito benissimo. La nostra è una squadra che ti permette di crescere e di maturare con i tempi giusti. Siamo seguiti al cento per cento e non lasciamo nulla al caso.

Mosca, in primo piano e Tiberi, sono stati parecchio in contatto in questi due anni, Jacopo ha visto crescere e maturare il giovane laziale
Mosca, in primo piano e Tiberi, sono stati parecchio in contatto in questi due anni, Jacopo ha visto crescere e maturare il giovane laziale
E’ maturato tanto da quando lo conosci?

Sì, devo ammettere di sì. Lui è stato under nell’anno del Covid e ha corso poco, non direi che è stato penalizzato ma comunque ha un grande motore e per quello che ha fatto vedere anche voglia di imparare.

Ha vinto anche la prima gara da professionista in Ungheria…

Ha vinto una tappa e questo è stato un bel passo e una grande iniezione di fiducia. Avrebbe potuto anche fare classifica ma la prima tappa è rimasto attardato nei ventagli. E’ per questo che gli dico “svegliarsi”! Perché uno come lui non deve rimanere attardato da queste situazioni. Ma ha tempo, è giovane, ha solamente 21 anni… Beato lui!

Ti ricordi delle prime gare fatte con voi?

Mi ricordo alla Coppi e Bartali dell’anno scorso, era la sua prima gara a tappe, aveva pochissimi giorni di corsa alle spalle e si vedeva già lì che aveva gamba.

Mosca non si pone obiettivi e guarda al futuro, vuole trovare fiducia e morale per ripartire bene già dall’inverno
Mosca non si pone obiettivi e guarda al futuro, vuole trovare fiducia e morale per ripartire bene già dall’inverno
E tu, invece, hai qualche obiettivo da qui a fine stagione?

Vi dirò, per come è andata la stagione non ho ambizioni di risultati, mi interessa tornare in forma e sentirmi bene. Prendere fiducia e gamba per iniziare al meglio la preparazione per il prossimo anno.

Hai detto qualcosa a Elisa per l’errore di percorso al Tour?

C’è da dire che ha fatto un’inversione talmente bella – dice con un sorriso – che non me la sono sentita di dirle niente. Si vede che è forte ad andare in bici e che da giovane ha fatto la gimkana!