Dogma F, buona la prima. Ma per Pinarello è solo l’inizio

24.07.2021
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Carapaz vince le Olimpiadi e si lascia dietro tutti i campioni più celebrati e attesi, togliendosi una bella rivincita rispetto a quelli che al Tour lo avevano preso a schiaffoni. Sulla sua bici, la nuovissima Dogma F, come su tutte quelle impegnate nelle prove su strada, Fausto Pinarello ha fatto aggiungere la bandiera della Nazione di appartenenza sulla forcella e quella del Sol Levante nella coda del carro posteriore per omaggiare il Paese in cui ammette di vendere un elevatissimo numero di biciclette. Per l’azienda veneta e per i colori italiani, Tokyo però è un momento molto importante. La vittoria dell’ecuadoriano forse non era prevedibile, ma ora che si va verso la crono e soprattutto la pista, l’asticella sale sempre più su. Prima Ganna e gli altri specialisti della Ineos. Poi i quartetti, la madison e l’omnium con gli azzurri. A ben vedere gli ultimi mesi sono stati belli pieni, fra la pista e la strada con il Team Ineos, che resta comunque l’impegno più oneroso: economicamente e tecnologicamente.

«In realtà è la seconda vittoria sulla Dogma F – dice Fausto Pinarello che è appena sceso in spiaggia dopo aver seguito la corsa – adesso si può dire. Al Giro di Svizzera tutta la squadra aveva la Dogma F mascherata da F12. Solo pochi se ne sono accorti. Quindi Carapaz aveva già vinto. Ha corso benissimo. Speravo che anche Kwiatkowski facesse la volata. E la prima cosa che ho fatto è stato mandare un messaggio a Ganna. Gli ho scritto: visto che il belga si può battere? E lui ha risposto: «Si deve battere». Certo che lasciarsi dietro Pogacar e Van Aert dopo il Tour, è proprio bello…».

Con Ineos hai vinto, quindi, ora tocca alla nazionale..

Economicamente e quantitativamente, Ineos è un grande impegno, ma è anche la base di tutto. Per la nazionale stiamo parlando di bici da pista, che sono obiettivamente meno. Però quest’anno per le Olimpiadi ci siamo impegnati di più e per ogni azzurro che è volato a Tokyo abbiamo realizzato un manubrio su misura. Li abbiamo scansionati tutti e il 100 per cento della squadra ha il suo manubrio sinterizzato in titanio, come Wiggins a suo tempo, Ganna e Viviani. Sulle bici da inseguimento, da madison e da omnium. Sono manubri che vanno in vendita sui 20 mila euro, un bell’impegno, ma sono contento di averlo fatto. E poi rimesso mano alla verniciatura.

La Bolide è alle ultime apparizioni: a Parigi avremo altri modelli
La Bolide è alle ultime apparizioni: a Parigi avremo altri modelli
Facendo cosa?

Tutte le bici azzurre sono blu e cromate, come per la Bolide da crono usata da Ganna al Giro. Si chiama Ego Blue, noi siamo azzurri e rimarremo azzurri tutta la vita.

La Bolide ha ormai la sua storia…

La Bolide discende da quella con cui Wiggins fece il record dell’Ora, con la variabile della forcella, larga o stretta in base alle ruote che usano. E poi c’è la Mate, il modello per le prove di gruppo, la cui aerodinamica discende ugualmente dalla Bolide. Ma sono bici arrivate al capolinea. Faranno ancora qualche gara nel 2022, ma l’obiettivo è cambiare tutto con nuovi modelli per Parigi. Hanno fatto la loro parte. Le novità arriveranno prima al Team Ineos e poi alla nazionale.

Il team resta grande fonte di sviluppo, insomma…

Oltre al fatto che hanno gli uomini capaci di vincere i grandi Giri, uno dei motivi per cui siamo rimasti solo con loro, lasciando la Movistar, è la possibilità di avere i feedback degli atleti e dei loro ingegneri da cui sviluppare le nostre biciclette. Va così da 6-7 anni e ci permette di poter fare le bici più performanti per la squadra e di conseguenza per il mercato.

La Bolide di Ganna deriva da quella usata da Wiggins per l’Ora. Una bici alle ultime uscite ufficiali
La Bolide di Ganna deriva da quella usata da Wiggins per l’Ora. Una bici alle ultime uscite ufficiali
Come si fa a rivoluzionare la gamma e tirar fuori modelli nuovi?

Certamente è più facile se parti da un modello già pronto, ma per la pista abbiamo una banca dati di trent’anni, per cui anche se è difficile, non sarà impossibile. Potendo anche contare sulla collaborazione di atleti come Ganna, Viviani e anche Paternoster per quanto riguarda i manubri.

Quante bici da pista sono volate a Tokyo?

Undici, più quelle di scorta, quindi direi che sono venti. Alcune nuove, alcune no. Non sono bici sottoposte a grande usura, che riguarda piuttosto tubolari e selle. Noi forniamo solo telai, forcelle, reggisella e manubri. Il resto, ruote e guarniture, fa parte della sponsorizzazione federale.

Quanto incide la pista sul mercato Pinarello?

Poco, è un mondo piccolo se non piccolissimo. Il 98 per cento della nostra produzione riguarda la strada, ma la pista è una mia passione sin da quando correvano ancora Villa e Martinello. Tecnicamente insegna tanto ed è spettacolare. La Fci è l’unica con cui abbiamo un contratto di sponsorizzazione, mentre alcune federazioni asiatiche hanno comprato qualche bici.

C’è tanta differenza di misure per Ganna fra la Bolide da crono e quella da pista?

Niente affatto, non deve esserci. Cambia leggermente l’inclinazione del piantone, ma il resto è identico.

Le bici del quartetto sono come bici da inseguimento individuale oppure cambia qualcosa?

Le bici sono quelle, a parte le ruote che usano. Hanno una serie di forcelle diverse: quelle per la madison e quelle per le prove di inseguimento. La Mate la facciamo in quattro misure, con cui copriamo tutti i corridori.

Torniamo per un secondo alla strada: Ineos comincerà a usare i freni a disco?

Cominceranno a provarli dopo le Olimpiadi, credo che i tempi siano maturi. Ma molto dipende dalla fornitura Shimano, perché hanno da dismettere un parco ruote incredibile che va rimpiazzato. Non a caso la Dogma F l’abbiamo fatta per la doppia versione. Dischi e freni tradizionali.

Se non ci fosse stato il Covid, saresti andato in Giappone a seguire i Giochi?

Probabilmente sì. Il Giappone mi piace molto e piace molto anche a mia moglie, potrei andare a viverci. Mi hanno sempre accolto bene. Per questo sulle bici da strada ho voluto anche la loro bandiera. Ma che bella mattinata, ragazzi. Mi dispiace per Gianni (Moscon, ndr) e anche per Bettiol, che forse non aveva corso abbastanza prima. Ma ripeto… che bella mattinata!

Scartezzini sta a casa, ma ha un record nel taschino

10.07.2021
4 min
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Si può essere esclusi perché si va troppo forte? Probabilmente no. Ma se in ogni caso non si viene selezionati per andare alle Olimpiadi e si è appena dimostrato di avere nelle gambe un tempo migliore di quello che (in allenamento) hanno saputo fare i migliori… allora il sapore è meno amaro. Un tempo da record. E’ quello che è successo a Michele Scartezzini (nella foto Cantalupi in apertura), una vita per la pista, che non andrà a Tokyo e ugualmente in questi giorni è in altura con Ganna per fare compagnia e stare vicino all’amico. Perché se fai parte di un gruppo, non è la mancata convocazione a tirartene fuori.

Scartezzini in testa nel quartetto che nel 2019 prese l’argento europeo ad Apeldoorn
Scartezzini in testa nel quartetto che nel 2019 prese l’argento europeo ad Apeldoorn
Però non è facile…

Neanche un po’, ma se non altro non ho rimorsi. Sono riserva in patria. In più si comincia a sentire che non avrei corso e che, visto l’inasprimento delle misure anti Covid, non sarei potuto neanche andare al Villaggio e stare coi ragazzi… A questo punto sto a casa. Faccio il Sardegna, mi riposo un po’ e poi riparto per europei e mondiali.

Racconti di questa prova fenomenale?

Abbiamo composto un quartetto con Lamon, Ganna, Bertazzo e il sottoscritto. E alla fine, abbiamo fatto un tempo ben migliore del 3’46”513 che viene considerato il punto di partenza azzurro per queste Olimpiadi, fatto l’anno scorso ai mondiali di Berlino da Lamon, Consonni, Milan e Ganna. Un record? Un bel tempo. E questo ha messo in crisi Villa, evidentemente.

Con Fabio Masotti, una partenza durante la Sei Giorni delle Rose (foto Cantalupi)
Con Fabio Masotti, una partenza durante la Sei Giorni delle Rose (foto Cantalupi)
Che tempo avete fatto?

Non lo abbiamo detto a nessuno, me lo tengo nel taschino. Ve lo dico dopo le Olimpiadi.

Il quartetto di Berlino ha provato?

Sì, certo, ma con un dente in meno di cui ci siamo accorti tutti. L’abbiamo fatto con il 61×14 e sentivamo di andare troppo agili. Abbiamo fatto 3’52” con un quartetto e 3’53” con l’altro. Non è stata una prova attendibile. Il test vero, quello del tempone, lo abbiamo fatto con il 62×14 e forse ci stava anche il 63×14, perché in certi momenti eravamo ancora agili. Per fare bene serve di certo il 62, sempre che le condizioni di umidità di Tokyo non influiscano sulle prestazioni.

Dopo il diverso avvicinamento alla scadenza olimpica, ora Scartezzini e Ganna sono insieme in altura
Dopo il diverso avvicinamento alla scadenza olimpica, ora Scartezzini e Ganna sono insieme in altura
Cosa fai in questi giorni in altura con Ganna?

Ci alleniamo e ci prendiamo in giro. Siamo sopra Macugnaga, a 2.900 metri, in un rifugio che servono due funivie per andarci. A quella quota, anche 7 giorni danno un bel vantaggio. Pippo mi aveva chiesto di andare già prima, poi con la mancata convocazione era saltato un po’ tutto. Invece dopo qualche giorno da solo, sia pure con Cioni e Baffi per i massaggi, mi ha chiesto di raggiungerlo. Ci si allena in basso e farlo da solo con la macchina dietro, è pesante.

Sui social abbiamo letto qualche sfottò…

Ieri abbiamo preso due ore d’acqua e dicevo a Pippo che se fossi stato a casa me le sarei risparmiate. Però mi ha fatto piacere che mi abbia chiesto di raggiungerlo.

Michele Scartezzini, Montichiari 2020
In tutta la stagione si è sempre fatto trovare pronto alla chiamata di Villa
Michele Scartezzini, Montichiari 2020
In tutta la stagione si è sempre fatto trovare pronto alla chiamata di Villa
I tuoi capi delle Fiamme Azzurre come hanno preso l’esclusione?

Sono rimasti male anche loro. Ma meglio essere fuori con prestazioni ottime, che essermi staccato in prova. Io ho fatto la mia parte e non sono da meno degli altri. Questo fa una bella differenza.

Abbiamo letto le tue parole su Facebook e il rammarico di Villa.

Non ha potuto che riconoscere il fatto che io sia andato forte dall’inizio dell’anno. Ci eravamo detti che per andare, sarebbe servito farsi trovare pronto nei momenti di verifica e io l’ho fatto. Ho dato il massimo, sono tranquillo. E poi Parigi 2024 è più vicina di quanto si pensi…

Salvoldi, nomi e ruoli per le sfide di Tokyo

29.06.2021
5 min
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Le ragazze l’hanno saputo sabato. Venerdì hanno fatto l’ultimo allenamento in pista, poi il cittì Salvoldi si è preso un giorno per riflettere e l’indomani ha comunicato i nomi per Tokyo delle atlete azzurre del gruppo pista e quelle della strada, per le quali ovviamente il percorso di selezione è stato diverso.

Il problema di base è l’abbondanza. Salvoldi aveva iniziato a dircelo ai primi allenamenti a Montichiari, alla ripresa dopo il lockdown, rendendosi conto che il gruppo era cresciuto in qualità e quantità. E alla fine di tutte le osservazioni, non è che ci fossero differenze così abissali da rendere la scelta obbligata.

Paternoster assieme a Elisa Balsamo, nella madison di bronzo ai mondiali di Berlino
Paternoster assieme a Elisa Balsamo, nella madison di bronzo ai mondiali di Berlino

«La scelta per la pista – dice il tecnico azzurro – è stata parecchio difficile. Fra le ragazze che hanno preso gli ultimi posti, le differenze sono zero. Non ci sono motivazioni evidenti, per cui comunicarlo è stato comunque pesante. Sono ancora giovani e avranno tempo di rifarsi a Parigi, ma sono con noi da quando erano ragazzine. E poi mi chiedo perché si debbano dare i nomi un mese prima…».

Non ha un gran senso tecnico?

Ai mondiali puoi fare prove gara fino a tre giorni prima. Qui si sono fatte scelte in prospettiva, senza sapere che cosa succederà e senza poi poter cambiare. Su strada ad esempio mi avrebbe fatto molto comodo vedere un po’ di Giro d’Italia…

Le prove cronometrate fatte in pista la settimana scorsa sono state importanti?

Non tanto per la selezione, quanto come indicazione per vedere se chi era tanto lontana dalle altre ha colmato il gap. E per verificare se a parità di condizione, una ragazza potrà occupare più di una casella, fare più di una sola specialità.

Alzini e Guazzini, la prima potrebbe lanciare il quartetto, la seconda è un riferimento del trenino
Alzini e Guazzini, la prima potrebbe lanciare il quartetto, la seconda è un riferimento del trenino
Scelte tutte difficili allo stesso modo?

Confalonieri e Valsecchi erano un po’ troppo lontane come velocità di punta nel quartetto. A quel punto, dando per sicuri i nomi di Balsamo e Guazzini, al quartetto mancano due posti. Se Paternoster recupera, si riprende il suo secondo posto e posso scegliere fra tre per trovare quella che lancerà il quartetto. Se invece la “Pater” non recupera, allora Rachele Barbieri può sostituirla benissimo e per il lancio sceglierò fra due.

Mentre la coppia Balsamo-Paternoster nella madison vale più di Balsamo-Guazzini?

Quando Letizia sta bene, come abilità è superiore a Guazzini. E’ vero che Balsamo-Guazzini hanno vinto l’europeo a Plovdiv, battendo le inglesi, però è anche vero che c’erano solo 10 coppie. Invece Balsamo-Paternoster hanno preso il bronzo ai mondiali di Berlino 2020, contro 18 coppie. Le medaglie non sono tutte uguali, lo sappiamo bene.

Le hai chiamate una per una?

A Silvia Valsecchi lo avevo comunicato di persona andando via dal velodromo. La scelta di Maria Giulia Confalonieri era maturata da tempo. Quella che forse non se lo aspettava è stata Chiara Consonni, ma per prestazioni aveva tutte le strade chiuse.

L’arrivo di Elisa Longo Borghini ai campionati italiani di Castellana Grotte (foto Ossola)
L’arrivo di Elisa Longo Borghini ai campionati italiani di Castellana Grotte (foto Ossola)
Paternoster è tornata al suo top?

Non è ancora lei, sta crescendo giorno dopo giorno. Ora correrà a Fiorenzuola e poi farà la corsa a tappe in Belgio e quel lavoro sarà determinante.

Alla fine, è stata Rachele Barbieri a scombussolare gli equilibri…

Andando fortissimo. A inizio anno non lo avrei detto, ma si è conquistata il posto senza mollare mai un metro.

E veniamo alla strada…

Ho fatto valutazioni di coerenza con quanto detto a inizio stagione, quando individuai il periodo in cui avrei voluto avere dei segnali. E poi non dimentichiamo che io il percorso l’ho visto e so di cosa c’è bisogno. E se la Longo Borghini non si discute, ad ora le uniche due che danno garanzie sono Soraya Paladin e Marta Cavalli, che si sta riprendendo dalla caduta in Spagna e dal virus che l’ha frenata ai tricolori.

Soraya Paladin si è conquistata il posto anche con l’argento ai tricolori crono di Faenza
Soraya Paladin si è conquistata il posto anche con l’argento ai tricolori crono di Faenza
Si corre in quattro, manca un posto e ci sono in ballo Guderzo e Bastianelli.

Sono convinto che ci starebbe bene un’atleta veloce che tiene in salita. Altrimenti si rischia di andare con quattro ragazze dalle caratteristiche identiche. Guardando in giro, tutti stanno portando l’atleta veloce, me ne sono accorto leggendo i nomi. Alle Olimpiadi contano tre risultati, per cui sarebbe bello avere un’indicazione dal Giro.

Prevedi l’arrivo in volata?

Non credo. Ma se arriva un’olandese da sola e dietro si fermano, può essere utile averne una veloce per giocarci la medaglia in volata.

Quindi più Bastianelli che Guderzo?

Marta è stata coinvolta nel progetto dall’inizio, ma a primavera non ha dato grandissimi segnali. Però mi piacerebbe vederla crescere. E se così fosse, potrebbe essere lei la quarta.

Tour de Suisse 2021, a Fraunfeld, Marta Bastianelli ha vinto la 2ª tappa del Giro di Svizzera
Tour de Suisse 2021, a Fraunfeld, Marta Bastianelli ha vinto la 2ª tappa del Giro di Svizzera
Lasciando fuori Guderzo?

L’ho seguita in moto all’italiano, ero in moto. Tatiana ha fatto tre Olimpiadi con me, l’ho portata ai mondiali in Danimarca su un percorso che non era adatto a lei. C’è sempre stata, ma non ci sono convocazioni di diritto. Anche questa sarà però una scelta dolorosa.

Quando partirete?

Il gruppo strada andrà via il 17 luglio, quelle della pista il 25. Io partirò il 20, mentre Elisa Balsamo partirà il 21, per avere una riserva su strada, casomai succedesse qualcosa in extremis. Insomma, ormai ci siamo. Mancano le rifiniture e l’ultima scelta.

EDITORIALE / Convocazioni, perché ridursi all’ultimo?

21.06.2021
4 min
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La svolta la diede Antonio Fusi, quando divenne tecnico della nazionale. Da ottimo preparatore quale è sempre stato (la Colpack ne sta raccogliendo i frutti proprio negli ultimi mesi), il comasco cambiò le abitudini e, anziché ricorrere al logorante sistema delle indicative, avendo a che fare con fior di professionisti, iniziò a programmare con loro l’avvicinamento agli appuntamenti e alle convocazioni. Mondiali e Olimpiadi, senza eccezioni. Lo ricorda bene e con piacere anche Michele Bartoli: la gara dell’ultima ora poteva servire al massimo per sciogliere il dubbio su un nome. Che senso ha, si chiese Fusi, costringere dei professionisti a guadagnarsi il posto, se conosciamo bene quello che possono dare e la loro capacità di arrivare in forma all’appuntamento?

Bettiol si è defilato dopo il Giro: sa già di essere nella rosa di Tokyo e sta lavorando per questo?
Bettiol si è defilato dopo il Giro: sa già di essere nella rosa di Tokyo e sta lavorando per questo?

Rush finale

E mentre il mondo ne ha sposato la teoria, pare che qui da noi non sia più così o che lo sia a tratti. La settimana appena iniziata sarà cruciale per tutti gli azzurri in odore di convocazione olimpica su pista, anche se a Tokyo manca più di un mese.

A Montichiari ci saranno infatti dei test importanti per i pistard, uomini e donne. E questo, al netto delle parole sussurrate sicuramente nell’orecchio dei più forti, potrebbe essere fonte di tensioni non certo produttive dopo l’anno del Covid, che di tensioni ne ha prodotte anche troppe. Immaginiamo che Ganna sappia quale sarà il suo percorso fino ai Giochi e come lui Viviani, forse però gli altri hanno idee meno chiare.

Salvoldi, tecnico delle donne, durante una fase di tecnica
Salvoldi, tecnico delle donne, durante una fase di tecnica

Gruppo e tensioni

Ce ne siamo accorti nelle ultime settimane parlando con le ragazze di Salvoldi e anche con i corridori di Villa, in occasione di interviste e incontri fortuiti. Mentre il resto del mondo ha già dato i nomi, consentendo ai rispettivi atleti di programmare l’avvicinamento e trovare alla svelta il miglior equilibrio psicofisico, i nostri si giocheranno il posto nelle prove cronometrate che si svolgeranno nelle date degli europei rinviati. Ma se per ammissione dei tecnici azzurri, la rassegna sarebbe stata soltanto un passaggio, perché non formare con largo anticipo il gruppo di riferimento per le varie specialità, impostando la miglior preparazione dei singoli?

Martina Fidanza, una delle ragazze in ballo per le convocazioni per Tokyo
Martina Fidanza, una delle ragazze in ballo per le convocazioni per Tokyo

Il gruppo strada

Inizialmente, stando alle interviste uscite sull’argomento, era parso che anche Cassani avesse indicato nel campionato italiano un momento di verifica. Salvo poi dire, giusto ieri dopo la vittoria di Colbrelli, che non avrebbe avuto senso pretendere segnali da chi è uscito dal Giro, perché era normale che avesse staccato. Di fatto, fra i reduci del Giro e stando alla prima lista indicata dal tecnico azzurro, soltanto Moscon, Ciccone, Nibali e Formolo hanno dato dei segnali. E allora ci chiediamo, ad esempio, se Caruso, Bettiol oppure Ulissi siano già certi del posto e per questo stiano lavorando nel modo migliore.

In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, parlando di convocazioni Nibali si è detto certo di essere al top per la gara di Tokyo
In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, Nibali si è detto certo di essere al top per la gara di Tokyo

Il ruolo del tecnico

In questo ciclismo che programma tutto, che porta i corridori in altura dalla prossima settimana per averli in condizione alla Vuelta e poi per il finale di stagione, suona strano ridursi un mese prima delle Olimpiadi e non avere ancora i nomi. A meno che le squadre siano già fatte e certe prove cronometrate servano per argomentare le scelte. Anche se un tecnico della nazionale vive di scelte e non dovrebbe essere un problema comunicarle e condividerle con il gruppo di lavoro.

Montichiari, giorni di lavoro e un’attesa che logora…

16.06.2021
5 min
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«Cerco di stare tranquilla – dice Elisa – di guardare a quel che faccio io e non le altre. Voglio migliorare me stessa per non aver recriminazioni. Perché se mai andrò a Tokyo, come ha detto Viviani, guardandomi indietro in quei giorni non vorrò vedere cose che potevo fare e non ho fatto».

E’ passato un po’ di tempo dall’ultima volta che abbiamo parlato con Elisa Balsamo. Il Giro d’Italia ha portato con sé ogni cosa come una piena, ma in quel periodo la piemontese (un palmares con otto titoli europei e tre mondiali fra strada e pista) si allenava in altura. Adesso però, con la tensione olimpica che monta e memori delle parole di Martinello sul fatto che Elisa sia ormai la leader carismatica del quartetto, siamo tornai alla sua porta. Per fare il punto, certo, ma anche per il piacere di ragionare con una ragazza mai banale. Immaginando anche che nelle lunghe ore a Montichiari (ieri sera, come negli ultimi giorni, le ragazze hanno lasciato l’impianto dopo le 19), lavorando senza sapere chi sarà convocato e chi no, la tensione sia ormai alle stelle. Ci sono nove ragazze fra cui Salvoldi dovrà scegliere e l’assenza degli europei ha reso tutto più impalpabile.

Il Ceratizit Festival Elsy Jacobs è stato l’ultima gara di un’intensa primavera
Il Ceratizit Festival Elsy Jacobs è stato l’ultima gara di un’intensa primavera
Sarebbe servito correre a Minsk?

Mi scoccia tanto che gli europei siano saltati. Quest’anno fra una cancellazione e l’altra abbiamo dovuto reinventarci la stagione più di una volta, questa è stata l’ennesima. Sarebbe stato utile in primis ai tecnici, perché secondo me si fanno meglio le selezioni guardando delle gare. E poi sarebbero stati un bel modo per vedere a che punto sei. Nessuno ci sarebbe arrivato al top della forma, ovviamente, sarebbero stati un passaggio. Il riferimento degli altri serve, anche se poi ciascuno nei giorni che mancano deve lavorare per trovare il suo livello migliore.

Quanto pesa nel gruppo questa attesa?

C’è un bell’ambiente, ma avendo ritardato così tanto le selezioni, c’è anche tensione. Tutte ci tengono, chiaramente, ti senti messa alla prova in ogni cosa. Spero che nel giro di dieci giorni vengano fuori questi nomi. Almeno chi andrà a Tokyo potrà concentrarsi sulla preparazione e chi fosse fuori potrà pensare ad altri obiettivi.

Ai Laghi di Cancano a fine maggio prima del rientro alle corse e in pista (foto Instagram)
Ai Laghi di Cancano a fine maggio prima del rientro alle corse e in pista (foto Instagram)
Un bell’ambiente, ma anche un bello stress insomma?

Ha poco senso secondo me concentrare le scelte in due giorni di test, se così dovesse essere, quando sono anni che Dino ci conosce. E soprattutto non è giusto che, se una in quei due giorni sta poco bene, rischi di rimanere fuori. Non penso che sapendo di essere fuori, non sarei più venuta in pista e lo stesso credo sarebbe per le altre. Le Olimpiadi sono importanti, ma non sono la fine di tutto. Poi ci sono comunque europei e mondiali e c’è anche la strada, anche se riprendersi da tanti lavori specifici fatti per la pista non è semplice.

Quindi le ultime corse sono state funzionali alla pista?

Sì, blocchi di lavoro da integrare con quello specifico.

Nei tuoi programmi c’è il Giro d’Italia come parte dell’eventuale avvicinamento a Tokyo?

Se sarò convocata, comunque non andrò al Giro. Correrò a Fiorenzuola in pista, non mi sento pronta per una corsa a tappe così impegnativa in questo momento e per la preparazione che sto facendo. Però al contempo ringrazio la Valcar per avermi fatto correre tanto questa primavera, perché è stato molto gratificante. Non ce l’avrei fatta ad allenarmi soltanto in pista. Mentre pare che il gruppo di Tokyo potrebbe partecipare a una corsa a tappe, forse il Baloise Ladies Tour, come gli uomini correranno al Giro di Sardegna.

Il 14 marzo ha vinto in Belgio il Gp Oetingen, battendo Marianne Vos
Il 14 marzo ha vinto in Belgio il Gp Oetingen, battendo Marianne Vos
Riesci anche a studiare in tutto questo periodo?

Ci sto provando, porto con me i libri ovunque vada. Volevo dare un esame a fine giugno, Storia della Lingua Italiana (il corso avanzato, avevo già fatto il livello base), ma non c’è il tempo materiale per studiare. Mi mancano quattro esami, l’idea è di andare un solo anno fuori corso.

Martinello dice che sei il riferimento del quartetto.

Io invece non ho la certezza di nulla, anche perché sono parecchio scaramantica. Ognuna di noi ha il suo ruolo. C’è quella che fa battute e sdrammatizza. Quella che vede le cose con più lucidità. Quella con cui puoi andare a parlare se hai qualche problema. Il mio ruolo? Dovreste chiederlo alle altre

Un’ultima cosa, stiamo puntando molto anche sul tema sicurezza in strada, parlando anche della storia di Silvia Piccini…

Una delle cose belle del fare tanta pista è che mi sento sicura. Devo avere occhi per le rivali, per i cambi del quartetto, ma non devo guardarmi dalle auto. Quando esco su strada, cerco strade poco trafficate, ma lo stesso si vedono cose incredibili. Loro devono rispettare noi, noi dobbiamo rispettare loro. Chi pedala per mestiere, sa che deve stare in fila e se ci mettiamo affiancati, sappiamo quando e come possiamo farlo. Ugualmente qualche tempo fa, eravamo appunto in due a fare lavori specifici, quindi in fila, e un tale ci ha superato urlando che avrebbe voluto tagliarci la gola.

Settima alla Dwars door de Westhoek vinta da Loreno Wiebes
Settima alla Dwars door de Westhoek vinta da Loreno Wiebes
Chi pedala per mestiere, mentre gli altri?

Vedo amatori che a volte si allargano e occupano tutta la strada e questo è sbagliato. Ma se accade di domenica mattina, che fretta hai di superarli rischiando di ammazzarli? Devi andare al lago? Non ci sono grandi regole né sanzioni, ma c’è una mentalità difficile da sradicare. Chi ha la macchina dovrebbe rendersi conto del rapporto di forza. E drammi come quelli di Silvia non dovrebbero esistere per nessuna ragione al mondo…

Scartezzini, lo Stelvio, la palestra e lo stress delle convocazioni

10.06.2021
6 min
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Quelli del quartetto, tolti i campioni che abbiamo visto in diretta durante il Giro, sono abituati a lavorare tanto dietro le quinte, venendo fuori semmai nelle gare. Ma le gare, le loro almeno, continuano ad essere annullate: vedi gli europei. E così, dando seguito alle parole di Viviani sul fatto che fra loro ci siano corridori che hanno il posto garantito e altri che devono sudarselo, siamo piombati idealmente nel ritiro di Livigno, facendoci raccontare da Michele Scartezzini in che modo abbiano passato questi giorni sospesi fra gli europei annullati e le convocazioni per le Olimpiadi.

Il veronese, che come Lamon veste la maglia delle Fiamme Azzurre, è uno dei pochi in Italia che ha scelto di dedicarsi totalmente alla pista, come ci aveva raccontato lo scorso inverno.

«Posso farlo – dice – proprio grazie al gruppo sportivo, che ha preso Lamon e me proprio con l’obiettivo olimpico. Ci fanno sentire importanti, non ci manca nulla e avere addosso quei colori in certi momenti ci dà più l’idea di rappresentare l’Italia».

Si torna a correre

E adesso che le Olimpiadi sono arrivate, non è difficile immaginare i pensieri che si affollano nella testa di questi ragazzi alla vigilia delle convocazioni.

«Si faranno le selezioni nei giorni in cui avremmo corso gli europei – dice – farle in gara sarebbe stato meglio, perché ci sarebbe stata un’adrenalina diversa. Ma prima andremo alla Adriatica Ionica Race, in cui Villa ha voluto portare anche Lamon e me per darci più ritmo. Saremo una bella squadretta e avremo l’obiettivo di far vincere subito Elia, così la preparazione andrà meglio».

Sembra facile, in realtà non lo è. Mentre Viviani, Consonni e Ganna a Livigno sono andati per sciogliere le gambe post Giro e hanno fatto soltanto uscite in scioltezza, poca palestra e qualche partenza da fermo, il gruppo dei pistard ha lavorato sodo. Loro in teoria sono quelli che le convocazioni devono sudarsele. Ma ora la discesa è imminente e la pianura porterà afa e, una finita la breve corsa a tappe, il ritorno in velodromo a Montichiari.

Con gli europei sarebbe stato diverso?

Era meglio, anche per Villa che si troverà in difficoltà a fare le sue convocazioni. La gara sarebbe stata un’altra cosa, parlo anche per me. In gara la tensione va via meglio, abbiamo imparato a gestirla in tanti anni. Così sarà diverso. Onestamente pensavamo che avrebbero fatto di tutto per salvare gli europei, dopo aver messo al sicuro quelli degli juniores e degli under 23 a Fiorenzuola. Invece…

Come è stato il calendario gare prima di Livigno?

Lamon e io, avendo ricevuto la deroga, siamo riusciti a correre fra i dilettanti. Bertazzo ha fatto l’Ungheria. Io ho corso più dello scorso anno, certo non ai livelli di Viviani, Ganna e Consonni, ma ho la base giusta per fare i lavori della pista. Loro all’inizio invece saranno spaesati, perché sono gesti diversi da quelli che hanno fatto per tre settimane al Giro. Loro in altura hanno riposato, noi l’opposto…

Racconta, che cosa avete fatto?

Tanta salita e tanta palestra, ogni due giorni. Squat, pressa e balzi. Non abbiamo fatto la forza in bici, solo a secco e con carichi importanti. Parliamo di 4-5 serie di squat con 3 ripetute al 90-95% del massimale. Ne uscivo con le gambe massacrate. I primi due giorni all’arrivo sono stati blandi, dal terzo si è cominciato con questo regime.

Cambia qualcosa nel sostenere certi carichi in altura?

In realtà no, perché il cuore non va su e non c’è bisogno di chissà quale adattamento. Ho lavorato da subito con gli stessi chili che avrei sollevato al livello del mare. Però è capitato che soprattutto alla fine non sia riuscito a lavorare con lo stesso peso, perché si sono sommate le fatiche del periodo o perché non avevo mangiato nel modo giusto.

Due volte a settimana in palestra con carichi di lavoro importanti
Due volte a settimana in palestra con carichi di lavoro importanti
Nel giorno della palestra, solo palestra?

Al massimo ho abbinato delle partenze da fermo in pianura, sennò palestra e basta. Puoi fare un’oretta per sciogliere, ma dopo due ore così dure, non ne hai tanta voglia.

Come reintegri nelle due ore di palestra?

Bevo tantissimo e dal giorno prima mangio più carboidrati, che permettono di aumentare di volume nelle ripetizioni. Di solito nello squat inizio ad aumentare i carichi progressivamente e l’altro giorno non sono riuscito ad arrivare al picco che volevo perché mi sono reso conto di non aver mangiato abbastanza fra la sera prima e a colazione.

Più salita del solito, come mai?

Abbiamo continuato a dirci per giorni che abbiamo fatto più volte il Foscagno in queste due settimane che in tutti gli anni precedenti. Lo abbiamo usato soprattutto per i lavori, così passava meglio. Abbiamo fatto anche lo Stelvio, salendo al medio che per noi è un buon ritmo. Più salita perché l’anno scorso, quando è venuto fuori che le Olimpiadi le avrebbero rinviate, la motivazione è un po’ scesa. Ma ora si fa tutto al massimo, non si salta niente di quello che è scritto in tabella.

Come eri conciato dopo tanta salita?

Non sfinito, non si sono fatte 5 ore tutti i giorni. Mai meno di 3 ore, ma gestendoci.

Scartezzini in testa nel quartetto che nel 2019 prese l’argento europeo ad Apeldoorn. A fine giugno le convocazioni per Tokyo
Scartezzini in testa nel quartetto che nel 2019 prese l’argento europeo ad Apeldoorn
Cosa dice la bilancia dopo due settimane così?

Io cerco sempre di non perdere peso e il rischio ci sarebbe, perché in altura si brucia di più. Però ho sempre reintegrato bene, ho bruciato i grassi e portato a casa una migliore definizione muscolare. A noi non serve essere magri come scalatori. Ieri con Lamon guardavamo la seconda serie Movistar su Netflix e ci siamo messi a parlare di quando spiegano a Valverde che con quel rapporto watt/kg in salita lo staccheranno di certo. A noi non serve. Noi dobbiamo avere la forza per girare in pista a quel determinato tempo. Il nostro è peso di massa muscolare, che non incide sul recupero.

Come vivete l’avvicinamento delle convocazioni?

Non ne parliamo tanto, siamo tutti un po’ tesi…

La Champions League della pista: 6 round e maglie Santini

06.06.2021
4 min
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Un nuovo capitolo nella storia del ciclismo su pista, lanciato poche settimane fa e destinato a far decollare le discipline veloci e di endurance a un nuovo livello di prestigio. C’è l’aspetto tecnico e c’è ovviamente quello commerciale. La UCI Track Champions League, sei round di gare in giro per il mondo, sarà una grande operazione sportiva e un significativo veicolo promozionale.

Si comincia il 6 novembre con il primo di sei eventi internazionali. Lo scopo, dichiarato dal presidente dell’Uci Lappartient insieme a sir Chris Hoy (nella foto di apertura) e Christina Vogel è quello di svecchiare la pista, portando in primo piano la sua faccia più spettacolare, facendola girare per il mondo grazie a trasmissioni televisive progettate e realizzate ad hoc da Discovery con il supporto di Eurosport Events, con l’obiettivo di sviluppare una narrativa che duri tutto l’anno attorno alla pista per aumentare il coinvolgimento di fan e sponsor.

Sei round

Il primo round si svolgerà il 6 novembre a Palma de Mallorca, al Velòdrom Illes Balears. Una struttura da 5.200 posti, aperta nel 2007 in occasione dei campionati del mondo.

Secondo round il 20 novembre a St Quentin en Yvelines, Francia, nel velodromo nazionale di Saint-Quentin-en-Yvelines. Aperto nel 2014, ha ospitato i campionati del mondo nel 2015 e i campionati europei nel 2016. Il velodromo ospiterà gli eventi di ciclismo su pista ai Giochi Olimpici di Parigi del 2024.

Terzo round il 27 novembre a Panevezys, Lituania, nella Cido Arena. Si tratta di un impianto multisportivo inaugurato nel 2008 nonché dell’unico velodromo standard olimpico negli Stati baltici. Lo stadio da 4.230 posti ha ospitato i campionati europei del 2012.

Doppio round a Londra il 3-4 dicembre, nel Lee Valley VeloPark. Si tratta del velodromo costruito per i Giochi Olimpici di Londra 2012, rinomato per il suo design del tetto curvo. Oltre alle Olimpiadi, ha ospitato i campionati del mondo del 2016 e il tentativo di successo del record dell’Ora di Sir Bradley Wiggins nel 2015.

Sesto round a Tel Aviv, Israele, l’11 dicembre, nel velodromo nazionale Sylvan Adamss. Si tratta della struttura più avanzata del Medio Oriente, finanziata appunto da Sylvan Adams. La sede ospiterà i mondiali juniores nel 2022.

Ecco il trofeo della Champions League 2021
Ecco il trofeo della Champions League 2021

Un format unico

Ogni round presenterà lo stesso programma, suddiviso fra discipline Sprint o Endurance. Ogni categoria ha due diversi tipi di gare in cui i concorrenti possono accumulare punti: i velocisti correranno sia lo Sprint che il Keirin, mentre i corridori Endurance correranno sia l’eliminazione che lo scratch. In ogni categoria gareggeranno 18 corridori, per un totale di 72 atleti: pari numero fra maschi e femmine.

Le classifiche saranno determinate dai punti assegnati in ogni gara. I punti verranno sommati in una classifica. Al termine di ogni round, i quattro leader di ogni categoria (due maschi, due femmine) verranno premiati con la maglia di leader da indossare alla gara successiva.

Maglie di leader e kit da gara realizzato dalla bergamasca Santini
Maglie di leader e kit da gara realizzato dalla bergamasca Santini

Premi uguali

I 36 uomini e le 36 donne che si contenderanno la vittoria nelle categorie Sprint e Endurance saranno motivati da un montepremi di oltre 500.000 euro, con premi uguali fra uomini e donne, come parte dell’impegno per l’uguaglianza di genere nello sport e in linea con la politica di parità di premi in denaro dell’UCI in tutti i suoi eventi.

Verranno assegnati premi in denaro per i primi 10 in ogni gara della serie. I vincitori della gara riceveranno 1.000 euro. Il vincitore assoluto di categoria riceverà inoltre 25.000 euro, con premi a scalare per ogni posto nella classifica generale.

Il presidente Uci Lappartient al lancio della challenge
Il presidente Uci Lappartient al lancio della challenge

Maglie Santini

La maglia dei leader è una creazione del marchio italiano Santini, che proprio in questi giorni sta vestendo i leader delle varie classifiche del Giro di Svizzera. La Viper Z2 TT Speedsuit di Santini sarà indossata dai migliori corridori uomini e donne nelle categorie Sprint ed Endurance. Inoltre, Santini fornirà a ciascuno dei 72 corridori in gara una tenuta da gara personalizzata, completa della bandiera nazionale del corridore e del logo della UCI Track Champions League. Ogni atleta manterrà lo stesso numero di gara per tutta la serie di gare e avrà i propri sponsor personali sulla divisa.

Copertura tivù

L’UCI Track Champions League beneficerà di un’ampia strategia di distribuzione televisiva globale, con l’obiettivo di raggiungere e coinvolgere il maggior numero possibile di appassionati di ciclismo. I sei round della gara saranno ampiamente trasmessi sui canali di proprietà di Discovery, tra cui Eurosport, TV lineare e streaming, oltre a GCN+ e ai canali digitali GCN Racing.

Nell’ambito dell’ambizione della Lega di raggiungere un pubblico più ampio per lo sport e attirare nuovi fan, sono state concordate anche partnership di distribuzione con emittenti di alto livello. Ulteriori dettagli sui partner di trasmissione sono in fase di definizione.

Il quartetto, il recupero e un gap da colmare

05.06.2021
5 min
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Diego Bragato, colui che sta dietro alla preparazione dei nostri pistard, ha ormai un quadro abbastanza chiaro della situazione. Il quartetto dell’inseguimento deve essere un’orchestra così ben affiatata, che avere alcuni membri reduci dal Giro d’Italia e altri che non corrono da chissà quanto rischia di essere un bel problema. Soprattutto ora che gli europei di giugno sono stati rinviati e che, come si diceva ieri con Vittoria Guazzini per le ragazze, mancherà un importantissimo momento di verifica e confronto.

«Sarebbero stati un bel test per misurarci a livello internazionale – dice – e mettere un po’ d’ordine in vari aspetti tattici. Ognuno ha il suo ruolo, ma è chiaro che atleti come Ganna, Viviani e Consonni hanno nelle gambe il grosso volume del Giro e non avranno paura di sostenere i tanti lavori di intensità che andremo a proporgli, mentre gli altri avranno bisogno di un’integrazione di corse su strada. Per questo, Ganna farà i campionati italiani a cronometro, il Giro di Sardegna e poi andrà a Tokyo. Gli altri, Elia compreso, faranno la Adriatica Ionica Race, poi il Sardegna e andranno a Tokyo».

Per Viviani dopo il Giro buoni numeri, ma pochi picchi: c’è da lavorare
Per Viviani dopo il Giro buoni numeri, ma pochi picchi: c’è da lavorare
Al momento i ragazzi sono a Livigno: quale la loro… missione?

Lavorare per rialzare la frequenza di pedalata che il Giro d’Italia inevitabilmente ha abbassato, lavori di forza facendo partenze da fermi ed esercizi in palestra per recuperare il massimale. Un’altra fase di lavoro su strada sarà fatta nelle corse appena dette, mentre i lavori specifici ad alta intensità li faremo invece in pista a Montichiari.

Che cosa gli avevate chiesto vedendoli partire per il Giro?

Che con il passare delle tappe ci dessero dei feedback con le loro sensazioni e cosa eventualmente mancasse alla loro preparazione. Ganna lo abbiamo visto tutti, Consonni ha finito in crescendo, Viviani non ha vinto ma non ha mostrato problemi di condizione.

Con quali obiettivi correranno alla Adriatica Ionica Race e in Sardegna?

Non abbiamo più bisogno di salite lunghe, mentre prendere il vento in faccia nelle tappe nervose e vallonate sarà molto utile.

Il quartetto è formato da individualità che si dovranno uniformare. Qui Viviani, Lamon, Ganna, Scartezzini e Bertazzo
Il quartetto è formato da individualità che si dovranno uniformare
Il Giro offre davvero una base così buona su cui impostare la preparazione?

La differenza è evidentissima, si nota soprattutto la prima volta che un atleta affronta una gara di tre settimane. Ti accorgi che assimila i carichi di lavori con una facilità di recupero che gli altri non hanno. Penso a Ganna, che a Tokyo farà la crono e poi dovrà recuperare per la pista. Oppure a Viviani e Consonni che potrebbero fare il quartetto e poi correre le prove di gruppo. Per tutti loro, aver fatto il Giro sarà un grosso vantaggio.

Il Tour non sarebbe stato altrettanto prezioso?

Se ragionassimo di una prova secca, un pezzo di Tour e poi una serie di lavori specifici potevano essere una soluzione. Ma il regolamento non lo consente, chi fa le prove veloci deve far parte anche del gruppo degli inseguitori.

Consonni ha chiuso il Giro in crescendo: ottimo segnale, dato che l’inizio di stagione era stato sofferto
Consonni ha chiuso il Giro in crescendo: ottimo segnale, dato che l’inizio di stagione era stato sofferto
Hai detto che Viviani ha una buona condizione, ma al Giro è parso un po’ indietro…

Elia ha sempre avuto bisogno di correre tanto per trovare la condizione. Il lockdown, il 2020 con la caduta e le poche corse e quest’anno con l’intervento al cuore e la relativa pausa non lo hanno aiutato. Al Giro non ha mai rischiato di andare a casa, ma non aveva la brillantezza dei tempi migliori.

Per questo correrà la Adriatica Ionica Race?

Ci sono dei lavori che deve fare. Non dimentichiamo che anche su strada ha raggiunto il suo livello grazie a quello che faceva su pista e che dopo Tokyo ha smesso di fare per almeno due stagioni. Non è un caso che non abbia più ritrovato quella brillantezza e ora quelle sono le sensazioni che sta cercando. I numeri ci sono, ma le gare non si vincono con i numeri. Al Giro gli è mancata la testa, in certi momenti la squadra e la capacità o la fortuna di cogliere i momenti che in certi finali fa la differenza.

Marco Villa, Francesco Lamon
Marco Villa e Francesco Lamon: il veneto è il primo uomo del quartetto
Marco Villa, Francesco Lamon
Marco Villa e Francesco Lamon: il veneto è il primo uomo del quartetto
Al di là del peso che forse era ancora da limare, i 32 anni possono essere un problema?

La teoria dice che con l’età si perdono i picchi e per questo servirà un lavoro importante di intensità che faremo. Comunque Elia è ancora giovane fisiologicamente. Quattro anni fa avrebbe avuto bisogno di due settimane per mettersi a posto, questa volta servirà più tempo. Lui è uno di quelli che dall’europeo avrebbe tratto tanto vantaggio.

Quindi nei giorni degli europei sarete in pista simulando le gare?

Esatto, faremo delle simulazioni dormendo in quota al passo Maniva e scendendo per allenarci. Da giovedì però saremo insieme a Livigno. Ci aspetta proprio un bel compito. 

Giro alle spalle, Villa torna al lavoro con tanti grattacapi

31.05.2021
5 min
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Il Giro d’Italia è finito solo da poche ore e Marco Villa è già al lavoro con i suoi ragazzi. Il cittì della pista lo avevamo incrociato a Verona. Anche lui quel giorno aspettava Viviani. Era arrivato scortato dai suoi ragazzi, Scartezzini, Lamon… 

Marco ha seguito da vicino, molto vicino, la corsa rosa visto che ne facevano parte Viviani appunto, Ganna e Consonni, i suoi uomini che quasi certamente a luglio faranno rotta su Tokyo.

Marco Villa con Michele Scartezzini alla Coppi e Bartali
Marco Villa con Michele Scartezzini alla Coppi e Bartali
Marco, come escono i tuoi ragazzi dal Giro?

Direi bene. Mi dispiace che Elia non sia riuscito a vincere. Ci è andato vicino nella prima volata però è sempre stato lì, non si è staccato prima degli sprint. E’ stato presente anche in arrivi dove non credevo potesse esserci e quindi a mio modo di vedere dico che è andata bene. Poi sapete, se vinceva la prima volata magari ne azzeccava altre due. E poi bene e attivo Simone (Consonni, ndr) e idem Pippo (Ganna, ndr).

Tornando ad Elia però in alcune tappe per velocisti la sua Cofidis non ha tirato e ha lasciato andare via la fuga, segno di scarsa condizione? Di poca fiducia da parte del team?

Anche nella tappa dello Zoncolan, per esempio, chi doveva vincere non ha tirato e ha lasciato andare via la fuga, con tutto il rispetto per Fortunato, sia chiaro… Una sola squadra fa fatica a controllare la corsa e infatti in quelle occasioni la Cofidis ha mandato in fuga Consonni. Poi nel merito della tattiche dei team io non entro. Dopo che sono andati a casa Merlier, Nizzolo ed Ewan chi tirava? Sagan aveva interesse che andasse via la fuga per difendere la sua maglia.

Consonni ha fatto un bel Giro, ha mostrato grinta.

E’ un battagliero e anche quando è “morto” riesce a fare la volata. Ricordo che lui ha sfiorato un mondiale under 23. Consonni non l’ho scoperto a Stradella. Poi è anche un po’ sfortunato. In Argentina vinse una volata battendo gente come Sagan, il problema era che in fuga c’era Alaphilippe. Al Giro ha perso contro un ragazzo che ha vinto il Fiandre. Non è poco. In altre situazioni saremmo stati qui a parlare di vittorie.

Al Giro Consonni è stato quarto a Gorizia (in foto) e secondo a Stradella
Al Giro Consonni è stato quarto a Gorizia (in foto) e secondo a Stradella
E Ganna? Non è che Pippo ha spesso troppo?

E pensare che al Romandia era stato messo in discussione per il lavoro fatto, si diceva che non era competitivo. Invece ha mostrato a tutti che non aveva sottovalutato il Giro per fare bene alle Olimpiadi. E anche io prima del Giro non c’ero andato leggero (riferendosi ai lavori in pista, ndr). Adesso invece con il Giro nel sacco c’è tutto il tempo per recuperare in vista di Tokyo. Se poi abbia tirato tanto o meno ognuno ha il suo lavoro da fare. Però ieri ha vinto la crono e quindi sapevano che aveva ancora delle energie in tasca.

Quindi sei soddisfatto, ne escono bene…

Sì sì, il lavoro del Giro è stato fatto appieno, un grosso volume che ci permette di recuperare e che possiamo sfruttare per i lavori di specializzazione che ci aspettano. Quello che dovevano fare l’hanno fatto. Li sentivo con messaggi e telefonate. Erano tranquilli, quello che voleva più vincere era Elia, si sentiva che ne aveva voglia.

Dalla prossima settimana scatta il ritiro in altura.

In realtà qualcuno è già a Livigno. Elia ci andrà domani. Ganna farà una settimana a casa e poi andrà sullo Stelvio. Dopodiché inizieremo gli specifici in pista e valuteremo chi farà il campionato italiano a crono e su strada anche perché c’è da capire se verrà recuperato l’Europeo (erano previsti per fine giugno, ndr). Sto aspettando novità. Altrimenti dovrò riprogrammare per l’ennesima volta l’avvicinamento a Tokyo.

Cosa intendi?

Ci arrangieremo con allenamenti e simulazioni di gara. Dobbiamo affidarci all’allenamento, trovando quegli stimoli che ci sono in gara e ti portano a fare certi sforzi. E questo vale sia per chi fa parte del quartetto, che per chi correrà nella Madison e nell’Omnium. Ci sarà la Sei giorni di Fiorenzuola, ma gare su legno tra giugno e luglio non ce ne sono. Ci inventeremo qualcosa a Montichiari.

Però correrete al Giro di Sardegna…

Si dovrebbero portare sette atleti per squadra, Cassani mi ha già chiesto due o tre posti perché pensando alle Olimpiadi alcuni dei possibili convocati fanno poca attività. Milan già vi dico che dovrebbe correre con la sua Bahrain Victorious, così mi libera un posto. Cercherò di capire chi e che squadre ci saranno così farò le mie scelte e portare in gara almeno quei 4-5 sicuri.

Certo non è facile lavorare cosi, Marco…

Dalle Olimpiadi che mi aspettavo di preparare l’anno scorso è cambiato tanto. Difficile dire se in meglio o solo in peggio. Per esempio, Ganna campione del mondo a cronometro: se si fossero tenute l’estate scorsa com’era previsto, Pippo non avrebbe fatto la crono, non era nei programmi. Adesso invece la farà. Egoisticamente parlando per me era più semplice e invece è un grosso peso, nel senso dello spessore tecnico. Questo ragazzo ha vinto il mondiale, quattro crono al Giro, può aspirare ad una medaglia. E poi l’organizzazione, il Covid, le gare che saltano…

Filippo_Ganna_crono_Palermo_Giro2020
La prima uscita l’anno scorso del Ganna iridato a crono in quel di Palermo
Filippo_Ganna_crono_Palermo_Giro2020
La prima uscita l’anno scorso del Ganna iridato a crono in quel di Palermo
Gli altri ragazzi che non erano al Giro? Lamon, Scartezzini, Bertazzo, Plebani…

Hanno cercato di correre il più possibile su strada il sabato e la domenica e hanno lavorato di più su pista. Adesso sono a Livigno, per loro questa è una settimana di lavoro, chi esce dal Giro invece la sfrutta per riposarsi. Milan anche è su, ma scenderà prima perché correrà in Slovenia. Bertazzo aveva gareggiato in Ungheria… Insomma, si lavora così.

Di certo non ti annoi!

No, no…

Dopo Livigno andrete in altura sul Maniva facendo la spola con la pista di Montichiari…

Andremo lì dal 10 giugno in poi. Lì faremo dei blocchi di lavoro su pista. Tra Montichiari e il Maniva c’è circa un’ora di strada, spesso scenderanno in bici e anticiperanno il riscaldamento in pista. Mentre al ritorno andranno con il pullmino, anche perché immagino sarà abbastanza tardi la sera, verso l’ora di cena.

Quante ore passerete in velodromo?

Ci saranno dei giorni in cui si pedalerà anche su strada e ci si starà 3-4 ore, e altre volte in cui si farà la doppia seduta: 3-4 ore al mattino e altrettante al pomeriggio.